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La provincia autonoma di Trento (in ladino Provinzia Autonoma de Trent,[4] in cimbro Sèlbstendig Provintz vo Tria[5] in mocheno Autonome Provinz va Trea't,[6] in dialetto trentino Provincia de Trent[7]), comunemente nota come Trentino, è una provincia italiana del Trentino-Alto Adige di 542 622 abitanti[2], con capoluogo Trento, confinante a nord con la provincia autonoma di Bolzano (Alto Adige), a est e a sud con le province venete di Belluno, Vicenza e Verona, e a ovest con le province lombarde di Brescia e Sondrio.

Disambiguazione – "Trentino" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi Trentino (disambigua).
Provincia autonoma di Trento
Trentino
provincia autonoma
(IT) Provincia Autonoma di Trento
(LLD) Provinzia Autonoma de Trent
(cimbro) Sèlbstendig Provintz vo Tria
(mòcheno) Autonome Provinz va Trea't
Provincia autonoma di TrentoTrentino – Veduta
Provincia autonoma di Trento
Trentino – Veduta
Palazzo della Provincia, attuale sede dell'amministrazione provinciale.
Localizzazione
Stato Italia
Regione Trentino-Alto Adige
Amministrazione
Capoluogo Trento
PresidenteMaurizio Fugatti (Lega) dal 3-11-2018[1]
Lingue ufficialiitaliano, ladino, cimbro, mòcheno
Data di istituzione1923 come Provincia di Trento
Territorio
Coordinate
del capoluogo
46°04′00″N 11°07′00″E
Superficie6 207,12 km²
Abitanti542 622[2] (31-8-2022)
Densità87,42 ab./km²
Comuni166 comuni
Province confinantiBolzano, Verona, Brescia, Sondrio, Belluno, Vicenza
Altre informazioni
Linguetrentino
Cod. postale38121-38123 Trento, 38010-38013, 38015-38038, 38040-38043, 38045-38057, 38059-38071, 38073-38080, 38082-38083, 38085-38089, 38091-38096 provincia
Prefisso0439, 0461, 0462, 0463, 0464, 0465
Fuso orarioUTC+1
ISO 3166-2IT-TN
Codice ISTAT022
TargaTN
PIL(nominale) 19.473 mln [3]
PIL procapite(nominale) 36100 [3](2017)
(PPA) 36600 [3](2017)
InnoInno al Trentino
Cartografia
Provincia autonoma di TrentoTrentino – Localizzazione
Provincia autonoma di Trento
Trentino – Localizzazione
Provincia autonoma di TrentoTrentino – Mappa
Provincia autonoma di Trento
Trentino – Mappa
Carta della provincia autonoma di Trento.
Sito istituzionale

Come provincia autonoma del Trentino-Alto Adige, insieme al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia, appartiene alla macroarea delle Tre Venezie (o Triveneto), la cui denominazione trae ispirazione dalla Regio X Venetia et Histria in età imperiale romana ed è inoltre una delle tre entità territoriali che, assieme al Tirolo austriaco e all'Alto Adige, costituisce l'Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino.

La regione storico-geografica trentina fu già municipium romano, ducato longobardo e contea carolingia, quindi parte del principato vescovile di Trento in seno al Sacro Romano Impero (secoli XI-XIX), infine per circa un secolo (1815-1918) parte meridionale, linguisticamente romanza, del Tirolo, prima austriaco, poi austro-ungarico. Il territorio annesso al Regno d'Italia nel 1919, secondo quanto stabilito dal trattato di Saint-Germain-en-Laye stipulato in seguito al primo conflitto mondiale, andò a formare la regione denominata Venezia Tridentina.

In Trentino si parla soprattutto l'italiano, ma è diffuso il dialetto trentino, parlato nei centri principali e nelle valli (dove si possono riscontrare varianti dalle differenze anche piuttosto marcate). Nel territorio sono presenti minoranze linguistiche germanofone (lingua mochena nella valle dei Mocheni e lingua cimbra nel comune di Luserna negli altipiani cimbri) e ladine (Val di Fassa) ufficialmente riconosciute.[8] Al censimento linguistico del 2011 più di settemila abitanti della Val di Non e della Val di Sole si sono anch'essi dichiarati di lingua ladina, ma senza alcun riconoscimento giuridico.[9]


Denominazione


Il Trentino nella mappa Dominium Venetum in Italia del cartografo Henricus Hondius (1597 – 1651)
Il Trentino nella mappa Dominium Venetum in Italia del cartografo Henricus Hondius (1597 – 1651)

Il termine "Trentino" deriva da Tridentum, il nome latino della città di Trento.[10] L'uso del termine "Trentino" nell'accezione oggi in uso compare già nel Seicento.[11] Durante il dominio asburgico la denominazione ufficiale dell'odierna provincia autonoma in italiano era "Tirolo meridionale" o "Tirolo italiano". Allo scoppio delle guerre d'indipendenza italiane le autorità austriache disposero che l'uso della parola Trentino venisse bandita dalle pubblicazioni per essere sostituito dalle denominazioni ufficiali.[12]

Durante l'appartenenza austriaca il territorio abitato dalla popolazione di lingua italiana (indicativamente l'attuale Trentino) veniva talvolta identificato dai tedeschi con l'esonimo Welschtirol[13][14], il corrispettivo di Tirolo italiano, ovvero Südtirol,[15] l'italiano Tirolo meridionale. Tale denominazione veniva strettamente utilizzata per delineare il confine linguistico nel Tirolo.

Oggi negli atti regionali, che per statuto sono redatti in italiano e tedesco, l'istituzione provinciale è denominata "Provincia autonoma di Trento" (in tedesco Autonome Provinz Trient[16]).


Storia


Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Trentino.

Dai primi insediamenti all'età romana


Ricostruzione delle palafitte dell'Età del Bronzo presso il lago di Ledro
Ricostruzione delle palafitte dell'Età del Bronzo presso il lago di Ledro

Il cambiamento del clima circa 10 000 anni fa, resosi più mite e meno rigido, permise l'insediamento di popolazioni sedentarie nel territorio del Trentino, in particolare in prossimità di corsi d'acqua e piccoli laghi.

All'Età del bronzo risalgono alcune importanti strutture abitative in legno (palafitte), edificate su pali in legno in prossimità di ambienti lacustri. Scavi archeologici realizzati negli anni trenta nei pressi della sponda meridionale del lago di Ledro, nella località di Molina di Ledro, hanno portato alla luce un importante insediamento che viene fatto risalire a circa 2000 anni prima di Cristo.

Attorno al VI secolo a.C. si insediò nel territorio provinciale, come del resto in buona parte dell'arco alpino centrale ed orientale, la popolazione dei Reti, che si stabilì nelle diverse vallate e in particolare nel Trentino occidentale (reperti importanti sono stati rinvenuti ad esempio a Sanzeno in Val di Non, nell'altopiano della Paganella, a Stenico nelle Giudicarie esteriori). Secondo lo storico romano Tito Livio[17] la popolazione dei Reti era della stessa etnia degli Etruschi, dei quali è accertata la dominazione del vicino Veneto.

I primi contatti fra Reti e Romani risalgono al III secolo a.C., ma solo nel I secolo a.C. iniziò l'espansione romana verso nord. Tra il 50 e il 40 a.C. Tridentum divenne municipium romano e assunse i caratteri del più importante centro economico, commerciale e politico della regione.


Dall'Alto Medioevo al Principato Vescovile di Trento


In parallelo alla crisi dell'Impero Romano, ormai evidente tra il IV e il V secolo d.C., si assistette a un'ampia evangelizzazione delle vallate del Trentino, in particolare dovuta all'opera di San Vigilio, terzo vescovo di Trento e poi patrono della città, e dei missionari anatolici evangelizzatori dell'Anaunia, Sisinnio, Martirio e Alessandro.

Trento, il Castello del Buonconsiglio, residenza dei principi vescovi
Trento, il Castello del Buonconsiglio, residenza dei principi vescovi

Dopo le incursioni dei Goti, una buona parte del Trentino venne inclusa nel Ducato longobardo di Trento retto per primo dal duca Evino († 595), per alcuni aspetti il primo vero fondatore dell'unità territoriale trentina, e poi dal cattolico Gaidoaldo. In seguito il ducato venne conquistato da Carlo Magno (774) assieme al restante regno longobardo. Infine il Trentino venne integrato nel Sacro Romano Impero Germanico nel corso del X secolo per opera degli Ottoni.

Nel 1027 ebbe origine il Principato vescovile di Trento, quando l'imperatore Corrado II nominò il vescovo di Trento Udalrico II principe del territorio tridentino. Le zone del principato comprendevano il Trentino occidentale e centrale, la parte meridionale dell'attuale Alto Adige, parte del Trentino orientale con esclusione del Primiero e della Valsugana orientale (territori assegnati inizialmente al vescovo di Feltre) e della Val di Fassa (affidata al vescovo di Bressanone). Fu un periodo di prima urbanizzazione del territorio con la fondazione di diversi borghi e centri urbani nell'area atesina.[18]

Un accordo (1339) con il re di Boemia permise al vescovo Nicolò da Bruna, già cancelliere reale, di riorganizzare l'esercito del Principato Vescovile e di dotarsi dello stemma raffigurante l'aquila di San Venceslao, tuttora simbolo della provincia, saldando i legami fra il Trentino e la Boemia.

Il potere temporale del vescovo di Trento venne però via via insidiato dai conti di Tirolo (signori venostani - dal toponimo Tirolo, castello di loro proprietà vicino a Merano), che si assicurarono il controllo delle regioni che corrispondono oggi all'Alto Adige e al Tirolo del Nord, mettendo in discussione l'autorità politica anche del vescovo di Bressanone. A loro volta i conti del Tirolo videro scemare la propria influenza e nel 1363 il castello di Tirolo e tutti i feudi e diritti passarono in eredità agli Asburgo.

Sia il Ducato di Milano che la Repubblica di Venezia in più occasioni tentarono di annettersi territori del Trentino. La Serenissima per circa un secolo riuscì a mantenere il controllo della Vallagarina (1411), in particolare di Rovereto (dal 1416), annettendosi anche Torbole e Riva del Garda (1441). Dopo la battaglia di Agnadello (1509) i Veneziani sconfitti dalla Lega di Cambrai persero i domini trentini.

Tiziano, ritratto del principe vescovo Cristoforo Madruzzo (1539-1567)
Tiziano, ritratto del principe vescovo Cristoforo Madruzzo (1539-1567)

Il "rifondatore" del Principato Vescovile tridentino è considerato il cardinale Bernardo Clesio (1514-1539), trentino eletto dopo una serie di tre vescovi tedeschi imposti dall'Impero, principe sensibile alla cultura umanistica, protagonista di una riqualificazione architettonica di Trento e uno dei più importanti organizzatori del Concilio di Trento (1545-1563). A Clesio succedettero al vertice della Chiesa tridentina quattro membri della potente famiglia Madruzzo (i cardinali Cristoforo, Ludovico e Carlo Gaudenzio e il vescovo Carlo Emanuele), che mantennero il Principato Vescovile al centro degli equilibri della Regione per più di un secolo (1539-1658).

Nel XVIII secolo il Principato Vescovile perse gran parte della propria autonomia a favore del Tirolo.

Il Trentino (Territorium Tridentinum) a cavallo tra Sei e Settecento
Il Trentino (Territorium Tridentinum) a cavallo tra Sei e Settecento

Età napoleonica


Gli inizi del XIX secolo furono segnati anche in Trentino dal periodo napoleonico. In seguito alle sconfitte austriache ad opera delle truppe francesi, il trattato di Lunéville (9 febbraio 1801) stabilì la secolarizzazione degli stati ecclesiastici e quindi la fine del Principato vescovile di Trento. Tra il 1805 e il 1810 il Trentino venne inglobato nel filo-napoleonico Regno di Baviera, ai termini del Trattato di Presburgo.

