Popoli è un comune italiano di 4 704 abitanti[1] della provincia di Pescara in Abruzzo.
Popoli comune | |
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Vista del paese | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Abruzzo |
Provincia | Pescara |
Amministrazione | |
Sindaco | Moriondo Santoro (lista civica Popoli futura) dal 4-10-2021 |
Territorio | |
Coordinate | 42°10′15″N 13°49′54″E |
Altitudine | 254 m s.l.m. |
Superficie | 35,04 km² |
Abitanti | 4 704[1] (31-8-2022) |
Densità | 134,25 ab./km² |
Comuni confinanti | Bussi sul Tirino, Collepietro (AQ), Corfinio (AQ), San Benedetto in Perillis (AQ), Tocco da Casauria, Vittorito (AQ), Pratola Peligna (AQ), Sulmona (AQ) |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 65026 |
Prefisso | 085 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 068033 |
Cod. catastale | G878 |
Targa | PE |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[2] |
Cl. climatica | zona D, 1 653 GG[3] |
Nome abitanti | popolesi |
Patrono | san Bonifacio |
Giorno festivo | 14 maggio |
PIL | (nominale) 88,2 mln €[4] |
PIL procapite | (nominale) 18 102 €[4] |
Cartografia | |
Posizione del comune di Popoli all'interno della provincia di Pescara | |
Sito istituzionale | |
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Il territorio comunale è posizionato tra il basso corso dell'Aterno-Sagittario a nord-ovest, la Valle Peligna a sud e il massiccio della Maiella a sud-est. All'interno del comune rientrano le Gole di Popoli, che raccordano la bassa valle dell'Aterno in provincia dell'Aquila con la Val Pescara in provincia di Pescara, attraversate dalla Strada statale 17 dell'Appennino Abruzzese ed Appulo-Sannitico. A partire dal territorio di Popoli il fiume Aterno-Sagittario prende il nome di Aterno-Pescara o solamente Pescara.
Reperti archeologici che testimoniano insediamenti del Paleolitico e del Neolitico sono stati trovati in località Svolte di Popoli, e San Callisto. Il primitivo villaggio degli Italici Peligni prese forma circa nell'VIII secolo a.C., e lo storico Plinio il Vecchio nella sua Naturalis historia parlava di un villaggio colonizzato da Roma nel I secolo a.C., chiamato Pagus Fabianus[5]. Infatti Popoli non divenne mai una città romana a tutti gli effetti, e il "pagus" è il termine che indica il villaggio di capanne di legno che stava a controllo delle gole della montagna. Durante la guerra sociale (91-88 a.C.) anche il villaggio partecipò alla Lega Italica con capitale Corfinium, ma venne sconfitta. Fino all'800 d.C. circa era ancora chiamata Pagus Fabianus.
Dopo la caduta dell'Impero romano, il villaggio fu saccheggiato ripetutamente dai Vandali e dai Saraceni, e di esso non si hanno notizie sino al IX secolo, quando venne fondata l'Abbazia di San Clemente a Casauria, che possedette il feudo, presso cui fu costruito il castello con torre pentagonale di controllo, a guardia della valle. Il villaggio viene citato come "Castrum Pauperum", e questo nome nei secoli verrà volgarizzato fino all'attuale "Popoli". Il primitivo incastellamento risale dunque alla discesa dei Longobardi. Un nuovo saccheggio a Popoli ci sarà nel 937, con l'invasione degli Ungari.[6] Le origini del primo castello di Popoli risalgono al guerriero Gerardo, che stipulò un contratto di proprietà con l'abate Ponzio di San Clemente per ricevere le terre di Popoli e di Tocco da Casauria per erigere il castello[7], dando segno di protezione verso il monastero, già oggetto di vari saccheggi. Alla morte di Gerardo nel 1016, il figlio Alberico invase Tocco da Casauria per costruirci il castello. Alla fine dell'XI secolo il vescovo di Valva e abate di San Clemente a Casauria, Giovanni, affidò il castello di Poperi al normanno Guglielmo di Tassone (figlio di Drogone, detto Tassone, e nipote di Roberto di Loritello) affinché lo reggesse in sua vece, ma in effetti egli lo trasformò in un feudo personale[8]. Nel 1057 secolo Popoli diventa parte della contea di Manoppello sotto il controllo di Ugo Malmozzetto ed è assegnata alla giurisdizione di Roberto di Loritello. Una leggenda, riportata nel Chronicon Casauriense, parla della morte violenta del conte Ugo nel 1098, uomo tirannico e spregiudicato, attirato in inganno sul castello da una principessa di Prezza, che si portò di nascosto i fratelli per catturare il conte.
