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Rende (AFI: [ˈrɛnde][4], Renni in dialetto cosentino) è un comune italiano di 36 164 abitanti della provincia di Cosenza in Calabria.

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Rende (disambigua).
Rende
comune
Rende – Veduta
Rende – Veduta
In senso orario: il municipio e la chiesa di San Carlo Borromeo, l'università della Calabria e il centro storico
Localizzazione
Stato Italia
Regione Calabria
Provincia Cosenza
Amministrazione
SindacoMarcello Manna (Laboratorio Civico) dal 9-6-2014 (2º mandato dal 10-6-2019)
Territorio
Coordinate39°20′N 16°11′E
Altitudinecentro storico: 474 m
sede comunale: 184 m s.l.m.
Superficie55,28 km²
Abitanti36 164[1] (31-3-2022)
Densità654,2 ab./km²
Frazioniquartieri e frazioni
Comuni confinantiCastiglione Cosentino, Castrolibero, Cosenza, Marano Marchesato, Marano Principato, Montalto Uffugo, Rose, San Fili, San Lucido, San Pietro in Guarano, San Vincenzo La Costa, Zumpano
Altre informazioni
Cod. postale87036
Prefisso0984
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT078102
Cod. catastaleH235
TargaCS
Cl. sismicazona 1 (sismicità alta)[2]
Cl. climaticazona D, 1 747 GG[3]
Nome abitantirendesi
PatronoImmacolata Concezione della Beata Vergine Maria
Giorno festivo20 febbraio
Cartografia
Rende
Rende – Mappa
Rende – Mappa
Posizione del comune di Rende all'interno della provincia di Cosenza
Sito istituzionale

Si divide in due parti: il centro storico, che sorge su un colle a circa 474 m s.l.m., e l'area moderna, nell'alta valle del Crati, che ospita la sede comunale, posta a 184 metri s.l.m., e che è conurbata con Cosenza.

È uno dei centri più vivaci dal punto di vista economico, industriale e culturale della regione. Ciò è favorito sia dall'influenza della vicina Cosenza sia dalla presenza di collegamenti infrastrutturali vari (autostradali e ferroviari), ma soprattutto dal fatto che nel territorio di Rende insiste il campus di Arcavacata, sede dell'Università della Calabria[5].

Per effetto del DPR 11 marzo 2016 il comune di Rende può fregiarsi del titolo di città[6][7][8].


Geografia fisica



Territorio


Rende si estende dalla riva est del fiume Crati a una quota altimetrica di circa 165 m s.l.m. fino alle propaggini orientali della Catena Costiera con le frazioni Malvitani a 330 metri s.l.m. e Nogiano a 525 metri s.l.m. Il territorio si dispone su un profilo altimetrico compreso tra 129 e 1137 metri s.l.m., e presenta zone montane ad ovest che pian piano degradano verso est formando colline, su una delle quali sorge il centro storico, fino ad arrivare alla Valle del Crati dove grazie ad ampie aree pianeggianti si estende la città moderna. Il Crati è il fiume più importante che la attraversa, insieme ai suoi affluenti Campagnano, Emoli e Surdo.

Parco fluviale Emoli.
Parco fluviale Emoli.

Clima


D'inverno il clima è freddo secco in collina, mentre a valle è freddo alquanto umido e i venti soffiano specialmente da nord e da nord-ovest. D'estate il caldo è temperato in collina, a valle invece è pesante e afoso[9].

RENDE Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic InvPriEst Aut
T. max. media (°C) 14141618222629292723181514,318,72822,720,9
T. min. media (°C) 6679121618181613976,39,317,312,711,4
Precipitazioni (mm) 90109796837211218371001019729618451238769

Origini del nome



Storia



Le origini di Rende


Lo stesso argomento in dettaglio: Pandosia Bruzia.

Gli antichi Enotri, provenienti dalla piana di Sant'Eufemia e da Clampetia (Amantea) fondarono nei pressi del fiume da essi denominato Acheronte, la primitiva Acheruntia, "le case dei forti presso le acque del fiume" e, successivamente, Pandosia. La zona era però inadatta alla difesa durante le guerre che in quel periodo si susseguivano numerose, alcuni Acheruntini abbandonarono quei luoghi per rifugiarsi in un posto più difendibile, l'odierna frazione di Nogiano. Questo nuovo insediamento, che risale al 520 a.C., fu denominato Aruntia (Αρουντία in greco), "le case dei forti", e successivamente Arintha[10]. Lo storico Ecateo di Mileto, vissuto nel 500 a.C., cita Arintha come Città della Bretia di origine enotra.


