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Il Friuli-Venezia Giulia[N 1][N 2], o anche Friuli Venezia Giulia[N 3], (AFI: /friˈuli veˈnɛtʦja ˈʤulja/[6]; Friûl-Vignesie Julie in friulano, Furlanija-Julijska krajina in sloveno, Friaul-Julisch Venetien in tedesco, Friul-Venesia Jułia in veneto, in sigla F-VG o FVG) è una regione italiana a statuto speciale dell'Italia nord-orientale di 1 192 898 abitanti,[3] con capoluogo Trieste, composta da due regioni geografiche con caratteristiche storico-culturali diverse: la regione storico-geografica del Friuli, che comprende gli ambiti provinciali di Pordenone, Udine e Gorizia[7], e la Venezia Giulia, che comprende (sovrapponendosi in parte) quelli di Trieste [8][9] e di Gorizia; quest'ultima accezione, assieme alla Venezia Euganea e alla Venezia Tridentina, forma la regione di concezione ottocentesca delle Tre Venezie o Triveneto.

Friuli-Venezia Giulia
Regione autonoma a statuto speciale
(IT) Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia
(FUR) Regjon autonome Friûl-Vignesie Julie
(SL) Avtonomna dežela Furlanija-Julijska Krajina
(DE) Friaul-Julisch Venetien
(dettagli)
(dettagli)
Friuli-Venezia Giulia – Veduta
Friuli-Venezia Giulia – Veduta
Vedute (dall'alto a sinistra in senso orario) di Gorizia, Pordenone, Udine e Trieste
Localizzazione
Stato Italia
Amministrazione
CapoluogoTrieste
PresidenteMassimiliano Fedriga (LSP) dal 3-5-2018
Lingue ufficialiitaliano, sloveno, friulano, tedesco[1]
Data di istituzione31 gennaio 1963 mediante legge costituzionale
Territorio
Coordinate
del capoluogo
45°38′10″N 13°48′15″E
Altitudine206[2] m s.l.m.
Superficie7 924,36 km²
Abitanti1 192 898[3] (30-9-2022)
Densità150,54 ab./km²
Province4 enti di decentramento regionale
Comuni215
Regioni confinanti Veneto,
 Carinzia ( Austria),
Alta Carniola ( Slovenia),
Goriziano ( Slovenia),
Litorale-Carso ( Slovenia)
Altre informazioni
Lingueitaliano, sloveno, friulano, tedesco, veneto
Fuso orarioUTC+1
ISO 3166-2IT-36
Codice ISTAT06
Nome abitantifriulani (Friuli) e giuliani (Venezia Giulia)
Patronosanti Ermacora e Fortunato
PIL(nominale) 37.642 mln
PIL procapite(nominale) 30.900 [4](2017)
(PPA) 31.400 [4](2017)
Rappresentanza parlamentare8 deputati
4 senatori
Cartografia
Friuli-Venezia Giulia – Localizzazione
Friuli-Venezia Giulia – Localizzazione
Friuli-Venezia Giulia – Mappa
Friuli-Venezia Giulia – Mappa
Mappa della regione con i quattro enti di decentramento regionale.
Sito istituzionale

La regione insieme al Trentino-Alto Adige, fa parte dell’Europa centrale.


Geografia fisica


Lo stesso argomento in dettaglio: Enti di decentramento regionale e Unione Territoriale Intercomunale.
La suddivisione in uso dal 2014 al 2020, con il territorio ripartito in UTI.
La suddivisione in uso dal 2014 al 2020, con il territorio ripartito in UTI.

Il Friuli-Venezia Giulia occupa l'estremità nord-orientale del territorio italiano e ha una superficie di 7845 km². Il territorio regionale è composto dalla regione storico-geografica del Friuli, che costituisce la larghissima maggioranza della sua superficie, e dalla parte di Venezia Giulia rimasta all'Italia dopo la seconda guerra mondiale: la demarcazione tra le due regioni storico-geografiche è costituita dalla foce del fiume Timavo, presso San Giovanni di Duino, al confine delle ex province di Gorizia e Trieste. La regione confina:


Geomorfologia


Morfologicamente la regione può essere suddivisa in 4 regioni naturali:


Orografia


Lo stesso argomento in dettaglio: Prealpi Carniche, Alpi Carniche, Alpi e Prealpi Giulie e Carnia.
Monte Coglians (Alpi Carniche)
Monte Coglians (Alpi Carniche)
Jôf di Montasio (Alpi Giulie)
Jôf di Montasio (Alpi Giulie)
Cima dei Preti (Prealpi Carniche)
Cima dei Preti (Prealpi Carniche)
Gran Monte, Monteaperta (Prealpi Giulie)
Gran Monte, Monteaperta (Prealpi Giulie)
Il fiume Tagliamento presso la città di Latisana con il ponte della ferrovia
Il fiume Tagliamento presso la città di Latisana con il ponte della ferrovia

Tutta la parte settentrionale del Friuli-Venezia Giulia è costituita da territorio montano, solcato da vallate in corrispondenza di corsi d'acqua come il Tagliamento e il Fella. La parte ad ovest del Fella, che comprende le Alpi e le Prealpi Carniche, separate dall'alto corso del Tagliamento, viene chiamata Carnia. I rilievi più importanti, da occidente ad oriente, sono tra le Dolomiti friulane (appartenenti alle Prealpi Carniche) la Cima dei Preti (2703 m), il Monte Duranno (2652 m) e la Cridola (2580 m); tra le Alpi Carniche il monte Coglians (che con i suoi 2780 m è la quota massima della regione), la Creta delle Chianevate (2769 m) e il monte Peralba (2691 m); tra le Alpi e Prealpi Giulie separate dalle Alpi Carniche dal cosiddetto Canal del Ferro italiane, lo Jôf di Montasio (2754 m), il Mangart (2677 m), lo Jôf Fuârt (2666 m) e il monte Canin (2587 m), che domina la pianura. A sud delle Prealpi Giulie è posto invece l'altopiano del Carso che si spinge a sud fin quasi all'Alto Adriatico.


Passi alpini, prealpini e di frontiera


Le singole voci sono elencate nella Categoria:Valichi del Friuli-Venezia Giulia.

I passi alpini si trovano appena finisce un rilievo. Ma i passi del Friuli-Venezia Giulia sono anonimi, ossia non hanno nome proprio. I passi principali sono:


Colline


Lo stesso argomento in dettaglio: Collio (territorio).

L'area collinare è situata a sud di quella montana e lungo la parte centrale del confine con la Slovenia. Il principale prodotto del settore agricolo in questa zona è il vino, la cui qualità, soprattutto la qualità bianca, è conosciuta in tutto il mondo (verduzzo friulano, ramandolo, picolit, terrano, vitovska). La parte più orientale della zona collinare è anche conosciuta come Slavia friulana, il cui nome ricorda le terre in cui dal VII secolo d.C. si erano insediate genti di origini slave.

La zona del Collio
La zona del Collio

Pianure centrali


Lo stesso argomento in dettaglio: Pianura friulana.

L'area pianeggiante che dalle colline arriva fino al mare Adriatico fa parte della cosiddetta pianura friulana, appartenente alla pianura veneto-friulana, ed è usualmente distinta in alta e bassa friulana. L'area è formata da un'alta pianura, situata a nord, con suoli formati da depositi fluviali grossolani e permeabili, e da una bassa pianura, a sud, con suoli formati da depositi fluviali fini e impermeabili. Tra le due si allunga, da nord/ovest a sud/est, la fascia delle risorgive, dove le falde acquifere sotterranee, provenienti da monte, affiorano in superficie dando vita a numerosi corsi d'acqua, detti per l'appunto "di risorgiva".

Tipico paesaggio della pianura friulana
Tipico paesaggio della pianura friulana

Nella bassa pianura il paesaggio è quello delle pianure irrigue, mentre nell'alta pianura il paesaggio è quello delle praterie aride dette magredi (magrêts o marsuris in lingua friulana), anche se negli ultimi decenni queste terre sono state messe a coltura ricorrendo a moderni ed efficaci sistemi di irrigazione. Gran parte della pianura friulana è ora adibita ad uso agricolo intensivo (mais e soia) e all'allevamento intensivo.

La Bassa Friulana all'altezza di Cervignano del Friuli
La Bassa Friulana all'altezza di Cervignano del Friuli

L'alta pianura friulana ha caratteristiche diverse nelle sue sezioni orientale e occidentale, separate dal corso del fiume Tagliamento. La seconda, percorsa dagli ampi greti ghiaiosi dei torrenti Cellina e Meduna, è spiccatamente più arida della prima. Le diverse caratteristiche dell'alta e della bassa pianura ne condizionano il popolamento: mentre nella prima gli insediamenti umani sono discontinui, nella seconda essi sono diffusi nel territorio e danno vita a conurbazioni. La maggior parte delle attività agricole della regione sono concentrate in questa zona.


Coste


Area che può essere ulteriormente suddivisa in due sottoaree, l'occidentale e centrale (in corrispondenza del Friuli) e quella orientale (Venezia Giulia), separate dalla foce del fiume Timavo. A ovest di questa la costa è bassa e sabbiosa con ampie lagune (laguna di Grado, Laguna di Marano e Riserva Naturale della Foce dell'Isonzo) oltre a famose località balneari quali Grado e Lignano Sabbiadoro. A est la costa è rocciosa dove l'altopiano carsico incontra l'Adriatico, fino al confine con la Slovenia. Sul finire della provincia di Gorizia e tutta quella di Trieste vi è infatti una porzione del Carso, caratterizzato da notevoli fenomeni geologici quali doline, numerose grotte (tra cui la Grotta Gigante) e fiumi sotterranei come il Timavo. I modesti rilievi del Carso italiano raggiungono la massima quota nei 672 m s.l.m. del Monte Cocusso, che segna il confine nazionale.


