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Faenza (AFI: [faˈɛnʦa], Fẽza in romagnolo) è un comune italiano di 58 951 abitanti[1] della provincia di Ravenna in Emilia-Romagna. La città è storicamente nota per la produzione di ceramica artistica, in particolare la maiolica, così rinomata da essere de facto riconosciuta a livello internazionale con il termine "Faience".

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Faenza (disambigua).
Faenza
comune
Faenza – Veduta
Faenza – Veduta
Localizzazione
Stato Italia
Regione Emilia-Romagna
Provincia Ravenna
Amministrazione
SindacoMassimo Isola (PD) dal 22-9-2020
Territorio
Coordinate44°17′08″N 11°53′00″E
Altitudine35 m s.l.m.
Superficie215,76 km²
Abitanti58 951[1] (30-4-2022)
Densità273,22 ab./km²
Frazionivedi elenco frazioni
Comuni confinantiBagnacavallo, Brisighella, Castel Bolognese, Cotignola, Riolo Terme, Russi, Solarolo, Forlì (FC)
Altre informazioni
Cod. postale48018
Prefisso0546
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT039010
Cod. catastaleD458
TargaRA
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona E, 2 263 GG[3]
Nome abitantifaentini, manfredi[4]
Patronoprincipale: Beata Vergine delle Grazie;
secondario: san Pier Damiani
Giorno festivosabato precedente la seconda domenica di maggio
Soprannomecittà della ceramica[5]
Cartografia
Faenza
Faenza – Mappa
Faenza – Mappa
Posizione del comune di Faenza nella provincia di Ravenna
Sito istituzionale

Di origine romana, sotto la signoria dei Manfredi iniziò ad attraversare un'epoca di grande sviluppo architettonico e artistico dal Rinascimento al Barocco e, grazie all'intensa attività artistica e culturale, tra il XVIII e il XIX secolo divenne un centro di riferimento del Neoclassicismo in Italia e in Europa[6][7].

Posta poco a ovest del centro della Romagna, sulla via Emilia tra Imola e Forlì, ai piedi dei primi rilievi dell'Appennino faentino, è capoluogo dell'Unione della Romagna Faentina ed è sede vescovile della diocesi di Faenza-Modigliana.


Geografia fisica



Territorio


Il comune di Faenza si trova in Romagna, nella parte sud-occidentale della provincia di Ravenna, sul fiume Lamone e sulla Via Emilia, tra Imola a ovest e Forlì a est, entrambe a circa 15 km dal centro cittadino. Da Ravenna dista 35 km, da Cesena circa 40 km, mentre da Bologna dista 55 km.

La città è situata nell'area pedemontana a confine tra la Pianura Padana le prime colline dell'Appennino faentino. L'altitudine ufficiale è 35 metri sul livello del mare, mentre per il territorio comunale si va da un minimo di 13 a un massimo di 220 metri s.l.m.[8].

Il territorio di Faenza presenta un ambiente agricolo, suddiviso tra i vigneti dei pendii collinari e i coltivati, con tracce dell'antica centuriazione romana in pianura.


Clima


Data la sua posizione, Faenza presenta un clima temperato umido con una significativa piovosità annua[9], di carattere prevalentemente Padano (Continentale con estate calda e inverno freddo-umido) con influenza di clima Adriatico Medio (Mediterraneo con estate calda e inverno fresco-umido), caratteristico delle aree collinari adiacenti.

Faenza[10] Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic InvPriEst Aut
T. max. media (°C) 6,18,712,917,222,026,228,928,524,919,012,77,27,317,427,918,917,9
T. media (°C) 35,18,712,617,020,923,323,119,914,79,34,34,112,822,414,613,5
T. min. media (°C) 01,54,58,012,015,617,817,714,910,45,91,51,08,217,010,49,2
Precipitazioni (mm) 484759585750495365688363158174152216700

Storia



L'antichità


Lo stesso argomento in dettaglio: Faenza romana.

Le origini della città sono incerte. Alcuni cronisti storici, come Agostino Tolosano o Giulio Cesare Tonduzzi, ne fanno risalire la fondazione alla mitologia: i coloni attici che risalendo l'Adriatico avrebbero fondato Ravenna si sarebbero spinti anche nell'entroterra fondando l'insediamento di Foentia. Studi più recenti testimoniano come, soprattutto nelle zone pedecollinari del territorio faentino, vi siano tracce di insediamenti sia neolitici che risalenti all'età del bronzo[11].
Non vi sono certezze su quali popoli abitassero il territorio prima della conquista romana nel II secolo a.C.. I ritrovamenti archeologici indicano che, anche grazie alla posizione favorevole offerta dall'incrocio fra il fiume Lamone, la via salaria che attraverso gli Appennini portava il sale in Etruria e Campania, e la strada pedecollinare che poi i romani avrebbero lastricato e chiamato Aemilia, gli abitanti della zona ebbero contatti con tribù umbre, con gli etruschi e forse anche con i sabini, prima dell'invasione dei celti. Plinio riferendosi ai primi tempi repubblicani parla di "popoli faentini" alleati dei romani e Silio Italico nella sua descrizione della seconda guerra punica (218 a.C.) racconta come i faentini, a differenza degli insediamenti celtici della zona, appoggiarono i romani contro i cartaginesi. Quello che è certo è che, dopo la definitiva conquista romana della Gallia Cisalpina, attorno al 180 a.C. nel territorio fu insediata una colonia alla quale venne assegnato il nome benaugurante di Faventia, che significa "città favorevole" ossia "città amica"[12] ed è quindi questo l'avvenimento che sancisce la nascita della vera e propria città.
L'insediamento fu ascritto alla tribù Pollia e si sviluppò grazie alla produzione agricola, tessile e ceramica. Qui, nell'82 a.C. il sillano Cecilio Metello sconfisse l'esercito del popularis Gneo Papirio Carbone, durante le guerre civili della tarda repubblica romana. Con la nascita dell'Impero Romano e la susseguente riorganizzazione amministrativa voluta da Augusto entrò a far parte della Regio VIII.
Tra il primo e il secondo secolo d.C. l'insediamento cittadino andò ampliandosi, espandendosi anche all'esterno del pomerio originale. In questo periodo Faventia è ricordata per essere stata la città di residenza di una delle famiglie più importanti dell'epoca, la gens Avidia di Gaio Avidio Nigrino, console romano e nonno del futuro imperatore Lucio Vero[11].
Dei primi anni del IV secolo è invece la prima testimonianza certa di un vescovo faentino, Constantius, a dimostrazione della presenza in città della religione cristiana.
La città non venne eccessivamente colpita dalle crisi del periodo tardo imperiale, grazie alla vicinanza con Ravenna, sede della flotta imperiale prima e in seguito capitale dell'Impero. Soltanto nel tardo V secolo il diffuso declino dell'autorità romana nella zona iniziò a manifestarsi concretamente anche a Faenza[12].
In seguito alla caduta dell'Impero d'Occidente è ricordata dalle cronache per essere il luogo dove avvenne il tradimento di Tufa nei confronti di Teodorico durante la Conquista dell'Italia di Teodorico[13] e per la battaglia combattutasi nel 542, nella quale Totila e l'esercito ostrogoto sconfissero i Bizantini. Con la successiva riconquista dell'Italia da parte dei Bizantini a danno dei Goti, Faenza entrò a far parte dell'Esarcato. All'VIII secolo risale la prima cinta muraria, costruita per difendere la città dai Longobardi. L'esercito di Liutprando l'assediò e la conquistò nel 740 e in seguito, insieme al resto dell'odierna Romagna, passò numerose volte di mano tra Longobardi e Bizantini fino alla definitiva discesa in Italia di Carlo Magno che, al termine della campagna contro i Longobardi, la cedette nominalmente alla Chiesa nel 774.


Il Medioevo


Al momento della pacificazione del territorio da parte di Carlo Magno, Faventia era una città prostrata da secoli di declino e ulteriormente devastata dalle guerre longobardiche. L'area urbana, che nel momento di massima espansione in epoca romana (III secolo d.C.) poteva contenere dodicimila abitanti, si era ridotta sensibilmente e le mura altomedievali racchiudevano solo una porzione di quella che era stata la città romana[11].
Gli ultimi due secoli del primo millennio videro una lenta ripresa della città, testimoniata dall'edificazione di alcuni importanti luoghi di culto, e una significativa evoluzione della sua vita politica. Faenza era infatti sotto la giurisdizione della Santa Sede ma nei secoli il modello di governo carolingio della città iniziò ad evolvere verso quello che sarebbe diventato il modello comunale.

Nell'XI secolo viene attestata per la prima volta a Faenza la presenza di un consul (1045)[12]. Di poco posteriori sono le prime testimonianze di screzi con le città vicine. Nel 1080 infatti i faentini, con l'aiuto del conte francese di Vitry, sconfissero tra Albereto e Prada i ravennati che avevano invaso il territorio faentino, scacciandoli[14][15]
Le figure dei consoli, scelti tra le maggiori famiglie cittadine, vennero in seguito affiancate da un podestà forestiero. In entrambi i casi la carica aveva la durata di un anno. Il più antico podestà appare in un documento del 1155. Verso la metà del secolo XII si era dunque ormai saldamente costituito il governo comunale[14] e nello stesso periodo anche a Faenza, come in tutta l'Italia centrosettentrionale, iniziarono a manifestarsi i primi contrasti tra sostenitori del papato e dell'imperatore.
Proprio in quegli anni la famiglia Manfredi iniziò ad imporsi come una delle più importanti famiglie cittadine. Già distintisi in alcune delle ormai consuete battaglie contro i Comuni limitrofi, nei primi mesi del 1164 i Manfredi ospitarono infatti nelle loro case faentine l'imperatore Federico I Barbarossa, sceso in Italia per una campagna militare, onorandolo con un torneo a cavallo. Successivamente ottennero dal sovrano del Sacro Romano Impero importanti diritti vassallatici, che accrebbero la loro influenza sulla città romagnola.

Nel giro di pochi anni si ebbero però due importanti svolte concernenti la politica faentina. Faenza si allontanò infatti dalle posizioni ghibelline per avvicinarsi decisamente a quelle guelfe tant'è che già nella seconda metà degli anni settanta le truppe imperiali tentarono senza successo di riportarla sotto l'obbedienza imperiale[13] e in seguito Faventia fu tra le città aderenti alla Lega Lombarda che siglarono la Pace di Costanza con l'imperatore nel 1183. Nello stesso periodo, inoltre, la devoluzione dei poteri dai consoli ai podestà ebbe una drammatica accelerazione: il 9 febbraio 1184 una sommossa del popolo condusse a disordini e saccheggiamenti e, per ripristinare l'ordine, l'autorità in capo ai consoli venne attribuita in toto al Podestà, il milanese Guglielmo Burro[12].
L'anno seguente il legato imperiale Berthold von Königsberg pensò di approfittare della complessa situazione politica in città e condusse nel territorio faentino armate ghibelline provenienti da Ravenna, Forlì e Forlimpopoli ma i faentini sconfissero sonoramente l'armata ghibellina costringendo il legato imperiale a stringere la pace[16].

