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Pordenone (IPA: [pordeˈnone][4], ascolta[?·info], Pordenon in veneto e in friulano[5]) è un comune italiano di 51 740 abitanti[1] del Friuli-Venezia Giulia.

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Pordenone (disambigua).
Pordenone
comune
Pordenone – Veduta
Pordenone – Veduta
Palazzo comunale e campanile della Concattedrale di San Marco Evangelista
Localizzazione
Stato Italia
Regione Friuli-Venezia Giulia
Provincia Pordenone
Amministrazione
SindacoAlessandro Ciriani (indipendente di destra) dal 20-6-2016 (2º mandato dal 5-10-2021)
Territorio
Coordinate45°57′45.36″N 12°39′22.68″E
Altitudine24 m s.l.m.
Superficie38,21 km²
Abitanti51 740[1] (30-4-2022)
Densità1 354,1 ab./km²
FrazioniComina, Borgomeduna, Rorai Grande, San Gregorio - Le Grazie, Torre, Vallenoncello, Villanova
Comuni confinantiAzzano Decimo, Cordenons, Fiume Veneto, Pasiano di Pordenone, Porcia, Prata di Pordenone, Roveredo in Piano, San Quirino, Zoppola
Altre informazioni
Lingueitaliano, veneto
Cod. postale33170
Prefisso0434
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT093033
Cod. catastaleG888
TargaPN
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona E, 2 459 GG[3]
Nome abitantipordenonesi
Patronosan Marco evangelista,
Madonna delle Grazie
Giorno festivo25 aprile e 8 settembre
Cartografia
Pordenone
Pordenone – Mappa
Pordenone – Mappa
Posizione del comune di Pordenone all'interno dell'ex provincia omonima.
Sito istituzionale

Principale città del Friuli occidentale (o destra Tagliamento), sorta sulla sponda occidentale del fiume Noncello (il cui breve corso termina poco oltre nel fiume Meduna, principale affluente del Livenza), al centro di un'area urbana di circa 86 000 abitanti costituita con il comune di Cordenons, a est, e quello di Porcia, a ovest, la sua passata vocazione portuale si evidenzia nel nome Portus Naonis (in latino "porto del [fiume] Naone" [o "Noncello"]).

Già capoluogo dell'omonima provincia, è sede dell'omonimo ente di decentramento regionale (EDR), istituito con Legge regionale 29 novembre 2019, n. 21 ("Esercizio coordinato di funzioni e servizi tra gli enti locali del Friuli Venezia Giulia e istituzione degli Enti di decentramento regionale"), ed operativo dal 1º luglio 2020. Anche dopo la soppressione della provincia, il comune di Pordenone ha mantenuto le prerogative connesse alla qualifica di "capoluogo di provincia"[6].


Geografia fisica



Territorio


Il territorio di Pordenone si trova nella bassa pianura friulana della Pianura padano-veneta, a Sud delle Prealpi Carniche. La collocazione del primo insediamento non è casuale: si trovava infatti su un percorso alternativo alla via Postumia, detto "stradalta"[7], che metteva in comunicazione le città romane di Opitergium (Oderzo) e Iulia Concordia (Concordia Sagittaria) con Bellunum (Belluno) e Iulium Carnicum (Zuglio) e la regione del Norico.

La bassa pianura pordenonese è caratterizzata da abbondanza di acque e dal fenomeno delle risorgive.[8]


Clima


Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Pordenone.

Pordenone appartiene alla zona climatica E.


Storia


Questa voce è parte della serie
Storia del Friuli
Voci principali
  • Carni
  • Il Friuli in epoca Romana
  • Patriarcato di Aquileia
  • Ducato del Friuli
  • Marca del Friuli
  • Marca di Verona e Aquileia
  • Principato patriarcale di Aquileia
  • Domini di Terraferma
  • Regno Lombardo-Veneto
  • Terremoto del Friuli del 1976
Storia delle città
  • Storia di Aquileia
  • Storia di Cividale del Friuli
  • Storia di Gorizia
  • Storia di Pordenone
  • Storia di Udine
Categoria: Storia del Friuli


Antichità


In epoca romana il nucleo urbano era situato nell'alto corso del fiume Noncello, pressappoco nel luogo dove oggi sorge la frazione di Torre. Le origini romane della città trovarono conferma nelle scoperte avvenute nel ventesimo secolo. Il conte Giuseppe di Ragogna, aristocratico possidente del castello di Torre, rinvenne, a seguito di una campagna di scavi (1940-1948, 1950-1952), i resti di una villa romana, adibita anche a sito di lavorazione e stoccaggio di prodotti agricoli e merci (la ricchezza dei reperti ritrovati, quali lacerti di affreschi di mano sapiente e materiale musivo di raffinata fattura, rispecchiano l'elevata agiatezza dei committenti). Il luogo venne scelto probabilmente per la presenza, più a nord, di un ampio guado fluviale, raggiungibile facilmente a piedi dalla "villa", presso la quale probabilmente esisteva anche un piccolo approdo fluviale.[9]


Medioevo


Con l'inizio del periodo alto-medievale (dal VI secolo) le vie fluviali assunsero maggiore importanza e il nucleo della città si spostò, di conseguenza, verso valle, in una posizione che permettesse l'approdo di barche di stazza maggiore. La città si sviluppò quindi sulla sponda destra del fiume Noncello, presso una insenatura che approfittava di una motta (collinetta, terrapieno) circondata a ovest dalla roggia Codafora e a nord-est da quella dei Molini.

Come il resto del Friuli fu parte del Ducato del Friuli longobardo e successivamente della Marca del Friuli, anche se tutto il periodo che va dall'epoca romana fino a circa il X secolo è, comunque, poco documentato. Recenti ritrovamenti nell'area del duomo di San Marco, e in particolare nell'area antistante il municipio e sotto il Palazzo Ricchieri[10], mostrano che Pordenone fu abitata, all'incirca sotto il regno di Berengario, da popolazioni provenienti dalla Carinzia, che all'epoca era di cultura slava (Carantani). Il primo probabile riferimento all'abitato di Pordenone si ha nel 1204 nel diario di viaggio di Wolger, vescovo di Passau, che sarebbe diventato patriarca di Aquileia.[11]

Per un breve periodo in cui la città fu parte integrante della Patria del Friuli, all'inizio del XIII secolo, probabilmente dopo il 1221, i Babenberg, duchi di Austria e di Stiria e già signori di Cordenons, ottennero dai signori di Castello, vassalli del Patriarca, il dominio su Pordenone.[12] È curioso osservare che i reali di Spagna, da ultimo Filippo VI di Spagna, si fregiano tutt'oggi del titolo di signori di Pordenone[13][14], duca di Carinzia e Stiria. I Babenberg diedero in concessione a signori locali, tra cui i di Ragogna, i compiti di amministratori ed esattori.[11] Con l'estinzione nel 1246 della famiglia dei Babenberg, i loro possedimenti tornarono all'imperatore Federico II.[12]

Pordenone venne conquistata da re Ottocaro II di Boemia durante la sua occupazione dei ducati d'Austria, di Stiria, Carinzia e Carniola tra il 1257 e il 1270.[12] Nel 1270 Ottocaro si proclamò "dominus Portusnaonis", sottolineando l'importanza che dava al dominio pordenonese.[12] Quando nel 1276 Ottocaro, sconfitto, fu costretto a restituire all'imperatore Rodolfo I d'Asburgo tutte le terre austriache e i domini vicini, anche Pordenone torna in mani imperiali[12], tanto che nel 1282 Pordenone divenne patrimonio personale della Casa d'Austria, rappresentando de facto un'enclave dell'arciducato d'Austria nel territorio del patriarcato di Aquileia.

