Prato è un comune italiano di 200 724 abitanti[1], capoluogo dell'omonima provincia in Toscana.
![]() |
Questa voce o sezione sull'argomento geografia ha problemi di struttura e di organizzazione delle informazioni.
|
Prato comune | |
---|---|
![]() ![]() | |
![]() | |
Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Amministrazione | |
Sindaco | Matteo Biffoni (PD) dal 28-5-2014 (2º mandato dall'11-6-2019) |
Territorio | |
Coordinate | 43°52′50.93″N 11°05′47.62″E |
Altitudine | 61 m s.l.m. |
Superficie | 97,35 km² |
Abitanti | 200 724[1] (31-8-2022) |
Densità | 2 061,88 ab./km² |
Frazioni | (vedi sezione) |
Comuni confinanti | Agliana (PT), Calenzano (FI), Campi Bisenzio (FI), Carmignano, Montemurlo, Poggio a Caiano, Quarrata (PT), Vaiano |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 59100 |
Prefisso | 0574 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 100005 |
Cod. catastale | G999 |
Targa | PO |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[2] |
Cl. climatica | zona D, 1 668 GG[3] |
Nome abitanti | pratesi[4] |
Patrono | santo Stefano |
Giorno festivo | 26 dicembre |
Cartografia | |
![]() | |
Sito istituzionale | |
Modifica dati su Wikidata · Manuale |
È la seconda città della Toscana per popolazione dopo Firenze[5]. Fino al 1992, anno della costituzione dell'omonima provincia, fu il comune non capoluogo di provincia più popolato d'Italia.
La piana pratese fu abitata fin dall'epoca etrusca, ma la nascita della città vera e propria si fa risalire, generalmente, al X secolo, quando si hanno notizie di due centri abitati contigui ma distinti, Borgo al Cornio e Castrum Prati, che si fusero durante il secolo successivo.
Nell'economia pratese la produzione tessile ha sempre svolto un ruolo di primissimo piano fin dall'epoca medievale, come testimoniano i documenti del mercante Francesco Datini, ma è nell'Ottocento che Prato vide un impetuoso sviluppo industriale, che ne fa ancora oggi uno dei distretti più importanti a livello europeo.
La città vanta attrattive storico-artistiche di grande rilievo, con un itinerario culturale che inizia dagli Etruschi per poi ampliarsi nel Medioevo e raggiungere l'apice con il Rinascimento, quando hanno lasciato le loro testimonianze in città artisti come Donatello, Filippo Lippi e Botticelli.
I famosi cantucci, tipologia di biscotti prodotti per la prima volta a Prato durante il Medioevo, vengono ancora prodotti dai panettieri locali.
Prato è una città della Toscana settentrionale che si estende per circa 100 km² all'altitudine di 61 metri s.l.m. presso il suo centro storico, al centro della piana di Firenze-Prato-Pistoia. È posta ai piedi del Monte della Retaia (768 metri s.l.m.), ultima cima sud-occidentale della Calvana. L'altitudine minima, di 32 metri s.l.m., si registra in corrispondenza delle Cascine di Tavola, mentre l'altitudine massima di 818 metri s.l.m. è sulla vetta del Monte Cantagrilli, rilievo sud-orientale della Calvana che segna il confine col territorio comunale di Calenzano.
A livello idrografico la città è attraversata dal fiume Bisenzio, affluente dell'Arno, che attraversa longitudinalmente il territorio comunale da Santa Lucia fino a Mezzana, costeggiando le mura di Prato presso Porta Mercatale. Il territorio comunale è attraversato nella parte occidentale anche dal torrente Bardena, che dal Monteferrato scende verso Figline di Prato, Maliseti, Narnali, Casale e Iolo, dove prosegue con la denominazione di Fosso di Iolo, e dal torrente Calice ai confini con la provincia di Pistoia, entrambi affluenti dell'Ombrone Pistoiese: quest'ultimo corso d'acqua segna invece il confine comunale meridionale, dove a livello amministrativo separa Prato dai comuni di Carmignano e di Poggio a Caiano. Altro corso d'acqua da segnalare è Rio Buti, le cui sorgenti sui monti della Calvana danno origine a un breve corso d'acqua, che scende ripido, alimentando lungo il suo corso anche una serie di cascate, per poi gettarsi nel Bisenzio nella parte settentrionale della città.
L'area urbana e gran parte del territorio comunale si estendono nell'area pianeggiante compresa tra il corso del Bisenzio a nord e dell'Ombrone Pistoiese a sud, parte centrale integrante della conca intra-appenninica che, da Firenze, s'estende in direzione nord-ovest fin oltre la città di Pistoia. La piana è solcata da corsi d'acqua minori e canali che affluiscono verso i due fiumi principali; mentre quelli periferici hanno generalmente un'origine propria, quelli semicentrali, dette gore, costituiscono un sistema di canalizzazione artificiale che, distintamente, riforniva in passato di acqua le varie zone della città e ne raccoglieva le acque reflue per il filtraggio.
Il territorio comunale è classificato in area sismica (zona 2 dal 2003, zona 3S con analoghe caratteristiche dal 2006, zona 3 dal 2014) e parte di esso fu sede dell'epicentro del terremoto della Valle del Bisenzio del 26 giugno 1899, che raggiunse la magnitudo 5,1 della scala Richter e il VII grado della scala Mercalli. Una scossa di intensità simile si verificò anche durante il terremoto del Mugello del 29 giugno 1919, che però ebbe l'epicentro a relativa distanza.[6]
Il clima della città è caratterizzato da inverni piuttosto freddi e moderatamente secchi, con minima assoluta di −13,8 °C il 10 e 11 gennaio 1985, ed estati calde e talvolta afose, con massima assoluta di 41,0 °C il 7 luglio 1952 (la serie storica è stata esaminata a partire dal 1932 con dati mancanti in alcuni anni della seconda guerra mondiale)[7]. Di recente installazione, la stazione meteorologica di Prato San Niccolò, attiva dal 1996 all'interno di un giardino privato a ridosso delle mura e gestita dall'Istituto Geofisico Toscano, detiene invece il record cittadino di massima assoluta con +41,8 °C registrati il 5 agosto 2003.
Le precipitazioni in città sono di circa 950 mm medi annui e si concentrano prevalentemente in autunno e presentano un massimo secondario in primavera; l'estate risulta la stagione mediamente più siccitosa.
Rispetto alla vicina Firenze e all'area urbana della città di Prato, la stazione meteorologica di Galceti presenta maggiori caratteristiche di ruralità, essendo situata a 110 metri s.l.m. sulle prime propaggini collinari alla periferia nord-occidentale della città. I dati rilevati, a differenza di quelli del capoluogo toscano, non risentono pertanto dell'effetto isola di calore nella stagione estiva, mentre risulta meno incidente l'effetto albedo susseguente a eventuali nevicate nella stagione invernale, sia per l'ubicazione della stazione stessa sia per la ventilazione tendenzialmente maggiore; i valori estremi di quest'ultima stazione sono invece rappresentati dai −12,2 °C registrati dalla stazione meccanica l'11 gennaio 1985 e dai 40,4 °C registrati dalla stazione automatica il 5 agosto 2003 (nella stessa giornata la stazione meccanica raggiunse i 39,7 °C): la serie storica della stazione di Galceti ha avuto inizio però soltanto a partire dal 1971. Le precipitazioni di Galceti fanno registrare un valore più elevato (997,5 mm annui) rispetto al dato cittadino, pur presentando un analogo andamento per gli accumuli mensili e stagionali.
