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Penne è un comune italiano di 11 218 abitanti[1] della provincia di Pescara in Abruzzo. Dal 2012 fa parte dell'associazione I borghi più belli d'Italia[5]. Di origini pre-romane, sorge in una zona la cui frequentazione da parte dell'uomo risale almeno al Neolitico medio e fu l'antica capitale della popolazione italica dei Vestini[6].

Penne
comune
Penne – Veduta
Penne – Veduta
Accesso al borgo medievale da Porta San Francesco
Localizzazione
Stato Italia
Regione Abruzzo
Provincia Pescara
Amministrazione
SindacoGilberto Petrucci (centro-destra) dal 4-10-2021
Territorio
Coordinate42°27′N 13°55′E
Altitudine438 m s.l.m.
Superficie91,2 km²
Abitanti11 218[1] (31-8-2022)
Densità123 ab./km²
FrazioniBaricelle, Casale, Collalto, Colle d'Omero, Colle Formica, Colle Maggio, Colle San Giovanni, Colle Sant'Angelo, Colle Stella, Colletrotta, Conaprato, Mallo, Pagliari, Ponte Sant'Antonio, Porta Caldaia, Roccafinadamo, San Pellegrino, Pluviano, Santa Vittoria, Serpacchio, Teto, Villa Degna
Comuni confinantiArsita (TE), Bisenti (TE), Castiglione Messer Raimondo (TE), Castilenti (TE), Civitella Casanova, Elice, Farindola, Loreto Aprutino, Montebello di Bertona, Picciano
Altre informazioni
Cod. postale65017
Prefisso085
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT068027
Cod. catastaleG438
TargaPE
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona D, 1 811 GG[3]
Nome abitantipennesi
Patronosan Massimo
Giorno festivo7 maggio
PIL(nominale) 190,4 mln [4]
PIL procapite(nominale) 15 902 [4]
Cartografia
Penne
Penne – Mappa
Penne – Mappa
Posizione del comune di Penne all'interno della provincia di Pescara
Sito istituzionale

Il comune è situato a uguale distanza tra il mare Adriatico e il Gran Sasso d'Italia, presentandosi come porta di accesso al Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga attraverso la Riserva naturale controllata Lago di Penne. La cittadina è inoltre il centro principale dell'area Vestina. L'utilizzo del mattone, presente in tutti gli edifici e nei resti di alcune pavimentazioni, ha portato al soprannome di “città del mattone[7]. Nel 2006 è stata conferito alla cittadina il riconoscimento della medaglia d'argento al merito civile per le distruzioni subite durante la Seconda guerra mondiale[8].


Geografia fisica



Territorio


Veduta di Penne e il Gran Sasso
Veduta di Penne e il Gran Sasso

Cittadina dell'Abruzzo adriatico, Penne sorge in posizione collinare fra le valli dei fiumi Tavo e Fino. Il suo territorio si estende su una superficie di 91,2 km², che lo rendono il tredicesimo comune abruzzese per estensione territoriale[9].


Clima


Il clima di Penne beneficia degli influssi di origine marina (distanza dal mare Adriatico di circa 20 km), ma al contempo risente dell'influenza del Gran Sasso. In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +5,6 °C con le minime di 2-3 °C e le massime di 9-11 °C; quella del mese più caldo, agosto, è di +24,7 °C ove la minima si aggira sui 19 °C, mentre la massima sui 30 °C[10]. Le temperature medie non sono quindi né eccessivamente elevate, né troppo rigide, e le escursioni termiche annue sono comunque modeste (inferiori ai 21 °C) come solo in alcune località abruzzesi della costa. Tuttavia in inverno la neve può cadere abbondante e le gelate possono essere frequenti soprattutto durante le irruzioni di aria fredda dai Balcani o dall'Europa settentrionale.

Durante le ondate di freddo più intense le minime estreme possono arrivare fino ai -10 °C. I minimi pluviometrici si osservano durante i mesi di luglio (53 mm) e agosto mentre i massimi si concentrano durante i mesi di ottobre, novembre (90 mm circa) e dicembre. L'altitudine di 438 m s.l.m. determina precipitazioni più abbondanti (845 mm[11]) di quelle rilevate in altre aree dell'Abruzzo adriatico-collinare (sui 600–700 mm annui). Sono quindi evidenti le influenze mediterranee sul clima di Penne, che mitigano i rigori invernali e la calura estiva. Tuttavia dal punto di vista pluviometrico Penne si colloca nella linea di confine tra un clima di tipo clima subtropicale umido e di tipo mediterraneo. Durante i mesi estivi le precipitazioni sono comunque rare e prevalentemente a carattere temporalesco.

Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Penne.

Storia


[12]


Epoca preromana dei Vestini


Lo stesso argomento in dettaglio: Vestini.
Scorcio di Penne.
Scorcio di Penne.

Penne sorge in una zona la cui frequentazione da parte dell'uomo risale almeno al Neolitico Medio come documentato da diverse scoperte archeologiche[6]. Antica capitale della popolazione italica dei Vestini, deve il suo toponimo al termine "pinna", inteso in senso di sommità, altura. La struttura urbana, infatti, si articola su quattro colli: Colle Sacro, Colle Romano, Colle Castello e Colle Cappuccio. Essi sono rappresentati sullo stemma comunale da altrettante torri sovrastate a destra e, a sinistra, da due ali.

L'impianto cittadino attuale è caratterizzato, soprattutto, dall'impronta edilizia del periodo medioevale, con strade strette, vicoli e case contraddistinti dall'uso del mattone a vista.

Il toponimo antico Pinna (in epoca romana Pinna Vistinorum) deriva dal latino "pinnus", ossia acuto, appuntito, poiché il primo villaggio italico fu costruito con funzioni difensive sopra un'altura aguzza. Molti villaggi italici avevano questo toponimo, e così anche il toponimo attuale di alcuni comuni abruzzesi ha il prefisso "penna", come Penna Sant'Andrea e Pennadomo. Dai ritrovamenti, si sa che un primo villaggio esisteva nell'età del ferro, ma la cittadina vestina fu edificata nel VI secolo a.C. circa. Nel 325 a.C. insieme con i Sanniti, i Vestini combatterono contro Roma: mentre i Transalpini mantennero fino alla conquista definitiva una forma di governo basata ancora sulle leggi italiche, i Cisalpini vennero assorbiti dal sistema legislativo romano.


Epoca romana


Ludovico II il Germanico, che patrocinò la fondazione dell'abbazia di San Clemente a Casauria.
Ludovico II il Germanico, che patrocinò la fondazione dell'abbazia di San Clemente a Casauria.

Conosciuta nell'antichità come Pinna, trova testimonianze storiche nei testi di Silio Italico, Plinio, Tolomeo, Vitruvio, Valerio Massimo, Frontino e Paolo Diacono.[13][14] Durante la guerra civile fu distrutta da Silla. Penne infatti aveva aderito alla Lega Italica che si formò a Corfinium durante la Guerra sociale (91-87 a.C.) Lo storico tardo Valerio Massimo, a proposito di questa guerra, parla dell'assedio compiuto dal console Catone Uticense, e del coraggio del ragazzo vestino Pultone, il quale fu minacciato, insieme con altri giovani a difesa delle mura, dai Romani di abbandonare la città, altrimenti i prigionieri pennesi, tra i quali il padre del ragazzo, sarebbero stati giustiziati.

Pultone riuscì a ritardare l'assedio e a salvare anche il padre con uno stratagemma, e la leggenda all'epoca era molto nota, poiché Valerio Massimo reinterpretò una versione già descritta dallo storico Diodoro Siculo. Sempre durante l'epoca del dominio romano fu visitata da Tito Livio per informazioni da aggiungere nella sua opera storiografica, e viene descritta dai successivi geografia nella "Regio Picena", a confine con la "Regio del Sannio", a nord del fiume Pescara, all'ora chiamato "Aterno", che aveva lo sbocco presso il villaggio di Ostia Aterni, oggi Pescara. Era tra le città più importanti di questa parte di Abruzzo, insieme con Castrum Novum (Giulianova), Atri (Hadria), Teate (Chieti) e Ortona.
Al livello urbanistico Penne non venne ampliata come i grandi centri attigui di Hadria o Teate Marrucinorum, ma durante il governo di Augusto furono restaurati i templi maggiori di Vesta, Cerere, Venere e Giunone. Durante il governo di Caracalla venne realizzata la fontana dell'Acqua Ventina, ancora oggi funzionante.