Nel 1809, durante la guerra della quinta coalizione, tornò brevemente sotto il controllo dell'esercito asburgico, affiancato dagli insorti al comando di Andreas Hofer, (alcuni scontri si registrarono a Vezzano e nella Valle dell'Adige fino alla città di Trento). Il successivo trattato di pace sancì il passaggio di Trento e Bolzano al Regno d'Italia (dipartimento dell'Alto Adige).


Annessione nella Contea del Tirolo


Con la Restaurazione il Principato Vescovile non venne ricostituito e il Trentino cessò di godere di una propria autonomia, venendo annesso alla Contea del Tirolo, abitata in maggioranza da popolazioni di lingua tedesca, venendo inglobato nella Confederazione germanica.

La dura politica di Restaurazione intrapresa dagli Asburgo portò alla sommossa di Trento del 1848 e suscitò le proteste dei politici trentini, che si rifiutarono di partecipare alla Dieta costituente tirolese di Innsbruck per l'ingiusta sproporzione della rappresentanza italiana. Le istanze per il distacco del Trentino dalla Confederazione germanica e la completa autonomia dal Tirolo vennero però respinte. Il movimento filo-italiano e irredentista si rafforzò, anche in risposta ad una nuova tendenza centralista asburgica e ai tentativi di germanizzazione intensificatisi dopo la sconfitta austriaca di Sadowa. Cesare Battisti fu uno tra i maggiori irredentisti, che sostenevano la necessità dell'annessione del Trentino al Regno d'Italia.


Prima guerra mondiale e il Trentino nel Regno d'Italia


Campana dei Caduti
Campana dei Caduti
Alcuni Kaiserjäger presenziano ad una messa presso il paese di Castellano (Villa Lagarina)
Alcuni Kaiserjäger presenziano ad una messa presso il paese di Castellano (Villa Lagarina)

In seguito all'ordine di mobilitazione emanato dall'Imperatore Francesco Giuseppe il 31 luglio 1914, oltre 55 000 trentini furono chiamati a combattere nell'esercito austro-ungarico, prima sul fronte orientale contro russi e serbi (1914-1917) e dal 1915 anche sul fronte meridionale contro il Regno d'Italia, pagando un tributo di sangue pesante: circa 11 000 caduti ed altre migliaia di feriti e prigionieri.[19]

Il territorio del Trentino divenne uno dei principali teatri di scontro della prima guerra mondiale tra Regno d'Italia e l'Impero austro-ungarico, cosa che causò distruzioni enormi. Decine di migliaia di civili, abitanti dei paesi a ridosso del fronte o comunque sospettabili di possibili connivenze con gli italiani, furono costretti ad abbandonare le proprie case ed evacuati in campi profughi in lontani territori dell'impero austro-ungarico, tra cui Katzenau[20]. Altre migliaia di trentini vennero internati in diverse località in Italia, a seguito delle evacuazioni ordinate dal Regio esercito nei territori occupati del Trentino meridionale dopo i primi mesi di guerra[21]. L'esodo dei trentini assunse nel complesso proporzioni drammatiche. Si calcola che su una popolazione censita nel 1910 di 393 111 abitanti, ben 173 026 vennero allontanati dal Trentino.[22] Nei giorni precedenti al 23 maggio 1915, data della dichiarazione di guerra da parte dell'Italia, i comandi militari austriaci e il Ministero dell'interno fecero scattare il piano di evacuazione del Trentino e del Litorale austriaco, predisposto già da mesi. Il piano prevedeva inizialmente l'evacuazione di 40 000 persone dal Trentino (di cui 10 000 di lingua tedesca[23]).[24]

Nel 1915 viste le necessità di più soldati, l'Austria invitò gli Standschützen del Tirolo e Voralberg, iscritti alle associazioni di tiro al bersaglio (di età inferiore ai 18 e superiore ai 50 anni), a combattere per la difesa del confine meridionale.[19]

Con il trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919) il Trentino in quanto parte del Tirolo a sud dello spartiacque alpino venne annesso al Regno d'Italia. Nacque così la regione della Venezia Tridentina, la cui amministrazione provinciale provvisoria fu affidata al popolare Enrico Conci, già deputato a Vienna.[25] Questa iniziale parentesi liberale fu stroncata con l'avvento del fascismo nel 1922, quando gli organismi di autogoverno trentino vennero soppressi estendendo alla provincia la legge comunale e provinciale italiana in chiave autoritaria, e mortificando qualunque istanza autonomista. La Provincia di Trento fu istituita con Regio decreto 21 gennaio 1923, n. 93 e comprendeva in origine l'intero Trentino-Alto Adige. Furono staccati dal contesto provinciale i distretti giudiziari di Ampezzo e Livinallongo, passati a far parte del territorio della provincia di Belluno. Alcuni aspetti dell'ordinamento asburgico come il sistema catastale-tavolare, l'ordinamento della pubblicità immobiliare basato sui libri fondiari, furono conservati nei territori annessi nel 1919.

Nel 1927 la neoistituita Provincia di Bolzano fu staccata dal Trentino. Nel 1929 vennero scorporati dal Trentino i comuni di Pedemonte e Casotto, unificandoli tra loro col nome di Pedemonte ed aggregandoli alla provincia di Vicenza. Nel 1934 vennero scorporati dal Trentino i comuni di Magasa e Valvestino aggregandoli alla provincia di Brescia. Tutti questi comuni hanno chiesto per via referendaria di essere riannessi al Trentino ed è in corso la complessa procedura di riaggregazione col parere favorevole di tutte le parti.[26]


Seconda guerra mondiale e il Trentino nell'Italia repubblicana


Dopo la caduta di Mussolini, il Trentino assieme all'Alto Adige e alla Provincia di Belluno venne inglobato nella Zona d'Operazione delle Prealpi (10 settembre 1943) con capoluogo Bolzano e sottoposto all'amministrazione militare della Germania nazista, benché formalmente parte della Repubblica Sociale Italiana.

Nelle valli si organizzarono diversi gruppi della Resistenza, a cui le truppe di occupazione naziste reagirono con una sanguinosa repressione, culminata nelle stragi del basso Sarca (28 giugno 1944) e di Malga Zonta (12 agosto 1944). Alle repressioni partecipò anche il corpo di sicurezza trentino (CST), concepito come forza di polizia, ma in realtà impiegato massicciamente fuori provincia (specie nel Bellunese e nel Vicentino) in operazioni antipartigiane e di rappresaglia.

Durante la seconda guerra mondiale Trento fu anche bombardata dagli alleati dal 2 settembre 1943 fino al 3 maggio 1945, per un totale di 80 incursioni che causarono circa 400 vittime e 1792 danneggiamenti di edifici. Durante il primo bombardamento si verificò la strage della Portela, dove vi furono circa 200 morti.[27] Il 2 maggio del 1945 le forze armate tedesche deposero le armi.

Nel secondo dopoguerra, mentre gli altoatesini mirarono al ritorno all'Austria, i trentini chiesero che la regione Trentino-Alto Adige divenisse autonoma in seno all'Italia. Le richieste trentine furono coronate da successo e in base all'Accordo De Gasperi-Gruber (1946) fra il ministro degli Esteri italiano, il trentino Alcide De Gasperi, e quello austriaco Karl Gruber, venne approvato il primo statuto di autonomia e istituita la Regione Trentino-Alto Adige, che distaccò dalla provincia di Trento e aggregò a quella di Bolzano i seguenti 12 comuni, abitati mistilingui con prevalenza dalla minoranza di lingua tedesca: Anterivo, Bronzolo, Cortaccia, Egna, Lauregno, Magrè (dal quale fu successivamente scorporato il comune di Cortina sulla Strada del Vino), Montagna, Ora, Proves, Salorno, Senale-San Felice e Trodena.

Lo statista trentino Alcide De Gasperi, artefice assieme a Karl Gruber dell'autonomia del Trentino-Alto Adige
Lo statista trentino Alcide De Gasperi, artefice assieme a Karl Gruber dell'autonomia del Trentino-Alto Adige

Fino alla metà degli anni cinquanta del Novecento la Democrazia Cristiana trentina e la Südtiroler Volkspartei (SVP), il partito di riferimento della popolazione di lingua tedesca in Alto Adige, collaborarono nella gestione dell'ente regionale. Tuttavia, a partire dal 1955, anno in cui si ricostituiva la Repubblica austriaca, decisa a sostenere le rivendicazioni altoatesine, la SVP impostò una politica intransigente nei confronti della popolazione e delle istituzioni italiane in Alto Adige e scelse una linea di scontro nei confronti dell'istituto regionale, percepito come centralista e poco attento alla diversità della minoranza tedesca, anche perché dominato da trentini e altoatesini di lingua italiana. Gli sviluppi di questa politica condussero alla nascita di un movimento terroristico, il Comitato per la liberazione del Sudtirolo, le cui azioni sconfinarono anche in Trentino (provocandovi tre morti).

Nel 1972, dopo lunghe trattative che coinvolsero anche il governo austriaco, entrò in vigore il secondo statuto di autonomia e gran parte delle competenze del Trentino-Alto Adige vennero trasferite alle due province, che divennero autonome, di fatto ciascuna una piccola Regione, mentre la regione divenne un organo di raccordo fra le politiche del Trentino e quelle dell'Alto Adige, conservando alla regione tra le poche prerogative l'impianto e la tenuta dei libri fondiari. Negli anni immediatamente successivi, a seguito di quegli accordi, vennero attribuite alla due province sempre nuove deleghe di poteri statali, accompagnate da mezzi finanziari, secondo alcuni osservatori, elevati in rapporto alla consistenza della popolazione locale, tanto che le due province vennero a trovarsi avvantaggiate finanziariamente rispetto alle regioni a statuto ordinario confinanti, Lombardia e Veneto. Per questo motivo, anche in vista dell'allora incipiente riforma sul federalismo fiscale, il 30 novembre 2009 il presidente della provincia di Bolzano Luis Durnwalder, il presidente della Provincia di Trento Lorenzo Dellai e i ministri Giulio Tremonti e Roberto Calderoli siglarono a Milano un'intesa con lo scopo di devolvere nuove competenze alle due province autonome e di far aderire queste due ultime al patto di stabilità.[28] Da allora le due province si fanno carico di finanziare un fondo destinato allo sviluppo dei comuni extraregionali confinanti interessati all'aggregazione al Trentino-Alto Adige.

A partire dal 1993 è stata rafforzata la cooperazione transfrontaliera tra le regioni del Tirolo storico a cavallo tra Italia e Austria. Insieme costituiscono la Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino, un gruppo europeo di cooperazione transfrontaliera, le cui sedute talora comprendono anche il Land austriaco del Vorarlberg.


Onorificenze


Attestato e medaglia di bronzo dorata di eccellenza di I classe di pubblica benemerenza del Dipartimento della Protezione civile
«Per la partecipazione all'evento sismico del 6 aprile 2009 in Abruzzo, in ragione dello straordinario contributo reso con l'impiego di risorse umane e strumentali per il superamento dell'emergenza»
 Roma, decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 11 ottobre 2010 [29]

Geografia fisica


Lo stesso argomento in dettaglio: Geografia del Trentino.
Altimetria del Trentino
Fascia altimetrica
m s.l.m.
km² %
65-500 540 8,50
500-1 000 1 371 21,66
1 000-1 500 1 733 27,38
1 500-2 000 1 425 22,52
2 000-2 500 863 13,64
2 500-3 000 336 5,30
> 3 000 62,8 1,01

Il Trentino è situato nel versante meridionale della catena delle Alpi, a contatto con la pianure padana e veneta.

Il territorio della provincia, che si estende per 6 207 km², è quasi interamente montuoso. Esso non presenta però caratteri di omogeneità, ma assume invece una certa varietà di forme, nonché di condizioni climatiche ed ambientali.