Le nevicate a Galceti risultano superiori per accumulo medio, per durata media del manto nevoso e per numero medio di giorni di neve rispetto a quello che si verifica nel resto della città, dove la zona mediamente meno nevosa risulta essere la periferia sud-orientale di Mezzana. Le configurazioni migliori per avere nevicate con accumuli diffusi su tutta la città sono i sovrascorrimenti umidi dopo un precedente raffreddamento molto intenso (esempi più recente il 3 marzo 2005 e il 17 dicembre 2010, oppure l'ingresso d'aria artica dalla valle del Rodano con ciclogenesi sul Mar Ligure in successiva evoluzione verso l'alto Adriatico, purché sia associata a termiche stabilmente al di sotto dei -5 °C a 850 hPa durante la fase perturbata (esempi più recenti il 28 dicembre 2005 e il 18 dicembre 2009). Negli ultimi decenni, intense nevicate si produssero anche l'8 gennaio 1985, il 16 marzo 1987 e il 6 e 7 febbraio 1991, grazie all'interazione tra flusso umido nei bassi strati e aria gelida in quota. Talvolta possono verificarsi situazioni al limite, con accumuli nevosi nella parte occidentale e settentrionale della città e contemporanee nevicate senza accumulo o addirittura piogge nella parte sud-orientale della città, come avvenne ad esempio il 12 e 13 gennaio 1987, il 9 febbraio 1999 e il 29 gennaio 2004.
Alcuni ritrovamenti testimoniano che il territorio collinare circostante Prato risultava già abitato sin dal Paleolitico. In località Galceti, a ridosso delle prime colline a nord è stata rinvenuta una "stazione" musteriana risalente al 35 000 anni fa dove, per la tipologia dei reperti rinvenuti, si può supporre con sicurezza come l'area fosse già destinata a un'ampia produzione ed esportazione di utensili in diaspro, facilmente reperibile sulla collina. Anche nell'attuale centro storico sono documentati rinvenimenti sporadici di utensili del Neolitico e dell'età del bronzo, mentre sull'altro versante collinare (monti della Calvana) sono evidenti alcune strutture architettoniche civili e funerarie (tra cui anche un sepolcreto andato distrutto negli anni cinquanta) attribuite ai Liguri[8] o a popolazioni autoctone dell'età del bronzo. La piana pratese venne successivamente abitata dagli Etruschi, come testimoniato dai recenti ritrovamenti archeologici nell'area, destinati a riscrivere la storia di questi luoghi.[9][10]
Nel 1997 viene alla luce una impressionante città etrusca nell'area di Gonfienti, a ridosso del comune di Campi Bisenzio: fino a quel momento si pensava che prima dell'epoca romana il territorio della piana non fosse stato antropizzato e che prima del Medioevo non esistesse nessun insediamento stabile nella zona. Gli scavi hanno dimostrato che la città, i cui reperti risalgono al VI secolo a.C., non era affatto piccola, e vi era praticata già a quell'epoca la tessitura e la filatura.[11][12] Recentemente è stata avanzata l'ipotesi (basandosi su alcuni toponimi della zona) che questa possa essere la mitica Camars[13] (divenuta poi Clusium in epoca romana), patria del re Porsenna. In effetti la città aveva assi viari ben pianificati (indicanti quindi una presenza costante nel territorio di genti etrusche), con una strada di oltre dieci metri di larghezza e un'estensione notevole (sono circa 30 gli ettari sottoposti a vincolo dalla soprintendenza). All'interno di essa è stata rinvenuta una domus di circa 1 440 m² (la più grande dell'Italia antica, prima della Roma imperiale), sviluppata sul modello delle ville pompeiane (ma di alcuni secoli precedente) con una rete di canali idrici ancora in parte funzionanti e un'eccezionale quantità di ceramiche greche a figure rosse e nere, su cui spicca una kylix attribuita a uno dei più importanti artisti greci del V secolo, Douris e delle pregevoli antefisse a figure femminili. Indizi sull'esistenza in loco di una città etrusca erano già stati ipotizzati nel corso del XVIII secolo, quando vennero raccolti svariati reperti di quell'epoca (tra cui il cosiddetto "offerente" esposto al British Museum), suggerendo per essa il nome di "Bisenzia", una mitica città etrusca scomparsa secoli fa e citata da locali letterati rinascimentali.
La città, anche se intuibile solo parzialmente per la rapida urbanizzazione nella sua area, era quasi certamente collegata commercialmente a Misa-Marzabotto al fine di favorire gli scambi attraverso l'Appennino, lungo la direttrice che collegava le città di Spina e Pisa nel corso del VI-V secolo a.C. fino a decadere quasi improvvisamente al termine del V secolo a.C., per circostanze ancora non chiare.[14] A seguito della sua scomparsa non si hanno tracce documentarie ma possiamo ipotizzare con buona probabilità che gli stessi abitanti abbiano provveduto a spostarsi in aree più protette, dove la difesa da attacchi esterni (i Celti dal nord) sarebbe stata maggiormente garantita. In effetti la città, che non disponeva di mura, si sviluppò partendo da un progetto di pianificazione che sembrerebbe anticipare la struttura delle città ippodamee, fattore reso possibile per la stabilità che si era venuta a creare nell'Etruria settentrionale nell'arco temporale che separa la battaglia contro i Greci focesi (540 a.C.) e la conquista di Veio (396 a.C.) da parte di Roma, e il conseguente spostamento verso nord del tradizionale baricentro etrusco dell'area meridionale della Toscana. Le aree in questione potevano essere state Artimino, Fiesole e, anche se parzialmente perché più lontana, ma sulla stessa direttrice geografica, Volterra, che nel secolo successivo ampliarono o costruirono la loro cerchia muraria a seguito di un imponente sviluppo demografico.
Infine la piana fu abitata dai Romani (vi passava la via Cassia, nel tratto che collegava Firenze con Pistoia, sulla via per Luni). Gli storici hanno collocato nei pressi dell'antica città etrusca la mansione Ad Solaria della antica Via Cassia, e riportata nella celebre Tavola Peutingeriana. Il territorio dove sorge oggi Prato però era destinato alla centuriazione estesa tra Agliana e Badia a Settimo (ricalcante una precedente, di epoca etrusca) e probabilmente non a insediamenti urbani, anche se occasionalmente sono state rinvenute nell'area di Prato, tracce di quell'epoca: episodi rinvenimenti di strutture murarie e lapidee, sepolture, frammenti ceramici e lapidei, in particolare nell'area della cattedrale, per la quale si è ipotizzato l'esistenza di un edificio d'uso sacro.
Nell'Alto Medioevo la piana vede il degrado delle strutture di regimentazione delle acque realizzate con la centuriazione romana, e alcune parti di essa, presumibilmente nell'area a sud si impaludarono. La zona di Prato fu interessata dalla presenza dei Bizantini e successivamente occupata dai Longobardi, la cui presenza è documentata soprattutto nelle aree collinari e pedemontane.