Gli anni tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo furono caratterizzati dalla stabilizzazione del nuovo assetto politico comunale, che vedeva i Podestà susseguirsi nel governo della città ma assicurava la diretta rappresentanza del popolo nelle cariche pubbliche tramite il Consiglio di Credenza[17], e da una certa crescita demografica ed economica della città, come testimoniato dall'ampliamento delle mura cittadine nei pressi del monastero di Santa Maria Foris Portam e dalla realizzazione di alcuni canali esterni che circondavano e proteggevano l'intero centro abitato.

Nel 1226 Faenza aderì alla seconda Lega Lombarda (unica tra le città romagnole). La reazione imperiale fu dura: Federico II la cinse d'assedio, ma senza esito. Nel periodo guelfo la città fu spesso contrastata dalla ghibellina Forlì. Nel 1237 Federico II sconfisse la Lega Lombarda. Il potere su Faenza fu assegnato alla famiglia ghibellina degli Accarisi, che cacciarono i guelfi Manfredi. Ma questi ultimi ripresero il potere. Nel 1239 Faenza era l'unica città guelfa di Romagna[18].

Nel 1241 la città manfrediana tornò nelle mire dell'imperatore. Federico II la pose di nuovo sotto assedio e la prese, dopo un'inattesa resistenza di sette mesi. Risultò decisivo l'aiuto dei ghibellini forlivesi e del loro capitano, Teobaldo Ordelaffi. In questa occasione, Federico, trovatosi a corto di risorse, fece coniare dalla zecca di Forlì degli augustali in cuoio, che rimborsò poi in oro, dopo la vittoria su Faenza. Le benemerenze acquisite dai forlivesi presso l'Imperatore furono comunque d'aiuto agli stessi faentini: infatti, Federico aveva già emanato l'ordine di distruggerne la città, quando l'intercessione dei forlivesi, dispiaciuti di una simile sorte, lo convinse a ritornare sulla sua decisione e a risparmiare Faenza. L'imperatore germanico comunque ordinò di abbattere la cinta muraria e fece costruire una nuova rocca, nella parte ovest della città.

Nel 1248 l'esercito di Federico II riportò una clamorosa sconfitta da parte delle forze guelfe. Ne approfittò Bologna, potenza guelfa, che estese la sua egemonia fino alla Romagna. Nello stesso anno, infatti, entrò in città il primo capitano del popolo nominato da Bologna: Rainerius Laçari. Durante il periodo bolognese fu rifatto il ponte sul Lamone e furono ricostruite le Porte della città, con annesse torri fortificate[19]. Con la fine del dominio bolognese sulla Romagna negli anni settanta, Faenza, che era stata fino ad allora una città guelfa, effettuò un improvviso cambio di campo. Nel 1274, infatti, il podestà, della famiglia Accarisi, si alleò con Guido da Montefeltro, comandante dei ghibellini di Romagna, e cacciò i rivali Manfredi in esilio. Trovarono così rifugio in Faenza i ghibellini bolognesi della famiglia Lambertazzi, che erano stati a loro volta cacciati da Bologna dove avevano preso il potere i guelfi Geremei. Nel 1279, papa Niccolò III riuscì ad imporre una riconciliazione fra le parti, prima a Faenza e poi a Bologna, ma la pace non durò che pochi mesi. Rifugiatisi nuovamente a Faenza, i Lambertazzi vi rimasero spadroneggiandovi fino alla tragica notte del 13 novembre 1280, quando i bolognesi Geremei vi irruppero, favoriti dal tradimento di Tebaldello Zambrasi, che aprì loro Porta Imolese, alla cui difesa era stato comandato. Dante Alighieri, suo contemporaneo, nella Divina Commedia collocò Tebaldello nel nono cerchio dell'Inferno come "traditore della patria". Di lui rimane famoso il verso:

«Tebaldello,
ch’aprì Faenza quando si dormia»

(Inf. XXXII, 122)

Oltre a Tebaldello, altri personaggi di Faenza furono menzionati nella Divina Commedia. Faentino è, infatti, Frate Alberigo dei Manfredi, collocato nella terza zona dell'ultimo cerchio dell'Inferno, quello dei traditori degli ospiti, al canto XXXIII, ed è l'ultimo peccatore (quindi il peggiore) a dialogare con Dante. Frate Alberigo è condannato al supplizio infernale in seguito al tradimento perpetrato nei confronti di suoi stessi consanguinei, durante una cena di riconciliazione, la famosa cena delle «Frutta del mal orto». L'onore della città è riscattato nel XXI canto del Paradiso dove compare Pier Damiani. Altri personaggi faentini sono menzionati nel XIV canto del Purgatorio.[20]

Nel 1282 Giocolo Giocoli II, Principe di Jadera, fu nominato visconte di Faenza e valoroso Capitano, quale ricompensa poiché combatté e svolse incarichi diplomatici al servizio di Obizzo II d'Este[21]: guidò in quell'anno il contingente ferrarese che partecipò alla presa di Faenza[22] alla testa di mille fanti, i quali s'accompagnarono alle genti di Malatesta da Rimini, di Tribaldello Manfredi e dei Bolognesi[23]. Nel 1290 Faenza passò sotto il potere di Maghinardo Pagani, signore di Susinana, che approfittò della divisione fra guelfi e ghibellini. Maghinardo si ritagliò un ruolo molto importante nella storia della città e si dimostrò un ottimo politico e un astuto stratega. Viene citato da Dante con il suo simbolo del "leone in campo bianco" tra i consiglieri di frode, poiché si comportava da guelfo con i fiorentini e da ghibellino con i romagnoli per questioni di convenienza politica:

«Le città di Lamone e di Santerno
conduce il lïoncel dal nido bianco,
che muta parte da la state al verno.»

(Dante Alighieri, Inferno, Canto XXVII)

La signoria Manfredi e il dominio veneziano


Nel 1313 iniziò la signoria della famiglia Manfredi. Il primo Signore fu Francesco Manfredi (1260 ca. - 1343). Carlo II Manfredi (1439-1484) rinnovò il centro urbano con la costruzione della cattedrale e del palazzo del popolo. In epoca rinascimentale, grazie in particolare al benessere e allo sviluppo conseguenti alla Renovatio manfrediana, la città divenne celebre per la produzione di oggetti in ceramica, esportati in tutta Europa; per questo motivo il toponimo stesso è diventato sinonimo di maiolica in molte lingue, tra cui il francese (faïence) e l'inglese (faience).

Astorre II Manfredi, padre di Carlo II Manfredi
Astorre II Manfredi, padre di Carlo II Manfredi

Galeotto Manfredi, fratello di Carlo II Manfredi, che a lui succedette alla guida della città, rimane famoso per la congiura ordita nei suoi confronti, ad opera della stessa moglie Francesca Bentivoglio; si racconta che la moglie fosse spinta dalla fortissima gelosia nei confronti di Cassandra Pavoni, l'amante di Galeotto. Più realisticamente è facile pensare che il vero motivo dell'assassinio sia da ricercare nei rapporti fra il Manfredi e i Signori di Bologna.

Nel 1491 fu fondato il Monte di Pietà. Nel 1500 la città fu assediata dalle truppe mercenarie di Cesare Borgia, alle quali resistette per 6 mesi guidata dal sedicenne Astorgio III Manfredi, poi catturato a tradimento e imprigionato a Roma dal Valentino. Pochi anni dopo il corpo del giovane signore fu ritrovato nelle acque del Tevere.

All'assedio di Faenza il Guicciardini, che non esalta certo il Valentino come l'amico Machiavelli, dedica un passo della sua Storia d'Italia:

«Il Valentino era pieno di sommo dolore che, avendo oltre alle forze Franzesi uno esercito molto fiorito di capitani e soldati Italiani (...), e avendosi promesso, co' suoi concetti smisurati, che né mari né monti gli avessino a resistere, gli fusse oscurata la fama de' principii della sua milizia da uno popolo vivuto in lunga pace, e che in quel tempo non aveva altro capo che un fanciullo»

(Francesco Guicciardini, Storia d'Italia, 1540)

Nel 1502 giunse a Faenza, su invito del Borgia, Leonardo da Vinci. Il genio toscano realizzò il progetto di una rete di gallerie sotterranee da usare in caso di emergenza. Non è noto se la rete fu effettivamente realizzata[24]. Nel 1503, con la morte del padre papa Alessandro VI, crollò l'effimero regno del Borgia. Subito dopo le famiglie della Romagna che erano spodestate da Cesare Borgia offrirono di sottomettersi alla Repubblica di Venezia a condizione di riavere i loro dominii sulle rispettive città. Il Senato veneziano accettò e la Serenissima prese possesso di Rimini, Faenza e altri luoghi. L'atto irritò profondamente il nuovo pontefice, il genovese Giulio II, il quale, imprigionato il Borgia, si prefisse di ristabilire il possesso pontificio di quelle terre. Il papa spinse dunque il 22 settembre 1504 Francia e Impero a stringere a Blois un trattato per la futura spartizione dei domini Veneziani.

Per evitare la guerra, Venezia si offrì nel 1505 di restituire al papa le terre occupate, ad eccezione di Rimini e Faenza. Il papa chiese allora al nuovo imperatore Massimiliano I d'Asburgo di attaccare Venezia. Massimiliano scese in Italia col pretesto di raggiungere Roma per l'incoronazione imperiale. Inaspettatamente sconfitto, l'imperatore rischiò persino di perdere Trieste e Fiume e fu costretto a chiedere una tregua. Quando il Doge di Venezia, in virtù delle proprie antiche prerogative episcopali, pretese di nominare il nuovo vescovo di Vicenza, i principali Stati europei trovarono il casus belli per attaccare la Repubblica, accusata di prevaricare il diritto della Chiesa sui vescovi. Il 10 dicembre 1508 Giulio II aderì pubblicamente alla lega di Cambrai con la Francia, l'Impero, la Spagna e il Ducato di Ferrara. Poi lanciò l'interdetto sulla Serenissima e nominò il duca Alfonso I d'Este Gonfaloniere di Santa Romana Chiesa. I veneziani furono sconfitti dai francesi nella Battaglia di Agnadello. A quel punto però, il papa, preoccupato dal crescente potere degli stranieri sull'Italia, il 24 febbraio 1510, ritirato l'interdetto, si alleò con Venezia, scomunicando Alfonso d'Este e chiamando in soccorso gli Svizzeri. Venezia, sopravvissuta al pericolo della guerra della Lega di Cambrai, si tenne in disparte rispetto ai nuovi conflitti italiani concentrandosi sulla minaccia turca. Quando fu ristabilita la pace però fu costretta a cedere le terre della Romagna allo Stato Pontificio.