Il villaggio di Popoli iniziò a svilupparsi durante il dominio di Federico II di Svevia, che nel 1233 inserì Popoli nel Giustizierato d'Abruzzo, con capitale la vicina Sulmona; successivamente entrò nel regio demanio di Sicilia nel 1296 per volere di Carlo I d'Angiò. Già dal 1284 Popoli divenne roccaforte della famiglia Cantelmo, di origini napoletane, giunta al seguito di Carlo d'Angiò, con capostipite della contea Giacomo Cantelmo. I conti ottennero anche il controllo indiscusso sui borghi circostanti della Maiella sino al XVIII secolo: Vittorito, Pacentro, Bugnara, Caramanico Terme (Contesa coi D'Aquino) Roccacasale, Canzano, Campo di Giove. Il dominio sulla zona rimase incontrastato fino al XVIII secolo, salvo delle lotte di potere tra il 1424 e il 1443, quando i Cantelmo si scontrarono con Jacopo Caldora, per il possesso del castello di Pacentro.
Durante il dominio dei Cantelmo, Popoli per la sua posizione strategica per il traffico delle merci e per i vari percorsi dei pastori transumanti, venne denominata la chiave dei Tre Abruzzi, perché a confine con quello sulmonese (poi Abruzzo Ulteriore II con capoluogo L'Aquila), con quello pescarese-teramano (l'area di Pescosansonesco e Salle, dell'Abruzzo Ulteriore I di Teramo), e con quello maiellano occidentale di Chieti, che dal 1927 passò alla provincia di Pescara. Il grave terremoto della Maiella del 1706 danneggiò il castello e spinse il Cantelmo a stabilirsi definitivamente nel palazzo ducale nel centro cittadino (via Cavour), già fatto costruire nel XV secolo. La nobile famiglia si estinse con Giuseppe Cantelmo, Principe di Pettorano, morto nel 1749.[9] Prima del momento in cui fu abolito il feudalesimo nel 1806, Popoli farà dapprima parte dei possedimenti della famiglia Tocco principi di Montemiletto. Successivamente diventerà municipio, compreso nel distretto di Sulmona dell'Abruzzo Ultra Secondo.
Il 25 giugno 1796 il Re Ferdinando IV si ferma a Popoli presso il palazzo del barone Giandomenico Muzj delegandolo al reclutamento di leva, per poi proseguire alla volta dell'Aquila al fine di porre in essere strategie contro l'avanzata di Napoleone Bonaparte che invade e conquista gradualmente la gran parte dei territori degli Stati italiani preunitari. Il 24-25 dicembre 1798, con l'arrivo delle truppe francesi, al soldo del comandante Championnet, il drappello del generale Duhesme stazionò a Popoli, punto cruciale degli Abruzzi con cui le truppe, provenienti da Pescara, essendo discese da Teramo, avrebbero dovuto riunirsi con quelle del generale Lemoine, provenienti dall'Aquila; per proseguire la marcia dalla piana delle Cinquemiglia verso Capua. Popoli fu saccheggiata, come riportano le cronache locali, molti abitanti uccisi, compresi coloro che si ribellavano. Furono riscattati dalle imboscate dell'allora capomassa assoldato da Ferdinando IV di Borbone Giuseppe Pronio, nella battaglia della vicina Roccacasale, e poi a Sulmona.
Il 10 ottobre 1860 Popoli ospitò il re Vittorio Emanuele II in viaggio a cavallo per Pescara, dopo l'Unità d'Italia la cittadina vide svilupparsi il fenomeno del brigantaggio, i cui esponenti capibanda provenienti dai vari villaggi circostanti imperverseranno sulla Maiella e presso la valle Peligna fino al 1867. Nel 1927 fu costituita la provincia di Pescara, e Popoli verrà annessa al nuovo territorio, rimanendo al confine con Sulmona della provincia aquilana. Il 26 settembre 1933 un nuovo terremoto colpì la Maiella (IX grado della Scala Mercalli), anche se in maniera meno disastrosa del 1706, causando comunque danni ai paesi della zona peligna, inclusa Popoli. Durante la seconda guerra mondiale la città fu più volte bombardata dagli Alleati mentre era occupata dai tedeschi. Nonostante il bombardamento, Popoli seppe rialzarsi dal disastro, e svilupparsi al livello industriale negli anni del boom economico.