Idrografia


Il letto del fiume Tagliamento
Il letto del fiume Tagliamento
Il fiume Isonzo a Gorizia
Il fiume Isonzo a Gorizia

La regione possiede importanti fiumi come il Tagliamento che scorre dalla Carnia fino all'Adriatico sfociando tra Lignano Sabbiadoro e Bibione. Altro fiume importante della regione è l'Isonzo che nasce dalle Alpi Giulie e scorre fino al mare, sono presenti inoltre: il Livenza, il Torre, lo Stella, il Natisone, lo Judrio, il Timavo, il Cormor, il Fella il Degano ed il Piave. Le Prealpi carniche sono inoltre segnate da numerosi torrenti tra cui il Meduna e il Cellina che scendono verso la pianura friulana, mentre la zona pianeggiante è solcata da canali ad uso irrigativo-agricolo. I laghi più importanti della regione, tutti di piccole/medie dimensioni e posti in territori montani, sono:


Clima


Il clima del Friuli Venezia Giulia va dal clima mediterraneo delle zone costiere, a un clima temperato umido nelle pianure e nelle zone collinari, fino al clima alpino delle montagne. La temperatura annuale media di Trieste (dati 1994-2020) è di 15,9 °C, mentre quella della pianura va dai 13,5 ai 14,5 °C. La zona della regione più mite è quella litoranea presso Trieste, sia per l'influenza del mare più profondo, sia per la parziale protezione dell'altopiano carsico. Questo tratto di costa gode di un clima tra i più secchi d'Italia e, specie nelle minime, risulta quasi sempre sensibilmente più mite del resto della regione, contando in media (1994/2020) solo cinque minime sottozero (in genere di pochi decimi o di -1 o −2 °C) all'anno contro le 60 e oltre minime (che possono arrivare fino ai −10 °C e oltre) di alcune zone della pianura.

Sulla costa i venti principali sono la Bora da E-NE e lo Scirocco da Sud, che si alternano nel corso dell'inverno, mentre il Maestrale da O e le brezze predominano in estate. La zona della costiera triestina tra Sistiana e Miramare è riparata dal vento di Bora grazie al ciglione carsico sovrastante, mentre vi risultano esposte Trieste, il resto della costa, la bassa pianura, il cividalese e parzialmente la pianura da Palmanova a Gemona, zone sulle quali il vento nordorientale penetra sfruttando varie valli laterali delle Alpi Giulie. La montagna friulana ha un clima più rigido e piovoso e i livelli altimetrici delle nevicate e della vegetazione sono più bassi che nel resto delle Alpi.

Lo stesso argomento in dettaglio: Zone altimetriche d'Italia.

Geologia


Buona parte del Friuli collinare e montuoso è classificato come zona a rischio sismico moderato o elevato per la presenza di un sistema di faglie attive. Di rilevanza storica è stato il Terremoto del Friuli del 1976.


Ambiente


Laguna di Grado
Laguna di Grado

Flora


Il manto vegetale del Friuli Venezia Giulia risulta ampiamente modificato, rispetto alla sua conformazione originaria, dall'intervento umano. Determinante, a questo proposito, fu il disboscamento radicale cui la Regione fu soggetta in età moderna (XV-XVIII secolo) e che alterò profondamente, sotto il profilo naturalistico, quasi tutta la fascia pianeggiante meridionale e, in parte, anche quella collinare centrale e pedemontana. Le zone litoranee (soprattutto lagunari) ed alpine sono quelle maggiormente incontaminate, nonostante alcune di esse siano meta di consistenti flussi turistici (Grado e Lignano Sabbiadoro sulla costa, Tarvisio e il Tarvisiano, Forni di Sopra, Ravascletto e Arta Terme nelle Alpi). Il territorio friulano presenta una gran varietà di specie vegetali (oltre 3 000) molte delle quali proprie della zona, e si suddivide, sotto il profilo naturalistico, in cinque grandi sub-regioni.


Fauna


Dal punto di vista faunistico il Friuli Venezia Giulia può essere diviso in tre zone.

Ursus arctos
Ursus arctos

Storia


Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Friuli, Venezia Giulia e Storia di Trieste.

Origini del nome


Il nome Friuli è di origine romana e deriva dalla città di Forum Iulii (ora Cividale del Friuli) fondata da Giulio Cesare verso la metà del I secolo a.C. e divenuta, dopo la distruzione di Aquileia ad opera degli Unni nel 452 d.C., il capoluogo della regione Venetia et Histria, in posizione pedemontana più appartata, ma più sicura. Con le invasioni barbariche il nome, contrattosi nella forma attuale fu esteso a tutta la regione circostante sulla quale la città esercitava la sua giurisdizione, che divenne prima ducato, poi la marca ed infine la contea del Friuli. Anche il nome Venezia Giulia si richiama alla tradizione romana della Venetia et Histria e delle Alpes Iuliae, ricordando il dominio della Repubblica di Venezia e le imprese di Giulio Cesare e di Cesare Ottaviano Augusto, entrambi della Gens Iulia. Esso fu proposto nel 1863 dal glottologo goriziano Graziadio Ascoli.


Epoca preromana


Statua di Giulio Cesare a Cividale (Forum Iulii)
Statua di Giulio Cesare a Cividale (Forum Iulii)

Le etnie più antiche note nell'area o nelle vicinanze sono quelle degli Euganei di origine pre-indoeuropea (pianura occidentale) e dei Reti (Alpi occidentali), quest'ultimi affini agli Etruschi. Nella zona meridionale e nella vicina Istria fiorì anche la Cultura dei Castellieri, la cui identificazione con un popolo altresì noto è incerta. Successivamente si sovrapposero i Venetici, ai quali si sostituirono nel V secolo a.C. i Carni di origine celtica che introdussero, nei territori da loro occupati e in quelli limitrofi, nuove e avanzate tecniche di lavorazione del ferro e dell'argento.


Epoca romana


Roma intervenne nell'Istria con tre spedizioni militari (221, 178-177 e 129 a.C.), interessata al controllo delle regioni subalpine orientali. Nel 181 a.C. nasce la colonia di Aquileia e da qui si irradiò la potenza romana, vanamente contrastata dalle popolazioni indigene: nel 177 a.C. vennero debellati gli Istri e distrutta Nesazio la loro capitale.

Nel 129 a.C. furono battuti i Giapidi e nel 115 a.C. i Carni.Una raggiera di strade collegò Aquileia ai passi alpini e, a guardia di questi furono fondati altri centri, Iulium Carnicum (Zuglio) sulla strada di Monte Croce, Forum Iulii (Cividale) su quella di Piedicolle, ed ancora Tergeste (Trieste) e Pietas Iulia (Pola). Nel 42 a.C. tutta la regione fino al Formione (Risano) entrò a far parte dell'Italia il cui confine fu portato all'Arsa in età augustea, probabilmente tra il 18 e il 12 a.C. Le Alpi orientali ebbero allora il nome di Alpi Giulie. Questi territori fecero parte della Regio X Venetia et Histria, decima regione d'Italia, e la maggior parte delle loro città vennero ascritta a diverse tribù: Aquileia e Pola alla Velina, Iulium Carnicum alla Claudia, Forum Iuilii alla Scapita, Trieste alla Pupinia, Parenzo alla Lemonia. Nell'età di Marco Aurelio, il confine orientale dell'Italia supera le Giulie e comprende Emona (Lubiana), Albona e Tarsatica.

Il Foro di Aquileia
Il Foro di Aquileia

La regione subì un processo di romanizzazione analogo a quelle della altre parti dell'Impero, e le popolazioni sottomesse si limitarono a conservare memoria delle loro origini preistoriche nei toponimi (la desinenza "acco" dei nomi di molte località friulane si deve ai contadini gallo-romani). A lungo rimase vivo il culto di divinità locali, illiriche nell'Istria orientale, galliche (Beleno) in Friuli. Furono secoli di prosperità, affluiva in Aquileia gente da tutto il mondo romano, ospitava i comandi dell'esercito danubiano, della flotta delle vicende che portarono alla dissoluzione dell'Impero Romano furono tumultuose e drammatiche nella regione, esposta ai barbari e punto d'incrocio fra oriente e occidente. Nel 239 vi fu il "bellum aquileiense" fra le forze del senato e l'imperatore Massimino, che fu sconfitto e ucciso.

Le opere di fortificazione lungo l'arco delle Alpi Giulie, iniziate già alla fine del II sec. vennero a formare col tempo un complesso sistema difensivo imperniato sul Castellum di Castra (Aidussina) e si diffusero pure le cinte murate; ma il Limes Italicus Orientalis non impedì a Teodosio, vittorioso sul Frigido (Vipacco) nella Battaglia del Frigido contro Eugenio di saccheggiare Aquileia nel 394 d.C. Infine nel 452 la città fu assediata e predata da Attila, con questo episodio si può far terminare il periodo romano della storia della parte nord-orientale d'Italia.


Epoca medievale



Epoca moderna


Città di Palmanova, fondata dai Veneziani nel 1593
Città di Palmanova, fondata dai Veneziani nel 1593

Epoca contemporanea


Lo stesso argomento in dettaglio: Lombardo Veneto e Regno d'Italia.

La costituzione del Regno d'Italia rafforzò l'irredentismo, non solo nell'Istria ma anche a Trieste e a Gorizia. Questa affermazione era favorita dal sistema elettorale austriaco. Il processo di industrializzazione di Trieste, di Monfalcone e Pola diventata dopo il 1866 una grande base navale, inserì nella lotta politica una consistente e ben organizzata forza politica: il partito socialista, mentre la situazione internazionale, causata dalla Triplice Alleanza rendeva spesso difficile l'azione dell'irredentismo che ebbe le sue principali manifestazioni a Trieste e in genere nelle città.