Il castello di Torre e il piccolo territorio circostante, dopo le incursioni di Gregorio da Montelongo nel 1262, divennero invece proprietà dei patriarchi di Aquileia, che, successivamente, li concedono in feudo ai nobili di Prata e poi permutati con i signori di Ragogna.

Il villaggio di Vallenoncello appartenne per un lungo periodo al vescovo di Salisburgo.

Tra il XIII e il XIV secolo la frammentazione politica della zona si accentuò ulteriormente perché Corva (attuale frazione di Azzano Decimo) venne data ai di Prata che acquisiranno anche alcune parti di Fiume Veneto.

Nel 1291 il duca Alberto I d'Asburgo concede alla città un primo statuto[12] che rimase in vigore fino al 1438, quando fu steso un nuovo statuto più adeguato alle nuove necessità del comune.[15] Questo secondo testo rimase in vigore fino all'inizio del Cinquecento.[15] Nel XIV secolo l'insediamento di Pordenone si ingrandì notevolmente grazie ai fiorenti traffici commerciali fluviali e, nel 1314, le venne conferito lo status di città.[16] Il 23 agosto 1318 un furioso incendio devastò la città che fino ad allora era costruita quasi completamente in legno. Dopo questo disastro fu presa la decisione di ricostruire la città con edifici in pietra.[12] Nel 1347 fu inaugurato il campanile[17], edificato accanto al duomo di San Marco. Il pordenonese rimase sempre un territorio di interesse per i Patriarchi, che più volte tentarono di conquistarlo.[18] L'attuale stemma della città venne concesso all'inizio del 1400 da Guglielmo I d'Asburgo. Lo stemma è quasi uguale a quello che era stato concesso in precedenza da Ottocaro.[19]

Durante l'invasione veneziana del 1420 che portò all'annessione dello stato patriarcale di Aquileia alla repubblica di Venezia i possedimenti asburgici non verranno toccati.[19] Pordenone continua quindi a essere un'enclave austriaca. Nel 1499 il Friuli subì la peggiore invasione turca della sua storia. I turchi (che erano in realtà soprattutto bosniaci) seminarono morte e devastazione anche nei dintorni di Pordenone, mentre la città stessa riuscì a salvarsi grazie alle sue mura. I turchi infatti non erano in grado di sostenere un assedio.[20]

La città subì - come quasi tutte le città del tempo - anche molte pestilenze ed epidemie (nel 1444, 1485, 1527, 1556 e 1576), la peggiore delle quali avvenne nel 1630, quando morì quasi la metà della popolazione.

Scudo funebre recante lo stemma di Pordenone (1493) - Wien Museum Karlsplatz, Vienna, Austria.
Scudo funebre recante lo stemma di Pordenone (1493) - Wien Museum Karlsplatz, Vienna, Austria.

Età moderna


Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Repubblica di Venezia.

Il 20 aprile 1508 il capitano di ventura Bartolomeo d'Alviano "guida le armi venete alla conquista di Pordenone"[21], togliendola agli Asburgo per conto della repubblica di Venezia. Venezia mantenne la città solo per un biennio poiché nel 1509 la perse nuovamente. Tuttavia, nel 1514, lo stesso Bartolomeo d'Alviano la riportò definitivamente sotto il controllo della Serenissima. Il passaggio definitivo dagli Asburgo a Venezia, tuttavia, avvenne solo con la Dieta di Worms del 3 maggio 1521.[22] Venezia non governò direttamente la città, preferendo concederla in feudo a Bartolomeo d'Alviano, che la resse a signoria[23]. Alla sua morte, avvenuta nel 1515, gli succedette la consorte Pantasilea Baglioni, sorella del capitano di ventura Giampaolo Baglioni, e quindi il figlio Livio (notevole il suo presunto ritratto a opera del Pordenone nel duomo della città), morto in battaglia nel 1537.

In quell'anno Pordenone e i territori limitrofi passarono sotto il diretto controllo della Repubblica di Venezia e vi rimasero per più di due secoli e mezzo. La Serenissima mantenne gli statuti della città e ne riconobbe, per lo meno su carta, i privilegi già acquisiti durante la signoria degli Asburgo; provvide inoltre a riattivare l'economia pordenonese realizzando un nuovo porto e potenziando le attività manifatturiere.


Età contemporanea


Situata tra Udine e Venezia, collegata alla linea ferroviaria e stradale Venezia-Pordenone-Udine e Gorizia, Pordenone nei secoli diciottesimo e diciannovesimo trovò un perfetto equilibrio fra una cultura conservatrice tradizionale di impianto veneto e un soffio innovatore arrivato dal mondo francese e da quello austro-ungarico: il fronte dei conservatori, pur ammiccando al progresso di altre Nazioni, manteneva uno stretto rapporto sociale e culturale con Venezia e il mondo della tradizione tramandato, mentre dal lato opposto i progressisti cercavano di staccarsi dal passato per abbracciare le nuove idee arrivate in particolare con la campagna napoleonica del 1797.[24]

Con la caduta di Venezia Pordenone subì un primo ritorno all'Austria, seguito dalla parentesi napoleonica. A seguito della capitolazione di Bonaparte e delle decisioni prese nel congresso di Vienna la città ritornò a fare parte dell'Impero d'Austria e fu aggregata con il resto del Friuli e del Veneto al regno Lombardo-Veneto: fu così inclusa dagli austriaci nella provincia del Friuli che aveva come capoluogo Udine. La realizzazione della strada Pontebbana e della linea ferroviaria (1855) Venezia-Pordenone-Udine condusse, da una parte, a un'inesorabile decadenza del porto e del percorso fluviale, ma, dall'altra parte, diede inizio all'affermarsi dell'industria. A partire dagli anni 1840 sorsero numerosi cotonifici che affiancarono le già numerose cartiere e la fabbrica della Ceramica Galvani.

Dopo l'annessione al regno d'Italia, avvenuta nel 1866, l'introduzione dell'energia elettrica nel 1888 consentì la modernizzazione degli impianti e un incremento nella produzione industriale[25]. Dal 1º novembre 1915 la città ospitò la sede del Gruppo comando supremo che, il 15 aprile 1916, divenne IV Gruppo e che poi restò fino al maggio 1917.Il 10 aprile 1917 nacque anche l'XI Gruppo che rimase fino alla battaglia di Caporetto.

Le distruzioni arrecate dalla prima guerra mondiale e la crisi del 1929 trascinarono il settore cotoniero in un lento declino da cui non si sarebbe più ripreso. Dopo la seconda guerra mondiale la Zanussi (ora facente parte della multinazionale svedese Electrolux), sino ad allora soltanto una piccola azienda di produzione di cucine economiche con alimentazione a legna o gas, divenne un colosso europeo nel campo degli elettrodomestici, arrivando a occupare molti degli abitanti della città. Il grande decollo dell'industria Zanussi, negli anni 60 del ventesimo secolo, diede un impulso alla crescita demografica cittadina e così Pordenone triplicò il numero di abitanti, grazie a un'immigrazione proveniente in particolare dalla provincia di Treviso e dal sud Italia.

