Ripacandida (AFI: [ripaˈkandida][6], Rubbuacànnə in dialetto ripacandidese, R'bbacànnə o R'pacànnə nei dialetti lucani[senza fonte]) è un comune italiano di 1 586 abitanti[3] della provincia di Potenza in Basilicata.
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Ripacandida comune | |
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Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Basilicata |
Provincia | Potenza |
Amministrazione | |
Sindaco | Giuseppe Sarcuno (M5S) dall'11-6-2018[1] |
Data di istituzione | 1150[2] |
Territorio | |
Coordinate | 40°54′46″N 15°43′32″E |
Altitudine | 620 m s.l.m. |
Superficie | 33,49 km² |
Abitanti | 1 586[3] (31-12-2021) |
Densità | 47,36 ab./km² |
Frazioni | Cappa Bianca, Frascolla, Piano della Spina, Serra San Francesco, Solagna della Noce |
Comuni confinanti | Atella, Barile, Filiano, Forenza, Ginestra, Rionero in Vulture |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 85020 |
Prefisso | 0972 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 076067 |
Cod. catastale | H312 |
Targa | PZ |
Cl. sismica | zona 1 (sismicità alta)[4] |
Cl. climatica | zona D, 2 036 GG[5] |
Nome abitanti | ripacandidesi |
Patrono | san Donato e san Donatello |
Giorno festivo | 7 e 17 agosto |
Cartografia | |
Posizione del comune di Ripacandida all'interno della provincia di Potenza | |
Sito istituzionale | |
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«È Ripacandida - Oh il bel nome! [...] Città romana si alzò nella pianura col nome di Candida finché le aquile di Roma stettero in Campidoglio. Ricca, popolosa, fiorente, come lo attestano le reliquie, e le iscrizioni che a quando a quando vengono fuori, ebbe a patirne delle buone quando i barbari varcate le Alpi scesero in Italia, strumenti della collera di Dio. Allora i cittadini [...] cinsero la nuova città di mura fiancheggiate da torri, alzarono a difesa una rocca, e la chiamarono Ripacandida.» |
( Cesare Malpica, La Basilicata: impressioni, Venosa, Osanna, 1993, p. 178-179, ISBN 978-88-8167-070-3.[7]) |
Il centro abitato di Ripacandida sorge su una rupe immersa tra le colline della zona del Vulture-Melfese, l'ampio territorio che si stende a sud del fiume Ofanto (che costituisce il confine naturale settentrionale della Basilicata); essa si estende lungo le pendici del massiccio vulcanico del Monte Vulture e costituisce una vasta sottozona della regione lucana, caratterizzata dalla coltivazione e produzione delle uve "Aglianico", che danno il nome al rinomato vino 'Aglianico del Vulture.
La casa comunale di Ripacandida è posta a 620 m s.l.m., il punto più alto del centro abitato corrisponde a Piazza del Popolo, sita a 622 m s.l.m.[8], mentre, per ciò che riguarda l'intero territorio comunale, l'altitudine minima è di 397 m s.l.m., in località Piano dell'Altare[8] e l'altitudine massima è di 976 m s.l.m., in località Serra Cocuzza[8]. La frazione di Serra San Francesco si trova a 657 m s.l.m.[9][10][11].
Ripacandida è, con 620 m s.l.m., il 74º comune della Basilicata per altezza, il 68º a livello provinciale[12]; inoltre, è, con 33,22 km², il 104º comune della Basilicata per superficie[13], e 76º a livello provinciale[14].
Classificazione sismica: zona 1 (sismicità alta)
La stazione meteorologica più vicina è quella di Lavello. In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +6,8 °C, mentre quella dei mesi più caldi, luglio e agosto, è di +25,2 °C[15].
LAVELLO | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
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Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 9,5 | 11,7 | 14,1 | 18,3 | 22,7 | 28,0 | 30,9 | 30,9 | 26,8 | 20,6 | 15,5 | 12,0 | 11,1 | 18,4 | 29,9 | 21,0 | 20,1 |
T. min. media (°C) | 4,0 | 5,0 | 6,6 | 9,5 | 13,0 | 17,1 | 19,6 | 19,5 | 17,1 | 13,3 | 9,6 | 6,7 | 5,2 | 9,7 | 18,7 | 13,3 | 11,8 |
Il primo toponimo conosciuto è quello del centro abitato sorto nel V secolo su un precedente sito preromano, Ripiam Candidam, ma ancora più precedentemente, Ripacandida si chiamava solamente Candida o, Candida Latina (o Latinorum).[senza fonte] Successivamente, nel periodo angioino, il nome era Castrum Ripe Candide , ma in alcune ordinanze degli angioini, il centro era citato come Castrum Ripǣ Candidǣ. Nel 1283 pare che, sotto il dominio di Lorenzo Lufolo, Ripacandida si sarebbe chiamata Ripǣcandidǣ o Ripǣ Candidǣ, senza il prefisso. La tesi più accreditata vede indicare dell'aggettivo "Candida" il colore biancastro della collina su cui sorge il centro abitato, meno accreditata quella della mitologica fondatrice Aurora Candida.