L'opera di evangelizzazione a Penne avvenne con la figura semi-mitica di San Patras, il primo vescovo della diocesi, uno dei 72 discepoli di Gesù, mandato negli Abruzzi da San Pietro, insieme con San Marco, che evangelizzò la Marsica, dato il collegamento viario da Roma all'Adriatico mediante la Claudia-Valeria e la Salaria. Sempre secondo le ricerche storiche e le varie leggende, l'arrivo di San Patras a Penne avvenne nel 49 d.C. circa, sotto l'impero di Claudio, quando ci fu da Roma la cacciata degli ebrei. Nel III secolo un'altra importante figure religiosa entrò nella storia della città: San Massimo d'Aveia, piccola località alle porte di Amiternum (odierna L'Aquila, di cui è compatrono).

Il santo, durante le persecuzioni dell'imperatore Decio (249-251 d.C.), venne arrestato e portato davanti al prefetto di Aveia, che provò in tutti i modi a fargli rinnegare la fede cristiana, infine condannandolo a morte, facendolo gettare dal punto più alto di Penne, nella località "Torre del Tempio", dove oggi sorge il Duomo. Dopo le vicende dei primi anni dell'Impero, non si hanno molte notizie al livello politico di Penne, se non che nell'epoca di Diocleziano (IV secolo d.C.) i suoi confini vennero estesi sino al fiume Pescara, e fece parte della "Regione Picena". Dopo la disgregazione dell'impero d'Occidente la città subì gli attacchi dei Vandali e dei Goti.


Epoca medievale



Penne "Città Ducale della Diocesi"

Facciata del Duomo di Penne, nel restauro post-bellico in stile pseudo-romanico.
Facciata del Duomo di Penne, nel restauro post-bellico in stile pseudo-romanico.

Carlo Magno la dichiarò capitale della provincia nel 773, e l'assoggettò al potere del Vescovo. Dal VI secolo all'812 Penne fu un gastaldato dei Longobardi, appartenuta al Ducato di Spoleto, e successivamente per benefici della diocesi rimase in una sacca territoriale semi-indipendente, fino alla dominazione sveva. In questo periodo si alternano dispute per il governo della città, poiché l'Abbazia di San Clemente a Casauria ne rivendicò il possesso nell'874, patrocinato da Ludovico II il Giovane, che nel frattempo fondò il villaggio di Alanno presso l'Abbazia di Picciano. Ruggero II la dichiarò città reale nel 1127. Importante fu l'influenza della diocesi con la Cattedrale di San Massimo, che detenne il potere sul circondario. Fu in rivalità con la Badia di Santa Maria Assunta in Picciano per molti secoli, fino al 1500. Federico II provvide alla fortificazione di quattro castelli che circondavano il borgo: il Torrione normanno di Porta San Francesco, e le costruzioni su Cappuccino, Castello, Colleromano e Roccabruna.

La Cattedrale, dedicata a Santa Maria degli Angeli, fu fondata sopra il tempio della dea Vesta, il più sacro dei santuari della città, insieme con l'episcopio, nel IV secolo circa. La Cattedrale disponeva di un "Tabularium" che dal IX al XV secolo aveva raccolto molti documenti, dispersi in parte nei secoli successivi, e trascritti fortunosamente con l'avvio degli studi filologici nel XVI secolo da parte di Nicola Giovanni Salconio, del Trasmondi e di Niccolò Toppi di Chieti. Da questi si apprende la leggenda della fondazione della diocesi da parte di San Patras, della controversia con l'abbazia di San Quirico nel 1183 (bolla del papa Lucio III) per il possesso di alcune chiese, come Santa Maria di Ronzano e San Giovanni d'Isola del Gran Sasso. Il documento più antico della diocesi è un atto dell'imperatore Ottone I (4 maggio 968) nel quale vengono confermati al vescovo Giovanni l'investitura, il beneficio che gli permetteva di esercitare il potere sulla città, e l'immunità fiscale. Altri diplomi riguardano gli imperatori Carlo Magno e Lotario II riguardo alla divisione territoriale dei monasteri di San Clemente a Casauria e di Santa Maria di Picciano.

Il prestigio della diocesi pennese si accrebbe con la traslazione dei resti di San Massimo dalla vecchia cattedrale di Forcona (L'Aquila) a Penne, da parte del vescovo Giraldo nell'868, la fondazione dell'abbazia di San Bartolomeo a Carpineto della Nora per volere di Giovanni (962) e finanziata dal conte Bernardo di Liundo, il restauro di Santa Maria Assunta di Picciano nel 1049, Santa Maria di Civitella Casanova nel 1190 con il vescovo Ottone.

Dopo la conquista dei Franchi della "Langobardia", i gastaldati, grazie anche alla fondazione della Contea dei Marsi con sede amministrativa Celano, divisi nelle sedi di Rieti, Amiternum, Forcona, Marsica, Valva, Penne e Chieti vennero ripartiti nel 926, nel governo della fascia centrale-orientale di Penne al governo diretto di quest'ultima, insieme con Chieti e Teramo, quando l'imperatore Ottone affidò il comando della zona dell'Abruzzo Citeriore ad Attone I degli Attonidi di Chieti. Gli Attonidi, famiglia molto influente, in ottimi rapporti con i Conti dei Marsi, che avevano in potere l'altra metà dell'Abruzzo occidentale, rimasero al governo di Chieti e dintorni fino all'arrivo dei Normanni, e i loro domini confinavano con la Contea di Manoppello.
Con questi ultimi Penne venne fortificata ex novo, con l'erezione di nuove mura con porte di accesso, torri di avvistamento, delle quali resta il torrione di Porta San Francesco, e un fortino militare sul colle più alto, detto Colle Castello, oggi distrutto.


Gli Svevi e L'Ordine di Malta

Porta San Francesco con la chiesa di San Nicola.
Porta San Francesco con la chiesa di San Nicola.
Stemma dell'Ordine dei Cavalieri di Malta presso il monastero di San Giovanni Battista.
Stemma dell'Ordine dei Cavalieri di Malta presso il monastero di San Giovanni Battista.

Nei primi anni del Duecento, Penne entrò nell'orbita espansiva di Federico II di Svevia, il quale l'annetté al neocostituito "Giustizierato d'Abruzzo" nel 1233, con capitale Sulmona. Il Giustizierato accorpava i territori della Regione Picena fino ai confini con Ascoli Piceno a nord, includendo Civitella del Tronto, Teramo, a ovest l'ex area sabina di Amiternum, dove proprio in quegli anni veniva fondata la nuova città di Aquila (1254), la Marsica, e infine a sud del Pescara il territorio marrucino-frentano di Chieti, Vasto e Lanciano. Penne, a seguito della divisione in due tronconi di Carlo d'Angiò cinquant'anni dopo la costituzione del giustizierato, entrerà a fare parte dell'Abruzzo Ulteriore, ossia a nord del fiume Pescara, usato come linea di confine con il Citeriore di Chieti.

Prima di questi avvenimenti, a Penne accadde un fatto singolare, nel 1216. Su invito di Federico II, il quale non riusciva a sedare le lotte delle famiglie più influenti della città, con a capo i Castiglione, Francesco d'Assisi arrivò in città facendo conciliare le due fazioni, e invitandone le famiglie a devolvere il loro denaro in realizzazione di conventi con a capo i membri dell'Ordine Francescano. Oggi il monastero di San Francesco a Penne esiste ancora, insieme con quello delle Clarisse di Chiara d'Assisi, e una delle porte della città, qualche secolo più avanti, gli verrà intitolata in memoria dell'avvenimento. Nel 1219 un regesto di Federico II concesse privilegi al vescovo Gualtiero, ossia una conferma imperiale di tutti i privilegi che la diocesi già aveva ottenuto da Carlo Magno in poi, dunque anche il possesso della città da parte del Vescovo, insieme con i feudi di San Giovanni di Cipresso, Cese, Villa Paterno, Casale, i castelli di Collalto e Pluviano, e le chiese di Santa Maria di Picciano, San Pietro di Loreto Aprutino, Santa Maria di Moscufo, Santa Maria Maggiore di Pianella, e la Basilica Cattedrale di Atri. I Castiglione erano in guerra per il potere della città, e per il possesso di feudi a confine con Castel Castagna, nella località di Valle Siciliana, presso Santa Maria di Ronzano. Nel 1230 venne firmata una seconda pace tra la diocesi di Penne e il papato romano, detta "pace di San Germano", benché nel campo politico in città presto scoppiarono nuove faide tra famiglie nobili, stavolta per i due partiti dei guelfi e dei ghibellini. Nella lotta intestina a farne le spese più gravose fu la vicina Città Sant'Angelo, con varie case distrutte, a causa dell'intervento diretto di Federico II.

