Portoscuso (Portescùsi in sardo) è un comune italiano di 4 864 abitanti[1] della provincia del Sud Sardegna. Si trova nella Sardegna sud-occidentale, nella regione del Sulcis-Iglesiente.
Portoscuso comune | |
---|---|
(IT) Portoscuso (SC) Portescùsi | |
![]() ![]() | |
![]() | |
Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | Sud Sardegna |
Amministrazione | |
Sindaco | Ignazio Salvatore Atzori (lista civica) dal 13-6-2022 |
Territorio | |
Coordinate | 39°12′17.49″N 8°22′49.83″E |
Altitudine | 6 m s.l.m. |
Superficie | 38,09 km² |
Abitanti | 4 864[1] (31-3-2022) |
Densità | 127,7 ab./km² |
Frazioni | Bruncuteula (condivisa con il comune di San Giovanni Suergiu), Paringianu, Portovesme[2] |
Comuni confinanti | Carbonia, Gonnesa, San Giovanni Suergiu |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 09010 |
Prefisso | 0781 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 111057 |
Cod. catastale | G922 |
Targa | SU |
Cl. sismica | zona 4 (sismicità molto bassa)[3] |
Cl. climatica | zona B, 794 GG[4] |
Nome abitanti | (IT) portoscusesi (SC) portescusesus |
Patrono | Santa Maria d'Itria |
Giorno festivo | 51 giorni dopo Pasqua (sempre di martedì) |
Cartografia | |
![]() nella provincia del Sud Sardegna | |
Sito istituzionale | |
Modifica dati su Wikidata · Manuale |
Dal punto di vista morfologico il territorio è pianeggiante. I pochi modesti rilievi che si riscontrano nel territorio comunale si trovano a nord dell'abitato e sono Monte Cirfini (158 m s.l.m.) e Punta Maiorchina (163 m s.l.m.)[5].
Il bacino idrografico principale è quello del Rio Paringianu.
La vegetazione autoctona è la tipica macchia mediterranea.
Il nome attuale viene da Puerto Escús[6]; escos o escus in catalano è il participio passato arcaico di escondir ossia "nascondere"; Portoscuso significa quindi letteralmente "porto nascosto"[7].
La presenza dell'uomo nel territorio di Portoscuso risale al neolitico con l'insediamento all'aperto di Su Stangioni e i ripari sotto roccia in località Crobettana. All'età del rame appartengono invece le grotte sepolcrali, scoperte nella medesima località, e i circoli megalitici in località Piccinu Mortu e Su Medadeddu nonché il villaggio in località Sa Grutta de Is Abis[5].
Dell'età del bronzo si conoscono i siti, di cultura di Bonnanaro, di Su Stangioni e Punta Niedda e alcuni nuraghi e villaggi di capanne mentre poco oltre il confine comunale con Gonnesa si trova l'importante complesso nuragico di Seruci. La zona fu poi frequentata dai fenici, seguiti dai punici e dai romani del cui passaggio rimangono alcune testimonianze, in particolare per quanto riguarda l'aspetto funebre, con le necropoli in zona San Giorgio e Piccinu Mortu.
In epoca medievale il territorio fece parte del giudicato di Cagliari, inserito nella curatoria di Sulcis. Dopo la scomparsa di quest'ultimo nel 1258 divenne parte dei domini dei della Gherardesca, conti di Donoratico. Esisteva all'epoca un modesto scalo, poi abbandonato e in seguito riarmato nel XVIII secolo, denominato Canelles o Canneddas (toponimo che fa riferimento alla presenza di canneti)[8], di cui rimangono i ruderi di una chiesa intitolata a san Giorgio[9].
Nell'ottobre del 1323 nelle acque di Canyelles (Portovesme) si svolse un evento bellico di un certo rilievo tra gli aragonesi, che stavano assediando Villa di Chiesa, e la flotta pisana, capitanata dal viceammiraglio Francesco Zaccio, composta da 33 galee[10].
