Rovereto (IPA: /roveˈreːto/, Roverédo in dialetto trentino[5]) è un comune italiano di 39 833 abitanti[1] della provincia autonoma di Trento.
Rovereto comune | |
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Rovereto vista dal castello | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Trentino-Alto Adige |
Provincia | Trento |
Amministrazione | |
Sindaco | Francesco Valduga (Partito Democratico - Futura - Liste civiche) dal 1-6-2015 (2º mandato dal 5-10-2020) |
Data di istituzione | 16-10-1920 |
Territorio | |
Coordinate | 45°53′00″N 11°02′03″E |
Altitudine | 204 m s.l.m. |
Superficie | 50,99 km² |
Abitanti | 39 859[1] (31-03-2022) |
Densità | 781,7 ab./km² |
Frazioni | Borgo Sacco, Lizzana (la Piòf), Lizzanella, Marco (March), Moietto, Mori Stazione, Noriglio (Noréi), San Giorgio, Sant'Ilario |
Comuni confinanti | Ala, Calliano, Folgaria, Isera, Mori, Nogaredo, Pomarolo, Terragnolo, Trambileno, Vallarsa, Villa Lagarina, Volano |
Altre informazioni | |
Lingue | Italiano |
Cod. postale | 38068 |
Prefisso | 0464 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 022161 |
Cod. catastale | H612 |
Targa | TN |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[2] |
Cl. climatica | zona E, 2 713 GG[3] |
Nome abitanti | roveretani (roveredani[4]) |
Patrono | San Marco, S.S. Maria Ausiliatrice |
Giorno festivo | 25 aprile, 5 agosto |
Cartografia | |
Posizione del comune di Rovereto nella provincia autonoma di Trento | |
Sito istituzionale | |
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Rovereto è un importante centro industriale, turistico e culturale del Trentino sin dal Settecento, quando si era aggiudicata il titolo di «Atene del Trentino».[6] Viene spesso chiamata Città della quercia (la quercia, detta anche rovere, è il simbolo della città, presente anche nello stemma cittadino) o Città della pace, riferendosi alla presenza della Campana dei Caduti, opera a memoria dei caduti di tutte le guerre.[7]
Rovereto è un comune situato quasi al centro della Vallagarina nell'ultimo tratto fra le montagne percorso dal fiume Adige prima del suo ingresso nella pianura Padana.
Si trova a circa 25 km a sud di Trento e a 70 km a nord di Verona.
Ad est si estendono gli altipiani di Folgaria e Lavarone, a sud-est la Vallarsa ed il Pasubio. A nord si alza la catena del monte Bondone. Il lago di Garda dista circa 15 km, in direzione ovest.
A Rovereto e nella Vallagarina in generale, vi sono inverni relativamente freddi e nevosi; estati calde e temporalesche, specie nelle ore del pomeriggio. Un lieve sollievo dall'afa estiva è procurato dalla brezza tardo-pomeridiana che interessa in particolare la zona del torrente Leno e che scende dalla zona della Vallarsa, ad est della città. Negli ultimi anni si è assistito ad un lento innalzamento della temperatura anche in questa zona ed alla comparsa occasionale del fenomeno della nebbia, un tempo confinata solo alle aree padane. Anche le nevicate sono diminuite in frequenza ed intensità.
In occasione dell'intensa nevicata del 26-27 gennaio 2006 sono stati registrati dei dati di accumulo nevoso straordinari, di circa 60 cm. La nevicata era stata più intensa nelle zone sud-orientali della regione. Nella Valle dell'Adige si erano avuti quantitativi più ingenti a sud fino a Trento, mentre risalendo lungo la valle i valori, seppur cospicui, diminuivano[8]. L'ultima nevicata di un certo rilievo è quella dell'11-12 febbraio 2013 con 30 cm misurati in alcuni quartieri della città. Episodi a parte (come l'ultimo citato in cui a Rovereto ha nevicato più che a Trento), la nevosità di Rovereto è inferiore a quella di Trento, essendo quest'ultima più riparata dagli afflussi caldi del sud in grado di trasformare la neve in pioggia.
ROVERETO | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
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Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 5,1 | 8,5 | 13,7 | 18,2 | 23,0 | 27,2 | 29,7 | 28,7 | 23,9 | 17,4 | 10,4 | 5,8 | 6,5 | 18,3 | 28,5 | 17,2 | 17,6 |
T. min. media (°C) | −2,2 | −0,3 | 3,5 | 7,5 | 11,6 | 15,1 | 17,1 | 16,6 | 13,1 | 8,4 | 2,9 | −1,1 | −1,2 | 7,5 | 16,3 | 8,1 | 7,7 |
Rovereto (204 m s.l.m.) è il capoluogo della Comunità della Vallagarina del Trentino, nonché centro principale dell'omonima valle, situata nella zona meridionale della regione. La Vallagarina, caratterizzata da ampie distese di vigneti, è percorsa dal fiume Adige, in passato importante asse commerciale tra Veneto e Trentino-Alto Adige; legna e merci venivano trasportate per mezzo di zattere lungo il fiume. Dalla città, verso est, hanno inizio la valle di Terragnolo e la Vallarsa, percorsa dal torrente Leno: poco sopra Rovereto trova luogo la diga di san Colombano col suo lago, sovrastato dall'omonimo eremo. Le vette più importanti in prossimità di Rovereto sono il monte Stivo (2059 m), il Coni Zugna (1864 m), il monte Finonchio (1603 m circa) e il monte Biaena (1615 m). Un "polmone verde" della città è costituito dal cosiddetto "bosco della città", una zona boschiva fornita di sentieri e anche percorsi attrezzati per lo sport.