Il movimento politico dei cattolici ebbe le sue maggiori affermazioni nel goriziano fortemente caratterizzato dal nazionalismo cattolico slavo. Queste lotte favorirono un notevole processo culturale e sociale, come pure della coscienza nazionale tra gli italiani a cui l'Impero austriaco cercò di contrapporsi favorendo l'austroslavismo nei territori interessati. La guerra italo-austriaca del 1915 ebbe tra i suoi obiettivi fondamentali l'annessione della Venezia Giulia all'Italia. Essa fu combattuta per la maggior parte nel territorio della regione che risentì duramente delle operazioni belliche. A oriente e occidente del fiume Isonzo la regione fu retrovia del conflitto per tre anni e patì gravissimi danni nei porti e nelle valli dell'Isonzo dove Gorizia fu quasi totalmente rasa al suolo. Sugli italiani gravò l'oppressione poliziesca dell'Austria e dopo la rotta di Caporetto nel 1917 il Friuli subì la dura prova dell'invasione e dell'esodo di parte della popolazione e delle conseguenti spoliazioni.

Modifica del confine tra Italia e Jugoslavia e conseguenze per le popolazioni confinarie
Modifiche al confine orientale italiano dal 1920 al 1975: dopo la prima guerra mondiale il Litorale austriaco, poi ribattezzato Venezia Giulia, fu assegnato, nel 1920, all'Italia con il trattato di Rapallo (con ritocchi del suo confine nel 1924 dopo il trattato di Roma)
     Aree annesse definitivamente all'Italia nel 1920
     Aree annesse al Regno d'Italia nel 1920, passate al Territorio Libero di Trieste nel 1947 con i trattati di Parigi e assegnate all'Italia nel 1975 con il trattato di Osimo
     Aree annesse al Regno d'Italia nel 1920, passate al Territorio Libero di Trieste nel 1947 con i trattati di Parigi e assegnate alla Jugoslavia nel 1975 con il trattato di Osimo
     Aree annesse al Regno d'Italia nel 1920 e poi assegnate alla Jugoslavia nel 1947 con i trattati di Parigi
Modifiche al confine orientale italiano dal 1920 al 1975: dopo la prima guerra mondiale il Litorale austriaco, poi ribattezzato Venezia Giulia, fu assegnato, nel 1920, all'Italia con il trattato di Rapallo (con ritocchi del suo confine nel 1924 dopo il trattato di Roma)

     Aree annesse definitivamente all'Italia nel 1920

     Aree annesse al Regno d'Italia nel 1920, passate al Territorio Libero di Trieste nel 1947 con i trattati di Parigi e assegnate all'Italia nel 1975 con il trattato di Osimo

     Aree annesse al Regno d'Italia nel 1920, passate al Territorio Libero di Trieste nel 1947 con i trattati di Parigi e assegnate alla Jugoslavia nel 1975 con il trattato di Osimo

     Aree annesse al Regno d'Italia nel 1920 e poi assegnate alla Jugoslavia nel 1947 con i trattati di Parigi

Nella determinazione del confine avvenuta dopo la prima guerra mondiale vennero prese in considerazione soprattutto le pretese territoriali vantate dal Regno d’Italia, al quale vennero assegnati territori abitati da circa 490.000 abitanti di lingua slovena e croata, contro i 15.000 italiani residenti nei territori assegnati alla Jugoslavia.

Nella determinazione del confine avvenuta dopo la seconda guerra mondiale vennero in parte soddisfatte anche le aspirazioni delle popolazioni slave (sloveni e croati) insediati nelle aree contese; ciò nonostante, alla fine della disputa, le aree assegnate all’Italia risultavano abitate ancora da circa 100.000 sloveni, mentre le aree assegnate alla Jugoslavia risultavano abitate da circa 250.000 italiani. [12][13]

Il Friuli Venezia Giulia raggiunge l'attuale conformazione dopo la seconda guerra mondiale. Il 10 febbraio 1947, alla fine della seconda guerra mondiale, l'Italia, sconfitta, aveva firmato a Parigi il Trattato di Pace con le potenze alleate (e associate) vincitrici, perdendo gran parte della Venezia Giulia. L'istituzione della regione autonoma deve però aspettare il ricongiungimento del Territorio Libero di Trieste che avviene di fatto nel 1954 con il Memorandum di Londra (de iure solo nel 1975 con il Trattato di Osimo). Lo statuto speciale della regione autonoma viene promulgato nel 1963.[14] La scelta di Trieste come capoluogo regionale fu fatta per dare alla città giuliana, privata dei propri tradizionali mercati di sbocco e della propria zona di influenza fin dalla fine della prima guerra mondiale e del proprio immediato entroterra subito dopo la seconda, un ruolo amministrativo importante. Trieste, dalla storia recente importante e travagliata, fu nel XIX secolo il principale porto dell'Impero austro-ungarico ed uno dei maggiori empori del Mediterraneo, nonché polo culturale di indiscussa importanza. La città che, dalla fine dell'Ottocento, era divenuta anche uno dei simboli del nazionalismo italiano, risultava però al momento del congiungimento essere estranea alla regione storica e geografica del Friuli.

Udine, da parte sua, fin dal XIII secolo diviene una delle città in cui risiedeva il Patriarca di Aquileia, in età medievale una degli stati più estesi ed importanti dell'Italia settentrionale. Il patriarcato di Aquileia si dotò, molto precocemente, di una Università istituita a Cividale del Friuli nel 1353 per concessione diretta dell'imperatore Carlo IV. La città di Udine continua ancora oggi con i suoi centri culturali a mantenere viva la storia e le tradizioni delle terre di cui storicamente fa capo. Nel dicembre 2017 è stato approvato il passaggio alla regione del comune di Sappada, proveniente dalla regione Veneto (provincia di Belluno), concludendo un iter iniziato con un apposito referendum tenutosi nel 2008.


Onorificenze


Medaglia d'oro al valor militare
«Fedele alle tradizioni dei padri, il Friuli, dopo l’8 settembre 1943, sorgeva compatto contro il tedesco oppressore, sostenendo per diciannove mesi una lotta che sa di leggenda. A domarne la resistenza il nemico guidava e lanciava, in disperati sforzi, orde fameliche di mercenari stranieri animati da furore barbarico, ma l’indomito valore e la fede ardente delle genti friulane vincevano sulle rappresaglie, sulla fame, sul terrore. Nelle giornate radiose dell’insurrezione i suoi ventimila partigiani, schierati dai monti al mare, scattavano con epico eroismo per ridonare a vita e a libertà la loro terra, su cui, per la seconda volta nella storia dell’Italia unita, era passata la furia devastatrice del barbaro nemico. Tremilasettecento morti e feriti, settemila deportati, ventimila perseguitati che sentono ancora nello spirito le ansie e i patemi e nelle carni il bruciore delle ferite e delle torture, testimoniano il cruento e glorioso sacrificio offerto dal popolo alla Madre comune, e dai roghi ardenti dei paesi distrutti si alza al cielo, purificatrice oltre ogni orrore, la sacra fiamma dell’amore per l’Italia. Settembre 1943 - maggio 1945»
 Roma, decreto del Capo provvisorio dello Stato 16 marzo 1947[15]
Attestato e medaglia di bronzo dorata di eccellenza di I classe di pubblica benemerenza del Dipartimento della Protezione civile
«Per la partecipazione all'evento sismico del 6 aprile 2009 in Abruzzo, in ragione dello straordinario contributo reso con l'impiego di risorse umane e strumentali per il superamento dell'emergenza»
 Roma, decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 11 ottobre 2010 [16]
Medaglia d'oro al merito civile
«In occasione di un disastroso terremoto l’intera popolazione del Friuli-Venezia Giulia dava prova collettiva di spirito civico e di forza morale, offrendo determinante contributo ed incondizionato impegno alla rapida ricostruzione morale e materiale dei paesi distrutti. Splendido esempio di grande solidarietà sociale e nobile spirito di abnegazione, meritevole dell’amministrazione e della gratitudine della Nazione tutta. Eventi sismici 1976»
 Roma, decreto del Presidente della Repubblica, 12 dicembre 2002 [17]

Società



Evoluzione demografica


Il Friuli-Venezia Giulia è formato da molteplici tradizioni culturali, storiche e produttive. Le province di Udine e Pordenone, zone un tempo agricole depresse, hanno visto negli anni un grande sviluppo industriale e la popolazione possiede un elevato tenore di vita, condizioni similari si sono create nella provincia di Gorizia. La città di Trieste e la sua provincia sono prevalentemente dedite al terziario e godono di un reddito pro capite fra i più alti d'Italia[18], mentre a livello di singoli comuni capoluogo è Udine a presentare il reddito pro-capite più alto[19][20]. Per quanto riguarda la distribuzione della popolazione sul territorio, un terzo della popolazione è concentrata nelle aree urbane di Udine (l'agglomerato conta circa 175 000 abitanti in 312 km², che comprende il capoluogo friulano e gli 11 comuni che lo circondano) e di Trieste (considerando l'intera provincia si contano circa 236 000 abitanti in 212 km²), mentre i restanti due terzi della popolazione regionale vive principalmente in piccoli e medi comuni; la montagna è poco popolata.

La regione è stata una delle zone che più ha risentito dei fenomeni migratori, causati da fattori quali l'economia depressa, le varie vicende belliche, i cambiamenti territoriali e il terremoto del 1976. Tra la fine dell'Ottocento e la fine della seconda guerra mondiale, salvo la breve parentesi della prima guerra mondiale, i flussi si sono diretti soprattutto verso l'Argentina e gli Stati Uniti. Con il secondo dopoguerra il fenomeno si invertì momentaneamente visto l'afflusso di migliaia di profughi dall'Istria e da Zara, per poi riprendere quasi contemporaneamente verso l'Europa centrale (Svizzera, Germania, Francia, Belgio), oltreoceano (Stati Uniti, Canada, Australia) e verso la zona del triangolo industriale (Piemonte, Lombardia, Liguria). Solo con gli anni settanta il Friuli Venezia Giulia si trasformò da terra di emigrati in regione ricettrice di flussi migratori provenienti sia dal resto d'Italia, sia, soprattutto, dall'estero. Fra le cause di tale inversione di tendenza vanno segnalate lo sviluppo industriale, profilatosi in forma netta e inequivocabile proprio in quegli anni, e la ricostruzione di parte della regione a seguito del terremoto del 1976, che richiamò in patria anche numerosi friulani.

