Caltagirone (Cartaggiruni in siciliano) è un comune italiano di 35 676 abitanti[1] della città metropolitana di Catania in Sicilia.
|
Questa voce o sezione sull'argomento Sicilia è priva o carente di note e riferimenti bibliografici puntuali.
|
|
Questa voce o sezione sull'argomento Geografia ha problemi di struttura e di organizzazione delle informazioni.
|
Caltagirone comune | |
---|---|
Panorama di Caltagirone dalla chiesa di San Bonaventura | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Sicilia |
Città metropolitana | Catania |
Amministrazione | |
Sindaco | Fabio Roccuzzo (centro-sinistra) dall'11-10-2021 |
Territorio | |
Coordinate | 37°14′N 14°31′E |
Altitudine | 608 m s.l.m. |
Superficie | 383,38 km² |
Abitanti | 35 676[1] (31-8-2022) |
Densità | 93,06 ab./km² |
Frazioni | Albanazzo, Colleggiata (Collegiata), Favarella, Granieri, Mulino Buongiovanni, Piano Carbone, Piano San Paolo, Rangasia, San Basilio - Casa Prete, San Mauro, Santo Pietro, Serra Fornazzo, Signore del Soccorso, Villa Gravina, Villa Grazia |
Comuni confinanti | Acate (RG), Gela (CL), Grammichele, Licodia Eubea, Mazzarino (CL), Mazzarrone, Mineo, Mirabella Imbaccari, Niscemi (CL), Piazza Armerina (EN), San Michele di Ganzaria |
Altre informazioni | |
Lingue | italiano e siciliano[2] |
Cod. postale | 95041 |
Prefisso | 0933 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 087011 |
Cod. catastale | B428 |
Targa | CT |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[3] |
Nome abitanti | calatini (o caltagironesi) |
Patrono | san Giacomo il Maggiore |
Giorno festivo | 25 luglio |
Cartografia | |
Posizione del comune di Caltagirone nella città metropolitana di Catania | |
Sito istituzionale | |
Modifica dati su Wikidata · Manuale |
Centro urbano posto a cavallo tra la Sicilia orientale e centrale, si affaccia tra le due più grandi pianure dell'isola: quelle di Catania e di Gela. Fu storicamente parte del Vallo di Noto ed è capofila del circondario del Calatino (ex Circondario di Caltagirone). Storicamente è stata nominata con gli appellativi Urbs Gratissima[4] (in latino città gradita, benvoluta) e Regina dei Monti Erei[5].
Conosciuta per la peculiare e tradizionale produzione di ceramiche, oggi è un importante centro agricolo e turistico, nonché uno dei centri urbani più grandi dell'entroterra siciliano. Il centro storico, caratterizzato dallo stile tardo-barocco, è stato insignito del titolo di Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 2002.
La città è ubicata nei monti Erei sud-orientali, in piena avanfossa Gela-Catania, prossima anche ai monti Iblei, oltre che alle piane di Gela e Catania.
Caltagirone si trova circa a 68 km dal capoluogo provinciale Catania, a 57 km da Ragusa, a 60 km da Enna, a 87 km da Caltanissetta, a 100 km da Siracusa, a 111 km da Agrigento, a 167 km da Messina, a 192 km dal capoluogo regionale Palermo e 281 km da Trapani.
Il suo più vicino sbocco al mare è Gela, città limitrofa e territorialmente confinante, distante 33 km.
La città (608 metri s.l.m. come altura della casa municipale e 750 s.l.m. come altura massima del centro urbano) presenta un assetto urbanistico in cui la parte del centro storico, collocata più in alto, è nettamente distinta dalla zona di nuova espansione, più a sud-est, posta in un pianoro affacciante sulla piana di Gela.
La città sorge al margine occidentale della provincia, a 608 m di altitudine, adagiata sulle tre colline che, formando un anfiteatro naturale, costituiscono lo spartiacque tra le valli del fiume Maroglio, che sfocia nel golfo di Gela, e quella del fiume Caltagirone (o Margi), che scende verso la piana di Catania.
Nella parte meridionale si trova un piccolo altopiano sabbioso dove sorge il piccolo borgo di Santo Pietro con la sua riserva naturale. Dall'altopiano si può godere il panorama del golfo di Gela, così come anche nelle contrade meridionali della città, come San Mauro, Piano Carbone e Collegiata.
Sempre nella parte meridionale sorge la frazione di Granieri, posta sulla parte occidentale dell'altopiano ipparino a 351 m di altitudine, entrato a far parte del territorio di Caltagirone nei primi anni del Novecento.
Facevano parte del territorio le borgate di Mazzarrone, Botteghelle, Cucchi, Leva e Grassura, elevate a comune autonomo nel 1976 e costituenti il comune di Mazzarrone. Già nel 1937 era stato ceduto al comune di Chiaramonte Gulfi l'esteso territorio dell'ex feudo Mazzarronello, a sud di Mazzarrone.
Il suo territorio comunale è il ventiquattresimo in Italia per superficie, il quinto della Sicilia, e il primo della Città Metropolitana di Catania, con una superficie complessiva del territorio comunale pari a 383,38 km².
Nel territorio di Caltagirone sono presenti la Riserva naturale orientata Bosco di Santo Pietro[6] (che insieme alla Sughereta di Niscemi è il relitto della più grande sughereta della Sicilia centro-meridionale) e il Parco Monte San Giorgio, situato nella parte nord della città, non lontano dal centro storico e attiguo all'omonimo quartiere nonché a Sant'Agostino. Sempre nel territorio, seppur non sia espressamente una riserva, insiste una parte della Montagna della Ganzaria, reputata di interesse naturalistica e posta sotto il demanio regionale.
Il clima di Caltagirone è il classico di quello riscontrabile nella Sicilia centrale, a metà tra lo steppico e il mediterraneo continentalizzato, specialmente nelle alture e nelle parti più elevate della città.
Il clima è generalmente umido, anche per il fatto di trovarsi sullo spartiacque tra la piana di Gela e la piana di Catania.
L'inverno è piuttosto freddo, con temperature rigide ma comunque sempre sopra lo zero (seppur si siano raggiunte temperature sotto questa soglia), ed è caratterizzato da precipitazioni abbastanza copiose, soprattutto piovose. Qualche volta è possibile osservare fenomeni nevosi di bassa o media intensità.
La nebbia caratterizza l'autunno e l'inverno in quasi tutte le zone della città, tanto da essere definita quasi un elemento caratterizzante della città: gli abitanti sono soliti chiamarli in dialetto caltagironese a paisana o a muḍḍura.
La primavera è abbastanza fresca, con temperature superiori ai 10-15 °C, mentre l'estate si manifesta con alte temperature (sopra i 35 °C di media), che degenerano a volte in afa tra luglio e agosto.
In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +8,2 °C; quella del mese più caldo, agosto, è di +25,4 °C.[7]
CALTAGIRONE | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 11,1 | 12,1 | 14,4 | 16,7 | 21,8 | 27,3 | 30,4 | 30,4 | 26,6 | 21,1 | 16,5 | 12,9 | 12,0 | 17,6 | 29,4 | 21,4 | 20,1 |
T. min. media (°C) | 5,3 | 5,3 | 6,7 | 8,8 | 12,7 | 17,2 | 20,0 | 20,4 | 17,6 | 13,8 | 10,3 | 7,0 | 5,9 | 9,4 | 19,2 | 13,9 | 12,1 |
Il nome di Caltagirone, nella sua totalità, è di difficile interpretazione, per mancanza di una certa spiegazione etimologica, dovuta all'esistenza di poche informazione toponomastiche.