L'etimologia di Rovereto deriva dal latino Roboretum (lett. "bosco di roveri").
Nella toponomastica romana Roboretum indicava una selva di querce, pianta che abbondava nella valle ed è stata assunta quale effigie dello stemma comunale[9]. Nello stemma è riportata anche la citazione latina: «Magno cum robore quercus ingentes tendet ramos» (tradotto: "Con grande forza la quercia tende i suoi possenti rami").
Conosciuto come Roveredo nel Tirolo[10], durante la dominazione austriaca, fu in uso anche il toponimo tedeschizzato Rofreit o Rovereith[11][12]. Altri esonimi tedeschi storicamente usati, derivati dal nome latino o italiano, includono Rofereid[13][14], Rovereid[15] e Rofreit[16].
Una presenza dei cognomi Rofereyder, Roffereider, Rouereider derivati dal nome della città è attestata nella regione Alto Adige nel XV secolo[17].
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Il borgo di Rovereto si presenta nel Medioevo come un insediamento storicamente meno antico e meno blasonato rispetto ad altri, senz'altro minori, sparsi nella Vallagarina, raccolti attorno alle varie pievi. E infatti le prime notizie che lo riguardavano ci informano che esso dipendeva, sia per la giurisdizione ecclesiastica che per la civile, da Lizzana. Nel 1225 Jacopino da Lizzana vi insediò un villicum, poi arrivarono i nuovi signori di quella castellania: i Castelbarco legati alla dinastia veronese dei Della Scala. Attorno al 1300 Guglielmo di Castelbarco innalzò a Rovereto la cerchia delle mura ("La Terra"), vi insediò un Giudice e rinsaldò i rapporti della Vallagarina con Verona. Questi si mantennero poi nei secoli sempre molto stretti, come ci assicurano gli Statuti della Magnifica Comunità di Verona ove si afferma che la fortificatissima "Valle di Lagaro" (Lagari Munitissimus) faceva parte della giurisdizione veronese.[18]
Questa situazione, che precede la nascita del Principato vescovile di Trento, si mantenne almeno fino alla caduta del Regno longobardo, nel 778, secondo le ipotesi degli storici.[19] È solo agli inizi del XIII secolo che si hanno certezze sul cessare della giurisdizione veronese e l'instaurarsi della giurisdizione trentina in Vallagarina, a Lizzana e quindi a Rovereto. Nel 1197, giovedì 1º maggio, il vescovo tridentino Corrado II di Beseno, istituì solennemente alla presenza dei feudatari della valle de Lagaro l'ospizio per i lebbrosi e i poveri di Sant'Ilario di Rovereto, ed emanò lo Statuto che consentiva celebrare in loco una fiera godendo dei relativi privilegi, esenzioni e indulgenze, nonché delle cospicue entrate per i terreni annessi.[20] Solo vent'anni prima, nel 1177, Aldrighetto di Castelbarco, o chi per lui, aveva assassinato presso l'attuale convento di San Rocco di Rovereto il vescovo di Trento Adalpreto che, secondo il Sansovino, aveva invaso la Vallagarina per usurparne i feudi, e conseguentemente "essere stato ucciso perché voleva torre lo Stato altrui".[21]
Più tardi, allorché la Repubblica di Venezia estese il suo dominio fino alla Valle Lagarina mantenendolo per quasi un secolo, dal 1416 fino al 1509, Rovereto si trasformò in una ben munita piazzaforte strategica di frontiera. La Serenissima vi mandò nel 1425 i suoi architetti (il Malipiero e il Basadonna sono ricordati ancora oggi nei nomi dei torrioni che eressero), ne rafforzò e ampliò le strutture militari di difesa: il castello castrobarcense e la cerchia delle mura. Rovereto perse con Venezia la sua caratteristica di borgo medievale per acquisire quelle di una città, centro economico attivo e sempre più affollata di mercanti, artigiani locali (ma anche veneti e lombardi), medici, notai, gabellieri, gastaldi mentre nel contesto urbano si moltiplicavano le botteghe, le taverne, gli ospizi per i viandanti, chiese e conventi. Decisivo per suscitare lo sviluppo economico di Rovereto fu l'atto decretato nel 1417 dalla Serenissima Repubblica di Venezia, grazie al quale la città di Rovereto avrebbe goduto della "esenzione dal dazio di consumo" a beneficio della "attività tessile".[22] Questo atto lungimirante di politica daziaria della Serenissima incentivò da allora gli investimenti in attività artigianali ed industriali, premiando le iniziative imprenditoriali, favorendo le trasformazioni di capitali terriero e gli investimenti dei possidenti locali e forestieri.
