Cosenza (ascolta[?·info], IPA: [koˈzɛnʦa][7], Cusenza [kuˈsɛnʣa] in dialetto cosentino[8]) è un comune italiano di 63 561 abitanti[1], capoluogo dell'omonima provincia, in Calabria.
Cosenza comune | |
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Vista panoramica da Portapiana | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Calabria |
Provincia | Cosenza |
Amministrazione | |
Sindaco | Franz Caruso (PSI) dal 23-10-2021 |
Territorio | |
Coordinate | 39°18′N 16°15′E |
Altitudine | 238 m s.l.m. |
Superficie | 37,86 km² |
Abitanti | 63 561[1] (30-5-2022) |
Densità | 1 678,84 ab./km² |
Frazioni | Borgo Partenope, Donnici, Sant'Ippolito |
Comuni confinanti | Aprigliano, Casali del Manco, Castrolibero, Dipignano, Mendicino, Paterno Calabro, Piane Crati, Pietrafitta, Rende, Rovito, Zumpano |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 87100 |
Prefisso | 0984 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 078045 |
Cod. catastale | D086 |
Targa | CS |
Cl. sismica | zona 1 (sismicità alta)[2] |
Nome abitanti | cosentini (cusintini in dialetto cosentino) |
Patrono | Madonna del Pilerio |
Giorno festivo | 12 febbraio |
Soprannome | La città dei Bruzi Atene della Calabria[3][4][5][6] |
Cartografia | |
Posizione del comune di Cosenza all'interno dell'omonima provincia | |
Sito istituzionale | |
Modifica dati su Wikidata · Manuale |
Le origini della città risalgono almeno all'VIII secolo a.C, quando sul suo territorio sorgeva il villaggio italico di Kos ("Kossa" nell'elenco delle città situate in Calabria compilato nel V secolo a.C. dallo storico greco Ecateo di Mileto, Ecat. FGrHist 1 FF 64-71), le cui monete, risalenti al 420 a.C sono esposte al British Museum di Londra.
Nel IV secolo a.C Consentia assume il ruolo di capitale dei Bruzi[9][10][11] esercitando un ruolo egemonico nella regione sino alla conquista da parte dei romani e dal XVI secolo viene designata capoluogo della Calabria Citeriore. Nota e identificata come Atene della Calabria[3][4][5][6] in riferimento alla sua tradizione culturale, dal 1511 ospita nel centro storico l'Accademia Cosentina, tra le prime accademie fondate in Europa[12].
La città moderna è fulcro di un agglomerato urbano[13][14][15][16] comprendente tra gli altri il comune di Rende, dove ha sede il campus dell'Università della Calabria e il comune di Castrolibero con i quali esiste una programmazione integrata per la pianificazione di servizi e funzioni[17][18][19].
Cosenza, il capoluogo di provincia più a nord della Calabria, sorge sul colle Pancrazio, detto U Castiaddru, nella valle del fiume Crati, alla confluenza di quest'ultimo con il Busento. Tale confluenza consente di distinguere l'area dell'insediamento primigenio, posta in alto fino al colle Pancrazio, e la città moderna sviluppatasi lungo la riva sinistra del Crati. Il nucleo storico, meglio conosciuto come Cosenza vecchia, rispecchia la comune facies degli antichi insediamenti collinari, dominata da vicoli erti, stretti e tortuosi lungo i quali si erge un'edificazione fatta da fabbricati minuti e palazzi signorili, arroccati sul colle Pancrazio, successivamente sui colli Guarassano e Torrevetere, a sinistra del Crati, mentre sono assai rare le abitazioni su i restanti colli circostanti, Gramazio, Triglio, Mussano e Venneri. La zona a sud è bagnata anche dai fiumi Cardone e Iassa.
L'intera area d'insediamento è protetta ad ovest dalla Catena Costiera meridionale (lungo la quale svetta Monte Cocuzzo di formazione dolomitico-calcarea e che molti ritengono invece erroneamente un vulcano spento) che separa la città dal Mar Tirreno, e ad est dalla Sila, l'altipiano boscoso in cui vive ancora il lupo, animale totemico della città stessa e simbolo della locale squadra di calcio.
La città si estende su una superficie di 37,86 km², ad un'altitudine sul livello del mare pari a 238 metri (quota riferita a piazza Bilotti). Il municipio (Palazzo dei Bruzi, sito in piazza dei Bruzi), è posto a 233 metri s.l.m. Il dislivello altimetrico del territorio comunale è di 402 metri, con il punto più alto situato a SE (c.da Destra di Tornaturo a quota 589) e il più basso a N (via Popilia loc. Torrevecchia a quota 187).
La città, ubicata nella valle del Crati a 238 metri s.l.m. ma interamente circondata dai rilievi della Catena Costiera, della Sila e del Pollino, presenta un particolare microclima, pressoché non influenzato dal mare, sebbene non lontano. L'inversione termica è quasi una costante della vallata, grazie alla scarsa presenza di venti, da cui risulta riparata proprio a causa dell'orografia del territorio. Le temperature minime, che grazie all'irraggiamento notturno ed all'inversione termica raggiungono valori bassi (se rapportati ad altitudine e latitudine), sono affiancate da massime che, specie in condizioni di calma di vento e nella stagione estiva, risultano molto elevate. L'inverno a Cosenza si presenta freddo (specie in condizioni meteorologiche avverse e forti ondate di freddo), con la temperatura che di giorno può raggiungere i 10-13 gradi e di notte, molto spesso, scendere al di sotto dei 2-4 gradi. In condizioni anticicloniche, oltre all'escursione termica accentuata sono frequenti foschie o banchi di nebbia, specie nelle zone più basse, con associate brinate nel periodo invernale; in estate le giornate sono spesso soleggiate, a causa di una forte influenza da parte dell'anticiclone africano, tuttavia è possibile (occasionalmente) il generarsi di temporali e nubi cumuliformi nelle ore centrali e frequentemente si hanno temperature molto elevate accompagnate da valori di umidità molto bassi.[20] Nonostante non si trovi ad un'altitudine elevata, Cosenza risulta essere la città più nevosa della Calabria. Gli accumuli di neve possono variare dai 10 ai 30 cm, fino a raggiungere anche i 50–60 cm in condizioni particolari.
Non esistono certezze sulla data della sua fondazione, ma la sua corrispondenza con l'antichissimo villaggio italico di Kos (o Kossa) la datano almeno all'VIII secolo a.C.; fu poi conquistata dai Bretti, che ne fecero la loro capitale "ΜΕΤΡΟΠΟΛΙΣ ΤΩΝ ΒΡΕΤΤΙΩΝ" /Metrópolis tōn Bréttion/ nel IV secolo a.C., ed esercitò un ruolo egemonico nell'area brettia della regione sino alla conquista da parte dei romani.
(LA)
«Fuit Consentia, ait Strabo, Bruttiorum Metropolis» |
(IT)
«Cosenza, dice Strabone, fu la città più importante dei Bruzi» |
(Gabriele Barrio[21]) |
Le origini della città risalgono almeno all'VIII secolo a.C., quando sul suo territorio sorgeva il villaggio italico di Kos ("Kossa" nell'elenco delle città situate in Calabria compilato nel V secolo a.C. dallo storico greco Ecateo di Mileto, Ecat. FGrHist 1 FF 64-71), le cui monete, risalenti al 420 a.C., sono esposte al British Museum di Londra; nel IV secolo a.C. fu probabilmente conquistata dal popolo bruzio, parte meridionale del macro-gruppo sabellico insieme ai Siculi della Locride, che fece la propria capitale di Cossa (o Cosa) nella Valle del Crati, poiché ritenuta strategica per il controllo dell'area. Il primo toponimo, Kos / Kosa, forse richiama l'otre di pelle (dal greco kuus, tagliato / giuntato) con cui probabilmente gli abitanti prendevano l'acqua nei due fiumi della città o si riparavano dalle intemperie {senza fonte e paretimologico}; successivamente, con i Bruzi Cosa o Cossa passa a rappresentare un esito sabellico di una base indoeuropea per 'caverna' o 'grotta' (città di 'grotte' costruita nel tufo), mentre i Romani, dopo la sconfitta patita per mano degli alleati bruzi di Annibale (ca. il 201 a. C.) cambiano il nome in Co[n]sentia per deviare l'attenzione dalla sconfitta e per ricordare' il "consenso" dei due fiumi (Livio: ubi consentiunt flumina), cioè il loro congiungersi. La città si sviluppò rapidamente e giunse ad esercitare il proprio controllo anche sulla Lucania e su quasi tutte le città della Magna Grecia calabra, che caddero una dopo l'altra sotto i continui attacchi dei Bruzi.
Quando il territorio venne sottomesso dai romani, Cosentia divenne un'importante statio lungo la Via Capua-Rhegium. Sotto l'impero di Augusto assunse le caratteristiche di città commerciale che mantenne sino all'età tardo-imperiale. Il 're dei Visigoti', generale dell'esercito romano, Alarico, dopo il sacco di Roma del 410, muore a Cosenza per malattia, venendo sepolto vicino al fiume Busento.
Trasformata in ducato nel 568, dall'VIII al IX secolo la città fu sotto al dominio bizantino ed assunse il nome di Constantia. Violentemente contesa da saraceni e longobardi, la città fu quasi distrutta e riedificata nel 988. Oppostasi senza troppo successo all'occupazione normanna dell'XI secolo, successivamente divenne ducato degli Svevi, tra le città predilette da Federico II. In età angioina, sebbene mantenesse una certa autonomia, la città attraversò un periodo buio, attanagliata dalla miseria e dal brigantaggio. Solo nel XV secolo fu prescelta da Luigi III d'Angiò come luogo di residenza: in quegli anni Cosenza poté assurgere a fulcro del ducato di Calabria.
Nel periodo aragonese la città divenne capoluogo della Calabria Citeriore, che comprendeva grosso modo la provincia cosentina. In questo periodo nacque l'Accademia Cosentina che, soprattutto sotto la guida di Bernardino Telesio, divenne una delle principali istituzioni culturali dell'Italia Meridionale. In riferimento alla tradizione culturale acquisita tra XV e XVI secolo è identificata come "Atene della Calabria"[3][4][5][6].
Durante l'età napoleonica la città fu contrassegnata da un orientamento anticlericale e libertario, di matrice fortemente antiborbonica. Con la Restaurazione non mancarono le iniziative liberali e patriottiche che culminarono con la rivolta del 15 marzo 1844. Ad essa si ispirarono i Fratelli Bandiera che, a capo di un gruppo di repubblicani veneziani, cercarono di aiutare i "fratelli calabresi" ad emanciparsi dal giogo borbonico.
Interessata in epoca fascista da un ampio processo di riqualificazione ed espansione urbana, la città patì i ripetuti bombardamenti della seconda guerra mondiale. L'incontrollata espansione edilizia connotò anche il secondo dopoguerra, egemonizzato da classi dirigenti democristiane cui si affiancarono in un secondo tempo i socialisti. Nel 1971 la popolazione residente superò i 100.000 abitanti, contro gli appena 57.000 di venti anni prima: furono quelli anni di abbandono del centro storico cittadino in favore di periferie urbane, spesso prive di servizi. Negli anni successivi Cosenza ha visto un repentino calo della popolazione, a vantaggio dei comuni della cintura urbana.
