Feudo autonomo[13][14] gonzaghesco dal 1444 al 1602,[15][16] qui alla metà del Quattrocento Alessandro Gonzaga diede origine al Marchesato di Castel Goffredo. Nel 1511 il marchese Aloisio Gonzaga[17] diede inizio al ramo cadetto dei "Gonzaga di Castel Goffredo", linea che si estinse nel 1593[18] ed elesse la fortezza di Castel Goffredo, caratterizzata da un tipico impianto urbano rinascimentale,[12][19] a capitale[20] del suo piccolo Stato, comprendente anche Castiglione e Solferino.[21]
È noto come la "città della calza"[22][23][24] per la presenza di numerose industrie di calzetteria maschile e soprattutto femminile.[25] È sede del distretto industriale tessile numero 6,[26] composto da 15 comuni mantovani, bresciani e cremonesi.[N 4]
Geografia fisica
Lo stesso argomento in dettaglio: Geografia dell'Alto MantovanoeGeografia della Lombardia.
Territorio
Lo stesso argomento in dettaglio: Alto Mantovano.
Il territorio di Castel Goffredo, esteso per 42,24[27] km², appartiene alla zona subcollinare posta ai piedi delle alture che delimitano il lago di Garda verso la Pianura Padana.
L'altitudine ufficiale di Castel Goffredo, corrispondente al punto sul quale sorge il Palazzo Municipale, è di 53 metri sul livello del mare.[27]
Caratteristica della zona è la presenza di fontanili[30] (dei quali è stata redatta una cartografia nel XVIII secolo)[31] e di risorse idriche sotterranee, probabilmente alimentate anche per effetto dell'infiltrazione delle acque del Garda attraverso i rilievi morenici.[32]
Numerosi sono i corsi d'acqua e torrenti, alcuni di rilevante valore naturalistico-ambientale, che percorrono il territorio comunale.[33][34]
Interessante per il microambiente naturale è la zona che si trova nelle frazioni Profondi e Perosso, a nord del capoluogo, dove la ricca vegetazione permette la vita di gamberi di fiume e la sopravvivenza di numerosi uccelli acquatici.[30]
La gestione delle acque superficiali è affidata al Consorzio di Bonifica Alta e Media Pianura Mantovana.[35]
Geologia e morfologia
Il territorio della provincia di Mantova ha avuto origine dalle vicende intervenute durante l'era quaternaria.[36] L'assetto geologico della zona è caratterizzato dalla "media pianura idromorfa" e dalla "bassa pianura sabbiosa", presenti nella provincia nella stretta fascia del nucleo urbano di Castel Goffredo. Nella "media pianura idromorfa" i sedimenti diventano prevalentemente sabbiosi, talvolta con lenti di ghiaie, e si verifica l'emergenza dei fontanili, mentre il territorio della "bassa pianura sabbiosa" è solcato in senso nord-sud da un fitto reticolo di incisioni, talora occupate da piccoli corsi d'acqua o canali, formatisi per organizzazione delle acque sparse dei fontanili.[37]
Clima
Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di MantovaeStazione meteorologica di Ghedi.
Il clima di Castel Goffredo è quello tipico dell'alta Pianura Padana di tipo temperato sub‐continentale: gli inverni sono moderatamente rigidi, poco piovosi e con giornate di nebbia; le estati sono calde e afose con precipitazioni a carattere temporalesco; le primavere e gli autunni sono generalmente piovosi.
Sull'origine del toponimo Castel Goffredo ci sono diverse ipotesi.[41] È composto di castrum, "fortificazione", e di un imprecisato "Goffredo"[10] (dal germanico Gottfried che significa "in pace con Dio"), del quale molti studiosi hanno cercato di trovare il significato preciso.[42]
L'esatta grafia del nome è Castel Goffredo,[43] anche se anticamente e attualmente viene spesso scritto Castelgoffredo o CastelGoffredo.[44]
Storia
Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Castel Goffredo,Cronologia di Castel GoffredoeStoria dell'Alto Mantovano.
Età antica
Il territorio di Castel Goffredo è stato abitato sin dall'età del bronzo.[45][46] La zona è stata quindi interessata sia dalla colonizzazione etrusca, come testimoniato dal ritrovamento di alcuni utensili di uso quotidiano quali tazze e brocche per l'acqua,[47] sia dalla civiltà romana a partire dal I secolo d.C., col ritrovamento di alcune are votive e di una lapide sepolcrale.[48] Quest'area venne interessata dalla centuriazione di Mantova[49][50] e sulla romanizzazione del centro storico[51][52] alcuni studiosi suppongono che questo fosse diviso in dodici isolati e caratterizzato da cardini e decumani[53] e che all'intersezione del "cardo massimo" e "decumano massimo" fosse posto il forum, oggi rappresentato da piazza Mazzini.[54]
Alcuni storici ritengono che qui nacque Virgilio,[55] poeta latino vissuto nel I secolo a.C., scrittore delle Bucoliche, delle Georgiche e dell'Eneide.
Età medievale
È dell'8 luglio 1107 la prima citazione di Castellum Vifredi[10][56] come agglomerato urbano. Tra l'800 e il 1115 Castel Goffredo appartenne alla contea di Brescia[57][58] e ai conti Longhi[59][60] fino al 1190.
In seguito la città si diede lo statuto di libero comune e quando Brescia non fu in grado di offrire la sua difesa, nel 1337 preferì porsi sotto la protezione di Mantova e dei Gonzaga.[61]
Dopo alterne dominazioni dei Visconti (1337),[62] dei Gonzaga (dal 1337 al 1348),[62] di nuovo dei Visconti (dal 1348 al 1404),[63] dei Malatesta (dal 1404 al 1426), della Repubblica di Venezia (dal 1426 al 1431 e nuovamente dal 1439 al 1441)[64] e infine dei Gonzaga (a partire dal 1441),[64] nel 1466 con Alessandro Gonzaga[65] il borgo divenne un feudo imperiale[66] autonomo e vide nascere il Marchesato di Castel Goffredo. Durante il suo mandato venne ampliato il borgo, eretta la seconda cinta muraria di difesa[67] dotata di rivellino ed emanati gli Statuti Alessandrini, che portavano il suo nome e che restarono in vigore fino al 1796.[41] Castel Goffredo divenne una delle storiche capitali gonzaghesche,[20][68] antesignana di altre piccole capitali da Castiglione a Sabbioneta, grazie al suo impianto urbanistico del 1480, dotato di una rigorosa maglia ortogonale.[69] La città rimase quindi sotto i Gonzaga fino al 1707.[64]
Età moderna
Lo stesso argomento in dettaglio: Gonzaga di Castel Goffredo,Marchesato di Castel GoffredoeFortezza di Castel Goffredo.
Con il marchese Aloisio Gonzaga[70] nel 1511 ebbe inizio il ramo cadetto dei "Gonzaga di Castel Goffredo" e Castel Goffredo divenne capitale del piccolo Stato. Nel suo palazzo di residenza (palazzo Gonzaga-Acerbi) egli creò una corte sfarzosa, frequentata da poeti (Matteo Bandello,[71][72] Lucrezia Gonzaga[71] e Pietro Aretino[73]), artisti, diplomatici (Cesare Fregoso)[71] e ambasciatori (Antonio Rincon).[74] Nel 1516 transitò per Castel Goffredo l'imperatore Massimiliano I d'Asburgo mentre inseguiva le truppe francesi,[75] e un altro imperatore, Carlo V, fu ospite di Aloisio Gonzaga il 28 giugno 1543 e ottenne le chiavi della fortezza.[76][77][78] Il marchese incaricò forse la scuola di Giulio Romano di affrescare la sua domus: rimangono nella loggia del palazzo testimonianze pittoriche importanti di quel periodo.[79][80][81][82] Aloisio Gonzaga morì il 19 luglio 1549 e la sua fu una successione travagliata.
