Castiglione Messer Marino (Lu Cuaštegliàune ['lu kwaʃtəʎ'ʎɒwnə] in dialetto locale) è un comune italiano di 1 533 abitanti[1] della provincia di Chieti in Abruzzo. Fa parte della Comunità montana Alto Vastese. Di storia antica e nobili tradizioni Castiglione è un punto di riferimento per l'economia e la cultura del comprensorio vastese.
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Castiglione Messer Marino comune | |
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Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Abruzzo |
Provincia | Chieti |
Amministrazione | |
Sindaco | Silvana Di Palma (lista civica "Pensiamo insieme '") dal 13-06-2022 |
Territorio | |
Coordinate | 41°52′N 14°27′E |
Altitudine | 1 081 m s.l.m. |
Superficie | 47,99 km² |
Abitanti | 1 533[1] (31-12-2021) |
Densità | 31,94 ab./km² |
Frazioni | Colle Trimarino, Padulo, Sant'Egidio, Valle San Salvatore |
Comuni confinanti | Agnone (IS), Belmonte del Sannio (IS), Carunchio, Castelguidone, Fraine, Montazzoli, Monteferrante, Roccaspinalveti, Roio del Sangro, Rosello, Schiavi di Abruzzo, Torrebruna |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 66033 |
Prefisso | 0873 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 069020 |
Cod. catastale | C298 |
Targa | CH |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[2] |
Cl. climatica | zona E, 2 696 GG[3] |
Nome abitanti | castiglionesi |
Patrono | san Raffaele |
Giorno festivo | 11 settembre |
Cartografia | |
Posizione del comune di Castiglione Messer Marino all'interno della provincia di Chieti | |
Sito istituzionale | |
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Situato a 1.000[4] metri sul livello del mare sul Subappennino abruzzese molisano ha la vetta più alta nel monte Castelfraiano con i suoi 1415 metri e il punto più basso tocca i 489 metri nella vallata del fiume Sente.
I corsi d'acqua più importanti compresi nel territorio sono il Treste e il Sinello. Entrambe sorgono presso Monte Castelfraiano, il primo confluisce nel Trigno, il secondo dopo un percorso di 42 km sfocia poco a nord di Punta Penna. Nei pressi della vetta della montagna più alta sorge Lago la Croce, bacino a forma di 8 con una parte grande e una piccola, in gran parte ricoperto da canneto, in via di interramento.
Insolita è la morfologia del territorio montano che, grazie alla natura geo-chimica del terreno privo di vocazione agricola a cui si è aggiunta l'antica lotta dei contadini ed allevatori del luogo, è caratterizzato da vaste zone prive di vegetazione ed è solcato da antichi "tratturi" a ricordo della transumanza dalla Puglia. Non mancano estesi boschi di faggio, contaminati da pini ed abeti bianchi e rinvigoriti da querce e cerri.
Castiglione subì gravi danni nel Terremoto della Maiella del 1706. Nel 1901 il paese fu gravemente danneggiato da una frana che rese necessari lavori di ricostruzione.[5]
Dai dati di Legambiente il paese risulta essere maglia nera per i rischi idrogeologici e pur avendo interi quartieri in zone a rischio, non ha messo in campo azioni nella mitigazione e prevenzione del rischio.[6]
Il clima è tipicamente montano, caratterizzato da inverni rigidi, nebbiosi e nevosi, con accumuli di neve anche piuttosto abbondanti che si mantengono fino a primavera, da primavere e autunni freschi e relativamente piovosi, e da estati soleggiate ma fresche, con qualche nebbia mattutina e da qualche temporale pomeridiano.
La prima citazione del comune risale al 1027[7], riguardante l'appartenenza delle abbazie di Santa Maria della Noce e di San Salvatore al feudo del conte Manieri di Trivento. Nel 1080 circa il monastero benedettino di San Salvatore situato sul fiume Tresta viene donato dal conte Teodino di Trivento, figlio del defunto conte Mainerio o Manieri, all'Abbazia di Montecassino[8]. Successivamente, nel XII secolo,[9] viene citato in un libro di Ruggero II, compilato da al-Idris, geografo arabo del secolo XII, come “Quatllun” distante da Fallo ventiquattro miglia e quindici da Agnone, ma oltre ciò sono rare le testimonianze dell'abitato.[10] Dalle ricostruzioni storiche si presume che Castiglione sia appartenuto al ducato longobardo di Benevento e che era ricco di chiese, ville e casali molto prima dell'anno Mille.
In alcuni documenti del 1200 la località è chiamata Castellone, cioè grande castello. Di questa costruzione non resta nulla, salvo la memoria del luogo dove era ubicata, in contrada ancora denominata “castello”.