Il Trentino è formato infatti da diverse vallate prettamente alpine (ad esempio le valli di Sole, Valle di Primiero e di Fiemme), che si aprono ai piedi dei complessi montuosi più importanti, segnate da un clima piuttosto rigido, dalla presenza di ghiacciai e dall'abbondanza di acque, ma anche da vallate subalpine, altopiani e piccole pianure dal clima submediterraneo, dove è possibile anche la coltivazione dell'olivo (come ad esempio la riviera settentrionale del lago di Garda o la bassa valle del fiume Sarca).


Morfologia


Cima Carè Alto, Gruppo dell'Adamello
Cima Carè Alto, Gruppo dell'Adamello
Cima Brenta Alta, Dolomiti di Brenta
Cima Brenta Alta, Dolomiti di Brenta

Dal punto di vista geologico la Provincia di Trento presenta dei complessi montuosi di origine diversa. Nel lembo occidentale del Trentino, al confine con la Lombardia, dominano per la loro struttura massiccia, la presenza di nevi perenni (tra le più estese d'Italia) e le loro elevazioni il Gruppo dell'Adamello e il Gruppo della Presanella, formati da diorite tonilica. Attraversando la valle del torrente Noce, si arriva nel settore dominato dal gruppo Ortles-Cevedale. Esso è costituito soprattutto da scisti cristallini ed è caratterizzato da ampi ghiacciai.

In Trentino sono poi presenti diversi gruppi dolomitici, costituiti cioè da dolomia, doppio carbonato di calcio e magnesio. Nella parte occidentale della Provincia, le Dolomiti di Brenta rappresentano l'unico complesso dolomitico situato a ovest del fiume Adige.

Nella parte orientale della Provincia si estendono poi altri gruppi dolomitici, spesso in continuità con il Veneto e il vicino Alto Adige. Fra questi, basti ricordare la "Regina delle Dolomiti", la Marmolada, l'estrema varietà di forme, paesaggi e guglie delle Pale di San Martino (gruppi condivisi con la provincia di Belluno); il massiccio "castello" del Gruppo del Sella (condiviso con le province di Belluno e Bolzano); i pinnacoli e i campanili del Latemàr e le inconfondibili forme del Sassolungo e del Catinaccio (situati fra Trentino e Alto Adige).

Nel Trentino orientale sono presenti poi la vasta catena montuosa del Lagorai costituita da porfidi ed il massiccio granitico della Cima d'Asta, che rappresentano i territori più incontaminati e selvaggi della Provincia.

Infine, meno elevate ma non meno importanti sono le vette della Paganella e del Monte Bondone, non lontani dal capoluogo, nonché le porzioni trentine delle Prealpi venete, costituite dai settori settentrionali del Monte Baldo, dei Monti Lessini, delle Piccole Dolomiti e del Pasubio, e degli altipiani al confine meridionale con il Veneto.

La punta settentrionale del lago di Garda, il punto più basso del Trentino (65 m s.l.m.)
La punta settentrionale del lago di Garda, il punto più basso del Trentino (65 m s.l.m.)
Principali elevazioni del Trentino
Cima Gruppo Altezza
in m s.l.m.
Cevedale Gruppo Ortles-Cevedale 3 764
Cima Presanella Gruppo della Presanella 3 556
Carè Alto Gruppo dell'Adamello 3 462
Punta Penia Marmolada 3 342
Vezzana Pale di San Martino 3 192
Cimon della Pala Pale di San Martino 3 184
Cima Tosa Dolomiti di Brenta 3 173
Cima Brenta Dolomiti di Brenta 3 154
Piz Boè Sella 3 154
Catinaccio d'Antermoia Catinaccio 3 002
Cima d'Asta Cima d'Asta 2 847
Cimon del Latemar Latemar 2 846
Cima Cece Lagorai 2 772

Sismicità


In base alla classificazione sismica italiana il Trentino meridionale è stato classificato come appartenente alla zona sismica 3 (sismicità bassa) e quello settentrionale alla zona sismica 4 (sismicità molto bassa).[30]

In territorio trentino si trovano tuttavia due zone di faglia, quella del monte Baldo e quella delle Giudicarie, che possono provocare terremoti. Il 13 dicembre 1976 lo spostamento della faglia del Monte Baldo provocò a Riva del Garda e Molina di Ledro una scossa di terremoto del 7º grado della scala Mercalli, che danneggiò gravemente i centri storici e rese necessaria l'evacuazione di decine di famiglie.[31] Anche i Lavini di Marco, una distesa di blocchi di roccia calcarea dovuti a delle frane in epoche remote, vengono ricondotti da Dante Alighieri nel suo Inferno a fenomeni tellurici.[32]


Idrografia


Le Cascate di Nardis (Val di Genova-Val Rendena) in inverno
Le Cascate di Nardis (Val di Genova-Val Rendena) in inverno

Il Trentino è caratterizzato da una valle che ne solca la lunghezza, la Valle dell'Adige, da Ala a Salorno, rappresentando quasi una spina dorsale del territorio.

Su essa si innestano diverse valli minori, formate da affluenti dell'Adige, i principali dei quali sono il Noce (affluente da destra presso Zambana, dopo aver percorso le valli di Sole e di Non) e l'Avisio (che solca nell'ordine le valli di Fassa, Fiemme e Cembra e si getta nell'Adige da sinistra, a Lavis). Appartengono al bacino atesino anche il Fersina (percorre la Valle dei Mocheni e la conca di Pergine per poi lambire la città di Trento) e il Leno, che provenendo dalla Vallarsa e dalla valle di Terragnolo confluisce nell'Adige a Rovereto). L'intera porzione sud-occidentale della provincia appartiene invece al bacino del Po: la valle percorsa dal Chiese (affluente dell'Oglio), e quelle percorse dal Sarca (principale immissario del Lago di Garda). A oriente, invece, parte del territorio si colloca nel bacino del Brenta, che nasce dai laghi di Levico e Caldonazzo, percorre la Valsugana e, già in provincia di Vicenza, riceve le acque del Cismòn provenienti dalla valle di Primiero.

Appartengono alla provincia la punta settentrionale del Lago di Garda e numerosi laghi alpini: tra di essi si possono ricordare i laghi di Levico e Caldonazzo in Valsugana, di Toblino, Cavedine e Terlago nella Valle dei Laghi, di Molveno nell'altopiano della Paganella, di Tovel nella Val di Tovel, della Serraia nell'altopiano di Piné, il lago di Cei sopra Rovereto.

Il lago di Molveno dalle Dolomiti di Brenta
Il lago di Molveno dalle Dolomiti di Brenta

Il dislivello fra le valli solcate dai corsi d'acqua minori e le valli principali provoca spesso la formazione di salti, cioè cascate. Molte delle cascate del Trentino presentano questa origine. Fra le principali, le cascate di Nardis e del Làres e in Val di Genova, di Lert e del Ribor in Val di Daone, del Regagnolo in Val di Rabbi, di Fedaia ai piedi della Marmolada, di Sardagna e di Ponte Alto a Trento, la cascata del lupo presso l'altopiano di Piné.


Clima


Il clima del Trentino può essere definito di transizione tra il clima semicontinentale e quello alpino. Le temperature di gennaio sono comprese dai -5 °C ai -10° mentre in estate sui 25°-30° ed anche più. Pur presentando gran parte del proprio territorio ad un'altitudine media piuttosto elevata (circa il 77% al di sopra dei 1 000 m s.l.m., poco meno del 20% al di sopra dei 2 000 m s.l.m.), esso non presenta quei caratteri di rigidità propri di altre aree alpine.

A partire dalle fasce altimetriche più basse, il clima può essere suddiviso in quattro grandi aree[33]:

Le Dolomiti di Brenta nel Trentino occidentale, inserite nel Parco naturale Adamello-Brenta
Le Dolomiti di Brenta nel Trentino occidentale, inserite nel Parco naturale Adamello-Brenta

Ambiente naturale


Le Pale di San Martino nel Trentino orientale, comprese nel Parco naturale Paneveggio-Pale di San Martino
Le Pale di San Martino nel Trentino orientale, comprese nel Parco naturale Paneveggio-Pale di San Martino
Cascata in Val di Saènt (Rabbi), nel Parco nazionale dello Stelvio
Cascata in Val di Saènt (Rabbi), nel Parco nazionale dello Stelvio
Torbole e il lago di Garda
Torbole e il lago di Garda

Alcuni fattori, come la densità di popolazione relativamente bassa della Provincia, la presenza di vasti ambienti isolati e ad altimetria piuttosto elevata, l'istituzione di diverse aree naturali protette, un certo grado di rispetto degli abitanti per i luoghi naturali (seppur in pochi casi compromessi da infrastrutture e costruzioni), hanno permesso la conservazione di numerose specie animali e vegetali.

Tra la popolazione faunistica del Trentino, estremamente varia, si possono ricordare alcune specie particolarmente numerose: gli ungulati (cervi, caprioli, camosci, e in misura minore stambecchi), lepri, volpi, scoiattoli, marmotte, galli cedroni.

Il territorio del Trentino è ricoperto per circa il 50% da boschi (circa 300 000 ettari). Nei versanti più elevati esso è composto principalmente da conifere, ma sono presenti anche faggi, aceri, frassini e sorbi.

Tra le iniziative ambientali più importanti portate avanti dalla Provincia autonoma di Trento, va segnalato il Progetto Life Ursus, volto al ripopolamento nel Trentino dell'orso bruno (ursus arctos), il più grande e significativo mammifero delle Alpi.

Agli orsi autoctoni trentini, prossimi all'estinzione, sono stati affiancati una serie di esemplari provenienti dalle foreste della Slovenia. Gli orsi, inseriti in un primo momento nell'area del Parco Adamello Brenta, si sono spostati anche nei territori limitrofi del Trentino occidentale, sconfinando anche in Alto Adige, Austria e Germania.

In Trentino sono state istituite tre aree naturali protette (una nazionale e due provinciali):

In Consiglio provinciale sono state inoltre avanzate alcune proposte di istituzione di diversi nuovi parchi provinciali[34], mentre recentemente è stata approvata la legge (legge 11/2007[35]) che prevede il riassetto dei parchi trentini la futura istituzione di parchi locali la cui organizzazione può essere determinata dalle nascenti comunità di valle. Le aree individuate come possibili zone per le nuove aree protette provinciali o locali sono il Cadria-Tenno, il Lagorai-Cima d'Asta, il Latemar, il Monte Baldo-Garda trentino, il Monte Bondone e i territori del Pasubio-Piccole Dolomiti-Lessini.


Società



Evoluzione demografica


Al 1º gennaio 2020 si contavano 542 739 abitanti, di cui 47 880 stranieri (8,8%).


Comuni


La Provincia autonoma di Trento è caratterizzata da numerosi comuni di piccole dimensioni. Per l'espletamento di numerosi servizi, di cui i comuni non potrebbero farsi carico singolarmente, sono stati istituiti (sotto la presidenza provinciale dell'avvocato Bruno Kessler) prima i comprensori, sostituiti ora dalle più piccole comunità di valle.