Arintha nel mondo romano


Le sorti della città seguirono quelle della vicina Cosentia. Nelle guerre puniche, Arintha venne chiamata alle armi insieme con i Pandosiani, Besidiesi, Cosentini e altri popoli per sbarrare il passo ad Annibale, il quale, allontanatosi da Roma, piombò repentinamente sui popoli del Brutio. Durante la dominazione romana, sotto il consolato di Q. Cecilio e L. Valerio, il Brutio divenne regione romana e le città e le borgate coi loro territori furono compresi in una vasta organizzazione amministrativa, divisa in "Municipi" e sostenuta militarmente e politicamente da colonie romane. Anche Arintha ottenne il titolo di "Municipio" . Durante l'amministrazione romana si volle dare inizio alla costruzione e manutenzione di pochi e rudimentali acquedotti e delle strade. Arintha e altri paesi vennero così allacciati all'arteria principale che era la "Via Popilia", la sola che, scendendo da Capua, attraversava la Valle del Crati e gran parte del territorio di Arintha. Nel 72 a.C. quando Spartaco con la sua armata passò per la valle del Crati, molti schiavi tra gli acheruntini lo seguirono, pronti a dare il loro sangue per quella libertà da sempre bramata. Ma contro Spartaco arrivarono ben presto gli eserciti di Crasso e Pompeo che speravano di venire alle prese col gladiatore trace sul territorio della Valle del Crati. Egli fu poi sconfitto e ucciso a Reggio Calabria dove si era rifugiato.

Il Brutio ai tempi di Augusto si svegliò alle luci delle arti, delle lettere e della filosofia. Ebbe inizio così per alcuni privilegiati tra la gioventù di Arintha quel desiderio di sapere, che armonizza anima e intelletto con l'universo circostante. Nascono così le prime scuole pitagoriche dove venivano tramandati principi filosofici e scientifici[11].


La discesa dei barbari nella Valle del Crati


La Valle del Crati, dove si estende la parte migliore del territorio di Arintha, fu sempre considerata dai barbari, come dai romani, la chiave del mezzogiorno d'Italia. Intorno al 410 d.C. Alarico, re dei Visigoti, con la ciurma dei suoi barbari deliberò di marciare indisturbato per gli Appennini calabri e precisamente per la campagne di Arintha al fine di arrivare in Sicilia evitando di porre l'assedio a Cosenza. Da qui, infatti, transitarono truppe e carriaggi, derubando e distruggendo quanto capitava sotto mano. Da qui poi risalirono lungo le rive del fiume Busento e il valico del Potame per scendere lungo il fiume Catocastro sino Clampetia, sulle coste del Tirreno e proseguire sino a Reggio e la Sicilia.

Nel 543 scese in Calabria Totila, che riconquistò per gli ostrogoti le regioni del Bruzio e si accanì specialmente alla conquista della città di Arintha insieme a Uffugum e Consentia, le quali città vollero opporre un'accanita resistenza. I soldati di Totila allora, non potendo sopraffare la resistenza delle varie popolazioni, addivennero a più miti consigli. Si vollero presentare ai "signori" di Arintha, Uffugum e Consentia per offrire loro onori e ricchezze in cambio di una più mite e benevola accoglienza. Ma i popoli del Bruzio decisero, invece, di rispondere con il rifiuto e continuando a battersi ostinatamente contro i barbari del nord. Il loro eroismo però fu vano, perché nei primi mesi del 547 tutto il territorio di Arintha fu invaso dalle orde barbariche che si moltiplicarono a dismisura; venne spezzata con la potenza del numero l'ostinata resistenza, e Arintha stessa fu messa a sacco e fuoco. Fu pesante la vendetta, molti subirono atroce martirio, mentre i pochi superstiti dovettero assistere alla quasi totale rovina dei loro beni e delle loro case.