Gli succedette inizialmente il primogenito Alfonso Gonzaga[84] che governò la città dal 1549 al 1592, anno in cui morì assassinato, per motivi ereditari, alla Corte Gambaredolo per mano dei sicari del nipote Rodolfo Gonzaga[85] di Castiglione, fratello di san Luigi.[86] Rodolfo prese possesso della fortezza e governò Castel Goffredo con terrore.[87] Il popolo castellano non accettò i soprusi e organizzò una congiura che portò all'assassinio del marchese il 3 gennaio 1593, mentre si recava alle funzioni religiose nella chiesa prepositurale di Sant'Erasmo.[88][89] Con la sua morte senza figli maschi si concludeva anche la storia della località come feudo autonomo gonzaghesco[90] e la breve signoria dei "Gonzaga di Castel Goffredo".[91]
Dopo una lunga disputa presso la corte imperiale di Rodolfo II tra il terzo marchese di Castiglione Francesco Gonzaga e il duca di Mantova Vincenzo I Gonzaga, nella quale intervenne nel 1602 come ambasciatore, senza risultato, Lorenzo da Brindisi,[92] la città venne definitivamente aggregata per decreto imperiale nel 1603 al Ducato di Mantova[90] e ne seguì le sorti sino al 1707 quando l'ultimo dei Gonzaga, il duca Ferdinando Carlo di Gonzaga-Nevers, fu destituito dall'imperatore Giuseppe I d'Asburgo e costretto all'esilio.[93]
La dominazione austriaca determinò l'occupazione della città e la requisizione dei magazzini di rifornimenti[93] e fra il 1705 e il 1706 soldati austriaci saccheggiarono Castel Goffredo, traendo in ostaggio anche alcuni abitanti.[94]
Nel 1796 Napoleone Bonaparte spinse gli austriaci oltre il Mincio e nel 1797 l'Austria cedette la Lombardia ai francesi.[95] Il 13 maggio di quell'anno Castel Goffredo fu occupata dalle truppe francesi.[96]
Età contemporanea
Si susseguirono i governi austriaci nel 1799, francesi dal 1801 al 1814 e di nuovo austriaci sino al 1866.[97]
Negli anni del 1848 Castel Goffredo fu il centro cospirativo antiaustriaco dell'Alto Mantovano e contò la presenza di numerosi patrioti,[98][N 6] capeggiati dal castellano Giovanni Acerbi, che diventerà in seguito intendente dei Mille di Garibaldi.[99] La congiura venne scoperta e portò come conseguenza la tragica pagina dei Martiri di Belfiore.[100]
Nel 1859, dopo la battaglia di Solferino e San Martino che coinvolse anche il territorio di Castel Goffredo essendo qui schierato il 3º corpo d'armata del generale Canrobert,[101] la città venne aggregata al Regno di Sardegna e nel 1861 entrò a far parte del Regno d'Italia, sotto la giurisdizione della provincia di Brescia. Nel 1871 venne fondata la Società Operaia di Mutuo Soccorso che nel 1900 contò trecento iscritti.[102]
Il 1925 segnò la svolta economica e industriale di Castel Goffredo: aprì infatti il primo calzificio, il NO.E.MI., destinato a scrivere la storia dell'industrializzazione dell'area.[103]
Il 19 settembre 1926 Castel Goffredo fu sconvolta dall'assassinio da parte dei fascisti del maestro cattolico Anselmo Cessi.[104]
Dopo la seconda guerra mondiale Castel Goffredo ha avuto un grande sviluppo economico,[105] divenendo un centro industriale di primaria importanza per l'industria tessile, grazie alla consistente produzione di calze da donna, collant e filati.[105]
Ha acquisito il titolo di città nel 2002.[106][107]
Lo stemma municipale di Castel Goffredo rappresenta un castello a merlatura ghibellina, formato da tre torri coperte in muratura. È evidente il riferimento al castello della città e ai suoi baluardi difensivi denominati torrioni. La prima raffigurazione dello stemma è visibile in due documenti del 1738 e del 1779 conservati nell'archivio storico del comune.[108]
Blasonatura stemma
«D'argento, al castello di rosso, mattonato di nero, merlato alla ghibellina di cinque, munito di tre torri coperte, la torre centrale più alta e più larga, esso castello fondato in punta, chiuso di nero, finestrato di cinque dello stesso, tre finestre quadrangolari nelle torri, due tonde nel corpo del castello. Ornamenti esteriori da Città.[109]»
L'attuale stemma del comune di Castel Goffredo è stato concesso con D.P.R. 12 settembre 2003.[110][N 7][107][111]
Da giugno 2017 l'Amministrazione comunale ha aderito a Wiki Loves Monuments.[113]
Architetture religiose in città
Chiesa prepositurale di Sant'Erasmo
In stile rinascimentale, è la chiesa parrocchiale di Castel Goffredo e in essa vengono officiate le principali funzioni religiose della città. Collocata in piazza Mazzini e sistemata in modo asimmetrico rispetto all'asse della piazza,[114] fu edificata nella seconda metà del Quattrocento,[115] ampliata nel 1516[115] e poi ricostruita tra il 1588 e il 1590 da Bernardino Facciotto, architetto del duca di Mantova Guglielmo Gonzaga, per volontà del marchese Alfonso Gonzaga, signore di Castel Goffredo.[116] Ha una facciata su due ordini con paraste e timpano. L'interno è a croce latina suddiviso in tre navate da colonne di marmo botticino.[117]
Chiesa di Santa Maria del Consorzio
Ignota l'epoca di costruzione,[118] venne eretta entro la prima cinta muraria dell'antico borgo di Castelvecchio e si apriva sull'attuale piazza Gonzaga. Nel XIII secolo appartenne alla Congregazione di Santa Maria di Castel Goffredo per mutuo soccorso, che la chiamò inizialmente chiesa di Santa Maria. Venne ricostruita totalmente nel 1434 in stile tardo gotico. Abbattuta nel 1986 per fare posto a un edificio di civile abitazione, dell'antica chiesa si conserva solo l'abside poligonale con volta a ombrello, alcune epigrafi aloysiane e il portale in marmo bianco (1532) posti sul fianco della chiesa prepositurale di Sant'Erasmo,[119] alcuni affreschi del Cinquecento e il campanile quattrocentesco,[120] con bifore e monofore.
Chiesa dei Disciplini
In stile rinascimentale, fu terminata nel 1587[121] a navata unica per conto della "Confraternita dei Disciplini". Possiede un campanile seicentesco[121] e all'interno sono presenti resti di affreschi della fine del XVI secolo sulla vita di san Giovanni Battista e il pregevole altare maggiore in marmi policromi del 1772,[122] opera degli artisti rezzatesi Angelo e Giambattista Lepreni. Sconsacrata dal 1960, attualmente è sede di importanti mostre ed eventi culturali. Si trova in via Disciplini.
Chiesa di San Giuseppe
Chiesa in stile barocco situata in via Andrea Botturi, nei pressi della chiesa prepositurale di Sant'Erasmo, era nel Cinquecento un edificio adibito a scuderie e artiglierie[123] dei Gonzaga.[124] Con decreto del 1728 del principe Filippo d'Assia,[31] governatore di Mantova, fu ceduto alla "Compagnia del Santissimo Sacramento" che, nel 1729, lo trasformò in luogo di culto,[124] funzione che continua a ricoprire.
Cimitero
L'attuale cimitero fu costruito dal comune nel 1817, utilizzando nella cinta materiale proveniente dal disfacimento delle mura del paese.[125] Nello stesso anno venne soppresso il cimitero della frazione Bocchere, concentrandolo in quello di Castel Goffredo.
Architetture religiose fuori città
Oratorio di San Michele Arcangelo
Situato alla periferia sud della città in via per Casaloldo nella frazione Zecchini, fu edificato nel 1719 in stile neoclassico. All'interno è presente un altare in legno finemente lavorato, opera del 1721 di Giovanni Battista Barilli.[126]
Oratorio di Sant'Anna
Edificato nel 1727 in stile neoclassico in frazione Sant'Anna. Al suo interno è presente una pala d'altare del pittore mantovano Giuseppe Bazzani, L'educazione della Vergine, del 1750 circa.