Il dominio pontificio, l'età neoclassica e la parentesi napoleonica


Joan Blaeu, Faventia vulgo Faenza in Theatrum civitatum et admirandorum Italiæ (Amsterdam 1633).
Joan Blaeu, Faventia vulgo Faenza in Theatrum civitatum et admirandorum Italiæ (Amsterdam 1633).
Progetto del canale Naviglio e pianta per la parte a valle, verso il Po di Primaro (1764 circa).
Progetto del canale Naviglio e pianta per la parte a valle, verso il Po di Primaro (1764 circa).

Durante il governo di Guicciardini della Romagna pontificia, la città godette di particolare favore, tanto che lo storico vi soggiornò per quasi tutto il 1525. Fu in questo periodo che Faenza attrasse tanti perseguitati religiosi dell'Europa del nord e dell'est. La Chiesa non tardò a prendere le necessarie contromisure. Infatti dopo il concilio di Trento, Faenza divenne sede del Tribunale della Santa Inquisizione per la Romagna.

Il 15 giugno 1583 fu iniziata la costruzione di un condotto sotterraneo per portare l’acqua dalla vicina Errano alla Piazza maggiore, secondo un accurato progetto del domenicano Padre Domenico Paganelli. L'acqua veniva convogliata in una tubatura realizzata con elementi in terracotta uniti con un mastice speciale. Ogni 40-50 metri vi erano dei pozzetti d'ispezione e, ad intervalli variabili, erano poste delle cisterne in numero di tredici. I lavori terminarono nel 1614. Nello stesso periodo (fine del XVI secolo) veniva meno la funzione militare della cinta muraria, che non venne più restaurata. Furono anche prosciugati i fossati, e adibiti a prati da sfalcio[19].

Tra il 1597 e il 1598 Faenza fu testimone di un importante mutamento dinastico che riguardò la vicina Ferrara. Dopo la morte di Alfonso II d'Este il papa Clemente VIII non riconobbe l'erede designato dal duca defunto, Cesare d'Este, e mandò un corpo di spedizione forte di quasi 30.000 soldati nella città romagnola guidati dal nipote, il futuro primo legato pontificio Pietro Aldobrandini incaricato di rappresentare la Santa Sede, pronto ad intervenire per imporre la volontà di Roma. Cesare tentò un accordo col papa mandando a parlamentare con l'Aldobrandini Lucrezia d'Este, sottovalutando l'odio della nobildonna per gli Este e pensando probabilmente che la nota vicinanza di Lucrezia alla Chiesa potesse aiutarlo. Poi gli eventi precipitarono. Cesare venne scomunicato e l'incontro tra emissario papale e ambasciatrice produsse la Convenzione faentina. Questo accordo concesse il dominio di Ferrara alla Santa Sede e Cesare fu così costretto ad accettare tutte le condizioni, anche quelle più sfavorevoli, e a prepararsi ad abbandonare l'antica capitale del ducato. Venne così sancita la devoluzione di Ferrara.

Nel 1608, nacque a Roma da genitori faentini il noto fisico e matematico Evangelista Torricelli discepolo di Galileo e inventore del barometro.

Monumento in memoria di Evangelista Torricelli, in Piazza San Francesco
Monumento in memoria di Evangelista Torricelli, in Piazza San Francesco

Il XVIII secolo fu caratterizzato da un'intensa attività edilizia, che mutò radicalmente l'aspetto di numerosi fra i maggiori edifici, sia religiosi che civili. Nel 1752 furono avviati i lavori di demolizione della rocca. Sul sito della rocca venne costruito dell'attuale ospedale, che entrò in funzione nel 1763. Negli anni 1759-63 si ebbe la costruzione del loggiato di fronte al Palazzo del Podestà. Nel 1766 fu appaltata la costruzione del «Chiavicone dei Servi» o di Porta Ponte, prima e principale fognatura moderna della città, tuttora funzionante[19]. Qualche anno prima (1760) il mercato del bestiame era stato trasferito dal Borgo a Porta Imolese. All’esterno delle Mura, il Settecento fu il secolo della nascita dei primi sobborghi allineati lungo le strade in uscita dalla città; il più antico fu quello sul lato destro di corso Garibaldi, appena fuori porta Ravegnana[19].

Nella seconda metà secolo Faenza divenne un importante centro del neoclassicismo italiano. «Il momento più alto nella storia artistica di Faenza si colloca negli anni che stanno fra il 1780 e il 1815. In quegli anni la città romagnola dialogava con il mondo, era uno snodo di avanguardia lungo l'asse europeo delle arti che aveva i suoi estremi cronologici da una parte nella Roma del "Goethezeit" e quindi della Kauffmann, di Füssli, di Flaxman, di Piranesi, dall'altra nella Parigi della Rivoluzione e dell'Impero e nella Milano del Regno Italico. In quegli anni la piccola città moltiplica palazzi che portano i nomi della nobiltà locale (Laderchi, Gessi, Conti, Cavina, Milzetti); palazzi che sono quanto di più squisito la civiltà neoclassica abbia prodotto in Europa»[25].

Nel 1781 la città fu colpita da un forte sciame sismico, che durò per mesi. Il sisma non interruppe la costruzione del nuovo ponte sul torrente Marzeno, in sostituzione del ponte d'arco crollato nel 1521 e sino da allora sostituito da un traghetto. La nuova infrastruttura, tutt'oggi conosciuta come Ponte Rosso, fu inaugurata nel 1782[19].

Il 20 gennaio del 1783 fu inaugurato il canale naviglio Zanelli, l'importante via d'acqua che collega Faenza al fiume Reno, passando per Bagnacavallo[26]. L'opera, della lunghezza di 35,4 km, fu realizzata per volontà del conte Scipione Zanelli (1722-1792) con i finanziamenti messi a disposizione da papa Pio VI[27]. Progettato dall'ingegnere Romoaldo Bertaglia, era alimentato dalle acque del canale comunale proveniente dalla Chiusa di Errano. La via d’acqua aveva come scopo principale la navigazione commerciale, ma allo stesso tempo alimentava mulini, maceratoi da canapa, pile per mondare il riso e altri opifici. Il canale aveva una portata di 2 metri cubi al secondo; la navigazione si svolgeva mediante animali da tiro, che trainavano le barche lungo gli argini, opportunamente ombreggiati da migliaia di pioppi. Il canale naviglio rimase l'infrastruttura primaria di trasporto delle merci per quasi duecento anni, fino all'apertura della linea ferroviaria Castelbolognese-Ravenna (1863).
Il Libro degli Esercizi, ed Arti (1795) fornisce un quadro esauriente delle attività commerciali e artigianali presenti a Faenza alla fine del Settecento. All'epoca erano censite 375 attività. Le categorie più numerose erano i falegnami (56), i calzolai (36), i sarti (28) e i fabbri (26). Le attività di maggior prestigio si concentravano attorno alla Piazza: orefici, orologiai, speziali, intagliatori, librai e stampatori[19].

Nel 1797 vicino a Faenza, sul fiume Senio, si combatté la battaglia decisiva (ma dall'esito scontato) fra le milizie pontificie e l'esercito di Napoleone. Abbiamo un piacevole resoconto della battaglia nelle memorie di Monaldo Leopardi, il padre di Giacomo:

«"Tutte le milizie pontificie ascendevano a circa diecimila uomini [racconta Leopardi senior], e un quarto di questa gente si era adunata a poco a poco in Faenza. Imola, perché troppo vicina a Bologna, erasi abbandonata, e la resistenza doveva farsi sul fiume [Senio] che corre fra le due città suddette. (...) Il giorno 2 di febbraio del 1797, alla mattina, i Francesi attaccarono, forti di circa diecimila uomini. I cannoni del ponte spararono, e qualche Francese morì. Ben presto però l'inimico si accinse a guadare il fiume; e vistosi dai popolani che i Francesi non temevano di bagnarsi i piedi: "Addio", si gridò nel campo. "Si salvi chi può" e tutti fuggirono per duecento miglia, né si fermarono sino a Fuligno. Non esagero, ma racconto nudamente quei fatti che accaddero in tempo mio, e dei quali vidi alcuna parte. Un tal Bianchi, maggiore di artiglieria, venne imputato di avere caricati i cannoni con li fagiuoli. Ho letto la sua difesa stampata, e sembra scolpato bastantemente; ma il fatto dei fagiuoli fu vero, e questa mitraglia figurò nella guerra fra il Papa e la Francia"»

(Monaldo Leopardi, Autobiografie, 1833)

Sotto l'occupazione napoleonica Faenza fu sede, tra il 1803 e il 1815, dell'unico liceo del dipartimento del Rubicone, che comprendeva l'intera Romagna, grazie all'impegno dell'intellettuale faentino Dionigi Strocchi (che diresse dal 1806 al 1809) e dell'amico Vincenzo Monti.

Luigi Ricciardelli, disegno del Ponte sul Lamone a Faenza. Anni 1830.
Luigi Ricciardelli, disegno del Ponte sul Lamone a Faenza. Anni 1830.

Dall'Unità nazionale ad oggi


Nenni con il Guardaportone di Montecitorio
Nenni con il Guardaportone di Montecitorio

Nel 1881, su 36.042 abitanti vi erano cinque ragionieri, otto medici e sei avvocati residenti a Faenza. Nel 1891 nacque Pietro Nenni, leader storico del socialismo italiano, considerato tra i padri della repubblica.

Nel 1895 il Conte Carlo Zucchini, anima instancabile per molti anni delle associazioni cattoliche faentine, condusse le forze politiche cattoliche e liberali alla guida della città, stabilendo un tale preponderanza che per Faenza venne coniata l'espressione di "isola bianca", per distinguerla dal resto della "rossa" Romagna dove prevalevano le forze socialiste e repubblicane.

Xilografia di Piazza Vittorio Emanuele, oggi Piazza del Popolo
Xilografia di Piazza Vittorio Emanuele, oggi Piazza del Popolo

Il punto di maggior splendore della Faenza post unitaria fu raggiunto nel 1908 con l'Esposizione Torricelliana, una manifestazione imponente che fu visitata e inaugurata dal Re in persona portando Faenza alla ribalta nazionale. L'esposizione raccoglieva nelle sale dell'ex convento di San Maglorio i prodotti ceramici contemporanei (provenienti da tutta Europa). Insieme ad esse sono stati esposti tanti esemplari prodotti da antiche fornaci italiane. Conclusasi l'Esposizione, grazie ai doni degli espositori nacque il museo internazionale delle ceramiche.

