Faeto (già Faeto in Pratomagno) è una frazione del comune italiano di Loro Ciuffenna, nella provincia di Arezzo, in Toscana.
Faeto frazione | |
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Localizzazione | |
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Provincia | ![]() |
Comune | ![]() |
Territorio | |
Coordinate | 43°34′51.89″N 11°40′44.11″E |
Altitudine | 612 m s.l.m. |
Abitanti | 17[1] (2011) |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 52024 |
Prefisso | 055 |
Fuso orario | UTC+1 |
Nome abitanti | faetani |
Patrono | santa Maria Assunta |
Cartografia | |
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Il paese di Faeto si trova a 612 m s.l.m. sul fianco meridionale del massiccio del Pratomagno, quasi a picco sotto al borgo montano dell'Anciolina. È facilmente raggiungibile dalla strada provinciale dei Setteponti, che con i suoi 50 km da Reggello conduce ad Arezzo, sul tracciato dell'antica Cassia Vetus.
Il territorio su cui sorge il paese è di alta collina, con diffusi affioramenti rocciosi costituiti da macigno del Chianti, un tipo di arenaria. L'area è circondata da zone montuose ammantate da vasti boschi di faggio, ai quali il paese deve il proprio nome (da fagetum[2]). Le formazioni arboree presenti negli immediati dintorni dell'abitato sono invece costituite principalmente da castagno, roverella e carpino nero. La sommità dei rilevi più prossimi è coperta da uniformi ericeti e brughiere, di grande valore ambientale[3] e in passato regolarmente sfruttati per il taglio delle scope. A questo habitat e alla fauna associata si deve la designazione di un apposito SIC (sito di interesse comunitario) e ZPS (zona di protezione speciale) ai sensi delle direttive europee su habitat[4] e uccelli.[5]
Il borgo corrisponde, secondo Emanuele Repetti, a «quel castello di Faeto o Faeta del circondario Aretino rammentato nel diploma concesso nel 1356 dall'imperatore Carlo IV alla città di Arezzo».[6] In precedenza, nel XII secolo, la zona di Faeto con tutta la vallata del borro del Gattaio è ricordata come appartenente al casato di Guicciardo da Loro,[7] degli Ubertini di Soffena. Dal Cinquecento, insieme con Pratovalle apparteneva al comune di Anciolina, alla cui economia contribuiva col mulino sull'Agna di Pratovalle e con i frantoi per le olive, inesistenti a quote più alte.[8]
L'edificio principale del borgo è la chiesa di Santa Maria Assunta, risalente all'epoca tardo-medievale ma ricostruita nel Settecento. Oggi appartiene alla parrocchia di San Giustino Valdarno. All'interno è conservata un'importante pala d'altare lignea, opera di Neri di Bicci recentemente restaurata.[9][10][11] La chiesa presenta un campanile a vela con due piccole campane situato nel retro.
L'edificio attiguo alla chiesa di Santa Maria Assunta rappresenta l'antica canonica. Fino agli anni '70 del secolo scorso venne utilizzata regolarmente e a partire da tale data iniziò il lento abbandono dell'edificio.[12] La parrocchia di Santa Maria a Faeto fu parrocchia autonoma fino al 1974 e in tale data fu unita alla parrocchia di Santa Lucia a Pratovalle "aeque principaliter" cioè "ugualmente importanti"[13].
Il cimitero di Casamona e di Faeto si trova a metà strada fra i due borghi e riunisce i defunti di entrambi i paesi.
Il monumento, che in origine si trovava più spostato verso il circolo ricreativo CA.FA.PRA., ricorda i caduti della prima guerra mondiale di Casamona e Faeto e della seconda guerra mondiale di Casamona, Faeto, Pratovalle e Roveraia.
Il testo in ricordo dei caduti della prima guerra mondiale è il seguente: «Faeto e Casamone/ai caduti della grande guerra 1915 - 1918/Donarono con la loro vita grandezza e gloria alla patria/Bruni Umberto/Casini Gino/Donnini Giovacchino/Gavilli Silvio/Pentupoli Luigi/Pericoli Ferdinando»
Il testo in ricordo dei caduti della seconda guerra mondiale è il seguente: «Morirono causa la guerra 1940 - 45/Soldati/Bruni Guido/Fidanzati Giovanni/Pumari Umberto/Civili/Don Dante Ricci/Ghinassi Pietro/Mori Rinaldo/Valentini Giuseppe/Verzucoli Emilio/Verzucoli Ottavio/Videschi Anna». Il monumento ricorda i caduti di Casamona, Faeto, Pratovalle e Roveraia.[14][15]. Fra i caduti vi erano don Dante Ricci, parroco dei paesi di Pratovalle e Faeto, che fu fucilato nel 1944 su un ponte sopra il torrente Orenaccio.[16]
La frazione di Faeto nel 1980 contava 32 abitanti e la parrocchia, comprese Casamona e Pratovalle, 92 abitanti.[17] Intorno al 1830, qualche decennio prima dell'unità d'Italia, la parrocchia ammontava a 289 abitanti.[6] Questi erano cresciuti a 320, in 52 nuclei familiari, nel censimento del 1841, effettuato dal parroco don Francesco della Persia.[18] Al censimento del 2011 il paese contava 17 abitanti.
La manifestazione religiosa a più ampia partecipazione è la tradizionale processione per la festa dell'Assunta (la sera del 14 agosto). Con partenza simultanea delle processioni di Casamona e Pratovalle, essa si congiunge poi nella piazza di Faeto dando seguito a una messa notturna celebrata in piazza, davanti all'antica canonica.
Il "Borghetto" è la parte più antica del paese ed è caratterizzata da stretti vicoli interni su cui si affacciano tipiche case in pietra. La maggior parte delle abitazioni sono abbandonate in quanto sono state danneggiate dalle fiamme appiccate dai tedeschi in ritirata nel 1944.
Le attività del passato erano strettamente legate alla configurazione del territorio, con un'economia legata alle castagne e allo sfruttamento del legname. Modesti appezzamenti venivano coltivati a cereali, nei cosiddetti "pianelli" ricavati a ridosso del bosco; sempre limitata, e regolarmente falcidiata negli inverni più rigidi, la coltivazione dell'olivo, che qui trova il proprio limite altitudinale. Significativa anche la produzione di mele (particolarmente apprezzate nella varietà mela nesta[19]) e di susine claudie di piccola pezzatura.[20]
Una fonte molto importante di sostentamento era l'allevamento ovino, anche grazie ai non distanti pascoli montani. La "miccia" (asina) era il più diffuso mezzo di trasporto, per chi poteva permetterselo, e un fondamentale ausilio per tutti i lavori nel bosco. Al censimento del 1841, le professioni registrate per la parrocchia di Faeto erano: colono, operante, legnaiolo, carbonaio, garzone, guardia, tessitrice, filatrice, serva/servitore, proprietario, agricoltore possidente, attendente a casa.[18]
Non vi sono attualmente vere e proprie attività economiche basate sulle risorse del territorio, se non il taglio del bosco talora effettuato a fini commerciali. La fruizione turistica dell'area avviene quasi esclusivamente su base giornaliera a partire da centri limitrofi. Peraltro, il fresco clima estivo consente oggi, fino circa dal 1960, un notevole e regolare ripopolamento stagionale del borgo, grazie per lo più all'afflusso di oriundi residenti nelle città vicine. Molto ricca la sentieristica locale.[21][22] L'anello stradale San Giustino Valdarno - Pratovalle - Faeto è di continuo utilizzo anche da parte di numerosissimi ciclisti e cicloturisti.
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