Veduta di Pordenone nel primo Novecento
Veduta di Pordenone nel primo Novecento

Nel 1968 Pordenone diventò capoluogo di provincia. Sino ad allora il Friuli occidentale faceva parte della provincia di Udine[26]. Dal 1974 è anche sede vescovile della diocesi di Concordia-Pordenone. Già dal 1919 a Pordenone era ubicato il seminario vescovile, con la scuola di teologia. Recentemente la città è divenuta sede di un consorzio universitario che ospita corsi universitari organizzati dall'Università di Udine, dall'Università di Trieste e dall'ISIA di Roma. Inoltre dal 2002 è attivo il polo tecnologico per promuovere la cultura dell'innovazione nelle imprese del territorio.


Visite dei Presidenti della Repubblica a Pordenone


Cronologia



Simboli


Lo stemma della Città di Pordenone
Lo stemma della Città di Pordenone
Il gonfalone della Città di Pordenone
Il gonfalone della Città di Pordenone

Lo stemma del comune di Pordenone ha la seguente descrizione araldica: "Di rosso alla fascia d'argento, nella punta il mare, dal quale si innalza un portale di pietra naturale, merlato alla guelfa di tre pezzi, con battenti d'oro aperti, fiancheggiato in ognuno degli angoli superiori del campo da una corona d'oro".[28] Si ritiene che Ottocaro II di Boemia diede il primo stemma a Pordenone, poiché lo stesso è in tutto simile ad altri che il re aveva concesso a città poste sotto il suo dominio. Secondo alcuni storici questo stemma concesso dal re, che è verosimilmente quello odierno, sostituiva uno più antico che raffigurava tre cocuzzoli (forse le cime del monte Cavallo). Non c'è però una conferma documentale e perciò bisogna tenere questa ipotesi come curiosità[29].

Il gonfalone della città di Pordenone ritrae il medesimo stemma su uno sfondo recante i colori della bandiera della città in fasce orizzontali, con la fascia centrale bianca di minore spessore rispetto alle altre.

La bandiera di Pordenone è composta da tre bande verticali di eguali dimensioni; bianca quella centrale e rosse le due laterali. Per formato e colore è sostanzialmente identica alla bandiera nazionale del Perù.

Altri simboli o elementi simbolici e rappresentativi del comune di Pordenone sono:


Onorificenze


Titolo di città
 Concessione 16 febbraio 1401; riconferma ufficiale 7 gennaio 1840[30][31]

Monumenti e luoghi d'interesse


«Pordenon è bellissimo, pieno di caxe,
con una strada molto longa
si intra per una porta e si ensse per l'altra; va in longo.»

(Marin Sanudo)

Architetture religiose


Il campanile del Duomo
Il campanile del Duomo
La parrocchiale di Torre, dedicata ai Santi Ilario e Taziano
La parrocchiale di Torre, dedicata ai Santi Ilario e Taziano
La chiesa dei SS. Ruperto e Leonardo a Vallenoncello
La chiesa dei SS. Ruperto e Leonardo a Vallenoncello
La chiesa di San Lorenzo Martire a Rorai Grande
La chiesa di San Lorenzo Martire a Rorai Grande

Architetture civili



Palazzi storici dell'Urbs picta

Palazzo comunale
Palazzo comunale
Palazzo Ricchieri
Palazzo Ricchieri
Palazzo Comunale di Pordenone al Tramonto
Palazzo Comunale di Pordenone al Tramonto

La città presenta molteplici palazzi e palazzetti, sia lungo l'antica Contrada maggiore, oggi Corso Vittorio Emanuele II, sia nel Corso Garibaldi. Qui di seguito un elenco dei più importanti dal punto di vista architettonico e artistico:


Contrada maggiore - Corso Vittorio Emanuele II

LATO EST (da Loggia del Municipio a Piazzetta Cavour):

LATO OVEST (dalla Loggia del Municipio a Piazzetta Cavour):

Palazzo Sbrojavacca
Palazzo Sbrojavacca

Corso Giuseppe Garibaldi

LATO EST

LATO OVEST


Altre architetture

Si possono osservare altri edifici storici di qualche pregio in altri calli o vicoli interni. Da ricordare:

Casa del Mutilato
Casa del Mutilato

Inoltre, con riguardo all'architettura del diciannovesimo e ventesimo secolo, nonostante la presenza di uno sviluppo edilizio disordinato e poco armonico, possono considerarsi di un certo interesse le seguenti costruzioni:

Ex convento di San Francesco di Pordenone
Ex convento di San Francesco di Pordenone

Chiese sconsacrate ed ex conventi


Ville venete

Nella città sono presenti nove edifici tutelati dall'Istituto Regionale Ville Venete.[45] Degne di nota sono:


Archeologia industriale

Il conglomerato urbano di Pordenone è caratterizzato dalla presenza delle rovine delle industrie risalenti al diciannovesimo secolo, esempi di archeologia industriale.[46]


Teatri

Questi sono i principali edifici cittadini che ospitano manifestazioni teatrali e di spettacolo (per quanto riguarda gli enti e le associazioni teatrali si veda la sezione Cultura/Teatro):


Architetture militari



Castelli


Altro


Corso Vittorio Emanuele II
Corso Vittorio Emanuele II
Scorcio di Vicolo del Campanile
Scorcio di Vicolo del Campanile

Corsi storici principali e vicoli


Piazze

Piazza XX Settembre
Piazza XX Settembre

Siti archeologici


Parco fluviale del Noncello
Parco fluviale del Noncello
Parco di Villa Galvani
Parco di Villa Galvani

Aree naturali



Società



Evoluzione demografica


Abitanti censiti[68]


Etnie e minoranze straniere


Gli stranieri residenti nel comune sono 7 329, ovvero il 14,3% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti[69]:

  1. Romania, 1 873
  2. Albania, 885
  3. Ghana, 706
  4. Pakistan, 415
  5. Bangladesh, 383
  6. Ucraina, 323
  7. Marocco, 256
  8. Cina, 248
  9. Moldavia, 232
  10. Macedonia del Nord, 136

Lingue e dialetti


A Pordenone si parla prevalentemente la lingua italiana. L'influenza culturale della Serenissima ha comportato l'instaurarsi del dialetto pordenonese, una variante della lingua veneta vicina al dialetto veneziano. Pordenone si può quasi definire un'isola linguistica poiché nei territori circostanti si sono mantenuti dei dialetti friulani di tipo concordiese, pur fortemente venetizzati[70].

Il friulano è ancora presente nel territorio comunale ed è tutelato dalla Legge regionale 18 dicembre 2007, n. 29 "Norme per la tutela, valorizzazione e promozione della lingua friulana"[5].


Istituzioni, enti e associazioni


A Pordenone aveva sede la Provincia di Pordenone, ora soppressa. Dal 2016 al 2020 ha ospitato la sede dell'Unione Territoriale Intercomunale del Noncello (Comuni di Pordenone, Cordenons, Porcia, Fontanafredda, Zoppola, Roveredo in Piano e San Quirino). Oggi sono presenti alcuni uffici della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, la sede dell'Ente di Decentramento Regionale di Pordenone, e l'Istituto Regionale di Studi Europei del Friuli Venezia Giulia (IRSE).