Il nome ha sicura origine araba, fortemente denotabile dalla prima parte del nome, in arabo qal'at, che ha significato di "castello" o "fortezza", in comune con altri centri come Caltanissetta, Calatafimi, Calascibetta.
Per quando riguarda la restante parte, secondo alcuni studiosi potrebbe trattarsi dell'arabo al-ḡīrāni (الْغِيرَانِ) cioè "castello delle grotte", per via delle numerose grotte disseminate sul territorio. Altri lo riconducono invece, con minor probabilità, a al-ḵinzīri (الخنزير) cioè "rocca dei maiali o dei cinghiali", termine che caratterizza il toponimo del limitrofo comune di San Michele di Ganzaria nonché il monte tra i due centri.
Altre ipotesi meno accreditate asseriscono un'etimologia che riconduca a un eventuale passato greco della città legato alla poléis di Gela, quindi "rocca di Gelone", "rocca di Gerone" o "rocca dei gelesi", oppure alla presenza di coloni dal Genovesato agli albori dell'anno mille, perciò "rocca dei genovesi".
Nel Basso Medioevo il nome latino era Calatagironum o Calata Ieronis, come si legge più volte nell'Historia sicula di Bartolomeo di Neocastro (c. 1250- c. 1310).
Sin dall'antichità la località fu scelta per la sua posizione privilegiata, che essendo sullo spartiacque che divide le due più vaste pianure della Sicilia, la Piana di Gela e la Piana di Catania, le consentiva di controllare e difendere un vasto territorio.
I primi insediamenti stabili nel territorio dell'odierna Caltagirone risalgono alla preistoria. Il più antico insediamento del territorio finora noto è il Riparo Cafici, nella valle di Terrana (tra il Bosco di Santo Pietro e la Sughereta di Niscemi), risalente al Paleolitico superiore o al primo Mesolitico. Gli scavi archeologici effettuati in contrada Sant'Ippolito – alle sorgenti del fiume Caltagirone – hanno portato alla luce i resti di un villaggio neolitico abitato ininterrottamente sino all'arrivo dei Greci.
Poco distante, in contrada Montagna, vi è una vasta necropoli risalente alla tarda età del bronzo. Vi sono presenti delle tombe a tholos.
Sulle colline che dominano la vallata del fiume Maroglio si trova il grande centro prima indigeno e poi greco di Monte San Mauro con resti di edifici tra i quali un anaktoron.
Altri insediamenti preistorici si trovano nelle contrade Moschitta, Paradiso, Piano dell'Angelo e nella stessa Caltagirone.
Scavi archeologici nell'intero territorio cittadino hanno dimostrato una presenza certa dei greci nel territorio di Caltagirone, seppur questa presenza non sia stata in continuità con la storia della città. Precedentemente alla presenza greca, è molto probabile che nel territorio si siano installati dapprima i sicani[8], e successivamente i siculi.
Data la posizione centrale, è possibile che, durante la dominazione greca della Sicilia, nell'attuale territorio di Caltagirone vi fossero sia insediamenti calcidesi, sia insediamenti geloi[9]. Sempre tenendo conto della posizione del territorio caltagironese, è attestato che gli insediamenti lì posti avessero contatti commerciali con diverse póleis siceliote, tra le quali la prossima Gela, Selinunte e Siracusa[10].
L'area archeologica più documentata è quella di Monte San Mauro, dove con molta probabilità si installarono coloni di provenienza mista sotto legge calcidese[11], i quali si sarebbero installati in pre-esistenti villaggi siculi (forse coabitando con essi[10]) o avrebbero costituito una colonia ex novo: questa sarebbe identificabile con Euboia, subcolonia di Leontinoi[12]. La stessa San Mauro potrebbe essere identificata alternativamente come colonia sotto il dominio di Gela, seppur in stretto contatto col mondo calcidese. Molto probabilmente, il centro ebbe fine a causa di una distruzione dolosa: una delle possibili ipotesi rimanda all'avanzata di Ippocrate verso la costa ionica,[12] ossia quella che lo condusse alla conquista delle importanti città di Naxos, Callipoli, Leontinoi, Zancle e Katane.
Durante l'età moderna, gli studiosi locali del tempo, della Compagnia di Gesù per commissione del senato locale a fini di prestigio, insisterono nella correlazione tra la città e Hybla Geleatis, la quale però rimanderebbe alla vicina Gela.
La presenza dei romani e dei bizantini nel territorio è grosso modo dimostrata, seppur le tracce della loro permanenza siano decisamente più sparute di quella greca o sicula, nonché meno rilevanti[13].
|
Nel seguente testo sull'argomento storia è presente una sospetta violazione di copyright.
|
Nel primo periodo medievale gli Arabi, oltre ad installarsi grosso modo nell'odierno nucleo abitativo, sembra che abbiano introdotto nuove tecniche nella lavorazione dell'argilla, specialmente per quanto riguarda l'uso del colore e dello smalto, dando quindi un importante impulso all'artigianato della ceramica, nonché una certa caratterizzazione.
L'espansione vera e propria dell'abitato, il fiorire della sua economia e in generale la nascita stricto sensu della città come oggi è conosciuta avvennero durante il periodo altomedievale, per parte dei coloni provenienti dal Genovesato, molto probabilmente dell'areale di Savona[14]: questa origine ha fatto sì che si sviluppasse la leggenda secondo cui dei genovesi sbarcarono presso Camarina e si addentrarono nel territorio di Caltagirone, liberandola dalla presenza musulmana. Comunque, è molto probabile che i liguri fossero il primo popolo a latinizzare religiosamente e linguisticamente il territorio di Caltagirone, più o meno contemporaneamente ai coloni delle altre aree d'Alta Italia arrivati con Adelasia del Vasto nel resto della Sicilia centro-orientale, come nell'esempio del centro limitrofo di Piazza Armerina[13].
Nel 1154 Edrisi, il celebre geografo arabo alla corte di Ruggero il Normanno, descrive così Qal'at al-Genūn (Castello dei Genovesi):
«Il castello di Caltagirone sorge imponente sulla vetta di un monte inaccessibile; nel suo territorio si estendono campi coltivati a perdita d'occhio.» |
La fiorente comunità ligure diede manforte al conte Ruggero contro i musulmani durante l'assedio della Rocca di Judica. Quest'aiuto valse alla città di Caltagirone gli estesi possedimenti dei territori di Fetanasimo (l'attuale insieme del Bosco di Santo Pietro e Sughereta di Niscemi), Regalsemi e Camopietro (detta anche Judica, che coincide con il comune di Castel di Iudica) ed è all'origine della ricchezza feudale della città, che si protrasse fino agli albori della modernità. Nonostante la natura lombarda della città, nel XIII secolo Caltagirone partecipò alla rivolta contro gli Angioini nei Vespri siciliani[14][13], avendone espresso una delle figure principali, il nobile Gualtiero di Caltagirone, che sollecitò l'avvento di re Pietro d'Aragona nel corso dell'assedio di Messina. Deluso nelle sue aspettative dal nuovo monarca, Gualtiero cospirò contro di lui e fu per questo decapitato in Piazza San Giuliano nel 1283.