Lo stemma di Cosenza riconosciuto con Decreto n. 3061-6 promulgato il 24 aprile 1941 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ufficio della Consulta Araldica, Di verde al monte all'italiana di sette cime d'oro, raffigura i sette colli d'oro sentinelle dell'indipendenza della città in campo verde.
«Consentia Calabriae Citerioris caput, ostendas in signis septem collium, quod in totidem videbatur locata, cum oppidorum corona, quod veluti luxu naturae Romam parvulam effingere connitentis» |
(Cesare Recupito, Roma 1670[22]) |
Architetture religiose |
Ricco di testimonianze religiose è il centro antico sede delle chiese più pregevoli, in primis del Duomo opera del XII secolo, realizzato dall'allora arcivescovo Luca Campano, autore della prima platea del nuovo arcivescovato (sotto i Bizantini solo semplice vescovato). L'edificio religioso più antico è San Giovanni Battista del X secolo mentre del XIII secolo è la chiesa, convento e chiostro di San Francesco d'Assisi; la chiesa fa parte di un complesso monastico fondato nel 1217 ed è stata oggetto di modifiche e cambiamenti in epoche successive. Al suo interno sono presenti opere che attraversano un arco temporale molto vasto; risale all'inizio del Quattrocento la tela raffigurante San Francesco di Paola nella sagrestia mentre altri elementi artistici sono collocabili tra il Seicento e il Settecento. Il convento attiguo alla chiesa è sede del laboratorio di conservazione per i beni ambientali, artistici e storici della Calabria e ospita una raccolta di opere d'arte, affreschi e sculture presenti anche nel chiostro. Le principali costruzioni religiose sono del XV secolo, fra queste troviamo la chiesa e complesso monumentale di Sant'Agostino e la chiesa, convento e chiostro di S. Francesco di Paola che venne costruito nel 1444 da san Francesco di Paola divenendo la sua dimora abituale. L'edificio religioso, che sorge in largo Paolina Gervasi Mantovani n.1, è rappresentato da un bel portale in stile gotico ed è ritenuto il secondo santuario dedicato al santo per importanza. Secondo la tradizione san Francesco di Paola viveva nella grotta posta dietro l'edificio, nota a tutti come "la grotta del santo", in cui si conserva una croce di legno che lo stesso santo aveva deposto.
Del secolo successivo sono invece la chiesa e convento del Santissimo Crocifisso (o della Riforma), la chiesa della Madonna del Carmine, la chiesa di San Domenico, la chiesa e convento delle Cappuccinelle, il convento di Santa Maria delle Vergini e la chiesa bizantina italo greco albanese Santissimo Salvatore. La chiesa della Madonna del Carmine, situata in piazza Venti Settembre, di fronte al Palazzo del Municipio, fu di proprietà dei Carmelitani dell'Antica Osservanza in seguito alla donazione da parte di Bernardino Mollica, come si ricava da una bolla di papa Pio V del 1567. Dopo il terremoto e la distruzione del 1635, per volontà dei frati venne ricostruita in grande stile e completata nel 1696. Risale al 1756 un'altra opera di restyling con la quale si realizzò l'altare maggiore impreziosito dal dipinto di Santa Maria della Bruna. I terremoti del 1783 con conseguente abbandono dei frati, e del 1854 misero a dura prova la struttura che venne ricostruita in maniera definitiva conservando l'aspetto odierno caratterizzato dallo stile neoclassico. Menzione particolare merita la chiesa di San Domenico considerata la più pregevole chiesa dopo il Duomo. Del XVII secolo è il convento dei Carmelitani Scalzi mentre altre chiese di rilievo sono la chiesa di San Nicola che racchiude preziose opere d'arte, il palazzo arcivescovile e il convento delle Suore Minime della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo in cui operò la Beata suor Elena Aiello, nota come a monaca santa. Un'altra architettura religiosa di pregio è la Chiesa di Santa Teresa che fu progettata nel 1927 in stile neogotico dall’ingegnere Bernardino Caputo. I lavori furono sospesi nel 1932 e ripresero nel 1954 con un nuovo progetto redatto dall’architetto Mario Ferrari in cui lo stile gotico di derivazione del Centro-Nord Italia proposto dal progetto del 1927 fu sostituito da un gotico d’oltralpe a doppia torre, stilizzato e reinterpretato in chiave moderna. Venne completata nel 1978 con il rivestimento esterno in ceramica.
«Cosenza ha interessi e meraviglie che danno la tentazione di girarla tutto il giorno. È inadeguato chiamarla pittoresca; a ogni passo, dall'inizio della strada principale al piede della collina fino al severo castello medievale che ne corona la sommità, c'è da stupirsi e da ammirare.» |
(George Gissing, Sulla riva dello Jonio, 1897) |
Il centro storico di Cosenza incarna nelle sue forme architettoniche l'apice dell'espansione e della cultura dei Bruzi. Elementi caratteristici della parte antica della città di estensione ragguardevole, nella comparazione con le altre città del Mezzogiorno, sono la concentrazione di edifici monumentali, i numerosi palazzi padronali e di pregio, il disegno urbano, caratterizzato da un dedalo di strette strade che si snodano attorno agli antichi edifici, chiese, conventi, case fortezze, slarghi e piazze. Lo spazio urbano è inserito tra i fiumi Crati e Busento.
Sul colle Triglio, dal latino Tribulum, la mola dell'antico mulino in cui si macinava, in campagna, il grano per nutrire la città, si trova palazzo Arnone, ex sede del tribunale e del carcere, poi trasformato in sede della galleria nazionale. Piazza XV Marzo, la piazza piu importante della città antica ospita il Teatro Alfonso Rendano[23], la Villa Vecchia e il Palazzo del Governo. In piazza Antonio Toscano, che ospita i ruderi archeologici di epoca bruzia e romana, è ubicata la biblioteca nazionale.
Diversi anche gli edifici e architetture pubbliche di particolare pregio architettonico e storico.[24][25]
A Cosenza l'architettura pubblica e privata nel primo novecento fu caratterizzata da una separazione netta tra le rivisitazioni classiche dell'Ottocento in cui coesistevano le visioni neogotiche e neorinascimentali, e le proiezioni moderne e futuriste. L'architettura dell'espansione urbana dal 1904 al 1934 circa fu quindi segnata dal cosiddetto "eclettismo umbertino" connesso a decorazioni e impianti formali di rivisitazione classica, dal 1935 in poi e nel dopoguerra fu invece contraddistinta da innovazioni formali e da un salto di visione funzionale ad un rinnovamento delle proposte architettoniche in ottica moderna e di qualità. Si raggiunsero dei buoni risultati anche grazie all'apporto di maestranze, professionisti ed architetti esterni che indirizzarono il percorso futuro dell'edilizia cittadina e agli interventi a diretta partecipazione dello Stato. Tra le architetture del Novecento inserite nel contesto urbano sono degne di menzione le seguenti:
Venne realizzato su Corso Telesio su progetto redatto nel 1904, completato nel 1909 e inaugurato nel 1910. L'edificio di notevoli dimensioni si presenta con un portale d'ispirazione classica e una struttura architettonica segnata dal bugnato liscio e lesene di prospetto. L'atrio interno presenta delle colonne marmoree e una bella scalinata principale inserita nel contesto.
Edificio che richiama lo stile sobrio di ispirazione coloniale, che emerge anche nella struttura del giardino perimetrale.
L'edificio richiama lo stile di ispirazione coloniale sia nella facciata esterna che nel giardino che impegna tutto il perimetro. È caratterizzato da un'impronta neoclassica riconoscibile dall'accentuazione delle cornici orizzontali di piano e dai terrazzi laterali che ne equilibrano il prospetto. L'insieme è completato da un ampio spazio verde attrezzato a giardino.
La facciata dell'edificio propone un prospetto caratterizzato da lesene segnate da bugne emergenti che si estendono fino al portale d'accesso. Il disegno complessivo è segnato dalle aperture che si alternano in un rapporto di vuoto e pieno.
L'edificio opera dell'architetto Giovanni Battista Milani presenta espressioni di recupero rinascimentale e di ispirazione barocca tipiche di fine Ottocento. Il prospetto mostra il portale segnato da due colonne con accenni di timpano curvo, e imponenti decorazioni come l'arco del piano superiore con fregio scultoreo e il bugnato di base. Il salone e l'atrio sono decorati con stucco, ferro lavorato e lavori artigiani che richiamano lo stile classico.
È uno degli edifici più imponenti di Cosenza che per la centralità e il servizio pubblico segnava un punto d'incontro tra la città vecchia e la nuova. A pianta trapezoidale, è caratterizzato da elementi architettonici d'ispirazione classica. Il salone interno di forma ovale presenta decori e cornici di ispirazione neoclassica e rinascimentale e lesene scanalate.
Venne costruito dopo la stazione ferroviaria e presenta un ampio prospetto su Viale Trieste ben curato e caratterizzato da richiami neorinascimentali. La facciata del prospetto principale con relativo decoro superiore di facciata e gli arredi interni sono invece ornati con decori tardo-liberty.
Fu progettato dall'ingegner Tommaso Gualano ed edificato a 330 metri s.l.m. su una collina che domina la città nuova ispirando il richiamo al castello con due torri, con il fine di esaltare il ruolo di rilevante importanza nei servizi urbani di Cosenza. Il prospetto richiama lo stile neogotico e neorinascimentale, l'area annessa fu completata con il verde del Parco delle Rimembranze.
La Casa Littoria ripropone il recupero di elementi rinascimentali tipici del tardo Ottocento. Il prospetto principale evidenzia le bugne e lesene a fascia orizzontale, nei piani superiori si ricorre alle finestre con aggetti a timpani triangolari e cornici orizzontali. Nelle sezioni murarie esterne spicca l'apparato decorativo.
Il Villino interpreta lo sviluppo di temi eclettici di quel periodo storico a Cosenza con il recupero formale di stile romanico e rinascimentale soprattutto nell'attuazione esteriore; il taglio grafico infatti è di derivazione romanica mentre i decori e i dettagli di qualità richiamano lo stile rinascimentale.
Il fabbricato manifesta uno stile del tardo periodo liberty attraverso la facciata esaltata con fascia di sommità ornata di medaglioni senza il ricorso a richiami decorativi. Sulla faccia prospettica di colmo campeggia la denominazione di fabbrica inserita in una vela con sagoma curva, adorna di ghirlande stilizzate.
La villa esprime il ritorno agli assunti di matrice classica anche se senza l'apporto di elementi decorativi. L'impostazione risente ancora dell'articolazione dei volumi nella ricerca di spazi introversi.