A seguito di numerose fusioni di comuni, il numero dei comuni è passato, dal 2009 ad oggi, da 223 a 166. I comuni della provincia sono i seguenti:


Comuni più popolosi


Questi sono i dieci più popolosi ordinati per numero di abitanti (dati: Istat 31 dicembre 2019):

Pos. Stemma Comune di Popolazione
(ab)
Superficie
(km²)
Densità
(ab/km²)
Altitudine
(m s.l.m.)
Comunità di valle
Trento 118 902 157,92 740 194 Territorio della Val d'Adige
Rovereto 40 285 50,9 755 204 Comunità della Vallagarina
Pergine Valsugana 21 548 54,4 380 490 Comunità Alta Valsugana e Bersntol
Arco 17 927 63,25 269 91 Comunità Alto Garda e Ledro
Riva del Garda 17 602 42,45 383 70 Comunità Alto Garda e Ledro
Mori 9 993 34,54 278 204 Comunità della Vallagarina
Lavis 9 113 12,44 700 238 Comunità Rotaliana-Königsberg
Ala 8 808 119,87 76 180 Comunità della Vallagarina
Levico Terme 8 133 62,88 119 520 Comunità Alta Valsugana e Bersntol
10º
Mezzolombardo 7 311 13,82 500 227 Comunità Rotaliana-Königsberg

Etnie e minoranze straniere


Al 1º gennaio 2018 risiedono in Trentino 46 929 stranieri, 473 unità in più rispetto al 1º gennaio 2017 (con un incremento relativo dell’1,0%). Gli stranieri costituiscono l’8,7% della popolazione residente totale, un livello analogo alla media nazionale. In Italia, infatti, gli stranieri sono l'8,6% della popolazione residente, mentre nella provincia di Bolzano sono il 9,1% e nella ripartizione Nord-Est il 10,5%.

Al 1º gennaio 2017 i gruppi più numerosi sono quelli di:

(dati: 1º gennaio 2017)


Economia


Il Trentino è un territorio montano e quindi con pochi terreni agricoli idonei ad una ricca agricoltura, ma la sua posizione di passaggio tra l'Italia e le terre del Nord Europa ha sempre favorito i commerci. Nel Medioevo si svilupparono le industrie tessili a Trento e ad Ala e, grazie all'apporto di alcuni mercanti di Norimberga[36] e dei veneziani, l'industria della seta a Rovereto. L'economia del Trentino si basò per secoli anche sulla fornitura di legname pregiato alle terre della pianura padana ed in particolare alla Repubblica di Venezia.

Nel periodo di dominazione asburgica successiva alla perdita del Lombardo-Veneto (1859/1866-1918), il Trentino era la terra più assolata per quelle particolari coltivazioni, che non erano possibili nella parte dell'impero posta al suo Nord; il suo clima mite lo rese meta turistica preferita di eminenti personalità dell'impero per soggiorni di vacanza, svago ad Arco, e cure termali a Levico e Roncegno. Tuttavia, a causa del carattere montuoso e dell'isolamento in cui gran parte del suo territorio si trovava, il Trentino rimase una terra povera. Proprio per contrastare l'indigenza don Lorenzo Guetti fondò allo spirare del XIX secolo la prima cooperativa trentina, formula societaria che in Trentino ebbe matrice cattolica e che poi ebbe grande fortuna in Trentino nel secolo successivo.

Una particolarità dell'economia trentina è ancora oggi l'ampiezza del settore cooperativo (oltre 200 000 soci in Trentino[37]), che ha riscontri simili di diffusione solo in Emilia-Romagna; le cooperative trentine sono dette "bianche" perché legate storicamente alla Democrazia Cristiana, in contrapposizione a quelle dell'Emilia-Romagna, legate al Partito Comunista e perciò dette "rosse". Le cooperative trentine sono molto attive nel settore del credito (prima casse rurali, ora banche di credito cooperativo) e della trasformazione dei prodotti agricoli (caseifici sociali, cantine sociali, consorzi ortofrutticoli), meno nel settore della distribuzione commerciale (famiglie cooperative, sindacato agricolo industriale trentino - SAIT), mentre quelle emiliane prediligono altri settori (grande distribuzione, costruzioni edili e stradali, assicurazioni) per cui nel sistema cooperativo, riunificatosi alla fine del XX secolo dopo un cinquantennio di contrapposizione ideologico-politica, diventano complementari. Le cooperative trentine sono riunite nella federazione dei consorzi cooperativi, che vigila sulle singole cooperative.

Il benessere diffuso arrivò negli anni settanta del Novecento insieme al boom del Nordest e all'ampliamento dell'autonomia politica, dovuto alle pressioni dei corregionali dell'Alto Adige e alla capacità dei politici trentini inseriti ai massimi livelli a livello nazionale (soprattutto Flaminio Piccoli e Bruno Kessler).


Agricoltura e allevamento


Panoramica complesso scolastico dell'Istituto Agrario di S.Michele all'Adige oggi Fondazione Edmund Mach (FEM)
Panoramica complesso scolastico dell'Istituto Agrario di S.Michele all'Adige oggi Fondazione Edmund Mach (FEM)

Nonostante le caratteristiche del territorio, prevalentemente montano, il settore agricolo è piuttosto rilevante. Al contrario del vicino Alto Adige, le aziende agricole non sono indipendenti fra loro (struttura del maso chiuso, che pure ha impedito in provincia di Bolzano un eccessivo frazionamento delle proprietà), ma spesso inserite in un'ampia rete di cooperative agricole. Una caratteristica costante è sempre stata il maggior costo dei terreni agricoli, rispetto a terreni ben più produttivi posti nella vicina pianura padana.

In passato l'agricoltura era soprattutto di sopravvivenza, ma dall'ultima parte del Novecento la frutticoltura e la viticoltura hanno assunto una particolare importanza.

Infatti il comparto agricolo più importante è diventato quello frutticolo. La produzione numericamente più rilevante è relativa alle mele (assieme all'Alto Adige viene raggiunta circa il 60% della produzione nazionale con primato anche europeo di produzione), in particolare della varietà Golden Delicious.

Se la produzione di mele, pur presente anche nelle zone pianeggianti, è assolutamente prevalente in tutta la fascia tra i 400 e i 1 000 metri s.l.m., nelle zone tra i 200 e i 400 metri è assolutamente prevalente la produzione di un vasto assortimento di uve, in particolare delle varietà adatte a produrre gli spumanti con il metodo classico e i vini tipici, tanto che le uve sono il prodotto agricolo più significativo dopo le mele, prodotto di alta qualità anche se (diversamente dalle mele) quantitativamente modesta rispetto alla produzione nazionale italiana. Proprio l'aver intrapreso per prima la strada dell'alta qualità del vino e delle grappe, nonché l'esplosione della produzione di spumanti di alta qualità ha reso la viticoltura particolarmente fiorente e redditizia.

La coltivazione dei piccoli frutti (fragole, lamponi, mirtilli e more) è significativa, nonostante sia necessariamente quantitativamente limitata, e peculiare di alcune zone specifiche del Trentino, in particolare la Valle dei Mocheni ed altre zone di montagna.

Alcune aree, come la Val di Gresta, sono interessate dalla coltivazione degli ortaggi (patata, carota, cavolo cappuccio, zucchina, radicchio, sedano, cipolla, ecc.).

Frutticultura[38]
Tipologia Produzione (q.li)
Mele 4 489 190
Fragole 36 000
Susine 14 500
Ciliegie 10 080
Lamponi 4 852
Ribes 4 859
More 3 274
Allevamento[38]
Specie Numero capi
Bovini 45 149
Ovini 20 642
Caprini 5 463
Equini 2 014
Suini 6 354

Storicamente molto significativo l'allevamento, in passato uno dei mezzi di sostentamento più importanti nelle vallate alpine. Testimonianza di ciò è la presenza in quasi tutto il territorio provinciale di malghe e ricoveri estivi per il bestiame, in parte tuttora utilizzati per la pratica dell'alpeggio. Il settore zootecnico più rilevante è relativo ai bovini da latte, da cui si ricava una grande varietà di prodotti caseari tipici, anche se il settore caseario è meno rilevante che in passato; tuttavia vengono tuttora prodotte varie tipologie peculiari di formaggi, stagionati e freschi. Di particolare pregio il Trentingrana (sotto denominazione della DOP "Grana padano"), il Puzzone di Moena DOP, la Tosèla del Primiero e il Casolet della Val di Sole. Altre leccornie degne di nota del settore alimentare sono la farina di granoturco di Storo, le mele della Val di Non e le produzioni locali di miele e funghi. Infine sulla sponda trentina del Lago di Garda è coltivato l'ulivo: si tratta della punta con la latitudine più elevata all'interno dell'areale di questa pianta (se si eccettuano i territori lombardi del Lago di Como), tipicamente mediterranea. Il fatto di essere così settentrionale permette di avere un olio più ricco di polifenoli e clorofilla; questo è il motivo del colore verde di questo olio e del sapore del tutto particolare.

Ci si è resi conto che, non potendo competere con i terreni di pianura con la quantità, era molto più conveniente orientarsi all'alta qualità dei prodotti con una puntigliosa tutela dei marchi dei prodotti locali. Quanto a sviluppo dei marchi di origine e qualità ed alla loro difesa, gli imprenditori trentini e le cooperative agricole o di lavorazione dei prodotti agricoli sono state dei maestri anche per il resto d'Italia, che sta seguendo in ritardo tale politica commerciale.

La Provincia, in ambito agricolo, nell'ottica della valorizzazione dei prodotti, è sempre stata sensibile al tema della produzione sostenibile e naturale e, già dal 2003, ha istituito il Centro di ricerca SafeCrop, Centro per la ricerca e lo sviluppo di sistemi per la protezione delle piante a basso impatto sull'ambiente e sulla salute del consumatore.

Infine si può notare la ricca produzione di vino tra cui spicca lo spumante Trento DOC.


Industria


L'industria occupa circa il 30% della popolazione attiva della Provincia, contribuendo per circa un terzo alla ricchezza complessiva prodotta.

Le industrie sono concentrate nella Valle dell'Adige, in Vallagarina e nella Valsugana e sono spesso di piccole-medie dimensioni. Sono attive nei settori tessile, edilizio, della meccanica, del legno e della carta. Un ambito industriale particolarmente importante è relativo alla lavorazione del porfido, principalmente in Val di Cembra e nelle zone limitrofe (comuni di Albiano, Fornace, Civezzano, Lona-Lases, Baselga di Piné).

Importante, ad oggi, è il polo industriale della meccatronica sito a Rovereto [39].

Molto importante per qualità, immagine, storia e tradizione, è il settore alimentare con numerose cantine (vino) e distillerie tradizionali. Alcune grosse realtà cooperative (come Cavit o Mezzocorona) e altre piccole o medie realtà private (come Marzadro, Ferrari, Villa de Varda, Zeni, Endrizzi, Bertagnolli, Poier) collaborano e contribuiscono per espandere sempre più la tradizione trentina del "bere bene". Ci si è resi conto che, non potendo competere con la quantità, era molto più conveniente orientarsi all'alta qualità dei prodotti con una puntigliosa tutela dei marchi dei prodotti locali, sia con riconoscimenti DOC, DOP e IGP per i vini sia con la riqualificazione di prodotti prima trascurati come le grappe e i liquori sia con l'introduzione di prodotti nuovi come gli spumanti metodo classico (già prima denominato champenoise). Quanto a sviluppo dei marchi di origine e qualità ed alla loro difesa, gli imprenditori trentini e le cooperative di trasformazione dei prodotti agricoli sono state dei maestri anche per il resto d'Italia, che sta seguendo in ritardo tale politica commerciale.

L'abbondanza d'acqua, l'orografia del territorio e la presenza di dislivelli molto ampi hanno favorito la produzione di energia idroelettrica (il Trentino detiene una quota tra l'8% e il 10% dell'intera produzione nazionale).


Settore terziario


Viste le ampie competenze amministrative e le notevoli risorse finanziarie della Provincia autonoma di Trento il settore pubblico svolge un ruolo di primaria importanza, non solo in quanto vengono gestiti a livello provinciale servizi solitamente gestiti dallo stato, ma anche in quanto principale datore di lavoro del Trentino. I dipendenti pubblici in Trentino ammontano a quasi 50 000 persone.[40]

A Trento ha sede ITAS - Istituto Trentino-Alto Adige per assicurazioni, una "società mutua assicuratrice" costituita nel 1821.

