Capua è un comune italiano di 17 464 abitanti[1] della provincia di Caserta in Campania.
Capua comune | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Amministrazione | |
Sindaco | Adolfo Villani dal 26-6-2022 |
Territorio | |
Coordinate | 41°06′20″N 14°12′50″E |
Altitudine | 25 m s.l.m. |
Superficie | 48,6 km² |
Abitanti | 17 464[1] (31-7-2022) |
Densità | 359,34 ab./km² |
Frazioni | Sant'Angelo in Formis |
Comuni confinanti | Bellona, Caserta, Castel di Sasso, Castel Morrone, Grazzanise, Pontelatone, San Prisco, San Tammaro, Santa Maria Capua Vetere, Santa Maria la Fossa, Vitulazio |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 81043 |
Prefisso | 0823 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 061015 |
Cod. catastale | B715 |
Targa | CE |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[2] |
Cl. climatica | zona C, 1 091 GG[3] |
Nome abitanti | capuani |
Patrono | sant'Agata e santo Stefano |
Giorno festivo | 5 febbraio |
Cartografia | |
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Sito istituzionale | |
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Fondata dai Longobardi sul sito dell'antica Casilinum romana in seguito alla distruzione dell'antica Capua prima e di Sicopoli poi, è stato il principale centro di Terra di Lavoro fino alla fine del XVIII secolo e più in generale una delle maggiori città del Regno di Napoli, in virtù della sua posizione strategica sul fiume Volturno e sulle antiche Via Appia e Via Casilina. Dal 1984 è sede del Centro italiano ricerche aerospaziali mentre dal 1992 vi ha sede il dipartimento di Economia dell'Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli.
La sua posizione favorevole e la protezione naturale data dal fiume hanno fatto sì che in epoca medievale diventasse sede del potente principato di Capua. Fu poi città demaniale, quindi non soggetta ad alcun dominio feudale, assumendo presto le caratteristiche di città fortificata con mura, fossati e due castelli a protezione della cinta muraria, rivestendo insieme a Civitella del Tronto e Gaeta il ruolo di città-fortezza fondamentale a ingresso e protezione delle terre settentrionali del regno napoletano.
Città d'arte e di studi, oltre che di considerevole tradizione militare, è sede dell'arcidiocesi di Capua fin dal suo trasferimento sulle rive del Volturno nell'856, avendo accolto in continuità la tradizione civile e religiosa della Capua antica. È inoltre nota per il Placito capuano, uno tra i più antichi documenti scritti in volgare italiano. Oggi la città è parte della densa e industrializzata conurbazione casertana che proprio qui nasce e che si estende fino a Maddaloni per un totale di circa 350.000 abitanti; al contempo è parte anche della vasta e fertile pianura chiamata Terra dei Mazzoni, ed è inoltre strettamente connessa con alcuni centri dell'Agro caleno.
Situata nella pianura di Terra di Lavoro, di cui un tempo fu capitale (Principato di Capua) e capoluogo (in epoca napoleonica e immediatamente dopo), il centro storico si adagia su un'ansa del fiume Volturno, in posizione storicamente strategica. Non è lontana dal Monte Tifata, ai cui piedi sorge invece la frazione di Sant'Angelo in Formis
In età antica il sito dell'attuale Capua era occupato dalla città di Casilinum, la cui storia è legata alla antica città di Capua (situata presso l'attuale Santa Maria Capua Vetere fino al 1806 frazione di Capua ) della quale costituiva i ruoli di porto fluviale lungo le rive del Volturno e di città satellite.
Attorno al 338 a.C. Capua e Casilino passarono sotto l'influenza della Repubblica di Roma,[4] alleandosi dapprima con essa per poi essere coinvolte nella Seconda guerra punica, quando gli eventi bellici portarono dapprima all'assedio di Casilinum e poi all'assedio di Capua. In seguito alle guerre puniche furono sottomesse definitivamente a Roma.
