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Melfi (AFI: [ˈmɛlfi][6][7]; Mèlfə in dialetto lucano) è un comune italiano di 17 108 abitanti[1] della provincia di Potenza in Basilicata.

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Melfi (disambigua).
Melfi
comune
Melfi – Veduta
Melfi – Veduta
Localizzazione
Stato Italia
Regione Basilicata
Provincia Potenza
Amministrazione
SindacoGiuseppe Maglione (centro-destra) dal 5-10-2021
Territorio
Coordinate40°59′47″N 15°39′21″E
Altitudine530 m s.l.m.
Superficie206,23 km²
Abitanti17 108[1] (31-12-2021)
Densità82,96 ab./km²
FrazioniCamarda, Capannola, Foggianello, Foggiano, Isca ricotta, Leonessa, Masseria Casella, Masseria Catapane, Masseria Menolecchia, Parasacco, San Giorgio di Melfi, San Nicola, Vaccareccia, Villa Mariannina[2]
Comuni confinantiAquilonia (AV), Ascoli Satriano (FG), Candela (FG), Lacedonia (AV), Lavello, Monteverde (AV), Rapolla, Rionero in Vulture, Rocchetta Sant'Antonio (FG)[3]
Altre informazioni
Cod. postale85025
Prefisso0972
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT076048
Cod. catastaleF104
TargaPZ
Cl. sismicazona 1 (sismicità alta)[4]
Cl. climaticazona D, 1 841 GG[5]
Nome abitantimelfitani
Patronosant'Alessandro[Quale?]
Giorno festivo9 febbraio
Soprannomela città delle Costituzioni di Federico II
Cartografia
Melfi
Melfi – Mappa
Melfi – Mappa
Posizione del comune di Melfi all'interno della provincia di Potenza
Sito istituzionale

Costituita da un centro storico di aspetto complessivamente medievale, fu la prima capitale della dominazione normanna nel sud Italia e, nel periodo svevo, uno dei luoghi di residenza di Federico II, in cui promulgò il codice legislativo del regno di Sicilia, comunemente noto come Costituzioni di Melfi. In epoca aragonese, divenne feudo di Andrea Doria, insignito del titolo di principe di Melfi, che fu mantenuto dai suoi eredi fino al 2000. Successivamente, la città conobbe un inesorabile declino divenendo teatro di conflitti nel periodo del brigantaggio e luogo di confino per gli antifascisti.

Oggi la città è un importante centro industriale ed è sede di diverse imprese. Il polo di San Nicola di Melfi, sorto nei primi anni novanta, è particolarmente noto per uno stabilimento automobilistico della multinazionale Stellantis, in passato del gruppo FIAT.


Geografia fisica


Panoramica del borgo medievale di Melfi

Territorio


Melfi si colloca nell'estremo nord della Basilicata, alla base del Monte Vulture, vulcano inattivo dall'era protostorica, al confine con la Puglia (provincia di Foggia) e la Campania (provincia di Avellino), confine segnato dal fiume Ofanto. Il territorio comunale, prettamente collinare, si sviluppa su una superficie di 206,25 km²,[8] secondo comune per estensione nella provincia.


Clima


Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Melfi.

Da zona interna, che risente solo parzialmente dell'azione temperata del mare, e con altimetria di poco superiore ai 500 metri, Melfi si ritrova ad avere un clima temperato fresco, con piogge irregolari e presenti perlopiù nelle stagioni autunnale e invernale. Gli inverni sono relativamente rigidi con possibili nevicate. Le estati sono piuttosto calde con un clima secco. Secondo i dati medi del trentennio 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +5,6 °C, mentre quella del mese più caldo, agosto, è di +23,6 °C.[10][11]

MELFI Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic InvPriEst Aut
T. max. media (°C) 8,89,912,516,420,926,229,530,025,419,214,611,19,916,628,619,718,7
T. min. media (°C) 2,42,74,47,210,614,516,917,214,510,57,04,73,37,416,210,79,4
Precipitazioni (mm) 928176725543323155829894267203106235811

Origini del nome


Le origini del nome di Melfi deriverebbero dal piccolo fiume Melpes,[13] citato dallo scrittore e naturalista latino Plinio il Vecchio, che a onor del vero lo colloca in prossimità di Capo Palinuro, a sua volta distante centomila passi da Reggio Calabria. In Naturalis historia si legge: «…promunturium Palinurum, a quo sinu recedente traiectus ad Columnam Regiam C m. p. - proximum autem flumen Melphes…».


Storia


Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Melfi.
Cronologia delle sovranità

Origini


La fondazione di Melfi (sebbene abitata da epoche remote) è di ignota datazione ed esistono vari pareri discordanti. Giovanni Pontano e Leandro Alberti sostennero che i fondatori fossero greci;[14] il monaco longobardo Erchemperto nelle sue opere attribuì la nascita di Melfi ad alcune famiglie dell'Impero romano,[15] le quali avrebbero inizialmente deciso di trasferirsi nella Bisanzio ricostruita da Costantino il Grande. Ma, a causa di un violento nubifragio nei pressi della Schiavonia, si sarebbero fermate a Ragusa (Croazia), da dove furono scacciate, per cui sarebbero infine tornate sulle coste italiane e, insediandosi nell'area del Vulture, avrebbero fondato Melfi.[16] Però, per l'insicurezza dalle orde di barbari e le loro scorrerie, continuarono nel loro pellegrinaggio, e fondarono Amalfi (alcuni ritengono che dal nome di Melfi deriverebbe quello della città campana).[17]

Esiste un'altra teoria che ne data la fondazione ai primi anni dell'XI secolo, ad opera del generale bizantino Basilio Boioannes (catapano d'Italia dal 1017 al 1027), poiché non esistono prove documentali dell'esistenza della città in tempi precedenti.[18] Né risulta, con le vicine Rapolla e Venosa, nell'elenco delle città daune nominate da Plinio il Vecchio nel 70 d.C. circa.