Una delle attività economiche più importanti è il turismo, sia estivo che soprattutto invernale, caratterizzato da una notevole varietà e ampiezza nell'offerta turistica.

Secondo le statistiche del 2005, in Provincia sono presenti 1 570 strutture alberghiere, per un totale di 94 162 posti letto; includendo alloggi privati, seconde case e esercizi complementari il Trentino conta 69 737 strutture per 460 235 posti letto complessivi[38].


Turismo montano


Le Pale di San Martino, il gruppo più esteso delle Dolomiti. Ai piedi del complesso l'abitato di San Martino di Castrozza.
Le Pale di San Martino, il gruppo più esteso delle Dolomiti. Ai piedi del complesso l'abitato di San Martino di Castrozza.

Le principali località turistiche sono centri a carattere montano, caratterizzate dalla presenza di numerosi impianti di risalita, spesso parte di ampi caroselli sciistici, e di strutture per la pratica degli sport invernali.

Il centro più mondano della provincia è Madonna di Campiglio, adagiata a 1 550 metri, sorta in una conca tra le Dolomiti di Brenta e le nevi perenni del gruppo dell'Adamello e del gruppo della Presanella, antica sede di un ospizio medievale dedicato a Santa Maria. A Campiglio (pista 3-Tre) vengono spesso disputate gare di slalom speciale della coppa del Mondo di sci alpino. Accomunato dalla stessa origine, nel Trentino orientale si è sviluppato San Martino di Castrozza, attorniato dai prati un tempo custoditi dall'antico monastero di San Martino e Giuliano e dalle vette del più esteso fra i gruppi dolomitici, le Pale di San Martino. La località, situata nel Primiero, è considerata da molti la zona più bella delle Dolomiti. Sempre nella valle di Primiero è presente un altro borgo storico ricco di fascino, Fiera di Primiero, situato proprio ai piedi del summenzionato massiccio delle Pale.

Da San Martino, valicando il passo Rolle si giunge in val di Fiemme (fra i centri maggiori, Cavalese, Predazzo e Tesero), vallata celebre per le sue estese foreste di abete rosso e nota come importante centro sportivo, soprattutto per lo sci nordico, del quale ha organizzato tre mondiali (1991, 2003 e 2013); a nord di Fiemme si estende la terra dei ladini, la val di Fassa, formata da diversi piccoli centri (i più grandi e forse i più conosciuti sono Moena e Canazei) e scolpita da alcuni fra i più rilevanti gruppi delle Dolomiti (Marmolada, Sella, Catinaccio).

Numerose sono le frazioni adagiate sugli altopiani di Folgaria e Lavarone, antiche comunità di origine cimbra e importanti centri turistici sia estivi che invernali, non lontano dal confine con il Veneto.

Nel Trentino occidentale, le due stazioni di Folgarida e Marilleva, unite al comprensorio del passo del Tonale e al paese di Peio rappresentano i maggiori centri sciistici della val di Sole. Infine, località turistiche di primo piano sono i paesi (Andalo, Molveno e Fai) adagiati tra le pendici della Paganella e il cuore del gruppo dolomitico del Brenta.

Altre zone interessate da impianti di risalita per la pratica dello sci sono l'altopiano di Brentonico, il passo Brocon, la Panarotta e il monte Bondone.

I numerosi valichi alpini lo rendono un'attrattiva per cicloturisti e ciclisti amatori d'estate. Particolarmente famoso è il giro del Sella Ronda con i suoi passi affrontati numerose volte dal giro d'Italia professionisti. Vi si tengono annualmente il giro del Trentino, il trofeo Melinda, la maratona delle Dolomiti e diverse gran fondo.


Turismo climatico


Il paese di Torbole, sulla sponda settentrionale del lago di Garda
Il paese di Torbole, sulla sponda settentrionale del lago di Garda

Altre mete frequentate sono le stazioni climatiche sorte nei pressi dei diversi laghi della Provincia, apprezzate in particolare dai turisti stranieri. Fra queste, si possono ricordare Riva del Garda e Torbole sulla sponda settentrionale del lago di Garda e i diversi centri della Valsugana nei pressi dei laghi di Levico e Caldonazzo.

Infine, importante è il turismo termale: i centri termali più importanti del Trentino sono Comano, ai piedi del settore meridionale delle Dolomiti di Brenta, Levico e Vetriolo in alta Valsugana, Peio e Rabbi nelle due vallate laterali della Val di Sole. Nel 2007 è stata scoperta un'ulteriore sorgente termale situata a Torbole sul Garda nel territorio del municipio di Arco. Attualmente lo sfruttamento di tale sorgente è ancora in fase di pianificazione ma si prevede comunque la creazione di un polo termale.


Trasporti e comunicazioni



Linee stradali


Carta stradale del Trentino
Carta stradale del Trentino

Il Trentino è terra di attraversamento tra l'area germanica e l'Italia settentrionale. Gli assi principali di comunicazione stradale sono l'Autostrada A22 del Brennero e la Strada statale 12 dell'Abetone e del Brennero, che si sviluppano lungo la Valle dell'Adige. La direzione della società Autostrada del Brennero s.p.a. si trova a Trento, in quanto i principali azionisti della Società sono la Regione Trentino-Alto Adige e le due province di Bolzano e Trento.

Poiché l'autostrada si caratterizza per un grande traffico di mezzi pesanti, è obiettivo primario della Provincia e della Regione diminuire pesantemente il traffico su gomma, spostando i veicoli pesanti sulla ferrovia, in futuro potenziata dal tunnel del Brennero tra Alto Adige e Tirolo.

È stata proposta più volte la costruzione sul territorio trentino di un'altra autostrada, l'A31 (detta Valdastico o PiRuBi), che collegherebbe Trento a Vicenza e Rovigo. La realizzazione di questa infrastruttura, già da molti anni interamente realizzata sul territorio veneto sino alla galleria di collegamento al Trentino è fortemente appoggiata dalla Regione Veneto, dalla Provincia di Vicenza e dall'ANAS, mentre divide popolazione e politica trentina.[41][42]


Linee ferroviarie


Alstom della ferrovia Trento-Malé-Mezzana
Alstom della ferrovia Trento-Malé-Mezzana

La linea ferroviaria principale è la Ferrovia del Brennero, che collega il Trentino a sud verso la Pianura Padana e a nord verso i Paesi Germanici. È in costruzione un lungo tunnel ferroviario che tra qualche anno renderà possibili velocissimi collegamenti tra la pianura padana e l'area germanica sia per le persone che per le merci, sottopassando il passo del Brennero ad alta velocità.

In Trentino esistono altre due linee ferroviarie: la Ferrovia della Valsugana, che collega Trento a Venezia, e la regionale (a scartamento ridotto) ferrovia Trento-Malé-Mezzana, che mette in comunicazione il capoluogo con le valli del Noce, Non e Sole, ed è in gestione alla società Trentino trasporti.

Nel passato esistevano inoltre diverse altre ferrovie, attivate in era asburgica e poi dismesse: la Ferrovia della Val di Fiemme, che collegava Ora a Predazzo, la Ferrovia dell'Alta Anaunia (Dermulo-Fondo-Mendola), diramazione della tranvia Trento-Malé che raggiungeva il Passo della Mendola, e la Ferrovia Rovereto-Arco-Riva (RAR).


Trasporto pubblico


Il trasporto pubblico su gomma in tutto il Trentino, urbano a Trento e Rovereto, suburbano ed extraurbano in tutte le valli della provincia è affidato alla società Trentino trasporti, nata dalla fusione delle precedenti aziende "Atesina" e ferrovia Trento-Malé-Marilleva. Trentino trasporti svolge un capillare servizio pubblico raggiungendo anche i paesi più piccoli e isolati dell'intera provincia. La stessa società è concessionaria della linea ferroviaria Trento-Malé-Mezzana. La linea ferroviaria della Valsugana è invece gestita da Trenitalia, benché si discuta da tempo di una sua possibile provincializzazione. La Provincia autonoma di Trento, benché non proprietaria dell'infrastruttura, ha acquistato diversi treni minuetto per questa linea, affidandoli in gestione a Trenitalia. Un ruolo importante è ricoperto dalla presenza sul territorio delle piste ciclabili che si sviluppano per circa 400 km; il Trentino è attraversato dalla Ciclopista del Sole dove il percorso segue il fiume Adige e da numerosi tracciati che percorrono i fondovalli delle valli trentine.


Infrastrutture e trasporti



Aeroporti


Lo stesso argomento in dettaglio: Aeroporto di Trento-Mattarello.
L'aeroporto visto dalla Obere Batterie Mattarello del complesso fortificato di Mattarello
L'aeroporto visto dalla Obere Batterie Mattarello del complesso fortificato di Mattarello

A Trento esiste anche un aeroporto, che si trova a sud della città, ovvero presso Mattarello. Esso è aperto dal 1969 al traffico aereo turistico nazionale e comunitario, accoglie aerei da turismo, alianti ed elicotteri. L'aeroporto ospita il museo dell'aeronautica Gianni Caproni[43] e la sede del Nucleo Elicotteri della provincia di Trento.[44]


Cultura, istruzione e ricerca



Istruzione e ricerca


A Trento è presente l'Università di Trento, istituita per volontà del presidente provinciale Bruno Kessler nel 1962, di medie dimensioni (circa diciassettemila studenti), ma molto attiva a livello internazionale. All'inizio le pur ricche risorse della Provincia non furono in grado di garantirne lo sviluppo, ma poi si riuscì ad accollare tutti gli oneri dell'insegnamento allo Stato, sicché le risorse della Provincia poterono concentrarsi sullo spingerne lo sviluppo e nel finanziare la sola ricerca (tramite l'Istituto Trentino di Cultura, ora denominato Fondazione Bruno Kessler) con maggior larghezza di mezzi rispetto ad altre realtà nazionali.

Sono presenti i dipartimenti di Economia e Management, Giurisprudenza, lettere e filosofia, Ingegneria, Sociologia, Scienze matematiche, fisiche e naturali, Scienze cognitive (nella sede di Rovereto).

Fu la prima università italiana a istituire corsi di laurea in sociologia, corso di laurea con cui l'università nacque. Secondo l'indagine Censis-la Repubblica del 2012 è seconda per qualità nella classifica degli atenei italiani di medie dimensioni.

La Provincia ha dato vita anche negli anni sessanta ad un importante istituto di ricerca scientifica ed umanistica: l'Istituto Trentino di Cultura (divenuto nel 2007 Fondazione Bruno Kessler), strutturata in due Centri scientifico tecnologici (Materiali e Microsistemi, e Information Technology)(FBK-irst), due centri umanistici, l'Istituto per gli studi storici italo-germanici (FBK-isig) e l'Istituto per le scienze religiose (FBK-isr). Della Fondazione Bruno Kessler (www.fbk.eu) fa parte anche l'ECT*, l'European Center for Theoretical studies in Nuclear Physics and related areas.

A Trento hanno sede infine il Centre for Computational and Systems Biology CoSBi[45], centro bioinformatico di eccellenza scientifica e tecnologica che opera nei settori farmaceutico e nutrigenomico nato dall'accordo siglato tra il governo italiano, la Provincia autonoma di Trento, l'Università di Trento e la Microsoft e il "Centro di Ecologia Alpina" (presso le Viote del Monte Bondone), confluito dal 1º gennaio 2008 nella Fondazione Edmund Mach, che raccoglie l'eredità storica dell'Istituto Agrario di San Michele all'Adige, istituto di istruzione secondaria, ricerca e assistenza tecnica in agricoltura.


Musei


Riva del Garda, piazza III Novembre con la torre Apponale
Riva del Garda, piazza III Novembre con la torre Apponale

Nel territorio della Provincia sono presenti numerosi enti museali, che hanno avuto significativo sviluppo nell'ultimo ventennio dai mezzi finanziari della Provincia. Fra i principali:

Da segnalare inoltre gli istituti di cultura e i musei dedicati alla tre minoranze della Provincia, l'Istitut cultural Ladin "majon di fascegn" in Val di Fassa e il Kulturinstitut Bersntol - Lusérn per la valorizzazione delle minoranze germanofone mòchene e cimbre.