Nell'anno 841, nel corso di una lotta per la successione al ducato di Benevento, il principe Radelchi I assoldò una banda di Saraceni, comandata dal berbero Halfun, contro Landolfo conte di Caserta: i mercenari al soldo di Radelchi saccheggiarono e distrussero l'antica Capua (l'odierna Santa Maria Capua Vetere), così da costringere la popolazione alla fuga. Dopo la distruzione, la popolazione fuoriuscì dalla città in rovina e si rifugiò dapprima a Sicopoli per poi collocarsi, dopo pochi anni e in seguito ad un probabile grande incendio, su un'ansa del fiume Volturno, sul luogo dove aveva sede il porto fluviale romano di Casilinum. Il sito della rifondazione della città era in piena pianura rispetto a Sicopoli, arroccata sulla collina della Palombara a Triflisco e difficilmente raggiungibile, ma ugualmente inespugnabile grazie alla difesa naturale offerta dal fiume.
La nuova Capua si pose fin da subito in assoluta continuità con quella che era stata l'antica città romana e alto-medievale, tanto da ereditarne il nome, la cittadinanza e il suo tessuto sociale, il ruolo politico e la sede della Arcidiocesi di Capua mentre il sito dell'antica città andò impaludendosi col tempo come conseguenza dell'abbandono e dell'incuria e restando quasi del tutto spopolato per qualche secolo, diviso tra i minuscoli borghi di Berelais (parola longobarda indicante i vecchi anfiteatri romani[5] in quanto corrispondente alla zona dell'Anfiteatro campano), San Pietro ad Corpus e Santa Maria Maggiore.
Durante il X secolo, la nuova Capua longobarda divenne la capitale del Principato di Capua, uno stato autonomo esteso su tutta la Terra di Lavoro fino al fiume Garigliano. Capua riuscì ad estendere il suo controllo sulle cittadine e sui borghi limitrofi di Caserta, Teano, Sessa, Venafro e Carinola; potenziandosi ulteriormente, arrivò a controllare alcuni dei territori del Ducato di Napoli, di Montecassino, e la città di Gaeta[senza fonte], all'epoca tra i porti più importanti sul Mar Tirreno del centro Italia e dell'Italia meridionale continentale. Alla fine del medesimo secolo, Capua raggiunse il suo apogeo: il principe Pandolfo I Testadiferro riunificò i domini dell'Italia longobarda meridionale[senza fonte] e inoltre, venendo in aiuto di Papa Giovanni XIII esule da Roma tra il 965 ed il 966, ottenne l'elevazione di Capua e della sua arcidiocesi a sede metropolitana.
Tra il 1020 e il 1030 poco lontano da Capua e nei pressi delle rovine di Atella e tra la via Via Campana e la Via Atellana fu fondata la contea normanna di Aversa, i cui reggenti non impiegarono molto a conquistare il potente principato longobardo capuano. Durante la dominazione normanna la città vide accrescere ulteriormente la sua importanza strategica, sia dal punto di vista militare che commerciale; essa divenne in poco tempo un florido porto fluviale, racchiuso all'interno di una forte cinta muraria. Dopo appena cinquant'anni dall'occupazione di Riccardo I, la città fu occupata da Enrico VI di Svevia che ne ordinò la demolizione delle mura, in seguito ricostruite.
Federico II di Svevia lasciò un importante segno in città: la considerò sempre una città fondamentale per il suo regno e pertanto decise di edificare una imponente porta che la proteggesse da nord e che la proiettasse verso Roma: nacque così la Porta di Capua, costituita da due torri facente funzioni di porta di accesso alla città un tempo unite da un monumentale arco. Parzialmente demolite nel XVI secolo per ordine del viceré Fernando Álvarez de Toledo per adeguamento del complesso murario della città, esse furono intombate sotto una più moderna e grossolana fortezza esistente fino ai primi anni del XX secolo per poi essere riportate alla luce.
Durante il conflitto tra Svevi e Angioini la città subì continui attacchi che portarono alla demolizione e ricostruzione delle mura e di alcuni edifici cittadini, mentre con l'ascesa degli Angioini la città divenne sede della "Magna Curia", cosa che comportò un ulteriore aumento della sua importanza nell'amministrazione regia. La città espanse anche la propria influenza nel mondo culturale e politico dell'epoca, come testimoniato da personalità qui nate come Bartolomeo di Capua, Giovanni da Capua e Raimondo da Capua o dalla presenza in città di grandi famiglie napoletane come i D'Aquino, i D'Evoli e i Di Capua. Vi si era radicata, inoltre, una discreta comunità ebraica, raccolta intorno alle chiese di San Martino (ancora esistente), San Nicola e Sant'Andrea alla Giudecca, presso l'antica Porta Fluviale, e Sant'Erasmo, nei pressi della Porta Capuana o di San Vittore, oggi non più esistente e situata presso Piazza dei Giudici[5].