Per quanto concerne la storia religiosa nel Medioevo, dopo le vicende di San Massimo, a Penne si installò un ramo dei Cavalieri dell'Ordine di Malta, con sede nel monastero di San Giovanni Battista. L'Ordine risale al 1048 quando venne fondato dal Beato Gerardo, che fece costruire a Gerusalemme un convento con ospedale per assistere i pellegrini che si recavano in Terra Santa. Con la bolla papale del papa Pasquale II del 113 l'ordine ebbe il potere di eleggere i propri capi, divenendo dunque esente dalla Chiesa romana. La chiesa di San Giovanni Battista dei Gerosolimitani fu fondata sì dai cavalieri, ma data in affidamento a delle monache donne, unico caso in Abruzzo, poiché nei siti di Chieti e Vasto per esempio la gestione era maschile. Le Gerosolimitane arrivarono a Penne nel 1200 circa, fondando il convento fuori dalla cinta muraria, per volere dei Trasmundi. Il monastero fu danneggiato dalla guerra di Jacopo Caldora nel 1436, e così le Gerosolimitane fondarono un nuovo convento dentro la città, per offrire assistenza ai derelitti. Nel 1523 le Gerosolimitane ottennero da Giuliano De Rodolphis, Gran Priore dell'Ordine di Malta, il permesso dell'edificazione, adiacente alla chiesa dell'Annunziata; l'edificio fu progettato da Giovan Battista Gianni e risultò uno dei complessi monastici più influenti e importanti della provincia, venendo completato nel 1701. Negli anni successivi il monastero andò in decadenza, e fu soppresso, divenendo sede dell'Istituto d'Arte, e poi sede distaccata del Tribunale di Pescara.

In epoca angioina la città dette i natali al giurista Luca da Penne, che studiò legge a Napoli, e commentò il "Codice Giustinianeo", e intrattenne rapporti di amicizia anche con Francesco Petrarca.


La guerra degli Angioini e Aragonesi

Pietra tombale del giurista Luca da Penne
Pietra tombale del giurista Luca da Penne

Penne fu suo malgrado coinvolta nella sanguinosa guerra di successione del trono di Napoli, che vedeva scontrarsi il partito di Alfonso V d'Aragona contro la regina Giovanna II di Napoli. In Abruzzo esistevano le famiglie rappresentanti delle varie città che parteggiavano per gli uni e per gli altri. Penne si dichiarò neutrale, non subendo per esempio varie ritorsioni, come i saccheggi che il mercenario Braccio da Montone, al servizio di Alfonso, contro gli Angioini di L'Aquila, per cui rase al suolo i vari "castelli" che fondarono la città nel 1254, e cingendo d'assedio la città stessa nel 1424. Penne in questi fatti si trovò coinvolta nel marzo-aprile del 1436, quando il capitano di ventura Jacopo Caldora, che liberò L'Aquila da Braccio, governava gran parte degli Abruzzi, nella fascia sud-orientale. In questo anno ci furono sommosse popolari, fagocitate dai nobili scontenti, contro il nuovo governo aragonese, non solo a Penne, ma anche a Caramanico Terme, Popoli e Sulmona, rivolte represse con il sangue e con l'assedio da Jacopo Caldora, a capo degli Aquilani che saccheggiò la zona del "Borgo Nuovo". Tuttavia, nonostante la ferita, Penne seppe risollevarsi molto velocemente.


Epoca Moderna: da Margherita d'Austria agli Aliprandi


Margherita d'Austria.
Margherita d'Austria.

Nei primi anni del Cinquecento Penne si trovò contesa nella "guerra del Tronto" tra gli Spagnoli e i Francesi, rappresentati in Italia dai Carafa. Concessa con titolo di ducato nel 1522 da Carlo V ad Alessandro de' Medici[15], passò poi nel 1539 nel patrimonio di Margherita d'Austria sposatasi con Ottavio Farnese rimanendo nel dominio della famiglia Farnese e successivamente della famiglia dei Borbone di Napoli.[16][17][18][19]

Margherita d'Austria e il marito Ottavio fecero visita a Penne, capitale dei domini farnesiani degli Abruzzi, nel 1540, prendendo sede in un palazzo, ancora oggi detto "palazzo Margarita", ospitati dalla famiglia Scorpione. Questa famiglia entrò in stretti rapporti con gli Asburgo nel 1542, quando Margherita dette in moglie Violante di Roscio da Capri a Girolamo degli Scorpioni, con una dote di 2000 scudi. Il palazzo Margherita di Penne oggi ospita le Suore della Santa Famiglia, e conserva ancora il tipico stile farnesiano rinascimentale. Oltre a Penne, i Farnese ebbero i feudi di Campli, San Valentino in Abruzzo Citeriore, Farindola, Ortona e L'Aquila. Benché il dominio dei Farnese a Penne durò per almeno due secoli, fu relativamente tormentato da carestie e da incursioni dei Francesi, contro cui gli Spagnoli si fronteggiavano per il territorio. Il potere del vescovo si ridusse sempre di più, già minato all'epoca aragonese, e gli antichi privilegi si ridussero a poche concessioni amministrative su scarsi campi politici della città.

Stemma della famiglia Aliprandi
Stemma della famiglia Aliprandi

Dal punto di vista delle famiglie influenti nella città, oltre alla figura del governatore Farnese, che rispondeva al signore del ducato di Parma, nel Cinquecento si distinsero in città gli Aliprandi, originari di Milano. La nobiltà a Penne è sempre stata di importazione, e la città è sempre stata vista come uno dei principali baluardi dei confini settentrionali del Regno di Napoli. Degli Aliprandi il capostipite fu Giovanni che, in qualità di maggiordomo e confidente personale di Margherita d'Austria, la seguì intorno al 1575. Il figlio di Giovanni, Odoardo, si stabilì a Penne dopo avere ricevuto riconoscimenti e privilegi da Filippo II, re di Spagna. Nel 1670 Antonio, figlio di Odoardo, ebbe il possesso del feudo di Nocciano. Gli Aliprandi si estinsero nel 1910 con la morte del barone e parlamentare Diego.[20]. Lo stemma familiare originario era il "grembiato di rosso e d'oro"[21]. In seguito la famiglia Aliprandi portò come stemma il "grembiato di rosso e d'argento, alla rotella in cuore d'azzurro carica di una torre d'oro, merlata alla guelfa, aperta e finestrata del campo"[22]. Infine, lo stemma in uso, portato anche dalla diramazione abruzzese degli Aliprandi, è il "grembiato di otto pezzi di rosso e d'argento, al bisante d'oro, posto in cuore, carico di un'aquila di nero, coronata del campo e linguata di rosso"[23].


Il Settecento e la famiglia De Sterlich


Stemma della famiglia De Sterlich
Stemma della famiglia De Sterlich

Con l'estinzione dei Farnese del ducato di Parma nel 1731, che aveva in dominio anche i feudi degli Abruzzi, il territorio pennese passò in mano a Carlo III di Borbone di Napoli. In quest'epoca a Penne giocò ruolo importante il casato dei De Sterlich di Cermignano, piccolo borgo teramano nei pressi della città, dove avevano la residenza gentilizia. Il casato è di origini austriache, il duca Guglielmo venne in Italia quando sposò la regina di Napoli Giovanna II di Durazzo. Già dal '500 i De Sterlich erano insediati a Cermignano, e poi a Penne, insieme con l'altra famiglia dei De Cesaris, che avevano il palazzo di rappresentanza anche nella vicina Spoltore. Il palazzo gentilizio De Sterlich si trovava, a Penne, nel quartiere "rione di Mezzo", con proprietario don Alfonso, e un secondo palazzo stava nel Rione da Piedi, in comune con Alberto Castiglioni, di proprietà di Rodolfo De Sterlich. Il loro stemma era uno scudo rosso sormontato da corona, con burella d'argento.