«Ricorderò poi che fu in questa spiaggia, come la più vicina a Iglesias, che l'infante D. Alfonso fece sbarcare le macchine per la oppugnazione di quella città, e in queste acque che la squadra pisana prese nella stessa epoca alcune navi aragonesi, bruciò gli altri bastimenti raccoltivi dal suddetto conquistatore, e tutta la munizione ammucchiatavi.» |
(Vittorio Angius (1841), Dizionario Geografico Storico-Statistico-Commerciale degli Stati di S.M. Re di Sardegna (a cura di Goffredo Casalis)) |
L'odierno abitato di Portoscuso nasce nel XVI secolo, in periodo spagnolo, come insediamento di tonnarotti e pescatori sardi, ma anche siciliani e ponzesi, e corallai marsigliesi e maiorchini[11][12][13]. Portoscuso era inoltre un importante scalo commerciale per lo sbarco di merci destinate a Iglesias. Sul finire del secolo venne edificata la torre costiera, oggi nota come Torre Spagnola, posta sotto il comando di un alcalde; la torre, data l'esiguità della guarnigione formata da soli due soldati, aveva principalmente una funzione di avvistamento piuttosto che di difesa[11].
A seguito della costruzione di alcune tonnare nella zona, il piccolo borgo originario, composto da baracche abitate durante le stagioni di pesca, iniziò a evolvere in paese.
«Lo stabilimento della Tonnara in questo sito fece che vi soggiornasse in principio un certo numero d’uomini, i quali difendessero gli edificii dello stabilimento e il corredo costoso della pesca dalle aggressioni degli africani [barbareschi]. Per questo vi fu edificata e armata una torre. […] Alcuni fidati nella difesa della torre vi si stabilirono con la famiglia, e vi si formò così una piccola popolazione.» |
(Vittorio Angius (1841), Dizionario Geografico Storico-Statistico-Commerciale degli Stati di S.M. Re di Sardegna (a cura di Goffredo Casalis)) |
Nel XVII secolo il paese venne ripetutamente assalito dai pirati barbareschi[11]; in una di queste incursioni la torre fu semidistrutta e alcuni dei suoi abitanti, che avevano trovato rifugio presso la zona dove oggi sorge il campo sportivo comunale, furono ivi trucidati o schiavizzati. Tale località oggi è nota col nome di Su Campu Dolorosu cioè "il campo del dolore". A ricordo di tale storico evento sono poste sul luogo, da anni, una croce e una lapide in memoria di quegli sventurati.
«Nel 1660 in maggio sei galere moresche essendo approdate in questo seno invasero la tonnara, bruciarono tutte le barche del servigio della pesca, e le capanne degli scabeccieri e salatori, presero i pesci della mattanza, e del salato che era in terra non lasciandovi più che 400 barili. La peschiera non fu risparmiata perché si tolsero la massima parte delle ancore, che ritengono le gomene dalle quali sono sostenute le reti. Fortunatamente la gente di servigio poté sottrarsi con la fuga, e pochissimi furono sorpresi e condotti in servitù.» |
(Vittorio Angius (1841), Dizionario Geografico Storico-Statistico-Commerciale degli Stati di S.M. Re di Sardegna (a cura di Goffredo Casalis)) |
Nel 1738, ormai in epoca sabauda, nella tonnara di Su Pranu (il "pianoro"), furono ospitate le numerose famiglie di profughi liguri provenienti da Tabarka, appena giunte in terra sarda in attesa che venisse completata la nuova cittadina di Carloforte, sull'isola di San Pietro, dove si sarebbero potute trasferire[14].
Portoscuso nel 1821 entrò a far parte della provincia di Iglesias, che rimase operativa fino al 1848. Successivamente il paese fu inserito nella divisione amministrativa di Cagliari e dal 1859 nell'omonima provincia. Furono i Genovès gli ultimi baroni del feudo e nel 1853 divenne comune autonomo[7]; anche se nel 1863, fu proposto che il comune fosse annesso a quello di Gonnesa[15].