Dall'antichità ai Normanni


Dal villaggio alla città fortificata
Antica stampa di Melfi, sede della contea di Puglia, poi capitale provvisoria del ducato di Puglia e Calabria
Antica stampa di Melfi, sede della contea di Puglia, poi capitale provvisoria del ducato di Puglia e Calabria

I primi centri abitati, situati nella frazione Leonessa e resti di una mastodontica necropoli trovati in località Toppo d'Avuzzo a Rapolla attestano che l'area del melfese era abitata sin dai tempi del neolitico;[13] Dauni e Lucani furono tra le prime civiltà a insediarsi nel suo territorio.[13] In epoca romana, l'abitato era in secondo piano rispetto ad altre località limitrofe come Venusia (l'attuale Venosa),[13] dato che quest'ultima, trovandosi, assieme a Strapellum (l'attuale Rapolla), in un punto strategico della via Appia, fu un importante centro di scambi commerciali.

Con la caduta dell'Impero Romano, la zona, occupata dai Bizantini e poi dai Longobardi, iniziò ad acquistare maggior importanza, ma fu con l'avvento dei Normanni che iniziò ad assumere un ruolo fondamentale. Nel 1042, Guglielmo Braccio di Ferro e gli altri membri della famiglia Altavilla ottennero dal duca longobardo Guaimario IV di Salerno il riconoscimento ufficiale della conquista della città, diventando in cambio suoi vassalli, e partirono da Melfi per mettere sotto il proprio dominio l'intero meridione d'Italia.[19]

A Melfi, sede della contea di Puglia, si tennero cinque concili, organizzati da cinque diversi Pontefici tra il 1059 e il 1137. Nel I concilio del 1059, il papa Niccolò II riconobbe i possedimenti conquistati dai Normanni e nominò Roberto il Guiscardo duca di Puglia e Calabria,[20] che divenne vassallo della Chiesa. La città stava passando un momento fulgido della sua storia, e in tale circostanza diventava la capitale del ducato di Puglia e Calabria nel 1059.[21]

Melfi, nonostante dovette presto cedere il titolo di capitale a Salerno, continuò a essere un centro piuttosto importante dell'impero normanno. La città fu luogo di organizzazione di altri sinodi. Il papa Alessandro II dal primo agosto 1067 presiedette il concilio di Melfi II; ricevette il principe longobardo di Salerno, Gisulfo II, e i fratelli Roberto il Guiscardo e Ruggero Altavilla. Nel corso del concilio di Melfi III, del 1089, il papa Urbano II indisse la prima Crociata in Terra Santa,[22] poi Pasquale II nell'1101 convocò il concilio di Melfi IV e infine Innocenzo II nel 1137 celebrò il concilio di Melfi V, ultimo della serie.

L'Italia meridionale dopo l'anno mille: dalla contesa tra Longobardi e Bizantini all'unificazione realizzata dai Normanni

Dagli Svevi agli Aragonesi


Federico II con il falcone
Federico II con il falcone

Ai Normanni si sostituirono gli Svevi di Federico II Hohenstaufen, che portò Melfi e il suo castello a nuovi splendori.[23] L'imperatore scelse la città come residenza estiva e qui (ma anche nelle località di Lagopesole, Palazzo San Gervasio e, secondo alcune fonti, anche Monticchio)[24][25] trascorse i suoi momenti di svago, dato che prediligeva le foreste del Monte Vulture per praticare la falconeria (la caccia col falcone), il suo hobby preferito.

Il sovrano svevo promulgò dal castello le Costituzioni di Melfi (o Constitutiones Augustales), codice unico di leggi per l'intero regno di Sicilia, opera fondamentale nella storia del diritto, le cui caratteristiche sono considerate "moderne" da molti storici.[26] Agli Svevi succedettero gli Angioini, e per Melfi iniziò il declino, sebbene Carlo II d'Angiò fece ristrutturare e ampliare massicciamente il castello.[23] Gli Angioini vennero spodestati dagli Aragonesi, che divennero i nuovi dominatori di Melfi.

Poco più di due secoli dopo, quando Melfi era da tempo sotto il dominio spagnolo, l'esercito francese guidato da Pietro Navarro e Odet de Foix causò uno degli avvenimenti più truculenti della storia della città. Infatti, tra il 22 e il 23 marzo 1528, avvenne il cosiddetto assedio di Melfi, passato alla storia come "La Pasqua di sangue", ove la città venne saccheggiata, bruciata e gran parte della popolazione venne sterminata, le cui cifre approssimate si aggirano tra le 3.000 e le oltre 4.000 persone uccise[27][28] L'offensiva francese venne sradicata dal re di Spagna Carlo V, che riconquistò Melfi nel 1531, ma la città, ormai ridotta in macerie, fu abbandonata per mesi. Con l'emissione di due editti da parte del sovrano, Melfi venne ripopolata da persone provenienti dagli abitati limitrofi e da una colonia di albanesi; inoltre fu conferita del titolo di "fedelissima" ed esentata dal pagamento dei tributi per 12 anni.[29]


Dal Cinquecento a oggi


Da destra: i briganti Tinna, Lamacchia, Cafo e Caruso in carcere a Melfi
Da destra: i briganti Tinna, Lamacchia, Cafo e Caruso in carcere a Melfi

In un periodo tormentato dalla lotta fra angioini e aragonesi, interessante appare la descrizione delle terre fortificate e pronte a subire assedi, tra cui Melfi che:

«Tiene un grande castillo con nueve torres sobre la ciudad y ella està cercada de muro de piedra bueno y guerre con due turriones; es de grande importancia y qualidad [...][30]»

