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Ortona (fino al 1938 conosciuta anche come Ortona a Mare[6], Urtónë in abruzzese) è un comune italiano di 22 193 abitanti[2] della provincia di Chieti in Abruzzo.

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Ortona (disambigua).
Ortona
comune
Ortona – Veduta
Ortona – Veduta
Localizzazione
Stato Italia
Regione Abruzzo
Provincia Chieti
Amministrazione
SindacoLeo Castiglione[1] (Ind.) dal 25-6-2017 (2º mandato dal 29-6-2022)
Territorio
Coordinate42°21′20.37″N 14°24′12.94″E
Altitudine72 m s.l.m.
Superficie70,88 km²
Abitanti22 193[2] (30-4-2022)
Densità313,11 ab./km²
FrazioniVedi elenco
Comuni confinantiCrecchio, Francavilla al Mare, Frisa, Miglianico, San Vito Chietino, Tollo
Altre informazioni
Cod. postale66026
Prefisso085
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT069058
Cod. catastaleG141
TargaCH
Cl. sismicazona 3 (sismicità bassa)[3]
Cl. climaticazona C, 1 298 GG[4]
Nome abitantiortonesi
Patronosan Tommaso apostolo
Giorno festivoprima domenica di maggio
PIL(nominale) 386,9 mln [5]
PIL procapite(nominale) 17 320 [5]
MottoOrtona Civitas Vetustissima
"Ortona città antichissima"
Cartografia
Ortona
Ortona – Mappa
Ortona – Mappa
Posizione del comune di Ortona all'interno della provincia di Chieti
Sito istituzionale

La storia antichissima della città risale al popolo dei Frentani, che usava lo scalo commerciale come principale fonte economica del territorio.

Città romana dagli inizi del III secolo a.C. fino al V secolo, fu occupata, dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, prima dai Goti, poi dai Bizantini, dai Longobardi e infine dai Normanni che la incendiarono (XI secolo). Risorta in epoca sveva tornò a fiorire economicamente.

A partire dal 6 settembre 1258, la città ospitò in maniera permanente nella Cattedrale le reliquie di San Tommaso Apostolo, diventando un punto di riferimento nel campo religioso. Dopo battaglie varie con la città rivale di Lanciano, Ortona passò in mano a Jacopo Caldora che ricostruì la cinta muraria. Fu città cara a Margherita d'Austria, che vi fece costruire il Palazzo Farnese (seconda metà del XVI secolo).

Durante l'Ottocento fu rappresentata culturalmente da Francesco Paolo Tosti e Gabriele D'Annunzio. Durante la Seconda guerra mondiale Ortona diventò capo marittimo della linea Gustav, con estremo opposto a Cassino, e tra il 21-28 dicembre del 1943, con la "battaglia di Ortona" visse uno dei periodi più tristi e tragici della sua storia, con la distruzione di gran parte del centro cittadino dovuta alla guerriglia urbana tra tedeschi e canadesi.

Oggi la città è fortemente sviluppata e ricostruita: scalo marittimo principale della regione Abruzzo con il suo porto, per la presenza di varie riserve naturali marittime nonché per varie volte fregiata della Bandiera Blu.


Geografia fisica


Ortona è situata sopra una falesia del litorale adriatico.

Il territorio di Ortona confina a nord con Francavilla al Mare, ad est con il Mare Adriatico, a sud con Frisa e San Vito e ad ovest con Tollo, Crecchio e Miglianico.

Nella classificazione sismica della protezione civile è identificata come Zona 3, cioè zona a sismicità bassa[7], mentre nella classificazione climatica è contrassegnata come Zona C[8].


Storia


Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Ortona.
La Basilica di San Tommaso in una foto del primo '900, prima della distruzione avvenuta nel 1943
La Basilica di San Tommaso in una foto del primo '900, prima della distruzione avvenuta nel 1943

La storia di Ortona inizia nell'epoca italica, quando l'area della Frentania (attuale provincia di Chieti meridionale) era occupata dai Frentani. Ortona era il principale porto commerciale di questo popolo. I commerci erano molto fruttuosi, una delle prime fonti è proprio Strabone, che ricorda Ortona come porto dei Frentani: "Horton epineion frentanos".

Conquistata dai Romani nel I secolo a.C., Ortona crebbe sempre grazie ai commerci via mare e via terra, anche se oggi non rimane alcuna architettura romana, se non qualche traccia. Nel corso del Medioevo la città fu occupata dai Bizantini, e usata sempre come porto commerciale; reperti si trovano nel Museo dell'Abruzzo Bizantino Altomedievale di Crecchio, nel VI secolo d.C., durante l'occupazione bizantina, nacque anche la prima sede della diocesi, citata da papa Gregorio Magno, anche se la cattedrale attuale verrà riedificata nell'XI secolo, dopo che nel 1075 Ortona viene occupata dai Normanni, e sottratta al controllo dei conti di Chieti.

La città riprende un ruolo centrale nell'economia marittima grazie a Federico II di Svevia e Carlo I d'Angiò, quando concedono dei benefici per le imposizioni sul porto, tanto che presto Ortona arriva ad essere il primo porto degli Abruzzi. Nel 1258 arrivano in città le reliquie di San Tommaso Apostolo, portate dalla Grecia dal capitano Leone Acciaiuoli, facendo aumentare di prestigio la città. In questi anni si iniziano anche delle controversie politiche ed economiche con la vicina città di Lanciano, altra realtà a forte vocazione commerciale, molto cara ai sovrani di Napoli e ai mercanti veneziani, tanto che nel 1427 scoppiò una vera e propria guerra, ragione per cui dovette intervenire San Giovanni da Capestrano, che siglò il lodo di pace nella cattedrale.

Ortona dalla metà del XV secolo, rendendosi invisa ai sovrani aragonesi, subendo anche un attacco veneziano perché troppo potente nei commerci del porto, viene infeudata sotto il viceré spagnoli. Nel 1566 subisce un grave attacco turco, in una serie di scorrerie che minacciarono le coste abruzzesi, infine nel 1584 viene infeudata alla duchessa Margherita d'Austria, figlia di re Carlo V di Spagna e moglie di Ottavio Farnese marchese di Sulmona. Nel XVII secolo avviene nuovamente una stagnazione economica, Ortona rientra nel corso degli eventi storici soltanto nel 1799, quando nell'ambito delle rivoluzioni francesi contro la monarchia borbonica, proclama il governo liberale, e il 18 febbraio 1799 Ortona viene sottoposta a duro assedio dai generali francesi, mossisi da Pescara quartier generale, per riportare l'ordine nelle città occupate e ribelli.

Ortona nel XIX secolo torna ad essere una realtà commerciale con i moderni mezzi di organizzazione portuale e commerciale, diventa anche cenacolo culturale grazie alle personalità di Francesco Paolo Tosti, Francesco Paolo Michetti, Gabriele d'Annunzio e Basilio Cascella. Nel 1943 Ortona viene sconvolta dall'occupazione nazista, ancor più dalla tremenda battaglia durata una settimana dal 20 al 28 dicembre 1943, che ingaggiano nazisti e canadesi alleati per liberarla, dato che la città è il capo orientale della linea Gustav, che attraversa l'Italia fino a Cassino. La città è quasi rasa al suolo, e solo negli anni '60 vede una ripresa economica con lo sviluppo della viticoltura, dell'industria e del turismo estivo.


Simboli


«D'argento, al castello triturrito di rosso, merlato alla guelfa e chiuso d'argento, sul mare d'azzurro. Ornamenti esteriori di Comune”»


Onorificenze


Titolo di Città
«Decreto del Presidente della Repubblica[9]»
 2008
Medaglia d'oro al valor civile
«Nobile Città degli Abruzzi, di antiche tradizioni patriottiche, sopportava coraggiosamente, in occasione dell'ultimo conflitto, spaventosi bombardamenti aerei e terrestri, subendo la perdita di 1314 dei suoi figli e la distruzione della maggior parte del suo patrimonio monumentale e edilizio. Con fierissimo contegno resisteva intrepida ai soprusi degli invasori in armi, mai piegando nella sua purissima fede in un'Italia migliore, libera e democratica. Si prodigava con cuore di madre nel soccorso dei feriti e dei sofferenti affermando, negli orrori della guerra, il più alto spirito di solidarietà umana.[10]»
 settembre 1943-giugno 1944.

