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Carbonia (ascolta[?·info] IPA: [karˈbɔni̯a][5], Carbónia[6] o Crabónia[7] in sardo) è un comune italiano di 26 217 abitanti[2], capoluogo provvisorio della provincia del Sud Sardegna[8].

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Carbonia (disambigua).
Carbonia
comune
Carbonia – Veduta
Carbonia – Veduta
Vista della città da monte Leone, con sullo sfondo alcuni rilievi collinari sulla sinistra e l'isola di Sant'Antioco sulla destra
Localizzazione
Stato Italia
Regione Sardegna
ProvinciaSud Sardegna
Amministrazione
SindacoPietro Morittu (PD) dall'11-10-2021
Data di istituzione5 novembre 1937[1]
Territorio
Coordinate39°10′00.49″N 8°31′19.05″E
Altitudine111 m s.l.m.
Superficie145,54 km²
Abitanti26 217[2] (31-8-2022)
Densità180,14 ab./km²
FrazioniBacu Abis, Barbusi, Barega, Corongiu, Tanì (le ultime tre condivise con il comune di Iglesias), Cortoghiana, Is Gannaus, Serbariu, Flumentepido, Sirri
Comuni confinantiGonnesa, Iglesias, Narcao, Perdaxius, Portoscuso, San Giovanni Suergiu, Tratalias
Altre informazioni
Cod. postale09013
Prefisso0781
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT111009
Cod. catastaleB745
TargaSU
Cl. sismicazona 4 (sismicità molto bassa)[3]
Cl. climaticazona C, 922 GG[4]
Nome abitanticarboniensi, carboniesi
Patronosan Ponziano
Giorno festivogiovedì successivo alla seconda domenica di maggio
Cartografia
Carbonia
Carbonia – Mappa
Carbonia – Mappa
Posizione del comune di Carbonia
nella provincia del Sud Sardegna
Sito istituzionale

Principale centro abitato[9][10][11][12] del Sulcis[13][14][15][16][17][18][19][20], Carbonia è la nona città in Sardegna per numero di abitanti[2], nonché la più popolosa della provincia[2] e in generale dell'intero sud-ovest sardo. Il centro nacque negli anni trenta del Novecento per ospitare le maestranze impiegate nelle miniere di carbone che furono avviate in quegli stessi anni nel territorio dal regime fascista per sopperire alle necessità energetiche dell'Italia negli anni dell'autarchia. In particolare Carbonia, il cui nome indica letteralmente il luogo o la terra del carbone a testimonianza della sua vocazione mineraria[21], fu costruita a ridosso della miniera di Serbarìu, sostituendo l'omonimo comune ottocentesco, il cui borgo è ora completamente inglobato come rione sud-orientale della città.

Terminata l'epopea mineraria, Carbonia è diventata centro di servizi per il territorio, basando la sua economia principalmente sul settore terziario[21] e sull'industria[21], grazie alla vicina area industriale di Portovesme, nel comune di Portoscuso.


Geografia fisica



Territorio


Il monte Rosmarino visto da monte Leone
Il monte Rosmarino visto da monte Leone

Carbonia è uno dei principali centri urbani presenti nel sud-ovest della Sardegna. La città è situata nella storica regione del Sulcis[15][16][17][18][19][20], precisamente nella parte settentrionale, denominata Alto Sulcis, in passato a vocazione mineraria. Carbonia si trova a circa 65 km a ovest di Cagliari.


Orografia

La morfologia del territorio è in buona parte di bassa collina e pianura, con rilievi di altitudine modesta (tra i quasi 500 metri del colle più elevato del comune[22] alla decina di metri del punto più basso del territorio comunale), che nonostante ciò vengono impropriamente denominati monti, tra cui monte Sirai (da cui si può ammirare un panorama sulla laguna di Sant'Antioco e sull'arcipelago del Sulcis (isole di Sant'Antioco e di San Pietro), monte Tàsua, monte Crobu, monte San Giovanni, monte Leone e monte Rosmarino. Il colle più elevato nel comune è il monte San Michele Arenas (in sardo Santu Miali), alto 492 m s.l.m.[22]. Su questo colle, dove si può ammirare un vasto e notevole panorama di buona parte del territorio sulcitano costiero e montano, nei pressi dei ruderi della chiesetta di San Michele (ormai scomparsa e forse di origine bizantina), il ricercatore nonché generale Alberto La Marmora pose nel 1839 un punto geodetico[23] centrale e principale per la Sardegna sud-occidentale con collegamenti maggiori (a nord con il monte Linas, a sud-est con Punta Sebera, a sud con capo Teulada, a sud-ovest con l'isola del Toro e ad ovest con Guardia dei Mori nell'isola di San Pietro) e altri collegamenti minori con altri punti del territorio.

Tra i rilievi presenti nel territorio comunale carboniense si ricordano:


Idrografia

L'alveo del rio Santu Milanu con sullo sfondo i monti Crobu (a sinistra) e San Giovanni (a destra)
L'alveo del rio Santu Milanu con sullo sfondo i monti Crobu (a sinistra) e San Giovanni (a destra)

Dal punto di vista idrografico il comune comprende basilarmente due bacini principali[24] ed altri corsi minori[24], con l'abitato che è attraversato a sud dal rio Santu Milanu e ad est dal suo affluente rio Cannas (ovvero "rio delle canne")[24], due corsi d'acqua a carattere torrentizio come la prevalenza dei corsi d'acqua nel territorio carboniense, i cui alvei (canalizzati nel centro abitato[24]) sono in secca per buona parte dell'anno e terminano nella laguna di Sant'Antioco. Il rio Santu Milanu o Santu Millanu (che significa rio "San Gemiliano", santo del I o II secolo d.C. originario di Cagliari) era denominato nelle carte catastali dell'Ottocento riu Bau Baccas ("guado delle vacche"). Ad essi si aggiunge il rio Flumentepido[24] (che significa fiume tiepido[25], dalla vicinanza del suo corso alle sorgenti ipotermali di Aquas Callentis[25], ovvero "acque calde" in sardo), che scorre poco più a nord all'esterno del centro urbano di Carbonia e che attraversa alcune delle frazioni del comune[24]. Scorre per un breve tratto nel territorio comunale anche il rio Cixerri (idronimo che deriverebbe da "sicherru", secco[25]), uno dei principali corsi d'acqua della Sardegna meridionale avente foce nello stagno di Cagliari. Tra i corsi d'acqua minori si segnalano i rii Gutturu Nieddu e Is Ulmus, nei pressi degli omonimi colli[24].


Sismicità



Clima


Albero piegato dal maestrale a Monte Sirai. I venti da nord ovest sono dominanti nell'area
Albero piegato dal maestrale a Monte Sirai. I venti da nord ovest sono dominanti nell'area

Il clima è di tipo mediterraneo[27], con temperature che variano tra i 10° medi[27] di gennaio alle punte di 36° a luglio[27] e precipitazioni di norma contenute[27] e comprese tra l'autunno e la primavera[27], mentre in estate si registrano frequenti fenomeni di siccità[27]. In generale il territorio è influenzato dai venti che sono quasi sempre presenti; in particolare predomina il maestrale che ha l'effetto di mitigare la calura estiva ma che nelle altre stagioni non di rado provoca parecchi danni per le sue forti raffiche, che possono tranquillamente superare i 100 km/h.