Rappresenta l'edificio più interessante dell'architettura del Novecento a Cosenza e tra i più significativi dell'architettura contemporanea italiana. La totalità del prospetto centrale su Via Alimena è contraddistinta da una parete curva è raccordata al volume della sala delle adunate con piani orizzontali che ne suddividono le funzioni. La base del corpo di fabbrica a sezione di circonferenza è rivestita con lastre in pietra, mentre l'esposizione seriale delle aperture superiori evidenzia delle griglie riquadrate con cornice a doppia altezza in posizione trasversale all'ingresso. Nella pianta del piano terra risaltano il grande atrio centrale collegato allo scalone a cui fanno da sfondo i pilastri dell'ampia vetrata curva, la sala convegni e il vestibolo d'ingresso in cui sono collocati gli uffici amministrativi e il Salone del Consiglio illuminato dalla griglia centrale di prospetto. Gli interni evidenziano degli eleganti pilastri rivestiti in lastre di marmo, si armonizzano con i pavimenti chiari e il flusso di luce immesso dalla vetrata in vetro cemento; l'arredo interno è complessivamente contraddistinto da un'architettura di qualità mediante l'uso di materiali durevoli.
Progettato dall'ingegnere Gualano nel 1936, i lavori vennero parzialmente conclusi nel 1941 e completati nel dopoguerra. Il progetto prevedeva su una superficie di 1900 m² 18 aule con servizi complementari, palestra coperta di 240 m² e aree scoperte. Il prospetto è segnato dal "gigantismo" della facciata che si esprime attraverso i grossi pilastri che solcano la facciata di entrata. L'impianto venne raccordato alle strade di piano, Via Somalia, Via Asmara, Via Balilla e l'ingresso su piazza delle Colonie.
Progettato nel 1929 dall'ingegnere Bonetti in stile neo-rinascimentale, fu ridisegnato dall'architetto Camillo Autore e completato nel 1936. Il prospetto principale è segnato dal riquadro verticale a rilievo dei pilastri per tutta la sua altezza, con un'ampia corte centrale con volume monolitico su cui si apre il sistema delle aperture in modo indistinto. È presente un'ampia gradinata su Corso Mazzini che enfatizza il ruolo istituzionale e monumentale della struttura, mentre all'interno è caratterizzato da un vasto atrio d'ingresso a cui fa seguito una scala semicircolare. Gli ambienti vengono collegati da un ampio corridoio centrale con il cortile aperto.
La facciata ripropone lo schema del portale su pilastri e della planimetria regolare del tipo a blocco su ampia base di travertino e il sistema originale dei balconi d'angolo curvo fino al terzo livello della facciata. La disposizione simmetrica prevede al centro la scala al servizio degli alloggi superiori.
L'edificio che risale al 1939 presenta l'ingresso su un portico pilastrato in travertino che si stacca dalla facciata dell'edificio stesso. Il prospetto principale invece corre parallelo al marciapiede su via Montegrappa e mostra la qualità innovativa del progetto, attraverso una composizione architettonica che evidenzia il rapporto con il contesto urbano attraverso un uso adeguato dei rapporti spaziali. Sul lato opposto sono presenti gli ingressi degli alloggi su via Sabotino.
L'edificio venne progettato e poi approvato il 4 luglio 1938 dall'ufficio tecnico del Banco di Napoli - Direzione generale e poi completato nel 1941. Il prospetto principale in cui viene utilizzato sia il travertino che il laterizio, presenta una variante al sistema dei pilastri della facciata, che evidenzia una piccola accentuazione del prospetto nella parte centrale, e la riduzione in altezza dei pilastri in corrispondenza dei vari ingressi. La funzione principale delle attività bancarie viene svolta nel salone centrale arredato da eleganti pilastri in marmo verde, su cui sono posti a filo per tre lati i banconi degli sportelli e i banchi riservati al pubblico realizzati in marmo verde venato; i due piani superiori sono destinati rispettivamente ad uffici della direzione e ad alloggi. L'architettura complessiva dell'edificio richiama l'eclettismo di maniera, per l'utilizzo dei materiali e lo stile proporzionato e misurato nelle linee.
Venne progettata dall'architetto Salvatore Giuliani nel 1945 nel centro della città. Alcuni elementi quali oblò e finestre, balconata continua e telaio di sommità appartengono all'architettura modernista, altri quali le lastre trasversali in pietra, il gronde con le verande e lo spazio in arretramento, sono elementi di peculiarità e diversità dalla norma. Innovativo è anche l'utilizzo della pietra non lavorata per i muri trasversali e il contenimento del terreno.
Si contrappone visivamente al Palazzo degli Uffici Finanziari in Piazza XI Settembre e ripropone il tema del monumentalismo classico che risalta dall'avanzamento del fronte centrale, dalle lastre in pietra chiara del basamento e dai contorni di aperture e balconate.
L'edificio pubblico evidenzia l'espressività modernista del periodo in cui venne realizzato. La facciata in lastre di travertino propone delle finestre seriale su due ordini e una parete curva che corre lungo l'andamento della strada esaltandone il percorso. Il prospetto a valle invece è segnato da una griglia vetrata trasparente lungo lo scalone interno e sul lato est dove si trova l'atrio.
Venne progettato dall'ingegnere Francesco Longobardi e dall'architetto Giuseppe Berardi e venne completato nel 1950. Il prospetto sud-est è caratterizzato da un impianto a sagoma mistilinea e dal raccordo ad angolo curvo con la veranda d'angolo. Nel prospetto centrale è presente un'ampia balconata sorretta da un sistema di pilastri che consente di evidenziare il ritmo delle aperture di facciata. L'impostazione planimetrica ha consentito un largo uso degli spazi esterni, e una suddivisione dei vari ambienti in base alla funzione e alla destinazione d'uso.
Anche il nuovo Palazzo del Comune, progettato dall'architetto cosentino Salvatore Giuliani, è frutto della concezione modernista del tardo periodo razionalista. L'edificio a pianta quadrangolare con la base in marmo scuro, presenta il prospetto principale sul fronte della piazza in cui emerge il porticato, l'apertura delle finestre del corpo superiore e una raffinata ricerca della tessitura dei materiali e dei piani visivi. Lo stile nel complesso è frutto del rapporto prevalente della proporzione e della progettazione degli spazi di qualità tipiche dell'architettura razionalista.
All'origine, prima della Guerra annibalica, Cosenza, allora Cossa, fondata sul colle Pancrazio e capitale della confederazione delle città bruzie, era caratterizzata dell'assenza di mura difensive e opere di fortificazioni; la sicurezza e la protezione della città era garantita dai borghi della alta valle del Crati che successivamente verranno chiamati Casali cosentini, disposti a forma di corona sui rilievi della pre-Sila in maniera tale da costituire una fortezza naturale. Il rapporto città-campagna era tale da assicurare a Cosenza tutti gli attributi della sovranità, a partire da quella alimentare ed energetica. Sui 383 metri del colle Pancrazio, in fondo all'omonima via, il Castello Normanno-Svevo domina il capoluogo bruzio; imponente fortezza millenaria che fu roccaforte dell'imperatore Federico II di Svevia e venne innalzato forse su rovine della Rocca Bretica dopo il 1000 d.C.[27].
La più grande area archeologica cittadina per estensione e complessità stratigrafica è rappresentata dai resti archeologici di Piazzetta Antonio Toscano[28] nel centro storico alle spalle del Duomo di Cosenza, quasi a ridosso dell'abside, fra la stessa Cattedrale e la Piazza Parrasio antistante la Curia, venuti alla luce dopo i bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale. Al periodo del IV-III secolo a.C., periodo ellenistico in cui Cosenza era capitale dei Bruzi risale un edificio in blocchi parallelepipedi di calcarenite insieme ai resti di strutture abitative utilizzate probabilmente fino al I secolo a.C. Risale al periodo romano la fase più importante della piazza che ne conserva i suoi mosaici; è del periodo imperiale romano infatti la presenza di una articolata domus (casa ricca romana) con tracce significative di eleganti pavimenti in mosaico, pareti decorate da intonaci policromi nei vani più lussuosi, ed altri vani probabilmente utilizzati come magazzini dell'abitazione almeno fino al II-III secolo a.C. Alla fine degli anni 90 avviene il tanto criticato intervento di restyling urbanistico della piazza dell'architetto Marcello Guido[29]; i vetri che pavimentano la piazza consentono di guardare sotto i piedi e ammirare i ruderi d'epoca romana e pre-romana.
Il Palazzo di via San Tommaso nel centro storico risalente al XV secolo come si evince dall'architettura dei portali d'ingresso e degli archi ribassati di stile catalano-durazzesco e sede del settore cultura del comune di Cosenza, è stato oggetto da parte della Sovrintendenza archeologica della Calabria di alcuni scavi al piano terra che hanno evidenziato un opus reticolatum, un troncone di muro romano in opera reticolata che delimitava un grosso edificio romano su cui si è poggiato il palazzo. Oltre ad un grande vano centrale in opus signinum, sono stati recuperati limbi di intonaci dipinti, frammenti di ampolle di vetro e ceramica databili tra il I sec. A.C. al IV sec. D.C. che testimoniano la continuità storica a Cosenza dal 356 A.C. dell'epoca bruzia, ellenistica e romana.
In seguito agli scavi svolti nella biblioteca nazionale dalla soprintendenza archeologica della Calabria sono emersi sotto i basamenti dell'ex edificio vescovile resti della città dei Bruzi (o Bretti) risalenti al IV secolo a.C. e della successiva cultura romana, ospitati nei sotterranei della biblioteca stessa. Le sale che ospitano i reperti archeologici sono state restaurate e aperte al pubblico negli anni 1990.
Nel 2022 sull'attuale Via Popilia, arteria della città che prende il nome dall'antica strada romana Via Capua-Regium che attraversava Cosenza dal 132 a.C., a seguito di alcuni scavi preventivi da parte dell’Enel sotto la guida della Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici di Cosenza sono state rinvenute sei tombe alla cappuccina di epoca romana. All'interno delle tombe databili intorno al II secolo a.C. sono state recuperate delle ampolle insieme ad altri oggetti a corredo di complementi funerari[30][31].
specie arboree, ospita il monumento dedicato al poeta Michele De Marco detto "Ciardullo" installato su un basamento di granito.
Il nucleo storico di Cosenza nato lungo le sponde dei fiumi Crati e Busento ha avuto bisogno nel corso dei secoli di dotarsi di diversi ponti in grado di collegare i punti strategici della città e programmare il suo sviluppo oltre il centro antico ed il colle Pancrazio. Una delle fonti storiche più autorevoli è il disegno della Cosenza di fine 500 conservato presso la biblioteca Angelica di Roma, un documento che ci tramanda la configurazione dei ponti cosentini del periodo menzionato. Il ponte sul Busento noto come Ponte Mario Martire secondo le fonti storiche dell'epoca venne realizzato nel 1222 in occasione dell'arrivo in città dell’imperatore Federico II di Svevia. Il ponte strutturato su tre arcate collegava la zona di Rivocati con l’area della piazza Valdesi, venne riedificato nel 500 e poi nel 900 fino all'ultimo rifacimento post seconda guerra mondiale quando fu bombardato dagli alleati per rallentare la ritirata dei tedeschi, e intitolato all’aviatore Mario Martire. Tra i ponti sul fiume Crati vanno menzionati il ponte di Santa Maria, Ponte Galeazzo di Tarsia o di San Francesco che collegava corso Telesio in zona piazza Piccola con l’inizio di corso Plebiscito, il Ponte dei Pignatari, nella zona del centro storico identificata come Massa e l'imponente Ponte Alarico alla confluenza dei due fiumi con prospettiva sul centro storico. Per quanto riguarda i ponti realizzati nell'era moderna, particolare importanza strategica ha avuto il Ponte Pietro Mancini realizzato dall'allora Ministro ai Lavori Pubblici Giacomo Mancini per collegare la zona antica di Portapiana con la città moderna negli anni 60, il Ponte Europa in zona Gergeri e nel 2018 il ponte San Francesco di Paola, il ponte strallato più alto d'Europa[41] realizzato dall'architetto spagnolo Santiago Calatrava.