In seguito, durante l'epoca aragonese, Capua continuò ad essere un centro di primaria importanza, come testimoniato in particolare dalle frequenti visite dei re Ferdinando I di Napoli, Alfonso II di Napoli e Ferdinando II di Napoli alla città[6]. Durante il regno di Federico I d'Aragona (incoronato nel duomo cittadino) la città fu scossa dal drammatico evento del sacco di Capua del 1501 ad opera di Cesare Borgia, nel contesto della Guerra d'Italia del 1499-1504. Aperte forse con l'inganno le porte della città, difesa da Fabrizio Colonna, le devastazioni costarono la vita a circa duemila capuani.
Con l'estinzione del ramo napoletano degli Aragona e l'instaurazione vicereame spagnolo l'importanza di Capua quale centro culturale e civile venne ridimensionata drasticamente pur rimanendo uno degli insediamenti urbani più grandi del Regno di Napoli e sufficientemente strategico da restare una città demaniale e non vedersi venduta come feudo. A partire dalla fine del XVII secolo Capua fu interessata dal flusso di ricchi viaggiatori e commercianti d'arte, soprattutto stranieri, recatisi in Italia per il Grand Tour, attratti soprattutto dalle rovine di Santa Maria Maggiore e altresì diretti a Napoli o a Roma. Sono documentate inoltre le visite alla città di Montesquieu, Goethe e soprattutto Theodor Mommsen, il cui contributo fu fondamentale per la costituzione e consolidamento del Museo provinciale campano di Capua, il cui lapidario porta ancora oggi il suo nome.
Nel 1844 arrivò in città la ferrovia proveniente da Caserta e da Napoli che dopo l'Unità d'Italia costituirà il tratto meridionale della Ferrovia Roma-Cassino-Napoli, mentre nel 1856 fu deciso il trasferimento da Napoli dello stabilimento pirotecnico ivi locato nel castello di Carlo V. Tale stabilimento, dapprima legato all'Esercito delle Due Sicilie e poi al Regio Esercito e infine all'Esercito Italiano, continua le sue attività producendo cartucce e altri materiali bellici. Insieme alla vicina caserma Pianell (demolita dopo i bombardamenti del secondo conflitto mondiale) essa consentiva l'acquartieramento in città di migliaia di militari, rendendo Capua un centro strategico in tal senso. Tale condizione favorì l'insediamento del Raggruppamento unità addestrative in città presso la caserma Oreste Salomone nei primi anni del XXI secolo.
Dal XX secolo la città fu inoltre sede della scuola di Volo dell'Accademia Aeronautica, la cui presenza ha comportato la nascita dell'aeroporto di Capua e di diverse industrie attive nel settore aerospaziale.
Lo stemma della città di Capua è il simbolo della storia trimillenaria della città: è composto dall'acronimo romano SPQC, che la città di Capua ha utilizzato sin dall'epoca romana come segno distintivo, e da due scudi aggiunti in epoca medievale. Esso rappresenta l'ininterrotta continuità storica e geografica con la Capua antica.
L'acronimo S.P.Q.C. della frase latina Senatus PopulusQue Capuanus, ovvero Il Senato e il Popolo Capuano, è presente inoltre sulla facciata principale del municipio della città di Capua.
Lo scudo sulla sinistra con la sua croce rappresenta la Capua di fondazione longobarda e di tradizione cristiana. Lo scudo sulla destra con le sue sette vipere rappresenta la Capua preromana, fondata dagli Osci, i quali prediligevano il serpente nella propria simbologia.