Storia



Il periodo antecedente la fondazione della città



Dal periodo preistorico fino al dominio spagnolo

Pur essendo la città di Carbonia una delle più giovani d'Italia il suo territorio, corrispondente a buona parte del dismesso bacino carbonifero del Sulcis, è ricco di numerose testimonianze preistoriche e storiche, relative alle civiltà e alle popolazioni presenti in questa zona della Sardegna. Nel territorio di Carbonia è attestata la presenza di una delle più antiche civiltà preistoriche della Sardegna, denominata di “Su Carroppu”, risalente al Neolitico Antico (5700 – 5000 a.C.), che prende nome dall'omonimo riparo sottoroccia, già frequentato nel Mesolitico, vicino all'antica borgata agro-pastorale di Sirri, a nord-est del centro urbano di Carbonia. Successivamente diverse civiltà preistoriche (partendo dal Neolitico Medio fino all'Età del ferro) si affermano in questo territorio, documentate dai reperti archeologici in numerose grotte e in siti del comune, tra i quali si ricordano le grotte “dell'Ospedale", la “di Barbusi", la grotta sepolcrale “Baieddus de Sa Sedderenciu” o eneolitica di “Su Cungiadeddu de Serafini” a Tanì, la “grotta di Serbariu”, quelle “di Polifemo”, “Sa Dom'e S'Orcu”, “Sa Turrita”, “della Campana”, “della Volpe” e “A.C.A.I. – valle Rio Cannas”.

Una delle domus de janas di Cannas di Sotto. La necropoli si trova all'interno del nucleo urbano della città, circondata da una zona residenziale
Una delle domus de janas di Cannas di Sotto. La necropoli si trova all'interno del nucleo urbano della città, circondata da una zona residenziale

Ulteriori testimonianze di questo popolamento del territorio carboniense a quell'epoca si ritrovano nelle tipiche necropoli prenuragiche a domus de janas di “Cannas di Sotto”, “Cùccuru Su Cardolinu de monte Crobu” e “Corona Maria” (a nord di Cortoghiana), “Is Arrùs de Riu Anguiddas” e “S'Ega de Is Elmas” a ovest di Cortoghiana; nei siti abitativi di Barbusi – rio Flumentepido, negli insediamenti del “poliambulantorio – valle rio Cannas” e nel riparo sottoroccia di “Coderra”.

Del periodo nuragico è attestata la presenza di questa civiltà in diversi siti, alcuni di notevole importanza come il complesso del nuraghe Sirai (fortezza e abitato), tra i quali si ricordano tra i più rilevanti il nuraghe "Mianu", il "Mitzotus", il "Paristeris", il nuraghe "Piliu", ed il "Su Conti" nell'omonimo medau. In totale si possono contare più di quindici nuraghi e oltre dieci domus de janas disseminate nel territorio comunale.

Placchetta in osso con divinità maschile (Bes)
Placchetta in osso con divinità maschile (Bes)

Della successiva civiltà fenicia e punica è documentata la presenza nell'importante insediamento di monte Sirai, già nuragico e poi romano, e in altri siti minori presenti nel territorio comunale. La presenza della dominazione di Roma risulta documentata in numerosi siti archeologici minori del comune di Carbonia, e si riscontra nei reperti ritrovati in tombe e in luoghi abitati, costituite da ville in campagna e da mansiones (stazioni di posta) lungo la strada romana che da "Carales" (Cagliari) si dirigeva verso "Sulki" (presso l'attuale Sant'Antioco), che attraversava il territorio carboniense.

La chiesa di Santa Lucia a Sirri
La chiesa di Santa Lucia a Sirri

Il periodo medioevale, quando la zona era compresa nella curatoria del Sulcis appartenente al giudicato di Cagliari, risulta documentato non solo da fonti storiche che citano località di questo territorio, ma soprattutto nelle vecchie chiese, presenti e relative alle antiche "biddas" (ville), oggi incluse nel comune di Carbonia, come l'antico monastero di Santa Maria di Flumentepido, la chiesetta di Santa Barbara di Piolanas, la chiesetta di Santa Lucia di Sirri, le rovine della chiesetta (di probabile origine bizantina) di San Michele, nell'omonimo colle in località "Is Arenas", le rovine delle chiesette di Santa Maria di Barega, Santa Giuliana e di Santa Maria di Sirri, e, infine, le distrutte (e poi ricostruite in sito diverso) chiese parrocchiali di San Narciso di Serbariu e di Santa Maria delle Grazie di Barbusi. A partire dalla seconda metà del XIV secolo, nel periodo di passaggio dal dominio dei della Gherardesca gherardiani a quello successivo aragonese, il territorio oggi del comune, come accadde nella maggior parte dei comuni della zona, venne abbandonato a causa delle epidemie di peste e delle devastazioni portate dal lungo conflitto tra giudicato di Arborea e aragonesi.


Dal periodo spagnolo fino ai primi decenni del secolo XX

Lo stesso argomento in dettaglio: Bacino carbonifero del Sulcis.

Nel Settecento, nel periodo di transizione fra il dominio spagnolo e quello piemontese-sabaudo, l'odierno territorio carboniense e in generale quello sulcitano (territori facenti parte del Marchesato di Palmas, feudo all'epoca di proprietà prima dei Brondo e poi dei valenzani Bou Crespi) registrò il ripopolamento, attraverso la nascita degli insediamenti rurali sparsi detti "furriadroxius" o "medaus", da parte di famiglie iglesienti e pastori (in genere barbaricini)[29] che, in transumanza in queste terre del Sulcis per diversi decenni, decisero di stabilirsi in questi luoghi quasi completamente disabitati da secoli, anche per via delle frequenti incursioni dei corsari barbareschi. Proprio in questo territorio il generale e scienziato Alberto La Marmora fece la prima segnalazione ufficiale del carbone Sulcis, rinvenendo la sua presenza nel 1834 e nel 1846 in località "Cannamenda" (tra monte Lisau e "Medau Brau" in zona Terra Segada, già in comune di Gonnesa ora in quello di Carbonia), attraverso frammenti di carbone fossile, ma senza riuscire a localizzare gli affioramenti.

Ma è soprattutto grazie alla costituzione del comune di Serbariu, antico "boddeu" (borgata) staccatosi da Villamassargia nel 1853 e con la concessione di permessi di ricerca mineraria (come quello di Caput Aquas) che si ebbe una certa vitalità e vivacità economica in questa zona, grazie ad una nuova legge mineraria del 1840, entrata in vigore in Sardegna nel 1848 e modificata nel 1859, che prevedeva la separazione della proprietà del suolo da quella del sottosuolo. Ubaldo Millo fu lo scopritore del giacimento carbonifero di Bacu Abis nel 1851[30]; il 29 maggio 1853 furono affidate le tre concessioni carbonifere di Bacu Abis, di Terra'e Colu e di Fontanamare alla Società “Tirsi-Po” di Millo e Montani. Successivamente la concessione fu affidata all'ingegner Anselmo Roux, che nel 1873 costituì la Società Anonima Miniera di Bacu Abis[31]. I permessi di ricerca nel territorio del Sulcis-Iglesiente alla fine del 1861 erano alcune decine, ma salirono al centinaio nel 1870 e le concessioni raddoppiarono. Il deputato algherese Angelo Roth nel 1915 favorì provvedimenti governativi a favore della Società Anonima di Bacu Abis, che gestiva le miniere carbonifere nel Sulcis.

Seppur con andamento altalenante si ebbe un aumento delle ricerche minerarie e delle produzioni, specie carbonifere: in particolare per quel che riguarda il territorio dell'allora comune di Serbariu la scoperta del rilevante giacimento di Nuraxeddu - Serbariu diede un grande impulso ulteriore alle attività minerarie già in crescita, soprattutto negli anni del regime fascista durante il periodo dell'autarchia, tanto da rendersi necessario non solo lo sviluppo di numerosi e importanti impianti estrattivi e produttivi, ma anche la costruzione di una nuova città mineraria, come Carbonia, e di altri due nuovi centri abitati carboniferi minori, come Bacu Abis e Cortoghiana.


Gli anni del carbone


La scoperta di grandi giacimenti carboniferi nel sottosuolo sulcitano portò nei primi decenni del Novecento all'apertura di varie miniere e a numerosi lavori di sondaggio per valutare l'eventuale apertura di nuovi pozzi[32]. La Società anonima miniere di Bacu Abis fu dichiarata fallita il 12 aprile 1933 per difficoltà finanziarie[33][34].