A Cosenza sono presenti diverse fontane, alcune contemporanee e altre più antiche situate nelle corti dei palazzi del centro storico o nei vari quartieri della città.
In un territorio ampiamente urbanizzato non mancano diverse aree verdi distribuite sul territorio comunale. La Villa Vecchia, nel centro antico, venne realizzata nel XVIII secolo su un precedente giardino seicentesco per volontà dell'allora sindaco Davide Andreotti e si estende su circa 30.000 m² del centro storico sviluppandosi su più livelli. Gli altri spazi verdi nel perimetro del centro storico includono il Parco Collinare Pendici del Castello Svevo-Normanno, il Parco Acquatico del Crati -Centro Sportivo, il Parco Lungo Crati de Seta, l'Area della Confluenza Crati-Busento, il Parco Fluviale del Busento. Nel 1999 fu inaugurato il Parco Fluviale del centro storico, che costeggia il fiume Crati per quasi due chilometri tra il quartiere Spirito Santo e contrada Guarassano. Nella parte moderna della città la Villa Nuova fu realizzata nel 1932 parallela a corso Umberto e viale Trieste ed ospita il monumento ai caduti della prima guerra mondiale. Ad essa coevo è il Parco delle Rimembranze, realizzato nell'area annessa all'acquedotto del Merone.
Agli anni settanta e ottanta risalgono il centrale parco Morrone, che sorge dove un tempo aveva sede l'impianto sportivo "Emilio Morrone" che funse da stadio cittadino fino al 1963, il parco inclusivo Piero Romeo, il parco Corrado Alvaro di via Aldo Moro, il parco Grazia Deledda e il parco Nicholas Green (già parco degli Ulivi) che costeggia il torrente Campagnano al confine con il parco Robinson. Nella zona di Gergeri è nato il Parco del Crati e Parco delle Scienze (confluenza-Ponte San Francesco di Paola - Planetario). Viale Giacomo Mancini (già viale Parco), risalente al 2001, è una fascia di verde attrezzato estesa per circa 6 km e dotata di pista ciclabile, percorso pedonale e area fitness. Nel 2018 sono iniziati i lavori di costruzione del parco del benessere, parallelo all'isola pedonale di corso Mazzini che si estenderà per circa 2 km con una larghezza di 35 m che collega il centro storico (da piazza G. Mancini) con la parte più contemporanea della città[46].
Il Vallone di Rovito situato nella zona sud-est della città nei pressi della parte antica della città, è un luogo caratterizzato dalla presenza di folta vegetazione passato alla storia dalla metà del XIX secolo per essere stato teatro della fucilazione dei Fratelli Bandiera e i loro compagni. I patrioti italiani furono giustiziati il 25 luglio 1844 dopo un fallito tentativo di sollevare le popolazioni calabresi contro il regno di Ferdinando II nella prospettiva di un'unificazione nazionale italiana dopo lo sbarco in Calabria del 16 giugno 1844. Dal 1860 una colonna votiva ricorda gli eroi risorgimentali, e dal 1937 è stato dedicato un mausoleo con un altare sul quale sono incisi i nomi dei martiri cosentini e dei componenti della spedizione dei Fratelli Bandiera, costituito da uno spazio circondato da alti cipressi e da un muro di cinta. Negli anni 2000 la zona e l'altare hanno subito un processo di riqualificazione.
Il comune di Cosenza, che al censimento del 1981 sfiorava i 107.000 abitanti, negli ultimi tre decenni è stato interessato da una sensibile deurbanizzazione: la sua popolazione si è ridotta di circa 40.000 unità a vantaggio dei comuni contigui come Rende (33,07% in più rispetto al 1981), Castrolibero (+40%), Mendicino (+74,62%), Montalto Uffugo (+51%), Marano Principato (+129,72%).[47].
Come avvenuto per molti capoluoghi italiani, l'area urbana nel tempo si è evoluta e da città racchiusa all'interno dei confini municipali si è giunti ad un'area metropolitana, grazie alla progressiva incorporazione dei comuni che circondano la città e che dagli anni ottanta vanno a formare con essa un complesso tessuto urbanistico.
Popolazione storica (migliaia)[48]
Abitanti censiti[49]
Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2019 i cittadini stranieri residenti a Cosenza risultavano 4 211, pari al 6,3% della popolazione.[50] Le nazionalità più rapresantate erano:
Il dialetto cosentino è di tipo calabro-siculo più settentrionale e presenta fonetica e sintassi chiaramente distinte da quelle degli altri dialetti parlati in Calabria (mediani e meridionali e la zona di Reggio Calabria). Il vocalismo (sistema pentavocalico) è di tipo calabro-siculo, con dittongamento o chiusura per metafonia delle vocali medie, ed una sintassi somigliante a quella napoletano e del Centro d'Italia, con occasionalmente delle sorprese come nelle strutture verbali a controllo, con tratti morfologici originali, come il condizionale in -erra/ -era (residuo del piùcchepperfetto latino) e desinenza della terza persona singolare in -adi/ -ari (nei dialetti pre-silani/ silani anche la terza persona plurale in -udi/ -uri), la sopravvivenza di plurali in -ura (chjùovu- chjòvura, nidu -nidura, < latino -ora, come in tempus-tempora), e, lessicalmente, una settantina di oscismi (sabellismi) in genere assenti da altri dialetti (jìevuza/ jìuza/ jéuza 'bieta', asulijare 'ascoltare', sabellico ausis = latino auris, ecc.). Come in tutti i dialetti della Calabria le vocali 'i, e, u, o' sono più basse, aperte e rilassate rispetto alle vocali toscane o napoletane. Tipica è l'assimilazione mb > mm, nd> nn (ruralmente anche di ng). I participi passati rizotonici come chiùoppitu (piovuto), mùoppitu (mosso), àppitu (avuto), o in -to e non -ato/ -uto/ -ito (lintu/ jintu rispetto a [l]inchjutu 'riempito'), sono quasi dappertutto scomparse, tranne nell'Area Lausberg, dove sono tuttora vitali. L'opposizione tra il passato remoto, aoristo del semplice passato, ed un passato prossimo,una forma 'risultativa' del passato (simile a strutture già plautine, habeo epistolas scriptas: le lettere sono il 'risultato' del mio scrivere), era presente nei dialetti cosentini fino alla prima Guerra Mondiale, e per alcuni parlanti rurali fino agli anni settanta del ventesimo secolo, ma viene neutralizzata a favore del passato prossimo negli ultimi 60-70 anni. Questa neutralizzazione a favore di un'unica forma del passato caratterizza il tipo cosentino, mentre altri dialetti mantengono l'antica opposizione. L'uso delle forme infinitivali è consistente e usuale, mentre in gruppi dialettali più a sud la strategia infinitivale è assente tranne per alcuni casi specifici (ad esempio, il doppio uso con 'potere'), cfr. 'mi piàcia[d]' a tti vìdere' (mi piace vederti) rispetto a 'mi piàcia [m]u/ ma/ [m]i ti viju'. È ben evidente la matrice latina del complesso dialettale, ma con moltissimi prestiti greci e francesi (molte centinaia), pochi residui spagnuoli (un'ottantina) e longobardi (circa 40).
La religione più diffusa è il cattolicesimo: Cosenza è sede dell'arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, appartenente alla regione ecclesiastica Calabria. Sono presenti inoltre luoghi di culto della Chiesa greco-cattolica, degli Italo-Albanesi presenti a Cosenza dal 1978[51], della Chiesa ortodossa (rito romeno con parrocchia e, mensilmente, rito ucraino)[52], della Chiesa evangelica valdese (valdo-metodista)[53], e anche dei Testimoni di Geova[54]. Cosenza è sede dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose "San Francesco di Sales" (1963)[55], istituto di formazione religiosa di livello universitario.
Cosenza è una città ricca di tradizioni, leggende, costumi e folclore, già a partire dall'antichità.
Anno | Qualità della Vita (Il Sole 24 Ore) Dato riferito alla provincia | Ecosistema Urbano (Legambiente) |
---|---|---|
2015 | 98º Provincia Italiana | 11° Capoluogo di Provincia[64] |
2016 | 101º Provincia Italiana | 33° Capoluogo di Provincia[65] |
2017 | 91º Provincia Italiana | 13° Capoluogo di Provincia[66] |
2018 | 97ª Provincia Italiana[67] | 5° Capoluogo di Provincia[68] |
2019 | 96ª Provincia Italiana[69] | 14° Capoluogo di Provincia[70] |
2020 | 86ª Provincia Italiana[71] | 8° Capoluogo di Provincia[72] |
2021 | 93ª Provincia Italiana[73] | 4° Capoluogo di Provincia[74] |
2022 | 94ª Provincia Italiana[75] | 5° Capoluogo di Provincia[76] |
Nel rapporto Ecosistema urbano 2021 di Legambiente e Ambiente Italia, basato su diciassette parametri raggruppati in cinque macroaree (aria, acqua, rifiuti, trasporti, ambiente, energia), Cosenza è risultata al quarto posto della classifica dei capoluoghi di provincia italiani preceduta solo dalle città di Trento, Reggio Emilia e Mantova[77] e nell'anno 2022 si è confermata al quinto posto come unico capoluogo meridionale tra le prime dieci città italiane[78]. La città nel 2018 si era classificata al quinto posto[79] confermandosi anche nel 2019 e nel 2020 come prima città del Mezzogiorno rispettivamente in quattordicesima posizione[80] e ottava posizione nella classifica generale[81]. Il trend positivo ha avuto continuità negli anni; infatti già dal secondo il Rapporto Ecosistema urbano 2015, Cosenza risultava all'undicesimo posto[82][83]. Nel 2015 la città di Telesio ha guadagnato il riconoscimento di città italiana più accessibile ai non vedenti[84].
Nota e identificata come Atene della Calabria[3][4][5][6] in riferimento alla sua tradizione culturale, fu patria dell'umanista Aulo Giano Parrasio, iniziatore dell'Accademia Cosentina. L'Accademia Cosentina è tra le più antiche d'Europa[85]: fu fondata nel 1511 col nome di Accademia Parrasiana da Aulo Giano Parrasio, e si dedica principalmente agli studi filosofici e letterari. Dopo la morte di Parrasio (1534), Bernardino Telesio, il più grande dei cosentini illustri, definito da Francesco Bacone il primo degli uomini nuovi, ne prende le redini, la riorganizza e la ribattezza come Accademia Telesiana portandola al suo massimo splendore. Alcuni anni prima della morte di Telesio (che avvenne nel 1588), l'Accademia Telesiana passa sotto il controllo di Sertorio Quattromani, che le dà il nome di Accademia Cosentina rimasto fino ai giorni nostri[86][87].