L'esenzione dai dazi di consumo fu rinnovata poi il 3 novembre 1510 con diploma di Massimiliano I, dopo che, a conclusione della guerra contro Venezia ordita dalla Lega di Cambrai e della sconfitta veneziana alla Battaglia di Agnadello, Rovereto venne occupata dall'esercito imperiale. Massimiliano I confermò i privilegi e gli Statuti ai "fedeli consoli e cittadini e alla comunità della città di Rovereto", confermandone il rango di città.[23]
La parte meridionale del Trentino, e con essa Rovereto, già veneziana, non fu però restituita al Principato vescovile di Trento, ma costituì invece il "Circolo ai confini d'Italia", sorta di zona franca che, per la sua importanza strategica, veniva controllata direttamente dall'Impero. Rovereto successivamente alla fine dell'amministrazione veneziana pretese ed ottenne di godere delle condizioni di particolare autonomia che ne avevano caratterizzato lo status sotto la Serenissima ed ebbe quindi un regime amministrativo suo peculiare, diverso da quello vigente per gli altri territori trentini dell'Impero.
Il periodo forse più fiorente della storia di Rovereto è stato il secolo XVIII, allorché si sviluppò al massimo l'industria della seta; la quale (introdotta dai veneziani fin dal XV secolo) conobbe il vero e proprio salto di qualità grazie ad alcuni mercanti di Norimberga, alcuni di essi; Giovanni e Paolo Ferleger aprirono il primo filatoio idraulico, Folchamer, Gutterer e Giovanni Federico Sichart aprirono dei negozi[24]. Già all'inizio del '500 fu installato in città il "primo filatoio a braccia di uomini" per iniziativa di Girolamo Savioli. Il progresso fu continuo. Nel 1766 gli opifici serici roveretani occupano più di 1 000 operai, mentre oltre 4 000 cottimisti lavorano agli ordini dei filatori e capofilatori nei 36 filatoi, 26 incannatoi, 1 236 arcolai e nelle 5 tintorie che fornivano il prodotto finale ai 23 negozi di seta.[25]Tout Roveredo travaille aux premières manufactures de soie ... ebbe a osservare un illustre viaggiatore, il pensatore politico Montesquieu, quando qui fece tappa durante il suo viaggio in Italia, (1738 - 1741).[26]
La popolazione di Rovereto, che raggiunse alla fine del Settecento un significativo livello di benessere, testimoniato dalle realizzazioni architettoniche che tuttora la caratterizzano, era occupata, oltre che nella filiera della produzione della seta, nell'artigianato e nel commercio. La città ebbe fama anche, per l'importanza della sua vita culturale e il livello generale dell'istruzione, come l'Atene del Trentino.[27] Tra le realizzazioni urbanistiche di pregio di quel periodo sono da ricordare il Corso Nuovo lungo la via imperiale antica (poi corso Bettini, in memoria del martire), ideato dall'architetto Ambrogio Rosmini nel 1771. In quel tempo vengono ampliate anche le strade che portano ai sobborghi e lungo quei percorsi si innalzeranno i nuovi nobili palazzi che decoreranno Rovereto: il palazzo dell'Annona (1771-72), palazzo Piamarta (1772), Palazzo Fedrigotti (1778-90), Palazzo Alberti (1791), Palazzo Rosmini alle Frassine. Il Teatro lungo il Corso Nuovo e del 1783. Nascono anche le ville del patriziato in quella che allora era campagna ridente: la villa "Alle Grazie, dei Vannetti, Villa Bridi, Villa Tacchi.
Nel dicembre 1805, dopo la sconfitta inflitta ad Austerlitz da Napoleone alle forze asburgiche e in seguito alla pace di Presburgo, Rovereto passò sotto l'amministrazione del Regno di Baviera, alleato dei francesi, che governarono provvisoriamente il Trentino dall'inizio del 1806 alla fine del 1809, dapprima mediante la Commissione provvisoria amministrativa del Tirolo meridionale e quindi attraverso la Commissione amministrativa del Dipartimento dell'Alto Adige. In entrambe le Commissioni ebbe determinanti responsabilità il barone Sigismondo Moll di Villa Lagarina. Il Moll aveva già ricoperto, nel 1791, la carica di capitano distrettuale del Circolo ai Confini d'Italia (il Trentino) con sede a Rovereto e, nel 1796, fu presidente di quel Consiglio amministrativo.
Nel giugno del 1810 il Tirolo meridionale (che di fatto comprendeva tuttavia il solo Trentino) fu annesso al Regno napoleonico d'Italia.
Sconfitto il Bonaparte, dal 1815 Rovereto divenne, dopo secoli di influenza diretta, formalmente parte della Contea austriaca del Tirolo e fu, fino al 1918, capoluogo di uno dei sette circoli da cui la provincia stessa era costituita.
Nel 1850 la città di Rovereto conta 7 431 residenti che formano 1 694 famiglie, accolti in 654 case. In quel tempo nascono, soprattutto per iniziativa e con l'intervento finanziario di privati cittadini, notevoli istituzioni e strutture destinate a supportare ulteriormente lo sviluppo della città. Nel 1841 voluta da tre imprenditori, Giovanni Battista Tacchi, banchiere e industriale della seta, G. B. Sannicolò, industriale serico, il proprietario terriero Cesare Malfatti ed altri 42 roveretani, fu fondata la Cassa di Risparmio di Rovereto che monopolizzerà per tutto il secolo e oltre le attività economico-finanziarie sviluppate sul territorio e in provincia. Anche la costruzione dell'imponente acquedotto potabile dello Spino (1843-1845), che risolse da allora per Rovereto e la valle il problema della erogazione igienica di acqua purissima e fresca, va riconosciuta ad Antonio Balista, coadiuvato dall'apporto finanziario del Comune. La medesima amministrazione comunale cittadina che, nel 1854, pur non avendo responsabilità dirette, contribuì al finanziamento di un'altra opera: l'opificio della Manifattura Tabacchi, sorta sulle rive dell'Adige a Borgo Sacco. La fabbrica diverrà una risorsa preziosa per combattere la crescente disoccupazione quando, sul finire del secolo, la prima crisi economica avrebbe colpito il Trentino meridionale, consentendo di ridurre localmente il fenomeno drammatico dell'emigrazione.