Medaglia d'argento al merito civile | |
«Centro nevralgico, occupato dalle truppe tedesche all'indomani dell'armistizio, fu sottoposto a ripetuti e violenti bombardamenti che causarono la morte di novantuno civili e la distruzione della quasi totalità del patrimonio edilizio e viario. La popolazione tutta seppe reagire, con dignità e coraggio, agli orrori della guerra e affrontare, col ritorno alla pace, la difficile opera di ricostruzione morale e materiale.» — Popoli (PE), 1943 - 1944 |
Chiesa di San Francesco
Chiesa principale affacciata su piazza della Libertà, la più interessante dal punto di vista artistico. Fu fondata come convento francescano nel XIII secolo; le più antiche notizie sono tratte da un catalogo di frate Paolino da Venezia (1334) dove cita la chiesa nella custodia della diocesi aquilana.[10] La chiesa fu ricostruita nel 1480, e restaurata nel 1688 con il completamento della parte superiore della facciata. L'interno attuale è frutto di rimaneggiamenti tardo barocchi dopo il terremoto del 1706. Nel 1714 fu completata la parte superiore del campanile.
La facciata è l'elemento più interessante, divisa in due settori: la base gotica, e la parte superiore barocca. In basso si apre un portale romanico a tutto sesto, con strombature gotiche. In asse col portale si trova il rosone in architettura gotica sulmonese, con la rosa sagomata ad ovoli e fusaiole, e contornata da quattro lobi con simboli degli Evangelisti. La parte superiore barocca, oltre il cornicione marcapiano, è più slanciata ed è abbellita da statue di santi, tra i quali San Giorgio a cavallo, al centro.
Il campanile turrito ha pianta medievale, ma la sommità è barocca. L'interno è a navata unica, in intonaco bianco ed ha aspetto neoclassico, con un altare marmoreo del 1742 nella cappella di destra, con affresco rinascimentale della Deposizione di Giovanni di Sulmona. Nella cappella sinistra dedicata a San Francesco c'è un paliotto in maiolica di Castelli, realizzato da Francesco Antonio Grue.
Ex convento dei Francescani
Compreso tra via della Repubblica, piazza della Pietà, via Pillo, è attaccato
alla parrocchia di San Francesco, risale nell'aspetto al XV secolo, ma fu modificaro nei secoli a seguire. Tagliato alla fine dell'800, conserva parte del chiostro porticato, con volte a crociera. Fu adibito a vari usi, tra chi cinematografo, nell'ala del refettorio. Interessante l'ingresso dal campanile della chiesa con arco monumentale e chiave di volta con lo stemma dei Francescani.
Chiesa dei Santi Lorenzo e Biagio (XVI secolo): appartiene al gruppo delle "due chiese gemelle", con la Santissima Trinità, in via Cavour. Benché sia una delle chiese più antiche della città, del XII secolo circa, con l'abside ricavata da un torrione cilindrico delle mura, oggi la chiesa si presenta in modesto stile barocco, con facciata ottocentesca, chiaso scialbo restauro dell'originale romanico. Venne citata da Pasquale II nel 1142, nel 1562 fu ricostruita in forme rinascimentali, e nuovamente restaurata nel dopo il terremoto della Maiella del 1706, perdendo lo splendore medievale, eccettuata l'abside a torrione. L'interno conserva tre navate, ancora riconoscibili nell'originale aspetto medievale per i pilastri intonacati, sulla destra c'è il monumento funebre del vescovo Tolomeo di Corfinio; l'altare maggiore marmoreo fu scolpito da Nicola Mancini di Pescocostanzo (1745-1746), il coro ligneo è dei fratelli Bencivenga da Raiano. La facciata è molto semplice, con tre portali; dopo la cornice marcapiano l'insieme diventa più slanciato, ornato da un finestrone centrale. Il campanile è a torre quadrata, con cuspide piramidale, gemello di quello della Trinità.
