Manoppello (Manuppèllë in abruzzese[6]) è un comune italiano di 6 772 abitanti[2] in provincia di Pescara in Abruzzo. Faceva parte della comunità Montana della Majella e del Morrone. Nel territorio è presente il santuario che custodisce la reliquia religiosa del Volto Santo.
Manoppello comune | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Amministrazione | |
Sindaco | Giorgio De Luca[1] (lista civica di centro-destra) dal 5-6-2016 |
Territorio | |
Coordinate | 42°15′28″N 14°03′35″E |
Altitudine | 257 m s.l.m. |
Superficie | 39,26 km² |
Abitanti | 6 772[2] (31-8-2022) |
Densità | 172,49 ab./km² |
Frazioni | Manoppello Scalo, Ripacorbaria, Santa Maria Arabona |
Comuni confinanti | Alanno, Casalincontrada (CH), Chieti (CH), Lettomanoppello, Rosciano, Serramonacesca, Turrivalignani |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 65024 |
Prefisso | 085 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 068022 |
Cod. catastale | E892 |
Targa | PE |
Cl. sismica | zona 1 (sismicità alta)[3] |
Cl. climatica | zona D, 1 644 GG[4] |
Nome abitanti | manoppellesi |
Patrono | Volto Santo di Manoppello |
Giorno festivo | lunedì dopo la terza domenica di maggio (centro storico) - secondo sabato di settembre (Manoppello Scalo) - seconda domenica di ottobre (Ripacorbaria) - 15 agosto (Santa Maria Arabona) |
PIL | (nominale) 110,2 mln €[5] |
PIL procapite | (nominale) 16 048 €[5] |
Cartografia | |
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Sito istituzionale | |
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L'origine del nome del paese deriva forse dal "manoppio", cioè la quantità di grano che può essere contenuta tra le braccia, cioè il covone, simbolo che ritroviamo nello stemma del paese. Tutto ciò conferma l'origine del nome Manoppello che si deve dall'unione delle parole latine manus e plere cioè "mano piena". Il covone di grano indica la fertilità della terra, che in epoche passate, soprattutto in epoca romana, garantiva prosperità e abbondanza di raccolti.
L'attuale centro storico del paese sorge sulle rovine di un'antica città romana, a riprova di ciò il territorio è oggetto di numerosi ritrovamenti di reperti archeologici conservati presso il museo archeologico nazionale d'Abruzzo di Chieti, molti dei quali rinvenuti nella zona oggi denominata Valle Romana. Tra i ritrovamenti più importanti c'è da segnalare una villa patrizia romana (località Arabona) con mosaici ancora intatti, recentemente restaurata e riaperta alla fruizione del pubblico.
Nel XII secolo fu costruito sotto l'abitato attuale il Monastero di San Pietro in Vallebona, che sopravvisse fino al XVII secolo. Un documento importante riguardo alla fondazione del nuovo castrum longobardo è il diploma dell'imperatore Ludovico II il Giovane dell'874, quando il castello fu donato all'appena nata abbazia di San Clemente a Casauria sul fiume Pescara. Il borgo fu il centro dell'omonima importantissima contea che controllava buona parte della marca di Chieti.[7] Il normanno Ugo Malmozzetto occupò diversi territori della contea di Manoppello nel 1076, confinante ad est con la Contea di Chieti, a nord con quella di Penne, e ad ovest con la Contea di Valva (Sulmona).
Malmozzetto amministrò con spregiudicatezza e violenza, usurpando territori, e mettendosi in guerra anche con i conti di Valva e con i monaci di San Clemente a Casauria, occupando l'abbazia per un ventennio sino al 1097, quando morì a Prezza (AQ). Successivamente la contea divenne feudo dei Signori di Palearia, dell'alto teramano, che fecero costruire l'abbazia di Santa Maria Arabona tra il 1197 e il 1208, cenobio cistercense della Val Pescara. In seguito Manoppello fu infeudata a Pardo Orsini, che ebbe la facoltà di battere moneta insieme ad altre realtà abruzzesi. Nel 1391, una di queste stesse monete reca l'iscrizione PARDUS UR MAC (Pardo Orsini Conte di Manoppello)
Feudo dei conti di Chieti, passò per matrimonio agli Orsini che la tennero con titolo di contea fino alla prima metà del secolo XVI. Benché infeudata all'inizio del '500 a Fabrizio Colonna per volere degli spagnoli, nel 1553 Manoppello tornò agli Orsini, tuttavia questa famiglia aveva iniziato a perdere terreno in Abruzzo, vedendo concessi vari feudi ai signori Valignani di Chieti, sicché ben presto alla fine del secolo, agli Orsini non restava altro che qualche feudo nella Val Pescara, e nella Valle Siciliana (Teramo), dunque Manoppello passò ai Caracciolo.