Cesare Malfatti fu podestà di Rovereto tra il 1851 e il 1860, ed ancora tra il 1867 e il 1873, poi deputato alla Camera di Vienna. La città gli ha dedicato la piazza del Grano, una delle più belle del centro storico. Al suo governo si deve l'acquisto del Palazzo della pubblica istruzione, il completamento del Ginnasio, l'istituzione della Scuola Reale Elisabettina per la quale sottoscrisse una generosa offerta, la fondazione del Museo Civico del quale fu il primo presidente, la fondazione, assieme ad altri cittadini, della Cassa di Risparmio di Rovereto che poi diresse dal 1841 al 1855, l'istituzione del Corpo dei Civici Pompieri, della Società Agraria. Per sua iniziativa fu costruito il ponte in pietra (Ponte Forbato) sul Leno, la nuova fabbrica dell'Asilo infantile, la piazza della Posta, il passeggio di San Rocco. E ancora l'acquisto dei terreni contigui la nuova strada della stazione ferroviaria, sostenuto in vista della risistemazione urbanistica e dell'impostazione del corso Rosmini (1872 - 1878).
Questo avveniva dopo che nel 1859 si completò il tronco Verona-Trento della Ferrovia del Brennero ed è da notare che per sollecitare la realizzazione di questa opera si attivarono responsabilmente le autorità pubbliche di Rovereto, di concerto con la Camera di Commercio ed Industria. Questa istituzione, eretta a Rovereto il 13 agosto 1850 seppe svolgere un ruolo determinante di studio, indirizzo e propulsione per le attività economiche nel Trentino meridionale nei decenni successivi, conducendo efficaci battaglie contro il potere centrale di Innsbruck e Vienna per la soluzione dei problemi locali nell'interesse della popolazione. L'azione della Camera di Commercio e Industria risultò particolarmente utile durante gli anni che seguirono e il manifestarsi della crisi agricola e industriale.
La grave crisi che colpì il roveretano e la valle nella seconda metà dell'Ottocento era dovuta a diverse concause: le tensioni politiche seguite agli accadimenti del 1848 e le guerre del 1859 scardinarono alcuni elementi portanti dell'economia locale, modificarono negativamente sia i rapporti tra i settori di produzione sia i tradizionali assetti dei rapporti commerciali con le regioni confinanti. I nuovi uffici doganali posti sui confini con la Lombardia e il Veneto ostacolano le vendite della seta e della carta e l'importazione vantaggiosa dei cereali. Il gravame dei forti dazi e delle barriere doganali devastò il sistema dei rapporti commerciali, mise in ginocchio l'industria serica, l'industria dei velluti, quella della concia delle pelli. A questa situazione già assai negativa si aggiunse, per l'agricoltura, il diffondersi della fillossera e della pebrina che colpirono la viticoltura e la coltura dei bachi da seta. Intervennero quindi a guastare ulteriormente questo quadro infelice le tragiche alluvioni dei torrenti e dell'Adige negli anni 1882-1885 e seguenti.
Nonostante tutto ciò, la città seppe reagire con una graduale ristrutturazione delle basi economiche che avrebbe portato al decollo di una nuova industrializzazione più evidente agli inizi del nuovo secolo, svolta segnata dalla fine della fase "protezionistica" e l'inizio di quella "liberistica" in cui la giunta comunale operò da protagonista.[28] Decidendo l'"esenzione delle sovraimposte con la concessione della forza motrice a condizioni di favore, sia con la cessione di suolo e con le facilitazioni per farlo ottenere a chi per scopi industriali avanzasse domanda", l'amministrazione comunale di Rovereto richiamò sul territorio numerosi imprenditori che seppero riconvertire e reindirizzare la nuova produzione industriale.[29]
Nel 1900 Rovereto contava 10 180 abitanti, un incremento rispetto a quelli contati cinquant'anni prima dovuto più che al tasso di natalità, più basso che altrove, alla diminuzione della mortalità infantile ma, soprattutto, al forte tasso immigratorio. La forte immigrazione (rispetto a una debole emigrazione) che caratterizzava la città faceva constatare statisticamente che solo la metà dei cittadini residenti aveva avuto i propri natali a Rovereto, con significativo incremento di "appartenenti a stati all'estero, in prevalenza italiani del vicino regno" e un "aumento considerevole della popolazione italiana", mentre l'elemento tedesco era rimasto stazionario.[30]
Quel nuovo periodo positivo dell'economia che si era aperto all'alba del secolo per Rovereto, fu drammaticamente interrotto dallo scoppio della Grande Guerra. La prima guerra mondiale inflisse ferite nel tessuto sociale ed economico della città, devastazioni che imposero l'esilio della popolazione dalla patria cittadina, trasformata in prima linea bellica. L'esito del conflitto, con la sconfitta delle armi austro-ungariche, pose infine la città sotto governo italiano. Rovereto riprese a fiorire lentamente, sia per opera dell'iniziativa privata, coadiuvata dai numerosi istituti di credito, ma anche con il contributo delle società del movimento cooperativo, nel frattempo sorte sul territorio molto attive nei singoli campi di competenza, dall'agrario (la "Società Agricoltori della Vallagarina") al bancario (il "Banco Agricolo Operaio di Rovereto"). Ma anche questi rinnovati progressi, conquistati e consolidati all'indomani della Grande Guerra furono mortificati dalla crisi che poi colpì l'economia trentina nei primi anni trenta, quando numerose banche dovettero affrontare problemi talora insormontabili di liquidità. Allorché nel giugno 1933 dovette chiudere i propri sportelli la più grande banca del Trentino, la "Banca del Trentino Alto Adige" (nata dalla fusione imposta dal regime fascista tra la Banca Cattolica e la Banca Cooperativa) si ingenerò un effetto domino che coinvolse tutti gli istituti di credito trentini. Nel verbale del 19 marzo 1934 dell'assemblea generale del "Banco Agricolo Operaio di Rovereto" la relazione ai soci avverte: "Certo è, che l'avvenire che ci sta davanti non è dei più rosei e dei più pieni, irto di difficoltà collegate a quella parola che tutti conosciamo "la crisi" .."[31]
Anche quella crisi fu alfine superata, nuovamente l'economia di Rovereto si riprese, ma poi scoppiò la seconda guerra mondiale e gran parte dei progressi furono azzerati dai nefasti eventi bellici e sotto gli effetti diretti ed indiretti delle bombe sganciate dai belligeranti lungo l'asse della ferrovia del Brennero.