Dopo l'assedio del 1107 da parte delle truppe di Matilde di Canossa, i conti Alberti si ritirarono nei propri castelli della Val di Bisenzio e l'abitato cominciò a costituirsi come libero Comune. Si tratta di un esempio piuttosto raro di comune indipendente sorto in un centro urbano che non costituiva una diocesi; per questo Prato per secoli non fu mai definita "civitas", ma solo "terra". Fu certamente uno tra i primissimi comuni italiani a darsi uno statuto, redatto già a metà del XIII secolo. Per due secoli Prato conobbe una forte espansione urbana (vennero quasi raggiunti i 15 000 abitanti), dovuta alla fiorente industria della lana e alla forte devozione verso una reliquia appena giunta: la Sacra Cintola. Nel XII secolo fu sotto le dipendenze dirette dell'imperatore Federico II di Svevia e sotto il figlio Corradino. Poi alle dirette dipendenze degli Angiò di Napoli. L'urbanizzazione è testimoniata dalla necessità di costruire due nuove cerchie di mura, una intorno alla metà del XII secolo e l'altra a partire dal 1300. Un episodio del 1312 vide acutizzarsi la rivalità con la vicina Pistoia, quando il canonico pistoiese Giovanni di Ser Landetto, soprannominato 'Musciattino', compì un tentativo di furto della Sacra Cintola. Nel 1326, per sottrarsi alle mire espansionistiche di Firenze e alle proprie lotte interne tra le famiglie più possidenti per il controllo amministrativo, la città si sottomise alla Signoria di Roberto d'Angiò, re di Napoli. Il 23 febbraio 1351 Giovanna d'Angiò vendette la città a Firenze per 17 500 fiorini d'oro, e a quest'ultima città rimase legata fino ai giorni nostri.
Nonostante la perdita della libertà, Prato continuò a svilupparsi nei secoli seguenti, seguendo le sorti di Firenze, prima sotto la dinastia dei Medici, quindi con la Repubblica Fiorentina dal 1494. A causa di questo, l'esercito della Lega Santa (creata fra il papa Giulio II e gli Spagnoli) cinse d'assedio sotto il comando di Raimondo de Cardona, conquistò e devastò Prato il 29 agosto 1512. Tale saccheggio (noto come Sacco di Prato e ricordato anche dal Machiavelli nel celebre Il Principe) provocò un altissimo tributo di vite, segnando profondamente non solo la vita della città, ma anche l'inizio del declino, che durò per circa due secoli.
Nel 1653 Prato ottenne finalmente il tanto ambito status di città e di diocesi (quest'ultima era limitata soltanto all'interno delle mura cittadine e con il Vescovo in comunione con Pistoia). Tale titolo diede un nuovo sviluppo all'economia e all'urbanizzazione locale: per l'occasione venne fatta realizzare la Fontana del Bacchino da Ferdinando Tacca.
Nel XVIII secolo, con la salita dei Lorena alla guida del Granducato di Toscana, la città venne abbellita e conobbe anche un notevole sviluppo culturale, che veniva promosso dagli stessi granduchi.
La lungimiranza intellettuale di Prato e della sua terra in questo secolo trova la sua massima espressione nelle parole di Filippo Mazzei, amico di Thomas Jefferson, che oggi sono riportate nel secondo paragrafo della Costituzione degli Stati Uniti d'America: All men are created equal[15].
Nel XIX secolo Prato conobbe una notevole rinascita industriale soprattutto per opera di Giovan Battista Mazzoni. Per descrivere l'industria tessile della città, lo storico Emanuele Repetti definì Prato "la Manchester della Toscana". Dopo l'Unità d'Italia continuò una fortissima industrializzazione (soprattutto nel settore tessile) e cominciò una crescita demografica, in virtù della quale la città uscì dalla cerchia delle mura trecentesche e, durante il XX secolo, inglobò pian piano i borghi circostanti, con la popolazione cittadina passata dai 50 000 abitanti del 1901 agli oltre 180 000 del 2001. La concentrazione di opifici tessili era così elevata che Prato divenne famosa come la città dalle cento ciminiere. Nel secondo dopoguerra, quando il progresso tecnologico rese obsoleti i vecchi opifici, le grandi ciminiere in mattoni sparirono, tranne alcune che sono tuttora in piedi in quanto reperti di archeologia industriale, come quella della Cimatoria Campolmi.
Durante la seconda guerra mondiale la città fu interessata da diversi avvenimenti relativi in particolare alla guerra partigiana. Tra il settembre 1943 e il marzo 1944 la città fu oggetto di violenti bombardamenti mirati a distruggere l'apparato industriale e il nodo ferroviario. Nello stesso periodo, sui rilievi appenninici vicini alla città, cominciarono a costituirsi formazioni partigiane. Il 4 marzo 1944 gli operai tessili furono protagonisti di uno sciopero generale che si protrasse nei giorni successivi bloccando la produzione e rappresentando un atto politico rilevante in una città occupata dai tedeschi. Nelle settimane successive un rastrellamento dei fascisti dette il via alla deportazione in Germania di 360 lavoratori (scelti soprattutto tra gli scioperanti); di essi torneranno vivi solo in 20. Nel settembre 1944 partigiani della Brigata Buricchi vengono catturati e impiccati a Figline. Appena liberata la città, occupata dai partigiani prima dell'arrivo degli alleati, a partire dal 5 settembre 1944 vi furono episodi di violenze e rappresaglie verso persone note come fascisti per opera dei partigiani; in particolare almeno 10 persone furono uccise nell'eccidio del Castello dell'Imperatore.[16]
L'incremento demografico ed economico più imponente si produsse nel secondo dopoguerra quando, negli anni sessanta e settanta, una consistente immigrazione proveniente da tutte le regioni meridionali farà raddoppiare la popolazione residente, fornendo manodopera alla sempre più vitale industria tessile.
Nel 1949 le frazioni di Vaiano e Sofignano vennero distaccate e costituite in comune autonomo, con denominazione Vaiano[17].
Parallelamente allo sviluppo economico e demografico, la città ebbe una nuova grande crescita urbanistica lungo varie direttrici. Una crescita particolarmente disordinata che darà vita e innumerevoli commistioni tra piccole attività produttive ed edifici residenziali secondo un modello tipico della città in cui anche dal punto di vista economico prevalsero aziende produttive piccole e piccolissime con rapporti di lavoro basati sull'affidamento a terzi delle singole lavorazioni del ciclo produttivo. In tale disordine urbanistico innumerevoli edifici furono costruiti abusivamente, anche dopo l'entrata in vigore del piano regolatore. Tale abusivismo rappresentò un fenomeno nuovo e rilevante per una città del centro-nord e non si limitò a piccole costruzioni ma riguardò anche grandi condomini e addirittura due interi quartieri, "il Cantiere" e "il Guado", abitati prevalentemente da immigrati dell'Italia meridionale.
La città è stata meta a partire dagli anni novanta, di una nuova e molto consistente ondata migratoria, questa volta da paesi extracomunitari e in particolare dalla Cina.
Fino al 1992 Prato, come tutti gli altri comuni della sua provincia, faceva parte della provincia di Firenze. Quell'anno furono istituite otto nuove province in Italia, tra cui quella di Prato, al fine di meglio amministrare un territorio in crescita continua di abitanti.
Oltre ad affrancarsi dal controllo politico di Firenze, Prato era ormai già affrancata anche da quello religioso di Pistoia con la conquista di una diocesi autonoma alcuni decenni prima (1954). Tali rivalità con queste due città sopravvivono ancora oggi.
A partire dagli anni novanta la città presenta i primi segnali di una decrescita industriale che al momento sembra inarrestabile.
Lo stemma e il gonfalone sono stati riconosciuti con decreto del capo del Governo dell'11 luglio 1933.