La città ospita inoltre il Comando Provinciale dei Carabinieri, il Comando Provinciale della Guardia di Finanza, il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, la Prefettura, la Casa Circondariale della Provincia di Pordenone, il Tribunale e la Camera di Commercio. A Pordenone vi è il quartier generale della 132ª Brigata corazzata "Ariete".

Le strutture ospedaliere della città sono:


Tradizioni e folclore


Le tradizioni e il folclore della città di Pordenone sono indissolubilmente legate alla religione cristiana. Nella stagione primaverile, oltre ai riti religiosi della settimana santa, vi è la festa del patrono San Marco. Il 25 aprile è anche la giornata dedicata alla gita fuori porta ed è usanza mangiare la cosiddetta "fortaja", una frittata fatta in casa con differenti ingredienti. Un tempo ci si recava nella campagna della Comina, oggi la festa cittadina si svolge presso il parco pubblico del San Valentino. Il mese di maggio è caratterizzato dalle processioni religiose, che si snodano lungo le strade cittadine, dedicate a Maria Ausiliatrice e al Corpus Domini. La stagione estiva in tempi non molto lontani era segnata dalla antica festa del 24 giugno di San Giovanni. I giovani innamorati, nella notte tra il 23 e il 24 giugno, ponevano sui balconi delle finestre un bicchiere d'acqua con all'interno un albume d'uovo. L'indomani gli innamorati osservavano quale forma avesse l'albume rappresosi. E, nel caso in cui l'albume sembrasse una piccola barca, si credeva che la prua di questa potesse indicare la provenienza dell'innamorato. Il giorno dell'8 settembre si festeggia la seconda festa patronale dedicata alla commemorazione della natività di Maria. I fedeli si recano in pellegrinaggio al Santuario della Beata Vergine delle Grazie e nello spiazzo davanti al Palazzo del Municipio si svolge la popolare tombola cittadina. La stagione invernale non è solo legata ai riti del Natale cristiano (degno di menzione è il rito della Messa di Mezzanotte del 24 dicembre), ma è caratterizzata anche dai falò di inizio anno di Epifania[73]. Infine nel giovedì di mezza Quaresima ha luogo il Processo e rogo della vecia e il fantoccio della vecchia, simbolo di tutti i mali dell'anno passato, viene portato in processione e infine processato e bruciato[74].
È nota nella città anche la vicenda di Angioletta delle Rive, che fu una popolana pordenonese processata dall'Inquisizione per stregoneria nel XVII secolo.


Qualità della vita e riconoscimenti


Pordenone con la sua provincia si è attestata nel corso degli anni in posizioni medie e buone nelle classifiche sulla qualità della vita stilate dal quotidiano economico Il Sole 24 Ore e da Legambiente. Nello stesso tempo la cittadina non risulta esente da taluni aspetti critici. Da un lato il parametro attinente alla Capacità di depurazione - % di popolazione residente servita da rete fognaria delle acque reflue urbane - del Rapporto Ecosistema Urbano (Legambiente) 2016 è uno dei peggiori in Italia (La città si colloca nella penultima posizione, dopo Venezia e prima di Catania, con il 65%)[75]. Dall'altro lato, per quanto concerne lo smog e la qualità dell'aria, la città, secondo il rapporto di Legambiente 2021, è la peggiore della regione Friuli Venezia Giulia e, per rispettare i parametri di legge, sarebbe necessaria una riduzione del 32 per cento delle emissioni delle polveri sottili pm10, del 69 per cento delle polveri sottilissime pm2,5 e del 62 per cento del biossido d’azoto[76].

Anno Qualità della Vita

(Sole 24 ORE)

Territorio Provinciale

Qualità della Vita

(ItaliaOggi)

Territorio Provinciale

Rapporto Ecosistema Urbano

(Legambiente)

2005 28° (+9)[77] 21° (+16)[78] 63° (+9)[79]
2006 29° (-1)[80] 24° (-3)[81] 26° (+37)[82]
2007 35° (-6)[83] 25° (-1)[84] 44° (-18)[85]
2008 51° (-16)[86] 25° (=)[87] 34° (+10)[88]
2009 51° (=)[89] 37° (-12) 37° (-3)[90]
2010 43° (+8)[91] 5° (+32) 8° (+29)
2011 26° (+17)[92] 3° (+2) (Città piccole popolazione inferiore a 80000 abitanti)[93]
2012 32° (-6)[94] 10° (-7) 3° (+1)[95]
2013 18° (+14)[96] 8° (+2)[97] 4° (-1)[98]
2014 31° (-13)[99] 5° (+3)[100] 5° (-1)[101]
2015 60° (-29)[102] 3° (+2)[103] 10°[104] (Classifica nazionale finale Ecosistema Urbano)
2016 17° (+43)[105] 4° (-1)[106] 11° (-1)[107]
2017 13° (+4)[108] 9° (-5)[109] 5° (+6)[110]
2018 8° (+5)[111] 5° (+4)[112] 6° (-1)[113]
2019 13° (-5)[114] 2° (+3)[115] 4° (+2)[116]
2020 10° (+3)[117] 1° (+1)[118] 3° (+1)[119]
2021 7° (+3)[120] 9° (-8)[121] 5° (-2)[122]
Anno Qualità della Vita

(Sole 24 ORE)

Territorio Provinciale

BAMBINI

0-10 ANNI

GIOVANI

18-35 ANNI

ANZIANI

OVER 65

2021 20° 24° 16°
2022 54°[123] 19°[124] 46°[125]

Cultura



Istruzione


Biblioteca civica di Pordenone
Biblioteca civica di Pordenone

Biblioteche


Scuole

Sono presenti in città le seguenti scuole pubbliche: nove scuole dell'Infanzia, dodici scuole primarie, quattro scuole secondarie di primo grado, un Istituto Professionale Settore dei Servizi (Servizi commerciali, Servizi per l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera, Servizi socio-sanitari) dedicato a "Flora Federico", un Istituto Professionale Settore Industria e Artigianato con il nome "Zanussi Lino", un Istituto Tecnico Settore Economico (Amministrazione, finanza e marketing) "Mattiussi Odorico", due Istituti Tecnici Settore Tecnologico (il "J.F. Kennedy" e il "Sandro Pertini") e infine il Liceo scientifico e linguistico "Michelangelo Grigoletti" e il Liceo classico, scientifico e delle scienze umane "Leopardi - Majorana".[129] Alle suddette scuole pubbliche si affiancano alcuni istituti privati, soprattutto nell'ambito delle scuole materne.


Università

In città ha sede il Consorzio Universitario di Pordenone, il quale supporta i corsi di laurea triennali e magistrali attivati dalle Università di Udine, di Trieste, di ISIA Roma Design e della Fondazione ITS Kennedy.[130] Il Polo universitario pordenonese dispone di una residenza universitaria, sita in Via Prasecco, progettata dall'architetto giapponese Toyo Ito.[131] In particolare, i corsi attivi sono i seguenti:


Musei


Museo diocesano di Concordia-Pordenone

Lo stesso argomento in dettaglio: Museo diocesano di Concordia-Pordenone.

Situato nel Centro Attività Pastorali, progettato dall'architetto Othmar Barth (1988), conserva dal 1991 un notevole patrimonio artistico proveniente da chiese ed edifici religiosi della diocesi di Concordia-Pordenone[132]. Di particolare interesse le opere di Gianfrancesco da Tolmezzo, Alvise Casella, Pomponio Amalteo e Giovanni Martini[133].