Arintha nel periodo musulmano


Nei secoli successivi, così come per molti comuni calabresi, anche Arintha subì oltre alle dominazioni bizantine e longobarde anche un vero dominio musulmano, i cui califfi si alleavano ora con i Longobardi, ora con i Bizantini. Prima però di subire la invasione dei Saraceni, i calabresi, e specialmente i cosentini con tutte le forze della provincia, tra cui molti rendesi, ebbero verso il 721 l'incarico di andare a debellare i musulmani nel territorio di Napoli. Ma la vendetta di questi cadde inesorabile sulle popolazioni calabresi. Infatti le navi pirati dei musulmani cominciarono a devastare o distruggere le città marine. E quando nell'843-45 la baldanza musulmana arrivò al colmo della sua potenza, allora essi cominciarono a piombare gravemente sui paesi interni compresi Arintha, depredando le campagne, già annientate e devastate dalle guerre barbariche, dalle carestie e pestilenze. Solo più tardi, nell'anno 852, i rendesi insieme ai cosentini poterono insorgere contro le orde saracene, le quali vennero duramente sconfitte grazie alla protezione e l'aiuto del re Ludovico II. Ancora nel 901 ritornarono però in Calabria i saraceni che sottomisero la città di Cosenza. Nel settembre 902 arrivò lo stesso califfo Ibrahim, dai calabresi ricordato come "Brachimo".

Nel 914, l'emiro Abstaele di Squillace, che si era stabilito a Cosenza, venne ad assalire e distruggere quanto era rimasto nella cittadina di Arintha, forse perché ribelle al pagamento dei tributi. Il popolo di Arintha cercò spesso ma invano di contrastare la potenza saracena. Per questo motivo si ritirò in massa fra le mura della vicina città di Cosenza. Ma quando Cosenza, ormai distrutta, fu assalita e incendiata, quando la sua provincia fu tutta devastata, allora tutte le popolazioni furono costrette a fuggire sulle pendici della Sila formando i cosiddetti "casali". La gente di Arintha si stabilì nell'attuale territorio di Castiglione Cosentino e impose il nome di Arente a un torrente che sorgeva in quei pressi. Ancora oggi il torrente porta questo nome e serve ad alimentare la rete idrica del comune di Rose.


Rende nel periodo normanno, svevo, angioino e aragonese[12]


Dopo tanti anni le poche genti di Arintha rientrarono nelle proprie terre dalle montagne della Sila. Questa scelta fu dettata dal desiderio dei rendesi di ritornare nella terra dei propri avi ma soprattutto, fu la sicurezza nella potenza e nel favore dei Normanni che li convinse a ritornare tranquilli per dare inizio ad una vita più serena dentro le mura di più solide fortificazioni. I rendesi fondarono nuovamente il nucleo cittadino di Arintha su un colle solitario posto tra il fiume Surdo e l'Emoli. La Signoria di tale nuova città di nome Rende venne assunta dal capostipite dell'omonima Famiglia Rende, poi passata in Bisignano con il vescovo Guglielmo Rende (1295-1315) ed ivi ascritta al Sedile di Nobiltà[13].

A partire dal 1045, Rende passò sotto il diretto controllo dei Normanni, in particolare di Roberto il Guiscardo, che impose alla Città il pagamento di tributi e la presenza di un "Signore", il vescovo-conte di Cosenza. Ma nel 1091 tutto il circondario del cosentino si ribellò per le tasse troppo elevate. Ruggero Borsa, figlio di Roberto il Guiscardo ed erede designato, subentrato al padre nella gestione del territorio, chiese l'intervento di Ruggero I, suo zio, e di Boemondo, suo fratellastro maggiore, che repressero la ribellione con la forza.

Boemondo ottenne per il suo intervento il controllo della contea di Cosenza[14].

Boemondo d’Altavilla decise di realizzare un Castello sull'attuale solitario colle, tra i torrenti Surdo ed Emoli, da cui si domina buona parte della valle del Crati. La realizzazione dell'imponente struttura fu portata a termine nel 1095 con l'aiuto di Mirandi Artifices[15]. È in questo periodo[16] che per la prima volta compare in documenti ufficiali la denominazione Renne che significa Regno[17] in francese antico[18].

Rende ed il suo castello diventano la base di Boemondo, prima che questi parta per la Crociata nel 1096. Nella sua impresa fu seguito da un cavaliere rendese, Pietro Migliarese, che condusse con sé quattro militi ed otto inservienti, ed al cui seguito si unirono anche i Mirandi Artifices[15] già impegnati nella costruzione del castello. Boemondo ritornò a Rende nel 1106 e ancora nel 1111, poco prima di morire. Il terremoto del 1184 provocò gravi danni, danneggiando il castello e alcune chiese, e Rende conobbe un periodo di recessione.