Nel XII secolo Castiglione figura come feudo di tre militi posseduto per tre parti da Oderisio Borrello, nipote di Gualtiero di Agnone, feudatario di Simone conte di Sangro e per la restante parte in dominio di Rinaldo di Monteferrante, anch'egli vassallo del conte Simon.[10]
Dal 1400 in poi, attraverso la politica matrimoniale subentrarono come feudatari di Castiglione i Carraciolo di San Buono che l'acquisirono come bene dotale di Maria de Sangro, andata in sposa a Marino Caracciolo. Ed è proprio in onore di Marino Caracciolo.[9] che Castiglione assume il nome attuale, integrandolo con il nome del feudatario. Tra le terre di questo nuovo ramo dei Caracciolo, quella di Castiglione era certamente la più importante sia per ampiezza demografica e territoriale, sia per risorse economiche. Negli antichi cedolari risulta che pagava la tassa più elevata, dopo San Buono. Del suo passato si conservano tracce nei resti del castello e nel portale della chiesa madre.
A partire dal 1742 intercorrono, tra il comune di Castiglione e la famiglia Caracciolo, una serie di atti tendenti da parte del Principe a conservare gli antichi privilegi e da parte dell'Università a negarli e contestarli.[11]
Fra il XIII e il XIX secolo Castiglione fece parte, insieme alla sua regione di appartenenza, del Regno di Napoli (che, dopo l'unione al Regno di Sicilia, passò a denominarsi Regno delle Due Sicilie e dove apparteneva alla provincia dell'Abruzzo Citra nel Distretto di Vasto)
Il fenomeno del brigantaggio fu molto consistente a Castiglione. Il 21 agosto del 1809 una banda di 400 briganti guidati da Basso Tomeo saccheggiò l'intero paese per ritorsione alla repressione subita il 3 agosto dello stesso anno dai "legionari" che difendevano il paese. Il Tomeo, penetrato in paese all'improvviso, lo mise a sacco senza incontrare resistenza ed incendiò le case dei benestanti dopo averle spogliate di tutto. La mancata reazione della popolazione era sintomatica della rabbia del popolo verso i benestanti e l'enorme disuguaglianza tra le classi sociali.[11] La tradizione popolare dice che i loro rifugi sorgevano su una vecchia torre di guardia a forma circolare in località "Morrecine", proprio a fianco del tratturo.[11]
Dura fu la reazione popolare dopo l'unità d'Italia, dovuta al mancato cambiamento nonostante la fine dell'era borbonica e al forte odio interno alla comunità tra le diverse classi sociali. Dall'unità di Italia e dalla propaganda garibaldina il popolo si aspettava un cambiamento di condizione sociale ed una vita più dignitosa, ma si era convinto che gli avvenimenti politici avevano solo consolidato il potere in mano ad antichi padroni. La rivolta sanguinosa del 1861 non fu solo di carattere politico ma fu un'esplosione violenta e improvvisa frutto di ragioni spirituali e sociali che trovarono nel quadro storico tumultuoso e caotico, il campo idoneo per manifestarsi.[11]
A questo si univa il desiderio dei reazionari di impossessarsi di tutta la merce dei benestanti. Il 1º aprile 1861 durante la messa di Pasqua vi fu la chiamata alle armi del popolo già armato e pronto a insorgere. Furono uccisi dai reazionari guidati da Pietro Troiano tutti i personaggi più in vista del paese: il sindaco Don Gaetano Magnacca, il Capitano don Giacomo Lonzi e suo figlio don Eliodoro, l'avvocato don Raffaele Magnacca e suo figlio Giuseppe e il giudice Michele De Giorgio. Il paese fu messo a ferro e fuoco. All'arrivo delle Guardie Nazionali fu ristabilito l'ordine con la fucilazione di 23 reazionari e l'arresto di 64 che subirono gravi condanne dalla Corte di Assise di Lanciano nel processo del 4 aprile 1863.[12]
I briganti castiglionesi non hanno operato solo nel territorio comunale, ma taluni si sono sospinti ben oltre i confini regionali. Tra essi ben tre sono stati condannati all'esecuzione capitale: Chiulli Raffaele a Lesina, Bartucci Filippo a Serracapriola e Donato Volpi ad Ascoli.[13]
I castiglionesi parteciparono a tutte le guerre belliche di inizio secolo dando un notevole contributo di sangue. Nel 1924 fu eretto in via Roma un "monumento ai caduti" della grande guerra, consistente in un bassorilievo di una donna rappresentante la Patria appoggiata su un'asta tricolore. Ai lati della figura sono scritti i nomi dei caduti accompagnati dalla dedica: di questi monti col sublime ardimento, cadeste, su l'alpe riconsacrate alla patria, Castiglione, fiera del suo dolore, vi benedice.