Le principali biblioteche della città:
La Biblioteca Nazionale di Cosenza inizialmente nasce come sezione distaccata della Biblioteca Nazionale di Napoli per D.M. del 3 novembre 1978. La sua attività ha inizio nel 1985 con l'acquisto dell'ex edificio Seminario Vescovile di Cosenza. Nel 1991, grazie al decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri, la Biblioteca Nazionale di Cosenza assume piena autonomia.
La Biblioteca Civica di Cosenza, ha sede nel centro storico della città bruzia, ed è legata alla storica Accademia Cosentina che la istituì nel 1871. Ospita cinquantatré edizioni di incunaboli (primi libri a stampa dopo l'invenzione di Guttemberg), corali miniati del ‘500 e numerosi manoscritti che comprendono documenti pergamenici dal XIII al XVIII secolo, testi filosofici dal '500 al '700, epistolari e carteggi, autografi e testi di storia e letteratura calabrese All'interno della Biblioteca è presente la Mediateca di Cosenza.
La biblioteca ha sede dal 2008 nel complesso monumentale fondato nel 1510 ad opera dei Minimi di San Francesco di Paola come convento, e successivamente divenuto Caserma Domenico Moro in una struttura articolata intorno ad un chiostro quadrato di sei campate per lato. All'interno si possono osservare alcune carte geografiche della Calabria Citeriore del XVI secolo che conservano oltre 9000 documenti tra volumi ed opuscoli, le raccolte di “Leggi e decreti” a partire dal 1806, il “Giornale dell'interdenza della Calabria Citra” del XIX secolo e molti altri documenti storici che riguardano il Meridione ed in particolare la Calabria.
La biblioteca ubicata nel Palazzo Santa Chiara venne fondata nel 1975 ed istituita nel 1998. Racchiude circa 8.000 volumi e cataloghi speciali e le principali opere e documenti presenti come stampa o audiovisione riguardano gli aspetti socio - culturali della Provincia di Cosenza. La Biblioteca conserva una copia del manoscritto del Codex Purpureus Rossanensis e alcuni scritti del fondo antico sulla vita di San Francesco di Paola datati fin dal 1593. È inserita nel circuito delle biblioteche nazionali con le quali intrattiene rapporti costanti nel tempo.
La Biblioteca è composta dal fondo di Giacomo Mancini che conserva 2298 pubblicazioni del XIX secolo e dal fondo della famiglia De Matera che conserva 3136 volumi di un patrimonio antico e moderno che va dal 1548 fino al XX secolo tra cui cinquecentine, seicentine e settecentine. La Biblioteca è ubicata nel Palazzo de Matera nel centro storico e nel 2020 ha ricevuto la dichiarazione di interesse culturale da parte della sovrintendenza archivistica e bibliografica della Calabria dipendente dal Ministero della cultura[88].
Il sistema scolastico di Cosenza dispone di 13 scuole secondarie di I grado. Le scuole secondarie di II grado sono invece 12,[91] tra le quali si citano il liceo classico Bernardino Telesio, i licei scientifici S.Valentini, G. B. Scorza ed Enrico Fermi, e gli istituti tecnico Monaco e Pezzullo.
Uno dei principali centri culturali dell'area urbana di Cosenza è l'Università della Calabria, la più antica e più grande delle università calabresi che ha sede ad Arcavacata di Rende, nel campus universitario più esteso d'Italia[92] ben collegata al centro cittadino tramite lo svincolo Rende-Cosenza Nord dell'autostrada A2 e attraverso la strada statale 107 Silana Crotonese. Essa conta circa 30.000 studenti, provenienti prevalentemente dalla Calabria e da altre regioni meridionali. L'università conta 14 dipartimenti nelle aree delle scienze, dell'ingegneria, dell'economia, della farmacia, degli studi umanistici e delle scienze politiche. Secondo la classifica stilata dal Censis nel 2022 l'Università si trova al terzo posto tra i grandi atenei statali italiani e primo in Italia per servizi erogati agli studenti[93].
Il Planetario di Cosenza progettato dallo studio milanese Monestiroli Architetti Associati sorge nel quartiere Gergeri all'interno di un complesso con piazza e giardino ed è intitolato all'astronomo rinascimentale cosentino Giovan Battista Amico[94]. L'opera strutturata con una cupola che evoca un corpo celeste, è stata ideata nel 2002 dal sindaco Giacomo Mancini ed è stata poi realizzata ed inaugurata nel 2019 dal sindaco Mario Occhiuto. Ospita 113 poltrone basculanti e roteanti dalle quali è possibile osservare i fenomeni astronomici, ed è dotato del proiettore ottico starmaster ZMP della Zeiss, unico in Italia e tra i migliori d’Europa, capace di proiettare nella cupola fino a 4000 stelle. Il sistema di proiezione è tra i più avanzati esistenti in Italia oltre a risultare tra quelli più all'avanguardia sia in Europa che nel mondo. Lo starmaster è integrato da altri 6 proiettori digitali che possono funzionare autonomamente oppure in maniera sincronizzata tra di loro. La cupola interna di 15 metri di diametro è seconda per quanto riguarda le dimensioni solo al planetario di Milano[95]. Il museo della Scienza oltre a rappresentare un presidio culturale urbano e un luogo di diffusione scientifica in collaborazione con l'Università, è un'opera di rigenerazione urbana in un quartiere riqualificato da altre opere come il Ponte San Francesco di Paola dell'architetto Santiago Calatrava.
Il Museo dei Brettii e degli Enotri inaugurato il 17 ottobre 2009[96] nel quattrocentesco complesso monumentale di S. Agostino (quartiere detto della Massa – Centro Storico) è il polo culturale della città e vanta una vasta collezione archeologica proveniente dalla città e da località diverse della sua provincia, abbracciando un ampio arco cronologico: dai resti ossei del Paleolitico superiore delle grotte di Cirella, sino all'oinophoros di età romano imperiale (III secolo d.C.) proveniente da Cosenza[97].
La Galleria Nazionale di Cosenza ha sede nell'antico Palazzo Arnone, situato sul colle Triglio nel centro storico. Vi trova collocazione permanente una pinacoteca, con opere di Pietro Negroni, Mattia Preti, Luca Giordano e altri, ed è sede di varie mostre temporanee di alto profilo.
Il corso principale e il salotto della città, Corso Mazzini, è sede dal 2003 di una grande isola pedonale ed oltre ad essere un centro commerciale all'aperto, ospita dai primi anni del nuovo secolo una galleria d'arte "en plein air", il Museo all'aperto Bilotti (MAB), unico nel suo genere non solo in Calabria e nel meridione, ma in tutta Italia. Si tratta di una serie di sculture di artisti di calibro internazionale donate alla città da un facoltoso collezionista (Carlo Bilotti, morto a New York nel dicembre del 2006)[98][99].
Il Museo del Fumetto, unico museo di questo genere nel sud Italia è ubicato nel centro storico bruzio e precisamente nella Galleria d'arte provinciale Santa Chiara. Al suo interno racchiude personaggi di culto del fumetto italiano come Tex Willer e Dylan Dog e artisti di levatura internazionale come Jim Avignon, Nicola Alessandrini e David Vecchiato che attraverso l'arte contemporanea raccontano il territorio bruzio. Tra i fumettisti italiani veri e propri degne di nota sono le opere di Tanino Liberatore, Angelo Stano, Gianluca Cestaro, Bruno Brindisi, Davide Toffolo con un'opera dedicata a Pasolini, di Ken Parker e Ivo Milazzo autore di un ritratto del cantautore Fabrizio De André, al quale nel museo è dedicata l'esposizione di un'opera con relativa mostra[100].
Il Museo storico all'aperto inaugurato nel suggestivo scenario del centro storico bruzio nel 2015 rappresenta un itinerario artistico a cielo aperto che attraverso murales pittorici giganti che adornano il percorso ripercorre la storia di Cosenza dagli antenati Bruzi all'epoca moderna[101]. Il Museo è strutturato su cinque aree: - il percorso della Cosenza Bruzia che comprende Piazza Dei Valdesi, Gradoni Santa Lucia e Via Santa Lucia con le opere del pittore John Picking. - il percorso della Cosenza Normanna che comprende Via Abate Salfi, Via San Tommaso e Vico I San Tommaso con le opere del pittore inglese Richard Whincop. - il percorso della Cosenza Sveva che Via Messer Andrea, Piazza Marco Berardi e Via San Francesco D'Assisi con le opere della pittrice tedesca Silvia Pecha. - il percorso della Cosenza Angioina che comprende Vico II Padolisi, Via Padolisi e Via Biagio Miraglia con le opere del pittore francese Alexandre Barbera- Ivanoff. - il percorso della Cosenza Aragonese che comprende Vico Gaeta, Via Gaeta e Piazza Gerosolomitani con le opere del pittore spagnolo G.D. GoNzalez (Goyo).
Il Museo ubicato tra il Palazzo Arcivescovile e la Chiesa Cattedrale raccoglie in un unico percorso notevoli e preziosi reperti provenienti dal Duomo e da altre chiese del territorio. L'opera più importante è custodita in una sala semicircolare, la preziosissima Stauroteca o croce reliquario in oro sbalzato, filigrana a vermicelli, smalto, adamantini e cristallo di rocca, del XII secolo. La tradizione vuole sia stata donata da Federico II di Svevia in occasione della consacrazione della Cattedrale nel 1222 diventando l'emblema della città. La Pinacoteca, custodisce la tela dell'Immacolata di Luca Giordano (XVII secolo), il prezioso San Gennaro di Andrea Vaccaro (XVII secolo) e le suggestive tele mariane di Giuseppe Pascaletti (XVIII secolo). Nella grande sala del museo è possibile ammirare il calice “Torquemada” del XV secolo insieme a diverse icone del cinquecento, tele del seicento e settecento, e parte del ricco tesoro della Madonna del Pilerio, protettrice della città e dell'Arcidiocesi, con corone d'oro, monili, pietre preziose e gioielli. La prima sala ospita il polittico dell'Annunciazione (1545) della scuola del Negroni appartenente alla Chiesa di Borgo Partenope mentre la sala delle Committenze il calice “del Papa”, opera in argento e filigrana, le due statuette eburnee attribuite alla scuola di Michelangelo, e il calice vitreo di Celico del XVI secolo. La sala dei parimenti ospita manufatti del Cinquecento e del Seicento.
Situato all'interno dello scenario di Villa Rendano, il Museo Consentia Itinera ripercorre la storia della città di Cosenza, il patrimonio artistico, il mito, gli eventi, i simboli identitari attraverso una mostra permanente ed ospita periodicamente progetti, esposizioni e attività contemporanee. Nel 2018 è stato insignito di uno tra i più importanti riconoscimenti, all’interno della Campagna Mibact[104].