In seguito allo sviluppo dell'artigianato e del commercio, legati alla produzione della ceramica e influenzati positivamente dalla posizione geografica interna ma affacciata alla costa mediterranea, nacque una classe di ricchi commercianti che si stabilirono provenendo anche da altre parti d'Italia.
Lo sviluppo di cui godette la città è ravvisabile in special modo nella struttura del centro storico, che presenta diversi edifici sacri e pubblici di valore artistico, la cui costruzione e il cui rifacimento fu affidato, com'era in uso, a famosi architetti ed artisti dell'epoca.
Nel XIV secolo a Caltagirone (In ebraico: קלטג'ירונה) viveva una piccola comunità ebraica[14] (הקהילה היהודית ב Caltagirone) stabilitasi in una zona vicino al quartiere San Giuliano, che prende il nome di Via Iudeca (דרך Iudeca) o Zona Miracoli. Gli ebrei si dedicavano all'artigianato (in particolare nel settore tessile), molte famiglie della comunità ebraica finirono con l'assumere alcuni cognomi tipici (come per esempio Alba) e a cimentarsi nelle attività creditizie.
Nel 1492 la dominazione spagnola decretò la scomparsa degli ebrei in Sicilia, e la città fu duramente colpita nella sua vita economica e culturale.
I secoli XV e XVII furono l'epoca aurea della Città della ceramica, che allora si arricchì di chiese, palazzi nobiliari, istituti, collegi e conventi[15]. Nacque pure l'università nella quale si insegnavano giurisprudenza, filosofia e medicina, nonché un ospedale.
In quei secoli la popolazione della città si aggirò sempre attorno ai 10.000 abitanti[14], numero che la poneva tra le città più grandi e importanti della Sicilia, di cui solo un migliaio erano ceramisti di professione e diverse centinaia i chierici[16]. La città era caratterizzata da una fervida attività socio-culturale, specialmente da parte del suo ceto artigianale e da parte del mondo gesuita[15].
Nel 1671, a causa di una carestia, morirono circa 2 000 persone, per fame e per stenti, mentre il 1693 è l'anno che segna una radicale svolta per Caltagirone, così come del resto per l'intera Sicilia orientale: un catastrofico terremoto la rade al suolo insieme ad altre dieci città; il fatto costò la vita a circa 100.000 persone, un migliaio nel caso della città.
Con questo evento, Caltagirone perse quasi completamente le tracce monumentali di stampo medioevale e tardo-rinascimentale, con pochi esempi rimasti in piedi, posti fuori dell'allora cinta urbana (esempio la chiesa di Santa Maria di Gesù e relativo convento). Nonostante ciò, la pianta originaria rimase grosso modo intatta, permettendo di ricostruire esattamente nei punti prima della distruzione sismica. Nell'arco di circa dieci anni, la città venne ricostruita con un volto tardo-barocco, quello che oggi conserva nel suo centro storico, e quello che oggi caratterizza la città per buona parte del suo aspetto.
Agli inizi del XX secolo, Caltagirone fu città simbolo del popolarismo italiano di Don Luigi Sturzo. Fu anche il simbolo del movimento antifascista siciliano, dato che lo stesso sacerdote fu uno dei più accesi detrattori e oppositori del regime mussoliniano, a tal punto da doversi rifugiare fuori dall'Italia, prima a Londra e poi a New York.
Negli anni venti, per via della dismissione delle miniere di zolfo, come quella in contrada Balchino, la città subì un decremento di popolazione, comunque modesto rispetto ad altre città della Sicilia centrale.
Durante la seconda guerra mondiale, Caltagirone soffrì dei pesanti bombardamenti degli Alleati, sbarcati in Sicilia con l'operazione Husky, i quali distrussero alcuni monumenti significativi per la città e procurarono centinaia di vittime civili.
A dicembre del 1945 avvenne nel territorio di Caltagirone uno tra i fatti più importanti della stagione indipendentista siciliana durante la seconda guerra mondiale: una battaglia tra l'EVIS e i Carabinieri in località San Mauro, nota appunto come Battaglia di Monte San Mauro, che provocò complessivamente 3 morti.
Dagli anni sessanta agli anni settanta, la città subì un esodo di popolazione verso le regioni italiane del nord e verso la Germania, come avveniva anche in altri centri siciliani, finché nel decennio successivo si ebbe una nuova crescita generale, dovuta allo sviluppo dell'attività artigianale e dell'edilizia, che rese la città soggetta a una ripida espansione urbana, che ne aumentò considerevolmente le dimensione del centro abitato, poggiandolo anche sulla vallata discendente la Piana di Gela.
Oggi Caltagirone è un'importante destinazione turistica della Sicilia, merito soprattutto del suo patrimonio artistico e artigianale. Nonostante non sia un centro capoluogo, è sede di diversi presidi pubblici importanti, tra cui il tribunale e la Procura della Repubblica.
La città è oggi un centro urbano di medie dimensioni all'interno del contesto siciliano, specialmente quello interno, nel quale il suo dato demografico risulta essere di dimensioni considerevoli se paragonato ad altre realtà affini.
Tra le sue risorse turistiche più cospicue vanno ricordati i musei (Museo Regionale della Ceramica, Mostra dei Pupi siciliani, Galleria Civica d'Arte Contemporanea e molti altri), le chiese (se ne contano più di 50) e le ville (Villa Patti, Villa Milazzo, Giardino Pubblico Vittorio Emanuele).
Il simbolo di Caltagirone risale al 1030, anno della liberazione della città da parte dei genovesi dal dominio saraceno.
I cittadini caltagironesi, per riconoscenza, avrebbero adottato nel loro stemma, nel petto dell'aquila che tiene tra gli artigli un osso, lo scudo di San Giorgio sostenuto da due grifoni, ciò per ricordare l'antica origine della città, quella della Repubblica marinara di Genova. Esso è descritto così:
«“D’argento alla croce di rosso all’interno di uno scudo. Ornamenti esteriori da città. Fanno parte dello stemma inoltre, per tradizione millenaria, gli ornamenti raffiguranti l’aquila coronata con le ali spiegate che con l’artiglio destro brandisce un osso di gigante, con grifoni alati ai lati.”» |
In versione semplificata (sola croce di San Giorgio), insieme agli stemmi anch'essi semplificati di Catania, Nicosia e Acireale, costituisce lo stemma dell'ex Provincia di Catania.
Il 6 aprile 1987, per decreto presidenziale, il comune di Caltagirone è stato insignito del titolo di città.
Titolo di Città | |
«D.P.R. 6 aprile 1987» |
In periodi recenti è stata mostrata una bandiera comunale de facto, non citata all'interno dello statuto comunale[17], la quale consiste in un drappo rettangolare bipartito di colori bianco e rosso. Nonostante ciò, la Croce di San Giorgio può essere a tutti gli effetti definita come simbolo distintivo della città, in quanto parte dello stemma.