Dal 1531 la città fu governata dalla famiglia dei Doria di Genova, sotto la sovranità delle dinastie reali spagnole degli Asburgo e dei Borbone; furono secoli di declino durante i quali avvennero varie insurrezioni sociali, come nel 1728 contro la gabella della farina e nel 1831 per la quotizzazione delle terre demaniali. Il 10 settembre 1656 si diffuse un focolaio di peste, che provocò oltre 500 morti in un semestre. Nel 1742, durante il regno di Carlo di Borbone, l'influente giurista Bernardo Tanucci, dopo la spedizione navale britannica contro Napoli di quell'anno, constatata la vulnerabiltà della città partenopea agli attacchi dal mare, propose invano di spostare la capitale del regno a Melfi.[31]

Proclamata l'effimera Repubblica Napoletana (1799), a Melfi fu piantato l'albero della libertà e la città fu controllata dai giacobini fino all'arrivo dell'esercito sanfedista del cardinale Ruffo, il 29 maggio dello stesso anno. Ruffo riuscì ad impedire il saccheggio della città, anche se numerosi prigionieri perirono nelle prigioni melfitane, non si conosce se per malattia o per maltrattamenti.[32]

Un violento terremoto distrusse buona parte dell'abitato nel 1851, uccidendo un gran numero di persone. Poco dopo l'unità d'Italia, la città, coinvolta nel brigantaggio, subì l'occupazione dell'armata di Carmine Crocco nel mese di aprile 1861,[33] ove si fecero notare i briganti Domenico "Malacarne" Zappella e Michele Schirò.[34] Saccheggiata la città, Crocco destituì le autorità liberali e proclamò un governo in nome di Francesco II. L'occupazione della città destò preoccupazione da parte del regno italiano, tant'è che Giuseppe Garibaldi citò il "governo provvisorio a Melfi" durante una discussione parlamentare.[35] Più tardi la città fu teatro di condanne a morte per i briganti Giuseppe Schiavone, Giuseppe Petrelli e Aniello Rendina, giustiziati il 28 novembre 1864 dai bersaglieri sabaudi.[36]

Il 19 luglio 1868, la città diede i natali a Francesco Saverio Nitti, presidente del consiglio e ministro, nonché uno dei maggiori fautori del meridionalismo, assieme a Giustino Fortunato. In era fascista, Melfi, come altri luoghi della Basilicata, fu terra di confino e tra i personaggi costretti al soggiorno obbligato vi furono antifascisti come Manlio Rossi-Doria, Franco Venturi, Ada Rossi, Eugenio Colorni e sua moglie Ursula Hirschmann.

La città fu devastata dal terremoto del Vulture nel 1930, che rese Melfi il comune dell'area maggiormente danneggiato,[37] e subì forti flussi migratori verso il nord Italia e il nord Europa. Durante la seconda guerra mondiale fu bombardata dalle flotte alleate, per la precisione il 26 settembre 1943, nel bombardamento ad opera del 12th NATBF e DAF, che colpì Benevento, Melfi, Foggia, Pomigliano e Sarno; nell'occasione si registrarono numerose vittime tra i civili.

Nel 1980 fu di nuovo gravemente colpita dal terremoto dell'Irpinia che interessò gran parte del meridione.

Iniziò a vedere una certa ripresa agli albori degli anni novanta, con l'impianto degli stabilimenti FIAT e Barilla presso la zona industriale di San Nicola di Melfi.


Simboli


Stemma della Città di Melfi
Stemma della Città di Melfi
Gonfalone della Città di Melfi
Gonfalone della Città di Melfi
Blasonatura stemma

«Scudo di foggia sannitica con campo d'oro recante al centro Basilisco verde con lingua rossa sostenuto dalla vetta centrale di un monte di tre cime color verde con contorno nero, sormontato da corona con torri d'oro e circondato da due rami di alloro e di quercia legati in basso da un nastrino tricolore al centro[38]»

Blasonatura gonfalone

«Drappo "partito" di giallo e di verde, riccamente ornato di ricami d'oro e caricato dello Stemma civico sormontato dall'iscrizione, convessa verso l'alto, pure in oro, "Città di Melfi"[38]»


Monumenti e luoghi d'interesse



Architetture religiose


Cattedrale di Santa Maria Assunta
Cattedrale di Santa Maria Assunta

Cattedrale di Santa Maria Assunta

Lo stesso argomento in dettaglio: Cattedrale di Santa Maria Assunta (Melfi).

Progettata da Noslo di Remerio, iniziò ad essere costruita nel 1076 per volere di Roberto il Guiscardo, sebbene altre fonti attestano la data d'inizio nel 1153, sotto l'ordine di Guglielmo I di Sicilia.[39] Del suo passato normanno è rimasto ben poco per via dei terremoti e dei ripetuti restauri che hanno reso il suo attuale aspetto prettamente barocco, a eccezione del campanile, eretto nel 1153 per ordine di Ruggero II, il quale conserva ancora uno stile romanico normanno. L'interno ha pianta a croce latina e tre navate, sormontate da un soffitto a cassettoni dorati e da una cupola di forma piramidale a otto facce[40].

Chiesa di Sant'Antonio
Chiesa di Sant'Antonio

Chiesa di Sant'Antonio

La costruzione avvenne nel 1423 e i restauri dopo il 1851. Fu gravemente danneggiata dall'esercito di Odet de Foix nel 1528, durante l'assedio di Melfi e resistette ai terremoti del 1731 e del 1752, ma quello del 1851 la danneggiò seriamente. Dal XVII al XVIII secolo, la chiesa viene dedicata a Sant'Antonio. Di stile romanico e gotico, conserva affreschi dell'epoca, una statua lignea di Sant'Antonio con Bambino dipinto in oro e un dipinto di Carlo Sellitto raffigurante Le Anime del Purgatorio. Durante le opere di restauro furono scoperti due archi in stile gotico, ove sull'arco trionfale è scolpita la data di ricostruzione (1523), a seguito del sisma del XV secolo.