Al termine della seconda guerra mondiale, dopo l'8 settembre 1943 e fino alla ritirata tedesca di fine aprile-inizio maggio del '45, il Trentino, l'Alto Adige e la Provincia di Belluno formarono la Operationszone Alpenvorland (Zona d'operazioni delle Prealpi), entità amministrativa il cui controllo era sottratto alla Repubblica Sociale Italiana e faceva capo direttamente alla Germania nazista. Nel periodo dell'occupazione nazi-tedesca il capoluogo di regione fu posto a Bolzano.
Nel dopoguerra, le Amministrazioni comunali che si succedettero al governo di Rovereto iniziarono subito una poderosa opera di ricostruzione della città devastata dai bombardamenti, privata talvolta di rifornimenti vitali. La ricostruzione industriale procedette a passi confortanti grazie all'iniziativa dei privati ma anche all'efficace sostegno pubblico. Nel 1946 il primo sindaco eletto l'ing. Giuseppe Veronesi, che era stato assessore nella giunta del sindaco Silvio Bettini Schettini, insediato dal C.L.N. (Comitato di Liberazione Nazionale), incentivò in ogni modo il radicamento di nuove iniziative artigianali e industriali e l'acquisizione di fonti energetiche, incrementando via via gli investimenti in opere pubbliche. In parallelo con l'incremento delle risorse occupazionali si moltiplicarono le iniziative mirate alla diffusione dell'istruzione tecnica e professionale. Negli anni sessanta (mentre a Veronesi era subentrato il sindaco Ferruccio Trentini e a questi Guido Benedetti), in sintonia con il cosiddetto miracolo economico che si stava concretizzando sul piano nazionale, a Rovereto presero corpo di seguito una serie di realizzazioni civili sociali di grande impatto. Tra le altre, si realizzarono la nuova funzionale sede dell'Ospedale di Santa Maria, il nuovo Istituto Tecnico per Ragionieri e Geometri "Felice e Gregorio Fontana", progettato dall'architetto Luciano Baldessari, eretto sopra il vecchio campo sportivo. Veniva contemporaneamente inaugurato il nuovo Campo per la squadra del Rovereto che aveva conquistata la serie C. Gli anziani videro aprirsi le opportunità di una nuova "Casa di soggiorno per anziani" che si sarebbe dovuta gestire secondo tecniche innovative. L'Azienda elettrica municipale, allora ancora roveretana e rivana, potenziava le sue risorse con la costruzione delle nuove dighe sul Leno, gli istituti di credito roveretani registravano continui successi. L'elettorato riconobbe allora, agli inizi di quelli anni sessanta roveretani, i meriti delle amministrazioni che avevano ben governato la città premiando il partito di governo municipale, la DC, con una maggioranza che superò il 60 per cento.
Abitanti censiti[35]
I cittadini stranieri a Rovereto al 1º gennaio 2018 sono risultati 4 785 (12,0% tra tutti i residenti)[36], in aumento di 254 unità rispetto all'anno precedente. Le prime dieci comunità sono risultate quelle provenienti da:
La lingua italiana è affiancata in varie occasioni dal dialetto trentino - roveretano che presenta caratteristiche diverse dal dialetto parlato nel resto della provincia perché "la parlata lagarina presenta tratti veronesi, […] che diventano ancora più evidenti nella parte bassa, tanto che - scrive Giulia Anzilotti - definirei la parlata un dialetto trentino meridionale, di passaggio cioè fra il trentino centrale e il veronese, talora più vicino a questo che a quello". (Anzilotti 1992, p. 8. Cfr. anche Zamboni 1977, p. 46)[37][38]
Molte tradizioni e feste popolari, celebrate nei siti storici di Borgo Sacco, di Santa Maria (già borgo San Tommaso), di Santa Caterina, si sono spente nel corso degli ultimi lustri, poche altre sopravvivono grazie all'entusiasmo di volontari.