Oratorio di San Vito
L'oratorio campestre del XVI secolo è appartenuto, sino alla metà del XVI secolo, alla parrocchia di Castel Goffredo per poi passare a quella di Casaloldo.
Convento dell'Annunciata
Il convento, appartenuto anticamente al territorio di Castel Goffredo,[127] sorge nel comune di Medole. Ebbe origine da una donazione fatta da Guglielmo Luchino (o Venturella Lucchini) di Castel Goffredo di un oratorio privato con casa e orto contigui (esistenti già nel 1445[128]), assegnata agli Eremitani di Sant'Agostino con breve di papa Callisto III del 1455.[129] Il complesso, in stile gotico, è costituito da tre fabbricati disposti attorno al giardino, comprendenti quattro sale a volto, il chiostro, un rustico e la piccola chiesa.[130]
Chiese e oratori campestri
Lo stesso argomento in dettaglio: Chiese e oratori campestri di Castel Goffredo.
La zona circostante Castel Goffredo, corrispondente alla rispettive frazioni, è stata interessata dalla costruzione di oratori campestri e chiesette sparse nella campagna fin dal XVI secolo.[131][132]
Edicole sacre
Lo stesso argomento in dettaglio: Edicole sacre di Castel Goffredo.
Numerose sono anche le edicole sacre sparse sul territorio comunale che costituiscono un vero e proprio luogo di culto, vantano antiche tradizioni e sono il segno di una religiosità assai diffusa.[133]
Architetture civili in città
Palazzo Gonzaga-Acerbi
Residenza castellata risalente al 1350,[134] occupa l'intero fronte settentrionale di piazza Mazzini.[135][136] Era in origine composto da due distinti edifici, il Palazzo del Vicario e l'edificio comprendente il Torrazzo, che vennero presumibilmente uniti agli inizi del Cinquecento dai marchesi di Castel Goffredo. In stile neoclassico, subì diverse modifiche, la più importante nel Settecento. È stata la residenza di tutti i signori che si sono succeduti a Castel Goffredo, iniziando dai Gonzaga di Mantova. La loggia[137] del palazzo è decorata a grottesche,[138] attribuite a Giulio Romano[72] e ai suoi allievi.[139][140]
Palazzo Municipale e Loggia della Magnifica Comunità
La "Casa del Comune" è un edificio risalente al 1330 e rimaneggiato nel 1490.[31] In stile neoclassico,[141] presenta la facciata divisa in due parti: al piano terreno la "Loggia delle grida" dove si riuniva la vicinia e sopra la sala consiliare dal soffitto affrescato che nell'Ottocento ospitava il teatro comunale[142] e attualmente espone la raccolta comunale d'arte con opere riguardanti Castel Goffredo del Novecento.[143] Occupa il lato ovest di piazza Mazzini.
Palazzo Riva (in città)
Edificato agli inizi nel Cinquecento e situato tra piazza Mazzini e via Roma, era la residenza cittadina della nobile famiglia Riva. Composto da due edifici, si conservano ancora al piano terreno il portale in marmo, un loggiato con colonne in marmo e al primo piano un salone impreziosito da affreschi e stucchi.[144] Qui nel maggio del 1848 venne accolto Vittorio Emanuele II, futuro re d'Italia, ospite di Bartolomeo Riva.[145]
Palazzo della Prevostura
Edificio risalente al XV secolo, sede dei prevosti titolari della parrocchia di Castel Goffredo in via Botturi. Ospita nelle sue sale il museo MAST Castel Goffredo.[146]
Palazzo Negri
Edificio dall'antica struttura in via Botturi, ospita la canonica di Castel Goffredo.[146]
Monte di Pietà
L'edificio è situato nel vicolo Monte Scuole (ex vicolo del Monte) dal 1877,[31] anno in cui fu trasferita dal comune la sede del vecchio Monte di Pietà, dal 1798 posta nella chiesa di Santa Maria del Consorzio.[147] Il fabbricato fu poi adibito a uso scolastico.
Ospedale Vecchio
Edificato agli inizi del Cinquecento,[31] era la sede della Congregazione di Santa Maria di Castel Goffredo per mutuo soccorso che, nel 1784, istituì un piccolo ospedale.[148] Attualmente è un edificio di civile abitazione, posto all'angolo tra via Mantova e piazzale Marconi.[31]
Teatro comunale e casa del Fascio
Progettati alla fine degli anni trenta, sono un esempio di edificio dell'architettura razionalista italiana.[149] Sorgono in piazza Giacomo Matteotti.
Casa del Pretore
Collocata all'angolo tra via Botturi e via IV Novembre, è un edificio risalente al Cinquecento.[150] Fu in seguito trasformata in asilo infantile (1630) e poi in casa del commissario distrettuale quando Castel Goffredo divenne capoluogo di Distretto VI.[31]
Architetture civili fuori città
Palazzo Riva (in campagna)
Edificio a sud della città in stile neogotico risalente al 1840, ora in disuso, era la residenza estiva e azienda agricola della nobile famiglia Riva di Castel Goffredo.[151] Intorno al 1840 in alcuni locali del palazzo, Bartolomeo Riva iniziò la coltura del baco da seta su scala industriale, sul modello francese della bigattaia di Camille Beauvais.[45] È sito in via Molino Nuovo ed è attualmente in disuso.
Villa Beffa
In stile rinascimentale della seconda metà del XVI secolo,[152] è sita in via Beffa a 2km dal centro ed è appartenuta alla famiglia Beffa, residente a Castel Goffredo dal 1337.[152]
Corte Gambaredolo
Tipica corte rinascimentale costruita alla periferia est della città in via Ceresara agli inizi del Cinquecento per volontà del marchese Aloisio Gonzaga, era la residenza di villeggiatura dei signori "Gonzaga di Castel Goffredo".[153] Qui, nel 1592 fu assassinato Alfonso Gonzaga, marchese di Castel Goffredo.[154] Vi risiedette anche Caterina Gonzaga, figlia di Alfonso, che nel 1615 fece erigere l'Oratorio di San Carlo.[15] Attualmente si trova in parziale disuso.
Corte Palazzina
Palazzetto cinquecentesco[155] sito in via Perosso alla periferia nord della città presso il quale Giuseppe Acerbi verso il 1820 impiantò a scopi scientifici circa 1 500 tipi di vite diversi.[156]
Villa Maddalena
Edificata tra il 1925 e il 1927 in stile Liberty,[142] sorge a breve distanza da Villa Beffa.
Corti coloniche
Nella campagna attorno a Castel Goffredo sono presenti numerose corti coloniche ben conservate, alcune delle quali di buon valore architettonico, risalenti al Cinquecento e al Settecento, comprendenti la casa padronale, l'aia centrale, la torre colombaia e le stalle.[155]
Architetture militari
Fortezza di Castel Goffredo
Dell'antica fortezza di Castel Goffredo,[157] documentata da una pergamena[N 8] come esistente già nel 1337,[158] ampliata dai marchesi Gonzaga e smantellata nell'Ottocento, si conserva ancora un tratto importante di cinta fortificata con redondone in pietra, corrispondente al perimetro nord del palazzo Gonzaga-Acerbi in via Monte Grappa. Delle mura facevano parte anche il torrione di Sant'Antonio, l'unico giunto ai giorni nostri e visitabile nel parco La Fontanella,[159] il torrione dei Disciplini, del quale è ancora visibile il basamento sul quale insiste una casa di civile abitazione, a fianco della quale scorre il torrente Fuga[160] e la porta Picaloca, l'unica rimasta (ricostruita) delle quattro porte medievali di ingresso alla città fortezza.[161]
Torre civica
Di origine medievale, appartenne alla prima cinta muraria di Castel Goffredo, con i suoi 27 metri[162] svetta su piazza Mazzini ed è popolarmente considerata il simbolo di Castel Goffredo. La sua fondazione risale al XIII secolo[163][164] e dal 1438 vi è alloggiato l'orologio pubblico.[165]
Torrazzo
Di costruzione medievale[166] con coronamento a sbalzo sostenuto da mensoloni,[167] fu innalzato probabilmente nella seconda metà del XIV secolo[167] a uso abitazione del vicario rappresentante dei Gonzaga di Mantova.[166] Chiude palazzo Gonzaga-Acerbi sul fianco destro in piazza Mazzini.