Chiesa del Carmine
Chiesa del Carmine

Chiesa di Sant'Anna e Santa Maria del Suffragio

Edificata nel 1934, la chiesa appartenente alla parrocchia Cattedrale è conosciuta come organizzatrice della processione del venerdì Santo, dove insieme alle immagini sacre della Madonna Addolorata e Gesù Morto, sfilano bambine vestite di nero con in mano i misteri della Passione di Gesù. Tale chiesa organizza anche la processione di Sant'Anna il 26 luglio.


Chiesa della Madonna del Carmelo (Carmine)

Un tempo era parte del Convento dei carmelitani, che occupava buona parte degli stabili circostanti. L'originaria porta in legno (oggi conservata nel Palazzo del Vescovado) presenta immagini che riassumono il tipico esempio della concezione medioevale della morte. La confraternita di questa chiesa (insieme a quella di S. Anna) cura i riti della settimana Santa con l'esecuzione di mesti canti riguardanti la tragedia del Golgota.


Chiesa di San Teodoro

La data di costruzione è ignota sebbene antica, si è a conoscenza solamente che nel 1040 fu elevata a parrocchia dal vescovo Monsignor Baldovino, fino all'anno 1988, quando l'allora vescovo Mons. Cozzi accorpò la chiesa alla Cattedrale. Nell'edificio era conservato un vasetto di legno che conteneva le reliquie di San Teodoro M., di San Sebastiano e San Petronilla ma, dopo il sisma del 1980, questa testimonianza è andata perduta. Vi si trova un crocifisso in legno di medie dimensioni e una statua della "Madonna Desolata".


Chiesa di San Lorenzo

Risalente al 1120, a quel tempo appartenente all'Abbazia di Sant'Ippolito di Monticchio Laghi, è probabilmente l'edificio più antico di Melfi, e consiste in un battistero ottagonale affiancato da un campanile ammezzato.


Chiesa rupestre di Santa Margherita

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa rupestre di Santa Margherita (Melfi).
Chiesa Rupestre della Madonna delle Spinelle
Chiesa Rupestre della "Madonna delle Spinelle"

Altre chiese rupestri:


Altre chiese

Chiesa Santa Maria ad Nives
Chiesa Santa Maria ad Nives

Architetture civili



Piazze e Rioni

Piazza Duomo
Piazza Duomo
Piazza Abele Mancini
Piazza Abele Mancini

Palazzi

Palazzo della Corte
Palazzo della Corte

«IN QUESTA ANTICA CAPITALE DEL REAME DI PUGLIA / ILLUSTRE PER ARMI INDUSTRIA E FREQUENZA DI POPOLO / CARA A FEDERICO II DI SVEVIA / ITALIANO PER NASCITA GENIO ARDORE DI LOTTE / CHE NE RINNOVÒ I BALUARDI E LA CINTA / FURONO NEL MCCXXXI PROMULGATE LE COSTITUZIONI / PRIMO FONDAMENTO DELLO STATO LIBERALE / PROFETIZZATO POI DA DANTE / E PRIMI LINEAMENTI DEL DIRITTO DELLE GENTI / NEL SESTO CENTENARIO DEL DIVIN POETA / POPOLO E COMUNE CELEBRARONO LE LORO MEMORIE / IL TRIONFO DEL DIRITTO E IL PENSIERO DEL VATE / RICONGIUNGENDOLI IN UN SOLO RICORDO / E NEI NOMI DEI DUE GRANDI SPIRITI / UNITI GIÀ NEL POEMA NEL CONVIVIO E NEL VOLGARE ELOQUIO»

Palazzo del Vescovado
Palazzo del Vescovado
Lo stesso argomento in dettaglio: Palazzo del Vescovado (Melfi).
Palazzo Aquilecchia
Palazzo Aquilecchia

Fontane

Fontana del Bagno
Fontana del Bagno

Architetture militari


Il castello
Il castello

Castello

Lo stesso argomento in dettaglio: Castello di Melfi.

Edificato dai normanni, è uno dei più noti della Basilicata e uno dei castelli medievali più rappresentativi del meridione. Roberto il Guiscardo vi confinò la prima moglie Alberada, ripudiata per sposare Sichelgaita di Salerno. Federico II promulgò qui le Costituzioni di Melfi. Con l'avvento degli angioini il castello subì radicali restaurazioni e fu nominato nel 1284 residenza ufficiale della moglie di Carlo II d'Angiò, Maria d'Ungheria.[44] Gli Aragonesi affidarono il castello prima alla famiglia Caracciolo e poi al principe Andrea Doria, i cui discendenti lo mantennero fino al 1950.[45]

Parte della cinta muraria
Parte della cinta muraria

Cinta Muraria

Il centro storico di Melfi è interamente circondato da mura turrite costruite per lo più dai Normanni che si estendono per oltre quattro chilometri.[46] Il circuito segue l'orlo del pianoro su cui fu costruita la città, cinto da ogni parte da scoscendimenti, a tratti da veri e propri precipizi. L'opera costituisce un raro esempio di fortificazione nel sud Italia.[47] Le fasi costruttive della cinta muraria appartengono al periodo bizantino, normanno, svevo e aragonese. Gli ultimi ad apportare modifiche strutturali furono Niccolò Acciaiuoli nel trecento e Sergianni II Giovanni Caracciolo, 2º Duca di Melfi, nel quattrocento, a cui risale la sistemazione attuale, per difendere la città dalle artiglierie nemiche. Assedi e terremoti hanno reso necessari continui restauri e il sisma del 1930 ne ha seriamente compromesso la struttura.