Monumenti e luoghi d'interesse


Mura del castello aragonese
Mura del castello aragonese

Ortona è divisa in due rioni storici: Terravecchia e Terranova. La prima porzione è quella più antica formatasi sull'antico abitato italico-romano che aveva l'acropoli presso l'area del Castello Aragonese, e le mura terminanti in Largo Farnese, ossia presso la piazza municipale. Centro delle attività marinare, Terravecchia si è sviluppata nel XII-XIV secolo tra l'area della Cattedrale di San Tommaso Apostolo (1127) il castello aragonese (1452 ca.) e il Palazzo Farnese (1584). La porzione più antica del rione è quella compresa tra Largo Castello, il parco Ciavocco e Corso Matteotti con gli angiporti medievali di vico Bonelli che conducono a Torre Baglioni. La zona compresa tra Corso Matteotti e la Passeggiata Orientale è di periodo tardo medievale, la zona di via Acciauoli è del XVI-XVII secolo con i palazzi de Benedictis, la cisterna, la scalinata dei pescatori, poi il Palazzo Corvo del XVII secolo, casa natale del compositore Francesco Paolo Tosti, Palazzo Menè del XVIII secolo, Palazzo Colangelo con cortile interno, Palazzo Mignotti del XVII secolo, il palazzo Grilli De Sanctis del XVII secolo con i balconi a ferro battuto, Palazzo Pugliesi. Sulla Piazza San Tommaso con la cattedrale si affacciano il Palazzo Rosica De Sanctis della metà XVII secolo, il Palazzo Mancini De Sanctis Riccardi dove nel 1586 morì Margherita d'Austria, interessante perché ricavato da un torrione medievale chiamato Torre Riccardi, l'ex convento agostiniano di San Domenico, poi biblioteca diocesana, il Palazzo Vescovile del 1770 e il duecentesco campanile dell'ex convento di San Francesco in Piazza Risorgimento. L'ex convento è in parte riconoscibile nel Palazzo de Benedictis, dove nacque Luisa, madre di Gabriele d'Annunzio, che conserva il cortile con chiostro interno.

Veduta del corso Matteotti, zona Terravecchia, dal castello aragonese
Veduta del corso Matteotti, zona Terravecchia, dal castello aragonese

Il secondo rione di Terranova si è sviluppata sul perimetro interno delle mura di Jacopo Caldora, che partivano da Porta Caldari e terminavano in Largo Farnese, attraversando Corso Vittorio Emanuele. La zona era prevalentemente campestre, con orti di proprietà delle monache di Santa Caterina e dei frati Cappuccini di Santa Maria delle Grazie. Con l'afflusso di nuovi mercanti, nel periodo del viceregno spagnolo, ancora oggi sono testimonianza valida i palazzi dei Verratti (XVII secolo), dei Licini, dei de Lectis, dei Berardi (1702), dei Petroni, dei Lavalle-Castiglione (XVIII secolo), dei de Fabritiis, dei Mazzoccone (1870), dei baroni Bernardi. Prima del 1943 lungo il corso sopravviveva anche la cappella di San Biagio in stile neoclassico. Nel secondo dopoguerra si svilupparono altri quartieri, quello del Carmine a nord presso l'antica Porta Bucciaria, o del Carmine appunto, poi verso contrada Costantinopoli sul colle che si affaccia sul mare a sud-est.
Questo quartiere si popolò soprattutto nell'immediato dopoguerra: al fine di ospitare la popolazione della città distrutta furono realizzate casette a basso costo, che costituiscono il rione di San Giuseppe, attraversato dal viale della Libertà. Altra zona storica, benché compromessa dall'espansione edilizia, era la Giudecca, il rione degli ebrei che si trova nella zona parallela il corso Vittorio Emanuele ad ovest, dove si trova la chiesa del Sacro Cuore. Di questo tracciato murario del Caldora, del rione Terranova, resta il toponimo di Piazza Porta Caldari all'ingresso del corso, e il bastione fortificato dai via Dommarco, con castello.


Architetture religiose


Lo stesso argomento in dettaglio: Chiese ed ex conventi di Ortona.
La concattedrale di San Tommaso Apostolo custodisce le reliquie dell'Apostolo.
La concattedrale di San Tommaso Apostolo custodisce le reliquie dell'Apostolo.

Basilica Concattedrale di San Tommaso Apostolo

Lo stesso argomento in dettaglio: Cattedrale di San Tommaso Apostolo.

La chiesa fu costruita nel IX secolo, ma danneggiata dai Normanni nell'XI, quando era dedicata a Santa Maria Regina degli Angeli. Ricostruita completamente nel XII secolo, nel 1258 ospitò le reliquie autentiche di San Tommaso, riportate dall'isola di Chio da Leone Acciaiuoli. La cattedrale fu devastata da un terremoto del XV secolo, e ricostruita sotto forma barocca, tranne il portale del Trecento. La cattedrale, danneggiata ancora nel 1799 dai francesi, fu gravemente danneggiata nel 1943 durante la battaglia di Ortona, e ricostruita in aspetto pseudo-neoclassico per quanto riguarda la facciata, rimontando il portale di Nicola Mancino e ricostruendo l'interno nella matrice barocca. La chiesa ha un impianto semi-longitudinale a pianta a croce greca allungata verso il presbiterio e la cripta, con la facciata su Piazza San Tommaso, decorata dal portale rimontato in stile gotico, con lunetta ornata dal gruppo di San Tommaso tra santi, incastonata tra profonde strombature e ghimberga a gattoni; un secondo portale si trova su vico dell'Orologio, dove si trovava la torre fortificata che fungeva anche da faro della città, distrutta nel 1943; e questo è il meglio conservato dell'epoca medievale, con profonde e ornate strombature. Il cupolone è più slanciato rispetto all'originario, poggiante su quattro pilastri all'interno della chiesa, e consta di un tamburo possente con finestre, e della calotta circolare con lanterna soprastante. Il campanile è una torre in mattoni rossi, edificata abbattendo il vecchio campanile sopravvissuto al 1943, che aveva impianto rettangolare con snelle arcate.

Al suo interno, oltre alla cripta delle reliquie, vi è il Museo Diocesano, dove sono raccolti molti pregevoli dipinti e sculture sacre, facenti parte della storia ortonese. La chiesa è quasi prevalentemente ricostruita e sopravvive di storico soltanto la cappella del sacramento dell'Ultima Cena, con importanti fregi e bassorilievi barocchi. Le cappelle in tutto sono quattro, e la seconda di maggior importanza è quella di San Tommaso, dove si trova il busto argentato, restaurata ampiamente, con mosaici e affreschi di Tommaso Cascella. Il Cascella ridipinse anche gli affreschi dell'interno della calotta cupolare e dei pennacchi angolari, con disegni allegorici, eccettuato il pennacchio con l'affresco barocco. Dipinse anche gli affreschi dell'abside semicircolare, con simboli massonici. La cripta che si trova sotto l'altare è moderna, in cemento armato, e custodisce le spoglie di San Tommaso.


Ex-chiesa della Santissima Trinità

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa della Santissima Trinità (Ortona).
Chiostro interno della chiesa della Trinità
Chiostro interno della chiesa della Trinità

Si trova all'ingresso del cimitero comunale nei pressi di via Roma. Fu eretta nel XVI secolo insieme all'ex convento dei Cappuccini, e conserva perfettamente l'aspetto barocco. La facciata spoglia è preceduta da un portico ad arcate, che si collega internamente al chiostro del monastero Cappuccini, che ha impianto quadrato, con chiostro ad arcate a tutto sesto, a due livelli, e pozzo centrale. Il portale della chiesa è datato 1626, l'interno ha impianto lineare a navata unica con tre cappelle sulla sinistra, un altare maggiore in legno lavorata con tabernacolo, che ospitava le tele del pittore teatino Giovanni Battista Spinelli con Incoronazione della Vergine, oggi ospitata nel museo diocesano. Il tabernacolo è stata realizzato dai cappuccini Maragoni, l'altare è del padre guardiano Giuseppe d'Ascoli (1745).


Chiesa parrocchiale di Santa Maria di Costantinopoli

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli (Ortona).

Si trova tra via don Bosco e via Costantinopoli, nella parte moderna a sud-est di Ortona, del viale della Libertà. Benché non si direbbe, a causa dei corposi restauri del post 1943, la chiesa risale alla fondazione dei monaci Celestini, che edificarono la chiesa con annesso convento in stile romanico. La chiesa si trovava isolata in una zona di uliveti, venne saccheggiata dai turchi nel 1566 e rifatta nel XVII secolo. Durante la seconda guerra mondiale, il refettorio del convento ospitò i tedeschi durante la cena di Natale, e fu oggetto di attacco dei canadesi con bombe incendiarie. Restaurata successivamente, la facciata è stata riportata allo stile romanico, anche se di originale resta solo il portale goticheggiante ad arco a sesto acuto, mentre l'interno a navata unica è stato ugualmente ampiamente restaurato e di originale resta un affresco della Madonna col Bambino d'ispirazione bizantina, dunque del XIII secolo, mentre di pregio è una tela di Giambattista Rusticone del 1583 dell'Annunciazione alla Vergine. Anche il convento annesso è stato ampiamente rifatto ed è la sede dell'Opera salesiana Don Bosco.


Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria (Ortona).
Prospetto della chiesa da Piazza Teatro
Prospetto della chiesa da Piazza Teatro

Si trova nel centro, tra via Garibaldi e Piazza Teatro, ed è una delle più conservate della città dopo i danni del 1943. Il monastero di Sant'Anna delle benedettine femmine, con la chiesa di Santa Caterina, fu fondato intorno al 1324, e ospitò le monache cistercensi che condividevano la chiesa di Santa Maria di Costantinopoli fuori le mura con i Celestini. Dunque la fondazione è profondamente legata all'operato del frate Pietro da Morrone, poi papa Celestino V, che fondò anche il monastero dei maschi di Santo Spirito nel 1293, il monastero di Sant'Anna e Santa Caterina nei primi tempi era indissolubilmente legato alle vicende dei Celestini. La chiesa di Santa Caterina venne poi ampliata dall'antica cappella nel XVII secolo, come dimostra l'architettura a stucchi e pennacchi dell'interno. Un medaglione dipinto sulla parete che sovrasta il portone antico romanico mostra il chiaro stemma dei Celestini con la croce sormontata dal serpente.