Panorama della miniera di Serbariu nel 1938
Panorama della miniera di Serbariu nel 1938

Il 9 dicembre 1933 a Trieste, nella sede della Società Anonima Carbonifera Arsa, nacque la Società Mineraria Carbonifera Sarda SpA, (Carbosarda), per rilevare le miniere di carbone del Sulcis-Iglesiente. Guido Segre, alto esponente della comunità ebraica triestina e già presidente dell'Arsa, fu il primo presidente della Carbosarda. Il 9 giugno 1935 Benito Mussolini nella sua prima visita a Bacu Abis vi comunicò l'istituzione del bacino carbonifero del Sulcis, e il 28 luglio 1935 con R.D.L. n. 1406 si costituì l'A.Ca.I. (Azienda Carboni Italiani)[35], con presidente sempre Guido Segre, che gestì il bacino carbonifero del Sulcis con la Carbosarda e quello minerario dell'Istria sud-orientale con la Carbo-Arsa o Arsa. Segre fu il vero artefice e dinamico presidente di tutte le società minerarie in attività sia nel bacino carbonifero sulcitano sia in quello istriano, costruendo due nuove città operaie di fondazione vicino alle miniere: Arsia e Carbonia.

Verso la fine del 1936 con il metodo dei sondaggi vi fu la scoperta del giacimento di carbone nella zona di Serbariu-Sirai[36], che si rivelò di un'enorme vastità, tanto che l'A.Ca.I. (Azienda Carboni Italiani), proprietaria dell'intero bacino carbonifero con la Carbosarda e in previsione di un'intensa attività estrattiva, propose al governo di costruire una città operaia vicino alle miniere e al porto di Sant'Antioco per il trasporto e l'imbarco del minerale. Il governo, condividendo la scelta dell'A.Ca.I., decise così di fondare una nuova città mineraria, da costruire al servizio della miniera e dei suoi lavoratori. Il nome scelto, Carbonia, denominazione futuristica che significa "terra o luogo del carbone" caratterizza questa volontà.

Un minatore di Carbonia nella copertina del primo numero del settimanale Tempo, giugno 1939.
Un minatore di Carbonia nella copertina del primo numero del settimanale Tempo, giugno 1939.

Fondazione


Fu così che nel 1937, nei pressi della miniera di Serbariu, iniziarono i lavori per l'edificazione di Carbonia[37], fortemente voluta dal regime fascista. Precisamente il giorno della fondazione del centro comunale viene fatto risalire al 9 giugno di quell'anno, anniversario della prima visita del capo del governo fascista, Benito Mussolini, al centro carbonifero di Bacu Abis (destinato a divenire frazione mineraria di Carbonia, molto simile ad Arsia, in Istria), avvenuta due anni prima nella stessa data (le due città, oltre all'altro centro minerario istriano di Albona, sono oggi gemellate). La rituale cerimonia della fondazione di Carbonia, con le tipiche celebrazioni del regime di quel periodo, si realizzò, in presenza delle diverse autorità civili, militari e religiose, con la posa della prima pietra e di un astuccio contenente una pergamena (con i nomi dei partecipanti al rito battesimale della nuova città) nel fosso delle fondamenta della torre Littoria, ora torre Civica, primo edificio costruito in città sul monte Fossone.

La costituzione del comune di Carbonia fu stabilita con Regio Decreto numero 2189 del 5 novembre 1937[38]. Secondo l'articolo 1 del suddetto Decreto si prevede l'istituzione del comune di Carbonia con capoluogo nel villaggio minerario in località monte Fossone, la cui circoscrizione comprende l'intero territorio del comune di Serbariu (che fu soppresso), nonché alcune parti dei territori dei comuni di Gonnesa e di Iglesias. I lavori, costati circa 325 milioni di lire dell'epoca, vennero completati nel 1938, sebbene parecchi quartieri sarebbero stati costruiti negli anni successivi. I lavori si basarono sui progetti realizzati dall'ingegner Cesare Valle e dall'architetto Ignazio Guidi.

"Una città sorta dal nulla, ne sono orgoglioso"
L'ex-torre Littoria
L'ex-torre Littoria

«La città è sorta dal nulla, d'incanto. Queste cose mi emozionano, mi rendono orgoglioso. Sono le opere più belle. Pensa che da lì fuggivano tutti. C'era una malaria tremenda, morivano come mosche. Avevano terrore di vivere lì, invece ora ci corrono. Ho fatto dire a Starace quelle cose, perché dirle io era come chiamare gli applausi. Ho avuto molto entusiasmo, erano pieni di gioia, deliranti. Hanno apprezzato molto ciò che ho detto dei sardi. I bambini sono piccoli, patitini. Miglioreranno.»

Reduce dal viaggio inaugurale a Carbonia, Benito Mussolini esterna a Clara Petacci le proprie sensazioni che la donna del Duce annota nel suo diario in data 19 dicembre 1938[39].

E in una telefonata serale sempre alla Petacci aggiunge:

«Sono inquieto, perché sul giornale c'è scritto "l'autarchico carbone", mentre io ho detto "l'autentico carbone". È un significato completamente diverso. Ah! non ci sanno fare, sbagliano sempre tutto.»

Nell'immagine in alto: La torre Civica (torre Littoria durante il regime fascista). Originariamente era presente un balcone all'altezza del primo piano da cui Mussolini tenne il discorso inaugurale della città.

La data che è comunemente celebrata come l'anniversario della città è quella dell'inaugurazione, che avvenne nella giornata nazionale della fede per la patria fascista[40](commemorazione introdotta dal 1935 con le donazioni delle fedi delle spose italiane), il 18 dicembre 1938[41], alla presenza di Mussolini in persona il quale, nella sua seconda visita al bacino carbonifero del Sulcis, tenne un discorso inaugurale e propagandistico dalla torre Littoria in presenza di circa 35 000 persone[41] radunate nella centrale piazza Roma, a conclusione dei lavori di edificazione del centro urbano della città, la seconda a carattere minerario realizzata dal regime dopo Arsia. Seguì poco dopo un riconoscimento per Carbonia con l'attribuzione del titolo di Città (con Regio decreto legge del 9 febbraio 1939)[40].

Un efficace spaccato di ció che fu la costruzione di Carbonia e delle realtà umane che vi contribuirono, affrontando non poche difficoltà, è riscontrabile nel romanzo Terra del carbone di Valerio Tonini[42][43], ingegnere che prese parte all'opera in prima persona con la ditta edile di cui era titolare.

La città, negli anni dell'autarchia, fu meta di un vasto flusso migratorio da altre regioni dell'isola e anche da oltre Tirreno; si valuta che circa il 25% del primo nucleo di 12.000 abitanti provenisse da altre regioni italiane, in particolare dal Veneto, dalle Marche, dagli Abruzzi, dalla Basilicata e dalla Sicilia (di questo primo nucleo il 90% era costituito da uomini)[44], infatti le miniere di carbone sulcitane lavoravano a pieno regime essendo una delle principali fonti di approvvigionamento di combustibile dell'Italia dell'epoca, fatto che aumentò notevolmente i livelli occupazionali nel Sulcis.