Nata nel 1750 per iniziativa di Giuseppe Valeriano Vannetti, Francesco Saibante, Bianca Laura Saibante, Gottardo Antonio Festi e Giuseppe Felice Givanni, venne riconosciuta ufficialmente dall'imperatrice Maria Teresa d'Austria nel 1753 grazie alla fama ed al prestigio rapidamente raggiunti. Aggregò tra i suoi Soci alcuni tra i più significativi ingegni espressi dal Trentino nei campi delle Scienze, delle Lettere e delle Arti.
Fondata nel 1764 grazie all'impegno di Giuseppe Valeriano Vannetti e Francesco Saibante (già appartenenti all'Accademia degli Agiati), che fecere acquisire dal Comune di Rovereto la ricca biblioteca che apparteneva a Girolamo Tartarotti, morto nel 1761.
Aperto nel 2002 è il più grande museo di arte contemporanea costruito in Italia in tutto il Novecento. La struttura, progettata dall'architetto ticinese Mario Botta, è di per sé stessa di grande richiamo con la facciata costituita dai due settecenteschi palazzi Alberti e Dell'Annona e la grande cupola che si apre una volta entrati a formare una vera e propria piazza. La struttura ospita anche la biblioteca civica e l'auditorium Fausto Melotti.
Si trova all'interno del Castello di Rovereto, nel centro storico cittadino. Fondato nel 1921, conserva ed espone oggetti, documenti, fotografie e reperti relativi ai conflitti dall'età moderna ad oggi. Il nucleo di materiali più significativo è quello che riguarda la prima guerra mondiale, arricchito dalla ricca Sezione di artiglierie della Grande Guerra.
Nel centrale Palazzo Parolari. È tra i più antichi musei italiani: fu fondato infatti nel 1851, 10 anni prima dell'Unità d'Italia. Nel 2008 ha inaugurato il nuovo allestimento con le sale di zoologia (Uccelli e Mammiferi), numismatica e archeologia (Preistoria, Romanità e Magna Grecia), in particolare con la preziosa collezione donata dall'archeologo Paolo Orsi. Ogni week-end il museo propone spettacoli di astronomia al Planetario ubicato all'interno del suo giardino. Sezione staccata importante del Museo è l'Osservatorio astronomico situato sul Monte Zugna(1620 m s.l.m.).
Riaperta il 17 gennaio 2009 in occasione del centenario del movimento futurista, accoglie le opere più rappresentative dell'artista come dipinti, sculture e non solo. Quasi tutto l'arredamento è rimasto quello originale, come ad esempio, le panche in legno. L'edificio è stato ristrutturato e i lavori hanno permesso di mettere in sicurezza la Galleria Museo Fortunato Depero, aperta al pubblico nel 1959 e allestita dallo stesso Depero un anno prima della sua scomparsa (1960).
Rovereto è sede di varie istituzioni scolastiche superiori e professionali: il Liceo Antonio Rosmini (già Imperiale e Regio Ginnasio, fondato nel 1672), l'Istituto tecnico Fontana (nato nel 1855 come Scuola Reale Elisabettina), il Liceo "Fabio Filzi", il Liceo artistico "Fortunato Depero", l'Istituto Tecnico Tecnologico "Guglielmo Marconi", l'Istituto Istruzione Superiore don Milani, l'Istituto Alberghiero Trentino, il Centro di formazione professionale "Opera Armida Barelli", il Centro di formazione professionale "Giuseppe Veronesi" ed il Liceo Internazionale arcivescovile LIA Liceo linguistico. Nel 1767, presso il Monastero di Santa Croce, distrutto dagli austriaci nel 1915, prese avvio la prima scuola elementare femminile pubblica e gratuita della città.
A Rovereto ha sede la Keller editore, che ha curato la traduzione e la diffusione sul mercato italiano di molti autori europei come il premio Nobel per la letteratura del 2009 Herta Müller. A lungo è stata attiva la Casa Editrice Manfrini, nella vicina località di Calliano, specializzata in pubblicazioni dedicate alla storia, alla cultura ed alla natura locale.
A Rovereto si tiene la rassegna Discovery on Film con la proiezione di audiovisivi provenienti dal repertorio del Prix Leonardo (il maggiore festival del film scientifico, in programma annualmente a Parma). Vi è inoltre la Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico, organizzata sempre dal Museo Civico di Rovereto nata nell'ambito del convegno Paolo Orsi e l'archeologia del Novecento con l'intento di raggiungere e sensibilizzare il grande pubblico sui temi della ricerca archeologica e della tutela del patrimonio culturale. Il pubblico, attraverso una votazione, assegna il premio "Città di Rovereto - Archeologia Viva".[41]
Il Teatro comunale Riccardo Zandonai, è il primo teatro aperto in Trentino, opera significativa della Rovereto del secolo XVIII. La prima costruzione avvenne nel 1783: si trattava di una costruzione in legno limitata al corpo del palcoscenico e alla sala; successivamente fu sostituita da un'opera in muratura e nel 1871 fu completata con la nuova facciata. Durante la prima guerra mondiale fu gravemente danneggiato e utilizzato come stalla, magazzino e caserma; in seguito venne ristrutturato e nuovamente inaugurato con l'opera "Francesca da Rimini" di Riccardo Zandonai, a cui il teatro, in quell'occasione, fu intitolato[42].