Dal 1189 si assistette nel Regno di Sicilia ad una lotta per la successione a Guglielmo II il buono, ma solo nel 1194 fu posta la parola fine con la discesa nel regno di Sicilia di Enrico VI, marito di Costanza d'Altavilla ed erede designata dallo stesso Guglielmo. Passando in queste terre Enrico VI pretese il pagamento di ingenti tributi che la gente di Rende non avrebbe mai potuto onorare. In difesa di questi intervenne il Beato Gioacchino da Fiore, confessore di Costanza. Infatti egli conosceva bene i Rendesi, avendo passato quasi un anno tra le montagne di Rende prima di diventare Abate di Corazzo. Dopo la morte di Enrico VI avvenuta poco dopo, Rende visse un periodo florido, grazie anche alla protezione di Costanza.

Nel periodo svevo, Federico II confermò l'appartenenza delle terre di Rende all'arcivescovo di Cosenza. Nel 1222 Federico II si recò a Cosenza per l'inaugurazione del Duomo e i cittadini di Rende erano presenti con il loro gonfalone che raffigurava le tre torri del castello su uno sfondo bianco e rosso, i colori del blasone di Boemondo. Dopo la morte di Federico, si assistette alla disputa sulla sua successione, conclusasi nel 1266 con la battaglia di Benevento che vide la vittoria di Carlo d’Angiò contro Manfredi; nell'atrio del castello è tuttora visibile un'incisione dell'epoca che ricorda la presenza di mille Rendesi schierati contro Manfredi.

Nel periodo angioino, Rende venne affidata al Vescovo-Conte di Cosenza, di cui seguì le sorti. Dopo alterne vicende, si ritrova dal 1319 la presenza della famiglia Migliarese da Rende al servizio della Casa d'Angiò. Giovanni Migliarese venne nominato cavaliere di compagnia del Re Roberto d’Angiò e Godefrido Migliarese venne investito del feudo di Malvito.

Nel 1422, durante la guerra tra angioini ed aragonesi Francesco Sforza, il futuro duca di Milano, che comandava l'esercito angioino in Calabria, trovò rifugio nelle mura di Rende dove subì un assedio da parte delle truppe aragonesi che gli contendevano il controllo della Calabria settentrionale. Alcuni anni dopo, nel 1437, Rende, come tutta la Calabria, passò sotto il dominio aragonese e fu data in feudo alla Famiglia Adorno di Genova nel 1445. Nel marzo del 1460 il re Ferrante d'Aragona investì della contea di Rende (con Domanico, Mendicino, Carolei e San Fili) il nobile calabrese di origine normanna Luca Sanseverino, duca di San Marco Argentano, il quale di lì a poco diverrà anche Principe di Bisignano. Luca mantenne la contea per pochi anni e nel 1466, dopo la morte di Margherita di Poitiers, già marchesa di Crotone, sua suocera, che dimorava nel castello di Rende per averne ricevuto nel 1459 la concessione in castellania da Ferrante I d'Aragona, la contea ritornò agli Adorno dogi di Genova. Nel 1494 Rende chiese ad Alfonso II d'Aragona la conferma dei suoi privilegi e concessione di nuovi, in considerazione dell'aiuto prestato in occasione dei non lontani eventi bellici (la guerra di Otranto nel 1481?). Con l'avvento di Carlo V d'Asburgo avvenne una nuova ribellione di Alfonso Sanseverino, duca di Somma, che si era impadronito di Rende nel 1528, dopo la morte dell'ultimo conte Antoniotto Adorno doge di Genova. A seguito della disfatta e della morte di Odet de Foix visconte di Lautrec e luogotenente del Re di Francia, avvenuta nell'agosto 1528, la contea di Rende venne innalzata a marchesato e concessa nel 1532 a don Fernando de Alarcon, marchese della Valle Siciliana e governatore di Cosenza. La sua unica figlia sposò don Pedro Gonzales de Mendoza signore di Fiumefreddo e Longobardi, ed i discendenti assunsero il cognome de Alarcon y Mendoza per succedere nel fidecommesso dei feudi istituito dal primo marchese don Fernando de Alarcon. Nel 1535 don Pedro de Alarcon y Mendoza guidò i rendesi, imbarcatisi a Napoli con il re Carlo V, nella battaglia di Tunisi contro i Mori.