Castello
Di origini medievali, il castello di Castel Goffredo sorgeva presumibilmente nella zona occupata, dalla metà del XIII secolo, dalla chiesa di Santa Maria (o chiesa in Castello), abbattuta nel 1986. In questo anno, durante gli scavi per la realizzazione di un edificio di civile abitazione, vennero alla luce i resti di un edificio fortificato medievale che farebbero supporre all'esistenza del castello, sulle rovine del quale sorse la predetta chiesa.[168] Anche il poeta Matteo Bandello citò un «castello altiero»,[169] e probabilmente si riferiva alla residenza del marchese Aloisio Gonzaga con rocca al suo interno e alle fortificazioni erette nel 1520 a difesa del borgo.
Altro
Vie e piazze
Lo stesso argomento in dettaglio: Centro storico di Castel Goffredo.
Piazza Mazzini
Risultato di un progetto rinascimentale[164] e coincidente con l'antico foro romano,[164] è il cuore della città, sulla quale si affacciano il palazzo Gonzaga-Acerbi, la chiesa prepositurale di Sant'Erasmo, il Palazzo Municipale e i caratteristici portici quattrocenteschi con i negozi dei commercianti. Da sempre centro politico della città, in essa si svolgono le principali manifestazioni folcloristiche, religiose e storiche. Nel corso dei secoli ha subito diversi cambi di denominazione: piazza del Ponte dell'Olmo (Platea Pontis Ulmi), albero situato all'estremità della piazza e sotto la cui ombra, nel Medioevo, veniva amministrata la giustizia,[170] poi piazza d'Armi, piazza Umberto I e quindi piazza Giuseppe Mazzini.[171]
Piazza Gonzaga
Con piazza Castelvecchio è la più antica della città. Si apre sul fianco destro del Palazzo Municipale ed è chiusa a sud dalla torre civica. La piazza faceva parte del primo nucleo abitato, Castelvecchio, e su di essa si sono affacciati, nel corso dei secoli, il castello di Castel Goffredo e la chiesa di Santa Maria del Consorzio, oggi scomparsi.[172]
Portici di piazza Mazzini
Di origine quattrocentesca e selciati nel 1838 con lastre arenarie di Sarnico,[173] chiudono piazza Mazzini sul lato sud e sono caratterizzati dalla presenza di diverse attività commerciali.[142] All'interno del centro storico e sino agli inizi dell'Ottocento era presente un altro ordine di portici, che percorreva l'antica contrada del Ponte dell'Olmo (ora via Botturi) partendo da contrada Colonna (attuale via Acerbi).[31]
Monumenti
Monumento ai Caduti
Gruppo scultoreo in marmo bianco posto nei giardini pubblici di piazzale della Vittoria. Fu realizzato nel 1925 dallo scultore Timo Bortolotti - artista che si esprimeva con forme che si ispiravano a un ritorno all'antico[142][174] e all'idea del classico[175][176] - e inaugurato il 10 maggio 1925 dal deputato mantovano Gino Maffei (1890-1938). La costruzione è posta al di sopra di tre gradini e costituita da una figura femminile[177][N 9] racchiusa tra due colonne di stile ionico sormontate da fregio e architrave spezzata su cui spicca la citazione latina Per aspera ad astra.[178] Alla base del monumento sono poste le lapidi a ricordo dei caduti delle due guerre.
Monumento a don Aldo Moratti
Scultura in bronzo del 1986, opera di Luciano Scalzotto, posta nella centrale via Mantova, raffigurante il sacerdote che conduce a mano una bicicletta e un ragazzo che tende la mano verso don Aldo.[179]
Effigie in bronzo su basamento in marmo del 2018, opera dello scultore mantovano Andrea Jori, posta nell'omonima via, raffigurante il maestro Anselmo Cessi, vittima del fascismo.[180]
Raffigura il busto in bronzo del patriota castellano, collocato su un basamento di marmo bianco all'interno dei giardini pubblici di piazzale Marconi.[172] Realizzato nel 1999 su disegno dello scultore-pittore Vindizio Nodari Pesenti.
Monumento alla Croce
Crocifissione in legno d'ulivo posta in prossimità del centro storico, in via Cesare Battisti. L'originale, in legno policromo del XV secolo, è collocato all'interno della chiesa prepositurale di Sant'Erasmo.[181] Il monumento è stato inaugurato l'8 dicembre 1940.[182]
Si tratta di un segnacolo funebre di epoca romana collocato su una colonna di marmo bianco,[183] posto nei giardini pubblici di piazzale della Vittoria, chiamato La Pigna per la sua forma. In origine la colonna si trovava al "quadrivio Colonna" tra via Garibaldi, via Botturi e via Acerbi[184] e sorreggeva il Leone di san Marco, simbolo della dominazione veneta su Castel Goffredo.[185] Rimase in questo luogo sino al 1827.
Bassorilievo in cotto del XV secolo,[142] opera di Elia della Marra, collocato nel passaggio tra via Roma e via don Aldo Moratti.
Cippo gromatico
Cippo gromatico in marmo utilizzato in epoca romana dai gromatici o mensores (geometri dell'epoca) come segno confinario nelle operazioni di suddivisione del territorio (centuriazioni), collocato nei giardini pubblici.[186]
Cippi confinari austriaci
In città e in alcune frazioni sono ancora presenti alcuni cippi confinari austriaci in marmo del 1756, indicanti il confine fra il mantovano e la Repubblica di Venezia.[187]
Siti archeologici
Il territorio comunale è stato oggetto di una ricerca sistematica da parte di alcuni gruppi archeologici, che ha portato alla localizzazione di alcuni siti archeologici in queste località: Casarole, Pellizzario, Ducata, Boschetta Alta, Corte Lanzina, Macina, Corte Codosso.[188]
Area archeologica Rassica
Insediamento della media età del bronzo, in località Rassica, a sud del centro abitato.[189]
Area archeologica Codosso
Insediamento di epoca romana, in località Codosso, a est del centro abitato.[190]
Aree naturali
Giardini pubblici
Risalenti agli inizi del Novecento, sono collocati quasi nel cuore del centro cittadino e occupano l'area antistante la seconda cerchia delle mura, ora demolite, corrispondenti a piazzale della Vittoria e piazzale Marconi. Ospitano al loro interno diversi monumenti commemorativi.[191]
Parco urbano don Aldo Moratti
Attiguo all'omonimo centro sportivo,[192] si estende per 25000 m² con possibilità di praticare beach volley, skate, pattinaggio, basket, jogging e ginnastica dolce.
Parco La Fontanella
Ex colonia estiva elioterapica inaugurata nel 1930,[193] ora trasformata in parco pubblico e sede di spettacoli all'aperto. È dotata di sala convegni per manifestazioni pubbliche e si trova in piazzale Martiri della Liberazione.