![]() | Titolo di Città |
«Decreto del Presidente della Repubblica» — 2 gennaio 1990 |
![]() | Medaglia d'oro al Merito Civile |
«Centro strategicamente importante per il comando tedesco impegnato a bloccare l'avanzata alleata verso Cassino e Roma, fu oggetto, all'indomani dell'armistizio, di un violentissimo bombardamento che causò la morte di millesessantadue persone, tra militari e civili, e la quasi totale distruzione dell'abitato. Contribuì generosamente alla guerra di liberazione con la costituzione dei primi nuclei partigiani, subendo feroci rappresaglie che provocarono la morte di numerosi ed eroici cittadini.» — Capua (CE), settembre/ottobre 1943 |
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Il centro storico di Capua, sorto sull'ansa del fiume Volturno un tempo occupata dall'antica Casilinum (della quale è rimasta la pianta urbanistica della città odierna, almeno per quanto riguarda i principali assi viari[7]), è ricco di monumenti ed edifici storici principalmente di epoca medievale, nonché di numerosi reperti e materiali di recupero sia di epoca pre-romana che romana, rinvenuti sia in loco sia nei poco distanti resti di Capua antica. Questi sono generalmente generalmente conservati al Museo provinciale campano di Capua oppure all'interno delle varie chiese cittadine, anche se è possibile imbattersi in materiali decorativi di antichissima fattura in giro per la città. Altro materiale archeologico è stato rinvenuto anche nella frazione di Sant'Angelo in Formis, nei pressi dell'abbazia: sono visibili infatti i resti di un tempio dedicato alla dea Diana Tifatina.
Le chiese e altre istituzioni religiose hanno prevalentemente avuto origine negli anni compresi tra il IX secolo e il XV secolo; grandissima parte del patrimonio sacro cittadino è stato però ristrutturato o ricostruito in seguito della Controriforma e dei nuove direttive stilistiche dettate dal Barocco napoletano, in particolare tra inizi del XVII secolo e la fine del Settecento. Una ripresa dell'attività architettonica si ebbe alla metà del XIX secolo sotto l'arcivescovo Giuseppe Cosenza con la fondazione della Chiesa di Santa Margherita nel 1853, l'ultima ristrutturazione del Duomo prima del secondo conflitto mondiale e lavori minori a diverse chiese, talune ad oggi non a noi pervenute. Le ristrutturazioni settecentesche in particolare hanno alterato in maniera sostanziale l'originaria conformazione architettonica di chiese di epoca longobarda, normanna e angioino-aragonese che in molti casi hanno lasciato visibili gli impianti e taluni elementi architettonici originali, mentre in altri sono serviti, in secoli più recenti, dei lavori di ripristino architettonico per riportarli alla luce. Gran parte delle pregiate opere d'arte e degli arredi originali sono conservate nei musei cittadini.
Il patrimonio capuano pertanto risulta fortemente stratificato, essendo la città stata la città chiusa dalle sue mura difensive per quasi un millennio. Proprio a causa dell'impossibilità di espansione, la pressione demografica e la necessità di nuove strutture pubbliche e private hanno comportato un notevole mutamento d'uso di numerosi edifici cittadini pre-esistenti. I molti monasteri presenti in città sono stati quasi tutti riconvertiti: ad oggi solo due di questi svolgono l'originaria funzione, mentre gli altri sono stati riconvertiti in caserme o palazzi nobiliari già a partire dal XVI secolo o più recentemente in istituzioni civili quali scuole, università, uffici civici.
A causa dei bombardamenti del 1943 sono andate perse diverse chiese e diversi monasteri, tra cui la Chiesa del Carmine, la Chiesa di Santa Maria del Suffragio detta del Purgatorio, la Chiesa di San Pietro ad Pontem e il monastero annesso alla Chiesa di San Domenico. Nel XX secolo e nel XXI secolo sono sorte nei quartieri periferici diverse chiese e cappelle in stile moderno.