Udine, Piazza della Libertà
Udine, Piazza della Libertà

A partire dagli anni ottanta del XX secolo la forte flessione del tasso di natalità che ha colpito con particolare forza il Friuli Venezia Giulia e, più in generale, tutta l'Italia centro-settentrionale è stata così compensata da un vigoroso flusso di immigrati. Tale flusso ha consentito alla regione una dinamica demografica positiva che, seppur molto modesta, non solo non si sarebbe prodotta in assenza degli immigrati, ma sarebbe stata sicuramente di segno negativo. Nel 2019 i nati sono stati 7 495 (6,2‰), i morti 14 318 (11,9‰) con un incremento naturale di −6 823 unità (-5,7‰)[21]. Le famiglie contano in media 2,2 componenti.

I comuni del Friuli-Venezia Giulia
I comuni del Friuli-Venezia Giulia
Provincia geografica Popolazione (al 31º agosto 2022) Superficie (km²) Densità (abitanti/km²) Incidenza %
Gorizia 138 658 459 302 11,599
Pordenone 310 237 2 178 142 25,953
Trieste 229 907 212 1.084 19,232
Udine 516 582 4 905 105 43,215
Friuli Venezia Giulia 1 195 384 7 924 151 100,00

Città

Vedute panoramiche delle prime otto città regionali
1 - Trieste
1 - Trieste
2 - Udine
2 - Udine
3 - Pordenone
3 - Pordenone
4 - Gorizia
4 - Gorizia
5 - La rocca di Monfalcone a Monfalcone
5 - La rocca di Monfalcone a Monfalcone
6 - Sacile
6 - Sacile
7 - Cordenons
7 - Cordenons
8 - Codroipo
8 - Codroipo

I primi 20 comuni del Friuli-Venezia Giulia al 31º agosto 2022[22]

Pos. Stemma Comune Provincia Popolazione
(abitanti)
Trieste TS 199 963
Udine UD 97 779
Pordenone PN 51 777
Gorizia GO 33 758
Monfalcone GO 29 954
Sacile PN 19 998
Cordenons PN 17 845
Codroipo UD 15 824
Azzano Decimo PN 15 725
10º San Vito al Tagliamento PN 15 134
11º Porcia PN 14 960
12º Tavagnacco UD 14 649
13º Cervignano del Friuli UD 13 570
14º Latisana UD 13 148
15º Muggia TS 12 909
16º Fontanafredda PN 12 772
17º Spilimbergo PN 11 867
18º Ronchi dei Legionari GO 11 786
19º Fiume Veneto PN 11 742
20º Maniago PN 11 541

Comuni

Lo stesso argomento in dettaglio: Comuni del Friuli-Venezia Giulia.

Etnie e minoranze straniere

Lo stesso argomento in dettaglio: Friuli.

La Legge n. 482 del 15 dicembre 1999, sancisce il riconoscimento istituzionale “delle popolazioni… germaniche,… slovene,… e di quelle parlanti… il friulano,… ” presenti in Friuli- Venezia Giulia:

Lingue del Friuli-Venezia Giulia      Lingua friulana     Lingua veneta     Lingua slovena     Lingua bavarese
Lingue del Friuli-Venezia Giulia

     Lingua friulana

     Lingua veneta

     Lingua slovena

     Lingua bavarese

La targa in tutte le lingue della regione al Consiglio regionale, Trieste
La targa in tutte le lingue della regione al Consiglio regionale, Trieste
Segnaletica multilingue presso Trieste
Segnaletica multilingue presso Trieste

Il 31 dicembre 2019 su una popolazione di 1 206 216 residenti si contavano 107 265 stranieri (8.9% della popolazione totale). Prevalgono i cittadini dell'Est Europa (Romania, Albania, Ucraina, ex Jugoslavia)[23].


Lingue e dialetti

Lo stesso argomento in dettaglio: Lingua friulana, Lingua slovena in Italia, Sauris § Lingue e dialetti, Dialetto resiano, Dialetto veneto-udinese, Dialetto triestino, Dialetto bisiaco, Dialetto pordenonese, Timau e Lingua veneta.

Il Friuli Venezia Giulia è una terra di confine e di incontro di popoli.

Nel Friuli Venezia Giulia l'italiano, lingua ufficiale dello Stato, lingua di cultura e principale lingua d'uso, è parlato dalla quasi totalità degli abitanti. La Regione autonoma ha anche riconosciuto ufficialmente come lingue regionali il friulano, lo sloveno ed il tedesco. Sono molto utilizzati come lingua dialettale altri idiomi sia neolatini che di altre famiglie linguistiche. Accanto all'italiano sono in regime di co-ufficialità le lingue regionali:

La lingua slovena e le parlate germanofone sono tutelate dalla legge nazionale 482/99. La lingua slovena è tutelata anche dalla lg. 38/01 del 23 febbraio 2001 («Norme a tutela della minoranza linguistica slovena della regione Friuli Venezia Giulia») e dalla legge regionale n. 26 del 16 novembre 2007 («Norme regionali per la tutela della minoranza linguistica slovena»).

Accanto alle lingue sopra citate, in regione si parlano dei dialetti veneti, riconosciuti e tutelati dalla L.R. 17 febbraio 2010, n. 5 come «patrimonio tradizionale della comunità regionale»[26][27], come il triestino, il bisiaco, il dialetto gradese, il maranese, il muggesano, il liventino, il veneto dell'Istria e della Dalmazia, il dialetto udinese e il dialetto pordenonese[26]. Dialetti di tipo veneto si erano anche diffusi presso la borghesia urbana delle città di Gorizia, Latisana e Palmanova, ma a partire dal secondo dopoguerra sono poco diffusi a Latisana e Palmanova, mentre presentano ancora una certa vitalità a Gorizia[senza fonte]. Va segnalato che la diglossia costituisce praticamente la norma presso i friulanofoni e i venetofoni (friulano/italiano, veneto/italiano). Gli sloveni sono spesso bilingui e trilingui (sloveno/friulano/italiano in provincia di Udine – e in buona parte di quella di Gorizia – e sloveno/veneto/italiano in quella di Trieste e in alcune zone del goriziano) e lo stesso si può dire per i tedeschi di Sauris e a Timau (tedesco/friulano/italiano). Nella Val Canale non è raro trovare persone che possono esprimersi correttamente in ben quattro idiomi: tedesco, italiano, friulano e sloveno. L'inno della Regione Friuli Venezia Giulia è "Decima Regio", scritto dal Mº Giovanni Canciani (1936-2018).


Politica


La Sede della Regione Friuli Venezia Giulia a Trieste
La Sede della Regione Friuli Venezia Giulia a Trieste

Con legge costituzionale n.1 del 31 gennaio 1963, entrata in vigore il 16 febbraio 1963, il Friuli-Venezia Giulia è costituito in Regione autonoma, fornita di personalità giuridica, entro l'unità della Repubblica Italiana, sulla base dei principi della Costituzione, secondo tale Statuto. Nella Regione è riconosciuta parità di diritti e di trattamento tutti i cittadini, qualunque sia il gruppo linguistico al quale appartengono, con la salvaguardia delle rispettive caratteristiche etniche e culturali.

Lo stesso argomento in dettaglio: Presidenti del Friuli-Venezia Giulia, Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia ed Elezioni regionali in Friuli-Venezia Giulia.

Suddivisione amministrativa


La Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia ha istituito quattro Enti di decentramento regionale, corrispondenti alle preesistenti quattro province[28] e comprende 215 comuni.

In precedenza la Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia era suddivisa in quattro Province: Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine. Le prime tre vennero soppresse il 30 settembre 2017[29], mentre la provincia di Udine è rimasta attiva fino al 22 aprile 2018[30].


Città metropolitana


Il nuovo Statuto speciale della Regione, all'art.10, come modificato dalla legge costituzionale 1/2016, contempla anche la possibilità di istituire una Città metropolitana[31].


Unioni Territoriali Intercomunali (UTI)


Lo stesso argomento in dettaglio: Unione Territoriale Intercomunale.

Sul territorio regionale operavano, ai sensi della Legge regionale nº 26 del 12 dicembre 2014[32], 18 Unioni Territoriali Intercomunali, "forme obbligatorie di esercizio associato di funzioni comunali" che sono state cancellate in attuazione a successive leggi regionali.

L'obbligatorietà dei comuni di aderire alle UTI era stata abrogata con norma di legge proposta dalla Giunta regionale presieduta da Massimiliano Fedriga e approvata a maggioranza dal Consiglio regionale nel 2018.[33]. Le UTI sono state soppresse nel 2020 ai sensi della legge regionale 21/2019[28].