Ritratto d'uomo - Popolano trasteverino, Michelangelo Grigoletti (1835) in Museo Civico d'Arte di Pordenone
"Ritratto d'uomo - Popolano trasteverino", Michelangelo Grigoletti (1835) in Museo Civico d'Arte di Pordenone

Museo Civico d'Arte

Lo stesso argomento in dettaglio: Museo Civico d'Arte di Pordenone.

Il museo ha sede nell'antico Palazzo Ricchieri ed è luogo importante per la conoscenza della produzione artistica veneto friulana. In esso sono custodite opere di vari pittori, quali il Pordenone, Pomponio Amalteo, Varotari, Pietro Della Vecchia, Odorico Politi e Michelangelo Grigoletti.[134] L'istituzione museale conserva una raccolta di circa 170 disegni. Degni di menzione sono un Gesso nero su carta azzurrina "Figura di sgherro colto da tergo" di Antonio da Pordenone e un disegno seicentesco di Palma il Giovane raffigurante "l'Estasi di Santa Teresa d'Avila".[135]

Ricostruzione di mammut lanoso nel Museo Civico di Storia Naturale di Pordenone
Ricostruzione di mammut lanoso nel Museo Civico di Storia Naturale di Pordenone

I depositi del Museo civico d’arte ospitano anche pregevoli dipinti della collezione Zacchi-Ruini (vi figurano opere di Mario Sironi, Renato Guttuso, Corrado Cagli, Alberto Savinio, Filippo de Pisis, G. Zigaina, A. Pizzinato e numerosi altri).


Museo Civico di Storia naturale

Intitolato alla naturalista Silvia Zenari ospita, nelle stanze del cinquecentesco Palazzo Amalteo, la più importante raccolta di minerali dell'Alpe Adria[136] e collezioni di vertebrati, insetti e altre.


Museo Archeologico del Friuli occidentale

Il museo, allestito dal 2006 nell'antico castello di Torre, ultima residenza del conte Giuseppe di Ragogna, illustra il patrimonio archeologico della provincia di Pordenone. Di particolare rilevanza sono i reperti provenienti dalle Grotte di Pradis e dal sito palafitticolo Palù di Livenza. Pregevoli i lacerti di affreschi della Villa romana di Torre[137].


PAFF! Palazzo Arti Fumetto Friuli

Lo stesso argomento in dettaglio: PAFF! Palazzo Arti Fumetto Friuli.

La struttura culturale, definita da uno dei suoi fondatori, il fumettista Giulio De Vita, come un "non-museo", ha sede presso Villa Galvani. Si tratta, da un lato, di un luogo volto a divulgare la conoscenza della "letteratura disegnata", dall'altro lato il PAFF! è uno spazio aperto al confronto con tutte le arti.


Science Centre Immaginario Scientifico

Sede distaccata del Science centre immaginario scientifico di Trieste.


Galleria d'arte Sagittaria

Fondata nel 1965 custodisce lavori di importanti artisti della produzione veneto friulana del Novecento, nonché opere di artisti di fama internazionale come Carlo Carrà e Dino e Mirko Basaldella[138].


Media



Stampa

Quotidiani, redazioni di Pordenone:

Periodici


Televisione

Redazioni di Pordenone:


Musica



Cucina



Teatro


Questi sono gli enti e le associazioni teatrali principali della città (per quanto riguarda gli edifici si veda la sezione Monumenti e luoghi di interesse/Teatri):


Eventi


Di seguito un elenco succinto dei principali eventi che si svolgono nella città con cadenza regolare, ordinato per stagioni:


Primavera


Estate


Autunno


Geografia antropica



Urbanistica



Suddivisioni amministrative


Fino al 2016 il comune era suddiviso in quattro circoscrizioni: Rorai-Cappuccini, Centro, Torre, Sud (comprendente i quartieri di Borgomeduna, Villanova, Vallenoncello e San Gregorio).

La città ha inglobato come quartieri, dal secondo dopoguerra fino agli anni settanta, alcuni borghi limitrofi (attualmente contigui nel tessuto urbano) come Torre (l'insediamento più antico nel territorio comunale risalente all'epoca romana), Rorai Grande, Vallenoncello e Villanova di Pordenone (questi ultimi tutti di epoca medioevale). È di epoca più recente (XIX secolo) la località di Borgomeduna, un insediamento agricolo privo, fino agli anni 1970, di chiesa parrocchiale (Borgocampagna). A nord si trova il quartiere della Comina, sede di un'importante aerocampo.

Precedentemente all'inclusione, dopo l'annessione allo stato unitario italiano (1866), questi nuclei abitativi costituivano quartieri e località (Torre, Borgomeduna, Rorai Grande, Villanova) del comune di Pordenone o comuni autonomi (Vallenoncello[160]).


Economia



Artigianato


Per quanto riguarda l'artigianato Pordenone è rinomata soprattutto per la produzione di ceramiche e di terrecotte.[161]


Industria


Sotto il profilo economico la città di Pordenone, da sempre territorio agricolo, si sviluppa notevolmente nell'Ottocento nel settore tessile, in parallelo con la rivoluzione industriale (viene definita "la piccola Manchester italiana"[162] o la "piccola Manchester"[163] del Friuli). Ma l'evento eccezionale, che trasforma la città, e destinato a renderla nota in tutto il mondo, è lo sviluppo industriale che si accompagna al secondo dopoguerra. Spicca, tra i nomi di “capitani di industria” come i Galvani, i fratelli Moro, i Locatelli, i Savio, il nome dell'imprenditore Lino Zanussi che, ereditata la fabbrica dal padre Antonio (di poche decine di dipendenti), la ingrandisce, facendone in soli trent'anni la seconda realtà metalmeccanica italiana dopo la FIAT (stabilimenti di Porcia), con più di tredicimila dipendenti negli anni '60. Questo impetuoso sviluppo industriale, che porta la vicina città di Porcia a produrre e a esportare più lavatrici, lavastoviglie e frigoriferi dell'intera Germania, conduce negli anni '60 alla trasformazione della città di Pordenone in provincia (la quarta del Friuli Venezia Giulia)[164]. La crescita del settore del bianco porta la città, che si sviluppa in parallelo al boom industriale italiano seguito al dopo guerra, ad avere un livello di qualità della vita tra i più alti d'Italia e d'Europa, e a fare di Pordenone una delle città più dinamiche di tutto il Nord Est (settori della carpenteria, del mobile, della coltelleria, metalmeccanici, tessile). In seguito alla morte dell'imprenditore Lino Zanussi, l'impresa diviene, sotto la presidenza di Lamberto Mazza, un gruppo multinazionale, ma la logica espansiva "non sorretta da un'adeguata strategia industriale"[165] conduce, nel 1985, alla successiva cessione agli svedesi della Electrolux[166]. L'acquisizione della proprietà da parte di una industria estera porta, con il passare del tempo, a una disattenzione crescente, da parte della stessa, per la realtà industriale del territorio[167]. In seguito alla crisi finanziaria mondiale del 2007, Pordenone conosce una crisi economica crescente. Inoltre diversi fattori, quali, da un lato, "la non-competitività del Paese, il costo del lavoro, le infrastrutture carenti, l'energia troppo cara, l'assenza di finanziamenti all'innovazione"[168] e, dall'altro lato, la disattenzione della politica[169], spingono, nel 2013, ai progetti di dismissione dell'industria di Porcia[170], con la previsione di migliaia di licenziamenti (casi Ideal Standard[171] e Electrolux[172]), sì che nel 2014 la città di Pordenone e il suo territorio sono il simbolo della crisi economica attraversata dall'intero Paese (la città nel 2014 ha ospitato il corteo nazionale del primo maggio[173][174]). Il declino della città viene fronteggiato dal fatto che Pordenone presenta settori industriali diversificati, suddivisi in distretti industriali (Brugnera, Maniago, San Vito al Tagliamento), composti da piccole e medie imprese capaci, con l'innovazione e l'intraprendenza, di fronteggiare la crisi ed essere artefici del rilancio del territorio.