Nel XVIII secolo Geltrude De Sterlich sposò il barone Filippo Aliprandi, creando un vincolo di parentela tra le due famiglie. Tale legame si rinnovò anche nel secolo successivo, quando Diego Aliprandi (1819 - 1910)[24] sposò Caterina de Sterlich, sorella del marchese Adolfo. Purtroppo Diego e Caterina Aliprandi persero tutti i quattro figli, mentre la famiglia De Sterlich subì lutti altrettanto gravi con la perdita della figlia quindicenne Caterina, avvenuta il 14 marzo 1908, e delle sorelle Adelaide e Maria. A seguito di questi avvenimenti, Diego Aliprandi alla sua morte nominò suo erede Diego, nato nel 1898, unico figlio superstite del cognato Adolfo De Sterlich, che aggiunse al proprio cognome quello Aliprandi. Durante la vita di don Diego De Sterlich Aliprandi, morto nel 1976, il suo patrimonio, nel quale era confluito quello delle due casate, venne disperso; il palazzo pennese divenne proprietà comunale nel 1935[20][25][26]


La famiglia Gaudiosi di Penne e il 1799


In quest'epoca in città crebbe il potere della famiglia Gaudiosi, una delle tante che governò Penne fino al XVIII secolo, quando già dal Rinascimento venne soppiantata dagli Aliprandi, dai Farnese, e dai De Sterlich. I Gaudiosi erano originari della Calabria, nel XII secolo un funzionario Ruggeri Gaudiosi, vicario dell'esercito imperiale, mentre scortava l'imperatrice Costanza d'Altavilla, moglie di Enrico VI, venne aiutata a partorire Federico II proprio dal Ruggeri nei pressi di Jesi, il quale venne ricompensato con privilegi. Nel XIII secolo ebbe il feudo di Fiumefreddo. Il ramo cadetto di Penne ebbe inizio nel '700 con Matteo Gaudiosi, governatore di Tossicia, piccolo borgo teramano, che sposò Dorotea Mirti da Tossicia, vedova del barone Andrea Armeni, patrizio di Penne. Il matrimonio sancì l'inizio del ramo pennese, che ebbe la sua sede palaziale in Piazza Luca da Penne. Nell'800 il casato andò a confluire nella famiglia De Vincenzo, con cui si unì. Nel 1831 è stato eseguito un restauro della chiesa di San Domenico a carico di Domenico Gaudiosi, il quale alla fine dell'800 finì rinchiuso in manicomio a Reggio Emilia, accusato dai familiari di sperperare il denaro, malgrado le difese dei conoscenti, tra i quali Gabriele d'Annunzio.

Il clima di tranquillità e di stabilità feudale a Penne cessò nel 1799, quando la città cadde in mano ai francesi, come del resto tutto il dominio borbonico. Per negligenza degli stessi abitanti verso le nuove leggi napoleoniche, vennero istituiti dei tribunali a Teramo, mentre i conventi venivano soppressi per alloggiarvi i militari. Divenne sede del 2° capoluogo della provincia dell'Abruzzo Ulteriore I, dopo Teramo.


L'insurrezione dei Martiri Pennesi del 1837


Monumento ai Martiri Pennesi in Piazza XX Settembre.
Monumento ai Martiri Pennesi in Piazza XX Settembre.

Penne nel corso dell'800, durante la secolare appartenenza al Regno di Napoli (divenuto poi Regno delle due Sicilie nel 1816), fu capoluogo di Distretto fino al 1837. In quest'anno avvenne la rivolta popolare dei "Martiri Pennesi", cavalcata dall'anarchico intellettuale, nonché massone Clemente de Caesaris (1810-1837). I De Caesaris erano una famiglia molto nota a Penne, malgrado navigassero in cattive acque, poiché nel 1814 già il palazzo familiare era sede di incontri clandestini dei "carbonari" oltre che per una malcelata appartenenza di svariati membri della famiglia alla massoneria, la quale, al soldo dei Savoia[senza fonte], era molto attiva in tutto il meridione per cercare di soverchiare il potere nel Regno delle Due Sicilie a vantaggio dei piemontesi. Nel 1837 Clemente infiammò il popolo con una serie di orazioni, come la famosa "Epistola al popolo", in cui diceva: i Re, i Signori, i ricchi si sono / divisi fra loro la terra, / inventando due tremende / parole, il mio e il tuo; / siepe di ferro fra te e i tuoi bisogni. / Nessuno ha diritto al superfluo / fino a che vi sarà un sol uomo / che manchi del necessario.

Insieme con i Mazziniani, Clemente scatenò il moto il 23 luglio insieme con Domenico de Caesaris, che riuscì a fuggire dopo la repressione dell'esercito. Gli insorti furono processati a Teramo, 8 di loro furono fucilati il 21 settembre. In ricordo dell'esecuzione a Penne nel 1913 verrà eretto un monumento commemorativo in Piazza XX Settembre, opera di Pasquale Morgante. Clemente venne arrestato il 7 marzo 1838 e tradotto nelle carceri di Teramo, dove scrisse poesie e lettere, con l'accusa di complicità con lo zio Domenico e il padre Nicola, subendo un processo per il quale scrisse una perduta Autodifesa. A Penne i cittadini, sebbene da una parte fosse ancora evidente il tipico sentimento secolare di ribellione popolare al potere, dall'altra si considerarono i De Caesaris come una famiglia maledetta. Clemente fu assolto, esiliato a Chieti, e nel 1848 con i moti italiani, organizzò una nuova rivolta, venendo arrestato nel 1849 con il padre, lo zio, il cugino, con la nonna, la madre e la zia, infine condotto nel bagno penale di Pescara il 29 novembre 1850, condannato a otto anni insieme con il cugino Antonio.

In vista dell'Unità d'Italia, Clemente riuscì a espugnare il forte pescarese senza spargimento di sangue, corrompendo con l'oro alcuni soldati, aprendo così la strada a Vittorio Emanuele II, che era in "visita" negli Abruzzi nel 1860, prima a Chieti e poi a Pescara durante quella che fu una guerra mai dichiarata ma che, di fatto, portò le truppe sabaude ad attraversare il Tronto e a occupare militarmente le zone. De Caesaris si conquistò le simpatie anche di Giuseppe Garibaldi, che lo definì "Prodittatore dei tre Abruzzi", con poteri assoluti; nel 1861 fu eletto deputato, ma si dimise. Rientrato a Penne si trovò costretto a ritornare, pentito, sui suoi passi poiché quanto da lui sognato e auspicato, in realtà, non avvenne nella cittadina e nel meridione tutto. Sentitosi tradito, anche dalla stessa massoneria e dai Savoia che l'avevano usato come pedina, ormai senza quasi più averi e solo, per pietà del Comune, fu ospitato in una cella dell'allora carcere sito presso la Chiesa della Madonna del Monte Carmelo dove trovò la morte nel 1877. Intanto Penne entrò nel 1860 nel nuovo Regno Italiano, perdendo però il potere sul distretto francese dell'Abruzzo Ulteriore I, e venendo accorpata alla provincia di Teramo.


Il brigantaggio e Cuculetto da Penne


Clemente de Caesaris.
Clemente de Caesaris.