Unioni Territoriali Intercomunali SedeComuniex ProvinciaSito web
UTI GiulianaTrieste6Trieste UTI Giuliana.
UTI Carso Isonzo AdriaticoMonfalcone10Gorizia UTI Carso Isonzo Adriatico.
UTI Collio - Alto IsonzoGorizia15 UTI Collio - Alto Isonzo.
UTI del Canal del Ferro - Val CanaleTarvisio8Udine UTI del Canal del Ferro-Val Canale.
UTI del GemoneseGemona del Friuli6 UTI del Gemonese. URL consultato il 3 novembre 2022 (archiviato dall'url originale il 30 gennaio 2018).
UTI della CarniaTolmezzo28 UTI della Carnia.
UTI del Friuli CentraleUdine11 UTI del Friuli Centrale.
UTI del TorreTarcento9 UTI del Torre.
UTI Medio FriuliCodroipo11 UTI Mediofriuli.
UTI CollinareSan Daniele del Friuli15 UTI Collinare.
UTI del NatisoneCividale del Friuli17 UTI del Natisone.
UTI Riviera - Bassa FriulanaLatisana12 UTI Riviera - Bassa Friulana.
UTI Agro AquileieseCervignano del Friuli17 UTI Agro Aquileiese.
UTI del TagliamentoSan Vito al Tagliamento9Pordenone UTI del Tagliamento.
UTI delle Valli e delle Dolomiti FriulaneManiago22 UTI delle Valli e delle Dolomiti Friulane.
UTI Livenza - Cansiglio - CavalloSacile6 UTI Livenza - Cansiglio - Cavallo.
UTI Sile e MedunaAzzano Decimo6 UTI Sile e Meduna.
UTI del NoncelloPordenone7 UTI del Noncello.

Enti di decentramento regionale (EDR)


Lo stesso argomento in dettaglio: Ente di decentramento regionale.

Sul territorio regionale operano, ai sensi della Legge regionale nº 21 del 29 novembre 2019[34], quattro enti di decentramento regionale, ovvero "enti funzionali della Regione con personalità giuridica di diritto pubblico, dotati di autonomia gestionale, patrimoniale, organizzativa e contabile, sottoposti alla vigilanza e al controllo della Regione", che ereditano i confini e alcune strutture delle quattro province soppresse. Le 18 Unioni Territoriali Intercomunali sono state a loro volta soppresse nel 2020 ai sensi della già citata Legge regionale[28] e rimpiazzate dai quattro EDR a partire dal 1º luglio 2020.

Enti di decentramento regionale SedeComuniex ProvinciaSito web
Ente di decentramento regionale di GoriziaGorizia25Gorizia EDR di Gorizia.
Ente di decentramento regionale di PordenonePordenone50Pordenone EDR di Pordenone.
Ente di decentramento regionale di TriesteTrieste6Trieste EDR di Trieste.
Ente di decentramento regionale di UdineUdine134Udine EDR di Udine.

Tentativo di istituzione delle Province Autonome di Trieste e del Friuli

Nel 2015 alcuni sindaci, guidati dal sindaco di Rivignano Teor Mario Anzil[35], ed altri esponenti e movimenti politici regionali hanno intrapreso una raccolta firme convalidate dai notai[36] per la richiesta al Consiglio regionale di un referendum che abolisse le Unioni Territoriali Intercomunali e creasse, su modello del Trentino-Alto Adige, due province autonome, Friuli e Trieste. Il 5 luglio 2016, il Consiglio regionale con 25 voti contrari (PD, Cittadini e Sel) e 20 favorevoli (Forza Italia, Lega Nord, Autonomia Responsabile, Nuovo Centrodestra/Fratelli d'Italia, M5S)[37], non concedeva il referendum pur essendo state correttamente depositate in Consiglio regionale un numero di firme - vidimate dal notaio - sufficienti, a termini di legge, all'indizione del referendum stesso[38]. Nel 2016 con la modifica dello Statuto Speciale si prevede che in attuazione dei princìpi di adeguatezza, sussidiarietà e differenziazione, la Legge Regionale disciplina le forme, anche obbligatorie, di esercizio associato delle funzioni comunali[39].


Amministrazione politica regionale


Lo stesso argomento in dettaglio: Presidenti del Friuli-Venezia Giulia.

Il presidente della regione è Massimiliano Fedriga, eletto il 30 aprile 2018 con il 57,09% doppiando il candidato presidente di centro-sinistra Sergio Bolzonello. La sede dei lavori della giunta regionale è nel Palazzo del Lloyd Triestino, in Piazza dell'Unità d'Italia a Trieste.


Giunta regionale

Lo stesso argomento in dettaglio: Giunta regionale del Friuli-Venezia Giulia.

La giunta della XII legislatura è così composta:[40]


Consiglio regionale

Lo stesso argomento in dettaglio: Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia.

Ha sede presso il Palazzo del Consiglio Regionale, in Piazza Oberdan 6 a Trieste.[41] Il Consiglio regionale della XII legislatura è stato eletto con le elezioni del 2018.


Economia



Area friulana


Fino alla metà del novecento, soprattutto a causa delle distruzioni prodotte dagli eventi bellici, il Friuli si presentava come una terra rurale e povera, a differenza del resto del nord Italia. Le scarse possibilità economiche furono all'origine di un consistente flusso migratorio diretto non solo verso i paesi europei, ma anche verso gli Stati Uniti, il Canada, l'Argentina e l'Australia.

Negli anni novanta si è verificata la grande apertura dell'economia regionale[42] verso l'estero, favorita sia da fattori politici (come la fine della contrapposizione ideologica tra blocchi all'interno dell'Europa), sia da fattori monetari (la forte svalutazione della lira tra il 1993 ed il 1995). In questi anni l'export delle aziende friulane ha conosciuto una vera e propria esplosione, raddoppiando tra il 1992 ed il 1995. La parte del leone la facevano le province di Udine e Pordenone, seguite da quella di Gorizia. Le industrie meccaniche concentrano tuttora la maggiore quota di export a livello regionale, seguite da quelle del mobile.

Le esportazioni agli inizi degli anni novanta erano dirette soprattutto verso alcuni paesi dell'allora CEE. In seguito esse sono state canalizzate sia verso altri mercati occidentali che verso la Germania. L'export, tuttavia, è solo una delle forme di internazionalizzazione, la meno sofisticata e la più a rischio. Ciò costituisce una debolezza del sistema produttivo regionale, le cui imprese non gestiscono direttamente i canali di scambio ma si affidano il più delle volte ad intermediari. Il mercato del lavoro in Friuli è, dal punto di vista sociale, molto vicino all'optimum, ma la scarsità di manodopera rappresenta un cruccio per gli imprenditori. Con un tasso di disoccupazione bassissimo, molto vicino a quello strutturale, le aziende hanno fatto ricorso dapprima alla manodopera femminile (non completamente mobilitata fino agli anni novanta) ed in seguito a quella immigrata.


Agricoltura

Zona di vino doc/docg Superficie in ha
Friuli, Grave 6 047,85
Colli Orientali del Friuli 2 071,18
Collio 1 390,93
Friuli, Isonzo 1 281,82
Friuli, Aquileia 763,29
Friuli, Latisana 264,92
Friuli, Annia 81,04
Ramandolo 60,41

Produzione di vino doc/docg friulano
(fonte: Camere di commercio di Udine,
Pordenone e Gorizia, 2003)

L'agricoltura, arretrata quando costituiva quasi l'unica attività della Regione, ora non ha più l'importanza di un tempo, ma pur nelle sue ridotte dimensioni, è un settore di punta, ad alto contenuto tecnologico. Grande sviluppo ha avuto la viticoltura. Altre produzioni di qualità sono quella casearia e quella ortofrutticola. Negli ultimi decenni si è diffusa la coltivazione del mais[43].

Nella tabella a destra si espongono i dati, prodotti a cura delle Camere di commercio di Udine, Pordenone e Gorizia, relativi agli ettari di produzione, nell'anno 2003, di vino friulano a denominazione di origine controllata (doc) e a denominazione di origine controllata e garantita (docg).


Industria

Già nel XVIII secolo ebbe inizio una sensibile industrializzazione del Friuli. In particolare l'industria tessile conobbe, grazie al carnico Jacopo Linussio, una espansione in tutta la regione friulana. Nel secolo successivo si andò affermando l'industria della seta. L'industria friulana, uscita completamente distrutta da due guerre mondiali, riprese la sua espansione intorno agli anni sessanta con la creazione di un tessuto di piccole industrie e imprese artigianali; grande impulso allo sviluppo delle attività secondarie fu dato dalla nascita dei distretti industriali, tra cui il "triangolo della sedia", nella parte sud-orientale della provincia di Udine (Manzano, San Giovanni al Natisone, Corno di Rosazzo), i prosciuttifici di San Daniele del Friuli, il "triangolo del mobile" nella provincia di Pordenone (Brugnera, Prata di Pordenone, Pasiano di Pordenone).

I gelsi del Friuli

Proprio a causa dell'importanza dell'industria serica, il paesaggio friulano è caratterizzato dalla presenza di filari di gelsi, delle cui foglie si nutrono i bachi da seta. Con la crisi dell'industria della seta del XX secolo, la coltivazione dei gelsi ha perso la sua funzione economica e, pertanto, è in rapida diminuzione il loro numero. A causa della diffusione e dell'importanza di questo tipo di albero, in alcuni dialetti lingua friulana (per esempio nella zona di Udine) la parola morâr, che originariamente indicava solo il gelso, è passata a significare "albero" in senso generico.

Nella zona di Udine all'industria siderurgica ed alimentare di un tempo si è sostituita una rete di distribuzione commerciale di dimensioni medio-grandi concentrata specialmente a nord della città, mentre le industrie pesanti si sono trasferite nell'hinterland udinese oppure lontano dal capoluogo. Grande sviluppo ha avuto negli ultimi anni il distretto industriale dell'Aussa-Corno, incentrato sul porto fluviale di San Giorgio di Nogaro mentre a Cervignano del Friuli negli anni novanta è stato realizzato un interporto ferroviario per lo smistamento delle merci nelle direttrici nord-sud ed est-ovest verso la Slovenia e l'est europeo.


Terziario

In provincia di Udine, dal 2005, circa due terzi della forza lavoro è impegnata nel settore terziario.

Dal 2006 la banca austriaca Hypo Group Alpe Adria ha istituito la sua sede principale per l'Italia a Udine, mentre a Cividale del Friuli ha sede la Banca di Cividale, unico istituto bancario della regione ancora autonomo.