Il 29 dicembre 1922 un gruppo di fascisti uccise i fratelli Fois, battellieri socialisti di Portoscuso. Fatto ricordato da Emilio Lussu in Marcia su Roma e dintorni[16].
Nel 1935 il governo fascista, in previsione di futuri attacchi nemici alle attività minerarie del Sulcis, su Portovesme e la vicina centrale termoelettrica, fece erigere a Portoscuso un sistema di fortificazioni, ancora visibili a Capo Altano e in altre località del territorio comunale[14]. Nel 1940 venne accorpato a Carbonia, per poi riconquistare l'autonomia nel 1945.
Dopo la seconda guerra mondiale, tra gli anni sessanta e settanta si sviluppò il polo industriale di Portovesme. Tra il 1951 e il 1961 la popolazione aumentò del +42,6%, mentre tra il 1961 e il 1971 del +32,8%[17].
Lo stemma e il gonfalone del comune di Portoscuso sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 4 giugno 1979.[18] Lo stemma è semipartito troncato: nel primo, d'argento, è raffigurata una fabbrica di rosso, con ciminiera fumante; nel secondo, di rosso, la torre di Portoscuso d'argento; nel terzo d'azzurro, un tonno al naturale. Simbolo di Portoscuso è la torre spagnola che si trova all'interno del paese, nei pressi della chiesa della Madonna d'Itria e della Tonnara, e domina il golfo circostante.
Il gonfalone è un drappo di azzurro.
Nel litorale del Comune di Portoscuso, partendo da nord verso sud, si hanno le seguenti cale, coste e spiagge più conosciute[23]:
Abitanti censiti[24]
Secondo i dati ISTAT la popolazione straniera residente al 31 dicembre 2019 era di 72 persone, pari all'1,5% della popolazione totale. Le nazionalità maggiormente rappresentate erano:
La variante del sardo parlata a Portoscuso è il campidanese comune.
È presente una biblioteca comunale[25].
Nel territorio comunale sono presenti[26]:
Oltre al centro cittadino, il comune di Portoscuso comprende varie località distribuite al di fuori del perimetro urbano. Tra di esse, le più popolose sono: Bruncuteula, Paringianu e Portovesme.
L'economia di Portoscuso si base principalmente sul settore secondario (dove spicca il polo industriale di Portovesme) e terziario. Il tonno pescato dalla tonnara di Su Pranu viene esportato in massima parte in Giappone[27].
Al 2020 Portoscuso è il comune con il reddito pro capite più alto della provincia del Sud Sardegna, pari a 18.717 €[28]. A livello regionale primeggia Cagliari con un reddito pro capite di 23.673 €[28].
Periodo | Primo Cittadino | Partito | Carica | |
---|---|---|---|---|
1997 | 2002 | Maria Francesca Cherchi | PDS | Sindaco |
2002 | 2003 | Adriano Puddu | Lista Civica | Sindaco |
2004 | 2007 | Ignazio Salvatore Atzori | Lista Civica | Sindaco |
2007 | 2012 | Adriano Puddu | Lista Civica | Sindaco |
2012 | 2017 | Giorgio Alimonda | Lista Civica - Portoscuso Insieme | Sindaco |
2017 | 2022 | Giorgio Alimonda | Lista civica - Portoscuso Insieme | Sindaco |
2022 | in carica | Ignazio Salvatore Atzori | Lista civica - Portoscuso Insieme | Sindaco |
La principale squadra di calcio della città è l'A.S.D. Portoscuso 1964 Calcio che militava fino alla scorsa stagione (2021/22) nel girone unico di Cagliari di terza Categoria. È nata nel 1964. Attualmente il paese ha una squadra di calcetto denominata South West Sport che milita nel campionato regionale di calcio a 5 nella serie C1.
Altri progetti
Controllo di autorità | VIAF (EN) 130378419 |
---|
![]() |