Da un'indagine archeologica degli anni 1977-1980 data l'antichità di Ripacandida al VII secolo a.C., ma già alla fine del XIX secolo lo storico lucano Michele Lacava rinveniva alcune grotte di epoca archeolitica e pavimenti mosaici alle falde di Ripacandida. L'antico abitato di Ripacandida era collegato al sito più importante di Serra di Vaglio (oggi nel territorio del comune di Vaglio Basilicata) a pochi chilometri da Potenza.
La tradizione orale afferma che la città fu edificata dai romani con il nome di "Candida Latinorum" (resti di acquedotto romano). Secondo alcuni studiosi il nome è dato dal colore bianco del colle. L'abitato moderno risale al tempo delle invasioni gotiche, quando gli abitanti dalla valle si trasferiscono sul colle, e costruiscono le loro case intorno al tempio dedicato a Giove (castello attuale- Chiesa Madre). I longobardi la fortificano con mura inframmezzate da torri. Subendo le varie dominazioni arriviamo alle prime fonti scritte del XI-XII secolo. La bolla papale di Eugenio III (1152) decreta la costruzione delle chiese di San Donato (l'unica ancora esistente), San Pietro, San Zaccaria, San Gregorio. Partecipa alla prima crociata. Ed è iscritta nel catalogo dei Baroni con i suoi tredici nobili, con a capo il feudatario Ruggero Marescalco, per partecipare alla III crociata, quella di Guglielmo il Buono(1188-1198). A Roberto di Ripacandida Federico II incarica di custodire alcuni prigionieri lombardi, la zona sarà chiamata in seguito Massa Lombarda (l'odierna Ginestra). Cambia numerosi feudatari, Caracciolo, Grimaldi (signori di Monaco), Boccapianola, Tironi, l'ultimo padrone è il duca Mazzacara (1806). Una prima colonia di profughi albanesi nel 1482 viene ospitata in una zona periferica chiamata Cantone e successivamente trasferita a Massa Lombarda. Il 5 ottobre 1571 partecipa alla vittoriosa battaglia di Lepanto con un folto numero di cittadini fra i quali Gian Lorenzo Lioy, era questo il periodo in cui il feudo apparteneva ai Grimaldi Principi di Monaco Marchesi di Campagna e Signori di Ripacandida dal 1532 al 1641[16]. Tra cinquecento e settecento è sede di uno studio di Teologia. Nell'aprile del 1861, si schierò con i briganti capeggiati da Carmine Crocco, in quell'occasione ci fu la prima vittima: il capitano della guardia nazionale Michele Anastasia. Ebbe anche feroci briganti Turtora, Di Biase, Larotonda. Alla fine dell'Ottocento inizia il fenomeno dell'emigrazione: si abbandona la terra in cerca di un futuro più dignitoso. Negli USA, precisamente nello Stato dell'Illinois, vi è una cittadina di nome Blue Island costituita da immigrati ripacandidesi. Nel ricordo delle loro tradizioni, festeggiano San Donato vescovo di Arezzo.
Lo stemma rappresenta sette cime verdi allineati, rappresentanti il Monte Vulture, sovrastate da un leone color oro, certamente simbolo di forza, sovrastato dalla corona ducale. Lo scudo, color oro, è accartocciato.
«D'azzurro, al leone d'oro, lampassato di rosso, cimato dalla corona ducale, d'oro, e sostenuto dalla catena montuosa del Vulture, di sette cime, di verde, poco elevate e poste 4-3, il tutto movente dalla punta e dai fianchi dello scudo accartocciato. Ornamenti esteriori da Comune.[17]» |
Lo stemma del comune di Ripacandida era stato approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 26 del 27 settembre 2010.[17]
In a seguito al ritrovamento in archivi privati e in quelli del Regno delle Due Sicilie a Napoli, di timbri ufficiali dell'antica "Università di Ripacandida" utilizzati a partire dal 1609, l'amministrazione comunale — con decisione dell'11 novembre 2021 — ha avviato presso l'Ufficio Araldico della Presidenza del Consiglio dei Ministri un nuovo iter per la concessione di uno stemma d'azzurro, al leone d'oro, lampassato di rosso, che comprende anche il gonfalone ed la bandiera municipale, e richiedendo con l'occasione la concessione del titolo di Città.[18]
«Drappo d'azzurro, leggermente appuntato, riccamente ornato di ricami d'argento, caricato dello stemma Comunale, recante in capo la iscrizione centrata in argento della denominazione del Comune. Le parti di metallo e i cordoni saranno argentati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto del colore del drappo con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali, frangiati d'argento[17].» |
Il gonfalone del comune di Ripacandida era stato concesso per deliberazione del Consiglio Comunale n. 26 del 27 settembre 2010[17].