Tenuta Sant'Apollonio
Parco giardino situato alla periferia ovest di Castel Goffredo, a circa 3km dal centro, in via Casalpoglio. Sorto nel 1973 e gestito da una ONLUS locale, consta di un'area di 70000 m² comprendente aree fiorite, specie arboree della Pianura Padana e un grande giardino di piante officinali. Comprende anche un bosco con alberi di alto fusto e laghetti dove vivono aironi, germani, garzette e pesci.[194]
Alberi monumentali
Il censimento degli alberi monumentali effettuato dalla Provincia di Mantova nel 2005[195] ha riconosciuto la presenza nel territorio di Castel Goffredo di cinque piante: una magnolia in frazione Bocchere, un pioppo bianco in strada Pelizzario, un pioppo nero, un gelso bianco e un olmo campestre, tutti in frazione Casalpoglio. Inoltre quattro platani in frazione frazione Sant'Anna e una quercia di strada Zocca.[196]
Società
Evoluzione demografica
La popolazione storica del comune risultava essere: nel 1561 di 3385 abitanti, nel 1617 di 2458 abitanti, nel 1738 di 2658 abitanti, nel 1786 di 3028 abitanti e nel 1802 di 3392 abitanti.[197]
In un rapporto pubblicato nel 2010 viene rilevato che l'aumento della popolazione è dovuto soltanto ai flussi migratori, perché il saldo naturale è negativo.[198]
Nel 2016 era il quarto comune superiore a 5000 abitanti con il più alto tasso di natalità nella provincia (9,8%)[199] e il comune con l'età media più bassa nella provincia (40 anni, nel 2017).[199] Al 1º gennaio 2022 Castel Goffredo era l'8º comune più popoloso della provincia di Mantova.[200]
Castel Goffredo, come quasi tutti i comuni della provincia di Mantova, è un comune multietnico,[202] con una presenza significativa di cittadini stranieri (19,3%, fine 2020).[203] È il secondo comune, dopo Castiglione delle Stiviere, con la più alta percentuale di cittadini stranieri (18,7%, nel 2016) nella Provincia di Mantova.[204]
Al 31 dicembre 2020 risiedevano in totale 2 440 persone appartenenti alle seguenti principali nazioni di origine:[205]
Oltre alla lingua italiana, a Castel Goffredo non sono ufficialmente riconosciute altre lingue. Il dialetto locale è il dialetto alto mantovano, ma, essendo la località posta nell'alto mantovano al confine con la provincia di Brescia, si parla un dialetto fortemente contaminato dal vernacolo bresciano.[206]
Religione
Lo stesso argomento in dettaglio: Diocesi di MantovaeDisciplini del Mantovano.
Già nel XIII secolo a Castel Goffredo era presente una casa degli Umiliati,[207] congregazione religiosa dedita alla preghiera e alla lavorazione della lana. Risale al 1288 la presenza in città della Congregazione di Santa Maria di Castel Goffredo (o "Congregazione della Misericordia"), sul modello della Congregazione della Misericordia Maggiore di Bergamo,[208] movimento dedito alla preghiera e alla carità, che aveva la sua sede nella chiesa di Santa Maria del Consorzio.[209][210]
Lo stesso argomento in dettaglio: Comunità ebraica di Castel Goffredo.
È del 1468 il primo documento che attesta la presenza in città di una comunità ebraica.[211]
Non si conosce l'anno di costituzione della parrocchia di Castel Goffredo: un documento del secondo decennio del Cinquecento riferisce che il decano mantovano Guidone di Bagno si dice rettore della chiesa parrocchiale di Santa Maria di Castel Goffredo in Diocesi di Brescia.[212] Sino al 1785, anno in cui l'imperatore Giuseppe II ordinò l'aggregazione alla Diocesi di Mantova, la parrocchia appartenne alla diocesi bresciana.[213]
Nel 1543 in alcune località nello Stato gonzaghesco (Castel Goffredo, Gonzaga e Viadana) si manifestarono le prime teorie luterane, che misero preoccupazione nel cardinale Ercole Gonzaga, vescovo di Mantova.[214] Nel 1568, per volere del marchese Alfonso Gonzaga, si insediò a Castel Goffredo la famiglia Norsa di Mantova che istituì il banco dei pegni.[215] Fu creata anche la sinagoga, andata perduta, che era collocata nell'attuale vicolo Remoto.[216]
Sono presenti attualmente due parrocchie appartenenti alla diocesi di Mantova: la parrocchia di Sant'Erasmo nel centro storico e la parrocchia di San Lorenzo in frazione Casalpoglio,[217] che sino alla seconda metà del Settecento appartenevano alla diocesi di Brescia, per passare poi alla diocesi di Mantova,[218] vicariato San Carlo Borromeo.[219]
Del territorio castellano faceva parte anche la parrocchia autonoma di Santa Margherita in frazione Bocchere, che dal 1986 è stata estinta e accorpata alla parrocchia di San Martino Gusnago.[220] Il 1º gennaio 1725 il consiglio comunale di Castel Goffredo dichiarò san Luca patrono della città.[8]
La religione maggiormente praticata nel comune è, come per l'Italia, quella cattolica; gli stranieri invece sono in prevalenza induisti, sikh e musulmani.[221] In città esistono anche alcune famiglie di testimoni di Geova.
Tradizioni e folclore
Lo stesso argomento in dettaglio: Carnevale di Castel Goffredo.
Il falò della Vecchia (burièl) (6 gennaio): come in altri paesi della Bassa Bresciana e della provincia, è diffusa la tradizione di salutare la fine dell'inverno o del carnevale bruciando la “vecchia”, detta ècia, un fantoccio appositamente preparato.[222]
Carnevale di Castel Goffredo (ultimo venerdì di carnevale): storico carnevale, tra i più antichi d'Italia,[223] risalente al 1872,[224] che ha la sua maschera caratteristica in Re Gnocco, monarca dai pieni poteri. Ogni quattro anni, nel giorno della sua incoronazione, il venerdì gnoccolaro, pronuncia il discorso della corona e ai suoi sudditi affamati vengono distribuiti gratuitamente gli gnocchi. Quindi dà il via ai festeggiamenti, con sfilata di carri allegorici e gruppi mascherati nella rinascimentale piazza Mazzini.[225]
Festa di Sant'Erasmo e della città (2 giugno):[224] in occasione della ricorrenza del compatrono di Castel Goffredo si organizzano concerti, visite alla città ed esposizioni. Viene anche assegnato dal Comune e dalla Parrocchia l'Erasmo d'Oro al cittadino o all'ente castellano che ha maggiormente illustrato la città nel campo della cultura, dell'arte, dello sport e del volontariato.[142][226]
Fiera di San Luca (18 ottobre): antica manifestazione[227] istituita, assieme al mercato del giovedì, con decreto del 21 luglio 1457 da Alessandro Gonzaga, figlio di Gianfrancesco Gonzaga, I marchese di Mantova,[228] a partire dal 1º luglio dello stesso anno e per la durata di cinque giorni.[229] Si svolge nel centro storico della città ed è caratterizzata dalla presenza di numerose bancarelle e un ampio luna park allestito per l'occasione.[142] Tratta della produzione agroalimentare, di artigianato, di commercio, di tempo libero, ed è frequentata da espositori provenienti dalle provincie limitrofe.