Nel frattempo i Sanseverino non avevano affatto rinunciato al controllo della contea di Rende, perché nel 1543 diedero in moglie a Ferdinando de Alarcon y Mendoza - figlio di don Pedro Gonzales de Mendoza - la primogenita di Pietro Antonio Sanseverino principe di Bisignano, Eleonora (Dianora). Una delle clausole matrimoniali prevedeva che Eleonora Sanseverino divenisse la titolare dell'amministrazione del marchesato di Rende. Durante questo periodo i rendesi furono al fianco dell'imperatore Filippo II e con Ferdinando de Alarcon nel 1565, sotto il comando di Gian Domenico Migliarese, nella battaglia di Malta contro i Turchi; e poi nel 1571 nella battaglia di Lepanto guidati da Diego de Guiera e da un componente della famiglia Adorno, antichi conti di Rende.

Il dominio su Rende degli Alarcon y Mendoza durò fino al 1806, anno in cui il governo napoleonico decise l'abolizione della feudalità.


Rende nel decennio francese e nel primo periodo risorgimentale


Nel 1794 anche a Rende presero corpo le idee della Rivoluzione francese. I soprusi, le tasse e le ingiustizie aumentarono l'odio verso il dominio borbonico. Portavoce di questo malumore fu Domenico Vanni che ricevette Gioacchino Murat, Maresciallo dell'Impero con Napoleone, quando questi passò da Cosenza. Nel 1817 il Castello venne venduto alla famiglia Magdalone, proprietaria anche di numerosi terreni del Marchesato. Durante il risorgimento, anche i Rendesi si stancarono di Francesi e borbonici e molti di loro diventarono carbonari partecipando ai Moti del 1820-21 e del 1831.


La proclamazione del Regno d'Italia


Nel 1860 l'entusiasmo per lo sbarco dei Mille a Marsala contagiò anche i Rendesi che diedero vita al "Comitato centrale della Calabria citeriore" per dare appoggio logistico e militare, nonché rifornimenti, a Garibaldi che con le sue truppe si accampò in località Marchesino.

Il 24 agosto del 1860 Rende insorse contro i Borboni e acclamò Vittorio Emanuele II, re d'Italia, pur rimanendo provvisoriamente in carica la stessa autorità comunale.


Simboli


L'antichissimo stemma civico del comune.
L'antichissimo stemma civico del comune.

Stemma del comune

Lo stemma civico raffigura tre delle cinque torri di cui era un tempo munito il Castello medievale. Il complesso fortificato, oltre alle quattro torri angolari, era fornito anche di un'altra torre merlata detta cassero o mastro svettante nella parte più alta e dominante dell'edificio. Nel corso dei terremoti, che funestarono più di una volta la cittadina rendese, una delle torri angolari, quella di nord-ovest, si rovinò e non fu più riedificata.


Onorificenze


Titolo di città
 11 Marzo 2016 per decreto del presidente della Repubblica (DPR).

Monumenti e luoghi d'interesse



Architetture religiose



Architetture militari


Il Castello nel 1911
Il Castello nel 1911
La particolare morfologia del colle dove fu eretto il "Gigante di Pietra" garantiva una postazione estremamente facile da difendere; i ripidi pendii, che si stagliano verso l'alto a formare un cuneo, garantirono una tale sicurezza che si ritenne superflua la realizzazione di un fossato e del ponte levatoio. Il castello fu invece fornito di piccole finestre e molte feritoie, dalle quali potevano essere usati archi e balestre; inoltre fu realizzata sotto il cortile esterno una enorme cisterna per la raccolta dell'acqua piovana che garantiva un sicuro approvvigionamento durante gli assedi.
Il Castello Normanno oggi
Il Castello Normanno oggi
Invalicabili mura di cinta, spesse alla base più di due metri, garantivano la protezione delle case, delle chiese, e delle altre strutture difensive, in particolare il castello con la torre centrale e altre due torri, poste ai lati. Le tre torri rappresentano lo stemma del comune, probabilmente la loro prima comparsa come gonfalone comunale avvenne nel 1222 per l'inaugurazione del duomo di Cosenza alla presenza di Federico II di Svevia.
L'insegna del Museo sulla facciata principale del Castello
L'insegna del Museo sulla facciata principale del Castello
Tuttora nell'atrio del castello è possibile ammirare due stemmi araldici appartenenti a due delle famiglie succedutesi nella proprietà del castello: i Magdalone e gli Alarçon de Mendoza. Di fronte, in alto, è visibile lo stemma comunale, con sotto l'iscrizione: Urbs celebris, quondam sedes regalis, Arintha - Celebre città, antica sede reale[17], Arintha. Il castello, di proprietà del comune dal 1922, è stato sede del Municipio fino al 2011.
Oggi ospita il Museo d’Arte Contemporanea Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona[23]