La bandiera è un drappo di giallo con la bordatura di azzurro, caricato al centro dello stemma del comune.
Il centro storico presenta palazzi baronali datati 1700 e 1800, oltre alla vetusta Casa Lioy, un palazzotto edificato intorno all'anno 1089 (come attestato da un'iscrizione interna all'androne), su manufatti di epoca sicuramente precedente, probabilmente anche tardo-romani, ed arricchita ed ampliata in età barocca e successive. Importante è anche l'antica dimora gentilizia di Palazzo Baffari-Rossi, già convento delle Carmelitane durante il Settecento, che il 31 luglio 2011 è stata restituita alla sua originaria funzione di sede municipale. Il piano inferiore del Palazzo dal 18 settembre 2011 ospita la Galleria Civica d'Arte di Ripacandida, con opere, tra le altre, di Ugo Attardi, Ennio Calabria, Renzo Vespignani, Alberto Ziveri, Franco Mulas, Domenico Rambelli e Vittorio Basaglia[19][20].
All'ingresso da nord-est dell'abitato vi è l'antico santuario di San Donato da Ripacandida, protettore della cittadina, con i suoi affreschi del 1500 e la sua storia millenaria.
Il santuario, uno dei più famosi della Basilicata è gemellato con la basilica di San Francesco in Assisi ed ha ricevuto in dono una reliquia del corpo del santo patrono d'Italia.[senza fonte] A dicembre 2010 il santuario ottiene dall'UNESCO il riconoscimento di Monumento messaggero di cultura di pace[21][link e archivio sono fuori uso, e comunque sia per un riconoscimento UNESCO occorre una fonte terza e autorevole].
I motivi figurati che riportano al pensiero di Pitagora, li troviamo tra le produzioni più particolari di una bottega di ceramisti del V secolo a.C. a Ripacandida. Dallo studio delle necropoli, VII-V secolo a.C. sappiamo che l'insediamento appartiene ad un centro di cultura nord-lucana. È situato in prossimità di una fiumara affluente dell'Ofanto e si sviluppa sulla sommità e sui terrazzi lungo le pendici della collina. Nel centro si impiantarono botteghe ceramiche specializzate nella produzione di vasi a decorazione subgeometrica, o con motivi decorativi complessi, tra cui compare la figura umana.
Su una brocca, rinvenuta in una sepoltura femminile del V secolo a.C., è rappresentata una sfera che racchiude un fulmine e sulla quale vi è una figura umana stilizzata in lutto attorniata da sette stelle, ora al Museo archeologico nazionale del Melfese. Tale scena si riconduce alle dottrine filosofiche di Pitagora, che nello stesso periodo aveva impiantato una scuola a Metaponto e che annoverava tra i suoi discepoli alcune figure aristocratiche dei territori interni della Basilicata antica. Dall'osservazione attenta di due linee curve speculari disegnate sul reperto, un recente studio scientifico (G. Pastore, 2010) ha rivelato che rappresentano la traiettoria della caduta disastrosa di un grande meteorite nella Grecia orientale, avvenuta nello stesso periodo di datazione della brocchetta e ricordata da Aristotele e da Plinio il Vecchio. Da cui le conclusioni: la visione sferica dell'universo da parte dei pitagorici; la prova della caduta di un grande meteorite; la traiettoria iperbolica dello stesso; la provenienza del meteorite dallo spazio siderale in antitesi con le posteriori dottrine astronomiche di Aristotele e Newton[22]. Altri studi, per contro, evidenziano come le due linee curve non siano altro che un elemento decorativo o una firma di quella che doveva essere una fiorente bottega locale, come avviene su numerosi altri pezzi.
L'abitato antico di Ripacandida si organizza per nuclei sparsi di abitato alternati a spazi vuoti e a sepolture. Da segnalare, sempre in una sepoltura femminile, dei fermatrecce molto elaborati, formati da un doppio filo avvolto in più spire e rinvenuti solo in alcuni corredi della Basilicata interna. Resti di un acquedotto romano sono visibili nei pressi della fiumara.