Enti e associazioni culturali



Editoria e mass media


Il Trentino, nonostante le piccole dimensioni del suo territorio, è storicamente caratterizzato da una discreta pluralità di pubblicazioni e di mezzi di comunicazione locali.

Nel primo dopoguerra venivano pubblicati tre quotidiani: Il nuovo Trentino, giornale cattolico a lungo diretto da Alcide De Gasperi, La Libertà, di ispirazione liberale, e Il Brennero, foglio fascista.

Dalla fine della seconda guerra mondiale vengono invece pubblicati due quotidiani, L'Adige e il Trentino (entrambi della casa editrice altoatesina Athesia); a questi si affianca il Corriere del Trentino, edizione locale del Corriere della Sera. La diffusione di quotidiani è decisamente superiore alla media nazionale.

Fra i periodici locali, Vita trentina è il settimanale edito dall'Arcidiocesi di Trento, mentre QuestoTrentino è un quindicinale d'informazione indipendente.

Sono inoltre presenti testate di informazione esclusivamente online, come La Voce del Trentino, Secolo Trentino, Il Dolomiti e Trento Today del gruppo editoriale Citynews.

La Provincia ha inoltre supportato la nascita nel 2000 dell'Osservatorio sui Balcani, con sede a Rovereto, una delle testate giornalistiche italiane più attente all'area dei Balcani e dell'Europa sud-orientale.

Sono presenti numerose reti radiofoniche a carattere regionale (Radio Dolomiti, RTT, Radio Studio Sette) o a dimensione valligiana e comunitaria. Due infine sono le emittenti televisive private: RTTR e Trentino TV (già TCA), che affiancano la sede regionale della RAI di Trento.


Cucina


Lo stesso argomento in dettaglio: Prodotti agroalimentari tradizionali del Trentino-Alto Adige.

Religione


Lo stesso argomento in dettaglio: Arcidiocesi di Trento e Parrocchie dell'arcidiocesi di Trento.

Pur rimanendo una regione con un saldo legame con la tradizione cattolica, il Trentino si sta muovendo lentamente verso un processo di secolarizzazione.[48]


Eventi


Tra gli eventi principali della provincia si cita il festival musicale I Suoni delle Dolomiti, attività che si ripete annualmente da 1996.[49]


Lingue e dialetti



Dialetti trentini e aree culturali


Diverse influenze esterne (principalmente venete e lombarde orientali, ma anche tirolesi e ladine) hanno determinato la diffusione in Trentino di dialetti con alcuni caratteri diversi. I dialetti trentini sono sostanzialmente raggruppabili in un'area centrale, un'area occidentale (a influenza lombarda) e un'area orientale (a influenza veneta).

Secondo la partizione linguistica proposta da Cesare Battisti nel 1915[50], è possibile infatti distinguere l'area trentina propriamente detta, che comprende il capoluogo, la Valle dell'Adige, la Valle dei Laghi, le Giudicarie Esteriori, l'altopiano di Pinè e il Perginese; l'area trentina a sostrato ladino, sia nel Trentino occidentale (Valli di Sole e di Non) che in quello orientale (il medio corso dell'Avisio, cioè le valli di Fiemme e Cembra); l'area ad influenza veneta, con una fase feltrina nel Primiero, una fase vicentina nella Valsugana e una fase veronese nella Vallagarina; l'area a influenza lombarda (Giudicarie Interiori e Val di Ledro).


Le minoranze linguistiche


Il ghiacciaio della Marmolada, in ladino Marmoleda
Il ghiacciaio della Marmolada, in ladino Marmoleda

Nella Provincia sono presenti inoltre tre minoranze linguistiche, le cui lingue sono tutelate dallo statuto di autonomia regionale (art. 102) e da leggi nazionali e provinciali:

Alcuni comuni delle province contigue sono di lingua cimbra o di lingua ladina: questo fattore contribuisce alla loro richiesta di unificazione al Trentino. Alcuni comuni hanno già formalizzato la richiesta con un referendum, altri intendono farlo.

Sin dal 2001, in occasione del censimento decennale della popolazione, la popolazione trentina può dichiarare la propria appartenenza a una delle minoranze storiche.

Minoranza 2001
numero di parlanti[51]
2001
percentuale rispetto alla
popolazione trentina
2011
numero di parlanti[52]
2011
percentuale rispetto alla
popolazione trentina
Ladini 16 462 3,5 % 18 550 3,5 %
Mocheni 2 276 0,5 % 1 660 0,3 %
Cimbri 882 0,2 % 1 072 0,2 %

I ladini della Val di Fassa sono la minoranza riconosciuta più numerosa, seguita dalle comunità germanofone dei Mòcheni e dei Cimbri.

La minoranza non riconosciuta più consistente è quella della Val di Non e Val di Sole. Nel censimento del 2011 infatti più di 8 700 nonesi e solandri si sono autodichiarati di lingua ladina, superando numericamente i ladini fassani.[53] L'appartenenza degli idiomi noneso e solandro al gruppo linguistico retoromanzo rimane oggetto di dibattito linguistico e politico.

Nelle scuole trentine vengono insegnati sin dalla scuola primaria il tedesco e l'inglese.


Stemma e gonfalone


Lo stesso argomento in dettaglio: Stemma della provincia autonoma di Trento e Aquila di San Venceslao.
La bandiera della Provincia Autonoma di Trento, caricata con l'aquila di San Venceslao
La bandiera della Provincia Autonoma di Trento, caricata con l'aquila di San Venceslao

Lo stemma ufficiale della Provincia raffigura l'aquila fiammeggiante di San Venceslao, antico simbolo donato dal Re di Boemia Giovanni I al vescovo trentino Niccolò da Bruna come stendardo ufficiale del piccolo esercito del Principato vescovile di Trento nel 1339.

In base allo statuto di autonomia della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige entrato in vigore nel 1972 (art.3[54]), la Provincia Autonoma di Trento ha anche un gonfalone ufficiale, uguale alla bandiera ma più stretto e più lungo, esposta nei locali pubblici accanto alla bandiera italiana e a quella europea (esso sostituisce la bandiera regionale del Trentino-Alto Adige, usata raramente).

La bandiera è composta da tre strisce orizzontali della stessa dimensione (drappo interzato in fascia), le due più esterne porpora e la centrale bianca, con al centro lo stemma.


Amministrazione


Gonfalone provinciale
Gonfalone provinciale

L'autonomia provinciale


L'autonomia del Trentino si fonda sulle modifiche allo Statuto di Autonomia della Regione Trentino-Alto Adige varate nel 1972, come aggiornamento del precedente accordo del 1946 Accordo De Gasperi-Gruber: mentre tutte le altre province italiane hanno mere funzioni amministrative, la provincia autonoma di Trento (con quella di Bolzano) ha potere legislativo in molte materie normalmente di competenza statale o regionale.

L'origine dell'autonomia trentina (e similmente quella Sudtirolese-Altoatesina) ha però origini molto antiche e la si può far risalire al 1027, quando venne istituito il Principato vescovile di Trento, entità sottoposta al Sacro Romano Impero ma di fatto dotata di capacità politico-amministrative proprie. Le fondamenta dell'autonomia trentina si basano su modalità e abitudini all'autogoverno piuttosto antiche, le Regole, le Magnifiche comunità, ne sono un esempio. Dal 1027 alla fine della Prima guerra mondiale il Trentino (seppur in maniera più o meno marcata) ha mantenuto il suo status di territorio autonomo (nella seconda metà del secolo XIX fu comunque chiesta un potenziamento dell'autonomia al governo di Vienna). Solo con l'annessione al Regno d'Italia e l'avvento del regime fascista, l'autonomia venne cancellata, per poi essere ripristinata dopo la fine della seconda guerra mondiale [55].

Particolarmente importanti sono le deleghe in materia di sanità, scuola, formazione, lavoro, trasporti e viabilità. Il finanziamento della provincia deriva dalla trattenuta del 90% delle imposte sui redditi raccolti nel territorio provinciale e da una quota su altri tipi di imposte statali (IVA, tassa di successione).[56][57][58] Restano a carico dello Stato funzioni come esercito, contributi alla Unione Europea, ambasciate e consolati all'estero, pubblica sicurezza, magistratura e carceri.

Grazie alle notevoli risorse a disposizione, la provincia ha potuto dare sostegno pubblico all'economia, dall'agricoltura al turismo al terziario alla cultura (università) alla cura del territorio (strade, regimentazione delle acque), con un rilevante aumento del reddito. Ne deriva che una parte rilevante della popolazione attiva è impiegata nella pubblica amministrazione e negli enti pubblici.

Viste le maggiori disponibilità finanziarie rispetto alle confinanti regioni a statuto ordinario, sono diversi i progetti di aggregazione di comuni del Veneto e della Lombardia al Trentino. Soprattutto numerosi comuni veneti di confine hanno indetto dei referendum, nella grande maggioranza dei casi ad esito positivo, per richiedere formalmente l'aggregazione al Trentino (richieste su cui il Trentino si è espresso negativamente). Lo Stato italiano ha preso atto dell'iniziativa istituendo con legge statale 23.12.2009 n. 191 (Legge finanziaria 2010) un apposito "Fondo di perequazione e solidarietà per i territori dei Comuni appartenenti alle province di Regioni a Statuto ordinario confinanti con le province di Trento e Bolzano".

È inoltre in corso la procedura costituzionale per il ricongiungimento dei comuni di Pedemonte (VI), Magasa e Valvestino (BS), scorporati dalla provincia di Trento nel periodo fascista senza sentire le popolazioni, rimasti dipendenti dal Trentino per le competenze degli uffici giudiziari e di pubblicità immobiliare (Libri Fondiari e Catasto). Le popolazioni interessate si sono già espresse a favore del passaggio alla provincia autonoma di Trento per via referendaria, così come si sono espressi in senso favorevole sia la Provincia autonoma di Trento, la Regione Trentino-Alto Adige, la Regione Lombardia e la Regione Veneto, mentre uguale parere favorevole alla ricongiunzione o al trasferimento non hanno trovato da parte della Regione Trentino-Alto Adige numerosi altri comuni del Veneto, nonostante il parere positivo delle relative popolazioni in via referendaria e l'espresso assenso della Regione Veneto.[26]


Consiglio provinciale


Lo stesso argomento in dettaglio: Consiglio della provincia autonoma di Trento.

La funzione legislativa spetta al Consiglio provinciale, formato da 35 membri (34 più il presidente della provincia), di cui 1 spettante alla minoranza ladina. L'elezione del Consiglio provinciale avviene con sistema proporzionale e con premio di maggioranza. Il Consiglio della Provincia Autonoma di Trento unito al Consiglio della Provincia Autonoma di Bolzano forma il Consiglio Regionale del Trentino-Alto Adige. I consiglieri provinciali sono dunque anche consiglieri regionali.


Gruppi consiliari

Le elezioni provinciali del 21 ottobre 2018 hanno determinato la vittoria di una coalizione di centrodestra (46,73%). I tredici[59] gruppi consiliari sono così suddivisi:

Maggioranza
Gruppo Consiglieri
Lega Salvini Trentino 14
La Civica 2
Progetto Trentino 1
Autonomisti popolari 1
Forza Italia 1
Agire per il Trentino 1
Fassa 1
Opposizioni
Gruppo Consiglieri
Partito Democratico del Trentino 5
Partito Autonomista Trentino Tirolese 4
Futura 2018 2
Unione per il Trentino 1
Onda Civica Trentino 1
Gruppo misto 1

Giunta provinciale


Maurizio Fugatti presidente provinciale dal 2018
Maurizio Fugatti presidente provinciale dal 2018

La funzione esecutiva spetta alla Giunta provinciale, composta dal presidente e da otto assessori, scelti dal presidente fra i consiglieri eletti. Il presidente della Giunta può inoltre nominare personalità non elette in consiglio come assessori esterni.