Chiesa della Santissima Trinità (XVI secolo): legata alla chiesa di San Lorenzo in via Cavour, ha una facciata molto più ricca e scenografica, realizzata da Giambattista Gamba, secondo altri Giovan Battista Gianni. Risale al XVI secolo, ed è stata completata nel 1734 con elargizioni di papa Gregorio XIII.[11] La chiesa appare come un blocco unitario a pianta circolare, sopra cui si eleva la cupola su un tiburio ottagonale. La sobria facciata alterna nicchie e finestrelle, creando contrasto di luci e ombre, si articola in tre spazi separati da quattro paraste. A dare maggiori slancio alla facciata sono quattro anfore di pietra collocate sulla trabeazione. Il portale è chiuso da archivolto circolare, così come la finestra sovrastante. Il campanile turrito ha pianta parallelepipeda, terminante con cuspide, l'interno è piuttosto semplice, conservando di interesse una pala d'altare del 1557, altare ligneo seicentesco e una statua della Santissima Trinità del 1712, rappresentante Cristo risorto e Dio Padre seduti sul globo terrestre con l'effigie dello Spirito Santo, opera molto simile a un altro gruppo Trinitario nella chiesa della Santissima Trinità di Chieti. Le pitture in affresco presso la cupola a pennacchi, sono di Giambattista Gamba.
Chiesa di San Rocco La famiglia baronale Muzj la fece erigere dopo la peste del 1656[12] (i morti furono 1546 contro 650 superstiti popolesi) e la rinnovò in epoca tardo barocca insieme al proprio palazzo al quale essa è annessa, in via Garibaldi, dietro la chiesa di San Lorenzo. Innalzata in onore di S.Rocco per porre il Santo taumaturgo a guardia contro la pestilenza del XVI sexolo. Il Procuratore Barone Giuseppe Muzj fece dedicare anche un altare laterale alla Madonna del Carmine donando una tela tuttora presente. Proprio perché a questi due Santi la popolazione invocò protezione durante la terribile pestilenza. La chiesa è monumentale, ai lati ha dei contrafforti, la facciata quadra, con portale barocco a timpano curvilineo spezzato con scritta dedicatoria, due quadrotte laterali, e un finestrone centrale superiore, che ripropone il motivo del timpano spezzato del portale, con l'aggiunta di alcune decorazioni in rilievo, e una testa di angelo. L'interno è a navata unica, riccamente decorato da stucchi.
Chiesa di San Domenico (XVII secolo): sul viale Giuseppe Mazzini (ex via Umberto I), è del XVI secolo, ma è stata ristrutturata dopo il 1706. Presenta un aspetto barocco a pianta rettangolare con bracci del transetto sporgenti, e un'abside semicircolare. La facciata è divisa in due livelli da cornice marcapiano, e verticalmente da due paraste. Il portale maggiore è ornato da un timpano curvilineo, con sopra in asse un finestrone. Il campanile è a torre, con la cuspide a cipolla di matrice napoletana.
Chiesa della Madonna delle Grazie
Sorta come chiesa rurale ai margini del borgo fortificato, nel quartiere ottocentesco di viale Mazzini (precisamente in via Costantini, nel Rione Sant'Anna), fu costruita nel 1576, ed è stata restaurata nel 1802. Presenta una facciata in stile rinascimentale con portale decorato da timpano e oculo centrale, ornato da cornice. All'interno neoclassico spicca l'altare maggiore ricco di intarsi. Due coppie di colonne, una tortile e l'altra scanalata, sormontate da capitelli corinzi, sorreggono un archivolto spezzato, dominato da timpano modanato. La cimasa racchiude la tela del Padre Eterno (XVIII secolo), mentre le pareti laterali presentano dipinti del XVII attribuiti a maestranze abruzzesi, raffiguranti il Martirio di San Bartolomeo - Sant'Emidio protettore dei terremoti - San Bonifacio - San Francesco di Paola taumaturgo - Sant'Anna e San Raffaele.[13]
Il circuito murario dell'antica Popoli, smantellato dal XVI secolo, doveva collegarsi dall'antico abitato compreso tra via Salita Castello e via Cavour (ex via del Colle) con le chiese dei Santi Lorenzo e Biagio e della Santissima Trinità, fino al passaggio della dogana su via Garibaldi, comprendendo anche il sobborgo San Rocco, dietro la chiesa della Trinità, dove insisteva la dogana ducale quattrocentesca dei Cantelmo. L'attuale piazza della Libertà (ex Piazza Regina Margherita), si sviluppò attorno al convento di San Francesco nel XIX-XX secolo, con la costruzione di edifici, che poi presero i diverticoli di viale Mazzini (ex corso Umberto I), corso Gramsci (ex corso Vittorio Emanuele) e via Capponi, ex via del Colle.