Porta Venosina
Porta Venosina

Porte

Ricostruzione della Porta Calcinaia caduta con il terremoto del 23 luglio 1930. La parte più chiara è quella ricostruita, quella più scura è quella preesistente.
Ricostruzione della Porta Calcinaia caduta con il terremoto del 23 luglio 1930. La parte più chiara è quella ricostruita, quella più scura è quella preesistente.
Prospetto posteriore della Porta Calcinaia.
Prospetto posteriore della Porta Calcinaia.

Società



Evoluzione demografica


Abitanti censiti[49]


Etnie e minoranze straniere


Gli stranieri regolari sono 804 (429 maschi e 375 femmine) al 31º dicembre 2019, pari al 4,5% della popolazione.[50] Le comunità più rappresentate sono:


Lingue e dialetti


Lo stesso argomento in dettaglio: Dialetti dell'area apulo-lucana.

La parlata locale, parte integrante dei dialetti italiani meridionali, è fortemente influenzata dalla lingua francese e spagnola, con alcuni elementi greci e albanesi.[51] Similmente al francese, in genere la “e” finale di parola non accentata, è muta; la “u” in molte parole si pronuncia “iu” e in altri diversi casi con il dittongo inverso. Alcune parole hanno forti similarità con la lingua transalpina esempi: sedia e nebbia corrispondono, rispettivamente, a segge e neglie in melfitano, siège e neige in francese, ma v. anche seggio, seggiola in italiano, in cui l'autoctona palatalizzazione /dj/ > /dӡ/ è del tutto normale, ed è da notare che la forma neglie con /ʎʎ/ non può derivare dal francese neige, con /ӡ/.[51] Sono avvertibili anche influenze spagnole, come la consonante “b” che in genere si trasforma in “v” e altre volte nella labiale sorda “p”. In spagnolo invece, /b/ non diventa mai /v/, visto che l'esito storico dei fonemi /b/ e /v/ è un unico fonema /b/; inoltre la desonorizzazione /b/ > /p/ è sconosciuta allo spagnolo.[51] La parola abbuscà ("guadagnare" oppure "essere picchiati", a seconda del contesto della frase) deriva dallo spagnolo buscar, come anche l'italiano buscare. Il dialetto locale comprende anche alcuni termini di origine latina come cràje (domani), che deriva dalla parola cras; accattà (comprare) da accaptare. Infatti, il dialetto essendo una lingua romanza, quasi tutto il lessico deriva direttamente dal latino. Il dialetto rivela anche il tipo di vita del cittadino del passato, piuttosto chiusa come costume, protetta dall'istituzione famiglia, dove il tempo uomo veniva solo prestato all'esterno, per motivi di lavoro e sopravvivenza: per esempio, per chiedere "come ti chiami?" si usa la forma dialettale “a chi appartìn?" (a chi appartieni).

Di seguito alcuni detti melfitani[51]


Istituzioni, enti e associazioni



Religione


Lo stesso argomento in dettaglio: Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa.

La città fa parte della diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa, suffraganea dell'arcidiocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo. La diocesi (a quel tempo solo di Melfi) fu fondata nell'XI secolo,[52] con il nome di Dioecesis Melphiensis, ad opera di papa Niccolò II che la rese direttamente soggetta alla Santa Sede. Fu presieduta da vari vescovi come Francesco Monaldeschi, Alessandro da Sant'Elpidio e Juan de Borja Llançol de Romaní. Nel 1528, Clemente VII unì la diocesi di Melfi con quella di Rapolla e secoli dopo, il 30 settembre 1986, si aggiunse anche quella di Venosa,[53] formandone l'attuale comunità religiosa, al giorno d'oggi retta dal vescovo Mons. Ciro Fanelli.


Tradizioni e folclore


Ronca Battista
Ronca Battista
Lo stesso argomento in dettaglio: Assedio di Melfi.

Ancora nel ventunesimo secolo vive nel folclore melfitano la leggenda della eroica quanto vana impresa di Giovan Battista Cerone (detto Ronca Battista), un boscaiolo che mostrò grande eroismo in battaglia durante lo scontro tra i francesi e gli spagnoli nel cinquecento. Si narra che Ronca Battista, dopo aver aiutato una donna anziana, ricevette da lei un potere magico alla sua roncola.[28] Durante il conflitto tra francesi e spagnoli, Ronca Battista affrontò da solo le truppe francesi che tentarono di introdursi nella città.[54] Il boscaiolo riuscì da solo a tener testa agli invasori, uccidendo oltre 300 francesi, prima di perdere la vita.[55] Gli invasori attuarono una feroce rappresaglia, ove neanche bambini e anziani furono risparmiati.[28]


Cultura



Istruzione



Biblioteche

La città è dotata di un sistema bibliotecario, presso il centro Nitti, composto dalle raccolte di diversi enti proprietari:


Scuole


Musei

Lo stesso argomento in dettaglio: Museo archeologico nazionale del Melfese.
Entrata del Museo
Entrata del Museo

Media



Radio


Teatro


Facciata del teatro
Facciata del teatro

Il teatro Ruggero II deve il suo nome al sovrano normanno Ruggero II di Sicilia ed è situato in via Vittorio Emanuele II (un tempo denominata "Rua Grande"). I lavori di costruzione iniziarono il 1º aprile 1856,[61] sui ruderi di una casa popolare, e negli ultimi anni sono stati effettuati massicci restauri. La struttura offre varie stagioni teatrali, convegni politici e iniziative socio-culturali.