Nel 1506, come vuole la leggenda, un misterioso viandante recò ad un signore di Manoppello, una tela, ossia quella del Volto Santo di Manoppello. La tela sarebbe stata custodita gelosamente per oltre un secolo prima nella chiesa parrocchiale di San Nicola, poi in una casa privata, sicché per interesse di un canonico di Chieti, si scoperse del prodigio di quest'opera. Nei primi anni del Settecento la tela fu trasportata nel convento dei Cappuccini fuori le mura, dove rimase sino ad oggi, e la venerazione per alcuni miracoli avvenuti crebbe sempre di più. Il convento rimase nell'aspetto originario sino al 1965, quando per un malaugurato rifacimento dovuto più che altro all'adattamento per accogliere i turisti, ha perduto l'antica semplicità del tardo barocco austero.
Manoppello divenne municipio durante il periodo francese (1799-1815), fu incluso nel distretto di Chieti nell'Abruzzo Citeriore, e vi rimase sino al 1927, quando fu incluso nella neo costituita provincia di Pescara, benché ancora oggi l'amministrazione religiosa delle chiese spetti ancora all'Arcidiocesi di Chieti.
L'8 agosto 1956 una tragedia senza precedenti, passata alla storia come Disastro di Marcinelle, sconvolse il tranquillo paese di Manoppello. Un incendio scoppiato in uno dei pozzi della miniera di carbone del Bois du Cazier, a Marcinelle, oggi frazione di Charleroi, in Belgio, causò la morte di 262 persone di 12 diverse nazionalità, tra cui 136 italiane e di queste 23 originarie di Manoppello. Oggi un monumento speciale nel piazzale dell'ex convento situato sul Corso Santarelli, opera dell'artista pescarese Pietro Cascella, ne ricorda la memoria.
Il terremoto della Val di Comino del 1984 la lesionato pesantemente la torre campanaria dell'ex chiesa di San Lorenzo, all'ingresso del paese, portando l'amministrazione a progettare un nuovo utilizzo culturale della struttura. A partire dagli anni '50-'60, Manoppello ha visto svilupparsi sotto il Colle d'Arabona (dove si trova l'abbazia) sempre di più un moderno abitato, che ben presto supererà l'antico Comune per densità: Manoppello Scalo, che oggi è un perfetto punto di collegamento, lungo l'autostrada Torano-Pescara e lungo la strada statale da Chieti a Popoli, tra la provincia di Chieti, di Pescara e dell'Aquila. L'abitato moderno oltre ad accogliere i principali servizi per una comunità, ospita anche la zona industriale, sulla riva opposta della Pescara, di Manoppello, come l'Interporto d'Abruzzo.
Nel 2006 il centro è stato visitato da Papa Benedetto XVI, assieme al santuario del Volto Santo.
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«Decreto del Presidente della Repubblica[8]» — 13 luglio 2004 |
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Vi è conservato il Volto Santo di Manoppello. Si trova fuori dal paese, e fu costruita nel 1620 sopra un vecchio convento del Padri Cappuccini, dove nel 1506 un viandante portò il famoso Volto Santo di Manoppello. Il Volto fu tenuto celato sino alla metà del XVII secolo quando venne riscoperto dal barone Pardi e trasferito nel convento, che iniziò ad essere meta di pellegrinaggi. La chiesa un tempo barocca, intorno al 1965 è stata profondamente cambiata nello stile: facciata in stile maiolica medievale sull'ispirazione della Basilica di Collemaggio, e l'interno pseudo-neoclassico a tre navate, con giochi di luci policrome e chiaroscuri, altare del Volto barocco, e soffitto a cassettoni lignei.
Risalente al XIII secolo, posta su un colle della contrada omonima. Fu realizzata dai Monaci Cistercensi sopra il tempio romano della Dea Bona, con quello che appare un impianto a croce greca e indica che la chiesa è rimasta incompiuta. Ogni facciata ha un rosone a raggi per un impianto modificato nel pieno periodo gotico del tardo XIII secolo, per una planimetria longitudinale a croce latina collegata mediante il presbiderio al Palazzo abbaziale. La chiesa rappresenta l'esempio più riuscito del gotico cistercense abruzzese, e solo due irregolarità si riscontrano nella scansione delle facciate: il campanile che doveva stare al centro della chiesa sorge sulla facciata ad ovest, ponendo il rosone in modo asimmetrico, mentre l'ingresso principale a sud è rimasto incompiuto, con un oculo al posto del rosone. L'interno è arricchito da un prezioso candelabro, a colonna tortile gotica con raffigurazioni antropomorfe e religiose sul simbolismo della salvezza dell'Anima, l'interno è scandito da archi poggianti su pilastri che dividono la chiesa in tre navate, e presso una cappella c'è un ciclo pittorico rinascimentale della "Madonna del Cane" di Antonio di Atri. Presso l'accesso si trova un giardino con una fontana e laghetto, e a fianco vi è un palazzo medievale che serviva ad ospitare i pellegrini.