Mercato settimanale del giovedì: il mercato ambulante del giovedì[230] è una delle tradizioni popolari più antiche e significative della città. Secondo la tradizione, venne istituito con decreto del 1º luglio 1457 dal marchese Alessandro Gonzaga.[231][232][233] L'esposizione, che si svolge in parte del centro storico e in piazzale Martiri della Liberazione,[234] ha un vasto assortimento di prodotti: dalla gastronomia all'abbigliamento, dai casalinghi ai prodotti etnici, fino all'ortofrutta e alla vendita di giocattoli. Il signore istituì con lo stesso decreto anche la fiera di San Luca,[235] a partire dal 1º luglio dello stesso anno e per la durata di cinque giorni.[229]
Cultura
Istruzione
Biblioteche
La biblioteca comunale aderisce al Sistema bibliotecario Ovest Mantovano[236] ed è situata in piazza Giacomo Matteotti. Possiede attualmente (2019) un patrimonio di circa 40 000 volumi[N 10][N 11][237] (di cui più di 4 000 per ragazzi), disposti a scaffale aperto. Si può interrogare il catalogo on-line della biblioteca attraverso l'OPAC (Online Public Access Catalog) del Catalogo Collettivo delle Biblioteche della Provincia di Mantova.[238] Su appuntamento è possibile consultare la documentazione anteriore al 1870 dell'archivio storico del comune di Castel Goffredo, di cui è disponibile l'inventario on-line (inventario archivio storico). Nel luglio 2020 Castel Goffredo ha ottenuto il riconoscimento di "Città che legge" 2020-2021.[239]
Ricerca
È presente l'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Castel Goffredo, aperto nel 1990, ospedale di rilievo nazionale ad alta specializzazione per quanto attiene alla medicina riabilitativa.[240]
Scuole
Sul territorio comunale sono presenti le seguenti tipologie di scuole:[241][242]
Scuole dell'Infanzia: 2
Scuole Primarie: 1
Scuole Secondarie di I grado: 1;
Musei
Cappella del Tesoro e Antica sagrestia della chiesa prepositurale di Sant'Erasmo
Sono allestite all'interno della chiesa prepositurale di Sant'Erasmo in piazza Mazzini, nella quale sono esposte alcune delle opere d'arte più preziose legate alla storia della chiesa, che racconta attraverso sculture, manoscritti, argenti e reliquiari l'evoluzione della fede e dell'arte dal Quattrocento al Settecento.[243][244]
MAST Castel Goffredo
Inaugurato il 14 ottobre 2017,[245] il MAST Castel Goffredo - museo della Città (Museo - Arte - Storia - Territorio)[244] è costituito da: Museo Corsini-Tosani, museo della città e del territorio dell'alto mantovano, in cui saranno conservate opere d'arte che appartengono alla storia di Castel Goffredo; Archivio storico parrocchiale, ricco di documenti antichi risalenti al Trecento; Antica libreria del clero di Castel Goffredo, costituita da oltre mille volumi, alcuni rarissimi, di filosofia, storia, diritto e teologia risalenti al Quattrocento; Biblioteca di storia dell'arte e di storia locale, composta al momento di ottocento volumi, con specializzazione nella scultura lignea.[244][246]
Ecomuseo tra il Chiese, il Tartaro e l'Osone
Il Comune di Castel Goffredo è tra i promotori dell'Ecomuseo tra il Chiese, il Tartaro e l'Osone, con sede a Piubega.[247]
Arte
Gli ebanisti
A Castel Goffredo, in frazione Zecchini, tra il Seicento e il Settecento operarono numerosi falegnami ed ebanisti che prestarono la loro opera a favore del comune e delle chiese locali. A testimonianza della loro arte sono rimasti numerosi manufatti di pregio (confessionali, armadi, banconi, ancone e inginocchiatoi) collocati prevalentemente all'interno della chiesa prepositurale di Sant'Erasmo. I più illustri furono: Adriano Tosani, Pompeo e Costanzo Redini, Antonio e Massimo Ferrari, Pietro Zecchini.[248]
I Chiaristi
Nella prima metà del Novecento l'alto mantovano e in particolare Castel Goffredo e Castiglione delle Stiviere sono stati i luoghi prediletti di ritrovo e di frequentazione artistica dei pittori mantovani[249] facenti parte del movimento artistico chiamato "Chiarismo lombardo", lasciando una traccia importante della zona nei loro dipinti. Avevano eletto come maestro il professore castiglioneseOreste Marini e facevano parte del gruppo, tra gli altri, i pittori Maddalena (Nene) Nodari, nata a Castel Goffredo, Umberto Lilloni e Angelo Del Bon.[250][251]
Musica
La presenza della Banda cittadina di Castel Goffredo è nota fin dal 1852.[252] Ha partecipato a numerosi raduni bandistici. Dal 1996 è gemellata con la banda musicale di Valbrona (Co) e con la Filarmonica Santa Cecilia di Zele in Belgio. È composta attualmente da 42 elementi.[253]
Cucina
Lo stesso argomento in dettaglio: Cucina di Castel Goffredo.
La cucina castellana è tipica dell'arte culinaria mantovana, profondamente legata ad antiche tradizioni contadine e al forte legame con le zone vicine, soprattutto l'Emilia-Romagna. I piatti caratteristici sono i primi piatti di pasta ripiena, tortelli e agnoli in testa.[254]
Eventi
Premio letterario Giuseppe Acerbi
Nato nel 1993 con lo scopo di divulgare l'immagine di Castel Goffredo e del territorio mantovano nel mondo, è dedicato a Giuseppe Acerbi, illustre personaggio di Castel Goffredo del 1773, che fu viaggiatore ed esploratore. Nel mese di luglio avviene la proclamazione del vincitore.[255]
Geografia antropica
Urbanistica
Lo stesso argomento in dettaglio: Fortezza di Castel Goffredo.
Il centro storico di Castel Goffredo, ricostruito sul reticolo centuriale[256][257] e la disposizione nord-sud ed est-ovest delle vie, rimanda alle origini di epoca romana (I secolo d.C.).[257]
Il primo nucleo difensivo, denominato Castellum vetus (Castelvecchio)[258][259] e risalente al X secolo,[260] sorgeva ed era delimitato dalle attuali piazza Mazzini (palazzo Gonzaga-Acerbi), piazza Castelvecchio e vicolo Cannone ed era circondato da un fossato; l'ingresso era posto in corrispondenza dell'attuale via Manzoni.
All'inizio del XV secolo l'abitato costruito a ridosso di "Castelvecchio fu circondato da un secondo ordine di mura[159] e da un fossato originato dal corso dei torrenti Fuga e Tartarello.[261] Nella città fortezza vi erano inoltre sette torrioni difensivi[N 12] e quattro porte di accesso poste nelle attuali vie Mantova (Porta di Picaloca), Manzoni (Porta di Sopra), Botturi (Porta del Povino) e Poncarali (Porta di Poncarale).[262] Le vie del centro storico hanno mantenuto la fisionomia medioevale.[31] Il territorio comunale era suddiviso in cinque quartieri: Borgo, Picaloca, Povino, Poncarali e Selvole.[263] Alla fine del Quattrocento venne avviata una ristrutturazione urbanistica, che venne successivamente completata da Aloisio Gonzaga e ancora oggi riscontrabile nella ortogonalità delle vie.[264]
Fino alla prima metà dell'Ottocento, l'abitato di Castel Goffredo (4000 abitanti circa)[31] si sviluppava principalmente all'interno del limite dell'antico borgo.
A partire dalla seconda metà dell'Ottocento iniziò lo sviluppo del borgo al di fuori della cinta difensiva, abbattuta nel 1893. Negli anni tra il 1900 ed il 1911 vi fu un aumento significativo della popolazione, che passò a 5400 abitanti.[31]
In questo periodo nel territorio castellano si svilupparono le numerose frazioni circostanti (18), molte delle quali si dotarono di chiesa e scuola.[31]
Nel 1915 vennero soppresse le fosse che delimitavano le mura esterne.[265] Intorno al 1920[266] sorsero le prime costruzioni di civile abitazione nella zona a sud-est del paese, corrispondente alle attuali via Bonfiglio e viale Europa. In questi anni nasce a Castel Goffredo la prima industria tessile, il Calzificio NO.E.MI., destinato a incidere profondamente nello sviluppo economico e urbanistico della città.
Dal secondo dopoguerra lo sviluppo è stato ininterrotto[267] e la crescita urbanistica della città è andata di pari passo con la industrializzazione dell'area, di primaria importanza per il settore tessile. Negli anni sessanta si è assistito alla crescita dei laboratori artigianali tessili, che impiegavano principalmente risorse a carattere famigliare. Successivamente, intorno agli anni settanta, si è insediata la prima zona industriale della città.[31]
In questo periodo è avvenuta anche la trasformazione del territorio agricolo a causa dell'inurbamento e l'alterazione al sistema vegetazionale.[31]
L'aumento considerevole della popolazione e delle industrie ha portato, negli anni settanta, alla pianificazione a livello comunale, affidando la programmazione delle nuove espansioni a strumenti urbanistici (Piano Regolatore Generale). Nel periodo vengono ampliati anche i servizi, con la costruzione del nuovo ospedale e della scuole media statale e materna.[31]
Suddivisioni storiche
Castelvecchio (Castellum vetus)
È la parte più antica di Castel Goffredo, di origine medievale e costituiva il primo nucleo abitato e fortificato.[268] Comprende piazza Gonzaga, piazzetta Castelvecchio, adibita a spettacolo all'aperto e concerti, e i caratteristici vicoli stretti: vicolo Pozzo, vicolo Carlo V, vicolo Teodoro da Castel Goffredo, via Manzoni (antica contrada Cavallara), vicolo Cannone e vicolo Remoto.