A prova del prestigio raggiunto dall'arte faentina nel Rinascimento, quando il 18 agosto 2006 il Premier del Québec, Jean Charest, annunciò il ritrovamento del primo insediamento francese in Canada, quello di Charlesbourg-Royal[28], aggiunse che nel sito fu ritrovato il frammento di un piatto con decorazioni realizzato a Faenza tra il 1540 e il 1550, certamente di proprietà dell'aristocratico che svolgeva le funzioni di comandante della colonia.

Durante la seconda guerra mondiale Faenza fu bombardata più volte: il primo attacco si verificò il 2 maggio 1944; il secondo il 13 maggio. Nel corso di quel durissimo anno, la città fu colpita circa cento volte. I due terzi dell'abitato furono distrutti. Il vescovo, mons. Antonio Scarante, morì sotto i bombardamenti il giorno prima della liberazione.

La liberazione di Faenza avvenne con una battaglia che si svolse dal 3 al 15 dicembre 1944, nell'ambito dell'offensiva degli Alleati contro la Linea Gotica. Faenza era presidiata dal LXXVI Corpo della 10ª Armata tedesca. Gli Alleati mettevano in campo il I Corpo canadese, il V e X Corpo britannico e il II corpo polacco, sotto il comando dell'VIII Armata britannica. I primi ad entrare in città furono i soldati neozelandesi (2nd New Zealand Division) il 16 dicembre 1944. Nella lotta partigiana si distinsero particolarmente:


Simboli


Il simbolo del comune, riportato sullo stemma, è il leone rampante. La descrizione ufficiale dello stemma è riportata in un atto ufficiale del 05/07/1928[29] dell'allora capo del governo Benito Mussolini, conservato presso la Biblioteca Comunale:

Stemma
Stemma

«D'argento al leone di rosso, armato, lampassato e coronato d'oro, impugnante con la branca destra anteriore una spada al naturale, manicata d'oro, posta in sbarra. Capo d'azzurro, caricato di cinque gigli d'oro, posti in fascia, fra un lambello di sei pendenti, di rosso. Ornamenti esteriori da Comune.»


Onorificenze


Faenza è tra le città decorate al valor militare per la guerra di Liberazione, insignita della Croce di guerra al valor militare[30] per i sacrifici delle sue popolazioni e per l'attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale ed è membro dell'Istituto Nazionale del Nastro Azzurro che raggruppa tutti i combattenti decorati al valor militare:

Croce di guerra al valor militare
Titolo di Città

Monumenti e luoghi d'interesse


Panoramica serale del centro da Piazza della Libertà
Panoramica serale del centro da Piazza della Libertà

La storia urbanistica di Faenza, analogamente a quella di molte altre città emiliano-romagnole, si snoda attraverso un continuo processo di rigenerazione dell'originaria struttura romana, che, pur venendo in alcuni casi fortemente intaccata, riesce tuttavia a sopravvivere nell'impianto geometrico della città[31]. Il tessuto urbano, profondamente alterato dalle distruzioni belliche, seppur offrendo numerosi esempi di architettura rinascimentale e barocca (concentrati in maggior numero nel centro cittadino), conserva una caratterizzazione prevalentemente neoclassica sette-ottocentesca, in quanto tra il XVIII e il XIX secolo vi furono grandi opere di trasformazione edilizia alle quali contribuirono gli architetti Giuseppe Pistocchi, Giovanni Antonio Antolini, Pietro Tomba; con esse Faenza divenne protagonista del neoclassicismo a livello europeo[6].


Architetture religiose


L'edificio più antico di Faenza giunto sino a noi quasi integro è il campanile di S. Maria Vecchia (chiesa originale risalente al VI secolo, poi riedificata), edificato tra il IX e il X secolo. Altro monumento superstite dei tempi a cavallo dell'anno Mille è la cripta della chiesa di S. Ippolito[19]. La chiesa più antica pervenuta integra è la Chiesa della Commenda, risalente intorno al 1100.

Il Duomo (Cattedrale di San Pietro Apostolo)
Il Duomo (Cattedrale di San Pietro Apostolo)

Il principale luogo di culto cattolico della città è la Cattedrale di San Pietro Apostolo, ovvero il Duomo, chiesa madre della diocesi di Faenza-Modigliana. La sua costruzione, su progetto di Giuliano da Maiano, fu iniziata nel 1474 e non si concluse prima del 1515, rimanendo tuttavia incompiuta la facciata; la consacrazione al culto di San Pietro apostolo avvenne nel 1581.

Interno del Duomo
Interno del Duomo

Di seguito sono riportate le principali architetture religiose edificate nel territorio comunale:

In città
Nel forese

Architetture civili



Torre dell'Orologio

Torre dell'Orologio
Torre dell'Orologio

La Torre Civica (o dell'Orologio), posta all'ingresso della Piazza del Popolo nell'incrocio tra il cardo e il decumano della Faventia romana, è uno dei simboli architettonici più rappresentativi e riconoscibili della città. Il progetto originario è attribuibile a Fra Domenico Paganelli che a partire dal 1604 la fece erigere, sfruttando una base bugnata cinquecentesca. È di forma quadrangolare, a 5 ordini sovrapposti e coronata da una cupola. In basso, dentro una nicchia provvista di balcone cinto da bella ringhiera in ferro battuto e ottone, è collocata una Madonna con il Bambino in marmo, di Francesco Scala, del 1611[32]. La torre originale fu fatta saltare dai Tedeschi in ritirata nel novembre 1944. Quella attuale è una fedele ricostruzione del 1953, nella quale nicchia è tuttora posizionata l'originale seicentesca Madonna col Bambino, che si salvò dal crollo.


Fontana maggiore

Fontana maggiore
Fontana maggiore

La Fontana monumentale, situata tra il Duomo e la Torre dell'Orologio, venne realizzata su incarico di Domenico Paganelli, preposto alla direzione della costruzione di un acquedotto cittadino nel 1583. Si riprese nel 1614 a causa di altre commissioni di Paganelli a Roma e lo stesso, su suggerimento del cardinal Rivarola, incaricò della costruzione di una fonte che servisse da punto terminale del condotto sotterraneo che parte da Errano[19] l'architetto ticinese Domenico Castelli[33], che condusse a termine i lavori nel 1621[34]. Il fonte risultò un'apprezzata opera ricca di sculture simboliche in bronzo, realizzate da Tarquinio Jacometti nel 1619-20. Le aquile e i draghi rappresentano le imprese araldiche di Papa Paolo V (Borghese), i tre leoni rampanti lo stemma cittadino. Nel 1869 venne rimossa l'alta cancellata di ferro che la proteggeva.


Voltone della Molinella

Il voltone della Molinella
Il voltone della Molinella

Il Voltone della Molinella, un passaggio coperto da volte a crociera al piano terra di Palazzo Manfredi, conduce dalla piazza principale, piazza del Popolo, alla piazza Nenni con il teatro comunale Masini. La volta a ombrello fu decorata a grottesche da Marco Marchetti nel 1566. Oggi il voltone ospita l'ingresso dell'ufficio turistico e della galleria espositiva comunale.


Teatro Masini

Lo stesso argomento in dettaglio: Teatro comunale Angelo Masini.
Il teatro Angelo Masini
Il teatro Angelo Masini
Vista di platea e palchi del Teatro Masini
Vista di platea e palchi del Teatro Masini

Il Teatro comunale Angelo Masini, in piazza Nenni (già "della Molinella"), è uno dei maggiori esempi di architettura neoclassica a Faenza. Fu progettato e costruito tra il 1780 e il 1787 dall'architetto Giuseppe Pistocchi, su richiesta dell'Accademia dei Remoti, un cenacolo di intellettuali e artisti faentini che si era costituito nel 1673. Esso conserva una struttura con pianta di ferro di cavallo, fornita di quattro ordini di palchi, separati da colonne di vario stile. Ospita affreschi di Felice Giani. La fascia superiore è arricchita da decorazioni plastiche e venti statue raffiguranti divinità dell'Olimpo, realizzate da Antonio Trentanove.


Palazzi

Di seguito sono elencati i palazzi di rilevante interesse storico-culturale, dal medioevo al periodo neoclassico, nel centro storico di Faenza:

Palazzo Manfredi, sede del municipio
Palazzo Manfredi, sede del municipio
Palazzo del Podestà
Palazzo del Podestà
Casa Valenti
Casa Valenti

Logge

Le logge e i portici di maggiore interesse nel centro storico sono:

Loggiato (Portico) di Palazzo Manfredi
Loggiato (Portico) di Palazzo Manfredi
Loggia di Palazzo Bandini-Rossi (Ricciardelli)
Loggia di Palazzo Bandini-Rossi (Ricciardelli)

Prospettiva (Fontanone)

La Prospettiva, denominato dai faentini Fontanone, è il monumento che costituisce lo scenario architettonico in fondo a viale Stradone. Venne realizzato nel 1824 sotto la direzione dei lavori di Pietro Tomba, sul luogo dove già esisteva una conserva di acqua dell’antico acquedotto, su decisione della Deputazione del Pubblico Passeggio e il gonfaloniere Antonio Margotti per completare il viale, allora luogo di passeggio, con un edificio che fungesse da prospettiva terminale e che venisse utilizzato come luogo di ritrovo e di ristoro durante le passeggiate domenicali fuori porta.


Borgo Durbecco

Lo stesso argomento in dettaglio: Borgo Durbecco.
La Porta delle Chiavi
La Porta delle Chiavi

Il Borgo, espansione esterna dell'abitato di Faenza, si trova ad est delle mura della città, al di là del fiume Lamone. I primi insediamenti risalgono all'XI secolo. Tra i maggiori monumenti vi sono la chiesa della Santissima Annunziata, la chiesa di Sant'Antonino, la chiesa della Commenda e la cinquecentesca Porta delle Chiavi, unica superstite delle porte urbane, denominata così in seguito al dono delle chiavi della città a Papa Pio IX nel 1857.


Ville

Sulle colline e nelle campagne attorno a Faenza sorgono alcune delle dimore storiche edificate tra il XVIII e XIX secolo dalla nobiltà faentina. Di seguito sono riportate le principali ville ubicate nel territorio comunale di Faenza.


Architetture militari



Mura

Le mura difensive che ancora oggi circondano la città, rimaste parzialmente intatte sia a causa dell'urbanizzazione sia a causa delle guerre, furono erette nel periodo manfrediano tra il 1380 e il 1470, in sostituzione e ampliamento della precedente cinta muraria altomedievale[37], con uno sviluppo complessivo di oltre 5 km comprendendo anche il Borgo Durbecco. Erano scandite da torrioni (in origine 35, ne restano 26) e da cinque grandi porte, delle quali resta solo quella delle Chiavi. In difesa della città, oltre alle mura cittadine, vennero edificate due torri sul ponte fortificato che collegava la città con il Borgo, le quali in seguito a una piena del Lamone nel 1842 vennero smantellate definitivamente[38].