La facciata con portale romanico
La facciata con portale romanico

Il monastero fu molto florido a Ortona, e prima delle costruzioni del XVIII-XIX secolo, si trovava cinto dalle mura di Giacomo Caldora, e possedeva vari orti, l'apogeo delle rendite ci fu nel 1751, con possedimenti anche nella villa di Caldari. Negli anni successivi, a causa di crisi della città e di sommosse, come quella del 1799, e poi con le leggi francesi e piemontesi del 1855, il convento fu soppresso, vi venne istituita la Casa del Fascio, e nel 1943 fu danneggiato. Nei primi anni 2000 è stata allestita la mostra permanente del MUBA, il Museo della Battaglia di Ortona, mentre nella chiesa di Santa Caterina continuò a essere officiata, insieme all'oratorio annesso del Crocifisso Miracoloso, la cui facciata è sulla passeggiata "Francesco Paolo Tosti".

La chiesa ha impianto rettangolare con l'annesso convento che si affaccia sul giardino pubblico e su via Garibaldi, il portale principale della chiesa è del XII-XIII secolo, appartenente alla cappella che stava prima della fondazione del monastero, mentre il portico a nartece è barocco, così come l'interno a navata unica, con volta a botte lunettata. Alcune tele, specialmente del pittore Spinelli, sono state conservate nel museo diocesano, e tra queste d'interesse c'è Santa Caterina in estasi. Il pavimento è in cemento decorato, la zona del presbiterio ha balaustra in marmo, l'altare è marmoreo come il tabernacolo, presso le pareti laterali ci sono nicchie con cappelline. L'oratorio del Crocifisso ha aspetto quattrocentesco, con volte a crociera e muratura esterna in mattone a vista. Vi si trova l'affresco del XV secolo della Crocifissione, molto famoso perché il 23 giugno 1566 il costato del Cristo avrebbe grondato sangue, testimoniando che di lì a poco, con l'invasione turca del 1566, il monastero di Sant'Anna sarebbe rimasto inviolato.

La Chiesa del Purgatorio
La Chiesa del Purgatorio
La chiesa di San Rocco
La chiesa di San Rocco

Chiesa di San Rocco

La chiesa di San Rocco si trova in Piazza Porta Caldari, all'ingresso del corso Vittorio Emanuele. Probabilmente costruita intorno al XVI secolo come cappella in onore del santo che protesse la città dalla peste, è stata completamente modificata in età barocca del XVIII secolo, allo stile napoletano barocco. Dalle fotografie storiche si comprende che il campanile è recente, in stile falso antico, edificato nell'epoca fascista, in sostituzione di uno a vela più modesto. La chiesa si presenta sostanzialmente ancora intatta, poco danneggiata dalla guerra del 1943, ha impianto a navata unica rettangolare, con facciata movimentata da alcune cornici a contorno bianco a motivi geometrici, finestrone centrale e portale centrale architravato. Il campanile a torre è scandito da cornici marcapiano, nel lato mediano tre oculi, e in quello superiore la cella campanaria, mentre la sommità ha una cuspide piramidale isoscele con tegole rosse. L'interno conserva nicchie laterali per gli altarini, ha volta a botte lunettata, e alcuni stucchi e pennacchi decorativi, e altare marmoreo.


Chiesa del Purgatorio

Si trova in Piazza della Repubblica, accanto al palazzo comunale. La chiesa risale all'800, ed è molto semplice, rimasta pressoché intatta dopo la guerra, ad eccezione di alcuni danneggiamenti al campanile riparati eccellentemente. Infatti proprio il campanile turrito, è ciò che caratterizza la chiesa, realizzato in mattoni a vista con sommità decorata da loggia di archetti a tutto sesto con due campane nella cella interna è ciò che caratterizza questa chiesa. La facciata è molto semplice, con portale centrale d'ingresso, e l'interno a navata unica ha pianta quadrata, ed è stato profondamente restaurato con mosaici in onore di Gesù, della Madonna, e di Giovanni Paolo II.


Chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Grazie o Madonna della Pace

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di Santa Maria delle Grazie (Ortona).
Prospetto della chiesa di Santa Maria delle Grazie
Prospetto della chiesa di Santa Maria delle Grazie

La chiesa come la si vede oggi, in Piazza San Francesco nel quartiere Terranova, è una ricostruzione totale del vecchio convento del XV secolo, distrutto quasi completamente nel 1943. Nel 1430 in occasione della pace tra Lanciano e Ortona, il frate San Giovanni da Capestrano chiese di edificare per l'occasione anche due chiese, una a Ortona e l'altra a Lanciano. In quest'ultima fu edificato il monastero di Sant'Angelo della Pace sopra una vecchia cappella fuori le mura, che costituisce l'attuale convento dei Cappuccini di Sant'Antonio di Padova, mentre a Ortona nelle vicinanze di Villa Caldari fu prima realizzata una cappella con annesso monastero dedicata a Santa Maria della Pace, successivamente spostato nell'attuale convento di Santa Maria delle Grazie. La chiesa prima della distruzione aveva un aspetto esterno tardoromanico con portico a nartece che precedeva all'ingresso, e facciata a capanna decorata da un solo oculo centrale, e imponente torrione campanario retrostante. L'interno invece era barocco; fu sventrato da cannonate insieme alla facciata nel dicembre del 1943.

L'aspetto attuale mostra tre corpi di fabbrica che costituiscono il complesso, esternamente rivestito in mattoni rossi: da sinistra a destra si trova il campanile a torre decorato da orologio e da balaustra sommitale, poi la facciata della chiesa vera e propria in stile pseudo-romanico, con portico a nartece incorporato che precede l'ingresso a tre portali, ornati nelle lunette da mosaici a sfondo dorato. La facciata ha una sequenza di tre archi a tutto sesto in vetrate colorate, e la facciata è chiusa da un grande timpano triangolare con croce centrale. Il terzo corpo a destra era inizialmente occupato dal convento, e fino agli anni '90 la nuova struttura ospitò l'ospedale civile di Ortona, poi ricostruito nel quartiere Fontegrande, e oggi vi si trova l'ASL. L'interno della chiesa è a navata unica, in stile misto, tra il neoromanico e il neogotico, con volte a crociera costolonate dipinte in blu cielo stellato. Vi si conservano alcune tele e statue originali della vecchia chiesa.


Chiesa parrocchiale di San Giuseppe


Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Giuseppe (Ortona).
La nuova parrocchiale di San Giuseppe
La nuova parrocchiale di San Giuseppe

Sorge nel rione San Giuseppe a sud di Ortona, è stata inaugurata nel 1960 dall'arcivescovo Benigno Migliorini, e in origine doveva essere intitolata a papa Pio X. La chiesa mostra un aspetto lineare e regolare, con cemento armato, mattoni e vetro per le finestre. La facciata è molto semplificata, con portico d'ingresso, e triplice coronamento sommitale ad architrave triangolare con finestre. Il campanile turrito è separato, l'interno a navata unica è molto geometrico, a impianto rettangolare, con presbiterio realizzato secondo la riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II, sopra di esso spicca un Crocifisso, poi vi è un tabernacolo sorretto da colonna marmorea. Di interesse un battistero in marmo, e il gruppo di 3 statue della Madonna Immacolata, San Giuseppe, San Pio X.


Chiesa della Madonna del Carmine


Appartenente alla parrocchia della Cattedrale, si trova in via Roma nel quartiere della Madonna del Carmine, in una zona che un tempo era circondata da uliveti e campagne, del feudo del convento dei Cappuccini della Trinità. Benché l'aspetto attuale della chiesa sia stato completamente alterato per la ricostruzione postbellica, la chiesa esisteva già nel 1685, e dava il nome alla Piana del Carmine con la porta che da ovest conduceva a Ortona, in via Cavour. La chiesa con monastero fu gravemente danneggiata dai francesi che nel febbraio 1799 la incendiarono. Nel 1809 con la soppressione dei monasteri, il convento fu adibito a cascina e poi caserma di alloggio delle truppe, mentre nel 1866 fu trasformato in piccolo ospedale. La Congrega della Carità prese in gestione l'ex convento facendolo diventare ricovero dei viandanti e furono avanzati dei progetti affinché divenisse l'ospedale civile della città, ma senza successo. Andato in rovina il convento, rimase solo la chiesa, che però fu interessata dalle distruzioni del 1943, e nuovamente ricostruita.

Oggi ha un aspetto molto semplice, pianta rettangolare con facciata a capanna scandita da un ordine di semplici finestre centrali molto strette, e da un portale centrale. L'interno è a navata unica, in stile post-classico, e conserva la statua della SS. Vergine del Carmine.


Chiesa parrocchiale di San Gabriele dell'Addolorata


Si trova nel moderno quartiere di Fontegrande, è una delle chiese più moderne e recenti di Ortona, realizzata tra il 2009 e il 2011. Ha un aspetto moderno, a pianta rettangolare irregolare, con facciata geometrica, e portale architravato a timpano triangolare. Il campanile è una torre parallelepipeda, l'interno è a navata unica. Questa è la chiesa con più posti a sedere del comune con oltre 800 posti.