Bene protetto dall'UNESCO | |
---|---|
Città tardo barocche del Val di Noto (Sicilia sud orientale) | |
Patrimonio dell'umanità | |
Tipo | architettonico |
Criterio | C (i) (ii) (iv) (v) |
Pericolo | no |
Riconosciuto dal | 2002 |
Scheda UNESCO | (EN) Late Baroque Towns of the Val di Noto (South-Eastern Sicily) (FR) Scheda |
Manuale |
Architetture religiose |
Caltagirone è sede di diversi siti archeologici:
Il principale teatro della città è il Politeama Ingrassia, che fu costruito nel primo decennio del Novecento ad opera di Saverio Fragapane, e che venne inserito nel Piano Regolatore presentato dal pro-sindaco Don Luigi Sturzo nel 1907. Il teatro si trova in corrispondenza con l'ingresso monumentale del Giardino Pubblico Vittorio Emanuele. Esso costituisce il fulcro della vita culturale e artistica della città. Il teatro funge anche da sala cinematografica, munito di più sale.
Un altro teatro cittadino è l'Artanis, della parrocchia di Sant'Anna, sito in via Principe Umberto. Oltre a funzionare da teatro, sia per uso civile, che per quello religioso, esso funge anche da sala cinematografica.
Il Teatro Stabile dei Pupi di Caltagirone, dedito alla rappresentazione teatrale di figura, è uno dei più antichi e conosciuti della Sicilia.
L'evoluzione demografica registratasi a partire dal 1861, denota il dato della popolazione a circa 22 000 abitanti, un dato che la poneva tra le città più popolose dell'isola. La tendenza positiva culminò nei 41 879 abitanti del 1901, mentre durante il primo decennio fascista si ebbe un crollo demografico che ricondusse la popolazione alla soglia dei 36 118 abitanti.
Nel secondo dopoguerra la città tornò quasi sui livelli di inizio secolo, ma dagli anni sessanta agli anni settanta, a causa dell'insufficiente sviluppo economico, subì nuovamente un decremento demografico (i cittadini emigrarono nelle città del Nord Italia, specialmente del Piemonte, della Lombardia e dell'Emilia-Romagna, ma anche in Germania e Australia), finché nel decennio successivo non si ebbe una nuova crescita, da associarsi anche all'espansione edile che portò alla costruzione della città nuova e alla crescita di servizi ed attività commerciali.
Come altri comuni siciliani, subisce un trend demografico in negativo. È tra i 25 comuni più popolosi della Sicilia, così essendo sia centro di riferimento all'interno della Città metropolitana di Catania, sia nel contesto territoriale della Sicilia centro-meridionale, dove risulta essere uno dei centri più popolosi, specialmente nel suo entroterra.
Abitanti censiti[22]
Dagli ultimi decenni del XX secolo, Caltagirone è stata interessata anche da fenomeni immigratori. Le prime comunità formatesi sono quelle albanesi e srilankesi, quest'ultima ad oggi radicata in città da diversi decenni, anche per il fatto che la maggioranza di questa comunità è religiosamente affine alla comunità caltagironese.
Dagli anni 2000 in poi, cittadini provenienti dall'Europa orientale, specialmente dalla Romania, ma anche dai paesi dell'Africa subsahariana occidentale, hanno iniziato ad essere una presenza in città, con i primi diventati la prima comunità straniera della città, superando per numero quella dello Sri Lanka.
Al 31 dicembre 2020 gli stranieri residenti a Caltagirone erano 1253. Le nazionalità più rappresentate erano:[23]
A Caltagirone, tra i secoli XIX e XX, in virtù dell’unificazione nazionale e della diffusione di mezzi di comunicazione di massa, sia di natura audiovisiva, che stampata, l’uso della lingua italiana, seppur con distinto accento cittadino, si è espanso in quasi tutte le sue fasce di abitanti e anche in registri diversi da quelli formali.
Nonostante ciò, la lingua siciliana persiste nella sua variante cittadina: questa è estremamente distinta sia rispetto al territorio (sia che ci si riferisca al suo hinterland, sia ai comuni prossimi di altre province), sia all'interno dei confini amministrativi ove pertiene (quelli dell'ex Provincia di Catania), seppur con essi abbia alcuni elementi di comunanza.
La sua varietà locale, detta caltagironese (chiamata in siciliano cartaggirunìsi, trascritto /kaːɾtɐdːʒɨɾɔ̃ːiːzɨ/), viene generalmente ascritta ai dialetti siciliani orientali senza metafonia per motivi di collocazione amministrativa (quindi al ramo detto catanìsi), seppur essa abbia elementi linguistici ascrivibili invece ai dialetti siciliani centrali (quindi al ramo chiamato cartanissittìsi), più vicini geograficamente. Si distingue per un peculiare sostrato settentrionale derivato dalla lingua genovese (presumibilmente dal dialetto di Ponente o savonese), che ne ha conferito una particolare cadenza e particolari fenomeni linguistici: questi sono ludicamente sintetizzati, da parte di forestieri e gente di circondario, delle espressioni favìtta 'dâ bucca (in italiano fava dentro la bocca) o dall'espressione fonologicamente ostico u vo n'ovu? (in italiano lo vuoi un uovo?); queste espressioni ironiche, sia da parte dei parlante che dei non parlanti, accentuano il fatto che questa parlata, a primo ascolto, sia poco comprensibile agli altri parlanti siciliani, quasi ad avere sempre qualcosa sotto i denti. Un'altra ipotesi riguardo all'origine di questo dialetto riguarda un probabile apporto messinese al parlato, che ne giustificherebbe alcuni elementi che rendono la parlata affine al contesto orientale della Sicilia[24].
Come in altri dialetti della lingua siciliana, sussistono influenze iberiche (sia castigliane che catalane), arabe, berbere, greche e provenzali, oltre a recenti prestiti dall’italiano.
L'elemento distintivo settentrionale, quello dato dalla lingua ligure, ha ad oggi tracce spettrali (questo perché il sostrato è molto antico, dato che molto probabilmente i genovesi — o in generale i liguri che si identificavano come tali — si stanziarono a Caltagirone prima che venissero altre colonie dell'Italia settentrionale in Sicilia[28]) e perlopiù si rintracciano in alcune particolarità in fatto di fonetica (come il raddoppio consonantico, la sussistenza delle vocali nasali o della fricativa postalveolare sorda). Qualche lemma ancora persiste (carruggiu, pignatta, ganascia e scagnu i più locali, mè fìgghiu, orbu, pumma, sòciru, jenniru sono invece esempi di termini già diffusi nel resto della Sicilia). Alcuni cognomi di origine o di grande diffusione in Liguria, come Grillo, Doria, Costa, Colombo, Vassallo, Traversa, Grimaldi, La Ferla, Marino e Fontana, sono ampiamente diffusi in città.
Questa parlata sovente accoglie diversi elementi dagli altri dialetti siciliani con cui entra in contatto: spesso accoglie diversi lemmi del dialetto catanese, in special modo tra i giovani e tra i cittadini che lavorano o studiano nel capoluogo etneo. L'influenza dei dialetto siciliano metafonetico centrale è attestabile in alcuni fenomeni di metafonesi che in altri dialetti orientali sono assenti.
Questa varietà del siciliano non ha una vera e propria scrittura standardizzata: questo è dovuto sia per l'egemonia dell'italiano, sia per la mancanza di un vero standard di scrittura per il siciliano, e sia anche per le particolarità in fatto di fonetica e fonologia già citate, che pongono degli ostacoli per un'uniforme scrittura di questa parlata cittadina.