Cinema


Melfi è stata scelta come ambientazione dei seguenti film e miniserie televisive:


Musica


È degna di menzione l'"Associazione Musicale Città di Melfi", la banda musicale che sotto altri nomi e altre direzioni artistiche operò a Melfi già alla fine dell'Ottocento, e che attualmente è sempre presente nelle manifestazioni civili, religiose, patriottiche, folcloristiche e sociali della città.[72]


Cucina


Un piatto di maccuarnàr
Calzoncelli

La cucina melfitana ha fatto virtù della passata ristretta disponibilità di prodotti agroalimentari, a causa delle tipologie di coltivazioni collinari e dei climi temperati freddi. Le ricette si possono senz'altro considerare parte della cosiddetta dieta mediterranea e cucina popolare. Il consumo di carne e pesce è piuttosto moderato. La maccuarnàr, nome dialettale della maccaronara, è il piatto per eccellenza di Melfi,[73] fatto con un tipo di pasta fresca preparata con un mattarello in metallo con lame affilate che consente di ottenere maccheroni con una tipica sezione quadrata. Si condisce con sugo di coniglio o maiale. Un altro primo piatto tipico sono lagane e noci, un formato di pasta simile alle tagliatelle ma più corto e largo con l'aggiunta di pomodoro e peperoncino.[74]

Tra gli altri piatti vi sono il pancotto, che nella versione locale viene preparato con aglio, rape e peperoni cruschi; le cicerchie con crostini di pane e cipolla; e u' cunzaridd, contorno a base di pomodori gialli, peperoni cruschi, acciughe e sponsali. Dolci tradizionali melfitani sono i calzoncelli, localmente detti cauzuncidd, piccoli ravioli cotti al forno, preparati con una sfoglia di farina di grano duro, uova, olio ed, in alcune versioni, vino bianco. Ingredienti per il ripieno sono ceci, castagne, mandorle e cioccolato fondente e possono essere accompagnati con del vincotto.[74]


Eventi


Sagra della Varola
Sagra della Varola

Geografia antropica



Suddivisioni storiche


Sviluppo urbanistico:
1) Centro storico.
2) Stazione, Valleverde.
3) Valleverde, Cappuccini.
4) Incoronata, Bicocca.
Sviluppo urbanistico: 1) Centro storico. 2) Stazione, Valleverde. 3) Valleverde, Cappuccini. 4) Incoronata, Bicocca.

Il centro storico

La città di Melfi si è sviluppata inizialmente sulla collina alla cui sommità svetta il castello. Il primo impianto urbano sorgeva nella zona nord ovest, in mariera radiale rispetto alla Piazza della Corte (oggi Piazza Umberto I). All'antico borgo medievale, che aveva come limite ad est la Cattedrale di Santa Maria dell'Assunta e la strada che la collega alla Porta Venosina (attuale via Garibaldi), si sono aggiunti nuovi nuclei legati a livello economico, sociale e religioso con il borgo primitivo. La loro nascita si è resa necessaria per l'incremento demografico e per le ricostruzioni post terremoto, come nel 1851 e 1930.


Quartieri moderni

A partire da metà degli anni cinquanta è cominciata l'espansione edilizia della città, ovviamente fuori le mura, avendo esaurito gli ultimi spazi della collina con la costruzione del rione Case Nuove, a sud-est, nei pressi del vecchio carcere. La città necessariamente iniziava a mutare la sua pianta, da radiale e lineare.


Frazioni



Economia



Agricoltura


Campi coltivati
Campi coltivati

Le colture principali sono il grano duro (coltivato prevalentemente nella parte di territorio pianeggiante del comune detta Basso Melfese) e vi è una cospicua presenza di vigneti, oliveti ed estesi boschi di castagni alle falde del vulcano spento Monte Vulture. Dai vigneti deriva l'apprezzato Aglianico del Vulture DOC, uno dei più grandi vini rossi d'Italia.[76] La zona di produzione di questo vitigno comprende, oltre Melfi, i comuni di Rionero in Vulture, Barile, Rapolla, Atella, Ripacandida, Ginestra, Maschito, Forenza, Acerenza, Venosa, Lavello, Palazzo San Gervasio, Banzi, Genzano di Lucania. Importante anche la coltivazione dell'olivo, ove viene prodotto l'olio d'oliva del "Vulture", che ha ricevuto il marchio DOP.

Anche questo prodotto non si limita alla sola zona di Melfi, ma si estende ad altri comuni del Vulture come Barile, Rionero, Rapolla, Atella e Ripacandida. Tuttavia, il prodotto che Melfi vanta maggiormente è il "marroncino",[77] un tipo di castagna precoce a forma tondeggiante per lo più simmetrica, dalla buccia di color marrone lucido con evidenti striature e dalla polpa croccante. Il marroncino è parte integrante della tradizione culinaria melfitana, facendo da base a varie ricette dolci e salate, ed è molto ricercato dalle industrie della preparazione del marron glacé.[77]


Industria


Lo stesso argomento in dettaglio: Stabilimento Fiat di Melfi.

Il settore secondario, carente fino agli inizi degli anni novanta, ha subìto un certo impulso nella frazione San Nicola, che ha reso Melfi uno dei centri industriali più rilevanti della regione. In quel luogo è stata realizzata la SATA, un grande polo industriale, dove tra installazioni medio piccole è stata costruita tra il 1991 e il 1993 una delle più importanti fabbriche di auto FIAT.

Lo stabilimento ha contribuito alla ripresa produttiva della FIAT a metà degli anni novanta e alla crescita delle sue quote di mercato in Europa.[77] L'area industriale è nota per la produzione della Grande Punto e, tra le altre vetture prodotte, la Grande Punto Abarth e la Lancia Y. Nel 2010 la FIAT di Melfi raggiunse il traguardo dei cinque milioni di vetture prodotte. Nel 2014 vi nascono due crossover, la Jeep Renegade e la Fiat 500X. Oggi l'impianto è controllato dalla multinazionale olandese Stellantis.

