Maroggia (in dialetto ticinese Marogia) era un comune svizzero di 664 abitanti del Canton Ticino, nel distretto di Lugano. Il 10 aprile 2022 si è fuso con Melano e Rovio per creare il comune di Val Mara.[1]
Maroggia frazione | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Cantone | ![]() |
Distretto | Lugano |
Comune | Val Mara |
Amministrazione | |
Lingue ufficiali | Italiano |
Territorio | |
Coordinate | 45°56′09″N 8°58′14″E |
Altitudine | 277 e 380 m s.l.m. |
Superficie | 1,0 km² |
Abitanti | 664 (2016) |
Densità | 664 ab./km² |
Frazioni confinanti | Arogno, Bissone, Melano, Riva San Vitale, Rovio |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 6817 |
Prefisso | 091 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice OFS | 5195 |
Targa | TI |
Parte di | Ceresio |
Cartografia | |
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Sito istituzionale | |
Modifica dati su Wikidata · Manuale |
Maroggia è affacciato sul Lago di Lugano, tra la sponda destra e quella sinistra della foce del fiume Mara[2].
Maroggia fu abitato fin dall'età del Ferro. Sono state rinvenute nel territorio un'iscrizione nord etrusca (1906) e una stele d'epoca romana (1926)[3]. Il territorio di Maroggia e le sue adiacenze furono donate dal re Longobardo Liutprando verso il 724 alla basilica di San Carpoforo di Como e successivamente, tramite Carlo Magno alla Basilica di Sant'Ambrogio di Milano[2]. Il castello che, si dice, sorgesse a Maroggia, risaliva forse a questa epoca, sorto a protezione dell'abitato e dell'importante via d'acqua, era probabilmente denominato Maros, forse dal torrente Mara, dal quale, assieme alla Roggia, è ipotizzato derivi in nome del comune, anche se sono diverse le interpretazioni sull'etimologia del nome, Maros, poi Marozia, Marogia e, infine, Maroggia. Il primo censimento attendibile della popolazione è data 1636 e il comune contava 114 abitanti[2]. Le principali famiglie erano i Rodari, i Fossati e i Contestabile.
Nel 1798 Maroggia aderì all'effimera Repubblica di Riva San Vitale[3]. Il vecchio abitato era raggruppato in un nucleo attorno alla chiesa e racchiuso entro porticati a protezione e difesa. La popolazione era impiegata nella pesca e nelle carbonaie e, successivamente, nel mulino (ancora attivo [3]) e nell'arte statuaria e nell'architettura[2]. Sul finire del XIX secolo erano attive nel comune anche una cartiera e una fabbrica di prodotti alimentari [3]. Nel 1878 Romeo Manzoni aprì l'Istituto internazionale femminile che prese il suo nome, diretto anche da Angelica Cioccari Solichon[4], poi ceduto nel 1905 ai salesiani, che vi fondarono il collegio Don Bosco[3] (oggi dimesso).
Il comune ha per simbolo il seguente stemma, così blasonato: d'azzurro, al ponte ad unico arco, d'argento, murato di nero, con due paracarri sulla campata, al mulo, sommeggiato, del secondo, passante, a tre stelle raggiate di sei, d'oro, male ordinate, in capo, alla fascia ondata d'argento, a due burelle d'azzurro, anch'esse ondate.
L'evoluzione demografica è riportata nella seguente tabella[3]:
Abitanti censiti[5]
Il paese è servito dalla stazione di Maroggia-Melano della ferrovia del Gottardo.
Ogni famiglia originaria del luogo faceva parte del cosiddetto comune patriziale ed aveva la responsabilità della manutenzione di ogni bene ricadente all'interno dei confini del comune.
Il Patriziato di Maroggià è oggi sciolto.
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