Frazioni
Oltre al centro cittadino, il comune di Castel Goffredo comprende diciannove frazioni e varie località distribuite al di fuori del perimetro urbano.[172][269][270][N 13]
Con i suoi 200 abitanti circa è la frazione più popolosa, situata ad ovest del comune. È un abitato di origini romane[271](Casalis Polionis)[272] ed è dotata di una parrocchia propria.[273]In questa zona è stata rinvenuta una stele funeraria di epoca romana, conservata presso i Musei Civici di Arte e Storia di Brescia, finemente lavorata, dedicata da P. Magius alla moglie.[274] Da ricerche condotte nella zona Casalpoglio risulterebbe essere il luogo di nascita del poeta latino Virgilio. Infatti il filologo e latinista prof. Davide Nardoni,[275] dell'Università di Cassino, sulla base di un attento esame filologico, sostenne che l'effettivo luogo di nascita (15 ottobre 70 a.C.) sia proposto nella zona di Castel Goffredo.[276] Di particolare interesse è la chiesa di San Lorenzo, con affreschi settecenteschi e la pala con il Martirio di San Lorenzo. Già comune autonomo, facente parte fino al 1867 della Provincia di Brescia,[277] fu accorpato nel 1873 all'attuale comune.
Abitanti 80. È presente l'Oratorio dell'Immacolata Concezione o di Santa Maria Cucumeria, dall'antico nome della contrada,[278] del 1719.[279] Nelle vicinanze si trova il Convento dell'Annunciata, del XV secolo.[280]
Abitanti 87. Sulla strada provinciale per Ceresara.[172] In contrada Ceresole sorge l'Oratorio di Sant'Anna, del 1727, che ospitava al suo interno la tela settecentesca L'educazione della Vergine, opera del pittore mantovano Giuseppe Bazzani del 1750 circa,[284] ora all'interno del museo MAST.
Sulla strada provinciale per Casaloldo[172] è quasi interamente inglobata nella zona industriale.[286] Il luogo, caratterizzato dalla presenza di mulini (nella città ve ne erano altri cinque: Poino, Rovere, Silvello, Rassica, Molino Nuovo) già nel 1497,[287] prendeva nome da una segheria a forza motrice idrica presente sul posto. Del nucleo abitato fa parte anche l'Oratorio di San Michele Arcangelo del 1719.[288]
Coletta
Abitanti 93.
Gambina
Abitanti 45. Sulla strada provinciale per Acquafredda.[172]
Piccolo borgo situato a est del capoluogo.[172] In questa località si trova l'omonima corte rinascimentale (Corte Gambaredolo), voluta da Aloisio Gonzaga come residenza estiva dei "Gonzaga di Castel Goffredo", nota alla storia per essere stata teatro, il 7 maggio 1592, dell'assassinio del marchese Alfonso Gonzaga e signore di Castel Goffredo, per mano dei sicari del nipote Rodolfo di Castiglione. Nel 1615 Caterina Gonzaga, figlia di Alfonso, fece erigere l'Oratorio di San Carlo;[152]
Si trova a ovest del capoluogo.[172] In questa zona, ricca di acqua, sono stati scoperti alcuni reperti archeologici (tre cuspidi di freccia in selce e frammenti umani) dell'età del bronzo.[189]
Fanno parte del territorio comunale anche gli agglomerati sparsi in campagna di Boccardi, Cascina Frino, Malcantone, Poiano di mezzo, Ravenoldi, San Pietro e Traversino.[291]
Economia
Agricoltura
Il territorio di Castel Goffredo è provvisto di numerose cascine e campi coltivati, che vengono riforniti per l'irrigazione anche dalle abbondanti acque delle numerose risorgive presenti.[30] Ben poco resta dei gelsi, introdotti nella zona sin dal XV secolo dai signori di Mantova, che nell'Ottocento fecero prosperare il settore tessile cittadino.[292]
Le coltivazioni sono costituite principalmente da granoturco, frumento, soia e pomodoro per l'industria conserviera.
Sono presenti sul territorio diverse aziende con allevamenti di bovini e suini.[293]
Industria e artigianato
Sono presenti sul territorio 751 attività commerciali e artigianali tra imprese, ditte, negozi e professionisti.[294]
Calze e filati
Lo stesso argomento in dettaglio: Distretto N. 6 Castel Goffredo - Tessile - Calzetteria.
L'economia di Castel Goffredo e delle zone circostanti è tradizionalmente legata al settore tessile e in particolare a quello della calza, soprattutto da donna.[295] Castel Goffredo è infatti conosciuta in tutto il mondo come la "città della calza" (anche "capitale della calza"[296]) ed è al centro dell'importante distretto industriale numero 6[26] per la produzione di calzetteria femminile,[25] nel quale lavorano circa 12000 addetti (dato riferito al 2008[26]. Nel 2013 gli addetti sono circa 7500[297]).
Già nel XIII secolo annoverava la presenza in città di una casa di Umiliati,[207] religiosi e lavoratori della lana. L'inizio della calza tessuta con macchinari si deve a William Lee, inglese di Calverton, che nel 1596, inventò il primo telaio a mano.[31] Alla fine del Settecento il colonnello Giacomo Acerbi iniziò la coltivazione del baco da seta e aprì, attigui al suo palazzo, una filanda e un filatoio con l'approvazione del governo austriaco.[298] Intorno al 1840 Giuseppe Acerbi iniziò un esperimento importante: l'allevamento autunnale dei bachi da seta nella sua tenuta "La Palazzina".[299] Nello stesso periodo un altro castellano, Bartolomeo Riva, presso la sua residenza estiva di "Corte Palazzo" dava vita alla coltura del baco su scala industriale, sul modello francese della bigattaia di Camille Beauvais.[N 14][300] Nel 1846 Castel Goffredo contava già sul suo territorio tre filande e quattro filatoi, che rappresentavano l'embrione di un futuro distretto tessile. Gli inizi della sua industrializzazione risalgono al 1925,[301] quando aprì il primo calzificio, il NO.E.MI.[295] (dal cognome dei proprietari Achille Nodari, Delfino e Oreste Eoli) che produceva inizialmente calze di cotone e successivamente di seta.[302] Questa azienda iniziò la propria attività grazie all'importazione dalla Germania di alcuni telai meccanici (tipo "Cotton") che permisero l'inizio della produzione di calzetteria con sistemi semi-industriali. Da questa prima esperienza, e grazie all'iniziativa di alcuni ex operai che avevano lavorato al calzificio, negli anni cinquanta sorsero i primi laboratori artigianali di calzetteria e la prima azienda produttrice di filato che con il passare degli anni si trasformarono in grandi aziende tessili (Levante Spa, Fulgar Spa).