Nelle foto storiche compare una delle porte di accesso a Popoli, demolita alla fine dell'800: porta Santa Maria o Porta San Rocco, accesso dal ponte in via Saffi e stava dove oggi insiste piazza Dante; aveva una torretta di controllo sopra l'arco ogivale di ingresso, con al fianco una piccola edicola votiva.
Castello ducale Cantelmo Il Castello di Popoli è una costruzione realizzata a scopo difensivo nel X secolo, tra il 970 e il 1016 per il volere dei vescovi di Valva, diocesi a cui era soggetta Popoli. Situato a 485 metri sul livello del mare, rappresentava uno dei primi Castelli della Valle Peligna e di fondamentale importanza visto il ruolo che Popoli avrebbe assunto negli anni a seguire, in qualità di "Chiave dei tre Abruzzi". Il castello aveva una struttura a pianta triangolare con tre torri, il tutto circondato da una doppia fila di muro attorniato dal fossato. Nel 1269 passò ai Cantelmo che seppur mantennero il feudo di Popoli fino al XVIII secolo, deciso di abbandonare una volta che fu costruito il Palazzo Ducale in città verso la fine del Quattrocento. Da allora, è rimasto abbandonato fino al 1997, anno in cui l'amministrazione comunale decise di attuare un restauro. È possibile osservare il Castello anche di notte, grazie all'installazione di un impianto di illuminazione che crea uno scenario molto suggestivo.
Taverna ducale Cantelmo
Edificio militare costruito dai Cantelmo in via Garibaldi, vicino a piazza della Libertà, antica via di passaggio per Popoli, come dogana di accesso al borgo. Oggi è un museo. L'edificio si distingue per il ricco portale gotico e per la facciata decorata da blasoni delle famiglie che possedettero il feudo dopo i Cantelmo[14].
Il portale d'ingresso presenta, sulla chiave d'arco, lo stemma della Compagnia di Gesù ed è sormontato dal balcone riccamente decorato in pietra e ferro battuto sovrastato dallo stemma ducale della famiglia Muzj. Qui furono ospitati il primo Re d'Italia Vittorio Emanuele e la Contessa di Mirafiori il 19 ottobre 1860 che soggiornarono a Popoli, insieme alla corte, in questo edificio e nel dirimpettaio palazzo Galli Zugaro, oggi demolito. Annette a sé la chiesa di San Rocco precedentemente cappella dello stesso.
Riserva naturale Sorgenti del Pescara
La riserva, istituita nel 1986, riguarda le sorgenti della Pescara le cui acque fuoriescono da quattro caverne e formano un laghetto chiamato Capo Pescara, le cui acque sono di eccezionale purezza. La limpidezza delle acqua permette l'attività fotosintetica fino a 4-5 metri di profondità, ovvero fino ai punti più profondi. Tra la vegetazione ricordiamo la cannuccia di palude, la lenticchia d'acqua, la tifa e il giglio d'acqua. Lungo le sponde vi crescono salici e pioppi. Riguardo alla fauna, si possono trovare la trota fario, la salamandra pezzata, il tritone crestato, la gallinella d'acqua, la folaga e il tuffetto.
La riserva, estesa su una superficie di 49 ettari e contornata da 89 ettari di protezione esterna, ha ottenuto il riconoscimento dell'Unione europea come sito d'importanza comunitaria.
La pressione antropica minaccia la bellezza del posto, di notevole interesse paesaggistico e faunistico. La riserva è tagliata in due dal cavalcavia dell'autostrada e dalla ferrovia Pescara-Roma; si aggiunga anche l'attuale sfruttamento di una cava (Colle Pizzuto), visibile a chi discende la statale che collega L'Aquila a Popoli, o la strada comunale tra San Benedetto in Perillis e il comune di Popoli. Nonostante tutto ciò la riserva di Capo Pescara rimane un posto unico nel suo genere.