«Di rosso, seminato di gigli d'oro; al capo d’Angiò. Ornamenti esteriori da Città.» |
Lo stemma riproduce l'insegna della Repubblica di Prato utilizzata dal XIII secolo e ricavata da una miniatura dei Regia Carmina di Convenevole da Prato, in cui è riprodotta l'immagine di un cavaliere con detto scudo e con il cavallo ricoperto di gualdrappa rossa disseminata di fiordalisi d’oro.
Nel 1313 la città si pose sotto la protezione di Roberto d'Angiò, e si fa risalire a quella data l'adozione del capo in segno di omaggio verso i reali di Sicilia, garanti dell'indipendenza di Prato fino al 1350. Contestualmente all'elevazione di Prato a capoluogo di provincia il Comune ha sostituito la corona di Comune con quella ordinaria di Città.[18]
«Drappo bianco, ricamato di rosso e d’azzurro, caricato dello stemma comunale e con l'iscrizione: Comune di Prato.» |
![]() | Titolo di Città |
«Legge del Granducato di Toscana» — 1653, riconosciuta il 1º ottobre 1750 |
Prato è tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione, insignita della medaglia d'argento al valor militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per l'attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale[19], fu la prima città al di sotto della Linea Gotica a essere stata liberata interamente dai partigiani[20]:
![]() | Medaglia d'argento al valor militare |
Prato vanta molteplici monumenti di grande interesse storico e artistico. Molti edifici, soprattutto quelli medievali, sono caratterizzati dall'uso di materiali reperiti localmente. In particolare sono stati usati spesso due tipi di marmi, di diverso colore, che hanno dato luogo a una bicromia negli edifici ecclesiastici, caratteristica tra le più rilevanti del Romanico non solo locale, ma anche di quello definito "pisano-lucchese" sia in Toscana sia in Sardegna, ad Amalfi e in Puglia. Le pietre che sono usate sono:
La città stessa deve la sua nascita all'insediamento tra il castellare degli Alberti e la pieve di Santo Stefano (oggi Duomo), con uno sviluppo degli insediamenti religiosi per certi versi tipico, legato agli ordini mendicanti stabilitisi agli angoli della città di allora, i quali diedero origine a vasti complessi chiesastici e conventuali, affacciati su piazze tutt'oggi esistenti.
Un episodio singolare e felice negli esiti fu l'edificazione di un santuario, su iniziativa di Lorenzo il Magnifico e con l'aiuto del suo architetto preferito Giuliano da Sangallo: la basilica di Santa Maria delle Carceri, che rappresenta uno dei primi edifici in cui andava maturando la riflessione, tutta rinascimentale, sulla pianta centrale.
Singolare è poi l'esistenza entro le mura di due grandi complessi monastici monumentali ancora attivi: San Niccolò (oggi in gran parte occupato da un convitto scolastico) e San Vincenzo. La presenza in quest'ultimo della mistica santa Caterina de' Ricci, fece sì che venisse promosso a cavallo tra Seicento e Settecento un completo rinnovo della chiesa conventuale, attuato dagli artisti della corte medicea, al termine del quale ricevette il titolo basilica minor.
Se il Duomo resta insuperato per la qualità del corredo artistico (con capolavori di artisti chiamati dalla vicina Firenze, i quali spesso trascorsero a Prato anni d'intensa creatività artistica), le altre chiese principali contengono spesso opere meno note, ma comunque d'ottima fattura, spaziando dal Basso Medioevo fino al Barocco.
In città ci sono importanti esempi di archeologia industriale. Si tratta di grandi opifici tessili che sono stati trasformati per altri usi pur mantenendo intatta la propria architettura.
Prato ha una disposizione "canonica" degli ambienti del centro storico, con una piazza dedicata al potere religioso (Piazza del Duomo), una a quello politico laico, piazza del Comune appunto, e una per i commerci, Piazza Mercatale. A queste piazze si aggiunsero dalla fine del Trecento le piazze antistanti alle chiese degli ordini mendicanti, grandi abbastanza per contenere le folle che assistevano alle prediche dei frati: Piazza San Francesco per i francescani, Piazza San Domenico per i domenicani e Piazza Sant'Agostino per gli agostiniani. Solo nel Quattrocento si aggiunse la Piazza delle Carceri davanti al Santuario di Santa Maria delle Carceri.
Data la notevole ricchezza artistica della città, Prato ha un elevato numero di musei costituiti da una ricchezza e da una varietà articolata di collezioni custodite per la maggior parte in edifici antichi. A testimonianza della rilevanza artistica della città è la presenza di alcune opere importanti provenienti da Prato nei più importanti musei del mondo. Tra queste meritano di essere ricordate la statuetta etrusca proveniente da Pizzidimonte adesso al British Museum (Londra)[21], la Madonna della Cintola originariamente nella Cappella del Sacro Cingolo del Duomo ora al The Metropolitan Museum of Art (New York)[22], il Giovanni Battista di Francesco da Sangallo dalla Basilica di Santa Maria delle Carceri presso la Frick Collection (New York)[23], due tele di Ludovico Cardi, detto il Cigoli raffiguranti San Francesco e una Circoncisione, originariamente nella chiesa di San Francesco, sono adesso al Museo dell'Ermitage (San Pietroburgo), uno scomparto della predella proveniente dalla chiesa di San Giusto a Faltugano è alla National Gallery (Londra)[24] mentre l'altro è presso il Philadelphia Museum of Art[25].
Esposizione di strumenti da calcolo, dai primi del '900 fino alle console ed ai primi personal computer degli anni '80. Visita guidata.
Documentato dal 1291, ampliato e modificato nei secoli successivi, fino al suo allargamento negli anni 1920, è il ponte di accesso all'omonima piazza. Il ponte fu fatto saltare dai tedeschi in ritirata dopo i pesanti bombardamenti alleati del 1944 e poi fu ricostruito cercando di recuperare l'originaria struttura medievale.
Antico ponte medievale a cui si accedeva da via di San Giorgio e da via di Santa Margherita, detta in antico contrata Bisenzonis. Fino agli anni 1980 era visibile nel greto del fiume la pigna centrale[27].
Situato a nord dell'attuale ponte della Passerella, di questo ponte medievale resta solo un tronco di pilone, con tanto di lati acuminati che servivano al taglio delle acque del Bisenzio, che lambiva le attuali mura del Serraglio, oggi visibile al piano basso del parcheggio coperto[28].
L'attuale ponte sorge sul sito storico dell'antico ponte romano, la cui presenza è ricordata dall'antroponimo che lo associa al geniere e generale delle legioni romane, Marco Petreio, detto Petrino (110 a.C. - aprile 46 a.C.). Il nuovo ponte, inaugurato nel 1966, è costruito in cemento armato e attraversa il fiume Bisenzio con tre campate di circa 18 metri ciascuna, è lungo 52 metri ha un piano viabile largo oltre venti metri.
Inaugurato nel 1935 è stato progettato dall'ingegnere triestino Giulio Krall (1901-1971), vincitore della gara di appalto indetta dal Comune di Prato. L'opera presenta delle analogie con quello presentato da Nervi dipende evidentemente da un'analoga analisi delle tecnologie disponibili, del contesto e dei limiti di costo e non certo da una pedissequa imitazione. È costituito da una struttura ad arco a tre cerniere, determinata dalle indicazioni richieste dalla municipalità: un'unica luce di 60 metri con l'intradosso alla medesima quota del ponte ferroviario. Per poter utilizzare una forma ad arco era quindi necessario eliminare le spinte laterali che non era possibile far assorbire alle spalle del ponte, visto che il piano d'imposta era sopraelevato di 10 metri dal terreno di fondazione. Krall nella memoria ci informa anche che la prova di carico del collaudo fu fatta con 650 kg/m² di peso vivo, che la freccia di abbassamento al centro dell'arco con tale carico era stata di 6 mm e che il costo totale dell'opera fu di 200 000 lire.