sul Corso Santarelli, è l'edificio di culto principale di Manoppello. Della primitiva forma medievale rimane soltanto la cripta gotica, insieme al portale di ingresso tardo romanico ad arco a tutto sesto con forti strombature, poggianti su colonnine a capitelli a motivi floreali, e lunetta interna affrescata in epoca rinascimentale. L'impianto è tardo barocco, rifatto nel Settecento, a pianta rettangolare con soffitto a spioventi, ordine di finestre laterali, e abside poligonale retrostante, con campanile a vela. L'interno è ottocentesco a navata unica, completato dopo il rifacimento della chiesa in seguito al sisma del 1706. Ci sono alcuni motivi architettonici tardo barocchi come gli altari laterali e gli stucchi, ma la volta a botte è neoclassica, nella sagrestia si trova una statua del Gesù Bambino di Antonio Santarelli, stesso autore del Cristo morto nella parete sinistra della navata, lungo il fianco sinistro invece si trova una pietra cinquecentesca raffigurante lo stemma civico.
si trova in via Roma, all'ingresso del paese. La concessione del terreno in data 1278 sancisce la data di fondazione. La custodia fu dell'arciprete di Chieti Don Giovanni da Manoppello. Nel XVII secolo la famiglia Colonna ingrandì la chiesa con trasformazione barocca, successivamente nel 1806 il monastero fu soppresso, e inglobato nelle abitazioni civili, lasciando solo la chiesa. Il terremoto del 1984 ha fatto crollare la parte superiore del campanile, e per lungo tempo la struttura, inagibile, fu lasciata in abbandono. Grazie a un finanziamento europeo del 2014 la compagine amministrativa in carica si propose di dare nel convento ad un polo museale. Al momento, però, l'intera struttura è vuota e inutilizzata. Inoltre la piazza dove si trova la Chiesa è un parcheggio di auto, con un fondo stradale parecchio dissesto. La chiesa ha pianta rettangolare, con facciata in stucco. Sul transetto vi è una sorta di cupola quadrata, l'interno è stato restaurato nella forma medievale, conservando le due navate irregolari (frutto di ricostruzioni per i terremoti passati), e presso l'altare vi è un'abside semicircolare.
Piccola cappella romanica a navata unica, poi trasformata nel XVIII secolo. Si trova presso il palazzo Pardi sul corso Santarelli, accanto alla parrocchia di San Nicola, e fu restaurata dopo il terremoto del 1706. La chiesetta ha portale a timpano ribassato, e interno barocco della metà del XVIII secolo, con tre altari dove sono alloggiate le tele di Francesco Maria De Benedictis, pittore di Guardiagrele della metà Ottocento, che ritraggono Santa Chiara e la Madonna col Bambino, una terza mostra San Filippo Neri, mentre la tela settecentesca dell'altare maggiore ritrae l'Annunciazione.
Fu edificato da Stefano del Lupo, con strutture di una necropoli romana[senza fonte]. Il nome proviene dal colle dove un tempio romano era dedicato alla Dea Bona, quindi vicino all'attuale Santa Maria Arabona. Il monastero benedettino nel 1278 passò ai Celestini, e dopo la soppressione nel 1643 venne comprato dall'abate di Santo Spirito. Nel 1807 con le leggi di Gioacchino Murat il monastero fu definitivamente soppresso, cadendo in rovina e distruzione. Attualmente vi sorge vicino un agriturismo che si occupa della sua valorizzazione. Rimangono resti cospicui della planimetria a pianta a croce latina, e del campanile turrito.
Chiesa moderna di Manoppello Scalo, realizzata tra gli anni '50 e '60, seguendo i motivi classici dell'impianto rettangolare, con campanile a torretta, facciata a tetto spiovente, con ingresso preceduto da portico stilizzato sovrastato da balconata, e nella facciata da un rosone pseudoromanico. L'interno è a navata unica, con soffitto a capriate lignee, e tre finestre a tutto sesto presso l'abside.