Il dialetto di Caltagirone, premettendo le già citate caratteristiche, risulta estremamente distinto e peculiare rispetto agli altri delle comunità limitrofe: le altre realtà del suo hinterland parlano varietà talvolta orientali senza metafonia (come nei casi dei comuni calatini dell'della Piana di Catania e degli Iblei centro-settentrionali, ovvero i casi di Grammichele, Palagonia, Mineo e Ramacca), talvolta centrali con metafonia (nei casi dei comuni calatini erei, come San Cono, Mirabella Imbaccari e San Michele di Ganzaria) e anche sud-orientali con metafonia (i casi di Mazzarrone, Licodia Eubea e Vizzini, comuni calatini iblei ed ipparini).
Nella frazione meridionale di Granieri, la comunità parla il dialetto sud-orientale della lingua siciliana (chiamato ràusanu o muoricanu), ramo dei dialetti parlati in provincia di Ragusa e nel basso siracusano, questo perché i loro abitanti sono originari dei centri dell'area ipparina ed iblea, come Comiso, Vittoria, Chiaramonte Gulfi e lo stesso capoluogo di provincia.
La religione maggiormente professata a Caltagirone è ad oggi quella cristiana cattolica di rito latino: la sua massima istituzione locale è la Diocesi di Caltagirone, suffraganea appartenente all'Arcidiocesi di Catania. Fino al 2000 l'arcidiocesi era appartenente all'Arcidiocesi di Siracusa, così come nel caso di altre diocesi della Sicilia centro-orientale. I Santi Patroni della città sono Giacomo il Maggiore e Maria Santissima del Ponte, quest'ultimo il principale tra i culti mariani caltagironesi, in generale fenomeno religioso molto ricorrente nel territorio, come nei casi di Gela, Piazza Armerina, Mirabella Imbaccari, Mazzarino e Niscemi.
La città aveva in origine come Santo Patrono San Nicola di Bari, mentre altri santi importanti per la città sono San Giorgio (alla quale fu eretta una delle chiese più antiche della città per parte dei genovesi), San Pietro, San Giuseppe e San Francesco di Paola.
Altre confessioni cristiane professate in città sono quelle del ramo evangelico-pentecostale, sviluppatesi per numero nella seconda parte del secolo precedente, presente con alcuni luoghi di assemblea sparsi per tutta l'area urbana. In città è altresì presente una Sala del Regno dei Testimoni di Geova, anch'essa nata e sviluppata entro la comunità caltagironese negli ultimi decenni del secolo XX.
Per via della recente immigrazione, sono anche presenti confessioni non prettamente tradizionali rispetto alla comunità cittadina: vi sono diverse centinaia di appartenenti alla Chiesa ortodossa (generalmente da Romania, Russia e Ucraina) e all'Islam, generalmente sunnita (provenienti da Albania, Marocco, Senegal, Tunisia).
Nel corso dell'anno, in città vengono celebrate diverse manifestazioni cittadine secolari, specialmente religiose. I periodi più sentiti sono quello pasquale (con il culmine della processione con la giunta ri pasqua, ossia il giorno della resurrezione di Cristo e dell'annuncio dell'Apostolo Pietro alla Vergine Maria), quello più strettamente mariano (a maggio, con le celebrazioni in onore alla Madonna di Conadomini, che sfociano nelle celebrazione popolare della rusèḍḍa, e ad agosto con le celebrazioni per la Madonna del Ponte), e quello dei festeggiamenti per il Santo Patrono Giacomo (chiamato in dialetto Santu Jacupu o Sagnacupu) a fine luglio e inizio agosto.
Nel complesso, seppur non sia tra le peggiori della propria provincia o del proprio territorio (la Sicilia centro-meridionale), la qualità della vita a Caltagirone si attesta su livelli bassi rispetto alla media nazionale.
È caratterizzato da alti livelli di disoccupazione, con più della metà dei giovani senza un lavoro e con una forte incidenza sulla popolazione femminile[29], da un non trascurabile rischio di dispersione scolastica[30] e da un elevato indice di vulnerabilità materiale e sociale[31], il quale si traduce in una richiesta importante di sussidi statali, come nel caso del Reddito di Cittadinanza, la cui richiesta ha superato il migliaio di unità familiari[32].
Il proprio PIL pro capite si aggira su livelli decisamente più bassi sia rispetto alla media nazionale che quella regionale generale[33]. A Caltagirone vi è anche la maggior incidenza regionale di minori non accompagnati per abitante, con un indice di uno ogni 117 residenti[34].
Si nota altresì una discrepanza di qualità della vita tra il centro storico e la zona di nuova espansione, con situazione generalmente più critica nel nucleo più antico della città, seppur anche in alcune aree del centro nuovo (specialmente le periferie più remote) si possono incontrare sacche di povertà[30].
Va menzionato anche un altro elemento che ha determinato mutazioni alla qualità della vita a Caltagirone, ossia l'evidente frattura urbanistica tra il centro storico e le aree di recente urbanizzazione dopo il boom edilizio della seconda metà del XX secolo. A dispetto di realtà geograficamente prossime come Piazza Armerina, Vittoria o Gela, l'espansione della città si è sviluppata solo lungo l'asse sud-ovest (per motivi di natura geografica e morfologica), generando così la periferizzazione dei quartieri del centro storico (perciò ponendo buona parte di questi anche in stato di privazione socio-economica) e di fatto spostando il baricentro urbano più a sud rispetto al municipio, creando così squilibri nella distribuzione dei servizi e rendendo quasi obbligatorio il ricorso a vetture private per spostarsi in città o per espletare attività burocratico-amministrative, sanitarie o commerciali.
Dal 2022 la città fa parte del progetto del Primo parco mondiale dello stile di vita mediterraneo insieme ad altre 103 città del centro Sicilia.[35]
Caltagirone è sede di diversi musei, sia regionali che comunali:
È la biblioteca vescovile della città. Si trova nell'antico Convento dei Frati Minori che risale alla fine del XIV secolo, sede vescovile.
Con i suoi 28.000 volumi circa, ha una decisa valenza culturale e storica per Caltagirone; opere di rilevanza storica e tavole descrittive illustrate con delle caratteristiche tipografiche. È vasta la gamma delle discipline rappresentate come la Letteratura, Storia, Geografia, Filosofia, Pedagogia, Scienze Naturali, Medicina, Matematica, Diritto Civile ed Ecclesiastico, Teologia, Musica e numerosi Dizionari ed Enciclopedie.
In questa biblioteca sono presenti delle opere di Luigi e Mario Sturzo, che ne permettono di tracciare per intero le loro vite con significativi interessi storici, sociali e religiosi sia per la storia della città che dell'Italia.
È la principale biblioteca della città per grandezza, frequentazione generale e per numero di volumi raccolti. Fu arricchita di opere alla fine del XVI secolo, con ingenti investimenti da parte del Senato cittadino. Quando i gesuiti lasciarono la città, le opere che arricchirono la biblioteca, furono trasferite presso l'Università degli Studi di Catania. Nel 1785 una nuova biblioteca fu ricostituita dal patriziato cittadino su un nucleo di 8.000 volumi donati dal principe Niccolò Interlandi. Nel 1870 i fondi bibliografici giunti dalle corporazioni religiose soppresse valorizzarono la biblioteca di circa 15.000 volumi che furono ordinati da Emanuele Taranto Rosso al quale è intitolata.
Nel 1901 un violento incendio distrusse l'edificio nel quale era collocata la biblioteca e furono salvate solo 2.000 opere. Nel 1902 la Giunta comunale affidò al bibliotecario Baroncelli il progetto di ricostruzione delle opere. Grazie alle donazioni dei cittadini si incrementò il fondo antico e con i nuovi acquisti il patrimonio librario della città aumentò la sua varietà.