Resti della basilica longobarda di San Marco

Lo stesso argomento in dettaglio: Basilica di San Marco (Ortona).

Si trova presso l'altura di Punta dell'Acquabella in contrada San Donato. La basilica fu fondata nel IX secolo circa dai Longobardi bizantini, e danneggiata dall'invasione normanna. Nuovamente danneggiata nel XVI secolo dai Saraceni, l'abbazia cadde in abbandono ed oggi rimangono solo i resti delle mura perimetrali della pianta rettangolare, le basi delle colonne delle tre navate e il pavimento. Negli anni '80 sono stati trovati reperti archeologici, fra cui fibule preziose dell'epoca longobarda, che sono stati traslati nel Museo Archeologico Nazionale d'Abruzzo a Chieti.


Altre chiese

Chiesa di San Donato al cimitero canadese
Chiesa di San Donato al cimitero canadese
Portico dell'ex convento dei Cappuccini, chiesa della Santissima Trinità
Portico dell'ex convento dei Cappuccini, chiesa della Santissima Trinità
Ex chiesa degli Agostiniani di San Domenico, oggi biblioteca diocesana, sul Corso Matteotti
Ex chiesa degli Agostiniani di San Domenico, oggi biblioteca diocesana, sul Corso Matteotti
Ingresso dell'oratorio del Crocifisso, presso Piazza Teatro
Ingresso dell'oratorio del Crocifisso, presso Piazza Teatro
Scorcio del castello aragonese
Scorcio del castello aragonese
Portale di Palazzo Corvo, sede dell'Istituto Francesco Paolo Tosti
Portale di Palazzo Corvo, sede dell'Istituto Francesco Paolo Tosti

Qui si trovano le chiese minori di Ortona, e successivamente quelle delle contrade limitrofe.


Architetture civili


Lo stesso argomento in dettaglio: Architetture di Ortona.

Palazzi

Lo stesso argomento in dettaglio: Palazzi di Ortona.
Veduta di Palazzo Farnese in notturna nella piazza principale
Veduta di Palazzo Farnese in notturna nella piazza principale
Lo stesso argomento in dettaglio: Museo musicale d'Abruzzo e Archivio Francesco Paolo Tosti.
Palazzo Farnese
Palazzo Farnese
Vestibolo del Palazzo Corvo
Vestibolo del Palazzo Corvo

Fontane e monumenti pubblici

Monumento ai martiri della guerra di Tommaso Cascella
Monumento ai martiri della guerra di Tommaso Cascella
Monumento ai caduti del mare, via Passeggiata Orientale
Monumento ai caduti del mare, via Passeggiata Orientale
Fontana Vola in Piazza Porta Caldari, 2013
Fontana Vola in Piazza Porta Caldari, 2013

Architetture militari



Castello Aragonese

Lo stesso argomento in dettaglio: Castello Aragonese (Ortona).
Il castello aragonese
Il castello aragonese

Il castello originario fu costruito nel XIII secolo dagli Angioini. Nel XV secolo Jacopo Caldora cacciò via gli Angioini e rifondò il castello, circondando inoltre la città di mura possenti. Dopo il decadimento della famiglia, gli Aragonesi conquistarono le coste abruzzesi, e anche Ortona, costruendo il nuovo castello con mura più possenti nel 1452, a forma di trapezio. Il castello, gestito da Alfonso d'Aragona, passò dal XVII secolo in poi a varie famiglie locali, quali i Baglioni. Nel Novecento risultava in semi-abbandono ed era usato come polveriera dentro le mura. Alcune foto antiche mostrano che il castello all'interno delle mura, possedeva un palazzo del Settecento. Durante la battaglia di Ortona nel 1943, il castello saltò in aria, e tutta la parte superiore, incluso il palazzo, andò persa. Nel 1946 una frana dello sperone di tufo sopra cui poggia il castello, danneggiò ancora di più il maniero, inghiottendo ampie porzioni di mura e due torri circolari.

Il castello restò abbandonato fino ai primi anni novanta, quando fu restaurato completamente. Si conservano il fossato verso il borgo di Terravecchia, le due torri possenti a cilindro e le mura perimetrali. L'interno è stato adibito a giardino belvedere verso il mare.


Castello Caldora e Mura Caldoriane

Le Mura Caldoriane circondavano tutto il vecchio borgo di Terravecchia (la zona della Cattedrale di San Tommaso Apostolo e del castello aragonese), e della Terranova (zona del Palazzo Farnese e del corso Vittorio Emanuele). Possedevano anche delle porte di accesso, tra le quali Porta Caldari di Piazza Repubblica. Nel XIX secolo tuttavia, per ampliare la città, le mura furono quasi del tutto demolite. Restano ancora alcune tracce in via Gabriele D'Annunzio, legate alle case fortificate del borgo di Terravecchia, nonché la Torre Baglioni. Furono fortificate nel XV secolo dal condottiero abruzzese Jacopo Caldora, su strutture angioine preesistenti, quando conquistò il feudo.

Il castello aragonese da via Gabriele d'Annunzio, zona Parco Ciavocco
Il castello aragonese da via Gabriele d'Annunzio, zona Parco Ciavocco

La carta dell'abate Pacichelli di Ortona mostra come l'opera muraria definiva la città di Terravecchia con il vertice nel castello aragonese, e anche l'agro di Terranova con il vertice a Porta Caldari. Le mura avevano 6 porte, oggi scomparse, due nel quartiere della Marina presso il castello, poi Porta Bucciaria o del Carmine presso Piazza del Plebiscito. La porta era una delle poche sopravvissute, presente ancora nel 1799, come dimostrano anche le incisioni, avente un arco a tutto sesto e sommità merlata. Proprio da questa porta penetrarono i francesi nel febbraio dell'anno per assaltare la città. Gli altri ingressi erano Porta San Giacomo o Santa Maria, in via Dommarco tra il convento di Santa Maria delle Grazie e il bastione di Giacomo Caldora, poi Porta Caldari all'ingresso del corso Vittorio Emanuele, e Porta Santa Caterina presso il monastero.

Il Castello Caldora risale al XV secolo, fu costruito da Jacopo Caldora ed è situato in via Dommarco. Fa parte delle mura difensive medievali e infatti più che un castello è un bastione fortificato con una robusta torre merlata. Fortunatamente scampato ai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, il castello è ben conservato e ospita la Cantina Farnese. Possiede anche frantoi ipogei. La base è quella di un bastione a scarpa, al cui centro sorge il torrione rettangolare con bucature ad intervalli regolari e merlature in sommità. Una parte del bastione è visibile anche all'interno del borgo, fuori dalla via delle mura, da dove si accede all'interno. Si accede anche da un portale presso il bastione esterno.


Quartiere medievale di Terravecchia


Lo stesso argomento in dettaglio: Architetture di Ortona.

Il nucleo più antico di Terravecchia è rintracciabile tra il Parco Ciavocco e il corso Matteotti, assieme al Vico Bonelli e alla Torre Baglioni del XIII secolo, lungo il viale Gabriele d'Annunzio. Il vico è proprio accanto alla Cattedrale, ed è uno snodo stradale tipico delle ruette, le vie di comunicazione più strette e ardue da percorrere, costruite apposta: se la città fosse stata assediata, i militari vi sarebbero restati intrappolati. Il Corso Matteotti risale al XV secolo nell'aspetto attuale, assieme alla via di Ripa Grande (1882), poi Passeggiata Orientale. Uno snodo verso il mare è la via Leone Acciaiuoli, che comprende il settecentesco Palazzo De Benedictis (Versij-Castiglione), e soprattutto il Palazzo Corvo del XVII secolo, dove nacque il compositore Francesco Paolo Tosti. Vi sono anche i palazzi dei Mené (XVIII secolo), dei Colangelo (XVII secolo), dei Pugliesi (metà XVII secolo) e il palazzo Rosica-De Sanctis (XVII-XVIII secolo), antistante la Cattedrale. A fianco vi è il Palazzo Mancini, del XVI secolo, dove nel 1586 vi morì Margherita d'Austria, trasferitasi ad Ortona per l'edificazione del Palazzo Farnese, compiuto qualche secolo dopo la sua morte.