Torre di Oriolo

Lo stesso argomento in dettaglio: Torre di Oriolo.
La torre di Oriolo
La torre di Oriolo

Presso il borgo collinare di Oriolo dei Fichi, in direzione sud-est, si trova un mastio manfrediano del XV secolo, a pianta esagonale e della tipologia architettonica detta "a doppio puntone".


Piazze


«Appoggiato con la schiena ad una colonna egli guardava il Duomo. L'enorme portone di mezzo era socchiuso, e sull'arco del suo vano si agitava lievemente un drappo rosso, segnacolo di qualche festa religiosa in quel giorno; la scalinata di granito pareva più bianca nel sole, la fontana gorgogliava da tutti i propri zampilli. avvolta in un pulviscolo d'acqua tenue come un vapore. Tutto quel largo dinanzi al Duomo e sino in fondo alla piazza rimaneva deserto, nessun fiacchero stazionava ancora presso il caffè, l'omnibus del grande albergo era già ritornato dalla stazione; solo qualche bicicletta passava tratto tratto nel vuoto, silenziosamente.»

(Alfredo Oriani, "Vortice", 1899)

Di seguito sono elencate le piazze cittadine[39] di maggiore rilevanza:

Piazza del Popolo nel periodo natalizio
Piazza del Popolo nel periodo natalizio
Piazza della Libertà e il portico degli Orefici
Piazza della Libertà e il portico degli Orefici

Siti archeologici


Lo stesso argomento in dettaglio: Faenza romana.

Le tracce della Faenza romana oggi non sono visibili direttamente, in quanto l'urbanizzazione delle epoche successive ha portato a una completa sovrapposizione edilizia. I reperti ritrovati in seguito agli scavi archeologici presso i siti di ritrovamento sono stati tuttavia recuperati, catalogati e raccolti. Il percorso di visita dei siti e dei reperti è gestito dal Servizio Musei dell'Unione della Romagna Faentina.


Esposizione archeologica di Palazzo Mazzolani

Uno dei pavimenti a mosaico esposti nella raccolta archeologica
Uno dei pavimenti a mosaico esposti nella raccolta archeologica

Nella corte di Palazzo Mazzolani è stata allestita una selezione dei più importanti pavimenti rinvenuti nel corso di scavi archeologici della Faenza romana[40][41]. L’arco cronologico di realizzazione di questi mosaici copre un periodo dal I al VI secolo d.C. Nella Faventia romana erano presenti domus di vasta estensione, caratterizzate dalla presenza di mosaici estremamente raffinati. Il complesso dei materiali conservati a Palazzo Mazzolani è estremamente interessante e copre un arco cronologico vastissimo, che va dalla preistoria alla tarda antichità.


Aree naturali



Parchi e giardini

Lo stesso argomento in dettaglio: Parchi e giardini di Faenza.

Faenza è una città verde: il centro cittadino presenta un elevato numero di parchi e giardini pubblici, alcuni dei quali in pieno centro storico. Il Parco Bucci[42], esteso per più di 8 ettari, oltre a essere allestito con sentieri, collinette, laghetti e ruscelli, vanta la presenza di numerose specie di piante e di animali che circolano liberi per tutta l'area del parco.


Società



Evoluzione demografica


Abitanti censiti[43]


Etnie e minoranze straniere


Gli stranieri residenti nel comune sono 6 526, ovvero l'11,21% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti[44]:

  1. Albania, 1 012
  2. Romania, 998
  3. Marocco, 969
  4. Moldavia, 826
  5. Senegal, 508
  6. Ucraina, 346
  7. Cina, 222
  8. Polonia, 208
  9. Nigeria, 160
  10. Tunisia, 129

Lingue e dialetti


Faenza è legata alle sue radici culturali romagnole, e in particolare al suo dialetto. Assieme a Forlì condivide la fama di sede del dialetto romagnolo tipico[45][46], anche se fra i due centri vi sono significative differenze. Difatti in questo territorio perfino fra due frazioni separate da pochi chilometri di strada possono riscontrarsi differenze di termini e accenti. La lingua tende a perdere questa o quella peculiarità a mano a mano che ci si allontana dal nucleo centrale. A Faenza ha sede la Filodrammatica "A. P. Berton", una delle prime filodrammatiche d'Italia, fondata nel 1883. È un'associazione estremamente attiva dal punto di vista teatrale, rinomata in particolare per le commedie in dialetto romagnolo. Dal 1994 ha una sede stabile: il teatro dei Filodrammatici.


Religione


Faenza è sede di una diocesi della Chiesa cattolica.

La patrona di Faenza e della Diocesi è la Beata Vergine delle Grazie. La fede nella Santa Patrona nasce dall'apparizione della Vergine, invocata da una devota, Giovanna, durante la peste del 1412[47]. Nell'iconografia la Madonna è raffigurata con le braccia levate in alto mentre impugna sei frecce infrante, evocazione della pestilenza estinta per la sua intercessione[48]. La sacra immagine fu affrescata come ex voto su una parete (in muro sub pontile) della Chiesa di San Domenico. Il 12 maggio 1420 fu consacrata, all'interno della chiesa, una cappella dedicata alla Vergine. Da allora la seconda domenica del mese di maggio è la Festa della Madonna delle Grazie[49] (attualmente la ricorrenza è stata anticipata al sabato). Nel 1631, in occasione di una nuova epidemia di peste, l'immagine fu incoronata.
Dal 1762 la Madonna delle Grazie è venerata nel Duomo, in un altare marmoreo a lato del presbiterio. Nell'aprile 1781 uno sciame sismico colpì Faenza. La prima forte scossa fu avvertita la sera del 4 aprile; altre ne seguirono. I faentini offrirono alla Vergine le chiavi della Città in atto simbolico di sottomissione. Tutte le repliche della prima scossa furono di minore intensità, ragion per cui il 20 maggio 1781 il municipio istituì il 4 aprile come giorno di festa[50]. La città elesse la Vergine delle Grazie come patrona.
Il 25 marzo 1931 la sua nomina a patrona principale della città e della diocesi fu approvata da Papa Pio XI, che la volle nuovamente incoronata a suo nome[51]. Nel 1985 la cappella della Madonna fu dichiarata Santuario diocesano dal vescovo Francesco Tarcisio Bertozzi.


Tradizioni e folclore



Palio del Niballo

Lo stesso argomento in dettaglio: Palio del Niballo.

La quarta domenica di giugno si disputa il Palio del Niballo, rievocazione storica vanto e orgoglio della città, nata nel 1959 ispirandosi alle giostre medievali faentine[52], che vede la sfida fra i cinque rioni cittadini. Questo avvenimento è accompagnato nelle settimane antecedenti dalla Bigorda e dalle gare delle bandiere e dei musicanti. La manifestazione manfreda fa parte della FIGS (Federazione Italiana Giochi Storici). La piazza faentina ha sfornato molti campioni, sia sbandieratori sia cavalieri, che hanno gareggiato a livello nazionale.

Altre manifestazioni collaterali si sono affiancate col passare degli anni alla gara vera e propria del Palio, portando alla definizione del mese di giugno come "Mese del Palio". Nel calendario delle manifestazioni si citano in particolare:


Lòm a Mêrz

Tra l'ultimo fine settimana di febbraio e il primo di marzo si tiene la rievocazione dei tradizionali "fuochi di marzo", tipici del folclore romagnolo, quando si bruciavano i rami secchi e i resti delle potature per propiziare una buona annata per i campi e le coltivazioni.


Cultura



Archivi e biblioteche



Biblioteca Manfrediana

Lo stesso argomento in dettaglio: Biblioteca Comunale Manfrediana di Faenza.
Biblioteca Manfrediana - Sala del Settecento
Biblioteca Manfrediana - Sala del Settecento

La Biblioteca Comunale di Faenza ha sede nell'ex-convento dei Servi di Maria, adiacente all'omonima chiesa sconsacrata nel 1954. Il primo nucleo librario risale al tempo delle soppressioni napoleoniche delle Corporazioni religiose (1797). Nel 1804 l'abate Zannoni, divenuto bibliotecario a vita, arricchì la biblioteca dei suoi fondi personali: edizioni di classici greci e latini, opere d'antiquariato e di pregio. Superato il dominio napoleonico, la biblioteca venne aperta ufficialmente al pubblico il 25 novembre 1818. L'Aula Magna si trova al primo piano. Allo stesso piano è l'aula di maggior pregio architettonico: la "Sala settecentesca", dotata di scansie laccate, eseguite nel 1784. Ebbe la funzione di archivio notarile cittadino, fino al 1923, quando gli atti furono trasferiti in altra sede. Nella biblioteca sono conservati numerosi fondi, tra i quali sono da annoverare: il fondo dei conti Zauli Naldi, raccolto da mons. Domenico Zauli, il fondo filosofico donato da mons. Vincenzo Poletti, il fondo donato da mons. Carlo Mazzotti, le raccolte dei disegni di Romolo Liverani e di Domenico Rambelli, il fondo dei disegni di Giuseppe Pistocchi, la più ricca collezione di scatole di fiammiferi di epoca Liberty presente in Italia (circa 35.000 esemplari), il Codice 117 (Bonadies), manoscritto musicale del '400. Secondo una leggenda nata nel medioevo, all'interno del pozzo presente nel piazzale, si celerebbe un basilisco.


Archivio Fototeca Manfrediana

L'archivio storico Fototeca Manfrediana dispone di una collezione di circa diecimila immagini storiche di Faenza. Dal 2010 è gestito dall'associazione di promozione sociale Fototeca Manfrediana A.P.S. - E.T.S. La fototeca si occupa di archiviazione e recupero di materiale fotografico riguardante la città e i suoi dintorni, documentando i cambiamenti sociali, urbanistici e culturali dal 1860. L'associazione promuove la diffusione e la pratica della fotografia sul territorio faentino e organizza mostre e concorsi.[53] Le fotografie facenti parte dell'archivio storico sono rese disponibili attraverso un portale web[54].


Scuole


Nel territorio comunale sono presenti 9 indirizzi di scuola primaria di primo grado[55] e 7 indirizzi di scuola secondaria di primo grado[56]. Tra le scuole secondarie di secondo grado[57] e gli istituti professionali, sono menzionabili:


Università


A Faenza sono presenti 4 indirizzi universitari o di corrispettivo livello[58].

L'Istituto superiore per le industrie artistiche di Faenza è uno dei quattro presenti in tutta Italia. È un istituto statale di alta formazione che si occupa della ricerca e sperimentazione nel settore del disegno industriale. Gli ISIA fanno parte del comparto AFAM, sotto l'egida del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

Sono presenti inoltre alcune sedi dell'Università di Bologna:


Musei


Faenza offre un vasto archivio storico e culturale tra musei e gallerie d'arte[59].