La biblioteca conserva oltre 115.000 volumi dei quali circa 2.400 datati secoli XVI, XVII e XVIII, possiede una ricca collezione di 2867 fotografie e 1095 cartoline illustrate che risalgono ai primi anni del Novecento. Si conservano, inoltre, i volumi dei privilegi nobiliari che appartengono all'Archivio Storico Comunale.
È la biblioteca dell'omonimo istituto di istruzione elementare e superiore di primo grado, riferimento per i cittadini del centro storico, specialmente dell'area dell'Acquanuova. Possiede oltre 8.000 volumi, sono testi moderni ed aggiornati che coprono i vari settori della conoscenza. Questa biblioteca è nata con gli stanziamenti del Ministero della Pubblica Istruzione ed inaugurata il 16 maggio 2002, successivamente divenuta Biblioteca di Quartiere con lo scopo di servire l'utenza del Centro storico di Caltagirone.
La biblioteca nella frazione Granieri fu istituita nel 1996. Dispone di circa 3000 volumi che spaziano dalla letteratura italiana e straniera, alla storia, a testi scientifici, enciclopedie, viticoltura.
Nella letteratura italiana, specialmente quella perpetrata da scrittori siciliani, Caltagirone ha avuto spazio di citazione, specialmente in relazione alla prossimità geografica della provenienza di alcuni grandi scrittori ascrivibili al verismo, Giovanni Verga e Luigi Capuana, il primo di Vizzini, il secondo di Mineo.
Caltagirone è citata in Mastro Don Gesualdo, capolavoro di Giovanni Verga, quando al tempo del colera, rifugiato a Mangalavite, Don Gesualdo scopre la relazione tra il povero Don Corradino La Gurna e sua figlia Isabella Trao. I due giovani tentano una fuga d'amore e Don Gesualdo, contrario, fa ricorso alla giustizia, facendo giungere come un fulmine da Caltagirone l'ordine d'arresto per Don Corrado La Gurna.
Sempre da parte di Giovanni Verga, la città viene menzionata in Cos'è il re, novella che racconta di Compare Cosimo, lettighiere di Grammichele, che riceve da Re Ferdinando II di Borbone l'incarico di portare la regina a Catania da Caltagirone.
La frazione di Santo Pietro (e di riflesso la sua riserva naturale) viene citata nei libri Privo di Titolo di Andrea Camilleri e La Corda Pazza di Leonardo Sciascia, in riferimento alla mancata costruzione di Mussolinia, città che sarebbe stata ubicata nell'attuale territorio della frazione caltagironese.
Caltagirone è sede di diversi istituti superiori di istruzione, utili non solo alla cittadinanza caltagironese, ma anche e soprattutto per il circondario, anche extra-provinciale, seppur possa ricorrere il fenomeno di pendolarismo in una minoranza degli studenti della città, generalmente riferita verso Ragusa e Piazza Armerina. È anche sede di alcuni istituti e corso posteriori al diploma ai fini di formazione tecnico-accademica, in alcuni casi convenzionati con le università (come quella di Catania, per esempio) o anche con altri istituti di formazione o ricerca. Alcuni istituti fanno invece riferimento al mondo ecclesiastico.
Le scuole superiori (licei, tecnici e professionali) e gli istituti di formazione successivi alla laurea sono:
A Caltagirone sono editi i quotidiani:
Periodici locali:
Sono stati girati a Caltagirone i seguenti film:
Caltagirone ha una cultura gastronomica che è espressione della propria collocazione geografica (l'entroterra della Sicilia centro-orientale), della propria storia, della propria produzione agricola (legata alla ruralità dei Monti Erei, e alla produzione sia delle Piane di Catania e Gela che del sistema serricolo dell'altopiano di Vittoria) nonché dei popoli temporalmente susseguitesi nel territorio, in special modo gli arabi, i normanni e gli spagnoli.
Per ciò che concerne la tavola calda (in dialetto locale ì pezzi o a tàula càura), ovvero i panificati, coincide con quella di altri centri che si affacciano sulla Piana di Gela o che vengono percorsi dal Maroglio, esempio le limitrofe Gela, Niscemi, Mazzarino e Butera, seppur integri influenze di centri grossi come Catania, Ragusa o Palermo: è molto comune imbattersi presso bar e pizzerie in arancini, cipuḍḍini, ccartucciati, pizze coperte (in siciliano scacciati), pizzette rosse o bianche, mpanati e piruna di pasta lievitata (spesso conditi con spinaci, olive nere, pomodori secchi, tuma e salsiccia, ma anche con patate, carciofi, broccoli o semplicemente con mozzarella, prosciutto e pomodoro). In periodo di Natale persiste la tradizione delle muffuletta, panini di grano tenero (in origine di grano di semola) con semi di finocchio, i quali vengono donati dai panifici, per intercessione dei bambini, ai passanti.
A livello dolciario, oltre ai tipici prodotti siciliani come le cassate, gli iris, le bummi, i curnetta, gli spìngi, la brioscia, le past'i mènnula, i bignè, i cannola (specialmente farciti con ricotta), i suspìra (analoghi alle minnuzzi catanesi) e i babbà, Caltagirone è conosciuta per i suoi cuḍḍureḍḍa, dolci natalizi a forma di buccellati e ripieni di una farcia a base di mandorla. Oltremodo tipici sono i cubbattara (bastoncini dolci, torroni di tradizione araba), i frischìtta, i palummèḍḍa, gli agnèḍḍa'n past'i mennula e i panarèḍḍa, panieri pasquali pieni di uova sode, fatti con pasta, zucchero e strutto e decorati con diavolina colorata e chiodi di garofano. Si deduce così che la tradizione dolciaria di Caltagirone, oltre a contemplare dolci di tradizione generale siciliana, annovera anche prodotti di stretta tradizione cittadina basata su prodotti locali (come le mandorle o la ricotta) e su una certa tendenza all'elaborazione sia negli impasti che nella scelta dei ripieni.
Sono diffuse le preparazioni tradizionali come la cuccìa, ossia il grano cotto, e il maccu vìrdi (in italiano macco verde), ovvero una minestra di fave fresche, finocchietto selvatico e cipolla.
Il centro storico sorge a tra i 600 e i 700 metri d'altitudine; fino al primo dopoguerra era l'unico insediamento urbano, ed ha origini millenarie. Nel settore orientale vi è il quartiere San Giorgio che prende nome dall'omonima chiesa, la più importante della città. Il centro storico è ricco di numerose chiese e diversi monumenti, oltreché le principali istituzioni ed enti (comune, teatro, banche e assicurazioni).
A sud vi sono le aree urbane più basse rispetto al centro storico, vale a dire il quartiere Acquanuova, San Pietro e San Francesco di Paola, nella quale si trova il giardino pubblico, considerato il polmone verde della città.
Per carruggi (equivalenti nel resto della Sicilia alle vaneḍḍi) s'intendono in generale le strade, i larghi, i vicoli e i ronchi del centro storico della città, datati presumibilmente all'XI secolo, di natura simile alle kasbah arabe. Il termine è una sicilianizzazione del termine ligure caróggio: molto probabilmente la loro costruzione può essere attestata ai coloni liguri che lì si stanziarono. È molto probabile che essi siano stati costruiti anche per natura difensiva, dato che ai tempi si susseguivano battaglie tra normanni e saraceni. Queste si sono conservate, nonostante nel tempo la città sia stata investita da una generale distruzione a seguito del Terremoto del Val di Noto del 1693.