Scorcio di quartiere Terravecchia (via Gabriele d'Annunzio), con la cupola della Cattedrale. La zona è quella delle mura Caldoriane e della Torre Baglioni
Scorcio di quartiere Terravecchia (via Gabriele d'Annunzio), con la cupola della Cattedrale. La zona è quella delle mura Caldoriane e della Torre Baglioni

Dominante sul quartiere è la Cattedrale di San Tommaso Apostolo. Fu costruita sul sito di un antico tempio romano. Distrutta dai Normanni nel 1060, fu ricostruita. Dopo che un terremoto ne aveva provocato la distruzione, che in quel periodo aveva interessato le regioni meridionali della penisola italica, venne nuovamente ricostruita e riaperta al pubblico il 10 novembre 1127 e dedicata a Santa Maria degli Angeli, come risulta dall'epigrafe conservata nell'annesso museo diocesano. Dal 6 settembre 1258 custodisce le ossa di san Tommaso apostolo. Il navarca ortonese, il pio Leone Acciaiuoli, insieme con i commilitoni, riportò sulla galea il corpo dell'Apostolo e la pietra tombale, dall'isola greca di Chio. Chio rappresentava uno spazio del secondo fronte di guerra, dove la flotta ortonese composta da tre galee, si era recato a combattere, al seguito dell'ammiraglio di Manfredi, Filippo Chinardo. Da quella data la basilica diventa centro di preghiera, richiamo di pellegrini, ma anche oggetto di varie distruzioni. Il 17 febbraio 1427 in questa chiesa è stata solennemente proclamata la pace tra le città di Lanciano e Ortona patrocinata da San Giovanni da Capestrano. Infatti il borgo, essendosi notevolmente sviluppato, rivaleggiava da almeno un secolo con Lanciano, che benché fosse una città dell'entroterra, aveva il possedimento di terre nel feudo di Sanctus Vitus (San Vito Chietino), e desiderava costruirvi un porto.

Il rione Terravecchia visto dal castello aragonese
Il rione Terravecchia visto dal castello aragonese

Per la prima metà del Quattrocento il borgo fu proprietà del condottiero Jacopo Caldora, appena uscito vittorioso dalla Guerra dell'Aquila contro Braccio da Montone (1423), appoggiando la causa angioina. Jacopo rinsaldò notevolmente le mura di cinta di Ortona, tanto che furono definite, fino all'800, "Mura Caldoriane", che abbracciavano tutta la zona di Ripa Grande e viale D'Annunzio, collegandosi al castello medievale. Nel 1452 Alfonso d'Aragona ottenne il feudo di Ortona e modificò notevolmente l'impianto del maniero sul pizzo, dotandolo di nuove mura e di torri circolari, tipiche delle fortificazioni aragonesi. Nel 1566 la Cattedrale e tutta la zona di Terravecchia subirono l'assalto dei Turchi di Piyale Pascià. Il castello resistette alla distruzione, ma da quel momento il borgo fu fortificato nuovamente, e furono rinsaldate le attuali torri Baglioni-Ricciardi. Nella zona furono costruite la Torre del Moro in località San Donato, e a Lido Riccio la Torre Mucchia.

Il quartiere era terra anche dei Padri Conventuali dell'Ordine Francescano. Ne sono conferma l'ex convento agostiniano e il campanile dell'ex chiesa di San Francesco, risalente al XIII secolo. Presso l'ex convento fu costruito l'attuale Palazzo De Benedictis, dove nacque Luisa De Benedictis nel 1839, madre di Gabriele d'Annunzio. Un altro palazzo di rilievo è il Gervasoni del XVII secolo.
Tali palazzi risalgono all'epoca barocca, quando già la funzione delle mura e di alcune chiese cominciava a scemare, essendo ormai cessate le scorrerie, ed essendo i centri un feudo stabile del Regno di Napoli. Nell'800 cominciò l'abbattimento delle mura, per l'inglobamento nelle case, ancora oggi visibili, nella fusione fra mattoni, mura, laterizio e altro materiale nella via Gabriele d'Annunzio. Rimase in piedi la Porta Bucciara o del Carmine, che collegava il convento di Santa Maria delle Grazie (XVI secolo) alla città, ma poi anch'essa fu smantellata e rimase il toponimo "Piazza Carmine".

Piazza San Tommaso
Piazza San Tommaso

Durante la seconda guerra mondiale, nella battaglia di Ortona (20-25 dicembre 1943), gran parte della Terravecchia andò irrimediabilmente perduta. Fu danneggiata la zona del Vico Bonelli, nonché metà Cattedrale, fatta saltare in aria dai tedeschi per distruggere la Torre Civica, possibile punto d'avvistamento da parte degli alleati. Il castello, usato all'epoca come polveriera, facilmente saltò in aria: tutta l'area interna del palazzo baronale fu distrutta, e inoltre nel 1946 uno smottamento della falesia tufacea inghiottì una porzione del perimetro murario trapezoidale. La Terravecchia, dopo la ricostruzione del 1948, versò in stato di decadenza, fino alla ripresa intorno al 2003, quando fu fondato al Palazzo Corvo l'Istituto Nazionale Tostiano, e partirono i lavori di restauro della torre Baglioni e del castello aragonese, conclusi nel 2009. Un tratto delle mura, quello del cosiddetto "Castello Caldora", è stato restaurato da privati, e oggi ospita la Cantina Farnese.


Torre Baglioni

Sita in via G. D'Annunzio 4, presso la porta della Marina, ai margini delle mura caldoriane. Fu dei Bernardi, dei Salzano-De Luna, infine dei Baglioni. Questi ultimi dopo l'unità d'Italia si trasferirono a Chieti. La torre è conosciuta anche come Torrione del Carmine per la presenza del convento e attualmente, dopo il restauro del 2013, è detta Torre della Loggia. In antichità dominava Punta Pizzuta della città frentana, dove si trovava l'approdo portuale, venne realizzata con pietra arenaria e laterizio, appartenne nel XIII secolo ai Bernardi. Presenta un impianto quadrangolare sviluppato su tre livelli, per la continua ricostruzione e fortificazione della stessa, durata sino alla metà del XV secolo con il restauro aragonese delle mura. A tale periodo risalgono le archibugiere, le bertesche e le merlature aggettanti per impedire gli assalti.
Nel 1780 la torre passò ai marchesi Salzano De Luna, e nell'Ottocento ai Baglioni di Civitella Messer Raimondo. Nel XX secolo fu della famiglia Grilli, e poi dei Valentinetti. Ultimi proprietari furono i Gaetani e i Granata, finché non cadde in abbandono, già danneggiata nel 1943. La torre fu recuperata nel 2005 con l'acquisto dei De Martino, e in collaborazione con la Soprintendenza, i lavori di restauro si sono conclusi nel 2013.

La torre ha due ingressi, uno che conduce a vico Bonelli con gli angiporti medievali, e l'altro si affaccia su via D'Annunzio: esso è un fabbricato interconnesso con Palazzo de Bernardis, ed è collegata a resti di un recinto murario del pianoro, ossia la cinta fortificata di Giacomo Caldora. Al XIII secolo risale la parte collegata con il palazzo, voluta dai De Bernardis.


Torre Mucchia

Torre Mucchia (Ortona)
Torre Mucchia (Ortona)

Sita a 4 km da Ortona, sul promontorio nei pressi del Lido Riccio, nella Contrada San Marco. È a struttura a piramide troncata a base quadrata in mattoni. Fa parte della lunga serie di torri costiere del Regno di Napoli, che difendevano il litorale dalle invasioni ottomane e turche. Fu fatta costruire nella seconda metà del XVI secolo dal viceré di Napoli don Pedro Afán de Ribera. Nel XVIII secolo venne trasformata come dogana. Da segnalare la notizia che nell'XI secolo (precisamente nel 1055) un Castello di Mucchia, che aveva giurisdizione anche sul porto e sulle attività di pesca che vi si svolgevano, nonché sull'approdo delle navi commerciali, è indicato tra i possedimenti che il conte Trasmondo III di Chieti dona al monastero di San Benedetto di Montecassino; al suo interno si trovava anche una chiesa intitolata a San Biagio[11]; il castello era così importante per l'abbazia di Montecassino che nel 1065 fu rappresentato sulla porta bronzea voluta dall'abate Desiderio tra i principali possedimenti territoriali dell'Italia centrale[12] e nel 1085 il conte di Chieti lo riottiene in enfiteusi dall'abate di Montecassino fino alla terza generazione[13]; nel 1097 è di nuovo tra i possedimenti diretti di Montecassino, come attesta la sua presenza nella bolla di conferma dei beni dell'abbazia inviata da papa Urbano II all'abate cassinense Oderisio: il toponimo è però qui cambiato in "castello Mucchia di S. Quirico"[14] e tale risulta ancora nel 1105[15].


Torre del Moro

La torre si trova sull'ansa destra della foce del fiume Moro, in località San Donato. Fu costruita nel XVI secolo per rispondere agli attacchi turchi, dato che Ortona fu saccheggiata nel 1566, ma essendo fondata in un terreno limaccioso, già nel secolo successivo fu dichiarata pericolante. Nel Novecento alcune foto la ritraggono in stato di abbandono, ma con un lato ancora intatto, lasciando supporre che fosse a impianto quadrato con mura a scarpa, e coronamento superiore forse con caditoie e merli. Dopo i bombardamenti della battaglia di Ortona nel 1943, rimane solo la parte della base in piedi.


Archeologia



Cimitero militare canadese


Lo stesso argomento in dettaglio: Cimitero militare canadese di Ortona.
Moro Canadian War Cemetery
Moro Canadian War Cemetery

Si trova in contrada San Donato, ed è stato costruito nel 1946 per ricordare le vittime di guerra dei soldati Alleati, impegnati nella battaglia di Ortona del '43 contro i tedeschi. Esso fu realizzato nel gennaio del 1944 dal Corpo canadese, dopo che i caduti militari vennero ammassati in fosse provvisorie in seguito alla fine della battaglia nel 1943. Il cimitero è accessibile dall'arco della chiesa di San Donato, composto da mura con un sacrario centrale decorato da croce, e disposizione lineare in file parallele delle tombe, ognuna uguale all'altra, con lo stemma della bandiera canadese, e il nome del defunto. Un cimitero militare coevo, però dei Britanni, si trova nella campagna di Torino di Sangro, verso Vasto.