In contrada Ripacorbaria, è menzionata nel 1104 nella donazione di Roberto, conte normanno di Manoppello, a favore del Monastero di San Liberatore a Majella, con cui l'allora abate Adinolfo entrò in possesso per conto dell'Abbazia dell'intero "castellare" di Ripa Corbaria[9]; dell'edificio medievale resta il solo portale romanico, poiché il rifacimento totale attuale è del Settecento, in mattoni di cotto. La chiesa ha pianta rettangolare, movimentata facciata inclusa nella base a un portico ad archi che precede l'ingresso dato dal portale romanico a tutto sesto con strombature; invece la facciata vera e propria è divisa in tre settori da paraste doriche che si raccordano con due delle quattro colonne del portico, e mostra tre bassorilievi, sovrastati dal centro d un oculo, e ai lati da finestre. L'architrave termina a volute e forme ondulate, tipiche del barocco.
Si trova presso corso Santarelli. Struttura rettangolare in pietra sbozzata, tipica dei palazzi signorili rurali del XVII secolo in stile napoletano.
Si trova nella località di Santa Maria Arabona. La domus risale al V secolo a.C. che, da fattoria della Repubblica, divenne semplice villa imperiale. Si conserva perfettamente la planimetria e la suddivisione delle varie stanze, inclusa l'area per i lavori del padrone-imprenditore. Le basi delle colonne alla greca sono ben conservate, e anche il pavimento a mosaico.
Abitanti censiti[10]
Si tratta di un velo tenue che ritrae l'immagine di un volto, un viso maschile con i capelli lunghi e la barba divisa a bande, ritenuto essere quello di Cristo. Secondo Chiara Vigo il velo è di bisso marino, ma c'è anche chi, come Gian Marco Rinaldi, ritiene che tale affermazione non sia provata.[11] L'immagine ritratta, secondo una tradizione, è acheropita, cioè un'immagine che sarebbe "non disegnata o dipinta da mano umana", ed ha una caratteristica unica al mondo, l'immagine è visibile identicamente da ambedue le parti.[12]
Stilisticamente simile alle immagini che datano al tardo Medioevo o primo Rinascimento, tipico delle rappresentazioni della figura umana di questo periodo, sembrerebbe ingenuamente eseguito, con numerose funzionalità stilizzate, che dimostrerebbero che il presunto artista o non ha capito, o non ha voluto rispettare i principi di base della proporzione che normalmente si applicano per rendere realistica la forma umana. Non c'è certezza che il volto, da alcuni supposto dipinto, abbia qualche collegamento con Gesù: Ian Wilson sostiene che, poiché l'immagine non reca una somiglianza familiare alle copie conosciute, non può essere la versione della Veronica che era venerata nel Medioevo.
Il primo settembre 2006 il papa Benedetto XVI giunse al Santuario per raccogliersi in preghiera dinanzi al Volto Santo.[13]
Oggi in una piazza del paese, Piazza Marcinelle, si trova una scultura realizzata da Pietro Cascella dedicata al disastro di Marcinelle e due lapidi commemorative. Inoltre esiste un rapporto di gemellaggio tra i paesi di Manoppello, Casarano e Charleroi.
Il comune è diviso in 4 nuclei distinti:
Il territorio di Manoppello, grazie alla sua posizione favorevole e ben collegata, è stato scelto per l'insediamento di molte industrie, alcune delle quali di livello internazionale.
L'industria più nota è la Dayco Europe Srl, conosciuta anche come Dayco o Isoran, dai nomi dei suoi marchi, azienda presente sul territorio da oltre 30 anni, con due dei quattro siti abruzzesi, uno stabilimento produttivo e un magazzino prodotti finiti.Fondata dalla Pirelli con il nome di PTI Spa (Pirelli Trasmissioni Industriali Spa) e poi ceduta, nel 1993, alla multinazionale Dayco Corporation, da cui ha successivamente preso il nome. La Dayco si occupa della produzione di sistemi di trasmissione di potenza, in sostanza le cinghie dentate, in gomma, ad uso automobilistico o industriale, nella quale occupa una posizione leader a livello mondiale.[14]
Altra azienda importante è la Novares Spa, appartenente al gruppo Emsar Spa, divisione della multinazionale Aptar. Fondata nel 1997 produce micropompe nebulizzatrici e dispenser, normalmente utilizzate in cosmetica, farmaceutica e nelle bombolette spray. Anche questa azienda detiene, insieme alle altre società del suo gruppo, una posizione leader nel mondo.