La cattedrale di Santa Maria Assunta, già dei Santi Stefano e Agata, venne fondata nell'856, ma ricostruita prima nel X secolo e poi, ad opera dell'arcivescovo Erveo (1072 - 1086), verso la fine dell'XI secolo. Quest'ultimo intervento vide la realizzazione dell'ampio porticato, edificato su un'area cimiteriale di epoca longobarda e ampliato nuovamente nel XV secolo, e l'ampliamento del palazzo vescovile. Nel XVIII secolo, invece, l'intero complesso venne ristrutturato nuovamente ed in maniera radicale; ancora tra il 1854 ed il 1857, sotto il vescovato di monsignor Gennaro Cosenza, l'architetto Federico Travaglini rinnovò la Cattedrale, i cui sforzi furono vanificati dai bombardamenti del 1943 che distrussero gran parte del complesso. Ricostruito negli anni '50 in maniera semplificata, dal 1992 ospita il Museo diocesano di Capua all'interno della Cappella del Corpo di Cristo ove sono conservate opere pittoriche e scultoree provenienti da varie chiese cittadine. Attualmente è dedicata a Santa Maria Assunta.
Di notevole pregio artistico sono la statua del Cristo Morente di Matteo Bottiglieri, situata nella cripta, e la grande tela raffigurante l'Assunta realizzata da Francesco Solimena.
La chiesa di San Salvatore Maggiore a corte è quella di maggiori dimensioni tra le supersiti chiese di epoca longobarda. Esistente almeno dalla fine del IX secolo, conserva sculture e affreschi medioevali.
A Sant'Angelo in Formis vi è l'omonima abbazia, dell'XI secolo e in stile bizantino-campano, ritenuta uno tra più importanti esempi di architettura religiosa del Sud Italia.[senza fonte]
Edificata alla fine del XIII secolo, il complesso venne ricostruito in maniera più maestosa ed imponente nel 1538, utilizzando materiali provenienti dall'Anfiteatro campano e rispettando i canoni architettonici e stilistici del rinascimento napoletano. La chiesa venne poi arricchita dalla grande cupola di realizzata da Ambrogio Attendolo, forse disegnata da Domenico Fontana. Al suo interno vi sono opere di Filippo Vitale, Fabrizio Santafede, Sebastiano Conca, Antonio Sarnelli, Francesco De Mura, Fedele Fischetti, Domenico Mondo e del marcianisano Paolo De Maio[10], mentre è documentata la realizzazione di due organi da parte di Giovanni Francesco Mormando, non a noi pervenuti. In epoca barocca, sono state inserite due statue raffiguranti Santa Lucia e San Rocco sulla facciata. La chiesa e il monastero furono dotati fin dalla loro prima fondazione di un passaggio coperto e sopraelevato ad arco per consentire l'attraversamento cittadino della Via Appia (oggi Corso Appio), tuttora esistente.
Una porzione dell'ampio ex convento ha ospitato il presidio ospedaliero dedicato a Ferdinando Palasciano, chiuso nel 2008. Nella piazza antistante la chiesa vi è la casa natale del compositore Giuseppe Martucci, mentre alle spalle del campanile, nella piazza oggi denominata Piazza Medaglie d'Oro, un tempo sorgeva la Chiesa del Purgatorio, demolita negli anni '60 a causa dei danni successivi al secondo conflitto mondiale.
La chiesa di Santa Caterina e il suo convento furono costruiti nel 1383 in stile gotico, di cui conserva abside e crociera, ristrutturata nel 1510, con l'aggiunta delle navate laterali e di una statua interna della Santa, la facciata ed il campanile risalgono invece al XVIII secolo. Nel cinquecento le famiglie nobili capuane finanziarono la costruzione del chiostro, e in loro memoria vennero dedicate le cappelle laterali della chiesa e scolpiti i loro stemmi alla base delle colonne.
La Chiesa di Sant'Eligio fu edificata in Piazza dei Giudici tra il 1284 e il 1296 in stile gotico su un preesistente edificio di culto dedicato a Sant'Erasmo di Formia, mentre il retrostante campanile in piperno risale al Cinquecento. Rifatta completamente in travertino nel settecento dall'architetto romano Giovanni Battista Landini in stile barocco, ospita una tela raffigurante la Madonna di Francesco Solimena mentre era qui presente una statua lignea di Pietro Alemanno, oggi conservata presso il Duomo. Il convento annesso dei Padri Teatini è stato uno degli antichi ospedali di Capua, mentre oggi invece ospita il locale comando dei Carabinieri.