Cavalcando il moto di insofferenza degli italiani verso il nuovo governo piemontese, anche in Abruzzo si diffuse il brigantaggio. A Penne esemplare è la figura di "Cuculetto", ossia Emidio D'Angelo, nato nel 1843. Era chiamato così dal soprannome "cuculo" del padre Tommaso, in guerra contro il potere, a Penne rappresentato, tra gli altri, dal canonico don Simone Perrotti. Il prete gli commissionò, per un misero guadagno con cui potere sostenere la famiglia, l'omicidio di un suo socio Francesco Di Giovanni. Dopo l'omicidio Cuculetto fu arrestato e rinchiuso nella fortezza di Gaeta con 20 anni da scontare. Riuscì a evadere nel 1873 e a dirigersi a Penne per vendicarsi di don Perrotti. La famiglia di Emidio era anch'essa "maledetta", composta da gente che si dedicava al furto e al saccheggio, Nei registri penali del 1873 a carico dei familiari, tra i quali il padre Tommaso ("Tummasine Chicule"), Emidio, Angela Rosa Barbacane madre, il fratello Domenico D'Angelo, insieme con Luigi e Carlo viene definita "una stirpe di gente facinorosa e ladra", insieme con una lista di minacce ai relativi magistrati, alla detenzione illegale di arma da fuoco, e ruberie varie. Le vicende di Emidio Cuculetto ebbero inizio nel 1864 quando venne arrestato per il furto di legna con il fratello Domenico ai danni di un fondo del barone Scorpione. Il 29 agosto di quell'anno Emidio commise a 21 anni l'omicidio di Francesco Di Giovanni, detto "Tenente", per commissione del canonico della Cattedrale don Simone Perrotti. Cuculetto avvicinò Di Giovanni presso Porta San Francesco e lo accoltellò al ventre, e il malcapitato morì alcune ore dopo presso l'ospedale, ubicato in quel tempo, nel rione San Panfilo. Qualche giorno più tardi Cuculetto veniva arrestato e portato nel carcere Giudiziario di Teramo per il processo e, una volta giudicato, nel Bagno Penale di Gaeta. Malgrado le false testimonianze dei familiari e degli amici, per Cuculetto la pena comminata fu pari a 20 anni di lavori forzati. Il 20 ottobre 1873 Cuculetto, che si stava recando con le guardie nei pressi del cimitero di Gaeta per le previste mansioni lavorative, approfittò della distrazione dei militari per fuggire con un compagno di cella, Andrea Ursi della provincia di Salerno. I due pianificarono la vendetta contro don Simone, e l'arrivo di entrambi a Penne fu preannunciato a Catignano dalla violenta aggressione a un guardaboschi di Villa Celiera, tal Frattaroli al quale rubarono giacca e fucile, il 29 ottobre 1873. Nei giorni successivi si verificarono altre aggressioni, sempre per rubare armi per la vendetta personale di Cuculetto. Il 4 novembre, con la complicità del compagno di evasione, Cuculetto sequestrò Perrotti sulla strada di ritorno da un suo podere; rinchiusolo prigioniero in una capanna isolata nella zona di Colle Stella, con conseguente minaccia di estorsione di quattrini al nipote Massimo. Il 7 l'avvenimento fu denunciato ai carabinieri di Penne. Fu successivamente rilasciato previa consegna di 4.000 scudi e promessa di ulteriori 6.000 da parte del nipote Massimo. Dopo la denuncia dello stesso ai carabinieri vennero perquisite alcune masserie delle contrade di Penne. Tra i primi arrestati fu il contadino Pasquale Zicola, e nel novembre tutta la banda di presunti complici si trovò in carcere. Non gli evasi-sequestratori Andrea Ursi ed Emidio D'Angelo che riuscirono a fuggire, dopo avere liberato don Simone, compiendo altri furti e aggressioni, come quella al fattore del Duca Gaudiosi, insieme con quattro presunti complici. Per l'occasione Emidio lasciò un biglietto di scherno, in italiano sgrammaticato (aveva imparato i rudimenti della scrittura nel corso del decennio già passato in carcere). Il 25 novembre Cuculetto riuscì a compiere la sua vendetta, uccidendo don Simone: il canonico, dalla residenza di San Comizio, si era recato in una sua masseria ubicata in località Serpacchio, per piantare dei paletti entro un fosso, accompagnato da tre villici, i quali, all'arrivo improvviso di Cuculetto, che sembrava un legnaiolo, sotto la minaccia di una pistola, si allontanarono a momento debito, e per questo furono sospettati di complicità; Il brigante lo finì a colpi di pugnale. L'omicidio fece scalpore in città e il 28 novembre furono arrestati i familiari di Emidio, che si dette alla macchia. Scappato verso Loreto Aprutino, la notizia di un suo probabile arrivo si sparse per il paese, e segno evidente della sua presenza fu l'aggressione a una carrozza di passaggio sul colle di Fiorano. Cuculetto fu arrestato il 7 dicembre presso una masseria situata in località Vallescuro di Penne, dopo una sparatoria contro i militari. Processato di nuovo, venne condannato all'ergastolo da scontare nel carcere di Civitavecchia. Cuculetto venne liberato molto tardi (venne graziato), e trascorse, meno dell'ultimo decennio della sua vecchiaia a Penne, rispettato dai popolani per le sue azioni, e morì nel locale ospedale di Penne nel 1925.


Il Novecento e la seconda guerra mondiale


L'aspetto attuale del Duomo di Penne, ricostruito dopo il bombardamento del 1944.
L'aspetto attuale del Duomo di Penne, ricostruito dopo il bombardamento del 1944.

Nel corso del primo Novecento Penne si dotò di una serie di infrastrutture come scuole, nuovi tribunali, teatri, cavo del telegrafo e luce elettrica. Nel 1927 il suo territorio fu scorporato dalla provincia di Teramo e destinato alla neonata provincia di Pescara.

Più gravi furono i fatti della seconda guerra mondiale. Tra il 1943 e il 1944 la popolazione conobbe i fatti della "guerra in casa", ossia sequestro di civili, processi sommari con fucilazione per accusa di cospirazionismo con gli alleati, rastrellamenti e deportazioni. Complessivamente furono 61 i morti, un centinaio i feriti e cinquecento sfollati, vittime dei bombardamenti. I bombardamenti più gravi ci furono il 7 novembre 1943 e il 24 gennaio 1944: una incursione aerea inglese (mitragliamento del treno da parte di uno Spitfire presso la Galleria Collatuccio della ferrovia Pescara-Penne) provocò venticinque morti, nella seconda la città subì una massiccia distruzione con i punti più colpiti Piazza Luca da Penne e il Duomo di San Massimo.

Piazza Luca da Penne oggi, con i portici ricostruiti sopra la struttura distrutta del teatro comunale.
Piazza Luca da Penne oggi, con i portici ricostruiti sopra la struttura distrutta del teatro comunale.

Il giornalista Mario Pirani ricordava che riuscì a sfuggire alla razzia dei nazifascisti quando si trovava a Penne. Venne prelevato da un sacerdote, e rinchiuso in un armadio, mentre i tedeschi perquisivano le case e le chiese. Il 24 gennaio del 1944 Penne subì un bombardamento alleato, complessivamente da 155 caccia bombardieri che presero di mira carri tedeschi. Penne venne attaccata anche qualche giorno prima, il 13 gennaio, dopo che era stata bombardata Loreto Aprutino, e tal bombardamento non riguardò obiettivi militari, ma danneggiò solamente il centro storico, con l'obiettivo di stimolare rivolte popolari contro i nazifascisti. Il 24 gennaio alle 8:15 incominciò il bombardamento, cadde il portale gotico del Duomo, venne colpita la biblioteca diocesana del Seminario, e poi l'ingresso dell'abside della Cattedrale, con sventramento del tetto, l'episcopio e infine il teatro comunale accanto alla chiesa di San Domenico in Piazza Luca da Penne, insieme con altri edifici. Altri edifici danneggiati furono il liceo classico, gli uffici della Finanza, le scuole elementari di via Dante, edifici a via Mario dei Fiori, l'ospedale civile, le Poste, e altre chiese. La città fu liberata il 13 giugno 1944, e il 23 settembre 2006 alla città è stata conferita la Medaglia d'Argento al Valor Civile per i bombardamenti subiti.