Il Museo si propone come una finestra sulle tradizionali attività della provincia attraverso mostre di artisti contemporanei cosentini e mostre temporanee sull'artigianato d'eccellenza, corredate ciascuna da laboratori artigiani di grande valore storico, antropologico e sociale. Questo spazio culturale al contempo affacciato sul passato è proiettato nel futuro e all'estero.
Il BoCs Art Museum di Cosenza è ubicato in un’area del Complesso monumentale di San Domenico, luogo di congiunzione tra la città nuova e il centro storico. Il museo ospita le opere d’arte contemporanea realizzate da più di 300 artisti italiani e internazionali che nel triennio 2015-2017 sono stati ospitati nelle Residenze Artistiche “BoCs Art” e mira a proiettare la città negli anni come polo di ricerca culturale dell’arte contemporanea. L'esposizione riflette la molteplicità dei linguaggi e delle tecniche con le quali si sono espressi gli artisti che hanno preso parte al progetto appartenenti a diverse generazioni e con percorsi di ricerca differenti, dalla pittura alla scultura, dalla fotografia all’installazione, dalla performance alla video-installazione[105].
Il Museo multimediale di piazza Bilotti ha la forma di un loft spaziale e rappresenta uno spazio didattico-educativo sospeso tra passato e futuro, tra identità territoriale e nuove tecnologie, è ubicato nella struttura sottostante l'omonima piazza. Nei contenuti del Museo multimediale, un luogo della multimedialità culturale, prevale la volontà di raccontare la storia della città e la sua nuova immagine, facendo combaciare la tradizione con elementi innovativi[106].
La Galleria d’Arte Provinciale Santa Chiara ha sede nel complesso monastico di Santa Chiara, nel cuore dell’antica città di Cosenza e adiacente al quartiere della Giostra Nuova. Dedicata un tempo a Santa Maria Maddalena, dal 1578 la chiesa fu la seconda sede cosentina delle suore dell’Ordine religioso delle Clarisse. Il Monastero di Santa Chiara fu uno dei più ricchi della città grazie alle rendite prodotte da botteghe e case ubicate in diversi quartieri del centro storico. In occasioni importanti quali la fiera di Sant’Agostino e quella della Maddalena, godeva di particolari privilegi e diritti concessi dalla concessi dalla regina Giovanna e dal re Ferrante e confermati da re Filippo II; è strutturata come una grande sala espositiva disposta su due livelli e di ulteriori sale nei piani inferiori. Nella sala espositiva resta visibile la cupola di copertura dell’antica chiesa di Santa Chiara, che testimonia il forte legame tra la contemporaneità delle esposizioni e l’antichità del luogo che le ospita.
Il Museo delle Rimembranze, gestito dell'Associazione Culturale "Bernardino Telesio", si trova nel Palazzo Spada ubicato in Piazza Parrasio nel cuore del centro storico bruzio. Presenta al pubblico una collezione di beni immateriali della tradizione e del folklore cosentino: documenti, attrezzi, arredi e oggetti inerenti alla cultura popolare assieme ad altro materiale vario tra cui oggetti di modernariato e di carattere naturalistico. Il percorso museale si sviluppa su tre livelli in cui vengono documentati i lavori femminili, i giochi infantili, le attività del contadino, del fabbro, del falegname, del boscaiolo, del maniscalco e del pastore. Una sezione è dedicata alla vinificazione, alle suppellettili della casa e all'abbigliamento.
È un'esposizione permanente di “reperti” dell'archeologia informatica, strutturato in sezioni che descrivono l'evoluzione delle macchine attraverso i decenni, vanta centinaia macchine e si arricchisce ed implementa ogni giorno grazie ad un paziente lavoro di ricerca ed alla rete di relazioni con enti pubblici, tra cui diversi Dipartimenti dell'Università della Calabria, enti privati, associazioni e singoli cittadini. Tra i reperti degni di nota il primo enorme mainframe VAX dell'Università della Calabria, vecchi cloni IBM, workstation UNIX, i primi computer prodotti da Apple e Olivetti. Il Museo è curato dall'associazione Verdebinario.
La Mostra permanente "Beata Elena Aiello" di Cosenza, allestita in alcuni ambienti dell'Istituto delleSuore Minime della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, è stato istituito con l'obiettivo di documentare e promuovere la conoscenza della figura della beata Elena Aiello (1895 - 1961) con la sua fervente spiritualità ed appassionata religiosità. L'itinerario museale documenta, attraverso oggetti personali, fotografie e documenti scritti: -i momenti della vita e i miracoli della vita della Beata Elena Aiello; -la sua devozione a santa Rita da Cascia e a Maria Vergine; -l'amore nutrito per i bambini; -la missione di accoglienza dei poveri e dei malati.
La sede della Soprintendenza - complesso monumentale San Francesco d’Assisi è situata nel centro storico e precisamente nel complesso conventuale dei Minori Osservanti dal 1454, successivamente all'ampliamento del preesistente Convento dei padri Cappuccini. Nella sede è presente il “Laboratori di Restauro”, nel quale è possibile ammirare opere d’arti provenienti da tutto il territorio regionale, che in attesa del restauro, rimangono in custodia presso di esso prima di tornare nelle loro sede di origine. Inoltre in questa polo sono presenti: Biblioteca, Archivio Storico Fotografico e Archivio Beni Architettonici e Artistici.
Quotidiani:
La sede regionale della Rai ha sede a Cosenza fin dal 1958[112].
Sulla base di un programma che parte dalla città nuova e arriva alla città antica che mira a connotare il capoluogo bruzio come città opera d'arte e fabbrica creativa, lungo un percorso ideale di attività artistiche e culturali, dal 2015 è attivo il progetto box art con la prima edizione della Residenza d'Artista BoCS Art iniziata con l'inaugurazione di 27 spazi espositivi/studio creativi dislocati sul Lungofiume Boulevard nel centro storico. Artisti provenienti da tutta Italia e anche di spessore internazionale si isolano nello spazio del box ispirandosi al contesto territoriale, altri ancora operano direttamente con la città interagendo liberamente con i cittadini, con l'obiettivo di riscoprire l'identità di Cosenza che viene restituita sotto forma di opere d'arte che contribuiscono alla crescita culturale e allo scambio di competenze. Il progetto che prevede anche opere concepite altrove e non solo in loco, mira a rendere fruibile l'arte e stimolare la collettività a partecipare attivamente a tutte le attività, raccogliendo qualsiasi fascia di età, dai bambini agli anziani, sia attraverso la possibilità di accedere agli studi avendo così l'opportunità di assistere dal vivo alla realizzazione di opere d'arte, sia attraverso workshop organizzati dagli artisti una volta a settimana, sia assistendo a performance che prenderanno vita quotidianamente tra le strade della città[113]. Nel 2022 nel centro storico è stata dedicata una targa commemorativa all'artista cosentino Tony Gaudio, primo italiano a vincere nel 1937 il Premio Oscar per la direzione della fotografia nel film Avorio nero di Mervyn LeRoy[114].
I quattro teatri cosentini con servizi vari che raggiungono tutti i target di pubblico in modo tale da rendere l’offerta culturale teatrale diversificata, offrono un ampio palinsesto di spettacoli: stagione di lirica e di prosa, concerti, musical, rassegne di danza, serate di gala, teatro per la scuola[115]. Il Teatro Alfonso Rendano rappresenta l'unico Teatro di Tradizione della regione Calabria[116].
Il Teatro Alfonso Rendano è dedicato al pianista Alfonso Rendano[117] e rappresenta l'unico Teatro di Tradizione della regione Calabria[116].
Costruito dal Comune, su progetto dell'architetto Zumpano, nel 1887, fu completato nel 1909 ed inaugurato il 20 novembre dello stesso anno con la rappresentazione dell'Aida di Giuseppe Verdi. Di stile neoclassico ottocentesco, con tre ordini di palchi, spiccavano belle decorazioni pittoriche e in stucco, in particolare sul soffitto, realizzato dal pittore cosentino Enrico Salfi.
Noto come Politeama negli anni ‘30, il teatro fu semidistrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e poi riaperto nel dopoguerra. Chiuso a metà degli anni novanta insieme al Consorzio teatrale che vi aveva avviato il suo laboratorio, è stato poi ristrutturato e riaperto nel 2008 con una capienza di 626 spettatori[118]. Il Teatro Morelli è il luogo che favorisce e dà spazio all’attività delle compagnie di teatro contemporaneo. Vi si svolgono spettacoli di prosa, di danza classica e moderna, e anche piccoli concerti. Dal 2013 il Teatro Morelli ospita la Residenza Teatrale “MORE – La scena contemporanea a Cosenza”, affidata alla Compagnia Scena Verticale, con il sostegno del Comune di Cosenza e della Regione Calabria.[119].
Il Centro R.A.T. ha prodotto nel tempo circa 80 spettacoli rappresentandoli nei teatri italiani e internazionali ottenendo diversi premi e riconoscimenti prestigiosi grazie alla qualità degli spettacoli proposti in diverse piazze italiane e paesi quali Polonia, Armenia, Danimarca, Inghilterra, Svezia, Stati Uniti, Malesia, Svizzera, Tunisia. Per programmare le stagioni teatrali, nel 1981 il Centro ha creato il Teatro dell’Acquario, poi interamente ristrutturato che ha ospitato compagnie e attori che hanno fatto la storia del teatro italiano ed internazionale: Dario Fo, Franca Rame, Odin Teatret, Living Theatre, Paola Borboni, Paolo Rossi, Teatro Nero di Praga, Leo De Berardinis, Pippo Delbono, Antonio Neiwiller, Mimmo Cuticchio, Toni Servillo, Alessandro Bergonzoni, Renato Carpentieri, Sandro Lombardi, David Riondino, Giorgio Barberio Corsetti e altre centinaia di compagnie che negli anni hanno mostrato il loro Teatro a Cosenza.
Il Cinema Teatro “Aroldo Tieri”, ex Cinema Italia, uno dei più importanti cinema storici della città, fu sede del'Opera Nazionale Balilla e poi Gioventù Italiana Littorio e presenta una sala con 289 posti in platea e 194 in galleria. La struttura che lo ospita venne progettata nel 1933-34 dall’ingegnere Giuseppe Belardi come espressione dell’architettura futurista: il prospetto centrale composto da parete curva e arretrata, si affaccia sul Piazzale delle Colonie e raccorda i due corpi di fabbrica laterali composti da volumi più semplici. Durante gli anni ottanta fu occupato dai Centri Sociali Autogestiti, poi ristrutturato nel 2001 e ripresentato ai cittadini con il concerto di Ornella Vanoni. La struttura è caratterizzata da ampi spazi in cui ospita rassegne, festival e cineforum e offre il proprio palcoscenico alle più diverse rappresentazioni, quale importante vetrina per le compagnie di teatro amatoriale presenti sul territorio, per le scuole e per le associazioni.