Sono caratterizzati dalle loro anguste proporzioni, specialmente in larghezza, che li rendono spesso di difficile transito per i mezzi e in alcune occasioni anche per le persone. Sono le più tipiche e comuni tipo di vie presenti all'interno dell'antico centro cittadino, che ne caratterizzano l'intero aspetto generale. Alcune di queste permettono il transito dei veicoli (anche come ZTL), mentre altre sono esclusivamente di tipo pedonale. I carruggi possono essere sia vie in basolato che a scale, anche se alcune se ne possono incontrare asfaltate.
La moderna Caltagirone è disposta ad anfiteatro. È una delle poche città della Sicilia centro-orientale ad aver conservato, dopo il terremoto del 1693, parte delle testimonianze dell'arte e dell'architettura medievali e, soprattutto, la tipologia dell'abitato.
Un'altra importante attrazione della città è rappresentata dalla ceramica, risalente al V secolo a.C. Oltre alla visita del Museo della ceramica, questa parte di città testimonia la presenza di questa tradizione.
Alle spalle del Museo della Ceramica si trovano il Giardino pubblico e la Villa Vittorio Emanuele, risalente al XIX secolo.
Durante la seconda metà del XX secolo, si è sviluppata una nuova area urbana sul pianoro affacciante alla piana di Gela, con caratteristiche decisamente differenti dal centro storico (per tipologia di abitato, per struttura viaria e per concezione spaziale), posta più a sud rispetto all’antico nucleo urbano. Questa è l’area più popolosa e trafficata della città.
In essa sono presenti la maggior parte delle attività commerciali, i quali suoi assi principali sono il viale Europa, viale Mario Milazzo, il tratto più spiccatamente urbano di via Madonna della Via e via Principe Umberto. Tra il già citato viale Europa, piazza Falcone-Borsellino e viale Autonomia si sviluppa il mercato rionale del sabato, generalmente molto frequentato dalla cittadinanza.
Presso quest’area sono ubicati diversi servizi, fra cui il distaccamento cittadino dell’Agenzia delle Entrate, dell’INAIL, l’ospedale Gravina (pertinenza dell'ASP 3 di Catania), il Palazzo di Giustizia e una buona parte degli istituti scolastici, di diverso ordine e grado.
Sono altresì presenti i più importanti impianti sportivi della città, ovvero lo stadio Agesilao Greco, il campo Pino Bongiorno, la tensostruttura di via Luigi Pirandello, il Palasport Don Pino Puglisi, l’adiacente ex piscina comunale e l’arena indoor di viale Autonomia.
La maggior parte dei presidi delle Forze dell’Ordine e dei corpi civili dello Stato hanno sede in questa parte della città (Polizia di Stato, Carabinieri, vigili del fuoco, Polizia Municipale). L’autostazione per le linee extraurbane e l’adiacente stazione ferroviaria RFI sono poste in Piazza della Repubblica, servite da una fermata della linea urbana AST.
Quest’area, il centro storico e la viabilità nazionale sono reciprocamente collegate dal sistema di circonvallazione cittadina, che ha la sua base nella via Circonvallazione vecchia e viale Cristoforo Colombo, nonché dal percorso via Giorgio Arcoleo-via Roma, che porta dritto all’area più centrale del centro antico.
Attorno a quest’area, prima delle contrade di campagna, si è sviluppata un’estesa perifieria, ove si possono notare condomini privati, villette a schiera e blocchi di edilizia popolare, anche circondate da spazi verdi o da piazzette. Sono servite da alcuni distaccamenti di servizi per la cittadinanza, esempio più comune i plessi scolastici di alcuni istituti, nonché da qualche attività commerciale o da qualche spazio per l’attività sportiva.
Le aree periferiche dei Semini, della Bardella, del Canalotto, di Santa Rita e delle Sfere, rispetto ad altre aree periferiche, sono caratterizzate da immobili di stampo patronale, a volte non intonacati, dai quali traspare una certa mancanza di progettazione urbana e abusivismo edilizio.
Nonostante sia un’area sostanzialmente recente, sono presenti diversi edifici antichi, tra i quali vanno evidenziati Villa Patti, la chiesa di Santa Maria di Gesù e l’attiguo convento, e l'Educandato San Luigi, sede della biblioteca comunale e dell’Archivio di Stato.
Fuori da quest'area sono presenti la Casa circondariale, in contrada Noce, sulla strada per Niscemi, e l'area di sviluppo industriale, posta in contrada Santa Maria dei Poggiarelli, sull'estrema propaggine meridionale della Piana di Catania, collegata al centro urbano dalla SS 417.
Caltagirone è divisa nei seguenti quartieri, tra parentesi il loro nome in siciliano:
Caltagirone Nord (Centro Storico)
Caltagirone Sud (Nuova Espansione, Campagna e Periferia)
Zona Industrale (C.da Santa Maria dei Poggiarelli).
Oltre al centro urbano strictu sensu, Caltagirone è costituita da diverse frazioni, generalmente poco popolose e non direttamente limitrofe all'area centrale. Queste sono:
Caltagirone è un centro agricolo, data la vastità e la varietà del suo territorio (si annoverano coltivazioni di uva, carciofi, arance, olive, mandorle, pesche, querce da sughero). È nota soprattutto per la produzione di ceramica, che ne rappresenta il principale prodotto artigianale.[37] Il commercio rappresenta una delle ossature dell'economia calatina, seppur essa sia in lento declino, dovuta all'espansione della vendita al dettaglio di aziende nazionali ed internazionali in città, e anche all'esistenza dei grandi centri commerciali nel territorio catanese. La voce economica ad oggi più importante è il turismo, il quale ha permesso a Caltagirone di sviluppare un piccolo indotto basato sulla ristorazione, sulle piccole strutture ricettive (hotel e bed and breakfast) e sulla promozione turistica.
All'interno della Zona Industriale di Caltagirone (c.da Santa Maria dei Poggiarelli), posta nella parte del territorio comunale della piana di Catania, operano circa 20 imprese industriali e artigianali con un migliaio di addetti, riunite nell'Area di Sviluppo Industriale (ASI).
La produzione industriale è principalmente orientata verso la trasformazione di prodotti per il settore alimentare e la produzione di ceramiche artigianali, seppur vi siano anche altro tipo di attività basata sulla trasformazione, sull'assemblaggio e sul riuso[38]. Vi sono ubicate anche concessionarie e centri di revisione per automobili private e veicoli industriali, nonché alcuni ingrossi utili alle attività commerciali del centro urbano. È facilmente raggiungibile dal centro urbano attraverso la SS 417 oppure tramite la SP 196 Strada delle Sfere.
Caltagirone è collegata alle limitrofe città di Gela e Piazza Armerina (e di conseguenza verso Enna e Palermo) mediante la Strada Statale 117 bis (a Gela verso sud continuando in direzione sud per l'itineratio Gela-Catania, a Piazza Armerina innestandosi o sul bivio Passo di Piazza, questo nei territori tra Niscemi e Mazzarino o al Gigliotto, questo in quelli di San Michele di Ganzaria e San Cono, al km 0 della Strada statale Siracusana).