Realizzato in seguito a un concorso di progettazione del 1963 su disegno di Giuseppe Gori e Sergio Egoroff, due progettisti con una vasta esperienza nella progettazione dei ponti. Il ponte è costituito da travi appoggiate in cemento a sezione variabile. La forma generale dell'impalcato presenta una leggera curva catenaria che evidenzia e rende leggibile lo schema strutturale delle travi parallele.
Costruito negli anni 1980, collega viale Galilei a via Lambruschini, non ha particolari pregi architettonici.
Unisce viale Vittorio Veneto nel tratto compreso tra piazzale Europa e piazza della Stazione centrale.
La città ha al suo interno alcune aree naturali protette che la legge tutela per il loro particolare interesse naturalistico, ambientale o storico-culturale. Queste aree contengono ecosistemi prevalentemente o largamente intatti, ambienti e paesaggi di rilievo tale da richiedere un intervento istituzionale per garantirne la conservazione alle future generazioni.
Abitanti censiti[29]
Nel corso del 2019 il numero di residenti nel comune di Prato continua a crescere, con un ritmo ancora più sostenuto rispetto agli anni precedenti. I residenti iscritti in anagrafe al 31 dicembre 2019 risultano 195 089, con un incremento di 499 unità rispetto al 31 dicembre 2017 (+0,26%). L'incremento della popolazione è dovuto esclusivamente all'apporto della componente straniera, la popolazione italiana residente a Prato continua a scendere. Nel 2019 il saldo naturale della popolazione italiana ha registrato un nuovo record negativo di 1 336 unità, cifra che supera anche il record negativo di 1 039 unità registrato nel 2018. Gli stranieri nel 2019 sono 42 371, ossia 1 835 unità in più del 2018, pari al +4,53%[30].
Nel 2018 il saldo migratorio si mantiene negativo ma con un numero più contenuto, anche rispetto allo scorso anno, -671. La somma dei due saldi evidenzia una diminuzione della popolazione italiana residente a Prato di oltre 1 700 persone, tuttavia, con l'acquisizione della cittadinanza italiana da parte di 638 cittadini stranieri nel corso dell'anno, la diminuzione del contingente di popolazione italiana scende a 1 072 unità[31].
Secondo i dati del comune di Prato al 31 dicembre 2019 la popolazione straniera residente era di 42 371 persone (21 072 maschi e 21 299 femmine) e rappresenta il 21,72% sul totale dei residenti (nel 1998 la percentuale era del 3,61%, nel 2008 del 13,05%).[30] L'incidenza della popolazione straniera sulla popolazione totale è aumentata di un punto percentuale nel corso del 2019: dal 20,8% di fine 2018 a 21,7% alla fine del 2019. Il dato di Prato è molto più alto rispetto al dato nazionale, che al 1º gennaio 2019 risulta pari all'8,7%.
Le nazionalità maggiormente rappresentate nel 2019 erano:
La comunità cinese (proveniente principalmente dalla provincia cinese di Zhejiang) è la comunità straniera principale della città e una delle più grandi in Europa (la quarta dopo Londra, Parigi e Milano).
In alcuni quartieri, la concentrazione di cittadini madrelingua mandarino è tale che gran parte delle attività commerciali hanno cartelli e insegne bilingui (italiano e cinese).
«Io son di Prato |
(Antico detto del popolo pratese - Curzio Malaparte[32]) |
«Son di Praho |
(idem - nella parlata di Prato[33]) |
Il dialetto pratese fa parte dei dialetti toscani. La maggiore particolarità fonetica, tra l'altro diffusa in modo parziale, è una gorgia particolarmente rafforzata, si osserva cioè il dileguo di /k/ intervocalico; questo colpisce anche la /t/ dei participi passati che passa rusticamente a /k/ e successivamente dilegua: ad esempio spettacolo e capìto diventano spettà'olo e capì'o. A Prato, come a Firenze, non s'osserva il passaggio di /ns/, /ls/, /rs/ a [nʦ], [lʦ], [rʦ], comune nel resto della Toscana.
La vasta ondata immigratoria cinese ha fatto sì che in alcuni quartieri si parlino cinese o dialetti wu.
ll Comune di Prato è primo in classifica nel 10º rapporto Animali in città 2022 di Legambiente[34]. Questa indagine valuta i servizi che Amministrazioni comunali e Aziende sanitarie locali dichiarano di offrire ai cittadini che hanno animali d'affezione per favorire la migliore convivenza in città con animali padronali e selvatici.
Prato vanta una tradizione teatrale che inizia nel Seicento con lo scomparso Teatro dei Semplici, abitato all'interno di quello che adesso è il Palazzo Comunale. Nel 1820, alcuni esponenti della borghesia cittadina promossero la costruzione di un nuovo teatro. Dopo svariate difficoltà, legate prevalentemente al luogo di realizzazione, nel 1826 fu ottenuta la concessione granducale per uno spazio teatrale nell'attuale posizione del Teatro Metastasio, in base a un nuovo progetto di Luigi Cambray Digny.
I teatri attualmente attivi a Prato sono:
A Prato ha inoltre sede l'omonimo Circolo dei Lettori[36].
Dai primi anni novanta la città è sede di un importante centro universitario con oltre 2 000 studenti iscritti, denominato "Polo universitario Città di Prato", nato dalla collaborazione tra l'Università degli studi di Firenze e una società consortile nata dalla collaborazione tra Enti locali (in primo luogo il Comune di Prato) e vari soggetti privati, la PIN S.c.r.l., proprietaria dell'edificio (già sede del prestigioso Istituto T. Buzzi e ristrutturata per l'occasione) che ospita il polo. Presso di esso sono attivi alcuni corsi di studio facenti capo alle facoltà di Economia, Lettere e filosofia, Ingegneria, Medicina e chirurgia e Scienze politiche dell'ateneo fiorentino.
Film
![]() |
Questa voce o sezione sugli argomenti Toscana e storia del cinema è ritenuta da controllare.
|
Film ambientati a Prato (anche parzialmente, ordine cronologico):
Sceneggiatori pratesi
Attori pratesi contemporanei
La cucina tipica pratese, come in generale quella di tutta la Toscana, utilizza i prodotti e ingredienti "poveri", provenienti soprattutto dal territorio.
Il pane, detto bozza pratese, è sicuramente l'elemento base della cucina. A Prato, come a Firenze, si è soliti usare il pane per preparare crostini coi fegatini, la panzanella e la pappa al pomodoro.
L'8 settembre di ogni anno, per rendere omaggio alla Sacra Cintola, nel giorno della natività della Madonna, si svolge il Corteggio Storico. La sfilata in costume si svolge lungo le vie del centro, a cui partecipano gli armati di Città, il Corpo dei Valletti Comunali e altre centinaia di figuranti provenienti da varie città d'Italia. La processione termina in Piazza del Duomo, dove si ha l'evento più solenne della giornata: l'ostensione del Sacro Cingolo.