Nel 1940 venne approvato il "piano generale della zona carbonifera di Carbonia" il quale prevedeva un ulteriore sviluppo insediativo attorno a Carbonia, incentrato sia sui centri già esistenti di Portoscuso e Gonnesa (che avrebbero dovuto raggiungere rispettivamente i 20.000 e i 10.000 abitanti), sia su quelli di nuova fondazione come Bacu Abis e Cortoghiana (la cui popolazione prevista era di 10.000 e 5.000 abitanti rispettivamente) per realizzare il sogno di Mussolini di fare del Sulcis una sorta di "Ruhr italiana"[45]. Tuttavia, a causa della guerra, il piano venne accantonato e nel periodo compreso tra il 1940 e il 1943 tutte le miniere del bacino carbonifero del Sulcis furono militarizzate: furono raggiunti i massimi livelli di produzione di carbone con grandi sacrifici e numerosi incidenti sul lavoro, anche mortali. La Carbosarda, forte della condizione di azienda militarizzata, attuò un regime di sfruttamento con provvedimenti arbitrari come l'aumento del costo dei viveri di prima necessità negli spacci aziendali e del costo dell'energia, fino all'aumento degli affitti per le case dei minatori e per gli alberghi operai[46], in contrasto con gli accordi contrattuali, tanto che vi fu quasi subito un'unanime reazione di contrapposizione da tutti i lavoratori del bacino carbonifero del Sulcis. Così il 2 maggio 1942 nella città vi fu uno sciopero, il primo in Sardegna[47][48] e tra i primi in Italia[46][47] durante il ventennio e la guerra, organizzato contro il caro vita da cellule clandestine del Partito Comunista e diretto da Tito Morosini, delegato confederale del sindacato corporativo fascista dei lavoratori, iniziato con l'astensione totale dal lavoro nei pozzi carboniferi di Sirai. Circa due settimane dopo, il 15 maggio 1942, venne inaugurata Cortoghiana (anche in questo caso alla presenza di Mussolini, che, alla sua terza visita nel Sulcis, fece un secondo discorso in piazza Roma a Carbonia), tuttora una delle frazioni più popolate di Carbonia, da cui dista pochi chilometri.

Macchina tagliatrice in una galleria della miniera di Serbariu
Macchina tagliatrice in una galleria della miniera di Serbariu

Seconda guerra mondiale

Durante la Seconda guerra mondiale, nel 1943, Carbonia fu bombardata tre volte dagli aerei alleati, seppur subendo danni minori rispetto a quelli patiti da altri centri dell'isola. Dopo la fine del conflitto e la caduta del fascismo si visse un nuovo periodo di espansione economica, essendo le miniere carbonifere sulcitane rimaste le sole a poter garantire adeguati livelli di produzione nel paese, dopo che l'Istria e i suoi giacimenti erano passati alla Jugoslavia.


Gli scioperi del dopoguerra

Dal 5 ottobre 1948 al 16 dicembre dello stesso anno fu effettuato lo "sciopero bianco"[49] di 72 giorni per contrastare le misure repressive e provocatorie della direzione della Carbosarda, in attuazione di una rigida politica di costi e ricavi nella gestione aziendale, posta in essere con licenziamenti e trasferimenti di personale (soprattutto quello più politicizzato e sindacalizzato), aumento indiscriminato dei fitti delle case e degli alberghi operai, dei viveri negli spacci aziendali, dei prezzi dell'energia e del carbone ceduto alle maestranze, riduzioni arbitrarie degli stipendi anche con applicazione delle multe ai dipendenti responsabili di presunti disservizi.

Minatori di Carbonia al lavoro, foto di Federico Patellani, 1950
Minatori di Carbonia al lavoro, foto di Federico Patellani, 1950

Lo sciopero bianco si attuò con la "non collaborazione"; i minatori, presenti regolarmente al lavoro nei cantieri minerari, dopo le 8 ore di normale servizio giornaliero non effettuarono più prestazioni straordinarie a cottimo (retribuite secondo la quantità di carbone estratto), in base a precedenti accordi aziendali, tanto che la produttività della Carbosarda scese del 50%. La direzione della Carbosarda reagì con misure drastiche e incontrollate ancora più pesanti di quelle sopra indicate, ricorrendo con intimidazioni alla Polizia e alla magistratura. Esplose così, non solo a Carbonia e nel Sulcis, ma anche in tutta la Sardegna e nel resto della penisola, un vasto movimento popolare di solidarietà e sostegno alla lotta dei minatori carboniferi con i seguenti gesti significativi: parecchi lavoratori sottoscrissero a loro favore mezza giornata di paga, come i dipendenti comunali di Carbonia; i commercianti della città aprirono crediti alle famiglie dei minatori; la C.G.I.L. nazionale inviò più volte un contributo di un milione di lire; i minatori di tutta Italia proclamarono uno sciopero di 24 ore in segno di solidarietà. Un tentativo di mediazione fra la direzione mineraria e le rappresentanze sindacali, promosso dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale il 19 novembre 1948, fallì per rigidità e intransigenze della Carbosarda. Dopo un lungo braccio di ferro nel quale la Direzione della Carbosarda minacciò di non corrispondere salari e gratifiche natalizie, e dopo che i minatori licenziati si barricarono nei pozzi minerari per non essere allontanati dal posto di lavoro con l'intervento della Polizia, la S.M.C.S., con la mediazione del presidente dell'A.Ca.I., ing. Mario Giacomo Levi (contrario alla posizione portata avanti dalla Carbosarda finora), sottoscrisse un accordo con le rappresentanze sindacali il 17 dicembre 1948, annullando tutti i provvedimenti restrittivi presi (licenziamenti, multe, aumenti dei prezzi nei viveri, nei fitti e nell'energia) e aumentando le retribuzioni, con vittoria quasi totale nella vertenza dei lavoratori carboniferi. Per questo e altri episodi in cui l'intera popolazione cittadina difese in quegli anni le vertenze sindacali legate al lavoro nelle miniere, Carbonia fu soprannominata dalla stampa con l'appellativo di Stalingrado sarda[50].

Nel 1949 si toccò la punta massima di popolazione della storia cittadina, con oltre 48.000 residenti e 60.000 dimoranti[51]. A inizio anni cinquanta con la giunta municipale guidata dal sindaco Pietro Cocco fu avviato un primo programma politico di riscatto dalla servitù aziendale dell'A.Ca.I., già tentato dalla precedente giunta diretta dal sindaco Renato Mistroni, che coinvolse tutta la cittadinanza appartenente sia alla maggioranza che alla minoranza politica. Con l'adesione dell'Italia nel 1953 alla C.E.C.A (Comunità europea del carbone e dell'acciaio) si ebbero importanti conseguenze economiche e sociali per il bacino carbonifero del Sulcis e per le miniere a Carbonia.


Dalla chiusura delle miniere agli anni da capoluogo provinciale


Con la fine dell'embargo contro l'Italia, i carboni esteri, più economici e con minore presenza di zolfo, portarono alla crisi del settore estrattivo sulcitano, particolarmente grave in quanto all'epoca Carbonia e altri comuni della zona si basavano economicamente su questo tipo di attività. Nell'autunno del 1962 vi fu il primo ritrovamento di un reperto nel sito archeologico di monte Sirai da parte di un ragazzo di Carbonia. Tutto ciò desterà un interesse nazionale e internazionale sull'area, tanto che nell'agosto del 1963 vi fu la prima campagna di scavi sul sito archeologico, condotti dalla Sopraintendenza di Cagliari e dall'Istituto Studi del Vicino Oriente dell'Università La Sapienza di Roma.

Nonostante i numerosi scioperi alla fine si assistette alla chiusura di molte miniere sulcitane, e tra queste anche quella di Serbariu, la cui attività estrattiva fu interrotta nel 1964. Conseguenza di queste dismissioni fu una vasta emigrazione da Carbonia in poco tempo, la cui popolazione si assestò negli anni a seguire sui 30.000 abitanti. Con l'apertura del vicino polo industriale di Portovesme, finanziato da aziende statali, i livelli occupazionali della zona si risollevarono, seppur in parte. La popolazione della città aumentò leggermente tra gli anni settanta fino agli anni novanta. Il successivo disimpegno dello Stato tramite le privatizzazioni di queste realtà produttive, dovuto all'eccessivo debito pubblico, mostrò ben presto la scarsa competitività delle medesime. Ciò determinò una nuova pesante crisi della città e del suo tessuto produttivo, con una notevole diminuzione dei lavoratori nel polo di Portovesme. Di conseguenza quest'ultimo fattore determinò un riaumento dell'emigrazione, che portò la popolazione a diminuire in meno di dieci anni di circa duemila unità.