Museo Internazionale delle Ceramiche (MIC)

Lo stesso argomento in dettaglio: Museo internazionale delle ceramiche in Faenza.
Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza

Espressione dell’arte ceramica nel mondo

Sezione del Museo
Sezione del Museo

Il MIC, grazie alla rilevanza internazionale, le esposizioni, i convegni e gli eventi, è stato accolto dal Club UNESCO di Forlì[60] con il titolo di “Espressione dell’arte ceramica nel mondo”[61] e inserito tra i "Monumenti testimoni di una cultura di pace" secondo il programma dell'organizzazione lanciato nell’anno 2000, anno per la Cultura di Pace.

Fu fondato nel 1908 da Gaetano Ballardini, che 8 anni più tardi fonderà l'Istituto Statale d'Arte per la Ceramica G. Ballardini ora a lui dedicato. Fra le personalità che fecero parte del comitato istituito dal Ballardini a sostegno della nascita del museo vi fu anche Tito Pasqui.[62]

Il museo è diventato un importante centro culturale di ricerca e di documentazione per la ceramica di tutto il mondo e può proporre al pubblico un'ampia campionatura di quanto è stato prodotto dall'antichità classica fino all'epoca moderna. Il percorso prende avvio con le ceramiche precolombiane, proposte con il supporto di una raffinata didattica, cui seguono quelle dell'antichità classica dalla preistoria all'epoca romana - e quindi i manufatti provenienti dall'Estremo Oriente (Cina, Giappone, Corea) e dal Medio Oriente. Al piano superiore del vecchio quadrilatero è presentata l'evoluzione delle ceramiche di Faenza dal Basso Medioevo al Rinascimento, che può essere messa a confronto con la produzione del Rinascimento italiano, ripartita per le varie regioni.

Piatto fine sec. XV Giulia Bella
Piatto fine sec. XV "Giulia Bella"

Una sezione illustra i successivi sviluppi della ceramica italiana dal Seicento all'Ottocento, dove è possibile ammirare le settecentesche ceramiche faentine della manifattura dei Conti Ferniani, mentre nella Sala Europa si può ammirare una selezione dei prodotti delle principali manifatture europee. Di notevole interesse è il presepe Zucchini, esposto in una sala apposita, raro esempio di presepe monumentale faentino ottocentesco realizzato per la famiglia dei Conti Zucchini dallo scenografo Romolo Liverani. Il Museo non si rivolge solo alle ceramiche del passato, ma è attento a quanto ancora oggi si produce nel settore. Ecco allora i vasti spazi dedicati al contemporaneo che prende le mosse dalle opere dei Premi Faenza, un concorso internazionale che si celebra dal 1938. La sezione accoglie, oltre ad una selezione di designer, anche capolavori di artisti universalmente riconosciuti come Picasso, Matisse, Georges Rouault, Fernand Léger, Chagall, Salvatore Fancello, Lucio Fontana, Leoncillo, Alberto Burri, Arturo Martini, Fausto Melotti, Ugo Nespolo, Enrico Baj, Arman, Sebastian Matta. Infine, nella nuova sala conferenze, il visitatore può accedere a una multivisione sulla genesi del Museo.

Il MIC è stato riconosciuto dal 2011 come "Espressione dell'arte ceramica nel mondo” dal Club UNESCO Forlì.[63][64]


Museo Nazionale dell'Età Neoclassica in Romagna

Lo stesso argomento in dettaglio: Palazzo Milzetti.
Ingresso di Palazzo Milzetti
Ingresso di Palazzo Milzetti

In età neoclassica, architetti come Giuseppe Pistocchi, Giovanni Antonio Antolini, Pietro Tomba e artisti come Felice Giani e i suoi seguaci, lo scultore Antonio Trentanove, Giovan Battista Ballanti Graziani, furono artefici di una profonda trasformazione culturale della città. Palazzo Milzetti (poi Rondinini) rappresenta l'esito senza dubbio più alto del neoclassismo faentino, per la straordinaria integrazione tra l'architettura, la decorazione e l'arredo, permettendo di restituire ai visitatori l'esperienza della vita della nobiltà faentina dell'inizio del XIX secolo. Il palazzo fu acquistato nel 1973 dallo Stato italiano, ed è stato aperto al pubblico nel 1979, dopo un lungo e accurato restauro.


Pinacoteca

Lo stesso argomento in dettaglio: Pinacoteca Comunale di Faenza.
Crocifisso ligneo del maestro dei Crocifissi Francescani (sec. XIII) conservato nella pinacoteca comunale
Crocifisso ligneo del maestro dei Crocifissi Francescani (sec. XIII) conservato nella pinacoteca comunale

La Pinacoteca Comunale ha origine nel 1797, quando l'amministrazione comunale acquistò un'importante collezione di stampe, disegni, gessi e dipinti dall'artista Giuseppe Zauli, cui ben presto si aggiungessero altre opere d'arte, provenienti dai conventi e dalle chiese soppressi in forza delle leggi napoleoniche. Essa venne aperta al pubblico nel 1879, nell'ex convento dei Gesuiti, poi chiamato Palazzo degli Studi e sede del Liceo ginnasio statale Evangelista Torricelli. Da allora, e fino ai nostri giorni, il patrimonio artistico è stato notevolmente aumentato da ricche donazioni di privati, da depositi di Enti pubblici, dai reperti archeologici emersi a seguito delle attività edilizie. Tra le opere più importanti esposte: Madonna con bambino e S. Giovanni in terracotta di Alfonso Lombardi; Madonna col bambino e i santi Michele e Andrea del Palmezzano; S. Girolamo, di Donatello (una delle poche statue in legno dell'artista), San Giovannino di Benedetto da Maiano, Madonna col bambino, Angeli e i Santi Domenico, Andrea, Giovanni Evangelista e Tommaso d'Aquino di Biagio d'Antonio, Madonna con il Bambino, putti musicanti, San Giovanni Evangelista e il Beato Giacomo Filippo Bertoni del Maestro della Pala Bertoni; Fiori, uva e due Uccelli di Francesco Guardi; Cane e sporta di Arcangelo Resani; Le Rive della Tessaglia di Giorgio de Chirico (1926); Natura morta di Giorgio Morandi (1953).[65]


Museo del Risorgimento e dell'età contemporanea

Inaugurato nel 1904 e dal 2009 allestito nel piano nobile del restaurato Palazzo Laderchi, il Museo del Risorgimento e dell'età contemporanea di Faenza offre una raccolta di cimeli e documenti che riguardano personaggi ed eventi storici di Faenza e dintorni a partire dal 1790, data dell'arrivo delle truppe napoleoniche in città, passando per l'Unità d'Italia, fino al 1945.


Museo Civico di Scienze Naturali

Il Museo Civico di Scienze Naturali "Malmerendi" nasce formalmente nel 1980, dopo la scomparsa del geometra faentino Domenico Malmerendi, dal giorno in cui la sua collezione ornitologica ed entomologica diviene a tutti gli effetti proprietà pubblica. Ospitando inoltre una raccolta di Fauna a mammiferi e una sezione abiologica con fossili e minerali, attualmente risulta essere l'Istituto scientifico naturalistico più importante e ricco della provincia[66]. L'edificio museale sorge al centro di un'ampia area verde di oltre 12.000 metri quadrati di superficie, un tempo impiantata a vivaio e oggi trasformata in giardino botanico.


Musei d'arte contemporanea


Altri musei


Media



Stampa


Radio


Televisione


Arte



Ceramica

Faenza è storicamente e internazionalmente nota per la produzione di ceramica artistica. Il toponimo stesso della città è diventato sinonimo di ceramica (maiolica) in molte lingue, tra cui il francese faïence e l’inglese faience. Le prime fabbriche ceramiche nacquero a Faenza nel I secolo a.C.. A favorire la produzione di ceramica sono state probabilmente le caratteristiche dei tipi di argille reperibili nelle acque del fiume Lamone. Tuttavia Faenza diverrà celebre per le sue ceramiche nel corso del Rinascimento. La ceramica di Faenza è la cosiddetta maiolica (o “faenza smaltata”), ovvero ceramica dotata di un rivestimento vetroso opacizzato con l’ossido di stagno, un prodotto che seguirà un lento e costante sviluppo sia nella tecnica ceramista sia nei cromatismi e decorazioni, per raggiungere l’apice del successo nel XVI secolo[70].

Ancora oggi sono attive numerose botteghe d'arte ceramica storiche[71], la cui attività e sviluppo vengono tutelati e promossi dall'Ente Ceramica Faenza e dall'Associazione Italiana Città della Ceramica (AICC) per mezzo di eventi e fiere che richiamano annualmente appassionati e artigiani da tutto il mondo. In città sono comuni e caratteristiche le opere in ceramica, donate dagli artisti, spesso collocate in parchi e giardini oppure al centro di rotonde o isole di traffico.


Neoclassicismo

Il Neoclassicismo fu il momento culturale e artistico che caratterizzò la città, in particolare tra il 1780 e il 1820. L’eccezionale realizzazione di edifici, dipinti, sculture, decorazioni e arredi, con il coinvolgimento di artisti e botteghe artigiane, rese Faenza un punto di riferimento per l'arte neoclassica in tutta Europa. Furono di grande rilievo le opere di architetti e artisti quali Giuseppe Pistocchi, Giovanni Antonio Antolini, Pietro Tomba, Felice Giani, Antonio Trentanove, Giovan Battista Ballanti Graziani, Romolo Liverani. Massimo esempio dell'arte neoclassica faentina e romagnola è incarnato dall'edificio di Palazzo Milzetti, oggi museo nazionale.


Arte contemporanea

Faenza dimostra di essere particolarmente legata alla sua identità culturale artistica, offrendo sin dai primi anni del '900 i suoi spazi per accogliere, promuovere e tutelare rigorosamente opere quali dipinti, sculture, allestimenti, altorilievi, bassorilievi e soprattutto ceramiche, di artisti contemporanei locali, nazionali e internazionali. Queste sono allestite sia in spazi museali sia in un vero e proprio "Museo all'aperto" cittadino, catalogate con la relativa geolocalizzazione sul sito del Comune.


Teatro


Diverse associazioni teatrali sono attive nel territorio. Tra esse sono menzionabili:


Cinema



Film girati a Faenza


Cucina


Nell'area di Faenza, oltre alla cucina romagnola tipica, vengono proposte ricette autoctone:


Curzul

I "Curzùl" sono una pasta all'uovo tipicamente faentina che prende il nome dalla somiglianza con i lacci delle scarpe: curzul in romagnolo significa infatti “laccetti”. La ricetta tipica è quella con il ragù di scalogno[81].