Il programma della festa è arricchito da varie esibizioni che si tengono per tutta la giornata in vari punti del centro storico, come, ad esempio l'esibizione degli sbandieratori, la gara di tiro con l'arco, il mercato medievale con rievocazioni degli antichi mestieri e tradizioni, gli spettacoli musicali, i fuochi d'artificio.
Il Gioco della Palla Grossa è tornato a essere disputato a Prato in Piazza Mercatale dal settembre 2012[45], dopo quasi trent'anni di assenza. Quattro i Rioni che si sfidano: i Rossi (Santa Trinita), i Gialli (Santo Stefano), gli Azzurri (Santa Maria) e i Verdi (San Marco).
A partire dal 2017, il campo di gioco viene trasferito da piazza Mercatale al Parco della Liberazione e della Pace[46].
Contemporanea festival è un festival internazionale di teatro che si svolge a Prato dal 1999. La manifestazione ha luogo alla fine maggio e presenta importanti artisti della scena teatrale contemporanea nazionale e internazionale.
I due assi viari principali del centro storico, incrociandosi in piazza del Comune, dividono il centro in quattro quartieri:
L'asse che taglia il centro da Sud-Sud-Ovest a Nord-Nord-Est è costituito da via Santa Trinita, piazza San Francesco, via Bettino Ricasoli, corso Giuseppe Mazzoni, piazza del Duomo e via Gaetano Magnolfi; l'altro asse, che va da Ovest-Nord-Ovest a Est-Sud-Est, percorre via San Vincenzo, piazza San Domenico, via Cesare Guasti, via fratelli Cairoli e via Giuseppe Mazzini.
Il territorio comunale è suddiviso in cinque circoscrizioni amministrative: Nord, Est, Sud, Ovest e Centro.[47]:
L'economia di Prato è storicamente basata sull'industria tessile e il suo distretto è il più grande in Europa. Il distretto tessile di Prato è composto da circa 7 000 imprese nella Moda (di cui oltre 2 000 nel Tessile in senso stretto) ottenendo circa 2 miliardi di euro con l'export[48]. Prato sforna 3 milioni di metri di tessuto al giorno, una parte dei quali finisce nei prodotti delle griffe emergenti del distretto, come nelle collezioni dei "big" del settore, Gucci, Prada, Ferragamo, tutti saldamente radicati nel territorio. Da capitale storica degli "stracci" a centro di moda: oggi Prato non è solo tessuti e filati ma anche marchi come Enrico Coveri, Flavio Castellani, Patrizia Pepe, Roberto Biagini e il più importante centro di Pronto Moda italiano.
Il territorio pratese è costituito dalla valle del fiume Bisenzio e dal cono di deiezione fluviale al suo sbocco. Il fiume, razionalmente utilizzato fin dall'Alto Medioevo per mezzo delle gore (circa 50 km di canali) e di una complessa struttura di distribuzione delle acque (il Cavalciotto), per la sua particolare pendenza naturale permise l'installazione di un ampio sistema di mulini. Attorno alle gore si sviluppò l'industria medievale tessile e molitoria e, successivamente, la produzione della lana. I lanaioli pratesi si specializzarono sempre più e si dedicarono all'Arte di Calimala, ovvero un ciclo di lavorazione per rendere i panni più morbidi e belli. I lanaioli pratesi, riuniti nella Corporazione dell'Arte della Lana, regolarono la fabbricazione e il commercio dei panni con degli Statuti, aggiornati nel tempo.
Francesco di Marco Datini dette un grande impulso commerciale all'attività tessile della città. Attraverso la rete dei suoi fondaci (magazzini) i pannilani raggiunsero vari paesi dell'Europa, mentre a Prato arrivarono, sempre a mezzo della mercatura datiniana, lane pregiate e coloranti. Attività che continuò ininterrotta nei secoli successivi.
Mentre in Inghilterra stava iniziando la Rivoluzione industriale, Giovan Battista Mazzoni, studioso e tecnico meccanico, perfezionò le macchine di filatura e ne progettò di nuove per il cardato. Grazie anche alla sua opera, tra il 1850-60 venne già utilizzato il procedimento di rigenerazione dei ritagli di tessuti di sartoria, delle maglie e di indumenti usati. Questo materiale che proveniva da varie parti del mondo, veniva selezionato con cura e trasformato meccanicamente nella cosiddetta lana rigenerata che consentiva di produrre, anche miscelata con lana vergine, tessuti cardati di ogni tipo a prezzi competitivi. Questi prodotti conquistarono i mercati mondiali e l'attività tessile pratese progredì in modo deciso e costante.
Nel 1912 fu costituita l'Unione degli industriali pratesi, con l'adesione immediata di 109 imprenditori, per coordinare l'aspetto organizzativo, contestualmente alla vita delle aziende del territorio.
Tra il 1929 e 1933 l'attività tessile subì una crisi mondiale, oltre che la politica autarchica fascista. Prato mantenne però la sua posizione consolidata sul mercato, tanto che furono sperimentate con successo nuove fibre artificiali.
Nel periodo bellico tra il 1941 e il 1944, a causa dei danni sostenuti con i bombardamenti, l'industria tessile di Prato subì un duro colpo, seguito però da un periodo assai florido, dopo la Liberazione. Questo avvenne a causa dell'alta richiesta di prodotti d'abbigliamento e non solo, che superò di gran lunga il prodotto fabbricato.
Prato come distretto industriale si è affermato nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale quando la sua industria laniera si sviluppò in modo straordinario non solo in termini quantitativi, ma ciò che più sorprendeva, perché tale sviluppo era avvenuto a seguito della crisi delle imprese verticalmente integrate, sostituite dalla moltiplicazione di piccole imprese specializzate. Dopo circa un trentennio di crescita praticamente ininterrotta, verso la metà degli anni ottanta, la domanda di tessuti cardati di lana rigenerata (tipico prodotto pratese) diminuì e il sistema produttivo locale attraversò un periodo di alcuni anni di crisi dal quale uscì all'inizio degli anni novanta con una struttura ridimensionata nel numero delle imprese (soprattutto di subfornitura) e degli addetti tessili, trasformato nel tipo di prodotti (da tessuti di lana rigenerata di qualità medio-bassa a tessuti di lana e di altre fibre, di qualità medio-alta) e in parte nell'organizzazione (impiego di semilavorati prodotti all'esterno del distretto, non di rado all'estero).
Negli anni del dopoguerra si verificò inoltre una forte immigrazione dal Sud Italia, dovuta al boom economico del distretto pratese, durante il quale (fino agli anni ottanta) gli addetti tessili incrementarono da 22 000 a 60 000 circa.
Dagli anni sessanta in poi si assistette a un sostanziale rinnovamento dei macchinari e delle tecnologie, l'impiego di materie prime rigenerate si indirizzò su materiali qualitativamente superiori, provenienti dal recupero di ritagli nuovi di confezionatura.
Parallelamente nel Distretto Tessile Pratese si verificò una consistente diversificazione produttiva verso articoli di alta qualità, che prevedevano l'impiego di fibre pregiate (lane vergini, cachemire, seta, lino, cotone, viscosa, microfibre, ecc.).
Negli anni della grande crescita, accanto alla produzione di tessuti cardati di lana rigenerata, si era sviluppata la maglieria, settore che pur essendo stato ridimensionato dalla crisi degli anni ottanta, contava ancora oltre un migliaio di imprese alla fine di quel decennio. Con la ripresa produttiva degli anni novanta, i maglifici di Prato incontravano sempre più difficoltà a trovare lavoranti a domicilio e subfornitori autoctoni disposti a cucire i capi di maglia. È allora che arrivarono a Prato i primi cinesi. Si trattava di immigrati già presenti in Toscana e in particolare a Campi Bisenzio, dove immigrati provenienti da Wenzhou nella provincia dello Zhejiang s'erano inseriti come lavoratori autonomi nella pelletteria fin dall'inizio degli anni ottanta.