Denominato Bosco Grande, forse perché in origine era uno dei più grandi della regione[senza fonte], è uno dei residui degli immensi boschi che coprivano la Lucania (per i latini lucus =bosco), ormai molto ridotto in seguito ai tagli incontrollati. Composto da alberi ad alto fusto come querce, cerri, ecc. Per secoli ha dato lavoro, nutrito e riscaldato durante gli inverni la popolazione di Ripacandida e paesi limitrofi. I contadini andavano al bosco per tagliare e poi vendere quella che veniva chiamata una salma di legna. Caricata sui muli, veniva portata a vendere anche nei paesi vicini. Rifugio di mandrie e di allevatori, durante la cosiddetta "transumanza", che utilizzavano il bosco come luogo di sosta per i loro lunghi spostamenti. Dotato anche di una costruzione chiamata "casone" e di "pile", cioè di abbeveratoi per gli animali. Durante il brigantaggio, fu rifugio per i briganti, che utilizzarono le numerose grotte per sfuggire alla cattura.
Simbolo del bosco è il cosiddetto "Casone" una grande costruzione dove ci si poteva riparare e le "Pile", cioè gli abbeveratoi. Il bosco è diviso nei comuni di Filiano, Forenza, Atella e Maschito ma il Casone e le uniche due pile sono nel comune di Ripacandida.
«Questo è un paese del Vulture, un paese come tanti altri!» |
(Le parole dello spot sull'immagine di Ripacandida[23]) |
La pineta è stata impiantata alla fine degli anni cinquanta alla base e sui pendii della collina, sulla quale sorge Ripacandida. Data alle fiamme ripetutamente nel corso degli anni, resiste sul versante sud-ovest dove è cresciuta rigogliosa. Dal 2006, cioè da quando le Fonti del Vulture sono state acquistate dalla The Coca-Cola Company, compare nello spot dell'acqua Lilia.
Abitanti censiti[24]
Ripacandida è il 51º comune per popolazione della Basilicata[25], ed è all'82º posto per la densità di popolazione[26].
Il caratteristico pane dalla forma intrecciata è chiamato "Ruciulatieggh". Non si conosce l'origine di questo tipo di pane. Preparato dalle massaie, veniva poi cotto nei forni delle case; ogni casa aveva il proprio forno. "I rucuilatieggh" erano preparati con un impasto di farina, olio, acqua, semi di finocchio, uova, sale e lievito e poi lucidati con il tuorlo dell'uovo. La tradizione continua nei panifici che lo preparano il martedì e il venerdì. Un pane simile si prepara anche nei paesi dell'Irpinia orientale (in particolare quelli ai confini con la Basilicata, ad es. Aquilonia); chiamato "tòrtënë", ricorda la corona di spine sulla testa a Gesù.
Esiste, inoltre, un altro tipo di treccia preparato soltanto a Ripacandida, il pane di Pasqua, chiamato sempre in forma dialettale "Scarceggh". Consiste in un impasto di treccia fatto a forma di cono, dove alla sommità viene posto un uovo metà dentro e metà fuori, non cotto, che cuocerà assieme all'impasto nel forno, chiuso da una croce sempre dello stesso impasto. Esiste un'altra variante ancora, quella di aggiungere un "manico", sempre dello stesso impasto, come se fosse una borsa.
Le produzioni più notevoli sono quelle l'aglianico del Vulture, l'olio extravergine d'oliva e il miele: il comune, infatti è città del miele dal 2003[27], città del vino dal 2003[27] e città dell'olio dal 2005[27][28].
Sindaco in carica è Giuseppe Sarcuno, eletto l'11 giugno 2018 con 302 voti, pari al 29,06%[29].
Il comune ha sede nell'ex Monastero delle Carmelitane Scalze, in via Giambattista Rossi, 3.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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15 aprile 2008 | 27 maggio 2013 | Giuseppe Annunziata | Lista civica per Ripacandida | Sindaco | |
28 maggio 2013 | 25 novembre 2015 | Vito Antonio Remollino | Lista civica Rinnoviamo Ripacandida (PD-SEL) | Sindaco | |
25 novembre 2015 | 5 giugno 2016 | Gerardo Quaranta | Commissario prefettizio | ||
6 giugno 2016 | 2 ottobre 2017 | Antonio Pace | Lista civica Rinnovare e progresso (PD-PSI) | Sindaco | [30] |
2 ottobre 2017 | 11 giugno 2018 | Francesco Scigliuzzo | Commissario prefettizio | [31] | |
11 giugno 2018 | in carica | Giuseppe Sarcùno | Movimento 5 Stelle | Sindaco | [1] |
«Questo è un paese del Vulture, un paese come tutti gli altri!» |
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