Tortelli di San Lazzaro

I "Turtèll d'San Lazar" si fanno esclusivamente a Faenza appunto in occasione della festa di San Lazzaro, la quinta domenica di Quaresima, nella zona di Borgo Durbecco e il territorio circostante. In origine si trattava di un dolce povero che si è andato via arricchendo con il migliorare delle condizioni di vita: oggi la sfoglia si ottiene impastando farina, uova, latte, burro e zucchero e per il ripieno si amalgamano le castagne lessate con cioccolato, marmellata, canditi ecc.[82].

Il tortello ha una forma allungata con la chiusura a spiga di grano e presunti storici sostengono che tale forma potrebbe essere ispirata alla figura di Lazzaro avvolto nelle bende della sepoltura.


Eventi



Meeting delle Etichette Indipendenti

Lo stesso argomento in dettaglio: Meeting delle Etichette Indipendenti.

A Faenza, nell'ultimo week-end di settembre, e in passato durante il mese di novembre, si svolge la manifestazione che in assoluto ha portato in città il maggior numero di visitatori: il Meeting Etichette Indipendenti (MEI), evento musicale in cui si radunano case discografiche e musicisti che si definiscono indipendenti dalle major discografiche. Partecipano musicisti di caratura nazionale con concerti nelle 2/3 serate di durata della manifestazione. L'evento si svolge nel centro storico.


100 km del Passatore

Lo stesso argomento in dettaglio: 100 km del Passatore.

Nell'ultimo sabato di maggio si svolge la "100 km del Passatore". È un'ultramaratona, considerata da molti folcloristica ma molto impegnativa, che richiama ogni anno più di 1000 partecipanti da tutto il mondo. La gara, che si è svolta per la prima volta nel 1973, è intitolata al Passatore, popolare figura della storia e del folclore romagnolo.

La difficoltà della competizione non è solo nella distanza (100 km certificati IAU/IAFF) ma anche nel dislivello: la partenza è a Firenze (52 metri s.l.m.) e si devono attraversare gli Appennini giungendo alla quota massima sul Passo della Colla di Casaglia (913 m s.l.m.) per poi scendere verso Faenza (34 m s.l.m.). L'importanza di tale gara nel panorama delle ultramaratone è data dal fatto che più volte è stata campionato europeo e nel 1991 anche campionato del mondo.


Manifestazioni internazionali della ceramica d'arte

Molto importanti sono le manifestazioni internazionali della ceramica d'arte contemporanea e antica, organizzate dall'Ente Ceramica, che si svolgono in città richiamando artisti, collezionisti e amanti della maiolica da tutto il mondo. Tra queste spiccano:


Altre manifestazioni


Geografia antropica



Suddivisioni storiche


Faenza è storicamente suddivisa in Rioni[83]:

Rione Nome alternativo Posizione in centro storico
Rione Giallo Rione di Porta Ponte
Rione Verde Rione di Porta Montanara
Rione Rosso Rione di Porta Imolese
Rione Nero Rione di Porta Ravegnana
Borgo Durbecco Rione di Porta delle Chiavi

I primi quattro rioni: Giallo, Rosso, Nero e Verde riprendono i colori e l'antica divisione amministrativa del comune, ancora visibile in vecchie mappe cittadine conservate nella biblioteca comunale. I territori rionali sono separati dai quattro corsi cittadini, gli antichi cardo e decumano di epoca romana, e ripropongono la suddivisione storica altomedioevale della città faentina in quattro Rioni.

Tipica targa toponomastica in maiolica di una delle vie nel centro storico, con lo stemma del Comune in alto a sinistra e lo stemma del Rione di appartenenza in basso a destra
Tipica targa toponomastica in maiolica di una delle vie nel centro storico, con lo stemma del Comune in alto a sinistra e lo stemma del Rione di appartenenza in basso a destra

Il Borgo Durbecco, cioè l'area della città sulla riva destra del fiume Lamone sviluppatasi in epoca tardo-medievale, è stato istituito come Rione nel 1959 per poter coinvolgere anche questo quartiere nelle manifestazioni del Palio del Niballo.


Suddivisioni amministrative


Il Comune è suddiviso in 5 circoscrizioni, ognuna sede dei rispettivi organismi consultivi di quartiere[84]:


Frazioni


Il Comune di Faenza comprende le seguenti frazioni e località[85][86] (in ordine alfabetico):


Economia


Faenza è una città industrializzata. La zona industriale si sviluppa su diverse aree. Le principali sono:

Sono presenti numerose aziende, tra cui: CISA, azienda produttrice di serrature; Caviro, azienda leader nella produzione di vino; Mokador, famosa torrefazione di questo territorio; Tampieri Holding, specializzata in produzione di energia, olii vegetali e depurazione; Bucci Industries, leader in lavorazioni meccaniche e materiali compositi. In campo motoristico sono presenti due importanti aziende, Scuderia AlphaTauri (in passato nota come Minardi e Toro Rosso) e Gresini Racing, attive entrambe in campionati a livello mondiale.

Faenza è anche nota per il suo centro fieristico, la Fiera di Faenza, l'unica presente nella provincia di Ravenna.

Per quanto riguarda l'artigianato, Faenza è rinomata soprattutto per la lavorazione della ceramica e del ferro battuto[87].


Infrastrutture e trasporti



Strade


Faenza è attraversata da sud-est verso nord-ovest dalla strada statale 9 via Emilia e dall'Autostrada A14 Bologna-Taranto e da nord-est verso sud-ovest dalla strada provinciale 302 Brisighellese Ravennate.


Ferrovie


Stazione di Faenza FS
Stazione di Faenza FS

La stazione di Faenza si trova sulla linea Bologna-Ancona e funge da capolinea della Firenze-Faenza, della Faenza-Ravenna e della Faenza-Lavezzola.


Mobilità urbana


Faenza dispone di un servizio urbano costituito da due autolinee linee gestite da Start Romagna, che opera anche i servizi interurbani che fanno capo al capolinea sito in viale delle Ceramiche.


Amministrazione


Il comune di Faenza dal 1º gennaio 2012 è capoluogo della Unione dei comuni della Romagna Faentina.


Sindaci dal 1946


Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
2 aprile 1946 22 giugno 1951 Alfredo Morini PSI[88] Sindaco
22 giugno 1951 10 agosto 1956 Pietro Baldi DC Sindaco
10 agosto 1956 6 marzo 1972 Elio Assirelli DC Sindaco
24 marzo 1972 16 dicembre 1974 Angelo Gallegati DC Sindaco
16 dicembre 1974 1º settembre 1975 Pietro Baccarini DC Sindaco
1º settembre 1975 30 settembre 1981 Veniero Lombardi PCI[89] Sindaco
1º settembre 1981 24 marzo 1993 Giorgio Boscherini PSI[88] Sindaco Confermato il 30 ottobre 1985
ed il 19 luglio 1990. Dimissionario nel 1993.
25 marzo 1993 17 gennaio 1994 Nerio Tura DC Sindaco
12 giugno 1994 30 aprile 1999 Enrico De Giovanni PPI, poi Margherita Sindaco Deceduto durante il mandato.
1º maggio 1999 15 aprile 2000 Claudio Casadio DS Sindaco reggente
16 aprile 2000 30 marzo 2010 Claudio Casadio DS, poi PD[90] Sindaco Confermato il 6 aprile 2005.
30 marzo 2010 22 settembre 2020 Giovanni Malpezzi centro-sinistra Sindaco Confermato il 15 giugno 2015.
22 settembre 2020 in carica Massimo Isola PD[91] Sindaco

Gemellaggi


Faenza è gemellata[92] con:


Sport



Automobilismo



Formula 1

Lo stesso argomento in dettaglio: Scuderia AlphaTauri e Minardi.
Pierre Gasly su Alpha Tauri AT01
Pierre Gasly su Alpha Tauri AT01
La PS05, ultima monoposto della Minardi
La PS05, ultima monoposto della Minardi

La città vanta la presenza di un team di F1: fondato nel 1979 da Giancarlo Minardi con il nome di Minardi Team, il gruppo è stato poi acquisito nel 2005 dall'austriaca Red Bull e ribattezzato Scuderia Toro Rosso e dal 2020, per motivi di sponsorizzazione, Scuderia AlphaTauri. Di particolare rilievo la prima vittoria assoluta del Team con la Toro Rosso STR3 da parte del pilota Sebastian Vettel al Gran Premio d'Italia 2008 a Monza e la vittoria di Pierre Gasly nel 2020, sempre a Monza, con la AlphaTauri AT01.


Lotta


Il Club Atletico Faenza Sezione Lotta "CISA" è attivo nella lotta greco-romana. Dal 1919 molti atleti, anche a livello olimpico, hanno ottenuto un numero importante di vittorie[93]. Della società hanno fatto parte Ercole Gallegati, Gian Matteo Ranzi, Antonio Randi e Vincenzo Maenza (bicampione olimpico 1984 e 1988), nonché Andrea Minguzzi (campione olimpico 2008) e Daigoro Timoncini (tre Olimpiadi: Pechino 2008, Londra 2012 e Rio de Janeiro 2016).


Motociclismo


Lo stesso argomento in dettaglio: Francesco Lama e Gresini Racing.

Nel 1948 si corse il Gran Premio delle Nazioni, l'evento internazionale di velocità più importante dell'anno in Italia per le categorie 125cc, 250cc e 500cc. La sede fu il circuito delle "Bocche dei Canali", allora il più veloce fra i circuiti nazionali. Lo stesso anno si ritirò dalla carriera il campione faentino Francesco Lama, uno dei protagonisti del motociclismo italiano degli anni trenta.

Daijiro Kato, pilota campione del mondo 250cc nel 2001 con il Team Gresini
Daijiro Kato, pilota campione del mondo 250cc nel 2001 con il Team Gresini

La squadra motociclistica Gresini Racing, con sede a Faenza, fondata dal due volte campione del mondo 125cc Fausto Gresini, attualmente milita nel Motomondiale nelle categorie MotoGP, Moto2, Moto3 e MotoE. Da segnalare i risultati ottenuti grazie a Daijirō Katō (campione classe 250cc nel 2001), Toni Elías (campione Moto2 nel 2010), Jorge Martín (campione Moto3 nel 2018) e Matteo Ferrari (campione MotoE nel 2019).


Nuoto


La ASD Centro Sub Nuoto Club 2000 è una Scuola Nuoto Federale FIN presso il Centro Nuoto Comunale di Faenza, attiva nelle discipline acquatiche agonistiche e amatoriali, nuoto e subacquea in primis e, dagli anni 2000, nuoto sincronizzato e pallanuoto; fra i titoli conseguiti si evidenziano per il nuoto 2 titoli di Campione Italiano e per la fotografia subacquea 3 titoli di Campione del Mondo e 4 di Campione Italiano[94]. Da ricordare la partecipazione alle Olimpiadi di Seul 1988 di Annalisa Nisiro.


Pallacanestro


Lo stesso argomento in dettaglio: Club Atletico Faenza Pallacanestro.