Per il merito civile si ricorda l'episodio increscioso del 6 giugno 1944 in contrada Roccafinadamo, quando quattro pennesi furono catturati dai tedeschi mentre lavoravano nei campi, e portati al tribunale di Teramo. Poiché l'esercito era in ritirata, i prigionieri furono affidati ai fascisti, che per vendetta li fucilarono davanti al muro del cimitero di Montorio al Vomano, poiché accusati di cospirare contro il regime. I caduti erano Isidoro Di Donato, Regolo Antosa, Corradino Atolfi e Michele Marini, successivamente definiti i "martiri di Roccafinadamo". Qualche ora prima della cattura, un gruppo di partigiani della contrada si era scontrato contro i tedeschi, e poi rifugiatosi nelle vicinanze, e i contadini catturati gli avevano prestato soccorso per riprendere poi la loro attività. Per la confusione generata dalla guerra, dei prigionieri non si seppe nulla fino a settembre, quando i loro cadaveri vennero scoperti al cimitero.


Attualità


La città è la quinta della Provincia di Pescara per popolazione, dopo Pescara, Montesilvano, Spoltore e Città Sant'Angelo[27]. Mantenendo il centro storico intatto, un ramo dell'economia locale è divenuto il turismo. Infatti Penne fa parte del club dei "Borghi più belli d'Italia". Altro settore economico è l'agricoltura.

A partire dagli anni sessanta, nel sottostante bacino del fiume Tavo, venne creato uno sbarramento artificiale, dando luogo al Lago di Penne, al cui interno è stata creata un'oasi naturalistica.


Monumenti e luoghi di interesse


Lo stesso argomento in dettaglio: Centro storico di Penne.

Il centro storico è posto sopra due colli, collegati dal corso Emilio Alessandrini, chiamati Colle Sacro e Colle Castello. Nel primo colle si trovano la Cattedrale di San Massimo e Santa Maria degli Angeli, la chiesa di Sant'Agostino e il complesso di San Giovanni Battista. Accedendo da destra vi è la monumentale Porta San Francesco. Risalendo il corso, presso Colle Castello, si trovano la Piazzetta Santa Croce con la chiesa omonima, il complesso parrocchiale di San Domenico e il corso dei Vestini, dove si affacciano numerosi palazzi gentilizi, come Palazzo Aliprandi, Palazzo De Cesaris, Palazzo Scorpione, Palazzo Margarita d'Austria.


Architetture religiose


Duomo di Penne.
Duomo di Penne.
Lo stesso argomento in dettaglio: Chiese di Penne.
Santa Croce.
Santa Croce.
Prospetto di Santa Chiara.
Prospetto di Santa Chiara.
Particolare dell'altare maggiore di Santa Chiara.
Particolare dell'altare maggiore di Santa Chiara.
Facciata di San Giovanni Evangelista.
Facciata di San Giovanni Evangelista.
Prospetto di San Domenico
Prospetto di San Domenico
Cappella di Sant'Antonio nel 2011, prima del restauro.
Cappella di Sant'Antonio nel 2011, prima del restauro.
Chiostro del convento dei Domenicani
Chiostro del convento dei Domenicani
Prospetto della Santissima Annunziata.
Prospetto della Santissima Annunziata.
Interno della chiesa.
Interno della chiesa.
Facciata di San Giovanni Battista.
Facciata di San Giovanni Battista.

Stucchi di Giambattista Gianni e decorazioni pittoriche murali di Giambattista Gamba[34]. Nell'ex attiguo Convento vi ebbero sede le Dame di Malta. Di rilievo all'interno ci sono le tele di San Giovanni Evangelista e San Carlo Borromeo realizzate da Paolo Gamba (XVIII sec.), il San Giovanni Battista di Samberlotti del 1617, e il San Francesco di Paola di Antonio Zanchi del 1705. Altre tele, insieme con la Pietà lignea, sono dei Settecento, e sono state traslate nel Museo diocesano. Le Gerosolimitane fondarono anche il convento annesso alla chiesa, sulla parete afferente al colle del Duomo. L'edificio si presenta articolato in vari corpi di fabbrica di diversa altezza, organizzati intorno a un ampio cortile centrale su due livelli. Nel tempo, con perdita della funzione originaria del monastero, l'edificio assunse vari ruoli: scuola d'arte, sede del Tribunale di Pescara con sezione distaccata, e sede di varie associazioni culturali. Ha un chiostro centrale con loggiato ad arcate sovrapposte.

Sant'Agostino.
Sant'Agostino.
Volta cupolata della chiesa di Santa Chiara
Volta cupolata della chiesa di Santa Chiara
Porta San Francesco e chiesa di San Nicola.
Porta San Francesco e chiesa di San Nicola.

Le chiese delle contrade


Molte di queste purtroppo sono in cattivo stato di conservazione, o addirittura ruderi.

Portale di Palazzo del Giustiziere.
Portale di Palazzo del Giustiziere.

Architetture civili


Il medievale Palazzo de' Vestini.
Il medievale Palazzo de' Vestini.
Ingresso al Palazzo Vescovile.
Ingresso al Palazzo Vescovile.

Nel Seicento fu ristrutturato da Ferdinando Castiglione, che aggiunse l'ala oggi destinata a sede museale, nell'800 Ginevra Castiglione portò in dote al marito Saverio De Leone l'appartamento, nelle cui sale oggi ci sono le opere di Remo Brindisi, e la collezione Galluppi. Nel Settecento fu ampliato dai Teseo, con progetto dell'architetto Stansislao Casale sul disegno di Francesco De Sio (1760-66). Notevole è la facciata del 1766 con avancorpo centrale e logge sovrapposte con triplice arcata e balconata, che crea ombre profonde. Il grande accesso su Largo San Nicola non ha il portale, la facciata diaframmata, fa sì che vivamente il palazzo assuma complessità e dimensioni particolari. Nella sommità è presente un orologio a maiolica di Antonio Papa (1770), la torretta venne abbattuta nel 1968 e l'orologio ricollocato più in basso. Da via Castiglione si accede a un piccolo cortile tramite portal e a sesto acuto, con modanature a guscio lungo gli spigoli dell'archivolto. Il palazzo oggi ospita il Museo d'Arte Contemporanea.

Palazzo Aliprandi, ingresso alla cappella di Sant'Antonio.
Palazzo Aliprandi, ingresso alla cappella di Sant'Antonio.
Portale di Palazzo Scorpione
Portale di Palazzo Scorpione
Piazza Luca da Penne e Palazzo Leopardi.
Piazza Luca da Penne e Palazzo Leopardi.
Portici Salconio.
Portici Salconio.

Architetture militari


Torre del Duomo.
Torre del Duomo.

Le mura di Penne sono ancora oggi in parte visibili, e abbracciano il centro storico del rione Colle Sacro e di Porta da Capo. Nel corso del Settecento persero la loro funzione difensiva e vennero inglobate con le case, o demolite, insieme con le torri, di cui restano alcune tracce, con l'eccezione di Torre Romana, presso Porta San Francesco. Anche la torre del Duomo di San Massimo svolgeva la funzione di difesa. Le mura sono in laterizio o in mattone cotto, e delimitano anche il passaggio di strette vie a serpente, dette "coste". Presso Colle Castello sorgeva il fortino longobardo, a guardia della città, oggi scomparso.

Coste delle mura medievali.
Coste delle mura medievali.
Porta da Capo.
Porta da Capo.
Porta della Ringa.
Porta della Ringa.

Altro



Fontane


Monumenti civili

Statua di Luca da Penne.
Statua di Luca da Penne.

Strade e piazze

Piazza XX Settembre.
Piazza XX Settembre.

Aree naturali


Passeggiata Alessio Di Simone
Passeggiata Alessio Di Simone
Lo stesso argomento in dettaglio: Riserva naturale controllata Lago di Penne.

Nei pressi della cittadina si trova la riserva naturale regionale "lago di Penne", istituita con le leggi regionali n. 26 del 1987 e n. 97 del 1989, si estende per centocinquanta ettari, con una fascia di protezione esterna che supera i 1000 ettari. La Riserva è gestita da un comitato, con il Comune di Penne, il Consorzio di Bonifica Centro e il WWF Italia; il Comune ha inoltre incaricato, per la gestione operativa e tecnica, la cooperativa COGECSTRE. La Riserva è un importante luogo di sosta e di riproduzione dell'avifauna stanziale, di passo e nidificante.