Viale Gramsci, una delle principali vie del centro.
Viale Gramsci, una delle principali vie del centro.

Tutto ciò fu accompagnato da tragici fenomeni sociali che colpirono duramente soprattutto la popolazione giovanile. Tra questi si può annoverare la diffusione tra la fine degli anni ottanta e i primi anni novanta dell'eroina che da un lato determinò l'aumento di fenomeni legati alla cosiddetta criminalità predatoria e dall'altra a un notevole aumento della mortalità giovanile. Per quanto i dati demografici del 2004 abbiano mostrato almeno una minima crescita della popolazione, si possono considerare come esemplificativi della condizione economica della città i tassi di disoccupazione giovanile maschile e femminile: il primo si attesta al 57%, mentre il secondo ben al 71%.

Tuttavia nel primo quinquennio degli anni 2000 vi è stata una notevole crescita del settore dei servizi, in particolar modo grazie alle nuove attività commerciali sorte in città. Negli ultimi anni inoltre la città sta giocando la carta del turismo legato soprattutto all'archeologia industriale: a questo riguardo va segnalata la ristrutturazione della vecchia miniera di Serbariu, riconvertita a museo (ospita il Centro Italiano della Cultura del Carbone), e i lavori di ristrutturazione del centro storico (piazza Roma), ora più simile allo stile della fondazione.

Con l'attività di diversi comitati cittadini, ma grazie anche alla sensibilità e all'impegno di parlamentari e rappresentanti politici nelle istituzioni legislative e amministrative, il 12 luglio 2001 viene istituita la Provincia di Carbonia-Iglesias, con l'approvazione della Legge Regionale numero 9[52] da parte del Consiglio della Regione Autonoma della Sardegna che crea quattro nuove province nell'isola, le quali divennero poi operative a seguito delle elezioni provinciali dell'8 e 9 maggio 2005. Il 12 ottobre 2005, con Delibera del Consiglio Provinciale n. 21 (Determinazione del Capoluogo. Atto Statutario.) a Carbonia, unitamente a Iglesias, è stata ufficialmente attribuita la qualifica di capoluogo della Provincia di Carbonia-Iglesias. Tale situazione si manterrà sino al 2016, anno del passaggio del territorio del dismesso ente intermedio sulcitano alla Provincia del Sud Sardegna[53], di cui Carbonia diveniva il capoluogo, sebbene a titolo provvisorio, il 31 maggio di quell'anno[8].


Simboli


Lo stemma civico, concesso e approvato con un regio decreto datato 26 ottobre 1939,[54] presenta una lampada da minatore in testa a una montagna di carbone, a caratterizzare la vocazione mineraria della città, con la seguente descrizione:

«D'azzurro, alla lampada da minatore, alla montagna formata da un banco di carbone, il tutto al naturale. Ornamenti esteriori da Città.»

All'atto della sua creazione in epoca fascista, la lampada nello stemma era addestrata in alto dalla lettera M maiuscola di porpora, iniziale di Mussolini, elemento eliminato nel tempo.[55]

Il gonfalone comunale presenta questo stemma posto su drappo nero e azzurro con la scritta Città di Carbonia a caratteri dorati, con la seguente descrizione:

«Drappo partito d'azzurro di nero riccamente ornato di ricami d'oro, caricato dallo stemma sopra descritto con l'iscrizione centrata in oro: Città di Carbonia.[56]»


Onorificenze


Titolo di Città
 Conferito a Carbonia con R.D.L. del 9 febbraio 1939
Medaglia d'argento al merito civile
«…Nobile testimonianza di dedizione al lavoro e di riscatto sociale spinti fino all'estremo sacrificio[57]
 Conferita a Carbonia dal Presidente della repubblica Giorgio Napolitano il 27 ottobre 2011

Monumenti e luoghi d'interesse



Archeologia


L'acropoli fenicio-punica di Monte Sirai
L'acropoli fenicio-punica di Monte Sirai

Grotte e domus de janas

Numerose sono le grotte e le domus de janas presenti nel territorio comunale, le più importanti (scavate e oggetto di studio) sono le seguenti:


Tombe dei giganti

Lo stesso argomento in dettaglio: Complesso archeologico Corona Maria.

Nel territorio carboniense sono presenti le tombe dei giganti di "Corona Maria", monumenti costituiti da sepolture collettive appartenenti alla età nuragica (II millennio a.C.), presenti nella "Pineta Nord" di Cortoghiana, con costruzioni a pianta rettangolare absidata, edificate mediante dei monoliti di pietra di grandi dimensioni conficcati nella terra.


Nuraghi

Il nuraghe Sirai, ai piedi dell'omonimo colle
Il nuraghe Sirai, ai piedi dell'omonimo colle

Nel comune di Carbonia sono stati censiti vari nuraghi, in buona parte risalenti ad un periodo compreso tra l'età del Bronzo Medio (1900 a.C. - 1600 a.C.) ed il VI secolo a.C.:


Altri siti archeologici

Altri siti archeologici importanti sono i seguenti:


Architetture religiose


La chiesa di San Ponziano col suo campanile
La chiesa di San Ponziano col suo campanile
L'originaria chiesa della Beata Vergine Addolorata di via Sicilia, realizzata in un ex camerone operaio
L'originaria chiesa della Beata Vergine Addolorata di via Sicilia, realizzata in un ex camerone operaio

Architetture civili


Veduta di piazza Roma con sullo sfondo il teatro Centrale, l'ex dopolavoro e la torre civica
Veduta di piazza Roma con sullo sfondo il teatro Centrale, l'ex dopolavoro e la torre civica
Il teatro Centrale
Il teatro Centrale

Miniere


I resti delle strutture della ex miniera carbonifera di Cortoghiana.
I resti delle strutture della ex miniera carbonifera di Cortoghiana.

Gli impianti minerari del bacino carbonifero del Sulcis, si trovavano per la maggior parte nel territorio di Carbonia alcuni dei quali riconvertiti ad uso museale o come siti di memoria collettiva dell'epoca mineraria. Nel territorio comunale di Carbonia erano attive le seguenti miniere dismesse con estrazione soprattutto di carbone, ma anche di diversi tipi di minerali:


Altro


Piazza Roma, con la statua Frammento di Vuoto I, il palazzo municipale e la chiesa di San Ponziano con relativo campanile
Piazza Roma, con la statua Frammento di Vuoto I, il palazzo municipale e la chiesa di San Ponziano con relativo campanile
Il Monumento al Minatore
Il Monumento al Minatore

Aree naturali


Viale interno del parco di Monte Rosmarino
Viale interno del parco di Monte Rosmarino

Società



Evoluzione demografica


Il numero di abitanti di Carbonia nei primi decenni della sua storia è stato strettamente legato all'andamento dell'attività delle miniere cittadine, in particolare di quella di Serbariu.
Il numero di abitanti di Carbonia nei primi decenni della sua storia è stato strettamente legato all'andamento dell'attività delle miniere cittadine, in particolare di quella di Serbariu.

Gli abitanti di Carbonia sono denominati carboniensi, a volte carboniesi (in sardo carbonièsus o carboniàntis). La caratteristica particolare di questo comune è costituita dal fatto che ha una popolazione originaria eterogenea proveniente da diverse zone della Sardegna e d'Italia, inizialmente dai centri di tradizione mineraria. Numerose comunità di origine abruzzese, calabrese, emiliana, friulana, lucana, marchigiana, pugliese, siciliana, toscana, umbra, veneta e di altre parti d'Italia si sono stabilite nel comune: molte delle province italiane sono, o sono state, qui rappresentate, comprese quelle della regione giuliano-istriana e quarnerina, con famiglie provenienti dalle città e province di Pola, di Fiume e di Trieste, in particolare dai comuni di Albona, Arsia, Fasana, Gallignana, Pisino, Sanvincenti. Le provincie non sarde più rappresentate nel 1938, anno di fondazione, erano quelle di Chieti con 291 individui, Pesaro con 275, Potenza con 224, Treviso con 157, Belluno con 141 e Caltanissetta con 111[44].