Anche nel campo della maglieria Prato ha conquistato una posizione leader a livello mondiale, da diversi anni infatti i prodotti tessili pratesi vengono scelti dai grandi stilisti del "Made in Italy".
La principale e più famosa forma di artigianato presente a Prato è sicuramente la fornace Felici in località Figline. In un documento del 1575 si legge che "la famiglia Felici, fabbricanti di orci, cadini per fuoco et veggi in terracotta". Da quel tempo la fornace Felici ha ininterrottamente fabbricato oggetti in terracotta nelle più svariate fogge. Già nei primi anni dell'Ottocento la "Fabbrica Felici" era conosciuta anche oltre i confini del Granducato di Toscana per la costruzione di caminetti Franklin in un solo pezzo, evoluzione tecnica del caminetto tradizionale basata sulla trasmissione del calore attraverso le pareti in terracotta, totalmente svincolate dai muri degli edifici.
Nella seconda metà dell'Ottocento al caminetto Franklin si riduceva la bocca, si provvedeva di sportello e si utilizzava ancor più il calore emanato dal fuoco facendo circolare i fumi caldi all'interno del corpo in terracotta con appositi condotti: stava nascendo la stufa. Nei primi anni del Novecento i Felici, alla ricerca di una sempre maggiore perfezione tecnica, costruiscono le prime stufe a ripiani, per carpire la fuoco il maggior calore possibile e diffonderlo attraverso una grande superficie radiante. Questo tipo di stufa, a conferma della sua ottima resa termica, ebbe un gran successo. Fra il 1930 e il 1950 la Fabbrica Felici produceva fino a 20 000 stufe all'anno. Oggi la produzione continua in formato ridotto in una nuova sede.[49]
Grazie alla valorizzazione dei monumenti presenti nel centro storico, Prato sta iniziando lentamente a presentarsi come meta turistica e negli ultimi anni è aumentato il numero di visitatori, anche stranieri.[50]
I flussi turistici dichiarati dalle strutture ricettive per l'anno 2018 dell'intera provincia registrano rispettivamente un totale di 259 056 arrivi e 557 765 presenze, con un trend positivo e con flussi turistici in crescita con un incremento del 3,3% nei pernottamenti rispetto al 2017, pari +17 879 presenze, e del 6,1% negli arrivi, pari a +14 912 unità di turisti in più che hanno visitato il nostro territorio.
Al 31 dicembre 2018 l'offerta ricettiva della provincia di Prato si compone di 196 strutture, 5 in più rispetto all'anno precedente, che garantiscono una capacità complessiva di 3 928 posti letto.
Per numero di esercizi prevalgono le strutture di tipo extralberghiero (87%), mentre in termini di capacità ricettiva l'offerta alberghiera dispone del 53% del totale di posti letto provinciali.
La ricettività alberghiera, con 26 strutture, si concentra soprattutto sulle categorie a tre e quattro stelle che, con 20 esercizi, forma il 77% della ricettività alberghiera e circa il 93% dell'offerta dei posti disponibili. La dimensione media degli alberghi della provincia di Prato si attesta a 80 posti letto.
Il comparto extralberghiero, con un totale di 170 esercizi, è costituito prevalentemente da affittacamere professionali e non professionali (108 esercizi con 801 posti letto) e da aziende agrituristiche (31 esercizi con 434 posti letto); sono presenti anche altre tipologie, tra le quali spiccano le case vacanze (21 esercizi con 390 posti letto), i residence (5 esercizi con 130 posti letto), i rifugi alpini (3 esercizi con 52 posti letto) e due ostelli (27 posti letto).
Il comune di Prato, con 107 esercizi e 2 564 posti letto (il 65% della provincia), rappresenta l'area con la più alta capacità ricettiva. Sono presenti 21 dei 26 esercizi alberghieri esistenti, per un totale di 1 781 posti letto e 86 strutture complementari con 783 posti letto.
La durata media dei soggiorni nel territorio pratese è pari a 2 giorni (nei totali complessivi), 3 giorni per gli italiani e 2 giorni per gli stranieri. Risulta di 2 giorni la permanenza media dei turisti negli esercizi alberghieri, mentre negli extralberghieri è di 6 giorni.
L'analisi dei turisti stranieri per i diversi continenti di provenienza indica che il 57% degli arrivi dei turisti stranieri proviene dall'Asia, segue l'Europa col 36%, infine America settentrionale, Oceania, Sud America e Africa rappresentano il 7% della quota percentuale degli arrivi totali degli stranieri.
Autostrada A11: caselli di Prato Est e Prato Ovest
Autostrada A1: casello di Calenzano/Sesto F.no/Prato
- La città è attraversata dalla periferia Est alla periferia Ovest dalla SS 719 (Declassata di Prato).
- La SS 325 attraversa la città di Prato dalla periferia Est alla periferia Nord, seguendo il corso del fiume Bisenzio.
La città di Prato è attraversata da due linee ferroviarie: la Maria Antonia e la Bologna-Firenze (linea storica). La prima è una linea regionale che la collega con Firenze e la Toscana occidentale, mentre la seconda è parte della dorsale Milano-Napoli ed è una delle più importanti e trafficate linee ferroviarie italiane.
Le stazioni ferroviarie della città sono tre:
La Tranvia Firenze-Poggio a Caiano/Prato era una linea di trasporto pubblico che partendo da Firenze conduceva a Poggio a Caiano e a Prato.
Da tempo è allo studio la possibilità di collegare la città al sistema tranviario fiorentino[51].
Prato è gemellata con:
![]() |
Questa voce o sezione sull'argomento Sport è ritenuta da controllare.
|
La città di Prato ha una lunga tradizione sportiva: considerando il numero di eventi in rapporto alla popolazione, è attualmente la provincia più sportiva d'Italia[54]. Negli anni recenti ha visto le proprie rappresentanti cittadine vincere diversi titoli italiani, ben diciassette scudetti: tre nel tennistavolo maschile, due nella pallamano maschile, due nel calcio a 5 maschile, uno nell'hockey su pista maschile, sei nel tennis femminile, uno nel tamburello maschile, due nella pallamano. Inoltre, le rappresentative pratesi hanno raggiunto posizioni di vertice in numerosi sport.
Calcio a 11
Il Prato Calcio è la prima squadra di calcio maschile della città, ha una forte rivalità con la Pistoiese; milita in Serie D nella stagione 2019-2020. La seconda squadra è l'A.S.D. Zenith Audax, militante in Eccellenza Toscana nella stagione 2019-2020.
La A.C.F. Prato Wonder ha preso parte a sei campionati consecutivi di Serie A femminile (dal 1985-1986 al 1990-1991, anno nel quale è esclusa a campionato in corso e radiata dalla Federazione), ottenendo come miglior risultato il 3º posto nel campionato 1988-1989.
Calcio a 5
La squadra cittadina è il Prato Calcio a 5, militante in serie A2 e vincitrice di due Scudetti (2001-2002 e 2002-2003), di due Coppe Italia (2002 e 2004) e di due supercoppe italiane (2002 e 2003).