Il Presidente della Provincia assume inoltre nel corso della legislatura, a rotazione con il collega altoatesino, il ruolo di Presidente del Trentino-Alto Adige.


La suddivisione amministrativa



Comunità comprensoriali (1973 - 2007)

L'unità amministrativa dei comprensori fu istituita dalla giunta di Bruno Kessler negli anni settanta, al fine di garantire una maggiore efficienza nell'amministrazione del territorio provinciale, frazionato in 210 comuni, a volte di piccole o piccolissime dimensioni. Non sempre i confini dei comprensori rispettavano una tradizione di collaborazione fra comunità vicine e infatti si sono rivelati spesso strumenti poco efficaci, tranne nei casi in cui includessero una comunità di valle ben definita (Val di Fiemme, Primiero, Val di Sole, Val di Fassa). Inoltre la giunta comprensoriale non era eletta direttamente, ma nominata dalle giunte dei diversi comuni.


Comunità di valle

Lo stesso argomento in dettaglio: Comunità di valle.

Nel 2006 è stata approvata una riforma che prevede l'istituzione di un consiglio delle autonomie e il passaggio all'istituto giuridico delle comunità di valle, più omogenee rispetto ai comprensori[60].

Le nuove comunità di valle hanno più poteri rispetto ai vecchi comprensori: la Provincia infatti ha devoluto ad esse la competenza in diverse materie come le infrastrutture d'interesse locale, determinati servizi pubblici, urbanistica, assistenza ed edilizia scolastica, distribuzione dell'energia, trasporto locale, servizi socio-assistenziali, gestione del ciclo dell'acqua e dei rifiuti[61][62].

Rispetto ai vecchi comprensori, le variazioni territoriali più significative sono l'istituzione di enti autonomi per comunità unite da vincoli storici e geografici come la Val di Cembra, la Valle dei Laghi, l'Altopiano di Folgaria, Lavarone e Luserna, l'Altopiano della Paganella e la Piana Rotaliana, prima parte di comprensori più ampi.


Protezione Civile della Provincia autonoma di Trento


La Provincia autonoma di Trento ha competenza primaria (esclusiva) in materia di protezione civile, ai sensi dell'art. 8 dello Statuto Speciale di Autonomia, approvato con D.P.R. 31.8.1972, n. 670.

Il Presidente della Provincia automa di Trento promuove e coordina l'attuazione sull'intero territorio provinciale delle politiche della protezione civile e la conformazione alle linee strategiche determinate dalla Giunta provinciale. Il Presidente si avvale in via ordinaria del Dipartimento Protezione civile della Provincia autonoma, al quale spetta il coordinamento della protezione civile e dei servizi antincendi.

Per protezione civile si intende l'insieme integrato delle funzioni, dei compiti, delle attività e degli interventi riconducibili alle materie di competenza della Provincia autonoma di Trento preordinati a garantire l'incolumità delle persone e l'integrità dei beni e dell'ambiente rispetto al verificarsi delle calamità e degli eventi eccezionali definiti dall'articolo 2; costituiscono la funzione di protezione civile la previsione, la prevenzione, la protezione e la gestione dell'emergenza;

Per servizi antincendi si intende l'insieme delle funzioni, dei compiti, delle attività e degli interventi che, nell'ambito della protezione civile e della gestione dell'emergenza, sono preordinati alla prevenzione degli incendi e al soccorso pubblico, compresa l'estinzione degli incendi.

Dal 18 settembre 2020 il Dipartimento è stato denominato "Dipartimento Protezione civile, foreste e fauna" a seguito dell'assunzione delle competenze del Corpo forestale provinciale della Provincia autonoma di Trento.


Dirigenti generali del Dipartimento Protezione civile


I Dirigenti generali che si sono avvicendati dal 1992 ad oggi
Dirigenti Generali Mandato
Nicola Salvati

1950

1992 1996
Claudio Bortolotti

1946

1996 2009
Raffaele De Col

1964

2009 2012
Roberto Bertoldi

1955

2012 2016
Stefano De Vigili

1958

2016 2018
Gianfranco Cesarini Sforza

1956

2019 2020
Raffaele De Col

1964

2020 - - -

Normativa di riferimento


Le attività della protezione civile della Provincia autonoma di Trento sono disciplinate dalla legge provinciale 1 luglio 2011, n. 9 (Disciplina delle attività di protezione civile in provincia di Trento), che ha sostanzialmente sostituito la legge provinciale 10 gennaio 1992, n. 2 (Organizzazione degli interventi della Provincia in materia di protezione civile).


Strutture operative della Protezione civile del Trentino


Esercitazione Paganella - 2012
Esercitazione Paganella - 2012

Costituiscono Strutture operative della protezione civile:

a) il Dipartimento competente in materia di protezione civile e le sue Strutture organizzative che operano nello stesso ambito:

- Servizio Prevenzione rischi e CUE;

- Servizio Geologico;

- Servizio Antincendi e protezione civile;

- Servizio Bacini montani;

Esercitazione Mezzocorona - 2019
Esercitazione Mezzocorona - 2019

- Servizio Foreste;

- Servizio Faunistico.

b) il Corpo permanente dei Vigili del fuoco della Provincia autonoma di Trento;

c) i Corpi dei Vigili del fuoco volontari;

d) le Unioni distrettuali e la Federazione provinciale dei Corpi dei Vigili del fuoco volontari;

e) il Corpo forestale della Provincia autonoma di Trento;

f) le Strutture dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari competenti per gli aspetti attinenti all'igiene, la sanità pubblica e il soccorso sanitario;

Esercitazione Marco - 2019
Esercitazione Marco - 2019

g) il Servizio provinciale del Trentino del corpo nazionale soccorso alpino e speleologico;

h) le Strutture operative della Croce rossa italiana del Trentino;

i) le Organizzazioni di volontariato convenzionate con la Provincia:

- Scuola Provinciale Cani da Ricerca e Catastrofe Onlus;

- Nu.Vol.A. - Protezione civile Ana Trento;

- Psicologi per i popoli del Trentino OdV;

j) le Strutture organizzative locali di protezione civile, la Polizia locale e le Commissioni locali valanghe.


I numeri di Protezione civile del Trentino


Protezione civile del Trentino consta (al 28.12.2021) di 12125 unità di cui 952 dipendenti del Dipartimento Protezione civile, foreste e fauna della Provincia autonoma di Trento e 11173 Volontari (compresi 1500 Allievi dei VVF Volontari).

Ai 952 dipendenti si può aggiungere, a seconda del tipo di evento, il personale di altri Servizi della Provincia autonoma di Trento, che concorre nel contrasto dell’emergenza sotto il coordinamento del Dirigente Generale il Dipartimento Protezione civile. Tale personale (per circa 400 unità) appartiene al Dipartimento Territorio (Ag. per l’Ambiente, ecc.) ed al Dipartimento Infrastrutture (Serv. Gestione strade, Serv. Edilizia, Ag. Depurazione, ecc.).

Il rapporto tra Volontariato di protezione civile ed abitanti del Trentino è di 1 Volontario di protezione civile ogni 49 abitanti.


Missioni al di fuori del territorio provinciale


Bazzano - opere provvisionali Chiesa di Santa Giusta fuori le mura - 2009
Bazzano - opere provvisionali Chiesa di Santa Giusta fuori le mura - 2009

Protezione civile del Trentino ha operato al di fuori del territorio provinciale nei seguenti territori (clicca: mappa):

- 1980. Sisma Basilicata: interventi a Balvano;

- 1992. Alluvione in Val Trompia;

- 1994. Alluvione in Piemonte: interventi a Cannelli;

- 1997. Sisma in Umbria: interventi a Valtopina, Giove, Casa Tommaso e Colfiorito;

- 1997. Emergenza umanitaria Macedonia - Kosovo: interventi a Skopje e Peja Pec;

- 1999. Emergenza umanitaria in Kosovo: interventi a Peja Pec;

- 1999. Emergenza umanitaria Albania: interventi a Valona e a Kavajë;

Villaggio di Onna - 2009
Villaggio di Onna - 2009

- 2000. Roma: giornata mondiale della gioventù;

- 2000. Alluvione in Valle d'Aosta: interventi a Cogne;

- 2000. Alluvione in Piemonte: interventi a Trino Vecellese;

- 2002. Sisma in Sicilia: interventi a Madonna della Tenda di Cristo (Acireale);

- 2002. Sisma in Molise: interventi a Macchia Valforte e a Sant'Elia Pianisi,

- 2003: Sisma in Iran: ricerca dispersi;

- 2003. Sisma in Algeria: ricerca dispersi;

Asilo di Onna - 2009
Asilo di Onna - 2009

- 2004. Sisma a Salò: interventi a Salò, Vobarno, Pompegnino e Roè Volciano;

- 2004. Campagna AIB Sardegna: Lu Statiali in Gaddhura;

- 2004. Tsunami in Sri Lanka: interventi a Koddaikkaller;

- 2005. Emergenza neve Marche: interventi a Macerata;

- 2005. Campagna AIB a San Remo;

- 2005. Sardegna: servizio sanitario all'Arcipelago della Maddalena;

- 2006. Ricerca disperso a Limone (BS);

Mezzo speciale in uso alla PC del Trentino - 2012
Mezzo speciale in uso alla PC del Trentino - 2012
Intervento a San Leo (RN) - 2012
Intervento a San Leo (RN) - 2012

- 2007. Campagna AIB Sicilia: interventi presso la riserva dello Zingaro;

- 2007. Campagna AIB Abruzzo: parco del Gran Sasso;

- 2009. Ricerca disperso a Limone (BS);

- 2009. Sisma de L'Aquila: interventi a L'Aquila, Paganica, San Demetrio Né Vestini, Bazzano, Tione degli Abruzzi, Coppito, Cansatessa, Collemaggio, Onna, Villa Sant'Angelo e Stiffe;

- 2010. Campagna AIB in Libano;

- 2011. Alluvione in Liguria: interventi a Brugnato e Rocchetta di Vara;

Intervento a Bijeljina Bosnia - 2014
Intervento a Bijeljina Bosnia - 2014

- 2012. Emergenza neve Emilia-Romagna: interventi a San Leo, Torriana, Novafeltria, Maiolo, Sant'Agata Feltria, Pennabilli, Casteldelci, Mercato Saraceno, Sarsina, Bagno di Romagna e Morciano di Romagna;

- 2012. Emergenza neve Marche: interventi a Urbania;

- 2012. Sisma Emilia: interventi a San Felice sul Panaro, San Biagio, Concordia sul Secchia, Di.Coma.C. Bologna;

- 2012. Emergenza neve Abruzzo; interventi a Villetta Barrea, Scanno e Lama dei Peligni;

Scuola di Amatrice - 2016
Scuola di Amatrice - 2016

- 2012. Emergenza neve Molise: interventi a Roccamandolfi, Campiello Matese e Campochiaro;

- 2013. Emergenza umanitaria Siria: interventi a Azraq;

- 2014. Emergenza neve nel Bellunese: interventi a Cencenighe Agordino, Rocca Pietore, Arabba, Comunità Montana Valle del Boite;

- 2014. Alluvione a Bijeljina (Bosnia ed Erzegovina);

- 2014. Alluvione in Liguria: interventi a Chiavari e San Colombano Certenoli;

- 2016. Sisma in Centro Italia: interventi a Amatrice, Retrosi, Castelsantangelo sul Nera, Camerino, Di.Coma.C. a Rieti;

- 2017. Sisma in Centro Italia: interventi a Monte San Martino, Penna San Giovanni, Serravalle di Chienti e Camerino;

- 2017. Emergenza neve in Centro Italia: interventi a Teramo, Valle Castellana; Castello Bonifaci, diga di Talvacchia, Ceppo, Basciano,

Aquilano, Castel Castagna, Bisenti, Farindola, Rigopiano, Atri, San Donato, Villa Ruzzi, Ronzano, Accumoli;

- 2017. Sisma Isola d'Ischia;

- 2017. Alluvione in Emilia: interventi a Brescello e Lentigione;

- 2018. Sisma in Centro Italia: interventi a Visso;

- 2019. Esercitazione in Campania: Campi Flegrei - Di.Coma.C. Caserta;

- 2020. Nubifragio a Verona: interventi in città;

- 2020. Emergenza Covid-19: allestimento ospedale da campo a Torino

- 2021. Emergenza neve nel Bellunese: interventi a Santo Stefano e Cibiana di Cadore;

- 2021. Emergenza neve in Toscana: previsione valanghe

- 2021. Emergenza antincendio boschivo in Sicilia (province di Messina e Palermo);

- 2022: Emergenza Ucraina: trasporto in Moldavia di campo di accoglienza e materiale umanitario.