Servizi



Turismo



Infrastrutture e trasporti



Strade


Pordenone è servita dall'Autostrada A28 e dalla Strada statale 13 Pontebbana (SS13).


Ferrovie


Stazione ferroviaria di Pordenone
Stazione ferroviaria di Pordenone

La città dispone della stazione di Pordenone, posta lungo la ferrovia Venezia-Udine e gestita da Rete Ferroviaria Italiana.


Mobilità urbana


La mobilità urbana di Pordenone è garantita dagli autoservizi gestiti dall'azienda di trasporto pubblico locale ATAP S.p.A., che opera con proprie vetture in tutto il territorio della provincia.[175]


Amministrazione


Lo stesso argomento in dettaglio: Sindaci di Pordenone.

Lista dei sindaci dall'Unità d'Italia a oggi.[176]

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1866 1873 Vendramino Candiani Sindaco
1873 1876 Giacomo Di Montereale Mantica Sindaco
1876 1878 Valentino Galvani Sindaco
1879 1882 Francesco Varisco Sindaco
1882  ? Edoardo Marini Sindaco facente funzioni
1888 1893 Enea Ellero Sindaco
1893 1897 Antonio Querini Sindaco
1898 1898 Vincenzo Policreti Sindaco
1898 1899 Pompeo Ricchieri Sindaco
1899 1901 Vittorio Marini Sindaco
1902 1903 Antonio Polese Sindaco
1904 1905 Gasbarri Commissario regio
1904 1905 Ernesto Cossetti Sindaco
1905 Bevilacqua Commissario regio
1905 1908 Luigi Domenico Galeazzi Sindaco
1908 1910 Ernesto Cossetti Sindaco
1910 1913 Antonio Querini Sindaco
1914 1919 Carlo Policreti Sindaco
1920 1922 Guido Rosso Sindaco
1923  ? Antonio Cattaneo Sindaco/Podestà
1934 Nello Marsure PNF Podestà
1934 Napoleone Aprilis Commissario prefettizio
1935 1943 Enrico Galvani PNF Podestà
1945 Giuseppe Asquini CLN Sindaco
1946 1956 Giuseppe Garlato DC Sindaco
1956 1967 Gustavo Montini DC Sindaco
1967 1975 Giacomo Ros DC Sindaco
1975 1979 Glauco Moro DC Sindaco
1979 1983 Giancarlo Rossi DC Sindaco
1983 2 aprile 1993 Alvaro Cardin DC Sindaco
2 giugno 1993 21 giugno 1993 Ilario Marone - Commissario prefettizio
21 giugno 1993 12 maggio 1997 Alfredo Pasini Lega Nord Sindaco
12 maggio 1997 28 febbraio 2001 Alfredo Pasini Lega Nord Sindaco
26 giugno 2001 10 aprile 2006 Sergio Bolzonello centrosinistra Sindaco
12 aprile 2006 31 maggio 2011 Sergio Bolzonello centrosinistra Sindaco
31 maggio 2011 20 giugno 2016 Claudio Pedrotti PD Sindaco
20 giugno 2016 5 ottobre 2021 Alessandro Ciriani Destra Sindaco
5 ottobre 2021 in carica Alessandro Ciriani Destra Sindaco

Gemellaggi



Sport



Principali eventi e società sportive


La principale società sportiva cittadina è il Pordenone Calcio, che attualmente milita in Serie C.

Ogni anno, a Pasqua, si svolgono i tornei internazionali giovanili Trofeo Memorial Gallini di calcio e il Memorial Ferruccio Cornacchia di pallavolo.