La Chiesa di Montevergine con annesso monastero fu fondata al finire del duecento da Bartolomeo di Capua ed affidati ai monaci benedettini di Montevergine. Dal 1795 il monastero è adibito a seminario e conserva tuttora un pozzo nel chiostro risalente al 1769 con lo stemma verginiano scolpito. Sotto il portico dell'ex monastero nel 1611 venne sepolto l'uomo d'armi capuano Giulio Cesare Falco.
Venne costruita nel 1761, in ricordo del probabile miracolo della Madonna che avrebbe fermato la strage di abitanti del 1501 ordinata da Cesare Borgia. In precedenza sul luogo sorgeva una cappella dedicata alla Vergine, di cui si occupava una donna devota, tale Camilla Santella, dalla quale prese il nome.
Abitanti censiti[16]
Secondo i dati ISTAT[17] al 31 dicembre 2017 la popolazione straniera residente era di 1 117 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:
Il carnevale di Capua è uno tra i più antichi di Italia, le cui prime edizioni organizzate in forma pubblica però risalgono alla seconda metà del 1800. Le edizioni moderne, finanziate da enti quali la Regione Campania in virtù del valore storico e culturale della manifestazione, sono caratterizzate dalla sfilata di carri e gruppi allegorici per tutta la città.
Nel quartiere San Giuseppe è presente l'antica tradizione della festa della Madonna Addolorata.
Il Museo provinciale campano di Capua, ospitato nel monumentale Palazzo Antignano (poi ampliatosi fino a comprendere l'attiguo monastero annesso alla Chiesa della Concezione), fu fondato nel 1870 e inaugurato al pubblico nel 1874 da Gabriele Iannelli. Hanno collaborato con esso Theodor Mommsen e Amedeo Maiuri. Da allora è un punto di riferimento culturale per tutto il territorio e la Campania.
Il Museo diocesano di Capua, inaugurato nel 1992 dall'arcivescovo Luigi Diligenza, contiene reperti archeologici o opere provenienti da varie chiese cittadine, tra cui una Madonna con Gesù Bambino tra santo Stefano e santa Lucia di Antoniazzo Romano e Santo Stefano e Sant'Agata di Bernardino Cesari, fratello del più noto Cavalier d'Arpino.
Esso si articola in tre spazi espositivi: nella Cappella del Corpo di Cristo e nella cripta di Santo Stefano presso il Duomo e nel convento annesso alla Chiesa di San Gabriele.
In città è presente Il Dipartimento di Economia della Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli", situato nella ex Caserma Fieramosca ed ex convento della chiesa di S.Maria delle Dame Monache.
La Biblioteca Arcivescovile di Capua ha sede presso la sede diocesana. La biblioteca comunale ha invece sede presso il Palazzo della Gran Guardia in Piazza dei Giudici ed è attualmente gestita dalla locale Pro loco.
Le principali frazioni e rioni del comune di Capua sono il centro storico fortificato e le sue frazioni sviluppatesi nei pressi di tre luoghi di culto extra moenia:
Sono presenti altri rioni minori:
Gli stabilimenti industriali più rilevanti sul territorio capuano sono quelli del Centro Italiano Ricerche Aerospaziali (CIRA), OMA SUD e Tecnam, quello dell'industria farmaceutica Pierrel, mentre fino al 1983 era attivo uno zuccherificio di proprietà della Cirio[18]. Nel settore pubblico, l'occupazione è sorretta soprattutto dagli stabilimenti militari da sempre presenti in città, in particolare dal Pirotecnico con sede nel castello di Carlo V e annesso parco.[senza fonte]