Società



Evoluzione demografica


Abitanti censiti[24]


Etnie e minoranze straniere


Al 31 dicembre 2014 risiedono a Rende 1 405 cittadini stranieri.[25] Le principali nazionalità sono le seguenti:


Cultura



Istruzione



Università

Lo stesso argomento in dettaglio: Università della Calabria.
Ingresso del Ponte Pietro Bucci all'Unical
Ingresso del Ponte Pietro Bucci all'Unical

Oggi uno dei principali centri culturali di Rende e dell'area urbana cosentina è rappresentato dall'Università della Calabria, la maggiore delle università calabresi e una delle migliori tra le università italiane di medie dimensioni[26] che vanta attualmente il più grande campus universitario in Italia[27], adiacente alla struttura universitaria. Essa conta 25 950 studenti[28], provenienti prevalentemente dalla Calabria e da altre regioni meridionali e in percentuale minore anche dall'estero. L'università ha 6 facoltà: Economia, Farmacia, Ingegneria, Lettere e Filosofia, Scienze Matematiche Fisiche e Naturali e Scienze Politiche. È collegata al centro della città tramite la SS 107 (Paola ↔ Cosenza ↔ Crotone) attraverso lo svincolo Arcavacata - Università e l'A2 - Autostrada del Mediterraneo tramite l'uscita Rende - Cosenza Nord in attesa della metropolitana leggera di superficie.[29]


Musei

Palazzi Zagarese e Vitari
Palazzi Zagarese e Vitari

Nel palazzo Vitari trovano spazio Il Centro per l'arte e la cultura intitolato ad Achille Capizzano, sede di mostre e convegni sull'arte locale ed internazionale, ed il MAON Museo d'arte dell'Otto e Novecento.

Il Museo del Folklore, nel palazzo Zagarese, è dedicato essenzialmente al territorio della Calabria Citeriore che corrisponde all'incirca alla provincia di Cosenza. La collezione di circa tremila oggetti illustra la cultura propria di questi territori. Il percorso del museo, che ha sede nel centro storico, si sviluppa su nove sale

Museo del presente.
Museo del presente.

Il Museo del Presente sorge nella zona moderna della città; otto sale espositive si sviluppano su una superficie di 2500  Il museo ospita mostre d'arte moderna e contemporanea, mostre fotografiche, cineforum, spettacoli, convegni e presentazioni di libri. Le sale sono su due piani.


Eventi



Geografia antropica



Urbanistica


Mappa topografica di Rende.
Mappa topografica di Rende.

Nei primi anni sessanta lo sviluppo economico influenzò anche il sud. Da paesino prettamente rurale, Rende si trasformò in una nuova realtà e nuovi insediamenti urbani nacquero nella zona valliva. Fu possibile controllare questo sviluppo grazie all'adozione di un piano regolatore nel 1962 che impedì un uso indiscriminato del territorio e nel contempo permise la realizzazione di numerose aree verdi.

La nascita dell'Università della Calabria a Rende rappresentò un ulteriore punto di forza e di sviluppo del territorio. Dapprima composto da una struttura polifunzionale concentrica, con l'ultimazione del progetto Gregotti, si realizzò un lungo pontile con ai lati strutture di cemento armato (detti anche "Cubi") che si allacciano alla struttura cambiando in altezza a seconda dei mutamenti della superficie, in questi edifici si trovano i dipartimenti dell'Università.

Negli anni ottanta e novanta, le amministrazioni comunali , in primis quella di Sandro Principe, cambiarono il volto della zona a valle con la realizzazione di piazze, parchi, musei e chiese, trasformandola di fatto in una città moderna.

La nuova variante adottata dal comune nel 2003, nacque con la necessità di orientare lo sviluppo complessivo della città verso obiettivi di qualità, ristabilendo un equilibrio ecologico fra le aree edificate all'interno della città: furono realizzati il ring con la nuova cattedrale di San Carlo Borromeo, il Museo del Presente con il Belvedere delle arti e delle scienze, le scale mobili per raggiungere il Centro storico, il nuovo istituto tecnico commerciale, il complesso parrocchiale di Linze. Furono inoltre recuperati i più importanti corsi d'acqua con la creazione di parchi fluviali al centro della città e restaurate quasi tutte le chiese di rilevanza storica, riqualificando interi quartieri come Quattromiglia, Commenda e Roges.