Principali impianti sportivi



Note


  1. Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. DiPI Online - Dizionario di Pronuncia Italiana, su dipionline.it. URL consultato il 12 giugno 2019.
  5. Toponomastica ufficiale - ARLeF, su ARLeF.it, 2014. URL consultato il 9 settembre 2020.
  6. Art. 46 della legge regionale n. 20 del 9 dicembre 2016.
  7. Guido Rosada, Viabilità e centuriazione del Friuli romano. L'infrastruttura logistica in una regione di frontiera militare ed economica, in Comune di Pordenone - Comune di Gemona del Friuli (a cura di), Dalla Serenissima agli Asburgo Pordenone Gemona. L'antica strada verso l'Austria, Treviso, Editrice Grafiche Vianello srl/VianelloLibri, 1997, p. 25.
  8. Livio Poldini, Due tipici habitat della pianura pordenonese. "Magredi" e risorgive, in Le Tre Venezie, Anno XI, n. 9, settembre 2004, pp. 6-15.
  9. Cfr. Diplomatarium Portusnaonense, a cura di Giuseppe Valentinelli, Pordenone, Concordia sette, 1984.
  10. Marco Tonon, Necropoli di palazzo Ricchieri (Pordenone - scavo 1985), in Aquileia nostra: bollettino dell'Associazione nazionale per Aquileia, LVIII, 1998, p. 221.
  11. Fulvio Comin, Dal millecento al milletrecento, in Storia di Pordenone, Pordenone, Edizioni Biblioteca dell'Immagine, 2008, p. 18, ISBN 978-88-89199-76-3.
  12. Fulvio Comin e Pierfranco Fabris, Pordenone cosa c'era, in PORDENONE La Città Dipinta, Pordenone, Edizioni Biblioteca dell'Immagine, 2017, pp. 16-18, ISBN 978-88-6391-273-9.
  13. Abdica Juan Carlos "signore di Pordenone" - Tra i tanti titoli che il sovrano di Spagna cederà al figlio c’è anche quello che lo lega alla provincia, in Messaggero Veneto, 3 giugno 2014.
  14. Re Juan Carlos di Borbone abdica e lascia anche i suoi 'titoli friulani'. Una piccola parte del palmarès del monarca spagnolo è legata al nostro territorio. Al titolo di re di Spagna vengono infatti associate due onorificenze 'local', in UDINETODAY, 3 giugno 2014.
  15. Fulvio Comin, Dal millecento al milletrecento, in Storia di Pordenone, Pordenone, Edizioni Biblioteca dell'Immagine, 2008, p. 28, ISBN 978-88-89199-76-3.
  16. Touring club italiano (a cura di), Guida d'Italia: Friuli Venezia Giulia, in Guide rosse, Touring Editore, 1982, p. 460.
  17. Franco Cardini, L'Italia medievale, in Guide cultura, Touring Editore, 2004, voce: Pordenone.
  18. Fulvio Comin, Dal millecento al milletrecento, in Storia di Pordenone, Pordenone, Edizioni Biblioteca dell'Immagine, 2008, p. 32, ISBN 978-88-89199-76-3.
  19. Fulvio Comin, Il quattrocento, in Storia di Pordenone, Pordenone, Edizioni Biblioteca dell'Immagine, 2008, pp. 39-42, ISBN 978-88-89199-76-3.
  20. Fulvio Comin, Il quattrocento, in Storia di Pordenone, Pordenone, Edizioni Biblioteca dell'Immagine, 2008, pp. 56-59, ISBN 978-88-89199-76-3.
  21. Comune di Pordenone, Gli Statuti della Città di Pordenone 1291 - 1991, "Dall'aquila al leone", in Pordenone Oggi, Edizioni Il Prisma, 16 giugno 1993, p. 10.
    «guida le armi venete alla conquista di Pordenone»
  22. Pio Paschini, Storia del Friuli, Udine, Arti Grafiche Friulane, 1975, p. 784.
  23. Valentino Tinti, Compendio storico della città di Pordenone con un sunto degli uomini che si distinsero, Cordella, 1837, p. 22.
  24. Ongaro, 11-15.
  25. Nico Nanni, "LA LUCE", in Pordenone tra Ottocento e Novecento, Canova Edizioni, 2005, p. 71, ISBN 88-8409-142-X.
  26. Pordenone diventa provincia, su viaggioinfriuliveneziagiulia.it. URL consultato il 31 marzo 2015.
  27. Maria Luisa Gaspardo Agosti e Simonetta Venturin, Le visite dei Presidenti della Repubblica a Pordenone, in Il Popolo di Pordenone - Diocesi di Concordia – Pordenone, 21 gennaio 2022.
  28. Stemma della Città, in Comune di Pordenone-Sito Web ufficiale.
  29. Fulvio Comin, Storia di Pordenone, in La nostra storia, Edizioni Biblioteca dell'Immagine, 2008.
  30. Nel corso dell'Ottocento, il governo del Regno Lombardo-Veneto aveva fregiato con il titolo di città minori della Venezia i comuni di Adria, Asolo, Badia (oggi Badia Polesine), Ceneda, Chioggia, Cividale (oggi Cividale del Friuli), Cologna (oggi Cologna Veneta), Conegliano, Este, Lendinara, Lonigo, Montagnana, Oderzo, Pordenone, Portogruaro, Sacile, Schio e Serravalle. Per quanto riguarda Ceneda e Serravalle, poco dopo l'unità d'Italia sono state unificate nel nuovo comune di Vittorio Veneto, trasferendo a quest'ultimo il titolo. Vedi Ruggero Simonato, Roberto Sandron, Portogruaro nell'Ottocento: contesto storico e ambiente sociale, Nuova Dimensione Editrice, 1995, pp. 18/21 Portogruaro nell’Ottocento: contesto storico e ambiente sociale - Google Libri.
  31. Vedi sito del comune, su comune.pordenone.it (archiviato dall'url originale il 4 maggio 2009).
  32. Campanile di San Marco - Pordenone with love, su pordenonewithlove.it. URL consultato l'11 agosto 2019 (archiviato dall'url originale l'11 agosto 2019).
  33. Melania Lunazzi, Udine restituisce il Donatello “svelato” più bello di sempre - Padova esporrà il capolavoro del Cristo scolpito nel pioppo Elisabetta Francescutti: «Restauro che resterà negli annali», in Messaggero Veneto - Giornale del Friuli, 24 marzo 2015.
  34. Paolo Goi, In hoc signo: il tesoro delle croci, Skira, 2006, p. 195.
  35. Parrocchia della Concattedrale di San Marco - Pordenone, Brevi note storiche sulla chiesa, in Chiesa Santa Maria degli Angeli detta "del Cristo" - Posta nel cuore della Città per rivelarci l'amore del Crocifisso, Editore "La Voce" Piazza XX Settembre, 8 Pordenone - Impianti stampa Visual Studio Pordenone - Stampa Tipografia Sartor Srl Pordenone, 4 ottobre 2007.
  36. Fulvio Dell'Agnese, Pordenone, via Gemona: frammenti di un itinerario pittorico tolmezzino, in Comune di Pordenone - Comune di Gemona del Friuli (a cura di), Dalla Serenissima agli Asburgo. Pordenone Gemona l'antica strada verso l'Austria. Studi e Ricerche, Treviso, Editrice Grafiche Vianello srl / VianelloLibri, 1997, p. 120, ISBN 88-7200-041-6.
  37. Giordano Brunettin, La chiesa della Ss. Trinità in Pordenone, su unavoce-ve.it. URL consultato il 12 giugno 2019.
  38. Maria Luisa Gaspardo Agosti, Chiesa di San Giorgio Martire di Pordenone, Restauro dell'organo di G. B. De Lorenzi, opera 25 del 1841, "Chiesa arcipretale di S. Giorgio Martire di Pordenone", in Opuscolo informativo del restauro dell'organo di G.B. De Lorenzi della Chiesa di San Giorgio Martire di Pordenone, 2007, pp. 6-7.
  39. Mario Botta, Mario Botta: 1985-1990, a cura di Emilio Pizzi, Vol. 2 di Mario Botta: opere complete, 24 Ore Cultura, 1994, p. 90.
  40. Daniele Micheluz, Il Pordenone? Nella chiesa di Villanova c’è un tesoro. Nella frazione del capoluogo, l’edificio sacro intitolato a Sant'Ulderico presenta numerose opere di Giovanni Antonio de' Sacchis. Un luogo che, per questo, merita di essere visitato, in Settimanale di informazione regionale ilFriuli, 18 ottobre 2014.
  41. Stefano Zanut, N°11 - 3 Pordenone raccontata dai suoi orologi, su La Loggia On Line. URL consultato il 12 giugno 2019.
  42. Stefano Polzot, Studiolo del Pordenone, tesoro nascosto, in Messaggero Veneto - Giornale del Friuli, 28 febbraio 2012.
  43. Comune di Pordenone - Assessorato alla Cultura, La biblioteca civica, la sede, in SPAZI CULTURA PORDENONE archeologia, arte, natura e scienza, STAMPA Ellerani 1959 srl / San Vito al Tagliamento (Pn), aprile 2014.
  44. Comune di Pordenone, Periodico dei Musei civici di Pordenone, I RESTAURI - Affreschi restaurati, in Pordenonemusei, Notizie dai Musei civici di Pordenone_01, luglio 2007, p. 10.
  45. Istituto Regionale Ville Venete, Istituto Regionale Ville Venete, Catalogo on-line, su irvv.regione.veneto.it. URL consultato il 12 giugno 2019.
  46. Associazione Propordenone, La Loggia On Line, su propordenone.org. URL consultato il 31 marzo 2015.
  47. Dalla “Momi” a un libro sulle birre storiche, in Messaggero Veneto - Giornale del Friuli, 25 giugno 2014.
  48. Castello di Pordenone, su consorziocastelli.it. URL consultato il 30 marzo 2015.
  49. Daniele Micheluz, Al monumento ai caduti mancano ancora i pezzi, su ilfriuli.it, 19 gennaio 2015. URL consultato il 5 aprile 2015.
  50. Alla scoperta delle radici di Pordenone, in Messaggero Veneto - Giornale del Friuli, 31 gennaio 2008.
  51. Ossario austro-ungarico nel cimitero di Pordenone, su itinerarigrandeguerra.it. URL consultato il 12 giugno 2019.
  52. Angioletta Delle Rive, l'omaggio della città - Messaggero Veneto, su Archivio - Messaggero Veneto. URL consultato il 3 dicembre 2020.
  53. TRE GIORNI PER CONOSCERE PORDENONE - Storie, storielle, curiosità e aneddoti dell'antica Portus Naonis, su demetrio.pn.it (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).
  54. Muri imbrattati nel vicolo storico, in Messaggero Veneto - Giornale del Friuli, 8 luglio 2014.
  55. La Madonna di Vicolo Chiuso, in Il Popolo, 21 ottobre 2007.
  56. Il gorilla King Kong è "morto" in vicolo delle Acque, in Messaggero Veneto - Giornale del Friuli, 18 settembre 2014.
  57. Giuseppe Ragogna, SFREGIO A PIAZZA DELLA MOTTA: UN DEBITO MORALE MAI SALDATO, in Messaggero Veneto - Giornale del Friuli, 24 marzo 2012.
  58. Comune di Pordenone, PORDENONE Antologia, Racconti e poesie scelte e commentate da Marco Pelosi e Fabio Tafuro., Prima edizione settembre 2002, Edizioni Biblioteca dell'Immagine, 2002, pp. 51-57, ISBN 88-87881-73-1.
  59. Alberto Comisso, Divide la riqualificazione di piazza Motta e volano gli stracci a palazzo, in Il Gazzettino, 4 novembre 2021.
  60. Guglielmo Barzan, Il dibattito sulla rinnovata piazza della Motta L’avvocato Barzan: «Per un salotto non basta», in Messaggero Veneto - Giornale del Friuli, 15 ottobre 2021.
  61. Alberto Rossi, Rigenerare la città va bene, ma senza oltraggiare la storia - L'intervista a Mario Sandrin, in La Città Giornale periodico di informazione, cultura e opinione della città di Pordenone, 4 dicembre 2021.
  62. PORDENONE cambia volto. Grazie a una serie di progetti che puntano alla riqualificazione urbana del centro storico. A cominciare da Piazza XX Settembre., in PordenonE, periodico d'informazione dell'amministrazione comunale, n. 3 Novembre/Dicembre 1999, Abacus S.r.l. - Via Saragozza 28 - Bologna, 1999, pp. 21-22.
  63. Simone Pasquin, Casa del Mutilato, su cesarescoccimarro.blogspot.it, 8 gennaio 2008. URL consultato il 12 giugno 2019.
  64. Virgilio e Introduzione e traduzione di Rosa Calzecchi Onesti, Eneide, Torino, Einaudi Tascabili - Giulio Einaudi editore S.p.A., 1989, ISBN 88-06-11613-4.
  65. A. Conte, Salvadori M., Tirone C., La villa romana di Torre di Pordenone. Tracce della residenza di un ricco dominus nella Cisalpina orientale, in Quaderni del Museo Archeologico del Friuli Occidentale, 2, Fiume Veneto, 1999.
  66. Paola Ventura, Rigoni Anna Nicoletta, Masier Simone, Torre di Pordenone. Indagini presso il parco del Castello, in Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia, vol. 4/2009, Firenze, All’Insegna del Giglio, 2013, p. 5.
  67. Aree verdi e parchi — Comune di Pordenone - Sito Web ufficiale, su comune.pordenone.it. URL consultato il 13 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 1º luglio 2016).
  68. Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  69. Popolazione straniera residente al 1º gennaio 2019 per nazionalità, su tuttitalia.it, ISTAT. URL consultato l'11 settembre 2019.
  70. Piera Rizzolati, Sette secoli di Lingua: Pordenone tra veneto e friulano, in Dalla serenissima agli Asburgo: Pordenone Gemona, l'antica strada verso l'Austria, Vianello Libri, 1997, pp. 160-161, ISBN 88-7200-041-6.
  71. Azienda sanitaria Friuli Occidentale (AS FO) - Ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone, su asfo.sanita.fvg.it. URL consultato il 27 dicembre 2020.
  72. Policlinico S. Giorgio S.p.A. - Casa di Cura Privata, su clinicasangiorgio.it. URL consultato il 27 dicembre 2020.
  73. Giosue Chiaradia, Folclore che vive, in Cartoguide De Agostini, La Provincia di Pordenone, ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI, Novara, 1999, pp. 18-19.
  74. Pordenone With Love, sito web di informazione turistica della Provincia di Pordenone, Il processo e rogo de La vecia, su pordenonewithlove.it. URL consultato il 31 marzo 2015.
  75. Ecosistema Urbano 2016, su legambiente.it. URL consultato il 16 novembre 2016 (archiviato dall'url originale il 17 novembre 2016).
  76. Smog, Pordenone maglia nera e da oggi tornano le limitazioni, in Messaggero Veneto - Giornale del Friuli, 4 febbraio 2022.
  77. Qualità della Vita 2005, su ilsole24ore.com. URL consultato il 16 giugno 2019 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
  78. Augusto Merlini, Rapporto 2005 sulla qualità della vita in Italia, in Italia Oggi, 16 dicembre 2005.
  79. Ecosistema Urbano 2005 di Legambiente (PDF), su legambiente.it. URL consultato il 12 giugno 2019.
  80. Qualità della Vita 2006, su ilsole24ore.com. URL consultato il 16 giugno 2019 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
  81. Cristina Bartelli, Italia a due velocità, in Italia Oggi, 31 dicembre 2006.
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  83. Qualità della Vita 2007, su ilsole24ore.com. URL consultato il 12 giugno 2019.
  84. Gabriele Frontoni, Bolzano Miss 2007, in Italia Oggi, 10 dicembre 2007.
  85. I risultati di Ecosistema Urbano 2007 (PDF), su legambiente.it. URL consultato il 12 giugno 2019.
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  87. Cristina Bertelli, Siena regina 2008, in Italia Oggi, 8 dicembre 2008.
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[de] Pordenone