La squadra più titolata della pallacanestro faentina è il Club Atletico Faenza. Nata nell'immediato dopoguerra, la squadra femminile vanta a livello seniores ben 64 anni di storia, con 53 partecipazioni alla massima serie nazionale, di cui 16 consecutive. Ha vinto due Coppe Italia: nel 2007 e nel 2009.
Dal 2015 la principale società di pallacanestro femminile è «Faenza Basket Project» (presidente Mario Fermi). Ha rilevato il titolo sportivo di Serie B di un'altra società locale vincendo subito il campionato. Dopo pochi anni di Serie A2, nel 2020/21 la società ha centrato la promozione in Serie A1.

A oggi, a livello maschile è attiva la Raggisolaris Faenza, che milita in Serie B.


Pallamano


Lo stesso argomento in dettaglio: Pallamano Romagna.

La Pallamano Romagna, nata nel 2019 dalla fusione di Handball Faenza e Romagna Handball (Imola-Mordano) e successivamente Pallamano Lugo, gestisce due squadre senior di pallamano che militano in Serie A2 e in Serie B.


Pallone col Bracciale


Il pallone col bracciale, o "gioco del pallone" come comunemente conosciuto dai faentini, è uno dei giochi nazionali più antichi e tuttora è praticato in alcune località in Italia, tra cui Faenza, soprattutto in tornei di manifestazioni folcloristiche e rievocative, presso lo sferisterio comunale.


Tennis


Lo stesso argomento in dettaglio: Club Atletico Faenza Tennis.

Nel Club Atletico Faenza Tennis, attivo fin dal 1927, vi sono cresciuti sul piano tennistico diversi campioni a livello nazionale e internazionale, come Raffaella Reggi e Andrea Gaudenzi.


Altre Associazioni Sportive



Impianti sportivi


PalaCattani
PalaCattani

Note


  1. Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. Dal nome della famiglia che governò la città nel Medioevo.
  5. Copia archiviata, su ilbuonsenso.net. URL consultato il 17 febbraio 2021 (archiviato il 4 ottobre 2019).
  6. Franco Bertoni, Marcella Vitali, L’età neoclassica a Faenza- Dalla rivoluzione giacobina al periodo napoleonico, su Leggilanotizia, 17 ottobre 2013. URL consultato l'11 gennaio 2021 (archiviato il 13 gennaio 2021).
  7. Faenza, su terredifaenza.it. URL consultato il 16 gennaio 2021 (archiviato il 6 novembre 2020).
  8. Dati geografici / Curiosità / Città / Home - Sito Ufficiale del Comune di Faenza, su comune.faenza.ra.it. URL consultato il 2 gennaio 2021 (archiviato il 20 novembre 2015).
  9. Andrea Raggini, Il clima della provincia di Ravenna, su EmiliaRomagna Meteo. URL consultato il 16 dicembre 2020 (archiviato il 24 aprile 2021).
  10. fonte, su it.climate-data.org. URL consultato il 9 dicembre 2020 (archiviato il 24 aprile 2021).
  11. Ennio Golfieri, Faventia Faenza, 1977.
  12. Gabriele Albonetti, Storia di Faenza. Dalla preistoria all'anno Duemila, 2018.
  13. Emilio Rosetti, La Romagna, Geografia e storia, 1894.
  14. Antonio Messeri, Achille Calzi, Faenza nella storia e nell'arte, 1909.
  15. Nel 1969, a distanza di nove secoli dall'episodio, le due città fecero pace. A Ravenna i due sindaci, Secondo Bini ed Elio Assirelli, piantarono un castagno nel parco di piazza d'Armi.
  16. Salvatore Muzzi, Annali della città di Bologna dalla sua origine al 1796, 1840.
  17. Fausto Renzi, I Manfredi signori di Faenza e di Imola, 2010.
  18. L'anno seguente anche i Traversari di Ravenna si volsero alla parte guelfa.
  19. Stefano Saviotti, Relazione storica illustrativa allegata al Piano strutturale comunale associato, Faenza 2009. Scaricabile dal sito web del comune (comune.faenza.ra.it).
  20. Faenza, in Enciclopedia dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970. URL consultato il 5 marzo 2019.
  21. La notizia è documentata in un testo manoscritto di Adelmo Iosi, intitolato Memorie storiche della nobile famiglia Giocoli discendente dai Jocoli anteriori agli Estensi, custodito nella Biblioteca estense universitaria di Modena (catalogo dei manoscritti italiani, pp. 2-3)
  22. Ughi, 1804, pp. 201-252; Luigi Ughi, Dizionario storico degli uomini illustri ferraresi, Ferrara, 1804.
  23. Raffaele Adimari, Sito riminese dove si tratta della fertilità, & altri particolari notabili del Paese, & Territorio suo - Libro Secondo, Brescia 1616 (testo on line)
  24. Una serie di sondaggi con il georadar è stata avviata nel 2009.
  25. Antonio Paolucci in occasione della mostra sull'età neoclassica tenuta a Palazzo Milzetti nel 2009.
  26. Si getta nel Reno tra Alfonsine e Savarna (frazione di Ravenna).
  27. Le forme dell'economia urbana, su academia.edu. URL consultato il 22 dicembre 2020.
  28. canada.com Archiviato il 30 gennaio 2009 in Internet Archive.
  29. Lo stemma della città / Curiosità / Città / Home - Sito Ufficiale del Comune di Faenza, su comune.faenza.ra.it. URL consultato il 6 gennaio 2021.
  30. Istituzioni decorate di croce di guerra (al valor militare), su istitutonastroazzurro.it. URL consultato il 5 dicembre 2018 (archiviato il 25 novembre 2014).
  31. Storia della città - Pro Loco Faenza, su prolocofaenza.it. URL consultato il 10 dicembre 2020 (archiviato il 19 settembre 2020).
  32. Torre dell'Orologio (Torre Civica) - Pro Loco Faenza, su prolocofaenza.it. URL consultato il 30 dicembre 2020 (archiviato il 12 settembre 2015).
  33. Emilia-Romagna, Guida TCI, 1995, pag. 172.
  34. Unione Romagna Faentina, Faenza: Fonte monumentale, su romagnafaentina.it. URL consultato il 30 dicembre 2020 (archiviato il 25 giugno 2020).
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  41. Archeologia nella corte di Palazzo Mazzolani, su archeobo.arti.beniculturali.it. URL consultato il 6 gennaio 2021.
  42. Fu realizzato in due anni, tra il giugno 1967 e la primavera del 1969.
  43. Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  44. Bilancio Demografico e popolazione residente straniera al 31 dicembre 2010 per sesso e cittadinanza, su demo.istat.it, ISTAT. URL consultato il 2 settembre 2013 (archiviato il 22 giugno 2013).
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  54. Archivio digitale della Fototeca Manfrediana su archivio.fototecamanfrediana.it
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  62. "Il Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza è stato fondato nel 1908 da Gaetano Ballardini. [...] A sorreggere tale programma fu istituito da Gaetano Ballardini un Comitato italiano e un Comitato internazionale con corrispondenti. Il Comitato italiano era composto da personalità quali: Felice Barnabei, Leonardo Bistolfi, Giacomo Boni, Galileo Chini, Vincenzo Giustiniani, Francesco Malaguzzi Valeri, Aurelio Minghetti, Paolo Orsi, Tito Pasqui, Giovanni Piancastelli, Vittorio Pica, Corrado Ricci e Giulio Aristide Sartorio." in Origine e sviluppo del Museo, su racine.ra.it. URL consultato il 2 settembre 2009 (archiviato dall'url originale il 28 novembre 2009).
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  83. Faenza Romagna | I 5 Rioni di Faenza
  84. Organismi consultivi di quartiere / Partecipazione e associazionismo / Amministrazione / Home - Sito Ufficiale del Comune di Faenza, su comune.faenza.ra.it. URL consultato il 22 dicembre 2020 (archiviato il 14 febbraio 2021).
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  87. Atlante cartografico dell'artigianato, vol. 2, Roma, A.C.I., 1985, p. 4,6.
  88. Coalizione: DC, PSI, PRI.
  89. Coalizione: PCI, PSI.
  90. Coalizione primo mandato: Lista Civica, Rifondazione Comunista. Coalizione secondo mandato: Uniti nell'Ulivo, Rifondazione Comunista, Verdi.
  91. Coalizione: PD, M5S, Italia Viva, Faenza Coraggiosa, Faenza Cresce.
  92. Sito ufficiale dell'Associazione Gemellaggi Archiviato il 24 aprile 2011 in Internet Archive. del Comune di Faenza.
  93. I CAMPIONI DELLA SOCIETA', su faenzalotta.it. URL consultato il 10 dicembre 2020 (archiviato il 30 gennaio 2020).
  94. NSFadmin, Agonismo e Master, su Centro Sub Nuoto Club 2000 Faenza. URL consultato il 10 dicembre 2020 (archiviato il 30 novembre 2020).
  95. Championnat du monde 500cc - 1979 (PDF), su memotocross.fr. URL consultato il 1º aprile 2019 (archiviato il 5 luglio 2016).
  96. Moto Club Faenza, su motosprint.corrieredellosport.it. URL consultato il 1º aprile 2019 (archiviato il 7 aprile 2019).

Bibliografia



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[de] Faenza

Faenza ist eine Stadt mit 58.953 Einwohnern (Stand 31. Dezember 2019) in der Provinz Ravenna in der norditalienischen Region Emilia-Romagna.

[en] Faenza

Faenza (UK: /fɑːˈɛntsə/,[3] US: /fɑːˈɛnzə/,[4] Italian: [faˈɛntsa]; Romagnol: Fènza or Fẽza; Latin: Faventia) is an Italian city and comune of 59,063 inhabitants in the province of Ravenna, Emilia-Romagna, situated 50 kilometres (31 miles) southeast of Bologna.

[es] Faenza

Faenza (antigua Faventia) es un ciudad del norte de Italia, en la región de Emilia-Romaña, cerca de Rávena. Se encuentra a unos cincuenta kilómetros al sudeste de Bolonia. Es célebre por sus cerámicas de loza fina, que comenzaron a fabricarse en la ciudad en el siglo XII. Cuenta con una galería municipal de arte y un museo internacional de cerámica. Entre los monumentos más notables destacan su catedral renacentista del siglo XV y el ayuntamiento (siglos XIII-XV). Faenza es sede de la Scuderia AlphaTauri de Fórmula 1.

[fr] Faenza

Faenza est une ville d'environ 58 000 habitants, située dans la province de Ravenne en Émilie-Romagne, dans le nord-est de l'Italie.
- [it] Faenza

[ru] Фаэнца

Фаэ́нца (итал. Faenza, эмил.-ром. Fënza) — итальянский город, давший название фаянсу. Расположен в области Эмилия-Романья, на реке Ламоне, примерно в 50 км юго-восточнее Болоньи.



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