Quartieri e frazioni


Centro storico
Centro storico
Il Villaggio Europa visto dall'alto
Il Villaggio Europa visto dall'alto

Economia



Agricoltura


Prima dell'attuale esplosione edilizia era un comune a prevalente economia agricola: si produceva tantissimo grano, olive, fichi, castagne, frutta, ortaggi e gelsi per l'industria della seta. Nella contrada Cutura si producevano angurie e meloni, un particolare formaggio pecorino prodotto dai pastori di Arcavacata, la coltivazione e lavorazione del tabacco da parte del barone Giorgelli, torinese trapiantato a Rende nei primi anni del 1900. Rende era sede di una enorme fiera agricola, durante l'ultima decade d'agosto, nella frazione Santo Stefano (allora di proprietà della famiglia Magdalone); si commerciavano animali a migliaia, tra cui mucche, buoi, cavalli, asini, muli e suini.


Industria


Nel suo territorio erano sparse diverse piccole industrie (come "La Liquirizia Zagarese"), 8 fabbriche di laterizi, alcune cartiere (come la "Rossi Lasagni"), industrie del legno e di piastrelle per pavimenti, i famosi "Pignatari", i vasai ed altre. Sempre più importante sta diventando il Parco Industriale di Rende che raggruppa numerose aziende operanti in vari settori ed ubicate nella zona industriale.

Alcuni cubi dell'Unical
Alcuni cubi dell'Unical

Servizi


Rende ospita l'Università della Calabria, ad Arcavacata, che con i suoi circa 27000 iscritti figura fra le più grandi del meridione. Il principale Ateneo calabrese, oltre a causare l'incremento della popolazione domiciliata nel territorio, costituisce una fonte di vitalità per il commercio, l'edilizia, e il settore terziario in tutta l'area urbana cosentina. Inoltre, l'apporto in termini di attività culturali dei generi più vari (conferenze, concerti, cinema, attività letterarie, mostre scientifiche e così via) ha elevato notevolmente la qualità e il tenore della vita del comune calabrese.

A Rende si trova la sede centrale della Banca di Credito Cooperativo Mediocrati, situata sul Viale dedicato a Francesco e Carolina Principe.


Infrastrutture e trasporti



Strade


Il comune è interessato dalla strada statale 107 Silana Crotonese e servito dall'autostrada A2 attraverso lo svincolo di Rende-Cosenza Nord.


Ferrovie


A nord della città è situata la stazione di Castiglione Cosentino situata al km 21+551 della linea ferroviaria Paola-Cosenza e al km 59+545 della linea ferroviaria Cosenza-Sibari

Fino al 1987 il comune aveva una propria stazione ferroviaria posta sul vecchio tracciato della Paola-Cosenza.


Mobilità urbana


I trasporti urbani vengono svolti dalla società Consorzio Autolinee Cosenza s.r.l.[33], i trasporti interurbani sono garantiti dalle Autolinee Romano[34] e da autocorse svolte dalle Ferrovie della Calabria[35]. Il 27 ottobre 2022 i consigli comunali di Cosenza, Rende e Castrolibero hanno approvato l'ambito territoriale per l'unificazione del servizio di trasporto pubblico nell'area urbana cosentina[36].


Amministrazione


Il gonfalone comunale
Il gonfalone comunale
Periodo Immagine Primo cittadino Partito Carica Note
1946-1950 Gaspare Rovella Sindaco
1950-1951 Salvatore Chiappetta Sindaco
1951-1952 Francesco Settino Sindaco
1952-1980 Francesco Principe Partito Socialista Italiano Sindaco
1980-1987 Sandro Principe Partito Socialista Italiano Sindaco
1988 Mario Portone Sindaco
1988-1990 Raffaele De Rango Sindaco
1990-1993 Antonietta Feola Sindaco
1993-1999 Francesco Casciaro Sindaco
1999-2004 Sandro Principe Sindaco
2004-2006 Emilio Chiappetta Facente Funzioni
2006-2010 Umberto Bernaudo Sindaco
2011-2013 Vittorio Cavalcanti Partito Democratico Sindaco
2013 Maurizio Valiante Commissario prefettizio
2014- Marcello Manna Laboratorio Civico Sindaco