A livello demografico il popolamento Carbonia ha avuto un andamento oscillante, legato allo sviluppo produttivo delle attività carbonifere, con rapidi incrementi in pochi anni fino a far diventare la città il terzo comune più popolato della Sardegna (con quasi 60 000 abitanti domiciliati), dopo Cagliari e Sassari, e il primo centro di fondazione autarchica d'Italia per popolazione fino agli anni sessanta. Fotografa bene quel periodo il detto popolare diffuso in Sardegna si calincunu perdit unu fillu, de siguru ddu agatat in Carbonia (se qualcuno perde un figlio, di sicuro lo ritrova a Carbonia). Dagli anni sessanta in avanti invece il numero di abitanti di Carbonia fece registrare continui e progressivi decrementi a causa dell'emigrazione, dovuta in gran parte alla quasi completa chiusura del bacino carbonifero e dei relativi impianti minerari, con la riduzione del personale addetto e alla diminuzione delle attività estrattive del carbone. Così, si passò da circa ventimila lavoratori a poco più di un qualche centinaio di dipendenti dell'azienda carbonifera, rimasti nelle ultime due miniere di carbone rimaste al tempo attive, ubicate però nel vicino comune di Gonnesa, fuori dal territorio comunale carboniense. Con la crisi economica che ha colpito il territorio dagli anni novanta in poi, Carbonia ha subito un progressivo calo demografico che l'ha portata negli anni duemila al di sotto della quota 30 000 abitanti[73]. Ciò nonostante facendo riferimento ai dati del censimento generale della popolazione e delle abitazioni 2011[74] Carbonia era l'ottavo comune in Sardegna per numero di abitanti.

Nel grafico sotto riportato, per i censimenti precedenti alla fondazione del comune il dato della popolazione tiene conto di coloro che ebbero residenza nell'odierno territorio comunale carboniense, che apparteneva allora ai comuni di Serbariu, di Iglesias e di Gonnesa.

Il costume tradizionale di Serbariu: date le origini della città l'aspetto folcloristico nel comune è portato avanti soprattutto nel borgo originario e nella frazione di Barbusi
Il costume tradizionale di Serbariu: date le origini della città l'aspetto folcloristico nel comune è portato avanti soprattutto nel borgo originario e nella frazione di Barbusi

Abitanti censiti[75]


Etnie e minoranze straniere


Riguardo agli stranieri presenti in città, al 31 dicembre 2018 risiedevano nel comune 567 cittadini non italiani[76], pari a circa il 2% della popolazione[77].

Le nazionalità maggiormente rappresentate risultavano essere[76]:


Lingue e dialetti


Le origini di Carbonia, popolata agli albori anche da famiglie provenienti dall'Italia continentale, ne fanno un comune diverso rispetto a tutti gli altri della Sardegna; ciò è il motivo per cui in questa città (con la eccezione del borgo originario di Serbariu) non esiste un dialetto propriamente locale della lingua sarda, ma un italiano regionale aventi sue caratteristiche espressioni gergali, costituendo necessariamente una sorta di lingua franca che consentì la comunicazione fra loro delle diverse comunità presenti nel comune, benché ora siano più omogenee e meno divise rispetto al passato. Il sardo di variante campidanese-sulcitana rimane comunque, oltre all'italiano, la lingua più diffusa e compresa, benché sia ormai relegata ad esclamazioni, espressioni gergali o all'ambito familiare: è poco parlata anche tra gli stessi sardi nativi residenti in città.

Il palazzo della Provincia del Sud Sardegna di via Mazzini, già sede della ex Provincia di Carbonia-Iglesias. La struttura in origine era uno dei numerosi alberghi operai presenti in città.
Il palazzo della Provincia del Sud Sardegna di via Mazzini, già sede della ex Provincia di Carbonia-Iglesias. La struttura in origine era uno dei numerosi alberghi operai presenti in città.

Istituzioni, enti e associazioni


Carbonia ospita la sede legale della provincia del Sud Sardegna, posta in via Mazzini. A Carbonia ha inoltre sede l'ospedale Sirai. Situato nella periferia nord della città, è uno dei due nosocomi attivi nel Sulcis-Iglesiente.


Cultura



Archivi e biblioteche



Ricerca



Scuole


Tra la città e le sue frazioni sono presenti 7 scuole dell'infanzia, 9 scuole primarie, 5 scuole secondarie di primo grado e 5 scuole secondarie di secondo grado (di cui un liceo classico e linguistico, uno scientifico, due istituti tecnici e uno professionale). Oltre a queste scuole pubbliche, è attiva una scuola dell'infanzia gestita dalle suore domenicane dello Spirito Santo, mentre le suore Orsoline di San Girolamo gestiscono una scuola dell'infanzia, una primaria e una secondaria di primo grado parificate.


Musei


Interno del museo del carbone, ospitato nella ex lampisteria della miniera di Serbariu
Interno del museo del carbone, ospitato nella ex lampisteria della miniera di Serbariu

Media



Stampa


Radio


Televisione


Geografia antropica



Frazioni


Lo stesso argomento in dettaglio: Frazioni di Carbonia.
Piazza Venezia a Cortoghiana, la più popolosa delle frazioni carboniensi.
Piazza Venezia a Cortoghiana, la più popolosa delle frazioni carboniensi.

Oltre al centro cittadino, il comune di Carbonia comprende varie località distribuite al di fuori del perimetro urbano. Tra di esse, le più popolose (Bacu Abis, Barbusi, Cortoghiana, Is Gannaus e Serbariu) sino al 2011 hanno costituito delle circoscrizioni municipali extraurbane.


Economia


Si è affermata ora a Carbonia un tipo di attività economica diversificata, dopo la chiusura di quasi tutti gli impianti del bacino carbonifero sulcitano, che la caratterizzavano con un'economia monoculturale. La città di Carbonia seppur faticosamente e lentamente, sta trovando nuovi equilibri e sviluppo nel terziario come centro di servizi non solo per il territorio del Sulcis (circa 85.000 abitanti), ma anche oltre lo stesso territorio della Sardegna sud-occidentale.

Questo sviluppo economico è limitato, però, dal fatto che Carbonia ha avuto e mantiene ancora la caratteristica di città aziendale, come Arsia in Istria e Torviscosa nel Friuli, dove, fino a qualche decennio fa, non esisteva quasi il suolo pubblico. Infatti, le strade urbane, tutti gli impianti d'illuminazione, i sottoservizi idrici e fognari appartenevano all'A.Ca.I. (Azienda Carboni Italiani), che tramite la Carbosarda gestiva e possedeva non solo tutti gli impianti produttivi e industriali dell'intero bacino carbonifero del Sulcis, ma anche quasi tutto il patrimonio immobiliare di Carbonia e delle frazioni minerarie di Bacu Abis e di Cortoghiana, dove ogni casa e ogni edificio, sia per uso abitativo o pubblico, apparteneva alla sunnominata società mineraria. Persino il Palazzo Comunale e la chiesa di San Ponziano (la prima e più importante parrocchia della città) appartenevano alla società A.Ca.I., alla quale veniva pagato, addirittura, un affitto seppur simbolico di poche lire.

In questi decenni la situazione è cambiata anche se la maggior parte del patrimonio immobiliare del Comune di Carbonia appartiene ancora a società che ebbero attività minerarie ora dismesse e hanno il loro domicilio legale fuori dalla Sardegna; oppure all'Istituto Autonomo per le Case Popolari (con sede a Cagliari), diventato ora A.R.E.A. (Azienda Regionale di Edilizia Abitativa), che possiede da molti anni e detiene ancora quasi il cinquanta per cento del patrimonio abitativo nel comune già minerario. Tutto questa situazione influisce non poco su un normale sviluppo edilizio ed economico di questa città, che si sta battendo perché la maggior parte del patrimonio immobiliare, presente nel comune carboniense, sia affrancato e restituito alla sua comunità.