Vigili del Fuoco Volontari


Esercitazione presso l'area di addestramento PC di Marco - 2017
Esercitazione presso l'area di addestramento PC di Marco - 2017
Sfilata per i 120 anni di fondazione del Corpo dei VVF di Mezzolombardo - 2017
Sfilata per i 120 anni di fondazione del Corpo dei VVF di Mezzolombardo - 2017
Benedizione nuovi mezzi dei VVF - 2010
Benedizione nuovi mezzi dei VVF - 2010

In provincia di Trento (come anche in provincia di Bolzano) sono presenti in ogni comune i Vigili del Fuoco volontari. Essi, in alcuni comuni, sono presenti da più di cento anni e, grazie alla L.R. del 20 agosto 1954 n. 24 ogni comune del Trentino-Alto Adige deve "dotarsi" di uno o più Corpi di Vigili del Fuoco volontari. In Trentino esistono 239 Corpi di Vigili del Fuoco volontari distribuiti sui 210 comuni (solo il comune di Trento ha 13 Corpi VV.F. Volontari). I Volontari, come dice la parola stessa, prestano la loro opera gratuitamente; i comuni sono tenuti solamente ad acquistare (anche con contributi da parte della Provincia) gli equipaggiamenti e le attrezzature necessari ai Vigili del Fuoco per svolgere i loro compiti. Grazie alla presenza capillare dei Vigili del Fuoco in Trentino passano pochi minuti dalla richiesta di soccorso all'arrivo delle squadre sul posto. I Vigili del Fuoco Volontari sono raggruppati in 13 distretti e fanno parte della Federazione dei Vigili del Fuoco Volontari della Provincia Autonoma di Trento.

Unione Distrettuale di n. Corpi
Borgo Valsugana 22
Cles 18
Fassa 6
Fiemme 13
Fondo 21
Giudicarie 40
Val di Sole 14
Mezzolombardo 16
Pergine Valsugana 13
Primiero 5
Riva del Garda 12
Vallagarina 18
Trento 41

Note


  1. Copia archiviata, su ufficiostampa.provincia.tn.it. URL consultato il 3 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 4 novembre 2018).
  2. Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  3. https://ec.europa.eu/eurostat/documents/2995521/9618249/1-26022019-AP-EN.pdf/f765d183-c3d2-4e2f-9256-cc6665909c80
  4. Minoranza linguistica ladina (PDF), su minoranzelinguistiche.provincia.tn.it (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  5. p. 17Archiviato il 4 aprile 2019 in Internet Archive.
  6. Elezione del Consiglio provinciale e del Presidente della Provincia (PDF), su elezioni.provincia.tn.it (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  7. La forma in dialetto trentino non riveste ufficialità. Il dialetto trentino non ha inoltre un'ortografia propria. La forma Provincia de Trent si trova per esempio in Carmine Abate, Il ballo tondo, Fazi Editore, 2000, p. 33: Invece: «Piacere, me ciamo Valentini Narciso. Son d'en paesin en provincia de Trent», disse il forestiero deludendo inizialmente un po' tutti. Dunque era un trentino.
  8. APPARTENENZA ALLA POPOLAZIONE DI LINGUA LADINA, MOCHENA E CIMBRA, PER COMUNE ED AREA DI RESIDENZA (CENSIMENTO 2001) (PDF), su minoranzelinguistiche.provincia.tn.it. URL consultato il 1º luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 5 novembre 2011).
  9. La lingua ladina, su guidedolomiti.com. URL consultato il 1º luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 24 maggio 2011).
  10. Micaela Vissani, Regioni d'Italia dall'A alla Z, Giunti 1999, pag. 193
  11. Henricus Hondius, Dominium Venetum in Italia, Henricus Hondius, su gallica.bnf.fr, XVII secolo. URL consultato il 20 febbraio 2017 (archiviato il 21 febbraio 2017).
  12. Antonio Zieger, Storia della regione tridentina 1, Dolomia, 1981, pag. 344.
  13. (DE) Karl Bier, Der Autonomiekampf der Welschtiroler und die Stellung der deutschen Parteien und Regierungen (PDF), in Veröffentlichungen des Museum Ferdinandeum in Innsbruck, n. 16, Innsbruck, 1938, p. 417. URL consultato il 28 aprile 2017 (archiviato il 19 agosto 2018).
    «Von den rund 900.000 Einwohnern entfielen über 380.000 auf den Landesteil südlich von Salurn, den die Italiener Trentino, die Deutschen meist Welschtirol bezeichneten.»
  14. Il termine Welsch, derivato da Walhaz, non aveva originariamente connotazione spregiativa, essendo un tempo utilizzato semplicemente per riferirsi ai popoli di lingua romanza, soprattutto italiani e francesi. Oggi, specialmente nella variante sudtirolese Walsch, ha anche una connotazione spregiativa, corrispondente all'appellativo "crucco" riferito alle persone di lingua tedesca.
  15. L'uso istituzionale di Südtirol per la provincia autonoma di Bolzano è molto più recente, risale al 1972.
  16. Sito della provincia autonoma di Trento in tedesco, su deutsch.provincia.tn.it. URL consultato il 9 settembre 2016 (archiviato il 10 settembre 2016).
  17. Tito Livio, Storie, V, 33, 11
  18. Hannes Obermair, Una regione di passaggio premoderna? Il panorama urbano nell’area tra Trento e Bolzano nei secoli XII-XIV, in Studi trentini di scienze storiche 1, 84 (2005), pp. 149-162.
  19. Il fronte trentino nella prima guerra mondiale (PDF), su museodellaguerra.it, Rovereto, Museo storico italiano della guerra, settembre 2015. URL consultato l'8 gennaio 2018 (archiviato il 17 marzo 2016).
  20. Marco Bellabarba e Gustavo Corni (a cura di), Il Trentino e i trentini nella Grande guerra : nuove prospettive di ricerca, Bologna, Società editrice il Mulino, 2017, p. 11, ISBN 978-88-15-27349-9.
  21. Aldo Miorelli, Trentini internati dall'Italia (1915-1920) (PDF), su museodellaguerra.it, p. 209. URL consultato il 9 luglio 2018 (archiviato il 9 luglio 2018).
  22. Paolo Piccoli, Armando Vadagnini, Degasperi: un trentino nella storia d'Europa, pag. 103
  23. secondo il censimento austriaco del 1910 Autonomia e tutela delle minoranze nel Trentino-Alto Adige: cenni di storia... - Oskar Peterlini - Google Libri Archiviato il 15 luglio 2014 in Internet Archive. nella provincia trentina vi erano circa 11 000-13 000 abitanti di lingua tedesca (circa il 3,5% della popolazione) di conseguenza la provincia venne svuotata del gruppo linguistico tedesco
  24. p. 21 P. Malni, Fuggiaschi. Il campo profughi di Wagna 1915-18, Edizioni del Consorzio Culturale del Monfalconese, 1998.
  25. Regio Decreto Legge 31 agosto 1921 nº1269, trovante concreta applicazione tramite Regio Decreto 19 novembre 1921 nº1746.
  26. Magasa e Valvestino mollano Brescia e scelgono il Trentino: la parola al Parlamento, su BresciaToday, 15 aprile 2015. URL consultato il 1º giugno 2020 (archiviato il 18 novembre 2018).
  27. Notizie storiche della strage, su noodls.com. URL consultato il 10 gennaio 2015 (archiviato il 31 dicembre 2013).
  28. Il testo dell'Accordo del 2009 (PDF), su provincia.bz.it. URL consultato il 4 maggio 2013 (archiviato il 2 ottobre 2013).
  29. https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/2010/11/26/277/sg/pdf
  30. Protezione civile - Provincia autonoma di Trento, su protezionecivile.tn.it. URL consultato il 2 gennaio 2013 (archiviato il 28 gennaio 2013).
  31. Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i Servizi Tecnici, note illustrative, foglio 80 Riva del Garda Archiviato il 15 luglio 2014 in Internet Archive., pag. 117 s.
  32. “Qual è quella ruina che nel fianco
    di qua da Trento l'Adice percosse,
    o per tremoto o per sostegno manco,

    che da cima del monte, onde si mosse,
    al piano è sì la roccia discoscesa,
    ch'alcuna via darebbe a chi su fosse;

    cotal di quel burrato era la scesa;”
    (Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, canto XII, vv. 4-10).
  33. classificazione proposta da Aldo Gorfer in Atlante del Trentino. Trento, Panorama, 1988, p.65
  34. Cfr. (PDF) Consiglio della Provincia autonoma di Trento - Disegno di legge 4 ottobre 2004, n. 77: Modificazioni della legge provinciale 6 maggio 1988, n. 18 (Ordinamento dei parchi naturali). Istituzione di nuovi parchi naturali e dei parchi fluviali Archiviato il 9 giugno 2006 in Internet Archive.
  35. Consiglio della Provincia autonoma di Trento - Legge provinciale 23 maggio 2007, n.11 Governo del territorio forestale e montano, dei corsi d'acqua e delle aree protette
  36. researchgate.net, p. 6, https://www.researchgate.net/publication/24136549_I_Verleger_serici_trentino-tirolesi_nei_rapporti_tra_Nord_e_Sud_un_approccio_prosopografico.
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  62. Presidente della Provincia Autonoma di Trento - La riforma istituzionale per un nuovo governo dell'Autonomia Archiviato il 9 settembre 2013 in Internet Archive.

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[de] Trentino

Das Trentino, amtlich Autonome Provinz Trient (italienisch Provincia autonoma di Trento), ist eine Provinz im Norden Italiens und der südliche Teil der Region Trentino-Südtirol. Ihre Autonomie erhielt die Provinz 1972 durch das Zweite Autonomiestatut, mit dem die Region entmachtet und die Autonomie an die Provinzen Trient und Bozen – Südtirol weitergereicht wurde. Die Provinz hat 542.739 Einwohner (31. Dezember 2019), eine Gesamtfläche von rund 6200 Quadratkilometern und gliedert sich in 166 Gemeinden mit 15 Talgemeinschaften. Das Trentino ist zudem Teil der Europaregion Tirol–Südtirol–Trentino, die im Wesentlichen dem Gebiet des Kronlandes Tirol des früheren Kaisertums Österreich und der nachfolgenden österreichisch-ungarischen Monarchie entspricht.
- [it] Provincia autonoma di Trento

[ru] Тренто (провинция)

Тре́нто (итал. Provincia di Trento, нем. Provinz Trient, ладинск. Provinzia de Trent; цимбр. Provintz vo Tria, мокен. Provinz va Trea't), известная также под неофициальным названием Трентино (итал. Trentino, ладинск. Trentin) ― провинция в Италии[4].



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