Aree naturali


Lo stesso argomento in dettaglio: Costa dei Trabocchi.
Punta Ferruccio vista da Ripari di Giobbe
Punta Ferruccio vista da Ripari di Giobbe

Società



Evoluzione demografica


Abitanti censiti[16]


Etnie e minoranze straniere


Gli stranieri residenti a Ortona al 1º gennaio 2014 sono 1.147 e rappresentano il 4,9% della popolazione residente. Gli stranieri provengono maggiormente dalla Romania (35,8% di tutti gli stranieri presenti sul territorio), dall'Albania (19,3%), dalla Polonia (6,1%), dall'Ucraina (3,6%) e dal Kosovo (3,1%).[17]


Tradizioni ed eventi


Busto reliquario di San Tommaso Apostolo nell'omonima Basilica, patrono della città
Busto reliquario di San Tommaso Apostolo nell'omonima Basilica, patrono della città
Festa patronale di San Tommaso Apostolo o del Perdono
la prima domenica di maggio ricorre la festa di San Tommaso Apostolo, patrono di Ortona[18]. Durante i festeggiamenti, che durano di solito 3 giorni, si svolge il Perdono, caratterizzato da una processione in cui le persone sono vestite con abiti tipici e portano doni a San Tommaso e giorni in cui si può accedere all'indulgenza plenaria. Le reliquie di San Tommaso Apostolo sono conservate nella concattedrale.
Corteo storico di Margherita d'Austria
è stato inaugurato nell'anno 2018, con celebrazione il 3 agosto. Si tratta di una sfilata per il centro della città in costumi tipici del viceregno spagnolo, e si rievoca l'ingresso in città nel 1584 della duchessa Margherita d'Austria, che comprò Ortona, vi istituì la sede del potere, e vi morì due anni dopo.
Processione del Venerdì Santo
si tratta di un evento molto sentito a carattere religioso, che coinvolge il centro storico e le principali vie, con le due processioni provenienti dalla Cattedrale di San Tommaso e dalla chiesa della Madonna delle Grazie.
Festival Suoni d'Abruzzo
festival estivo che coinvolge le principali città abruzzesi, a Ortona si tengono importanti concerti al Teatro Vittoria con pezzi del compositore Francesco Paolo Tosti.
Premio Basilio Cascella
concorso annuale di pittura moderna che si svolge nelle sale del Palazzo Farnese.
Festa dell'Assunta e di San Rocco
si festeggia il 14 agosto, festa prevalentemente religiosa, che si svolge in Piazza Porta Caldari.

Cultura


Basilio Cascella
Basilio Cascella
Teatro Vittoria in notturna
Teatro Vittoria in notturna

Ortona visse un periodo culturale molto forte tra la fine dell'800 e l'inizio del '900 grazie ad artisti quali Francesco Paolo Tosti, Gabriele D'Annunzio e Basilio Cascella. I primi due facevano parte del circolo di Francesco Paolo Michetti, e nella città ortonese Tosti compose alcune arie nel Palazzo Corvo (oggi sede del Museo Musicale d'Abruzzo), nonché brani per alcune poesie di d'Annunzio: tra le opere si ricordano Vorrei morire!, Caro ideale, A vucchella. Sempre sulla figura del Tosti e di Michetti è stato tratto un film di Guido Brignone nel 1939, chiamato Torna caro ideal, dove si ripercorrono le vicende giovanili del compositore tra Roma, l'Abruzzo e Londra, e infine al convento Michetti a Francavilla. Gabriele d'Annunzio, che conoscerà il Tosti negli anni '80 dell'Ottocento, ambientò anche alcune storie delle Novelle della Pescara (1902) a Ortona, e un pezzo del romanzo Il trionfo della morte (1894),

La famiglia Cascella invece si occupò del settore pittorico, aderendo alla corrente di realismo, tradotta nella tradizione abruzzese della ceramica, in cui Basilio raffigurava scene di vita agreste e bozzetti marinareschi ispirati all'attività dei pescatori. Il figlio di Basilio, Tommaso Cascella, lavorò a Pescara, ma si adoperò anche per la pittura ex novo degli interni della Cattedrale, con scene sacre, nella ricostruzione post bellica, ma realizzò anche il Monumento ai Caduti Civili della Guerra presso il cimitero comunale, e insieme a Michele progettò delle geometrie, che sono state riproposte della nuova pavimentazione del Corso Vittorio Emanuele, realizzata nel 2010-11.
Dopo la guerra, a Basilio Cascella venne dedicata la Pinacoteca d'Arte Moderna nel Palazzo Farnese, che conserva vari suoi dipinti e qualche terracotta, e a Tosti l'Istituto Nazionale Tostiano nel Palazzo Corvo - corso Matteotti.


La Maggiolata ortonese[19]


La Maggiolata nacque come festa canora il 3 maggio 1920 a Ortona, nel cosiddetto "Lunedì del Perdono" per le feste in onore del patrono San Tommaso apostolo, col nome di "Piedigrotta Abruzzese". Nel 1921 fu ribattezzata "Maggiolata", perché il festival nacque in maggio. Il 6 maggio 1920, nella conferenza presso la Sala Eden (belvedere Francescopaolo Tosti) nacque l'organigramma del festa, per volere di Annunciata Spinelli (moglie del poeta Luigi Dommarco). Gli autori più rilevanti della Maggiolata furono Luigi Dommarco, Guido Albanese, Antonio Di Jorio, Cesare De Titta, Evandro Marcolongo e Luigi Illuminati. Il fine della Maggiolata era, da una parte, di conservare le tradizioni abruzzesi, e, dall'altra, di rinnovare le canzoni popolari per filoni, quello della serenata, quello malinconico, quello scherzoso degli stornelli, quello celebrativo ed evocativo. La coppia Albanese-Dommarco scrisse, dal 1914 al '17, grandi successi come Campène a 'llegrezze, Chi scià bbindette Urtòne, Ti vuojje bene e Canzone de la guerre (per ricordare gli ortonesi caduti al fronte durante la Grande guerra).

Le canzoni venivano cantate lungo il corso Vittorio Emanuele partendo da Largo Farnese, e risalendo sino a Porta Caldari, il coro seguiva un pianoforte con il maestro, trascinato da un carretto, le canzoni ottennero un immediato successo, a cominciare da Campène a 'llegrezze. La canzone Che scià bbindette Urtone fu cantata presso casa Dommarco, presso l'ex hotel Moderno, e riscosse subito successo. Ti vuojje bene fu composta per un ballo nella Sala Eden per il Capodanno 1915. Purtroppo, specialmente per il sopravvenire della seconda guerra mondiale, che arrecò gravi danni a Ortona, il festival della Maggiolata subì numerose interruzioni, per concludersi poi nel 1978.

Fu un momento irripetibile per lanciare la cultura popolare musicale abruzzese fuori dal panorama provinciale e regionale, in quegli anni Ortona divenne il centro pulsante, insieme a Francavilla e Pescara, della tradizione abruzzese, con il favore anche di artisti già affermati, quali Michetti, Cascella, D'Annunzio, e il Tosti, che aveva già introdotto il tema della Maggiolata alla fine dell'800, rimusicando dei pezzi anonimi d'ambito popolare.


Musei



Istruzione


Le principali scuole di Ortona sono:


Teatro


Facciata del Teatro Francesco Paolo Tosti
Facciata del Teatro "Francesco Paolo Tosti"

Il principale teatro è il Teatro Vittoria, dedicato anche a Francesco Paolo Tosti, che ideò il progetto. Esso fu ripreso nel 1922 alla morte del musicista e avviato nel 1929. Ceduto il terreno nell'area dell'ex convento di Sant'Anna, il teatro fu completato nel 1930, divenuto un vero gioiellino artistico nel panorama teatrale abruzzese, ispirato nell'architettura all'accademismo classico diffusosi in quegli anni, progettato dall'ingegner Pincione. La famiglia dell'ingegnere nel 1969 cedette la gestione del teatro ai D'Alleva, che però con la perdita d'interesse per l'opera teatrale negli anni del boom economico, esso cadde in degrado. Dichiarato nel 1990 di importante interesse, fu sottoposto a disposizioni di tutela, e vennero avviati i lavori di restauro, che presero slancio nel 1999. Anche in epoca recente il teatro è stato restaurato, con grande partecipazione della cittadinanza ortonese, tornando ad essere un cenacolo culturale e punto di riferimento della città, con concerti anche all'aperto e all'alba in eventi a tema.

Il teatro ha aspetto eclettico, in stile liberty, progettato come teatro d'opera, e ospita i principali eventi della città. Ha una struttura quadrata con facciata decorata da vetri dipinti e la statua della dea Vittoria al centro, ai lati estremi due avancorpi architravati sono più aggettanti di quello centrale, e la trabeazione di questi a timpano triangolare corre anche lungo la parte centrale, in modo lineare, con mensoline sottostanti. La porzione del corpo centrale è scandita da una cornice marcapiano con balconata che sorregge un piano mediano diviso in tre ingresso finestrati da doppie colonne a capitelli corinzi, e lo stesso vale per i tre ingressi alla base livello piano di calpestio. In cima ai due avancorpi laterali troneggiano statue bronzee di aquile, simbolo del fascismo, mentre appunto al centro si trova la Vittoria.