La Nitticora (Nycticorax nycticorax), che è anche il simbolo dell'area protetta, da diversi anni nidifica nella zona umida della Riserva. Nella Riserva sono state avviate alcune importanti iniziative di conservazione della fauna, tra le quali il Progetto Lontra del WWF Italia, con la realizzazione sulle rive del lago di Penne di un centro di riproduzione e di educazione del rarissimo mustelide. Altri progetti di conservazione sono:


Società



Evoluzione demografica


Dopo il picco di 14.119 abitanti censiti nel 1951, Penne ha avuto una flessione, arrivando a 11.670 abitanti nel 1981. Da allora ci è stato un aumento, arrivando a quasi 13.000 nel 2011.[40] Abitanti censiti[41]


Lingue e dialetti


Il dialetto pennese si distingue per la sua peculiare caratteristica di sostituire, nel lessico dialettale abruzzese, la vocale "e" con la "ò" (es. Pònne invece di Penne). In generale il dialetto pennese è collocato nei dialetti italiani meridionali relativi all'area abruzzese-adriatica.


Tradizioni e folclore


La chiesa di Santa Croce, una delle tappe della processione del Cristo Morto, in evidenza la facciata con la Croce e i simboli della Passione
La chiesa di Santa Croce, una delle tappe della processione del Cristo Morto, in evidenza la facciata con la Croce e i simboli della Passione

La Processione del Venerdì Santo a Penne venne istituita in forma solenne nel 1570 dal Cappuccino umbro Padre Girolamo da Montefiore. Il rito liturgico è ancora oggi molto sentito dalla popolazione, che partecipa numerosa all'evento. La processione percorre le vie del centro storico, trasportando la statua del Cristo Morto, la statua della Vergine Addolarata e il gruppo ligneo della Passione, mentre drappi su balconi e finestre delle dimore storiche sono esposti in segno di lutto. Il corteo degli incappucciati, il coro del Miserere e la banda accompagnano la processione rendendo l'evento ancora più suggestivo.

La coperta funebre, di dimensioni considerevoli (4,16 x 5,05 m), è ricca di ricami in oro, argento e fili di seta variopinti applicati a una base di velluto nero. Particolarmente interessanti sono i ricami dei quattro medaglioni d'angolo che raffigurano la Croce raggiata, l'Albero della conoscenza del bene e del male, l'Arca dell'Alleanza, Calice con Ostia solare[42]. Fu commissionata nel 1860 dalla famiglia Assergi e donata alla Chiesa dell'Annunziata. La leggenda popolare racconta che alcune monache siano rimaste cieche dopo anni di minuzioso ricamo.[43]


Cultura



Istruzione



Scuole

Nel comune si trovano le seguenti scuole superiori di secondo grado:


Biblioteche

La città di Penne offre dal 1981 una biblioteca pubblica. Essa esplica funzioni di servizio, conservazione, consultazione, informazione, promozione e sussidio in osservanza a quanto previsto dalle leggi istitutive dei Centri Servizi Culturali e successive integrazioni oltre che dagli indirizzi e obiettivi politici e tecnici emanati nel corso del tempo.[44]


Musei

Ingresso al Museo diocesano G. Leopardi
Ingresso al Museo diocesano "G. Leopardi"
Lo stesso argomento in dettaglio: Museo civico diocesano.

Arte


Luigi Polacchi
Luigi Polacchi

L'arte a Penne si è sviluppata attraverso diversi campi: erudizione, letteratura, pittura e scultura. Nel campo umanistico-letterario, dal Medioevo a oggi si distinsero il giurista Luca da Penne, commentatore delle leggi del tardo impero Romano e del "Codice Giustinianeo", il medico e scrittore Muzio Pansa, che raccolse anche delle leggende popolari abruzzesi, gli storici Nicola Giovanni Salconio e monsignor Vincenzo D'Alfonso, vescovi della diocesi, il cardinale Anton Ludovico Antinori, e nel periodo più recente il poeta e patriota Clemente de Caesaris, le cui poesia furono di ispirazione leopardiana-rossettiana e il poeta, giornalista e storico Luigi Polacchi, che tracciò una storia degli scrittori abruzzesi.
Nel campo della pittura e della scultura, sin dal XVI secolo Penne, insieme a Loreto Aprutino e Castelli è stato centro di produzione delle maioliche dipinte della bottega Grue, mentre nel Settecento, con il restauro barocco di molte chiese, si distinsero maestranze lombardo-napoletane come Francesco De Sio e Giovan Battista Gianni, ma anche i pennesi Domiziano Vallarola e Antonio Zanchi. Degno di menzione, sebbene fiorito nell'800, è Federico Dottorelli, altro architetto pennese che si distinse nel restauro della fontana dell'Acqua Ventina.

Penne è anche un importante centro tradizionale di produzione del centrino da tavola, lavorato dalle massaie e delle figlie che entravano in età da marito. Infatti un tipico motto delle lavoratrici delle botteghe è ancora oggi "sparagne e cumparisce", ossia "risparmia tempo e fai bella figura".


Eventi


La cittadina di Penne è ricca di festività. Una delle maggiori feste è quella dedicata a San Massimo, patrono della città e della diocesi di Pescara-Penne, che viene festeggiata il 7 maggio di ogni anno, coinvolgendo solitamente due o tre giorni. Successiva è la festa dedicata a Sant'Antonio di Padova, celebrata il 13 giugno di ogni anno, anche qui coinvolgendo due o tre giorni, e che di fatto dà inizio alla cosiddetta "Estate Pennese", un appuntamento che ogni anno è ricco di eventi culturali, sportivi ed eno-gastronomici.

In particolare, tra gli appuntamenti culturali di spicco figura il "Premio di letteratura Città di Penne - Mosca", già "Premio Penne", un concorso letterario internazionale che dal 1979 si ripropone annualmente nell'agenda culturale pennese.[46].

Tra gli appuntamenti sportivi vanno ricordate la manifestazione podistica "Notturna Pennese" e il "Trofeo Internazionale di Calcio Ernesto Morandini".


Geografia antropica



Urbanistica del centro storico


Piazza Luca da Penne
Piazza Luca da Penne
Una delle coste del centro
Una delle coste del centro

Frazioni


Baricelle, Casale, Collalto, Colle d'Omero, Colle Formica, Colle Maggio, Colle San Giovanni, Colle Sant'Angelo, Colle Stella, Colletrotta, Conaprato, Mallo, Pagliari, Ponte Sant'Antonio, Porta Caldaia, Roccafinadamo, San Pellegrino, Serpacchio, Teto, Toballesco. Villa Degna


Roccafinadamo

Roccafinadamo è una frazione che sorge a nord di Penne, a un'altitudine di 545 m sul livello del mare, alle pendici dell'Appennino centrale, sovrastato dalle vette del Corno Grande. Il suo nome deriva presumibilmente da un agglomerato di case su rocce con il capostipite Adamo. Confina a nord con il comune di Arsita, a sud con il comune di Farindola e a est con il comune di Castiglione Messer Raimondo.

Prima degli anni sessanta i suoi abitanti erano più di mille, sono in seguito drasticamente scesi fino a sotto le 150 unità, a causa della mancanza di insediamenti industriali.


Infrastrutture e trasporti



Strade


Il comune è attraversato dalla SS 81, importante arteria interna (che nel tratto urbano viene denominata "Viale San Francesco" e "Circonvallazione Aldo Moro") e dalla SS 151 che collega il centro abitato a Cappelle sul Tavo, da cui si prosegue per Montesilvano e Pescara.


Autobus


Autobus del servizio urbano in sosta a Conaprato
Autobus del servizio urbano in sosta a Conaprato

La società TUA gestisce i collegamenti con i centri limitrofi (tra cui Farindola e Montebello di Bertona) e il locale autoservizio urbano, attivo dai primi anni '70, che tocca le località di Villa Degna, Conaprato, Collalto e San Pellegrino (nel comune di Loreto Aprutino).


Ferrovie


Dal 1927 al 1963 Penne fu collegata con Pescara mediante una linea ferroviaria a scartamento ridotto, che raggiungeva la stazione capolinea ancora oggi visibile in viale Santo Spirito. La ferrovia fu poi smantellata nel Dopoguerra e sostituita dall'attuale autoservizio, gestito sempre da TUA.