Pordenone (abgeleitet von lateinisch Portus Naonis; venetisch und furlanisch Pordenon, lokal slowenisch Pordenún, deutsch veraltet Portenau) ist eine Stadt in der Region Friaul-Julisch Venetien. Sie hat 51.714 Einwohner (Stand 31. Dezember 2019). Bis 2017 war sie die Hauptstadt einer gleichnamigen Provinz, die dann aufgelöst wurde.

[en] Pordenone

Pordenone (Italian: [pordeˈnoːne] (listen); Venetian and Friulian: Pordenon) is the main comune of Pordenone province of northeast Italy in the Friuli Venezia Giulia region.

[es] Pordenone

Pordenone (Pordenòn friulano y véneto) es una ciudad italiana, capital de la provincia homónima. Ubicada en el noreste del país, cuenta con una población de 50 538 habitantes.

[fr] Pordenone

Pordenone (en frioulan et en dialecte pordenonais vénète : Pordenon) est une ville d'Italie d'environ 55 000 habitants, chef-lieu de la province de Pordenone dans la région autonome du Frioul-Vénétie Julienne.
- [it] Pordenone

[ru] Порденоне

Пордено́не (итал. Pordenone, фриульск. и вен. Pordenon, лат. Portus Naonis) — город в итальянском регионе Фриули-Венеция-Джулия, административный центр одноимённой провинции.



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