Economia


Fino agli anni '50 l'economia ortonese si è sempre divisa tra l'agricoltura nell'entroterra, nelle zone di Villa Caldari, Villagrande e Villa San Leonardo, successivamente con la fioritura delle industrie, dagli anni '70 in poi le piane di San Martino, Santa Liberata e Lido Saraceni sono diventate centro di produzioni varie, tra cui la succursale della De Cecco di Fara San Martino.
L'industria ha intaccato, senza però soppiantarla, anche il settore agricolo della produzione del vino con gli stabilimento di Stazione Caldari, mentre il quartiere Santa Liberata-Fontegrande alla fine degli anni '90 diveniva zona a carattere commerciale con supermarket e grandi magazzini.


Turismo


Alla città è stata conferita la Bandiera Blu d'Europa negli anni 2010, 2011, 2012 e 2013[20]. Dispone del maggiore porto regionale per bacino, dimensione e movimento. Ortona è anche città del vino[21]. Prevalentemente nota per il tursmo balneare, e per le spiagge ancora a forte impatto naturale di Punta Ferruccio e Ripari di Giobbe, il turismo a Ortona è anche a carattere religioso per la presenza delle spoglie di San Tommaso apostolo; di recente anche il centro storico è stato rivalutato, con operazioni di restauro e recupero, iniziate dal 2009 con il castello aragonese, divenuta una delle principali attrazioni del turismo storico-artistico.


Infrastrutture e trasporti



Porti


Il porto di Ortona è uno dei più importanti di tutto l'Adriatico, ed è di gran lunga il principale porto dell'Abruzzo, per bacino, fondale e movimento. È sede di Capitaneria e Circomare. Il porto turistico e quarto della regione dopo quelli di Pescara, Fossacesia e Giulianova con un totale di 210 posti barca.


Ospedale


Per quanto riguarda i presidi ospedalieri, nella città di Ortona è presente l'ospedale Gaetano Bernabeo a Fontegrande[22]. Oltre all'ospedale vi ha sede un distaccamento della A.S.L. 2 Abruzzo che funge da distretto sanitario di base.


Trasporti


Lo stesso argomento in dettaglio: Viadotto Moro.
Due trabocchi nella località marittima di Ortona, nella zona della costa dei Trabocchi
Due trabocchi nella località marittima di Ortona, nella zona della costa dei Trabocchi

Ferrovie

La stazione di Ortona, posta sulla ferrovia Adriatica, si trova nella zona del porto, poco distante dal centro.


Autobus

Le Autolinee Regionali Pubbliche Abruzzesi (TUA) effettuano collegamenti con Pescara e Chieti. Per muoversi dal centro verso le contrade e viceversa ci sono due ditte private: Napoleone Autolinee e Civitarese


Geografia antropica


Le campagne, nei dintorni del centro cittadino, sono costellate di innumerevoli contrade e frazioni. Degne di nota sono Villa Caldari, Villa San Leonardo, Villa Grande e Villa San Nicola: esse sono, in ordine decrescente, le più grandi frazioni attorno alle quali "orbitano" tutte le altre.


Quartieri



Quartieri storici

Passeggiata Orientale
Passeggiata Orientale
Piazza San Tommaso
Piazza San Tommaso

Quertiere Terravecchia:

Il centro principale di Ortona si divide nella parte storico-medievale che comprende il baricentro di Piazza San Tommaso con la cattedrale e il largo del castello aragonese, con la Passeggiata Orientale, e poi la direttrice del Corso Vittorio Emanuele con i palazzi storici affacciati, il belvedere Francesco Paolo Tosti, e il piazzale di Porta Caldari. La parte più antica è detta Terravecchia, benché il perimetro murario medievale sia stato completamente demolito alla fine dell'800, rimane leggibile la storica circonferenza perimetrale della Passeggiata Orientale (detto anche ex Corso Umberto I o Ripa Grande), che da Largo Farnese, dove si trovava anche il convento di San Francesco (Piazza Risorgimento), si allacciava insieme alla cinta di via G. D'Annunzio al castello aragonese, mediante due porte di accesso, una dal Porto, e l'altra dalla Marina. La cinta "caldoriana" (perché le mura furono rifatte nel XV secolo dal capitano Giacomo Caldora) è ben visibile lungo il tratto di via D'Annunzio, con case-mura, e torri, quali una unita alle case, e la Torre Baglioni, recentemente restaurata; la cinta muraria terminava con Porta Carmine presso Piazza del Plebiscito, nei pressi dell'attuale Palazzo Comunale.
Il fulcro principale della Terravecchia è Piazza San Tommaso, su cui prospettano la Cattedrale, la Casa di Leone Acciauoli, e il Palazzo Riccardi-Mancini, dove morì nel 1586 la duchessa Margherita d'Austria; le altre vie sono caratterizzate da angiporti medievali. La principale strada che attraversa la piazza, che collega il castello alla Piazza del Municipio, è il Corso Matteotti; altre strade sono via della Fortuna, via Acciaiuoli, via San Domenico e via Morosini. La popolazione estimata è di circa 500 abitanti

Quartiere Terranova:

La seconda porzione sviluppatasi nell'Ottocento è il quartiere Terranova, attraversato principalmente dal Corso Vittorio Emanuele, e poi dagli assi di via Garibaldi, via Giudea, via della Speranza, via Marconi, via Francescopaolo Cespa, la Passeggiata Francescopaolo Tosti. Sebbene cinta dalle mura di Giacomo Caldora, come ricordano i toponimi di Porta Santa Caterina presso l'omonima chiesa, e Porta Caldari, ossia l'ingresso al corso dal piazzale col Monumento ai caduti e con la chiesa di San Rocco, oggi di queste mura non rimane traccia, se non un grande torrione fortificato in via L. Dommarco. Un'altra porta ad ovest introduceva alla città da dietro il convento di Santa Maria degli Osservanti, ricostruito dopo i danni della guerra come parrocchia della Madonna delle Grazie, prospettante su Piazza San Francesco, provvista di ASL, ricavata dall'ex monastero, e con di fronte le scuole elementari costruite durante il fascismo. La popolazione estimata è di circa 1500 abitanti


Quartieri moderni

Altra zona residenziale moderna è la strada di Viale Civiltà del Lavoro, che parte dal Viale della Libertà e arriva in contrada Stazione Caldari in cui si trova la cantina vinicola "Ortona", la principale della città. Troviamo pure a sud-est della città le contrade San Donato-Moro e Santa Lucia che hanno diverse abitazioni residenziali moderne.


Frazioni


Molte frazioni, quali Villa Caldari, Villa Torre, Villa San Leonardo, Villa Rogatti, Villagrande, hanno una storia antica, risalente al X secolo, soprattutto per quanto riguarda Caldari e la sua chiesa di San Zeffirino. I "villaggi" mantengono ancora oggi la tipica caratteristica di borghi con le case in laterizio e mattone cotto addossate l'una alle altre, eccettuate alcune località come Santa Lucia, Alboreto, Stazione Caldari, di nuova fondazione. Il nucleo industriale di Ortona per quanto riguarda la produzione agricola e vinicola è tutto concentrato lungo la strada statale Ortonese tra Stazione Caldari e San Martino.

Piazza di Villa Caldari
Piazza di Villa Caldari

Acquabella, Alboreto, Aquilano, Arielli, Bardella, Bavi, Brecciara, Caldari, Caldari Stazione, Cappellini, Casone, Ciampino, Civitarese, Colle Nudo, Colombo, Cornecchio, Croce di Bavi, Cucullo, Feudo, Fonticelli, Foro di Ortona, Fossato, Gagliarda Alta, Gagliarda, Ghiomera, Granciaro, Lazzaretto, Madonna degli Angeli, Madonna delle Grazie, Madonna delle Vasche, Moretti, Moro, Morrecine, Peticcio, Piana Grande, Polidoro, Postilli, Quercia Antonucci, Ranchini, Riccio, Ripari di Bardella, Ripari di Giobbe, Ruscitti, San Donato, San Giuliano, San Marco, San Martino, San Pietro, Santa Liberata, Santa Lucia, Sant'Andrea, Sant'Elena, Saraceni, Savini, Schiavi, Tamarete, Taverna Nuova, Torre di Mene, Torre Foro, Torre Mucchia, Torre Pizzis, Vaccari, Villa Carlone, Villa Deo, Villa Grande, Villa Iubatti, Villa Iurisci, Villa Magna, Villa Panaro, Villa Pincione, Villa San Leonardo, Villa San Nicola, Villa San Tommaso, Villa Sarchese, Villa Rogatti, Villa Torre.