Turismo

Comune di Ovaro in Carnia
Comune di Ovaro in Carnia
Castello di Miramare
Castello di Miramare

Una voce importante dell'economia friulana è costituita dal turismo, con le località balneari di Lignano Sabbiadoro e Grado e il centro storico di Udine. Nella stagione invernale le località alpine (Forni di Sopra, Forni Avoltri, Ravascletto-Zoncolan, Paluzza e Sauris in Carnia, Tarvisio, Sella Nevea, Piancavallo, Pramollo e Claut) sono frequentate per le mete sciistiche.

Sono inoltre mete turistiche la longobarda Cividale del Friuli, il cui sito seriale “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)” è iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO[44], il centro medioevale di Venzone ed il sito archeologico di epoca romana di Aquileia, i centri storici di Gorizia e di Pordenone. Dal punto di vista ambientale e naturalistico assume sempre maggiore importanza tutta la regione alpina della Carnia, il Parco Naturale Regionale delle Dolomiti Friulane, il Parco Naturale Regionale delle Prealpi Giulie e l'oasi faunistica della Laguna di Marano.

Altre località turistiche: in provincia di Udine San Daniele del Friuli, Gemona del Friuli, Palmanova, Villa Manin, Villanova di Lusevera, Tarcento, Cervignano del Friuli, Tolmezzo e Sauris, in provincia di Gorizia Cormons, Grado, Monfalcone, il sacrario di Redipuglia e Gradisca d'Isonzo, in provincia di Pordenone Spilimbergo, Sacile, Porcia, Valvasone, San Vito al Tagliamento, Cordovado e Sesto al Réghena con la sua splendida Abbazia del XII secolo.

Negli ultimi anni il territorio di Trieste sta conoscendo crescenti interessi e valorizzazioni turistiche, con il Castello di Miramare fra i siti più visitati. Nel 2013 è stato il venticinquesimo sito statale italiano, con 241 404 visitatori[45].


Area triestina


Lo stesso argomento in dettaglio: Trieste § Economia.
La gru Ursus montata su pontone a Trieste
La gru "Ursus" montata su pontone a Trieste

Le attività commerciali e industriali della città sono ancora legate, anche se in misura minore rispetto al passato, al porto. Nonostante il ridimensionamento portuale sul piano economico e occupazionale (che fanno comunque del porto il primo per flusso di merci), la popolazione triestina gode di un alto tenore di vita (nel 2008 la Provincia di Trieste era seconda in Italia dopo quella di Milano[46]) e di elevati livelli di reddito[47].

La città è sede di compagnie assicurative, alcune fondate a Trieste fin dal periodo Asburgico o loro eredi: come Assicurazioni Generali, Genertel, SASA Assicurazioni, Allianz (già Lloyd Adriatico e Riunione Adriatica di Sicurtà).

Nel settore dell'industria ci sono stabilimenti che trattano la metallurgia e la meccanica industriale e navale, in funzione dalla fine dell'Ottocento.

La Ferriera di Servola è un complesso industriale specializzato nella produzione di ghisa, sito a Servola, un rione di Trieste. Il complesso siderurgico si estende per 560 000 metri quadri[48] e all'ottobre 2012 impiega direttamente circa 500 dipendenti più 300 dell'indotto[49].

La fabbrica macchine della Wärtsilä Italia, ex Grandi Motori Trieste, è il più grande stabilimento per la produzione di motori navali in Europa e uno dei più importanti di componenti per centrali elettriche. Lo stabilimento, in continua crescita, ha ricevuto anche delle commesse per le ricostruzioni di centrali in Iraq. Trieste è anche sede del gruppo Fincantieri (con cantieri presenti in Italia, Stati Uniti, Norvegia, Romania, Vietnam e Brasile), leader mondiale nella costruzione di navi da crociera e da supporto offshore e in ascesa nel settore della marina militare.

Grazie allo sviluppo dell'industria meccanica favorito dai numerosi cantieri navali, a partire dai primi anni del XX secolo vennero fondate anche società per la produzione di velivoli e autoveicoli, raggiungendo il massimo sviluppo a partire dal 1922[50], con l'insediamento di uno stabilimento della Ford e della sede legale della filiale italiana[51], per poi vedere chiudere le attività produttive dal 1931 in poi a causa delle pressioni della Fiat al regime fascista[52]. Le ultime imprese attive nella produzione di autoveicoli chiusero nel secondo dopoguerra.

A Trieste si trovano anche i laboratori della Flextronics e della Telit, importanti compagnie operante nel settore delle telecomunicazioni.

Nel settore alimentare possiamo ricordare importanti società come Illy (caffè), Principe e Sfreddo (salumi), Parovel, Potocco, Pasta Zara, Stock. Sono di fondazione triestina anche la Hausbrandt (caffè) e la Dreher.

Oltre il 90% di tutte le aziende industriali e buona parte di quelle artigianali (es. Zona Artigianale Dolina) trovano la loro sede nella zona industriale sita nelle valli di Zaule e delle Noghere, a cavallo dei Comuni di Trieste, Muggia e San Dorligo della Valle, amministrata dall'EZIT.

Nel capoluogo giuliano è presente un settore avanzato della ricerca scientifica, un sincrotrone, un centro avanzato di fisica teorica, e terziario avanzato.

A Trieste c'è anche la sede dell'Italia Marittima (ex Lloyd Triestino), società nata nel 1836, una delle più antiche e longeve compagnie di navigazione del mondo.


Dati economici

Di seguito la tabella che riporta il PIL ed il PIL procapite[53] prodotto nel Friuli Venezia Giulia dal 2000 al 2006:

2000200120022003200420052006
Prodotto interno lordo (in milioni di euro) 27 255,028 908,929 938,730 384,431 411,332 739,234 306,3
PIL ai prezzi di mercato per abitante (in euro) 23 101,424 449,325 209,425 428,426 143,427 135,728 342,9

Di seguito la classifica dei quattro comuni capoluogo di provincia per reddito imponibile medio ai fini Irpef (dati 2010, valori in euro)[19][20] e la relativa posizione a livello nazionale:

Comune capoluogoReddito pro-capitePosizione nazionale
Udine27241 22
Pordenone25985 33
Trieste24962 47
Gorizia23520 79

Nel 2004 la regione Friuli Venezia Giulia si è collocata al quindicesimo posto nella classifica del reddito pro capite di tutte le regioni dell'Unione europea[54].

Di seguito la tabella che riporta il PIL[55], prodotto in Friuli Venezia Giulia ai prezzi correnti di mercato nel 2006, espresso in milioni di euro, suddiviso tra le principali macro-attività economiche:

Macro-attività economicaPIL prodotto % settore su PIL regionale % settore su PIL italiano
Agricoltura, silvicoltura, pesca487,6 1,42%1,84%
Industria in senso stretto6638,2 19,35%18,30%
Costruzioni1355,7 3,95%5,41%
Commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni6882,1 20,06%20,54%
Intermediazione monetaria e finanziaria; attività immobiliari ed imprenditoriali8496,2 24,77%24,17%
Altre attività di servizi6861,4 20,00%18,97%
Iva, imposte indirette nette sui prodotti e imposte sulle importazioni3585,0 10,45%10,76%
PIL Friuli Venezia Giulia ai prezzi di mercato34306,3 

Gli arrivi turistici nel 2007 sono stati di 1 126 493 italiani e 792 526 stranieri[56].


Industria

L'industrializzazione del Friuli Venezia Giulia iniziò con lo sviluppo del settore dell'industria di base, con pochi grandi impianti, concentrata sulla costa. L'industria pesante è oggi in fase di assestamento con punte di rilievo nel settore metallurgico e navale. Notevole è stato lo sviluppo dell'azienda manifatturiera medio-piccola, a struttura generalmente familiare, derivante dall'esperienza dell'artigianato e diffusa in ogni parte della regione. È fiorente ormai in molti settori, come quello meccanico, soprattutto a Pordenone, quello tessile e quello dell'arredamento. In provincia di Udine, soprattutto nell'entroterra udinese, ha grande peso il settore terziario che rappresenta circa due terzi dell'occupazione totale. Presenti numerosi centri commerciali e centri di distribuzione, concentrati soprattutto a nord di Udine e nel Monfalconese. Le industrie pesanti, un tempo presenti nel capoluogo friulano (acciaierie Bertoli, SAFAU) si sono trasferite nell'hinterland udinese (ABS di Cargnacco) oppure lontano dal capoluogo (Danieli di Buttrio e Pittini di Osoppo). Particolare impulso all'industria manifatturiera è stato dato dall'istituzione dei distretti industriali (distretto della sedia a Manzano, distretto del mobile a Brugnera, i prosciuttifici di San Daniele del Friuli.


Infrastrutture e trasporti


Lo stesso argomento in dettaglio: Trasporti in Friuli-Venezia Giulia, Friuli Venezia Giulia Strade e Friuli Venezia Giulia Airport.
Stazione ferroviaria di Udine
Stazione ferroviaria di Udine

Il sistema infrastrutturale del Friuli Venezia Giulia consiste di linee ferroviarie, aeroportuali, autostradali, stradali e marittime. La rete ferroviaria si compone di 466 km di linee; 17 sono le principali stazioni, classificate come platinum, gold e silver. La regione è percorsa da due importanti direttrici internazionali:

La principale stazione ferroviaria del Friuli è la stazione di Udine, da cui si diramano le linee per Venezia, Trieste, Tarvisio e Cividale del Friuli.

La principale stazione del capoluogo è la stazione di Trieste Centrale, terminale per le linee da Venezia e Tarvisio-Udine. La stazione terminale per le linee dalla Slovenia è invece la stazione di Villa Opicina.

Di recente è stata costituita la stazione di Trieste Airport a servizio dell'aeroporto omonimo e della Piattaforma Intermodale Regionale di Ronchi dei Legionari.

Il servizio aeroportuale conta due aeroporti, uno civile e uno militare. Gli aeroporti civili sono quello internazionale di Trieste e quello militare di Udine-Campoformido.