Amministrazione


Lo stesso argomento in dettaglio: Sindaci di Penne.

Sport



Pallavolo


A Penne c'è una società pallavolistica denominata A.S.D. Volley Penne che è molto attiva a livello giovanile. Inoltre la prima squadra milita dalla stagione 2018-2019 in serie C.


Calcio


La principale squadra di calcio della città è l'A.S.D. Penne 1920 Calcio, che attualmente milita in Eccellenza. In passato ha disputato la Serie D dagli inizi degli anni 80 a metà degli anni 90 e una seconda volta nella metà degli anni 2000.


Note


  1. Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. Lajatico è il Comune più ricco d'Italia. La mappa dei redditi degli italiani pre-pandemia, in Il Sole 24 Ore, 27 maggio 2021.
  5. borghitalia.it, http://www.borghitalia.it/pg.base.php?id=5&cod_borgo=722.
  6. comune.penne.pe.it, http://www.comune.penne.pe.it/index.php?option=com_content&view=article&id=6&Itemid=136.
  7. Penne (Pescara): città dei mattoni e degli abiti per i grandi della terra, su mondodelgusto.it. URL consultato il 7 dicembre 2016.
  8. Penne medaglia d'argento al valor civile, su ricerca.gelocal.it, ilCentro, 8 settembre 2006.
  9. Comuni dell'Abruzzo per superficie territoriale, su Tuttitalia.it. URL consultato il 31 ottobre 2016.
  10. Tabella climatica mensile e annuale (TXT) in Archivio climatico DBT, ENEA.
  11. B. Di Lena, F. Antenucci, D. Giuliani, C. Rampa, Analisi Spazio Temporale delle precipitazioni nella Regione Abruzzo. (PDF), su arssa.abruzzo.gov.it, Direzione Politiche Agricole e di Sviluppo Rurale, Forestale, Caccia e Pesca, Emigrazione - Regione Abruzzo (archiviato dall'url originale il 9 marzo 2016). in base alla media di riferimento 1951 - 2009.
  12. I libri della storia di Penne, su gelsumino.it. URL consultato il 13 settembre 2019 (archiviato dall'url originale il 5 agosto 2019).
  13. Giuseppe Del Re, Descrizione topografica fisica, economica politica de reali domini al di qua del faro nel regno delle due sicilie, Volume 2, su books.google.com.br.
  14. Domenico Romanelli, Antica topografia istorica del Regno di Napoli, su books.google.com.br.
  15. v. voce in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. II
  16. Attilio Zuccagni-Orlandini, Corografia fisica, storica e statistica dell'Italia corredata di un Atlante: di Mappe geografiche e topografiche, Volume 11, su books.google.it.
  17. Lorenzo Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli, su books.google.it.
  18. Dizionario corografico del Reame di Napoli, su books.google.com.br.
  19. Giovan Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva dell'Abate Pacichelli parte terza, su books.google.com.br.
  20. De Sterlich Aliprandi, su sias.archivi.beniculturali.it. URL consultato il 17 maggio 2020.
  21. Teatro araldico, ovvero Raccolta generale delle armi ed insegne ..., Volumi 1-8
  22. Stemmario Trivulziano
  23. Candido Greco, "Breve storia della Società Operaia di Mutuo Soccorso Diego Aliprandi", Penne 2006 pag. 111
  24. fu sindaco di Penne e deputato al Parlamento
  25. De Sterlich, su sias.archivi.beniculturali.it. URL consultato il 17 maggio 2020.
  26. Aliprandi, su sias.archivi.beniculturali.it. URL consultato il 17 maggio 2020.
  27. Comuni della Provincia di Pescara per popolazione, su Tuttitalia.it. URL consultato il 27 dicembre 2016.
  28. Regione Abruzzo, Chiese medievali Provincia di Pescara - Chiesa di San Massimo - Cripta, su regione.abruzzo.it (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2015).
  29. Regione Abruzzo, Chiese Barocche - Provincia di Pescara - Chiesa di Santa Chiara, su regione.abruzzo.it (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2015).
  30. Regione Abruzzo, Chiese Barocche - Provincia di Pescara - Chiesa di San Giovanni Evangelista, su regione.abruzzo.it (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2015).
  31. Regione Abruzzo, Chiese Barocche - Provincia di Pescara - Chiesa di San Domenico, su regione.abruzzo.it (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2015).
  32. Regione Abruzzo, Chiese Barocche - Provincia di Pescara - Chiesa della SS. Annunziata, su regione.abruzzo.it (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2015).
  33. Regione Abruzzo, Chiese Barocche - Provincia di Pescara - Chiesa di San Giovanni Battista, su regione.abruzzo.it (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2015).
  34. Antonio Di Vincenzo, Giambattista Gamba e l'iconografia delle decorazioni pittoriche nella chiesa di S. Giovanni Battista delle gerosolimitane di Penne, Penne 2017, https://academia.edu/.
  35. Regione Abruzzo, Chiese Barocche - Provincia di Pescara - Chiesa di Sant'Agostino, su regione.abruzzo.it (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2015).
  36. Regione Abruzzo, Chiese Barocche - Provincia di Pescara - Chiesa di Santa Maria del Carmine, su regione.abruzzo.it (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2015).
  37. Regione Abruzzo, Chiese Barocche - Provincia di Pescara - Chiesa di Santa Maria in Colleromano, su regione.abruzzo.it (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2015).
  38. Frati minori Cappuccini d'Abruzzo, Storia del convento Natività di Maria SS. di Penne, su fraticappuccini.it.
  39. Antonio DI VINCENZO, Il Monumento ai Martiri pennesi del 1837: vicende e personaggi, in http://italianostrapenne.org; https://academia.edu/, 2014.
  40. Abruzzo, attrazione fatale per la costa - Regione - il Centro, in il Centro, 30 novembre 2012. URL consultato il 22 ottobre 2016.
  41. Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  42. Antonio Di Vincenzo, Il gruppo ligneo della Passione e la coltre del Cristo morto di Penne: storia e simbologia, in http://italianostrapenne.org; https://academia.edu/, 2015.
  43. Soprintendenza dell'Abruzzo, Processione del Venerdì Santo, su sbsae-aq.beniculturali.it (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2015).
  44. apcbibliotecapenne.blogspot.com, https://apcbibliotecapenne.blogspot.com/p/la-biblioteca-di-penne-nasce-nel-1981-e.html.
  45. Ministero dei Beni Culturali e del Turismo, Il Palazzo Ferdinando Castiglione ospita il Museo di Arte Moderna e Contemporanea, su beniculturali.it.
  46. Premio Penne, premiopenne.it, http://www.premiopenne.it/.

Bibliografia


Fonti storiche


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[de] Penne (Abruzzen)

Penne ist eine italienische Gemeinde mit 12.004 Einwohnern in der Provinz Pescara in der Region Abruzzen und ist Mitglied der Vereinigung I borghi più belli d’Italia[2] (Die schönsten Orte Italiens).

[en] Penne, Abruzzo

Penne (Italian pronunciation: [ˈpenne], locally [ˈpɛnne]; Pònne in the local dialect) is an Italian town in the province of Pescara, in the Abruzzo region, in mid-southern Italy. According to the last census in 2014 the population was 12,451.[3] In 2012 Penne was selected as one of the "Most Beautiful Towns of Italy" (Borghi più belli d'Italia) [4]

[es] Penne (Pescara)

Penne es un municipio de 15.478 habitantes del centro de Italia. Pertenece a la provincia de Pescara, en la región de los Abruzos, y se ubica a unos 50 kilómetros al este de L'Aquila, la capital de la región.

[fr] Penne (Italie)

Penne est une commune italienne d'environ 11 990 habitants, située dans la province de Pescara, dans la région Abruzzes, en Italie méridionale. Elle est également qualifiée de « Ville de la brique » (Città del mattone).
- [it] Penne (Italia)

[ru] Пенне (город)

Пенне (итал. Penne; Pónne на местном диалекте) — итальянский город с 12 022 жителями в провинции Пескара региона Абруцци, в 20 км от побережья Адриатического моря. В 2012 году город Пенне был включен в список самых красивых городов Италии [2].



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