Sport


Formazione dell'allora S.S. Rende nella stagione 2008-2009
Formazione dell'allora S.S. Rende nella stagione 2008-2009
La rosa del Centro Pallacanestro Rende femminile
La rosa del Centro Pallacanestro Rende femminile

Note


  1. Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. DiPI Online - Dizionario di Pronuncia Italiana, su dipionline.it. URL consultato l'8 giugno 2013.
  5. sito dell'Unical, su unical.it.
  6. Il Quirinale trasforma il Comune di Rende in Città - QuiCosenza.it, su QuiCosenza.it. URL consultato il 14 aprile 2016.
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  8. Rende diventa città. Consegnato al Sindaco il decreto firmato da Mattarella, su CN24. URL consultato il 25 aprile 2016.
  9. Clima: Rende - Grafico climatico, Grafico della temperatura, Tabella climatica - Climate-Data.org, su it.climate-data.org. URL consultato il 25 aprile 2016.
  10. Secondo John Trumper, eminente linguista, Arintha è la ninfa del fiume per gli Osci (Convegno 'I misteriosi resti del Monte Santa Lucerna' 2 dicembre 2012 - Grimaldi)
  11. Fedele Fonte, Rende nella sua cronistoria.
  12. Ilario Principe, Cartografia napoletana dal 1781 al 1889. Il Regno, Napoli, la Terra di Bari, Catalogo della Mostra, in G. Alisio e V. Valerio (a cura di), Annali dell'Istituto e Museo di storia della scienza di Firenze, vol. 9, n. 1, Napoli, Prismi Editore, 1984, pp. 130–131, DOI:10.1163/221058784x02164. URL consultato il 27 settembre 2020.
  13. O. Beltramo, Breve descrittione del Regno di Napoli diviso in dodici provincie, 1672, p. 194; G. Fiore da Cropani, Della Calabria Illustrata, III, Napoli, Rosselli, 1743, edizione a cura di U. Ferrari, Chiaravalle Centrale, Effe Emme, 1977, p. 444; G. Gallo, Cronistoria della Città di Bisignano, Cosenza, Tipografia Municipale di F. Principe, 1901, p. 44. La Famiglia Rende fu feudataria nel XVII secolo pure di Mormanno, S. Basile, S. Lauro (oggi frazione di Fagnano Castello) e Roseto (oggi Roseto capo Spulico).
  14. Boemondo viene citato da Torquato Tasso nella “Gerusalemme liberata” come Conte di Cosenza.
  15. Ingegneri militari: il termine indica l'insieme delle maestranze (artigiani, fabbri e carpentieri) che erano in possesso delle conoscenze tecniche per la realizzazione di castelli e macchine da guerra
  16. Fedele Fonte, Rende nella sua cronistoria, Chiaravalle Centrale, Frama Sud, 1976, p. pag. 112, nota 3.
  17. Renne = Kingdom, in Old French - English dictionary, Hindley; Langley; Levy, Cambridge University Press, 2000, ISBN 0-521-34564-2.
  18. Idioma dei Normanni del tempo in Italia meridionale.
  19. Ex convento dei Minori Francescani Osservanti, ora Convento delle Clarisse.
  20. Famiglia Zagarese, su www.nobili-napoletani.it. URL consultato il 19 luglio 2022.
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[de] Rende

Rende ist eine Stadt in Kalabrien, 7 km östlich von Cosenza. Sie hat 36.250 Einwohner (Stand 31. Dezember 2019) und eine Fläche von 54 km².

[en] Rende

Rende is a city and comune in the province of Cosenza, Calabria, southern Italy, home to the headquarters of the University of Calabria. It has a population of about 35,000, or more than 60,000 if the university students living there are taken into account. It is divided in two parts: the old town, which is stands on a high hill, and the modern area, on level ground, which is connected to the city of Cosenza and with it is the centre of the economy of the province of Cosenza.

[es] Rende

Rende es una ciudad situada en el territorio de la provincia de Cosenza, en Calabria, (Italia).

[fr] Rende (Italie)

Rende est une ville de la province de Cosenza, dans la région de Calabre, en Italie.
- [it] Rende

[ru] Ренде

Ренде (итал. Rende) — город и коммуна (муниципалитет) в провинции Козенца региона Калабрия на юге Италии. На территории коммуны расположен Университет Калабрии.



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