Altro importante impianto produttivo presente nella frazione è quello della Barilla, sorto nel 1994, dotato di una superficie di oltre 51000  e con 350 unità lavorative, il cui investimento ammontò a 156 miliardi di lire.[78] Lo stabilimento realizza i tre prodotti alimentari della linea Mulino Bianco: fette biscottate, biscotti e merendine. Melfi ospita anche la sede dell'azienda di acque minerali Gaudianello, originariamente fondata a Rionero in Vulture, ove però viene effettuata l'estrazione (assieme alla frazione Monticchio). La Gaudianello è tra le prime 10 aziende nazionali del settore e al 4º posto in Italia nel comparto delle acque effervescenti naturali.[79]

L'Abbazia di San Michele
L'Abbazia di San Michele

Turismo


Il turismo rappresenta una discreta fonte di reddito, in lento incremento, ma che conserva un grande potenziale. I visitatori preferiscono soggiorni piuttosto brevi mentre sono in transito verso altre destinazioni. A questi si aggiungono i turisti di giornata, ma anche gli emigrati che rientrano per il rituale soggiorno estivo[80]. Tra le maggiori attrattive di Melfi figurano: il sistema museale, i monumenti di interesse storico, religioso e artistico, l'enogastronomia e la grande varietà paesaggistica. Tra le zone naturali più rinomate ci sono il Monte Vulture, la valle dell'Ofanto, l'oasi naturalistica ed ecologica di Monticchio Laghi.


Escursionismo

Sentiero 101 del Vulture
Sentiero 101 del Vulture

Infrastrutture e trasporti



Strade


Lo stesso argomento in dettaglio: Strade provinciali della provincia di Potenza.

Le principali direttrici stradali che interessano Melfi sono:


Ferrovie


Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione di Melfi.

La città di Melfi ha una propria stazione ferroviaria, sulla linea Foggia-Potenza.


Mobilità urbana


La rete di trasporto urbano è suddivisa in sei linee, di cui alcune servono zone periferiche, come Rapolla, Foggiano e Contrada Bicocca.[senza fonte]


Amministrazione



Cronologia dei sindaci


Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1946 1947 Giuseppe Bellini Democrazia Cristiana Sindaco
1947 1949 Nicola Grieco Democrazia Cristiana Sindaco
1949 1950 Antonio Ricciardi Democrazia Cristiana Sindaco
1950 1951 Italo Lamorgese Comm. pref.
1951 1956 Ascanio Sibilla Democrazia Cristiana Sindaco
1956 1961 Nino Carbone Democrazia Cristiana Sindaco
1961 1963 Giuseppe Lasala Democrazia Cristiana Sindaco
1963 1964 Italo Lamorgese Comm. pref.
1964 1966 Nino Carbone Democrazia Cristiana Sindaco
1966 1968 Antonio Fundone Democrazia Cristiana Sindaco
1968 1968 Elvio Salvatore Partito Socialista Italiano Sindaco
1968 1973 Raffaello Lospinoso Severini Democrazia Cristiana Sindaco
1973 1973 Agostino Araneo Democrazia Cristiana Sindaco
1973 1974 Raffaello Lospinoso Severini Democrazia Cristiana Sindaco
1974 1975 Agostino Araneo Democrazia Cristiana Sindaco
1975 1975 Renato Catalani Democrazia Cristiana Sindaco
1975 1978 Raffaello Lospinoso Severini Democrazia Cristiana Sindaco
1978 1979 Felice Iannuzzi Democrazia Cristiana Sindaco
1979 1980 Alfonso Salvatore Partito Socialista Italiano Sindaco
1980 1981 Elvio Pietrantuono Partito Socialista Italiano Sindaco
1981 1982 Alfonso Salvatore Partito Socialista Italiano Sindaco
1982 1983 Ferdinando Bagnale Democrazia Cristiana Sindaco
1983 1986 Alfonso Salvatore Partito Socialista Italiano Sindaco
1986 1988 Egidio Giorgio Partito Socialista Italiano Sindaco
1988 1988 Giuseppe Brescia Partito Comunista Italiano Sindaco
1988 1992 Tommaso Bufano Democrazia Cristiana Sindaco
1992 1993 Gaetano Araneo Democrazia Cristiana Sindaco
1993 1997 Giuseppe Brescia Partito Democratico della Sinistra Sindaco
1997 2000 Nicola Pagliuca Polo per le Libertà (FI-AN-CCD-CDU) Sindaco
2000 2001 Giacomo Armentano Comm. pref.
2001 2006 Alfonso Ernesto Navazio Casa delle Libertà (FI-AN, CCD, CDU) Sindaco
2006 2010 Alfonso Ernesto Navazio Casa delle Libertà (FI-AN, CCD, CDU) Sindaco
2010 2011 Fausto Gianni Comm. pref.
2011 2021 Livio Valvano (PSI- PD–UDC-SEL–Civiche) Sindaco
2021 in carica Giuseppe Maglione (FI - Lega – IV) Sindaco

Gemellaggi



Sport


Lo Stadio
Lo Stadio

La principale società calcistica della città è l'A.S. Melfi, società fondata nel 1929, che momentaneamente milita nel campionato di Eccellenza Basilicata. La seconda squadra cittadina disputa il campionato di Prima Categoria sarebbe l'A.S.D. Sport Melfi 1983.