La città di Cosenza ha rappresentato la location e il set cinematografico di diverse pellicole cinematografiche:
La città dei Bruzi è sede del Conservatorio "Stanislao Giacomantonio" intitolato al compositore cosentino Stanislao Giacomantonio[125]. Il conservatorio gestisce la "Casa della Musica", un'opera che ha trasformato un ex istituto scolastico in un auditorium da 400 posti[126]. Dal 2022 ha sede nel Teatro Alfonso Rendano l'Orchestra Sinfonica Bruzia, istituzione concertistico-orchestrale riconosciuta dal Ministero della cultura con il fine di valorizzare i giovani musicisti della città attraverso la collaborazione sinergica con altre realtà italiane[127].
La cucina cosentina semplice e fantasiosa, è una cucina influenzata dai progenitori greci e romani fino ad arrivare ai dominatori spagnoli. È caratterizzata da sapori forti e genuini tipici della tradizione contadina calabrese che sfrutta a pieno tutti i prodotti genuini della terra e legata nel genere alla tradizione culinaria silana. Specialità gastronomica cosentina per eccellenza sono i cuddrurieddri (ciambelle fritte salate preparate per la ricorrenza dell'Immacolata e successivamente in tutto il periodo natalizio) che rappresentano anche lo street food cosentino dell'intero anno. Piatto tipico bruzio utilizzato soprattutto come contorno ma talvolta anche nell'antipasto sono le patate 'mbacchiuse(preparate rigorosamente con la rinomata Patata della Sila), caratterizzato da patate fritte appiccicate tra di loro (mbacchiuse in cosentino) in olio extravergine di oliva con cipolla, origano e sale. Il pane locale tra il quale spicca il rinomato e pregiato pane di Mangone, di Tessano e di Cuti[128]. nelle sue varianti (ad esempio la pitta), preparato a lievitazione naturale e cotto al forno a legna accompagna tutte le pietanze cittadine[129][130][131].
Caratteristici della cucina cosentina sono gli antipasti rappresentati dagli insaccati di carne di maiale tipici, accompagnati dall'antica pratica delle conserve sott'olio (funghi silani, melanzane, pomodori secchi, zucchine e olive), dei prodotti caseari silani come il caciocavallo silano e dalle fritture rappresentate dalle polpette di carne, melanzane, patate e dalla nchiambara (frittata a base di cipolla, acqua e farina)[132].
Tra i primi piatti storici della città vanno menzionati la pasta e patate ara tijeddra, pasta e patate al forno alla cosentina la cui caratteristica è quella di venir cotta a crudo con tutti gli ingredienti[133], i fusilli alla cosentina che insieme a diversi tipi di pasta fresca lavorata in casa la domenica (tra queste gli gnocchi preparati con la Patata della Sila) secondo le vecchie tradizioni vengono conditi con funghi freschi silani o con innumerevoli varietà di sughi a base di carne di manzo, vitello, maiale, agnello, cotti con cura in un passato di pomodoro e olio d'oliva e lagane e ciciari ara cusentina (tagliatelle larghe realizzate in casa con un impasto di sola acqua e farina di semola, mescolate con ceci che vengono preparati con soffritto di aglio, olio e peperoncino). Da tradizione il martedì grasso del periodo di carnevale si prepara la pastachina, la lasagna al forno condita tra l'altro con salsiccia locale a pezzetti, caciocavallo silano, soppressata e polpettine di carne fritta. Il primo a base di pesce della tradizione bruzia sono gli spaghetti cù a muddrica con acciughe sotto sale, mollica di pane fritta e peperoncino (solitamente preparato come primo piatto del cenone della vigilia di Natale).
Tra i secondi tipici spiccano vruacculi i rapa e sazizza (broccoli di rapa fritti con olio di oliva, sale e peperoncino insieme alla salsiccia cosentina), le costolette d'agnello alla cosentina[134], le mazzacorde alla cosentina preparate con interiora di agnello o capretto[135]. Rari i piatti a base di pesce, essendo Cosenza una città dalla tradizione culinaria contadino-montanara: il secondo per antonomasia è il baccalà alla cosentina con patate, olive nere, peperoni, salsa di pomodoro, alloro, prezzemolo, sale e pepe ed il baccalà fritto.
Il dolce più tipico di Cosenza, è la "Varchiglia" che risale al 1303 ed era preparato dalle suore, le Carmelitane Scalze. Il dolce è a base di mandorle, zucchero e cioccolato e ha la tipica forma a barca da cui probabilmente prende il nome affondando le sue origine nella tradizione spagnola[136]. I dolci cosentini del periodo natalizio sono i Turdiddri e le Scaliddre (il primo è una specie di gnocco dolce, fritto, a base di farina, anice e olio, solitamente ricoperto di miele o di miele di fichi (altro prodotto tipico della città), le seconde sono dei dolci fritti dei quali la pasta viene arrotolata a mo' di piccola scala grazie ad un apposito bastoncino di legno e poi ricoperte con il "gileppo" che è in sostanza della glassa di zucchero. Da menzionare anche le Chinuliddre (altro tipo di dolce fritto, a forma di piccolo calzone, ripieno di mostarda d'uva o cioccolata preparato soprattutto nel periodo natalizio). Dolce tipico della festa di San Giuseppe del 19 marzo è la Zeppola[137], mentre tipici del periodo pasquale sono i cuculi[138] che affondano le proprie origini nella Magna Grecia. Ricco di storia anche il "pallone di fichi”, pietanza di origine contadina in cui i frutti semi-secchi vengono cotti al forno e poi avvolti in foglie d’albero di fico a formare una piccola palla.
I principali eventi, talvolta di rilievo nazionale e internazionale, che si svolgono nella città di Cosenza, sono i seguenti:
Dal periodo dell'impero romano fino a tutto l’Ottocento il tessuto urbano della città rimase confinato nei limiti naturali del Centro Storico. Con il piano di ampliamento del 1887 prese avvio un primo processo di espansione urbanistica della città che, dopo la costruzione nel 1876 del ponte alla confluenza dei fiumi Crati e Busento, poté estendersi verso la spianata che si estendeva al di là del Busento. In quell'epoca avvenne la prima regolamentazione dello sviluppo edilizio, costituito dal Piano Camposano, che prevedeva quattro nuovi quartieri: Casali; Lungo Crati (rione Pietà e Castagna); Lungo Busento (Piazza Amendola); Carmine (Via Rivocati, Via Veneto, Via Isonzo, Via XXIV Maggio). Il Piano, entrato in vigore nel 1913 venne realizzato in maniera preponderante nei quartieri Lungo Busento e Carmine, con una viabilità interna a maglie prevalentemente ortogonali, nella quale assumevano maggiore rilevanza Viale Trieste e Corso Umberto. Una seconda, più decisiva, fase di espansione si ebbe dopo la prima guerra mondiale con uno sviluppo del sistema viario ortogonale caratteristico del Piano verso nord; l'accentuato sviluppo urbano e demografico resero necessario nel 1942 la redazione di un secondo strumento urbanistico generale elaborato su impostazioni più lungimiranti: il Piano Gualano che prevedeva l'espansione del comune fino al torrente Campagnano. Gli anni del boom economico segnarono la nascita di nuovi quartieri e zone di maggiore pregio architettonico che seguirono le quattro strade principali: Viale del Re – Via Alimena – Via Roma – Corso Mazzini confermando ed accentuando la tendenza della città ad espandersi nella direzione nord lungo la direttrice della strada statale 19 delle Calabrie a partire da Via Cattaneo che costituiva il limite dello sviluppo urbano fino agli anni cinquanta. Fino alla fine degli anni sessanta Cosenza era una città fisicamente autocontenuta, con una popolazione che si attestava sui 100.000 abitanti, e l'attività edilizia, superato il Fosso Liguori, si orientò verso ovest lungo la Provinciale Cosenza-Castrolibero, richiamata da preesistenti insediamenti e da un vasto programma di edilizia popolare con la nascita del quartiere di S. Vito e del popoloso quartiere di Via Popilia verso est. Nel 1968 l'Autostrada Salerno-Reggio Calabria raggiunse Cosenza incidendo sullo sviluppo e i programmi urbanistici di tutta l'area urbana.
Nei primi anni settanta il nuovo Piano Regolatore Vittorini, l'inaugurazione della Strada statale 107 Silana Crotonese che attraversava la città consentendo un collegamento rapido e diretto con il Mar Tirreno e le località Camigliatello Silano e Lorica dell'altopiano della Sila, insieme alla nascita dell'università della Calabria nel contiguo comune di Rende, rappresentarono il nuovo catalizzatore dell'evoluzione urbana cosentina. La città si pose l’obiettivo di riqualificare la struttura urbana, migliorare la struttura viaria, ridurre la densità abitativa e intensificò lo sviluppo verso nord favorita anche da un territorio pianeggiante, individuando la direttrice d’espansione tra la strada statale 19 delle Calabrie e il Crati come asse urbano per la conurbazione con Rende e Castrolibero, trasformandosi di fatto in città policentrica. Negli anni ottanta l'area urbana cosentina, sempre più integrata anche nei servizi, nella sua continua espansione ha inglobato altri comuni del sistema urbano, tra i quali Montalto Uffugo a nord, Mendicino a sud-ovest, Marano Principato, Dipignano, Carolei, Zumpano, Rovito, Aprigliano e il comune di Casali del Manco. Lo sviluppo urbanistico ha avuto un impulso considerevole soprattutto dal febbraio 1996 con l'entrata in vigore della variante generale al piano regolatore generale, strumento urbanistico che insieme alla politica delle opere pubbliche e di interventi integrati resi possibili dal programma Urban e dall'utilizzo dei fondi dell'Unione europea, ha cambiato volto al perimetro urbano.
A metà degli anni novanta risale il progetto di recupero dell'ex rilevato ferroviario che condusse nel 2000 alla realizzazione di viale Parco (ora viale Giacomo Mancini)[33] e nel 2009 della sua prosecuzione nel territorio di Rende, che va sotto il nome di viale Francesco e Carolina Principe.[34] Tale asse viario, lungo circa 6 km, si sviluppa fino al confine con Montalto Uffugo, garantendo il collegamento diretto fra i centri dell'area urbana e una nuova configurazione del tessuto urbanistico caratterizzato dalla ricucitura dei quartieri. Il centro città ha avuto la svolta sostenibile nel 2003 con la pedonalizzazione del corso Mazzini, corso principale del capoluogo che si sviluppa per circa 1.500 metri da piazza dei Bruzi alla nuova piazza Bilotti realizzata nel 2016 e resa esclusivamente pedonale[36]. La città moderna si presenta con una maglia ordinata e regolare con vie ampie e rettilinee in direzione nord-sud; con la realizzazione di infrastrutture come il ponte San Francesco di Paola (2018)[41] e il planetario Giovan Battista Amico (2019)[94] si è riqualificata la zona sud-est del comune, una delle porte di accesso al centro storico, che grazie alle opere accessorie di viabilità è diventata area di congiuntura con il centro. Lo sviluppo urbanistico degli anni 2020 in chiave di comune unico dell'area urbana ha individuato la baricentrica area di contrada Vaglio Lise, già servita da importanti assi viari e dalla stazione ferroviaria, come polo di scambio intermodale, sede del nuovo centro direzionale[153] e del nuovo polo ospedaliero[154].