Cultura e turismo


Lo stesso argomento in dettaglio: Musei del Friuli-Venezia Giulia.

In regione sono presenti impianti sciistici, come quelli di Piancavallo, di Forni di Sopra, di Ravascletto, di Pramollo, del Tarvisiano, di Sella Nevea, di Sappada e località balneari come Lignano Sabbiadoro e Grado.


Città d'arte


Tarcento, villa Moretti
Tarcento, villa Moretti
Cividale del Friuli, duomo di Santa Maria Assunta
Cividale del Friuli, duomo di Santa Maria Assunta

Terme[58]


Arta Terme
Arta Terme

Musei



Sacrari e cimiteri militari



Enogastronomia



Cucina


Lo stesso argomento in dettaglio: Cucina friulana, Cucina goriziana, Cucina triestina e Prodotti agroalimentari tradizionali friulani e giuliani.

Il panorama gastronomico riflette le diverse componenti del Friuli Venezia Giulia, riuscendo anche a operare sintesi come nel Goriziano o a Trieste, dove la cucina fonde in tre uniche culture italiana, slava e germanica ed in certi casi anche greche ed ebraiche.

Tra i prodotti e i piatti tipici della regione troviamo:


Vini


Plinio il Vecchio narra che l'imperatrice Giulia Augusta "mise in conto al vino Pucino (“Nasce nel seno del mare Adriatico non lontano dalla sorgente del Timavo, su un colle sassoso; il soffio del mare ne cuoce poche anfore, medicamento che è superiore ad ogni altro. […] La vite del Pucino è di colore nerissimo. I vini de Pucino cuociono nel sasso”) gli 86 anni di vita raggiunti, non bevendone altro". Erede del Pucinum, vino rosso e denso che Aquileia esportava in tutto l'impero, sarebbe il Refosco, un rosso robusto e ricchissimo di sali minerali. La civiltà della vita e del vino è una costante nel tempo in Friuli Venezia Giulia che oggi si esprime in una produzione qualitivamente altissima suddivisa in 10 zone Doc e 3 zone DOCG, sostenuta da iniziative che mirano a diffondere la conoscenza e a sottolineare il valore, non solo economico.


Media



Quotidiani



Periodici



Radio


Di servizio pubblico


Comunitarie


Commerciali


Televisione



Sport


Lo stesso argomento in dettaglio: Sport in Friuli-Venezia Giulia.

Piste sci di fondo



Onorificenze alla regione


Medaglia d'oro al valor militare
«Fedele alle tradizioni dei padri, il Friuli, dopo l’8 settembre 1943, sorgeva compatto contro il tedesco oppressore, sostenendo per diciannove mesi una lotta che sa di leggenda. A domarne la resistenza il nemico guidava e lanciava, in disperati sforzi, orde fameliche di mercenari stranieri animati da furore barbarico, ma l’indomito valore e la fede ardente delle genti friulane vincevano sulle rappresaglie, sulla fame, sul terrore. Nelle giornate radiose dell’insurrezione i suoi ventimila partigiani, schierati dai monti al mare, scattavano con epico eroismo per ridonare a vita e a libertà la loro terra, su cui, per la seconda volta nella storia dell’Italia unita, era passata la furia devastatrice del barbaro nemico. Tremilasettecento morti e feriti, settemila deportati, ventimila perseguitati che sentono ancora nello spirito le ansie e i patemi e nelle carni il bruciore delle ferite e delle torture, testimoniano il cruento e glorioso sacrificio offerto dal popolo alla Madre comune, e dai roghi ardenti dei paesi distrutti si alza al cielo, purificatrice oltre ogni orrore, la sacra fiamma dell’amore per l’Italia. Settembre 1943 - maggio 1945.»
 16 marzo 1947[15]
Medaglia d'oro al merito civile
«In occasione di un disastroso terremoto, l’intera popolazione del Friuli Venezia Giulia dava prova collettiva di spirito civico e di forza morale, offrendo determinante contributo ed incondizionato impegno alla rapida ricostruzione morale e materiale dei paesi distrutti. Splendido esempio di grande solidarietà sociale e nobile spirito di abnegazione, meritevole dell’amministrazione e della gratitudine della Nazione tutta.»
 12 dicembre 2002[61]
Attestato e medaglia di bronzo dorata di eccellenza di I classe di pubblica benemerenza del Dipartimento della Protezione civile
«Per la partecipazione all'evento sismico del 6 aprile 2009 in Abruzzo, in ragione dello straordinario contributo reso con l'impiego di risorse umane e strumentali per il superamento dell'emergenza.»
 D.P.C.M. 11 ottobre 2010, ai sensi dell'art.5, comma 5, del D.P.C.M. 19 dicembre 2008.