Amministrazione


Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1965 1970 Francesco Di Stefano  ? Sindaco
1970 1975 Fulvio Della Loggia  ? Sindaco
1975 1976 Nino Pace Partito Socialista Democratico Italiano Sindaco
1976 1983 Mimmo Bernabeo  ? Sindaco
1983 1984 Gabriele Moro  ? Sindaco
12 maggio 1985 24 luglio 1990 Alessandro Di Bartolomeo Democrazia Cristiana Sindaco
24 luglio 1990 30 luglio 1993 Alessandro Di Bartolomeo Democrazia Cristiana Sindaco
2 ottobre 1993 22 giugno 1994 Raffaele Sodano Commissario prefettizio
22 giugno 1994 25 maggio 1998 Gianfrancesco Puletti Alleanza Nazionale Sindaco [23]
25 maggio 1998 28 maggio 2002 Gianfrancesco Puletti Alleanza Nazionale Sindaco [24]
28 maggio 2002 25 ottobre 2006 Nicola Fratino Forza Italia Sindaco [25]
31 ottobre 2006 12 giugno 2007 Vincenzo De Vivo Commissario prefettizio [26]
12 giugno 2007 23 maggio 2012 Nicola Fratino Forza Italia
Il Popolo della Libertà
Sindaco [27]
23 maggio 2012 13 febbraio 2017 Vincenzo d'Ottavio Partito Democratico Sindaco [28]
13 febbraio 2017 30 giugno 2017 Domenica Calabrese Commissario prefettizio [29][30]
30 giugno 2017 Leo Castiglione Liste civiche Sindaco [1]

Gemellaggi



Sport



Pallavolo


La più importante società sportiva ortonese è la Pallavolo Impavida Ortona, che milita in serie A2 nella stagione 2019-2020.


Calcio


Le società calcistiche ortonesi iscritte alla FIGC sono la SSD Ortona Calcio e la ASD Victoria Cross Ortona, che militano rispettivamente nei campionati di Eccellenza e di Seconda Categoria. Nel circuito amatori UISP di Pescara figura invece la società Ortona City.


Pallacanestro


La principale società è l’Intrepida Basket Ortona, che milita nel campionato di serie D regionale.


Motori


Nel territorio ortonese si trovano due circuiti, tra cui il Circuito Internazionale d'Abruzzo sito in Villa Torre presso Villa Caldari.


Impianti sportivi


A Ortona è sito uno Stadio Comunale a sud del quartiere di San Giuseppe in via Giovanni XIII. Ha una capienza di circa 3000 posti. Inoltre, a prossimità dello stadio si trova un palasport, sede dell'Impavida Pallavolo Ortona, della Tombesi C5 et dell'Ortona Sub. La palestra comunale è sita nel quartiere Fontegrande e in villa Caldari vi è uno stadio abbandonato e un palasport.


Note


  1. Ministero Interni - Elezioni Comunali
  2. Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  3. Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  4. Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  5. Lajatico è il Comune più ricco d'Italia. La mappa dei redditi degli italiani pre-pandemia, in Il Sole 24 Ore, 27 maggio 2021.
  6. AA.VV., Annuario Generale 1938, Milano, Consociazione Turistica Italiana, 1938, p. 614
  7. Rischio sismico di Ortona (CH), su Tuttitalia.it. URL consultato il 26 novembre 2015.
  8. Classificazione climatica di Ortona (CH), su Tuttitalia.it. URL consultato il 26 novembre 2015.
  9. ricerca.gelocal.it, http://ricerca.gelocal.it/ilcentro/archivio/ilcentro/2008/02/29/CH4CH_CH401.html.
  10. Onorificenze - Dettaglio del conferimento, su quirinale.it. URL consultato il 26 novembre 2015.
  11. A. L. Antinori, Annali degli Abruzzi, VI, Bologna, Forni Editore, 1971, p. sub anno 1055.
  12. A. L. Antinori, Annali degli Abruzzi, VI, Bologna, Forni Editore, 1971, pp. sub anno 1065 sub voce "Casino".
  13. A. L. Antinori, Annali degli Abruzzi, VI, Bologna, Forni Editore, 1971, pp. sub anno 1085 sub voce "Casino".
  14. A. L. Antinori, Annali degli Abruzzi, VI, Bologna, Forni Editore, 1971, pp. sub anno 1097 sub voce "Casino".
  15. Anton Ludovico Antinori, Annali degli Abruzzi, VII, Bologna, Forni Editore, 1971, sub anno 1105 sub voce "Casino".
  16. Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  17. Cittadini Stranieri 2017 - Ortona (CH), su Tuttitalia.it. URL consultato il 10 dicembre 2017.
  18. Cathopedia, Festa di San Tommaso Apostolo (Ortona), su it.cathopedia.org.
  19. Per approfondire la storia della Maggiolata ortonese si rimanda a: Ottaviano Giannangeli, Il repertorio della canzone abruzzese/ dalle Maggiolate di Ortona alle corali contemporanee, in "Rivista Abruzzese", a. LI, n. ott.-dic. 1998; Marco Della Sciucca, Antonio Di Jorio. Percorsi della vita e dell'arte, Lucca, Akademos, 1999; Francesco Sanvitale, Le avarizie della fortuna. Guido Albanese, musicista popolare, Torino, Edt, 1999.
  20. Riconfermata la Bandiera Blu 2013, su ortonanotizie.net. URL consultato il 26 novembre 2015.
  21. Città del Vino, su Città del Vino. URL consultato il 26 novembre 2015.
  22. Ospedale «Gaetano Bernabeo» - Ortona - Ospedale "Gaetano Bernabeo" - Ortona, su info.asl2abruzzo.it. URL consultato il 26 novembre 2015.
  23. Coalizione formata da Alleanza Nazionale, Centro Cristiano Democratico, Lista Civica di Area governativa, Lista Civica Insieme per Cambiare. Fonte: Archivio storico delle Elezioni del Ministero dell'Interno, Risultati delle elezioni amministrative del 12 giugno 1994, su elezionistorico.interno.gov.it.
  24. Coalizione formata da Forza Italia, Alleanza Nazionale, Centro Cristiano Democratico, Cristiani Democratici per la Repubblica, Cristiani Democratici Uniti e Fiamma Tricolore. Fonte: Archivio storico delle Elezioni del Ministero dell'Interno, Risultati delle elezioni amministrative del 24 maggio 1998, su elezionistorico.interno.gov.it.
  25. Coalizione formata da Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC, Nuovo PSI, Democrazia Cristiana e Lista Civica Insieme per Cambiare. Fonte: Archivio storico delle Elezioni del Ministero dell'Interno, Risultati delle elezioni amministrative del 26 maggio 2002, su elezionistorico.interno.gov.it.
  26. Gazzetta Ufficiale, Serie 28 del 3 febbraio 2007, Decreto presidente della Repubblica 12 gennaio 2007, su gazzettaufficiale.biz.
  27. Coalizione formata da Forza Italia, Alleanza Nazionale, Unione di Centro, Nuovo Partito Socialista Italiano, Democrazia Cristiana per le Autonomie e Alternativa Sociale. Fonte: Archivio storico delle Elezioni del Ministero dell'Interno, Risultati delle elezioni amministrative del 27 maggio 2007, su elezionistorico.interno.gov.it.
  28. Coalizione formata da Partito Democratico, Italia dei Valori, Unione di Centro, Sinistra Ecologia Libertà e Sinistra Ortonese (Federazione della Sinistra e Federazione dei Verdi) e Lista Civica Uniti per D'Ottavio. Fonte: Archivio storico delle Elezioni del Ministero dell'Interno, Risultati delle elezioni amministrative del 6 maggio 2012, su elezionistorico.interno.gov.it.
  29. Gazzetta Ufficiale - DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 16 marzo 2017
  30. Comune Ortona:adesso arriva il Commissario Prefettizio, su primadanoi.it. URL consultato il 28 aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 7 marzo 2017).
  31. Cassino - Ortona: rinsaldato il gemellaggio - CIOCIARIA OGGI NOTIZIE, su ciociaria.ogginotizie.it. URL consultato il 26 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 26 novembre 2015).
  32. GEMELLAGGIO ORTONA CHIOS, su grecia.it. URL consultato il 26 novembre 2015.
  33. ORTONA E IL GEMELLAGGIO CON LA EX STALINGRADO - Brevi - PrimaDaNoi.it, su primadanoi.it. URL consultato il 26 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 26 novembre 2015).
  34. Ortona e Minturno Via al gemellaggio nel segno della Gustav, in Il Centro. URL consultato il 17 giugno 2018.

Bibliografia



Voci correlate



Storia



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[de] Ortona

Ortona ist eine Hafenstadt in der italienischen Provinz Chieti mit 22.787 Einwohnern und liegt an der adriatischen Küste etwa 22 Kilometer südöstlich der Stadt Pescara.

[en] Ortona

Ortona (Abruzzese: Urtónë; Ancient Greek: Ὄρτων, romanized: Órtōn) is a coastal town and municipality of the Province of Chieti in the Italian region of Abruzzo, with some 23,000 inhabitants.

[es] Ortona

Ortona es una localidad de 23.603 habitantes[3] en la provincia de Chieti en los Abruzos, situado bajo una colina en el litoral adriático a unos 22 km al sur de Pescara.

[fr] Ortona

Ortona est une commune italienne de la province de Chieti dans les Abruzzes.
- [it] Ortona

[ru] Ортона

Орто́на[2] (итал. Ortona) — итальянская коммуна, расположенная в области Абруццо, в провинции Кьети.



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