Capua è attraversata dalla Strada statale 7 Via Appia, nonché dalla ferrovia ferrovia Roma-Cassino-Napoli; è stata inoltre il terminale dell'antica Via Casilina, oggi ricalcata in massima parte dall'odierna Strada statale 6 Via Casilina, che termina nel comune di Pastorano, nei pressi casello autostradale dell'Autostrada A1, aperto nel 1959 e distante 8 km dalla città. Nel 2008 è stato invece inaugurato il casello autostradale di Santa Maria Capua Vetere, posto a pochi metri dalla frazione santangiolese e a beneficio quindi della zona ovest della cittadina capuana. Nel comune si trova l'Aeroporto di Capua, intitolato a Oreste Salomone.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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18?? | 18?? | Ottavio De Renzis | Sindaco | ||
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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agosto 1861 | dicembre 1869 | Gioacchino Brandi | Sindaco | ||
gennaio 1870 | dicembre 1873 | Raffaele De Franciscis | Sindaco | ||
gennaio 1874 | dicembre 1875 | Gabriele D'Ambrosio | Sindaco | ||
gennaio 1876 | marzo 1877 | Gioacchino Brandi | Sindaco | ||
aprile 1877 | novembre 1887 | Salvatore Garofano | Sindaco | ||
dicembre 1887 | ottobre 1889 | Girolamo Umbriani | Regio Commissario | ||
novembre 1889 | luglio 1892 | Giovanni Rotondo | Sindaco | ||
agosto 1892 | febbraio 1893 | Alfonso Jossa | Regio Commissario | ||
marzo 1893 | giugno 1893 | Giovanni Rotondo | Sindaco | ||
luglio 1893 | giugno 1895 | Luigi Brandi | Sindaco | ||
luglio 1895 | agosto 1895 | Biagio Marchesani | Sindaco | ||
settembre 1895 | luglio 1896 | Francesco Luongo | Sindaco | ||
agosto 1896 | aprile 1897 | Luigi Brandi | Sindaco | ||
maggio 1897 | giugno 1897 | Vincenzo Laliccia | Regio Commissario | ||
luglio 1897 | gennaio 1901 | Antonio Casertano | Sindaco | ||
febbraio 1901 | luglio 1901 | Scipione Zanella | Regio Commissario | ||
agosto 1901 | gennaio 1903 | Silvio Leonetti | Sindaco | ||
febbraio 1903 | luglio 1903 | Giovanni Rotondo | Sindaco | ||
agosto 1903 | dicembre 1904 | Luigi Brandi | Sindaco | ||
gennaio 1905 | aprile 1906 | Eugenio Pizzi | Sindaco | ||
maggio 1906 | agosto 1906 | Giovanni Rotondo | Sindaco | ||
settembre 1906 | luglio 1908 | Francesco Luongo | Sindaco | ||
agosto 1908 | dicembre 1909 | Luigi Baia | Sindaco | ||
gennaio 1911 | marzo 1912 | Roberto Friozzi | Sindaco | ||
aprile 1912 | maggio 1913 | Claudio Rugarli | Regio Commissario | ||
giugno 1913 | luglio 1913 | Ferdinando Ruffini | Regio Commissario | ||
agosto 1920 | agosto 1921 | Costantino Rosolillo | Sindaco | ||
settembre 1914 | giugno 1917 | Pietro Farina | Sindaco | ||
luglio 1917 | gennaio 1920 | Nicola Guidone | Commissario Prefettizio | ||
Marzo 1920 | ottobre 1920 | Adolfo Amante | Commissario Prefettizio | ||
ottobre 1920 | marzo 1921 | Cataldo Colella | Sindaco | ||
aprile 1921 | gennaio 1922 | Nicola Guidone | Commissario Prefettizio | ||
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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febbraio 1922 | gennaio 1926 | Ludovico Pastore Galderio | PNF | Podestà | |
febbraio 1926 | aprile 1926 | Lorenzo Gneme | Commissario Prefettizio | ||
maggio 1926 | dicembre 1927 | Luigi Zuppardo | PNF | Podestà | |
gennaio 1928 | aprile 1931 | Luigi Petella | PNF | Podestà | |
maggio 1931 | agosto 1936 | Michele Pasca di Magliano | PNF | Podestà | |
settembre 1936 | dicembre 1941 | Gaetano Treppiccione | PNF | Podestà | |
gennaio 1942 | luglio 1942 | Felice Picciocchi | Commissario Prefettizio | ||
agosto 1942 | ottobre 1943 | Vincenzo Gianfrotta | Commissario Prefettizio | ||
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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ottobre 1943 | dicembre 1943 | Comitato di Liberazione Nazionale | CLN | Comitato di Liberazione Nazionale | |
dicembre 1943 | dicembre 1944 | Andrea Mariano | Sindaco | ||
gennaio 1945 | maggio 1945 | Andrea Mariano | Commissario Prefettizio | ||
giugno 1945 | ottobre 1946 | Giuseppe Rotondo | Sindaco | ||