L'area urbana cosentina che non costituisce un ente giuridico-amministrativo unitario,[155][156] comprende i territori conurbati di Cosenza, Rende e Castrolibero[17][157][158][159][160][161][162][163]. La conurbazione è riconosciuta come Ambito Territoriale dell'Area Urbana per il Trasporto Pubblico Locale ai sensi dell’Art. 15 della Legge Regionale nº 35 del 31.12.2015 con approvazione definitiva dei tre consigli comunali del 27 ottobre 2022[19][164] e conta circa 120 000 residenti (dati del 2018)[165]. Secondo l'ultima elaborazione ISTAT con bilancio demografico del 2015 l'agglomerato urbano di Cosenza, inquadrato nei sistemi locali delle città medie, conta circa 260.000 residenti[13].
I quartieri di Cosenza secondo le fonti storiche e i documenti contemporanei sono 34, ai quali si aggiungono tre frazioni[166].
La città moderna include 16 quartieri dei quali 8 sono ubicati nella zona centro-sud del territorio comunale (Il Carmine, la Riforma-Rivocati, il Lungo Busento, Rione “Michele Bianchi”, Collina Muoio (Merone), Autostrada, Loreto, Autostazione).
I quartieri periferici sono essenzialmente 8:
Le frazioni di Cosenza sono 3: Borgo Partenope, Donnici e Sant'Ippolito, ne faceva parte anche un quarto centro, limitrofo agli altri tre e poi divenuto comune a sé stante: Piane Crati. La storia di questi centri, nati dalla fuga dei Cosentini intorno al X secolo sulle colline circostanti per le varie invasioni saracene, è molto simile a quella di tutti quegli altri comuni a corona della città ancora denominati Casali Cosentini che dal 2017 dopo una fusione amministrativa si sono uniti nel comune di Casali del Manco, ma pur sempre parte integrante della sua area metropolitana.
Per effetto del tumultuoso consumo di suolo che ha caratterizzato Cosenza a partire dagli anni cinquanta, il settore primario riveste un ruolo secondario nel sistema economico cittadino. Il censimento dell'agricoltura del 2000 ha riscontrato nell'area urbana 1,7 aziende agricole ogni 100 abitanti, a fronte di una media provinciale e regionale di 9 ogni 100 abitanti, il 70% delle quali con una superficie agricola utilizzata inferiore ad un ettaro. Nell'area sud delle frazioni collinari di Borgo Partenope, Donnici e Sant'Ippolito permane la viticoltura, che consente la produzione del vino Donnici DOC nelle tipologie rosso, rosso riserva, bianco, Donnici rosato e novello[167]. Dal 2011 l'intero territorio della provincia rientra nell'areale dei vini DOP "Terre di Cosenza".[168][169] Altri prodotti agricoli con riconoscimento DOP sono i fichi di Cosenza, ossia i frutti essiccati di fico domestico del cultivar Dottato[170][171] e l'olio d'oliva Bruzio[172]. Con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del DDG 19253 del 30/04/19 (Modifiche del Registro nazionale delle varietà delle piante da frutto: elenco nuove accessioni idonee per il Servizio Nazionale di Certificazione Volontaria) il Fico Dottato Bianco di Cosenza è stato iscritto come prodotto di eccellenza[173].
Il sistema industriale cosentino è costituito prevalentemente da piccole e medie imprese operanti nell'agroalimentare, nel manifatturiero e nei servizi tecnologici, tra queste una delle più antiche è l'azienda Garritano specializzata nella lavorazione dei Fichi di Cosenza, presente sul mercato dal 1908. Nel parco industriale di Rende, esteso per 500 ettari, operano circa 300 aziende.[174]. Altre sono ubicate nell'area industriale di Settimo di Montalto Uffugo e nei nuclei industriali di Piano Lago e Zumpano.
Il Rapporto "L'Italia Policentrica - Il fermento delle città intermedie" presentato dall'Associazione Mecenate 90 nel 2020[175] evidenzia una crescita significativa delle imprese cosentine pari al +8,3% (646 imprese in più) rispetto al 2009, di gran lunga superiore alla crescita osservata a livello nazionale (+0,2%). In particolare, le attività dei servizi di alloggio e ristorazione, il terzo settore più rappresentativo per numero di imprese registrate, rilevano la crescita maggiore in termini assoluti, con 160 imprese in più rispetto al 2009 (+40,2%). Anche rispetto al 2017 – altro dato contenuto nel report – la città conta 55 imprese in più, facendo registrare una crescita dello 0,7%, superiore alla crescita osservata a livello nazionale (+0,2). Il settore che registra, in termini assoluti, la crescita maggiore è quello delle Attività dei servizi di alloggio e ristorazione che conta 14 imprese in più rispetto al 2017 (+2,6%). Un altro volano dell'economia cosentina insieme al commercio è l'università, in grado di generare una cospicua domanda di servizi per gli studenti nonché un elevato fabbisogno di terziario avanzato.
A Cosenza è presente il centro di ricerca di una delle otto sedi italiane della multinazionale NTT Data, polo all'avanguardia che si occupa di system integrator[176][177]. Il distretto tecnologico di Cyber Security cosentino è costituito da numerose piccole imprese specializzate nelle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, solo Cosenza ne ospita più di 60 (dato del 2018). Nel 2022 la multinazionale Accenture che opera nel settore della consulenza strategica e direzionale e dell'esternalizzazione ha investito sull'apertura dei poli di Cosenza e Bari per le professioni del futuro connesse alle tecnologie più all’avanguardia e alle competenze specialistiche in ambiti strategici come la sanità digitale, la sostenibilità ambientale, gli analytics, il Cloud e la security[178][179].
La città di Cosenza che nel 2008 ha ricevuto il riconoscimento di "città d'arte" dalla regione Calabria[180] offre attrattive di carattere paesaggistico, di interesse storico e artistico-culturale ed è collocata geograficamente tra il Mar Tirreno e l'altopiano della Sila. Secondo i dati ISTAT nel 2016 nell'area urbana di Cosenza le presenze turistiche sono state 332.204 rispetto alle 223.981 del 2015[181]; in particolare il triennio 2015-2017 registra una percentuale di arrivi e presenze di turisti italiani pari all'80% con un periodo di permanenza media di 1,96 notti ed una percentuale di turisti stranieri pari al 20% con 27.000 arrivi e 57.000 pernottamenti. Secondo i dati forniti dall'osservatorio turistico comunale[182] il 60% dei turisti ha scelto Cosenza per motivi personali ed il 40% per motivi di lavoro, confermando anche la vocazione della città per il Turismo d'affari. Nell'anno 2018 le presenze registrate nel centro città sono state 104.194 di cui 85.145 per il settore alberghiero e 19.049 per il settore extra-alberghiero, con una crescita del 6% rispetto al 2017 e un aumento del 41,5% di turisti stranieri per un totale di 11.000 presenze e 21.000 pernottamenti[183]. Nel mese di dicembre del 2018, i turisti che hanno scelto Cosenza hanno generato 9.030 pernottamenti con un incremento del 9,2% rispetto allo stesso periodo del 2017[184]. Nel 2017 il mito del tesoro di Alarico I è stato citato da diverse testate nazionali e internazionali e da programmi televisivi del settore[185][186]. Secondo un report realizzato nel 2022 da Isnart e Unioncamere Italiana per analizzare dal punto di vista turistico-territoriale la Calabria, Cosenza risulta la città con la maggiore presenza turistica regionale con il 40% del totale[187].
Cosenza è interessata dall'autostrada A2 tramite gli svincoli Rende-Cosenza Nord e Cosenza; dalla strada statale 107 Silana Crotonese e dalla strada statale 19 delle Calabrie. La sopraelevata di Cosenza, collega lo svincolo Sud dell'autostrada A2 con la strada statale 107 Silana Crotonese e con la stazione di Cosenza. Nel 2018 è stato inaugurato il ponte San Francesco di Paola sul fiume Crati progettato dall'architetto spagnolo Santiago Calatrava[188][189].
Il territorio comunale è attraversato dalla ferrovia Paola-Cosenza, che collega la città con la linea tirrenica meridionale. Il percorso originario, tortuosissimo e a cremagliera, è stato abbandonato e sostituito da un nuovo tracciato a trazione elettrica dal 1987.
Nel comune si trovano le seguenti stazioni ferroviarie:
La stazione di Cosenza, ricordata come stazione di Cosenza vecchia, è stata fino al 1987 lo scalo terminale delle linee delle Ferrovie dello Stato per Sibari e Paola.
Nella città inoltre è in servizio un servizio ferroviario urbano, gestito dalle Ferrovie della Calabria, in esercizio sulla tratta Cosenza Vaglio Lise-Cosenza Centro.
I trasporti dell'area urbana di Cosenza vengono svolti con autoservizi di linea gestiti da AMACO[190], mentre la società Consorzio Autolinee Cosenza s.r.l. gestisce i collegamenti urbani con l'Università della Calabria[191]. Il 27 ottobre 2022 i consigli comunali di Cosenza, Rende e Castrolibero hanno approvato l'ambito territoriale per l'unificazione del servizio di trasporto pubblico nell'area urbana cosentina[19]. Il centro storico è dotato di una serie di scale mobili e tapis-roulant che collegano il quartiere dello Spirito Santo a piazza XV Marzo.
La ciclopolitana di Cosenza che si inquadra nell'ambito di un progetto più ampio di mobilità sostenibile della città, rappresenta un sistema di tragitti ciclabili metropolitani lungo circa 30 km, che consentono il collegamento di tutto il sistema urbano mediante una serie di percorsi protetti che si sviluppano fino ai territori contigui di Casali del Manco, Castrolibero e Rende[192][193].
La città di Cosenza dal 2021 ospita in piazza Matteotti una sede territoriale di Sport e Salute, presidio a sostegno del sistema sportivo di base e della comunità e seconda sede italiana dopo Roma[196][197]. Nel 2020 ha ottenuto il titolo di città europea dello sport[198].
La società G.M. Volley 2000 CS milita invece nel campionato femminile di Serie C.
Cosenza ha ospitato il Giro d'Italia nelle seguenti occasioni: nel 1929, con l'arrivo della quinta tappa e la partenza della sesta; nel 1930, con l'arrivo della quinta tappa e la partenza della sesta; nel 1949, con l'arrivo della terza tappa e la partenza della quarta; nel 1961, con l'arrivo della settima tappa e la partenza dell'ottava; nel 1967, con l'arrivo dell'ottava tappa e la partenza della nona; nel 1972, con l'arrivo della sesta tappa e la partenza della settima; nel 1976, con l'arrivo della quinta tappa e la partenza della sesta; nel 1981, con l'arrivo dell'ottava tappa e la partenza della nona; nel 1986, con l'arrivo della quinta tappa e la partenza della sesta; nel 1989, con l'arrivo della quarta tappa e la partenza della quinta; nel 2013, con la partenza della quinta tappa; nel 2020.
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