Infrastrutture e trasporti



Strade


Carbonia è raggiungibile attraverso:


Ferrovie


Il capolinea ferroviario di Carbonia Serbariu
Il capolinea ferroviario di Carbonia Serbariu

Carbonia dal 1956 è capolinea della ferrovia per Villamassargia di RFI, che nella stazione di Villamassargia si congiunge con la tratta principale Iglesias-Decimomannu-Cagliari. Il capoluogo regionale dista 68 km e i tempi di percorrenza oscillano tra i 55 e gli 80 minuti, a seconda che i treni siano diretti o meno (nel secondo caso a Villamassargia si ha la coincidenza col treno per Cagliari) e dal numero di fermate intermedie. Lo scalo ferroviario cittadino per i treni passeggeri dal 2011 è la stazione di Carbonia Serbariu, progettata con caratteristiche di centro intermodale passeggeri per ospitare in una stessa struttura i capolinea dei treni e delle autolinee extraurbane. L'originaria stazione RFI carboniense di Carbonia Stato è attiva invece per altre finalità di servizio, sebbene priva di traffico[79].

Lo stesso argomento in dettaglio: Ferrovia Villamassargia-Carbonia, Stazione di Carbonia Serbariu e Stazione di Carbonia Stato.

Sino al 1974 Carbonia era attraversata anche da un'altra ferrovia, la San Giovanni Suergiu-Iglesias, gestita dalle Ferrovie Meridionali Sarde, che permetteva di raggiungere in treno dalla città Iglesias e i comuni dell'isola di Sant'Antioco. Tali collegamenti sono oggi espletati con autolinee.

Lo stesso argomento in dettaglio: Ferrovia San Giovanni Suergiu-Iglesias e Stazione di Carbonia.

Autolinee


Autobus ARST in uso per le linee urbane cittadine in sosta dinanzi al centro intermodale di Carbonia Serbariu
Autobus ARST in uso per le linee urbane cittadine in sosta dinanzi al centro intermodale di Carbonia Serbariu

Carbonia è collegata al resto del territorio sulcitano ed a Cagliari dagli autobus dell'ARST. La società dispone inoltre di una propria sede in città, con depositi e officine.


Mobilità urbana


La mobilità pubblica nel centro cittadino è garantita da 2 autolinee urbane dell'ARST, che effettuano tra gli altri collegamenti con la zona del cimitero, con l'ospedale Sirai, con Serbariu, con Is Gannaus, col centro della città e con la stazione di Carbonia Serbariu.


Amministrazione


Lo stesso argomento in dettaglio: Sindaci di Carbonia.

Gemellaggi


Carbonia è gemellata con:


Sport


Un'azione del Carbonia (con la seconda maglia celeste) in una partita del Campionato di Eccellenza 2011-12 al campo Giuseppe Dettori
Un'azione del Carbonia (con la seconda maglia celeste) in una partita del Campionato di Eccellenza 2011-12 al campo Giuseppe Dettori

La principale squadra di calcio della città è l'A.S.D. Carbonia Calcio, che nella stagione 2020-2021 milita in Serie D e che ha all'attivo varie stagioni in Serie C. Il miglior risultato conseguito dalla squadra biancoblu è il terzo posto in Serie C 1955-1956, a un punto dalle squadre promosse in Serie B. La seconda squadra cittadina è invece l'AC Cortoghiana, rappresentante l'omonima frazione e militante stabilmente nel campionato di Promozione sardo da alcuni anni. Altre società minori, sia nella città che nelle varie frazioni, militano nei campionati inferiori e in quelli per categorie giovanili.

Varie le società attive negli altri sport, si spazia dalla pallacanestro alla pallavolo, dal rugby alla ginnastica artistica, dall'hockey su pista al tennis, sino all'atletica leggera e al nuoto (con la A.S.D. Rari Nantes Carbonia attiva a livello regionale e nazionale). Nella maggior parte dei casi le squadre competono a livello provinciale o regionale, anche se non mancano le eccezioni nella storia dello sport carboniense. Le società cittadine di pattinaggio ad esempio negli ultimi decenni hanno più volte lanciato campioni affermatisi poi a livello europeo e mondiale.


Impianti sportivi


Lo stadio Carlo Zoboli visto da via Monte Fossone
Lo stadio Carlo Zoboli visto da via Monte Fossone
L'interno del palazzetto dello sport cittadino durante l'amichevole di calcio a 5 tra Italia e Serbia del 2011
L'interno del palazzetto dello sport cittadino durante l'amichevole di calcio a 5 tra Italia e Serbia del 2011