A Catania è collegata per mezzo della Strada Statale 417, che si innesta prima sulla Strada Statale 192 della Valle del Dittaino e poi sull'Asse Attrezzato di Catania, o in alternativa sulla sua Tangenziale.
Le strade statale 417 e 124 si incrociano al bivio Molona (in siciliano i tri Stratuna), il quale porta alle direzioni di Gela, Piazza Armerina e Catania, oltre che verso Ragusa e Siracusa procedendo verso il centro abitato.
Anche la Strada statale 385 di Palagonia la collega al capoluogo, procedendo dopo il Bivio Iazzotto innestandosi sulla costiera SS114, la quale può proseguire sia verso Messina, sia verso Siracusa. Oltre a ciò, la strada è l'accesso più veloce per i comuni di Palagonia, Mineo e Scordia.
La città è collegata anche a Siracusa per mezzo della Strada Statale 124 che prosegue oltre San Michele di Ganzaria innestandosi sulla SS117 Bis. Nonostante sia esso un itinerario diretto verso il centro aretuseo, risulta più rapido il percorso in direzione nord della Catania-Ragusa (SS 683, poi SS 514, poi SS 194, poi Autostrada A 18), in quanto quello originale risulta più tortuoso e passante per i piccoli centri urbani dell'entroterra siracusano come Buccheri e Buscemi, nonché verso il centro turistico di Palazzolo Acreide.
Tramite la SP 62 della Città Metropolitana di Catania e la SP 90 del Libero Consorzio di Ragusa (itinerario popolarmente chiamato Caltagirone-Mare), è collegata alla SS 115, e quindi con i centri iblei di Vittoria (e al suo mercato ortofrutticolo), Comiso e Acate, e perciò alla costa ragusana occidentale (Macconi, Scoglitti, Randello). La già citata SP 62, passando poi per la SP 267 di Catania permette l'accesso anche al centro abitato di Niscemi, in alternativa alla SP 39/i.
La Strada statale 683 attraversa anche il territorio di Caltagirone, per mettere in collegamento la SS 514 Catania – Ragusa con l'autostrada A19 Palermo-Catania e la Strada Statale 117 bis, rendendosi così l'infrastruttura più veloce per giungere nel capoluogo ibleo, sostituendo la Siracusana. Inaugurata nel 1990, si sviluppa per 13 km dalla SS 514 fino alla SP 34 in contrada Regalsemi di Caltagirone.
Il tratto della Variante di Caltagirone (SS 683 var) è anche utile per innestarsi sulla SS 417 senza passare per il centro abitato e per la SP 196 della Città Metropolitana di Catania, chiamata Strada delle Sfere (Strata dê Sferi), in quanto essa si origina dall'omonimo quartiere, in diretto collegamento con la centrale Via Giorgio Arcoleo.
Su queste direttrici operano varie autolinee extraurbane come la SAIS Autolinee, l'Etna Trasporti e l'Azienda Siciliana Trasporti e altre locali, che collegano Caltagirone a Catania, Siracusa, Enna, Ragusa, Palermo e gli altri centri limitrofi del Calatino o prossimi ad esso.
Caltagirone è collegata a Catania e a Gela mediante una linea ferroviaria a semplice binario non elettrificata di RFI. A partire dal 2011 il tratto tra Caltagirone e Gela è interrotto a causa del crollo di un ponte (demolito nel 2014) in contrada Piano Carbone, non lontana sia dalla periferia di Caltagirone, sia dal centro urbano di Niscemi. Attualmente (2016) il servizio gestito da Trenitalia prevede due coppie giornaliere di treni da e per Catania, integrate da una corsa di autobus sostitutivi per Gela.
La stazione ferroviaria si trova nella parte nuova della cittadina e venne costruita alla fine degli anni settanta in occasione del completamento della tratta ferroviaria per Gela, in sostituzione della precedente stazione, che venne soppressa.
Dal 1930 la città è stata capolinea della ferrovia Dittaino-Piazza Armerina-Caltagirone, ferrovia a scartamento ridotto di difficile e lunga percorrenza che si immetteva sulla ferrovia Palermo-Catania. Questa linea ferrata venne soppressa e smantellata nel 1972. Prima della dismissione, esisteva una piccola stazione ferroviaria in contrada Piano Carbone, successiva alla stazione niscemese di Vituso.
Il servizio di trasporto pubblico urbano è gestito dall'AST ed è costituito da tre linee di autobus (1, 7, circolare) che congiungono il centro storico alla zona nuova e alla periferia. Sussistevano delle linee che raccordavano Caltagirone alle sue frazioni di Granieri, Piano San Paolo e Santo Pietro.
Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute nel comune di Caltagirone:
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
---|---|---|---|---|---|
1º luglio 1985 | 27 maggio 1989 | Giacomo De Caro | Democrazia Cristiana | Sindaco | [39] |
3 luglio 1989 | 5 febbraio 1991 | Giacomo De Caro | Democrazia Cristiana | Sindaco | [39] |
13 febbraio 1991 | 9 marzo 1993 | Francesco Failla | Democrazia Cristiana | Sindaco | [39] |
29 marzo 1993 | settembre 1993 | Alessandra Foti | Democrazia Cristiana | Sindaco | [39] |
Settembre 1993 | 6 dicembre 1993 | Nicolò Valenti | Comm. straordinario | [39] | |
6 dicembre 1993 | 15 dicembre 1997 | Maria Samperi | centro-sinistra | Sindaco | [39] |
15 dicembre 1997 | 11 giugno 2002 | Maria Samperi | centro-sinistra | Sindaco | [39] |
11 giugno 2002 | 15 maggio 2007 | Francesco Pignataro | centro-sinistra | Sindaco | [39] |
15 maggio 2007 | 22 maggio 2012 | Francesco Pignataro | centro-sinistra | Sindaco | [39] |
22 maggio 2012 | 12 maggio 2015 | Nicolò Bonanno | centro-destra | Sindaco | [39] |
12 maggio 2015 | 20 giugno 2016 | Mario La Rocca | Comm. straordinario | [39] | |
20 giugno 2016 | 11 ottobre 2021 | Gino Ioppolo | centro-destra | Sindaco | [39] |
11 ottobre 2021 | in carica | Fabio Roccuzzo | centro-sinistra | Sindaco | [39] |
A Caltagirone sono presenti le società di calcio: Associazione Calcistica Caltagirone, militante in Prima Categoria durante la stagione 2019-2020.
Aveva sede nel comune la società di calcio a 5 A.S.D. I Calatini C5, con formazioni maschili che femminili, già militanti in Serie C alla stagione 2019/2020.
Per quanto riguarda la scherma, a Caltagirone è presente l'Accadiemia d'Armi Agesilao Greco[40].
Ha sede nel comune la squadra di Shuttlecock (o pallavolano) Phoenix Feathers Caltagirone[41].
L'8 maggio 2018, il comune ha ospitato per la prima volta l'arrivo della quarta tappa della 101ª edizione del Giro d'Italia, dopo un percorso di 198 km partito da Catania.
Altri progetti
Controllo di autorità | VIAF (EN) 143918416 · SBN PUVL000608 · LCCN (EN) n83049520 · GND (DE) 4300664-4 · J9U (EN, HE) 987007536644105171 · WorldCat Identities (EN) viaf-143918416 |
---|
Portale Sicilia: accedi alle voci di Wikipedia che parlano della Sicilia |