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Note


Annotazioni sul nome
  1. Nell'ultima riforma costituzionale dello Statuto di autonomia speciale del 2016 il trattino c'è ancora e non è mai stato eliminato dal nome della regione. Dalla Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana dell'8 agosto 2016: [5] Conseguentemente, il testo dello Statuto pubblicato sul sito ufficiale della regione non è pertanto conforme, relativamente al nome della regione, a quanto scritto nella legge costituzionale pubblicata sulla Gazzetta ufficiale l'8 agosto 2016 che, come verificabile dal link della Gazzetta ufficiale, presenta il nome della regione con il trattino tra Friuli e Venezia Giulia.
  2. Dall'interrogazione al Presidente della Giunta regionale (Illy), regione Friuli-VG, del novembre 2005 presentata dall'allora Consigliere regionale Maurizio Franz: "(…) Preso atto che nell'annuario 2004/2005 curato dal Consiglio regionale, è riportato, fra le prime pagine, il testo dello Statuto Speciale della regione e che, in esso, il nome della Regione è riportato senza trattino fra la parola "Friuli" e le parole "Venezia Giulia"; (…) RITENUTO pertanto che il testo dello Statuto riportato sull'annuario è sotto questo aspetto, formalmente scorretto; (…) RILEVATO che (…) si interroga il Presidente della regione per conoscere se concorda con l'esposizione dei fatti (…); se non ritenga che l'attività di "interpretazione" svolta in sede di redazione del testo dello Statuto contenuto sull'Annuario possa essere ricondotta a una volontà di carattere politico" - tratto dal saggio storico "Un trattino di troppo? Una strana storia poco conosciuta". Saggio pubblicato da pagina 240 a pagina 250 sulla ricerca storica pubblicata dalla Casa Editrice Kappa Vu - anno 2008 - con il titolo "Venezia Giulia - La regione inventata", autori vari. L'intera interrogazione del consigliere Franz è pubblicata integralmente nel saggio citato a pagina 248.
  3. L'art. 131 della Costituzione, nell'elencare le Regioni italiane, utilizza la dizione "Friuli-Venezia Giulia". Il trattino compariva altresì all'art. 116; la riforma costituzionale del 2001, tuttavia, nel riformulare la disposizione originaria dell'art. 116, ha omesso il trattino, utilizzando perciò la dizione "Friuli Venezia Giulia". Il trattino è venuto meno anche nello statuto della regione pubblicato nel sito ufficiale della regione, il quale, in precedenza, faceva uso del medesimo segno di punteggiatura (cfr. Statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia (archiviato dall'url originale il 9 marzo 2012).). Nondimeno la Corte costituzionale usa ancora la grafia "Friuli-Venezia Giulia" (cfr., da ultimo, la sent. Corte cost. 299/2013). Nell'ultima riforma costituzionale dello Statuto di autonomia speciale del 2016 nello Statuto il nome della regione è scritto con il trattino tra Friuli e Venezia Giulia, trattino che pertanto non è mai stato eliminato dal nome della regione nello Statuto di autonomia; vedi la Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana dell'8 agosto 2016: https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/08/08/16G00168/sg
Riferimenti
  1. La regione per il patrimonio linguistico - Comunità linguistiche regionali, su regione.fvg.it. URL consultato il 6 ottobre 2021.
  2. db-city.com (archiviato dall'url originale il 20 febbraio 2011).
  3. Bilancio demografico settembre 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it.
  4. Gazzetta Ufficiale.
  5. Bruno Migliorini et al., Scheda sul lemma "Friuli", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, 2016, ISBN 978-88-397-1478-7.
    Bruno Migliorini et al., Scheda sul lemma "Venezia", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, 2016, ISBN 978-88-397-1478-7.
  6. Friuli nell'Enciclopedia Treccani, su www.treccani.it. URL consultato il 2 luglio 2022.
  7. Venezia Giulia nell'Enciclopedia Treccani, su treccani.it. URL consultato il 15 agosto 2020.
  8. Friuli-Venezia Giulia nell'Enciclopedia Treccani, su treccani.it. URL consultato il 15 agosto 2020.
  9. Nata una cucciolata di lupi, in Friuli non accadeva da 100 anni: Lui trevigiano, lei veronese, su ilgazzettino.it. URL consultato il 13 aprile 2019 (archiviato il 13 aprile 2019).
  10. Per ulteriori approfondimenti vedi: Autori vari: Conoscere l'Italia, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, pag. 164 e seguenti (la parte oggetto del rif. è stata interamente scritta da Giorgio Valussi), Istituto Geografico de Agostini, Novara 1979
  11. France M. Dolinar ed altri, “Slovenski zgodovinski atlas”, Nova revija, Ljubljana, 2011, ISBN 978-961-6580-89-2
  12. Boris Gombač, Atlante storico dell'Adriatico orientale, Bandecchi &Vivaldi, Pontedera, 2007 - ISBN 978-88-8641-327-8
  13. Norme attuazione statutaria regione FVG (PDF), su consiglio.regione.fvg.it. URL consultato il 16 aprile 2018 (archiviato il 16 aprile 2018).
  14. Archiviato il 20 novembre 2018 in Internet Archive..
  15. https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/2010/11/26/277/sg/pdf
  16. https://www.quirinale.it/onorificenze/insigniti/137242
  17. , sotto il profilo della ricchezza prodotta la sua provincia continua a presentare redditi molto elevati ed in alcuni anni (1991 e 2005) primi in assoluto non solo in ambito regionale, ma anche nazionale. Per quanto riguarda i redditi provinciali degli anni 1991 e 2005 cfr. Sito del Corriere della Sera (archiviato dall'url originale il 13 febbraio 2009). e Sito del Comune di Bologna/Articolo de Il Sole 24 Ore (PDF) (archiviato dall'url originale il 9 aprile 2008).
  18. Maurizio Caprino, Francesca Milano,Marco Mobili,Giovanni Parente, Milano prima, calano i redditi alti (JPG), in Il Sole 24 Ore, 16 maggio 2012, p. 24. URL consultato il 1º maggio 2019 (archiviato il 12 novembre 2013).
  19. Maurizio Cescon, Redditi, Udine è la prima in regione, in Messaggero Veneto - Giornale del Friuli, Udine, 17 maggio 2012. URL consultato il 18 maggio 2012 (archiviato il 7 novembre 2012).
  20. Bilancio demografico anno 2019 e popolazione residente al 31 dicembre, su demo.istat.it. URL consultato il 9 gennaio 2021.
  21. Cfr. il sito ufficiale dell'ISTAT.
  22. Cittadini Stranieri. Popolazione residente e bilancio demografico al 31 dicembre 2019, su demo.istat.it. URL consultato il 9 gennaio 2021.
  23. Non c'è accordo sulla reale consistenza della comunità slovena in regione. La cifra di 61 000 unità è fornita dal Ministero dell'Interno. Notizia tratta da: Raoul Pupo, Il lungo esodo. Istria: le persecuzioni, le foibe, l'esilio, Milano, serie Rizzoli storica, RCS ed, 2005, p. 304.
  24. Legge n. 1012 del 19 luglio 1961: Disciplina delle istituzioni scolastiche nella provincia di Gorizia e nel Territorio di Trieste, su normattiva.it. URL consultato il 23 novembre 2012 (archiviato il 14 maggio 2014).
  25. L.R. 17 febbraio 2010 n.5, su lexview-int.regione.fvg.it. URL consultato il 21 settembre 2013 (archiviato il 25 settembre 2013).
  26. L.R. 17 febbraio 2010 n.5, su regione.fvg.it (archiviato dall'url originale il 25 settembre 2013).
  27. http://lexview-int.regione.fvg.it/FontiNormative/xml/xmlLex.aspx?anno=2019&legge=21&ID=art30&lista=0&fx=leg
  28. Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia - Soppressione delle Province del Friuli Venezia Giulia, su consiglio.regione.fvg.it. URL consultato l'11 gennaio 2018 (archiviato il 12 gennaio 2018).
  29. Copia archiviata, su provincia.udine.it. URL consultato il 17 maggio 2018 (archiviato il 4 maggio 2018).
  30. Statuto di autonomia, così modificato nell'art. 10 nel 2016: “art. 10 - Lo Stato può, con legge, delegare alla Regione ed ai Comuni, anche nella forma di Città metropolitane, l’esercizio di proprie funzioni amministrative.9”. ( 9 Le parole <<ed ai Comuni, anche nella forma di Città metropolitane,>> hanno sostituito le parole <<, alle Province ed ai Comuni>> per effetto dell’articolo 3, comma 1, della legge costituzionale 1/2016 )
  31. Lexview - Indice Legge regionale 12 dicembre 2014, n. 26, su lexview-int.regione.fvg.it. URL consultato il 25 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 26 gennaio 2018).
  32. Copia archiviata, su anteprima.ilfriuli.it. URL consultato il 2 dicembre 2018 (archiviato il 3 dicembre 2018).
  33. Lexview - Indice Legge regionale 29 novembre 2019, n. 21, su lexview-int.regione.fvg.it. URL consultato il 25 gennaio 2018.
  34. Referendum per le Province autonome di Udine e Trieste | Il Friuli, su ilfriuli.it. URL consultato l'8 ottobre 2019 (archiviato l'8 ottobre 2019).
  35. Un voto per il divorzio di Trieste e Friuli - Cronaca - Il Piccolo, su ilpiccolo.gelocal.it. URL consultato il 6 settembre 2016 (archiviato il 14 settembre 2016).
  36. Il Consiglio Fvg vota no al referendum province Friuli e Trieste - Askanews, su askanews.it. URL consultato il 6 settembre 2016 (archiviato l'11 settembre 2016).
  37. https://www.lavitacattolica.it/Regione/Referendum-negati-pronto-il-ricorso-in-tribunale
  38. *** NORMATTIVA ***, su normattiva.it. URL consultato il 2 novembre 2016 (archiviato il 27 maggio 2017).
  39. Regione autonoma Friuli Venezia Giulia - Giunta Regionale, su regione.fvg.it. URL consultato il 27 maggio 2020 (archiviato il 24 ottobre 2019).
  40. Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia - sito istituzionale, su consiglio.regione.fvg.it. URL consultato il 10 giugno 2007 (archiviato il 13 giugno 2007).
  41. NB: Questa sezione è stata spostata dalla voce Friuli, il testo necessita di essere revisionato con cura.
  42. Antonio Saltini, Eugenio Segalla, Dieci secoli di agricoltura, 50 anni di Coldiretti, Udine 1995.
  43. CIVIDALE LONGOBARDA PATRIMONIO dell'UNESCO., su cividale.net. URL consultato il 14 maggio 2015 (archiviato il 23 marzo 2015).
  44. Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, Visitatori e introiti dei musei. (PDF) (archiviato dall'url originale il 10 ottobre 2017).
  45. Qui di seguito si elencano i 6 parametri utilizzati da Il Sole 24 Ore per la determinazione del tenore di vita: 1) Pil pro capite; 2) depositi bancari pro capite; 3) importo medio delle pensioni; 4) consumi delle famiglie (per auto, mobili ed elettrodomestici); 5) indice Foi sul costo della vita; 6) costo delle abitazioni (Elaborazione de Il Sole 24 Ore su dati dell'Istituto Tagliacarne, ABI-Bankitalia, Istat, Inps, Findomestic, Centro Studi Sintesi ed Orizzonti Immobiliari). Cfr. Il Sole 24 Ore del 29 dicembre 2008 (Inserto: Dossier del Lunedì pag. 4)
  46. La Provincia di Trieste, corrispondente sotto il profilo demografico in massima parte alla città di Trieste, aveva, secondo le ultime rilevazioni del 2007 (Il Sole 24 Ore / Istituto Tagliacarne) un Pil di Euro 28.941,25 pro capite (del 17,2% superiore alla media nazionale). Cfr. Il Sole 24 Ore del 29 dicembre 2008 (Inserto: Dossier del Lunedì pag. 4)
  47. Forum Trieste 2011 (PDF), su forumtrieste2011.files.wordpress.com. URL consultato il 1º maggio 2019 (archiviato il 19 ottobre 2016).
  48. IlSole24Ore, su ilsole24ore.com. URL consultato il 28 giugno 2016 (archiviato il 20 agosto 2016).
  49. Between Agnelli and Mussolini: Ford's unsuccessful attempt to penetrate the Italian automobile market in the interwar period, Università di MIlano-Bicocca, pag.6 (PDF) (archiviato dall'url originale il 14 novembre 2011).
  50. media.ford.com Ford Timeline (archiviato dall'url originale il 16 dicembre 2005).
  51. Between Agnelli and Mussolini: Ford's unsuccessful attempt to penetrate the Italian automobile market in the interwar period, Università di MIlano-Bicocca, pag.8, 12 (PDF) (archiviato dall'url originale il 14 novembre 2011).
  52. Dati Istat - Tavole regionali, su istat.it. URL consultato il 5 gennaio 2008 (archiviato il 9 marzo 2008).
  53. Elaborazione della Camera di commercio di Milano, attraverso il Lab MiM, su dati Eurostat tratti dal rapporto "Regions: Statistical yearbook 2006. Data 1999-2004" (ottobre 2006) e relativi a 167 regioni europee (UE12, comprese le regioni dei paesi neo-ammessi dell'Est Europa: Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Ungheria e Romania; tra le regioni italiane non ci sono i dati per il Trentino-Alto Adige)
  54. Fonte Istat
  55. Dati Istat 2007 (PDF), su istat.it. URL consultato il 31 gennaio 2011 (archiviato il 13 novembre 2010).
  56. Trieste: vie i comunicazione, su itccarli.it. URL consultato il 25 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 6 febbraio 2013).
  57. Regione autonoma FVG, Twerme di Arta, Grado e Monfalcone, n. 1, 2017.
  58. La Mozartina - Cjargne Online, su cjargne.it. URL consultato il 1º febbraio 2021.
  59. Carniamusei: La rete museale della Carnia - Museo, su carniamusei.org. URL consultato il 1º febbraio 2021.
  60. Archiviato il 20 novembre 2018 in Internet Archive..

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[de] Friaul-Julisch Venetien

Friaul-Julisch Venetien, italienisch amtlich Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, furlanisch Friûl Vignesie Julie, slowenisch Furlanija Julijska krajina, ist eine autonome Region im äußersten Nordosten Italiens. Friaul-Julisch Venetien hat eine Fläche von 7924 km² und 1.211.357 Einwohner (Stand 31. Dezember 2019). Hauptstadt der Region ist Triest.
- [it] Friuli-Venezia Giulia

[ru] Фриули-Венеция-Джулия

Фриу́ли-Вене́ция-Джу́лия[2][3][4][5] (итал. Friuli-Venezia Giulia, фриул. Friûl-Vignesie Julie, венет. совр. Friułi-Venezsia Julia, словен. Furlanija-Julijska krajina, нем. Friaul Julisch Venetien) — область в Италии.



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