Note


  1. Regio decreto numero 2189
  2. Dato Istat - Popolazione residente al 31 agosto 2022 (dato provvisorio).
  3. Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  4. Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  5. Carbonia, su Dizionario italiano multimediale e multilingue d'ortografia e pronunzia, Rai. URL consultato il 7 settembre 2011.
  6. Sardegna Mappe, su Sardegnageoportale.it, Regione Autonoma della Sardegna. URL consultato il 21 ottobre 2016.
  7. Progetti pervenuti ai sensi della L. 15/12/1999 n. 482 (PDF), su regionesardegna.it, Regione Autonoma della Sardegna, 4. URL consultato il 13 agosto 2010.
  8. Il Comune capoluogo della Provincia del Sud Sardegna è Carbonia, su provincia.carboniaiglesias.it, Gestione commissariale ex provincia di Carbonia-Iglesias, 31 maggio 2016. URL consultato il 1º giugno 2016.
  9. Città di Carbonia, foto aerea, su Sardegna Digital Library, Regione Autonoma della Sardegna. URL consultato il 14 ottobre 2018.
  10. Andrea Saba, L'economia del Sulcis Iglesiente - prima parte, su Sardegnaindustriale.it. URL consultato il 14 ottobre 2018./
  11. Carbonia, su Sardegnaturismo.it, Regione Autonoma della Sardegna. URL consultato il 14 ottobre 2018.
  12. Guida illustrata d'Italia, Touring Club Italiano, 1999, p. 383, ISBN 9788836516988.
  13. Sulcis (regione), su Sapere.it, De Agostini. URL consultato il 14 ottobre 2018.
  14. Sulcis, su Treccani.it. URL consultato il 14 ottobre 2018.
  15. La Storia, su 88.41.241.125, Comune di Carbonia. URL consultato il 27 febbraio 2010 (archiviato dall'url originale il 31 maggio 2011).
  16. I boddeus oggi parte del territorio carboniense sono citati nel territorio del Sulci proprio in Vittorio Angius, Città e villaggi della Sardegna dell'Ottocento : Icnhusa-Ozieri (Riedizione delle parti relative alla Sardegna del Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, editore G. Maspero e G. Marzorati) (PDF), a cura di Luciano Carta, Ilisso Edizioni, 2006 [1833-1856], pp. 615-617(617-619 nel pdf), ISBN 978-88-89188-89-7. URL consultato il 5 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2013).
  17. Francesco Floris (a cura di), La Grande Enciclopedia della Sardegna - 2° volume (PDF), Sassari, Editoriale La Nuova Sardegna, 2007, pp. 350-351 (356-357 nel pdf). URL consultato il 5 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 14 novembre 2012).
  18. Carbònia, su Sapere.it, De Agostini. URL consultato il 5 settembre 2011.
  19. Giovanni Antonio Sanna, Attraverso il Sulcis in ferrovia (estratto da pubblicazione "Il Sulcis" dell'Ente Regionale di Coltura della Sardegna del maggio 1926), in Le ferrovie del Sulcis - nella Sardegna sud occidentale fra documenti, immagini e racconti, Cortona, Calosci, 2012, p. 407, ISBN 978-88-7785-267-0.
  20. Atlante Geografico De Agostini per la scuola, Novara, De Agostini, 1994, p. 24, ISBN 88-415-1971-1.
  21. La città, su comune.carbonia.ci.it, Comune di Carbonia. URL consultato il 28 agosto 2011.
  22. Carta IGM scala 1:25000, su Geoportale Nazionale, Ministero dell'Ambiente. URL consultato il 27 gennaio 2017.
  23. Alberto La Marmora, Itinerario dell'isola di Sardegna (PDF), a cura di Maria Grazia Longhi, vol. 1, Nuoro, Ilisso, 1997 [1860], pp. 248 (126 nel pdf), ISBN 88-85098-59-2 (archiviato dall'url originale il 14 novembre 2012).
  24. Piano Strategico Comunale, pp. 32-33.
  25. Massimo Pittau, Toponimi nella Sardegna Meridionale, su Pittau.it, 2013. URL consultato il 27 gennaio 2017.
  26. Classificazione sismica, su protezionecivile.it, Protezione Civile. URL consultato il 17 ottobre 2008 (archiviato dall'url originale il 19 maggio 2011).
  27. Piano Strategico Comunale, pp. 34-37.
  28. Calcolo dei Gradi Giorno e della Zona Climatica, su il-risparmio-energetico.com. URL consultato il 10 maggio 2011.
  29. Ripopolamento e progresso economico del Sulcis dal XVIII al XX secolo - di Carlo Pillai Archiviato il 25 agosto 2012 in Internet Archive.
  30. Carta 1986, p. 9.
  31. Carta 1986, p. 10.
  32. Carta 1986, pp. 10-11.
  33. 'Il bacino carbonifero del Sulcis - la storia', su utenti.lycos.it. URL consultato il 26 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 6 settembre 2009).
  34. Carta 1986, p. 12.
  35. Carta 1986, p. 15.
  36. Peghin, Sanna, p.56.
  37. Peghin, Sanna, p.42.
  38. Carta 1986, p. 23.
  39. Clara Petacci, Mussolini segreto. Diari 1932-1938, a cura di Mauro Suttora, Rizzoli, 2009, ISBN 978-88-17-03737-2.
  40. Benito Mussolini inaugura Carbonia il 18 Dicembre 1938, su YouTube. URL consultato il 5 maggio 2018.
  41. Carta 1986, p. 39.
  42. Valerio Tonini, Terra del Carbone, Guanda, 1943.
  43. Valerio Tonini, Terra del Carbone, a cura di Sabrina Sabiu, Xedizioni, ISBN 9788898556311.
  44. Stefano Musso (a cura di), Tra fabbrica e società - Mondi operai nell'Italia del Novecento, Feltrinelli, 1999, p. 321, ISBN 88-07-99054-7.
  45. Franco Masala - Architettura in Sardegna dall'unità d'Italia alla fine del '900 pg. 225-226 - ISBN 88-87825-35-1, 2001
  46. Rinaldo Gianola, Senza fabbrica, Baldini e Castoldi, p. 82. URL consultato il 16 settembre 2011.
  47. Le lotte operaie, su spazioinwind.libero.it. URL consultato il 16 settembre 2011.
  48. Carta 1986, p. 79.
  49. Carta 1986, p. 106.
  50. La Carbonia Rossa, su spazioinwind.libero.it. URL consultato il 30 agosto 2011.
  51. Massimo Carta, I settant'anni della città di Carbonia sono meritati e non sono trascorsi invano (PDF), in La Gazzetta del Sulcis, 26 giugno 2008, p. 6. URL consultato il 30 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2011).
  52. Legge Regionale 12 luglio 2001, n. 9, su regione.sardegna.it, Regione Autonoma della Sardegna, 12 luglio 2001. URL consultato il 13 agosto 2010.
  53. Enti locali: approvato nuovo assetto territoriale e nominati amministratori straordinari, su regione.sardegna.it, Regione Autonoma della Sardegna, 20 aprile 2016. URL consultato il 27 maggio 2016.
  54. Carbonia, decreto 1939-03-30 RD, concessione di stemma, gonfalone e titolo di città, su Archivio centrale dello Stato, Ufficio araldico, Fascicoli comunali, busta 209, fascicolo 3116.6.
  55. Carbonia, su araldicacivica.it. URL consultato il 21 agosto 2021.
  56. Città di Carbonia - Art. 5, comma 1, dello Statuto Comunale, su comune.carbonia.ca.it, Comune di Carbonia. URL consultato il 17 ottobre 2008 (archiviato dall'url originale il 28 agosto 2008).
  57. Carbonia Gonfalone della Città di, su Quirinale.it. URL consultato il 1º maggio 2012.
  58. Peghin, Sanna, p.86.
  59. Marco Olianas, Carbonia. Riaperta al culto la “chiesetta di Via Sicilia", primo luogo di culto della Parrocchia B. V. Addolorata., su Diocesidiiglesias.it. URL consultato il 3 agosto 2015.
  60. Peghin, Sanna, p.90.
  61. Uffici Comunali: Messi, Centralino e Uscieri, su comune.carbonia.ci.it, Comune di Carbonia. URL consultato il 25 gennaio 2017.
  62. Peghin, Sanna, p.80.
  63. Peghin, Sanna, p.78.
  64. Peghin, Sanna, p.82.
  65. Peghin, Sanna, p.102.
  66. Peghin, Sanna, p.134.
  67. Peghin, Sanna, p.108.
  68. Peghin, Sanna, p.112.
  69. Peghin, Sanna, p.114.
  70. Peghin, Sanna, p.74.
  71. Simone Franceschi, Grande riconoscimento per Piazza Roma. È tra le 60 piazze più vivibili d'Europa, su 0781.info, 14 settembre 2007. URL consultato il 17 ottobre 2008 (archiviato dall'url originale il 21 luglio 2011).
  72. Primo maggio 2005 - Carbonia - Inaugurazione di “Frammento di Vuoto I”, ultima opera del grande maestro Giò Pomodoro, e della restaurata Piazza Roma, su comune.carbonia.ca.it, Comune di Carbonia. URL consultato il 17 ottobre 2008 (archiviato dall'url originale il 5 gennaio 2009).
  73. Andrea Scano, Una città con l'accento straniero, in L'Unione Sarda, 9 dicembre 2010.
  74. Statistiche I.Stat, su Istat.it. URL consultato il 16 gennaio 2013.
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  82. Giuseppe Casti, Intitolazione Stadio Comunale "Carlo Zoboli", su comune.carbonia.ci.it, Comune di Carbonia. URL consultato il 9 settembre 2011.
  83. Antonello Pirotto, Il mitico Comunale riapre i battenti, su La Nuova Sardegna, 31 ottobre 2004. URL consultato il 16 settembre 2011.
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Bibliografia



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[de] Carbonia

Carbonia ist eine italienische Stadt und Gemeinde auf Sardinien mit 27.611 Einwohnern (Stand 31. Dezember 2019). Zusammen mit Iglesias ist Carbonia Hauptstadt der Provinz Sulcis Iglesiente.

[en] Carbonia, Sardinia

Carbonia (pronounced [karˈbɔːnja] listen (help·info); Sardinian: Crabònia [kraβɔɲa]) is a town and comune in the Province of South Sardinia, Sardinia, Italy. Along with Iglesias it was a co-capital of the former province of Carbonia-Iglesias, now suppressed. It is located in the south-west of the island, at about an hour by car or train from the regional capital, Cagliari.

[es] Carbonia

Carbonia (en sardo: Carbònia o Crabònia) es un municipio de Italia de 29.887 habitantes en la provincia de Cerdeña del Sur, región de Cerdeña.

[fr] Carbonia

Carbonia est une ville italienne d'environ 28 600 habitants, chef-lieu de la nouvelle province du Sud-Sardaigne en Sardaigne.
- [it] Carbonia

[ru] Карбония

Карбо́ния (итал. Carbonia, сард. Carbònia) — итальянский город с 28 009 жителями[2], временная столица провинции Южная Сардиния[3].



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