Nell'ottobre del 2014 il teatro è stato riaperto al pubblico dopo 12 anni di lavori di restauro[43], mentre l'11 aprile 2015 c'è stata l'inaugurazione lirica con la messa in scena integrale del Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini.
Il Festival Oriente Occidente viene accolto ogni anno dal 1981, nel teatro comunale Riccardo Zandonai e in altre sedi che si sono aggiunte nel tempo, come l'auditorium Fausto Melotti, all'interno della struttura che ospita il museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto e la biblioteca civica Girolamo Tartarotti: Si tratta di un festival internazionale di danza contemporanea.[44][45][46][47][48]
Rovereto gode di una tradizione musicale plurisecolare. Varie sono le istituzioni storiche che si dedicano alla musica cittadina quali:
Tra le istituzioni di più recente costituzione sono da ricordare:
Il paesaggio ha risentito del progressivo processo di urbanizzazione. Le modalità dello sviluppo urbano recente della città hanno causato palesi forme di frammentazione del paesaggio, che hanno determinato fenomeni di alterazione della matrice rurale e del limite dello spazio urbano costruito. Dal punto di vista del consumo di aree naturali non sono state intaccate aree riconosciute come importanti dal punto di vista delle risorse naturali, mentre il territorio agricolo pregiato è stato interessato da fenomeni di consumo, riduzione o parcellizzazione del terreno[52].
Il Comune di Rovereto è suddiviso in 7 circoscrizioni: Rovereto Centro, Rovereto Nord, Sacco-San Giorgio, Rovereto Sud, Lizzana-Mori ferrovia, Marco, Noriglio.[53]
Comune autonomo fino al 18 marzo 1920, quando venne accorpato a Rovereto, Sacco si manifesta come un borgo attivo economicamente sin dal Medioevo quale importante porto fluviale lungo l'Adige, legato al sovrastante Castel Pradaglia sulla riva contrapposta, dove i Signori del tempo invigilavano sui traffici e ne riscuotevano i dazi dei traffici commerciali con Verona e il Nord. Era sede della gilda degli Zattieri ai quali era affidata la navigazione e il trasporto merci che si svolgeva prevalentemente su zattere, donde il nome. Qui fu insediata nella seconda metà del 1800 la grandiosa Manifattura Tabacchi che riforniva di sigari all'Impero Austro-Ungarico. Vi erano impiegate in prevalenza donne chiamate le "zigherane" alle quali è stato dedicato un monumento. A Borgo Sacco sorge la bella architettura settecentesca della Chiesa di San Giovanni con notevoli affreschi di Gaspare Antonio Baroni Cavalcabò.
Il nome Lizzanella deriva dal contiguo borgo di Lizzana (Liciana, antica pieve). Supera i 2 000 abitanti. Nel 1818 ospitava la grande filanda di Domenico Bettini che utilizzò per la prima volta la macchina a vapore come forza motrice per il movimento delle aspi, sistema successivamente adottato dalle altre filande in provincia. La filanda Bettini rappresentava la tipica industria roveretana: produceva la seta greggia, bianca e gialla, di tre e cinque bozzoli. Nel 1851 impiegava 20 operai maschi e 400 donne, oltre ad 8 allievi maschi e a 40 allieve donne.[54].
Nel centro del paese, sorge la chiesa che risale al XII secolo, dedicata a Sant'Antonio abate, nella cui ricorrenza per tradizione secolare viene impartita la benedizione degli animali.
Lizzana è una frazione posta a sud di Rovereto, fra i paesi di Lizzanella e Marco.
A Rovereto l'attività industriale è sviluppata in vari settori, dall'industria meccanica, chimica, farmaceutica, tessile, cartaria, ottica, del legno, alimentare. Sono presenti infrastrutture artigianali e commerciali di piccola a media dimensione e l'agricoltura interessa in prevalenza le frazioni. Importante risulta la produzione di mobili e di oggetti in legno, impreziositi da decorazioni artistiche,[55] di pianoforti, di liuti, di chitarre, di paralumi e di merletti.
La storia dell'industria roveretana ebbe le sue origini nella lavorazione della seta il cui integrale ciclo produttivo trovò già sotto il dominio di Venezia, sul finire del Cinquecento, i primi insediamenti. (L'impianto urbanistico di Rovereto conserva memoria di tali insediamenti specializzati nelle varie rogge che servivano gli opifici e nelle strade deputate all'esercizio delle loro attività, quali le vie Setaioli, Tintori, ecc.).
In epoca moderna, con gli anni sessanta del secolo scorso, si assiste ad un processo radicale di razionalizzazione ed espansione dei settori primario e secondario con la nascita della Zona industriale delle Binelonghe, a Rovereto Sud. Un progetto studiato e concretizzato dalla prima "Comunità di Valle" nata nella provincia: la Comunità della Valle Lagarina fortemente voluta dall'allora sindaco di Rovereto Giuseppe Veronesi. Quella istituzione, antesignana delle discusse Comunità odierne, operò per un decennio, dal dicembre 1959 al novembre 1969, mirando alla finalità prioritaria fissata nel suo Statuto, a favore non solo di Rovereto, ma dell'intera Valle Lagarina: «promuovere, coordinare ed attuare iniziative dirette al progresso economico–sociale ed al benessere della zona, nonché di predisporre, in collaborazione con altri organi competenti, appositi piani di sviluppo e di integrazione».