Altra società importante è la Raicam Spa, fondata nel 1952 con il nome di Facam Srl, che si occupa della produzione di apparati frenanti e frizioni per auto, moto e mezzi agricoli, la Raicam è divenuta la più importante produttrice indipendente di pastiglie per freno a disco, di ganasce per freno a tamburo e di frizioni, anche grazie all'acquisizione nel 2005 della Automotive Products SpA di Moie (Ancona) e nel 2009 della Ap Driveline Technologies Ltd, ridenominata Raicam Clutch Ltd di Leamington Spa in Inghilterra.
Oltre a queste aziende, sul territorio sono presenti altre realtà produttive medio-piccole, soprattutto nel campo meccanico, come ad esempio la Remu Srl (meccanica di precisione) o la Klindex Srl (Produzione di macchine per levigare/lucidare pavimenti e superfici).
Il territorio di Manoppello è anche sede del sito produttivo della Luigi D'Amico Parrozzo Sas, ditta pescarese produttrice del Parrozzo, tipico dolce abruzzese.
Tra le attività economiche più tradizionali e rinomate vi sono quelle artigianali, come la lavorazione del ferro battuto.[15]
In ultimo, il territorio di Manoppello, è stato scelto per la costruzione dell'Interporto d'Abruzzo, già operativo e in fase di completamento, ubicato nella frazione di Manoppello Scalo a cavallo tra l'Autostrada A25 e il fiume Pescara.
La frazione di Manoppello scalo rientra nell'area del biglietto UNICO del TPL, area Chieti-Pescara, pertanto gode di collegamenti molto favorevoli; inoltre, l'appartenenza a tale area consente di usufruire del biglietto unico valido sui servizi offerti da tutte le società di trasporto convenzionate che sono TUA spa, La Panoramica e Satam spa.
Manoppello ha una stazione ferroviaria, situata nella frazione dello Scalo, ubicata sulla direttrice ferroviaria Roma-Sulmona-Pescara. I locali della stazione non sono presidiati da alcun addetto, al suo interno c'è la sala d'attesa con biglietteria automatica.
Il territorio è coperto da vari servizi di trasporto pubblico (TUA spa, La Panoramica, Satam) e servizi di trasporto pubblico gestiti da privati (Cardinale & Blasioli, Prontobus).
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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6 giugno 1993 | 27 aprile 1997 | Maurizio Napoleone | Lista civica | Sindaco | [16] |
28 aprile 1997 | 28 maggio 2006 | Giorgio De Luca | Lista civica di centro (1997-2001) Lista civica di centro-destra (2001-2006) |
Sindaco | [17][18] |
29 maggio 2006 | 5 giugno 2016 | Gennaro Matarazzo | Lista civica Bene comune | Sindaco | [19][20] |
6 giugno 2016 | in carica | Giorgio De Luca | Lista civica di centro-destra Uniti per Manoppello | Sindaco | [1] |
La principale squadra calcistica del comune è l'A.S.D. Manoppello Arabona, nata nel 2001 dalla fusione dell'A.C. Manoppello 1956 e della Polisportiva Arabona 1983. Il club, con ottimi trascorsi in Promozione Abruzzo tra la fine degli anni novanta e l'inizio degli anni 2000, milita attualmente in Prima Categoria Abruzzo. I colori sociali sono il rosso ed il blu, le partite casalinghe della prima squadra vengono disputate nel Campo Rodolfo Restinetti, localizzato a Manoppello Paese, mentre il settore giovanile utilizza gli impianti del Campo Valerio Zappacosta, a Manoppello Scalo, e del Campo Imte, situato invece nel confinante comune di Rosciano. Tra i calciatori che hanno vestito la maglia rossoblu, il più noto è Marco Verratti, tesserato nelle giovanili del club dal 2000 al 2006. Da sempre con un discreto seguito di pubblico, dal 2013 la squadra manoppellese è sostenuta dal neonato gruppo organizzato di tifosi denominato Ultras Manoppello.
Un importante ruolo nello sport manoppellese è rivestito dalla pallavolo femminile: il locale club dell'A.S. Arabona Volley 1990 disputa da molti anni con ottimi risultati campionati di livello nazionale. Attualmente la compagine rossoblu è impegnata nel campionato nazionale di Serie B2. L'Arabona allestisce annualmente anche squadre per i campionati regionali di Serie C e Serie D, oltre che per quello provinciale di Prima Divisione. Importante riferimento per la zona è anche il nutrito settore giovanile, che dal 2014 ha tra i propri allenatori tesserati l'ex campione del mondo cubano Joël Despaigne. Il club è seguito dal 2012 durante i propri match dal gruppo organizzato di tifosi Vigilantes Arabona.
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