La società di basket locale è la Normanna Basket Melfi, che milita in Promozione. Nella pallavolo Il Comune è stato rappresentato dalla squadra femminile Audax Roselli, che ha raggiunto la Serie A2.[82]

Melfi è stata due volte arrivo di tappa del Giro d'Italia: il 30 maggio 1992 con la 6ª tappa, vinta da Guido Bontempi.[83] e il 26 maggio 1994 con la 5ª tappa, vinta da Endrio Leoni.[84]

Gli impianti sportivi sono:


Note


  1. Bilancio demografico mensile anno 2021 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. Dati Istat 2001, su dawinci.istat.it. URL consultato il 19 novembre 2008.
  3. Dati del ministero dell'ambiente [collegamento interrotto], su pcn.minambiente.it. URL consultato il 19 novembre 2008.
  4. Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  5. Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  6. Dizionario Rai, su dizionario.rai.it. URL consultato il 12 giugno 2012.
  7. DiPI Online - Dizionario di Pronuncia Italiana, su dipionline.it. URL consultato il 16 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 9 ottobre 2018).
  8. Melfi su www.comuni-italiani.it, su comuni-italiani.it. URL consultato il 15 ottobre 2008.
  9. Classificazione sismica dei comuni lucani, su regione.basilicata.it. URL consultato il 22 novembre 2008 (archiviato dall'url originale il 14 gennaio 2009).
  10. Tabella climatica di Melfi (TXT), su clisun.casaccia.enea.it. URL consultato il 13 settembre 2008.
  11. Protezione civile - Pluviometria 1921-2000, su protezionecivile.puglia.it. URL consultato il 13 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2014).
  12. Classificazioni climatiche dei comuni della Basilicata, su confedilizia.it. URL consultato il 26 ottobre 2008 (archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2008).
  13. Giacinto de' Sivo, 1864, p. 257.
  14. Enrico Pani Rossi, 1866, p. 118.
  15. Gennaro Araneo, 1866, p. 11.
  16. Vincenzo D'Avino, 1848, p. 326.
  17. Origini e storia di Amalfi, su comune.amalfi.sa.it. URL consultato il 24 luglio 2010.
  18. Università degli studi di Bari, 1993, p. 317.
  19. Aurelio Musi, 2003, p. 55.
  20. Enrico Artifoni, 1998, p. 336.
  21. AA. VV., 2004, p. 77.
  22. AA. VV., 2006, p. 16.
  23. Luciano Boschini, 2000, p. 116.
  24. Monticchio sul sito del comune di Rionero in Vulture, su comune.rioneroinvulture.pz.it. URL consultato il 13 settembre 2008 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2011).
  25. Monticchio su www.basilicata.cc, su basilicata.cc. URL consultato l'11 settembre 2008 (archiviato dall'url originale il 6 luglio 2011).
  26. Franco Cardini, 2006, p. 287.
  27. Jean-Charles Léonard, 1832, p. 288.
  28. Tommaso Pedio, 1994, p. 84.
  29. Manifestazioni ed Eventi di Melfi, dal sito della Proloco della città, su prolocomelfi.com. URL consultato il 27 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2010).
  30. Nino Cortese, Feudi e feudatari napoletani della prima meta del Cinquecento: da documenti dell'Archivo general di Simancas, Società Napoletana di Storia Patria, 1931, pp. 27 ss.
  31. Bernardo Tanucci, Epistolario, vol. I, 1723-1746, a cura di R.P. Coppini, L. Del Bianco, R. Nieri, Ed. di Storia e Letteratura, Roma, 1980, p. 638.
  32. Gabriele De Rosa, Tempo religioso e tempo storico, Ed. di Storia e Letteratura, 1998, p. 53.
  33. Carmine Crocco, 2008, p. 35.
  34. Il brigante Michele Schirò su www.brigantaggio.net, su brigantaggio.net. URL consultato l'11 settembre 2008.
  35. Atti parlamentari dello Senato, Tip. E. Botta, 1861, p. 628.
  36. Il brigante Schiavone su www.brigantaggio.net, su brigantaggio.net. URL consultato il 26 ottobre 2008.
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  70. Wine to love – i colori dell’amore, su maridacaterini.it. URL consultato il 6 gennaio 2019.
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  80. Città di Melfi, linee programmatiche (PDF), su comune.melfi.pz.it. URL consultato il 31 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 31 maggio 2014).
  81. Sentiero Lucano (SL) No. 101, Castello Città di Melfi - Monte Vulture, a cura del Comune di Melfi (JPG) [collegamento interrotto], su ilvulture.it. URL consultato il 2 luglio 2012.
  82. Archivio della Gazzetta dello Sport, su archiviostorico.gazzetta.it. URL consultato il 4 novembre 2008.
  83. 75ª edizione Giro d'Italia su www.museociclismo.it, su museociclismo.it. URL consultato il 4 novembre 2008 (archiviato dall'url originale il 2 maggio 2014).
  84. 77ª edizione Giro d'Italia su www.museociclismo.it, su museociclismo.it. URL consultato il 4 novembre 2008 (archiviato dall'url originale il 2 maggio 2014).

Bibliografia



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[de] Melfi

Melfi (.mw-parser-output .IPA a{text-decoration:none}ˈmɛlfi) ist eine italienische Gemeinde mit 17.592 Einwohner (Stand am 31. Dezember 2019) in der Provinz Potenza, Region Basilikata. Die Stadt ist Sitz des Bistums Melfi-Rapolla-Venosa.

[en] Melfi

Melfi (Lucano: Mèlfe) is a town and comune in the Vulture area of the province of Potenza, in the Southern Italian region of Basilicata. Geographically, it is midway between Naples and Bari. In 2015 it had a population of 17,768.

[es] Melfi

Melfi es una comuna italiana de la provincia de Potenza, en la región de Basilicata. Ubicada en las faldas del monte Vulture, es la ciudad más importante de la zona.

[fr] Melfi (Italie)

Melfi est une commune italienne d'environ 17 750 habitants, située dans la province de Potenza, dans la région Basilicate, en Italie méridionale.
- [it] Melfi

[ru] Мельфи

Ме́льфи (итал. Melfi) — коммуна в Италии, расположена в регионе Базиликата, провинция Потенца, у подножья вулкана Монте-Вультуре, на высоте 531 м.



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