L'incremento del settore industriale nel fondo valle roveretano veniva sincronizzato con la progressiva diminuzione degli addetti di un'agricoltura impoverita e conseguentemente venivano potenziati i servizi a favore dei lavoratori (edilizia popolare, scuole, assistenza sanitaria, tempo libero ecc.). Nelle previsioni degli studi promossi da quella prima Comunità lagarina, si favoriva il mantenimento del domicilio dei lavoratori nei paesi di residenza, favorendone la pendolarità quotidiana mediante lo sviluppo della rete stradale e della viabilità.[56] Questi propositi furono poi contraddetti con l'affermarsi di singole ambizioni campanilistiche: alcuni paesi vollero una loro propria "zona industriale" erodendo spazi all'economia agricola e infliggendo ferite irreparabili al paesaggio rurale della Valle Lagarina.
La stazione di Rovereto è posta sulla ferrovia del Brennero ed è stata inaugurata nel 1859. La sua realizzazione lungo la tratta dell'Adige determinò la definitiva scomparsa della navigazione fluviale e l'attività degli "zattieri" che avevano la loro base operativa nel porto di Borgo Sacco. Si ricorda la Ferrovia Rovereto-Arco-Riva - "RAR", una linea ferroviaria a scartamento ridotto (760 mm) che collegava la Ferrovia del Brennero con la riva nord del Lago di Garda in esercizio dal 1891 al 1936.
Il trasporto urbano e interurbano è gestito dall'azienda Trentino Trasporti; dal 2001 il servizio urbano è esteso su un'area sovracomunale (8 Comuni ampliati a 10 nel 2011) e si realizza con una rete di 8 linee.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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1945 | 1946 | Silvio Bettini Schettini | Sindaco | [57] | |
1946 | 1957 | Giuseppe Veronesi | Democrazia Cristiana | Sindaco | [58] |
1957 | 1960 | Ferruccio Trentini | Sindaco | [59] | |
1960 | 1964 | Maurizio Monti | Sindaco | ||
1965 | 1974 | Guido Benedetti | Sindaco | ||
1974 | 1977 | Danilo Vettori | Sindaco | ||
1978 | 1983 | Pietro Monti | Sindaco | ||
7 luglio 1986 | 11 giugno 1990 | Renzo Michelini | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
11 giugno 1990 | 19 giugno 1995 | Pietro Monti | Democrazia Cristiana | Sindaco | [60] |
19 giugno 1995 | 16 gennaio 1996 | Giuseppe Chiocchetti | PATT | Sindaco | [61] |
6 febbraio 1996 | 3 giugno 1996 | Stelio Iuni | Comm. straord. | ||
3 giugno 1996 | 15 maggio 2000 | Bruno Ballardini | Democratici di Sinistra | Sindaco | [62] |
19 giugno 2000 | 9 maggio 2005 | Roberto Maffei | Lista civica | Sindaco | [62] |
9 maggio 2005 | 1º giugno 2010 | Guglielmo Valduga | Lista civica | Sindaco | [63] |
1º giugno 2010 | 25 maggio 2015 | Andrea Miorandi | Partito Democratico | Sindaco | |
25 maggio 2015 | 5 ottobre 2020 | Francesco Valduga | Federazione dei Verdi - Liste civiche | Sindaco | [64] |
5 ottobre 2020 | in carica | Francesco Valduga | Partito Democratico - Futura - Liste civiche | Sindaco | |
La circoscrizione territoriale ha subito le seguenti modifiche: nel 1920 aggregazione del soppresso comune di Borgo Sacco; nel 1927 aggregazione di territori dei soppressi comuni di Lizzana, Marco e Noriglio; nel 1958 aggregazione di territori staccati dal comune di Volano (zone disabitate).[65]
La dama velata, serie televisiva (2015)
Storica società roveretana è l'Unione Sportiva Quercia Rovereto, nata ufficialmente il 18 giugno 1945. Per trent'anni di seguito ha raggiunto il titolo regionale di società (maschile).
L'F.C. Rovereto e il Sacco San Giorgio A.S.D. militano nel campionato di promozione. Altre compagini cittadine militano in Prima o in Seconda Categoria
La più antica società cittadina è l'Olympia, fondata nel 1996. Milita nella serie B nazionale. È stato promosso in serie B una prima volta in serie B nazionale nel 2017, e vi ha fatto ritorno nel 2019.
Lotta club Rovereto, società che dalla sua fondazione nel 1971, conta ormai più di 400 titoli a livello nazionale, internazionale e mondiale, campione d'Italia anno 2005 e 2007.
Pallanuoto Rovereto WaterPolo (BDT), Squadra sportiva dilettante legata alla società Leno 2001.
Sono diverse le società di pallavolo che operano sul comune di Rovereto[66] per la maggiore nel settore femminile. Quelle più note per i campionati dove militano sono la Pallavolo Lizzana (B2 femminile)[67] e la Pallavolo Rovereto (C femminile)[68].
Negli anni settanta e ottanta l'Handball Club Rovereto, ha vinto 4 campionati e 4 coppe Italia. Dal settembre 2008, è nata l'A.S. Pallamano Rovereto che è iscritta al campionato di Serie B femminile.
Lagaria Rugby Rovereto è la squadra di rugby della città. Nata nel 2008 per volontà di alcuni appassionati, milita nel campionato di Serie C da 4 stagioni. Il campo di gioco è situato nella frazione di Noriglio.
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