Terme di Popoli
Le terme di Popoli sono un centro termale riabilitativo con trattamento nelle acque e nei fanghi sulfurei del luogo. La struttura si trova in contrada Decontre, fu costruita nei primi anni del Novecento, con il finanziamento della Società di Mutuo Soccorso, come dimostra una porzione dell'antico palazzo termale riabilitativo, con la chiave di volta del portale con lo stemma scolpito della Società Reale Italiana. Il centro immediatamente divenne meta di turismo altoborghese, per la buona qualità delle acque del fiume Pescara; a causa della guerra il centro fu bombardato e distrutto, ed è stato riaperto con una nuova e moderna struttura, sempre nella contrada di Popoli.
Abitanti censiti[15]
Popoli sino ai primi anni del '900 è stata caratterizzata dall'economia agricola, finché non è arrivato lo sviluppo industriale, con gli impianti chimici di Bussi sul Tirino, Pratola Peligna e Bolognano (Piano d'Orta), creando così molta mano d'opera. Sorse inoltre il complesso termale alle sorgenti del Pescara in località Decontra, incrementando il turismo.
Negli anni del dopoguerra, Popoli ha visto svilupparsi sempre di più l'industria, con la realizzazione di cave presso Valle San Rocco e Fonte San Callisto, nonché cementifici, come quello in via per Vittorito. Dagli anni '30 fu sede di un ospedaletto gestito dalla Confraternita della Trinità, in via Ottuso, distrutto dalla guerra, e ricostruito negli anni '50 in via Berlinguer come presidio ospedaliero.
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Si celebra ilo 14 maggio, con l'omaggio nella chiesa di San Francesco dove si conserva l'urna delle reliquie del santo, per poi procedere in pellegrinaggio verso le principali chiese del paese, seguendo da piazza della Libertà il tracciato di corso Gramsci, via Fracasso, piazza XX Settembre, viale Mazzini. La festa si concentra anche soprattutto. sui vari concerti della banda civica.
Il centro storico di Popoli si sviluppa in vari quartieri, che oggi si sfilano nel Festival rievocativo del Palio del Certame, riproposto dal 2005. I quartieri sono:
Il quartiere oggi è attraversato dalle strade principale di via Berlinguer, via Santa Maria, via Decontra, via Gran Sasso.
Il territorio comunale è attraversato dalla Strada statale 17 dell'Appennino Abruzzese ed Appulo-Sannitico e dalla Strada statale 5 Via Tiburtina Valeria su cui è presente il casello autostradale Bussi-Popoli connesso alla Strada europea E80. Inoltre nel centro abitato passa la Strada Provinciale 60.
Il territorio di Popoli è attraversato dalla ferrovia Roma-Sulmona-Pescara. La stazione di Popoli-Vittorito è attiva dal 1873[16].
Il trasporto pubblico locale si compone di autobus della Società Unica Abruzzese di Trasporto.
Elenco dei sindaci di Popoli dal 1988.[17]
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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3 agosto 1988 | 14 settembre 1990 | Filippo Colangelo | Democrazia Cristiana (DC) | Sindaco | [17] |
14 settembre 1990 | 15 luglio 1991 | Ivan Lyoi | Democrazia Cristiana (DC) | Sindaco | [17] |
15 luglio 1991 | 7 giugno 1993 | Angelo Cafarelli | Partito Democratico della Sinistra (PDS) | Sindaco | [17] |
7 giugno 1993 | 28 aprile 1997 | Angelo Cafarelli | Partito Democratico della Sinistra (PDS) | Sindaco | [18] |
28 aprile 1997 | 14 maggio 2001 | Angelo Cafarelli | Partito Democratico della Sinistra (PDS) | Sindaco | [19] |
14 maggio 2001 | 30 maggio 2006 | Emidio Castricone | Lista civica | Sindaco | [20] |
30 maggio 2006 | 1º giugno 2011 | Emidio Castricone | Lista civica | Sindaco | [21] |
1º giugno 2011 | 6 giugno 2016 | Concezio Galli | Lista civica Popoli Democratica | Sindaco | [22] |
6 giugno 2016 | in carica | Concezio Galli | Lista civica Popoli Democratica | Sindaco | [23] |
Hanno sede nel comune la società di calcio A.S.D. Popoli Calcio 1912 e la società di basket GS Pallacanestro Popoli, nata nel 1968.
Si svolge nel comune la Cronoscalata Svolte di Popoli, corsa automobilistica in salita.
Altri progetti
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