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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ottobre 1946 | maggio 1948 | Guglielmo Nicoletti | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
giugno 1948 | novembre 1948 | Renato Schiavo | commissario | ||
dicembre 1948 | gennaio 1953 | Gaetano Treppiccione | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
febbraio 1953 | luglio 1957 | Vincenzo Salomone | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
luglio 1957 | giugno 1958 | Mario Sementini | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
giugno 1958 | febbraio 1960 | Giovanni D'Adamo | commissario | ||
febbraio 1960 | maggio 1960 | Edoardo Lupoli | commissario | ||
dicembre 1960 | gennaio 1961 | Giuseppe Manieri | Partito Socialista Italiano | Sindaco | |
febbraio 1961 | maggio 1961 | Edoardo Lupoli | commissario | ||
maggio 1961 | luglio 1961 | Geppino Gnisci | commissario | ||
luglio 1961 | gennaio 1964 | Vincenzo Chillemi | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
febbraio 1964 | settembre 1965 | Dino Iocco | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
settembre 1965 | luglio 1970 | Dino Iocco | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
luglio 1970 | settembre 1975 | Manfredi Bosco | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
settembre 1975 | marzo 1977 | Pompeo Rendina | Partito Comunista Italiano | Sindaco | |
marzo 1977 | luglio 1977 | Giovanni De Silva | commissario | ||
luglio 1977 | settembre 1982 | Dino Iocco | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
settembre 1982 | maggio 1984 | Bruno Mirra | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
maggio 1984 | novembre 1985 | Giuseppe Mancini | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
novembre 1985 | luglio 1988 | Vincenzo Chillemi | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
luglio 1988 | novembre 1991 | Nicola Lacerenza | Indipendente | Sindaco | |
novembre 1991 | febbraio 1992 | Roberto Capo | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
febbraio 1992 | luglio 1992 | Vincenzo D’Antuono | commissario | ||
luglio 1992 | luglio 1993 | Antonio Citarella | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
luglio 1993 | marzo 1994 | Francesco Comune | Partito Socialista Italiano | Sindaco | |
marzo 1994 | aprile 1995 | Adolfo Villani | Partito Socialista Italiano | Sindaco | |
aprile 1995 | ottobre 1996 | Salvatore De Rosa | Partito Popolare Italiano | Sindaco | |
ottobre 1996 | maggio 1997 | Paolo Bonacci | Partito Popolare Italiano | Sindaco | |
27 aprile 1997 | 13 maggio 2001 | Aldo Mariano | L'Ulivo | Sindaco | |
marzo 2001 | maggio 2001 | Pasquale Manzo | commissario | ||
13 maggio 2001 | 28 maggio 2005 | Alessandro Pasca di Magliano | Forza Italia | Sindaco | |
maggio 2005 | maggio 2006 | Francesco Provolo | commissario | ||
28 maggio 2006 | 15 maggio 2011 | Carmine Antropoli | Forza Italia | Sindaco | |
15 maggio 2011 | 5 giugno 2016 | Carmine Antropoli | Il Popolo della Libertà | Sindaco | |
5 giugno 2016 | ottobre 2018 | Eduardo Centore | Patto Civico | Sindaco | |
ottobre 2018 | 10 giugno 2019 | Ilaria Tortelli | commissario | ||
10 giugno 2019 | 23 settembre 2021 | Luca Branco | Partito Democratico | Sindaco | |
24 settembre 2021 | 26 giugno 2022 | Luigia Sorrentino | commissario | ||
26 giugno 2022 | In carica | Adolfo Villani | Sindaco | ||
Nel comune hanno sede le società di calcio: Vis Capua Futura e SAIF Tifatina, che hanno disputato campionati dilettantistici regionali, mentre più gloriosa è la tradizione della città nello sport della pallamano, avendo la squadra cittadina militato anche in Serie A2.
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