La squadra cittadina è stata il Rugby Club I Cavalieri Prato, finalista ai playoff scudetto nelle stagioni 2011-2012 e 2012-2013; nel 2015 ha ceduto il titolo alla compagine fiorentina dei Medicei. Nel 2017 avvenne una clamorosa rifondazione della prima squadra sul territorio pratese che vinse nel 1984 il campionato italiano di rugby, ovvero la Rugby Iolo 1982. Nel 2019 la Rugby Iolo 1982 assieme all'unione prato-sesto hanno condiviso il campo tanto conteso enrico chersoni
Attualmente la squadra cittadina è l'Unione Rugby Prato Sesto, che milita nella Serie A e gioca le partite casalinghe allo stadio Chersoni. Mentre la Rugby Iolo 1982 attualmente milita in C1.
La squadra femminile ha partecipato al campionato di serie A nella stagione 2003-2004.
Dal 1984, per i soli settori giovanili del rugby, opera la società sportiva GISPI, fondata dall’imprenditore Lamberto Fauli, allora vicepresidente della Società Sportiva Rugby Prato, con l’idea di dare vita ad una società giovanile e un campo di rugby su un terreno incolto in via Dolci a Prato in cui fare giocare la società. È nel 2016 che si viene ad allargare la realtà della società GISPI con i “Tigers”, la squadra seniores che milita attualmente nella serie C1 Toscana sul campo di Coiano. [55].
La squadra cittadina è la Hockey Primavera Prato, militante in serie A1, vincitrice di uno Scudetto (2002-2003) e di una Coppa Italia (2001-2002).
Centroscarpa Prato - vincitrice di tre Scudetti (1985-1986-1987).
Il Volley Prato ha partecipato a due campionati di Serie A maschile, raggiungendo nella stagione 1992-1993 i playoff scudetto.
La tradizione degli scacchi a Prato è rappresentata dalla A.S.D Circolo Pratese degli Scacchi, fondata nel 1972 in onore del leggendario match mondiale Fischer-Spassky.
Attualmente (2019) la squadra maggiore "Prato Nightmare" milita in serie A1.
Prato può vantare tre titoli Italiani conquistati, due nelle cagorie giovanili (Maestro Internazionale Simone De Filomeno e 2° Nazionale Sara Gabbani) e uno nella categoria sociale (1° Nazionale Marcello Cecchi), oltre a numerosi titoli regionali.
Sia squadra maschile sia la squadra femminile (vincitrice dello scudetto nei campionati 1982, 2013 e 2015) del T.C. Prato partecipano alla serie A1 del campionato affiliati.
Primo scudetto conquistato da una squadra cittadina nel 1954.
Prato è stata più volte arrivo di tappa del Giro d'Italia:
Ogni anno a settembre si svolge il Gran Premio Industria e Commercio, giunto nel 2010 alla 65ª edizione. L'edizione 2011 è stata annullata per problemi economici. Negli anni sessanta e settanta vi erano due squadre a livello professionistico: Filotex e Magniflex.
La tradizione del nuoto pratese è rappresentata dalla Futura Nuoto, società che vanta fra i suoi atleti di punta Andrea Righi e Lisa Giagnoni, che nel recente passato sono stati ai vertici del panorama italiano europeo. Di recente, si è messo in evidenza Francesco Moroni, campione Italiano giovanile dei 200 e 400 stile libero. La Futura Nuoto è impegnata anche nella didattica con la recente istituzione della Scuola Nuoto Federale.
Tale attività sportiva viene svolta, con eccellenti risultati, a livello amatoriale master, dalla Polisportiva Amatori Prato, società polisportiva nata nel novembre del 1992.
La PAP, così viene familiarmente denominata da tifosi e appassionati, s'è imposta a livello nazionale conquistando il titolo italiano a squadre Master FIN per ben otto volte (2011 - 2012 - 2013 - 2015 - 2017 - 2019 - 2021 - 2022).
Con il titolo 2022 la PAP rafforza la posizione di società più titolata di sempre in Italia.
Con la fusione tra Prato Nuoto Club e Associazione Nuoto Prato, nel 1986 nacque la Futura Nuoto Prato, che ha rappresentato per più di venti anni il punto di riferimento della pallanuoto maschile pratese. A partire dalla stagione 2008-09 è nata l'Azzurra Nuoto Prato, che è progressivamente divenuta la principale realtà cittadina.
Nel 1999 Prato ospitò i campionati europei femminili di pallanuoto, vinti dalla Nazionale italiana.
La squadra femminile Prato Waterpolo, nata da una costola dell'Associazione Nuoto Prato, ha militato nella massima serie tra il 2013 e il 2016; alcune vicissitudini hanno poi portato alla scomparsa della società.
È pratese uno giocatori italiani più vincenti di sempre: il portiere Stefano Tempesti, dopo aver mosso i primi passi nella Futura, con la Nazionale italiana ha vinto il Mondiale del 2011, dopo aver già raggiunto la finale nel Mondiale del 2003. Alle Olimpiadi, ha vinto la medaglia d'argento a Londra 2012 e la medaglia di bronzo a Rio 2016. Con la squadra di club, la Pro Recco, Tempesti ha vinto, tra gli altri, 14 scudetti e 5 Coppe dei Campioni. Altri giocatori e giocatrici che si sono distinti nel panorama italiano sono: Chiara Tabani, medaglia d'argento a Rio 2016, Lorenzo Bruni, vincitore di due scudetti nella Pro Recco, Giuditta Galardi, vincitrice di uno scudetto nel Plebiscito Padova, e Giulia Bartolini, vincitrice di scudetto e Coppa dei Campioni nell'Orizzonte Catania.
Gli atleti della scuola di kung fu tradizionale cinese (Claudio Manenti, Simone Iannelli, Giacomo Lucarini, Alessio Marradi) hanno conquistato un secondo e un quinto posto ai campionati mondiali di Taiwan nel 2004 e un secondo posto come Team Nazionale con maggior punteggio. Kung fu Prato
Risultati particolarmente interessanti sono stati raccolti dalla città di Prato in questi due sport. Da ricordare senz'altro la SG Etruria, società di ginnastica GAM, GAF e ritmica, nella quale sono cresciuti il campione olimpico Jury Chechi e la campionessa mondiale nella ginnastica ritmica a squadre Marta Pagnini, entrambi atleti olimpionici.[56] Altri risultati importanti sono stati ottenuti dalla società Arcobaleno, attualmente impegnata in corsi di GAF e ginnastica ritmica.[57]
La città di Prato vanta anche di ben otto gruppi scout Agesci; Prato 1°, Prato 2°, Prato 3°, Prato 4°, Prato 5°, Prato 6°, Vaiano e Carmignano; che hanno sedi nelle chiese sparse in tutta la città. I gruppi sono molto organizzati sia in singolo sia tra loro, infatti ogni sei anni fanno un campo di quattro giorni in cui si ritrovano.
Impianti principali[58]
Campi sportivi Calcio
Campi Sportivi Calcio a 5 e Calcio a 7
Piscine
Campi da Rugby
Piste di atlletica
Campi da Tennis
Pattinodromi
Tiro con l'arco
Poligoni di tiro
Altri progetti
Controllo di autorità | VIAF (EN) 147739732 · SBN RAVL002808 · LCCN (EN) n80001376 · GND (DE) 4116092-7 · J9U (EN, HE) 987007557354605171 · WorldCat Identities (EN) lccn-n80001376 |
---|
![]() | ![]() |