Nell'ultimo decennio si è verificata, in parte, la diversificazione produttiva verso la creazione di intimo femminile.[303]
Fari e proiettori
Negli anni ottanta si è molto sviluppato il settore della produzione di fari e proiettori per teatri, discoteche[304] e illuminazione di monumenti.[305][306]
Servizi
I servizi sono garantiti da 466 attività che dichiarano 1537 addetti pari al 15,63% della forza lavoro occupata e 61 attività amministrative con 427 addetti pari al 4,59% della forza lavoro occupata.[307]
Dal 1895 è presente la Banca di Credito Cooperativo di Castel Goffredo, fusa nel 2016 con "Banca Cremonese Credito Cooperativo", che ha dato vita al "Credito Padano - Banca di Credito Cooperativo" con sede a Cremona.[308]
Turismo
Lo sviluppo turistico della zona è legato principalmente alla vicinanza della città di Castel Goffredo con il lago di Garda e con le colline moreniche circostanti.[309]
Il comune di Castel Goffredo aderisce all'ente intercomunale di promozione del territorio “Associazione l'Aquila e il Leone”, che comprende undici comuni del Medio-Alto Mantovano, finalizzato a valorizzare le locali risorse culturali, tradizionali, turistiche e ambientali.[310]
Dal 1987 fa anche parte dei "100 Comuni della Piccola Grande Italia".[295][311]
Infrastrutture e trasporti
Strade
Il comune di Castel Goffredo è attraversato da nord a sud dalla strada provinciale 8[312] chiamata anche "Strada della calza", che collega Casaloldo, Medole e Pozzolengo e da ovest a est dalla strada provinciale 6 che collega Ceresara e Acquafredda. La strada provinciale 105 collega il comune di Carpenedolo.[313]
Mobilità urbana
Nel 1839 venne istituita a Castel Goffredo una messaggeria di tre corse alla settimana che collegava Brescia a Mantova.[314]
Dal 1930 al 1933 Castel Goffredo era servita dalla linea della Tranvia Medole-Casaloldo (diramazione della Tranvia Cremona-Asola), con tram a carrozza unica chiamato "Norge", che collegava il basso lago di Garda fra Desenzano, Cremona e Piacenza.[315]
I trasporti interurbani di Castel Goffredo vengono svolti con autoservizi di linea gestiti da APAM.[316]
Amministrazione
Lo stesso argomento in dettaglio: Amministrazione di Castel Goffredo nella storiaeSindaci di Castel Goffredo.
La storia amministrativa del Comune di Castel Goffredo, dall'istituzione della Repubblica Italiana a oggi, può essere suddivisa in due fasi: per i primi cinquant'anni si sono succeduti esclusivamente sindaci della Democrazia Cristiana, mentre dal 1995 in avanti la città è stata amministrata da esponenti di centro-sinistra, alternati ad esponenti di centro.[317]
Dal 1786, all'atto della suddivisione della Lombardia austriaca in otto province,[319] al 1791, Castel Goffredo venne assegnato alla "Delegazione VI - distretto di Castel Goffredo".[320]
Dal 1816, all'atto della costituzione del Regno Lombardo-Veneto al 1853, Castel Goffredo fu sede del "Distretto VI" della Provincia di Mantova (Lombardo-Veneto).[321]
Dal 1859 Castel Goffredo venne assegnato al Mandamento III di Asola del Circondario V di Castiglione delle Stiviere, provincia di Brescia, sino al 1868, anno in cui venne aggregato al distretto VI di Asola del circondario unico di Mantova.[322]
La Tennistavolo Castel Goffredo[325] è una delle società più prestigiose a livello nazionale ed europeo e tra le più titolate d'Italia.[326] Nasce nel 1977[325] e raggiunge nel 1984 un importante traguardo: la squadra femminile esordisce per la prima volta in serie A.[325]
Tiro con l'arco
L'Associazione Tiro con l'arco Sagittario è nata agli inizi degli anni novanta. Nel 1993 si è associata alla FITARCO e nel 1994 è stato inaugurato il nuovo campo di tiro nella zona industriale di Castel Goffredo.[327]
Tamburello
La Polisportiva Castellana ha raccolto l'eredità della società tamburellistica che nel Campionato italiano di tamburello fu Campione d'Italia 1947, 1950 e 1951.[328] Gli incontri si svolgevano nell'antico sferisterio.[329]
Impianti sportivi
Stadio comunale
La struttura all'aperto, posta in via Svezia, con capienza di 1000 persone accoglie le partite casalinghe dell'Associazione Calcistica Castellana Calcio.[324]
Palazzetto dello Sport
Struttura coperta posta in via Svezia con capienza di circa 1000 posti. Al suo interno si svolgono le principali attività sportive indoor: pattinaggio artistico, pallavolo, basket, calcetto, palla tamburello, tiro con l'arco ed è utilizzato per le partite casalinghe di Champions League della Tennistavolo Castel Goffredo. Viene anche utilizzato per meeting, eventi culturali e musicali. Nei giorni 6-7-8 dicembre 2013 nell'impianto si sono svolte alcune partite e le finali del "1º Campionato del mondo indoor di tamburello-Italia 2013".[330][331] Parte della copertura è crollata per il carico dovuto alla nevicata caduta nella notte tra il 5 e il 6 febbraio 2015.[332] Nel novembre 2017 sono iniziati i lavori per il recupero.[333] La ristrutturazione è terminata nel gennaio 2021.[334]
Piscina comunale
Inaugurata nell'estate 2013 è situata in via Svezia, a fianco del Palazzetto dello Sport. È costituita da due impianti, uno coperto e uno esterno.[335]
Palatennistavolo Elia Mazzi
Struttura coperta posta in via Puccini con capienza di circa 500 posti che viene utilizzata come campo di gara ufficiale della Tennistavolo Castel Goffredo maschile e femminile. Dall'ottobre 2010 l'impianto è stato dedicato a Elia Mazzi, storico presidente della società.[325]
Struttura coperta posta in via Puccini con capienza di circa 200 posti che ospita il campo di gara della "Società bocciofila Castel Goffredo".[335] Attiguo, si trova un campo da calcio in erba sintetica.[337]
Note
Esplicative
Fonte: Comune di Castel Goffredo.
San Luca patrono e protettore venne dichiarato nella seduta del consiglio comunale del 1º gennaio 1725 (Gozzi (2001),p. 159).
Èl Castèl in dialetto bresciano. Nel territorio circostante con il nome Castèl si è sempre inteso Castel Goffredo senza neppure citare l'appellativo di "Goffredo".
Per la prima volta il nome del borgo veniva citato in un'opera letteraria: Matteo Bandello, Canti XI de le lodi de la signora Lucretia Gonzaga de Gazuolo, e del vero amore, col tempio di pudicizia, e con altre cose per dentro poeticamente descritte - Le III parche, canto V (1554 circa) .
L'avversione al regime austriaco portò alla costituzione a Castel Goffredo di un gruppo clandestino di mazziniani, tra i quali Giovanni Acerbi e Omero Zanucchi, i cui nomi vennero alla luce nel 1852 durante una perquisizione a Castiglione delle Stiviere in casa dell'esattore comunale Luigi Pesci. Tra di essi vi erano: Alessandro Bertani (n. 1802), organista; Luciano Bertasi (n. 1830), barbiere; Luigi Betti (n. 1806), calzolaio; Ottaviano Bonfiglio (n. 1820), farmacista; Claudio Casella, possidente terriero; Carlo Cessi, caffettiere, nonno di Anselmo Cessi; Domenico Fiorio (n. 1796), farmacista; Luigi Gozzi (n. 1822), praticante notaio; Giacomo Luzzardi (n. 1816), oste; Anselmo Tommasi, possidente terriero; Andrea Zanoni, agricoltore. Tutti i congiurati furono arrestati, ad eccezione di Giovanni Acerbi che fuggì all'estero.
Lo stemma rappresenta la prima fortezza di Castel Goffredo chiamata "Castelvecchio" (Castellum vetus): in primo piano la torre civica di difesa con merlatura ghibellina e al suo interno le torri dei bastioni difensivi del borgo.
Pergamena conservata nell'archivio comunale sulla transazione stipulata a Mantova il 12 giugno 1480 fra il marchese Ludovico Gonzaga signore di Castel Goffredo ed il comune.
Questa figura di donna scatenò parecchie polemiche tra alcuni cittadini ed il comitato che sostenne l'opera, visto che la figura femminile è a seno scoperto.
I torrioni difensivi, seguendo l'ordine nord est sud ovest, erano: Cavallara, San Giovanni, San Michele, Fontana del Moro, Disciplini, Poncarali, Sant'Antonio.
Il procedimento inventato dal francese Camille Beauvais consisteva nell'espellere dalla bigattaia, con l'uso di grandi ventilatori, l'aria viziata sostituendola con aria fresca. Lo scopo era quello di passare, in meno di ventiquattro giorni, dalla semente alla formazione del bozzolo, risparmiando così tempo e manodopera. Il metodo però non portò i risultati sperati.
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