Nel periodo del fascismo i castiglionesi combatterono per il duce nelle conquiste coloniali africane e le spedizioni in Russia. Molti furono i morti e i dispersi. L'8 gennaio 1944 un velivolo bimotore tedesco attaccato da un caccia inglese si schiantò poco distante dal paese.[14][15]
Nel dopoguerra ci fu una forte emigrazione verso le miniere del Belgio, i cantieri e i campi agricoli in Svizzera, Francia e Germania alla quale si sommava l'emigrazione interna specie verso il Nord Italia e Roma, che si univa alla storica migrazione di fine Ottocento, inizio Novecento verso Argentina, Stati Uniti e Australia. La maggior parte della popolazione maschile emigrava per lavoro all'estero e le donne badavano alla famiglia, ai campi e agli allevamenti. Oggi il paese continua a subire un forte calo dei residenti e ciò è dovuto al calo del tasso di natalità frutto del continuo spostamento fuori paese dei giovani per carenza di opportunità di lavoro. Negli ultimi anni lo spostamento dei castiglionesi è più concentrato verso la costa abruzzese, Pescara, San Salvo, Vasto, ed è dovuto a motivi di studio e lavoro. Durante i mesi estivi è forte il ritorno dei nuovi e vecchi migranti dal paese con il paese che raddoppia la popolazione nei periodi di festa.
Castiglione è stata tappa importante della transumanza del bestiame tra Puglia e Abruzzo. È ancora visibile il tratturo Ateleta-Biferno che è tra i tratturi riportati nella Carta dei tratturi, tratturelli, bracci e riposi del Commissariato per la reintegra dei tratturi di Foggia, anche se figura tra quelli non reintegrati.[21] L'influenza della cultura pugliese è riscontrabile in molte tradizioni del paese e nel dialetto locale.
Abitanti censiti[22]
Il dialetto è ancora molto usato a Castiglione anche se molti termini sono stati italianizzati rispetto alle forme usate storicamente. Il dialetto castiglionese rientra come il dialetto della sua regione di appartenenza nella categoria dei dialetti italiani meridionali. Forti sono le contaminazioni della dominazione borbonica e ad esse si unisce l'influenza della transumanza, sia sul piano linguistico che culturale, che ha trasportato alcuni vocaboli dal Tavoliere delle Puglie al dialetto castiglionese. Sorprendenti alcune definizioni pressoché identiche con quelli dei Monti Dauni (es. fahéugnë - dal latino favonius - usato sia a Castiglione e che nei Monti Dauni per indicare il vento caldo e secco), così come si ritrovano nel dialetto castiglionese molti termini usati nella lingua napoletana.
Della cucina popolare di Castiglione Messer Marino si ricordano:
Su Monte Castel Fraiano e su Monte San Silvestro sono state installate sessantasette pale eoliche alte dai novanta ai cento metri. Le torri dei monti Castel Fraiano e San Silvestro sono state realizzate dopo la firma di due convenzioni trentennali tra il Comune di Castiglione e due società del gruppo Edison.[26] La realizzazione degli impianti eolici per la produzione di energia pulita ha dato origine ad un intenso dibattito sul profilo estetico/ambientale e sul paesaggio modificato.
Il viadotto Sente è sito tra il territorio di Castiglione e Belmonte del Sannio in provincia di Isernia, lungo la SS86. Questo imponente viadotto è uno snodo fondamentale per la mobilità tra Alto Molise e Alto-Vastese. Il ponte sorge sull'omonimo fiume ed è il più alto d'Italia con i suoi 185 metri.[senza fonte] Dal 2 maggio 2011 è intitolato a Francesco Paolo Longo, operaio morto durante la costruzione di questa opera il 4 maggio 1974.
I collegamenti con e per Castiglione sono assicurati dalle autolinee Di Fonzo, Di Carlo e Cerella, da e per Vasto, Pescara, Lanciano, Atessa, Agnone, Napoli e Roma.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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6 giugno 1993 | 27 aprile 1997 | Massimo Mastrangelo | Lista civica | Sindaco | [27] |
28 aprile 1997 | 28 maggio 2006 | Emilio Di Lizia | L'Ulivo | Sindaco | [28][29] |
27 maggio 2006 | 15 maggio 2011 | Massimo Mastrangelo | Lista civica Un futuro migliore per Castiglione | Sindaco | [30] |
16 maggio 2011 | 6 maggio 2012 | Giovanni Giove | Commissario prefettizio | [31] | |
7 maggio 2012 | 11 giugno 2017 | Emilio Di Lizia | Lista civica Uniti per Castiglione | Sindaco | [32] |
12 giugno 2017 | 13 aprile [[2022] | Magnacca Felice | Lista civica Insieme per il futuro di Castiglione | Sindaco | |
Castiglione dispone di un campo di calcio a 11, al momento in stato di abbandono, che ospitava le partite della storica squadra del paese Robur Castiglione e ad inizio degli anni 2000 il Messer Marino, società scomparse dal panorama dilettantistico regionale. Oltre al campo il paese dispone di un campo di calcio a 5 all'aperto e un palazzetto polifunzionale di 600 metri quadrati, per un periodo palaghiaccio, e al momento usufruito per eventi e per le attività sportive della società di Futsal del paese. Il padre di Juan Manuel Fangio era originario di tale paese e si è poi trasferito in Argentina[34].
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