Il villaggio di Coglio è delimitato da elementi naturali: a nord principalmente la cresta della montagna[quale?] segna il confine con Giumaglio, a ovest il fiume Maggia lo separa da Lodano, a sud da Maggia e a est verso Brione Verzasca è delimitato dalla cresta della montagna[quale?][senzafonte].
Origini del nome
Coglio è una parola longobarda che significa "porzione di terreno"[senzafonte].
Storia
Il paese è attestato in un documento del 1182 come una vicinia[senzafonte]; nel 1237 fu indicato in un documento come Coni[1](da questa parola potrebbe derivare il nome in dialetto Coi), nel 1281 Convio, nel 1591 Coio e nella prima metà del XIX secolo Colio. Nel 1517 fra Coglio e Giumaglio vi fu una vertenza territoriale e si decise quindi di fissare i confini[senzafonte]. Nel XVI secolo (1528, 1580[senzafonte]) la comunità di Coglio tentò di staccarsi dalla parrocchia di Maggia, ma ci riuscì solo nel 1698[1].
L'agricoltura costituì per secoli la principale risorsa per il paese (viticoltura)[1]; ora l'attività è abbandonata salvo alcune eccezioni. Coglio fu uno dei più poveri paesi della Vallemaggia[senzafonte] e nel XX secolo si registrò una forte emigrazione verso la California[1].
Il territorio del comune di Coglio prima degli accorpamenti comunali del 2004
Già comune autonomo che si estendeva per 9,55km²[2], il 4 aprile 2004[3] è stato accorpato al comune di Maggia assieme agli altri comuni soppressi di Aurigeno, Giumaglio, Lodano, Moghegno e Someo. La fusione è stata approvata da una votazione popolare il 22 settembre 2002 (40 favorevoli, 14 contrari)[2] e ratificata dal Gran Consiglio l'8 ottobre 2003[4].
Simboli
Lo stemma dell'ex comune di Coglio, in uso fino al 2004, è blasonato come segue: d'azzurro, alla colomba sorante d'argento, a tre foglie di verde moventi dalla punta. Sullo stemma vi sono due elementi naturalistici: le tre foglie, riprese da un vecchio sigillo comunale della prima metà del XIX secolo, e la colomba, ripresa da un'acquasantiera dell'ossario, rievocando la storia amministrativa e politica-religiosa del paese.
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Chiesa parrocchiale della Madonna del Carmelo, eretta alla fine del XVII secolo e consacrata nel 1703[1];
Ossario, eretto nel XVIII secolo[1](1765) in stile barocco e adornato con pitture e bassorilievi[senzafonte];
Croce cimiteriale del 1719[1], posta tra la chiesa e l'ossario[senzafonte];
Due cappelle[senzafonte].
Architetture civili
Case del XVII-XVIII secolo[1], con pareti in sasso e tetti in beola[senzafonte];
Dal 1907 al 1965 comune è stato servito dalla stazione di Coglio-Giumaglio della ferrovia Locarno-Ponte Brolla-Bignasco.
Amministrazione
Ogni famiglia originaria del luogo fa parte del cosiddetto comune patriziale e ha la responsabilità della manutenzione di ogni bene ricadente all'interno dei confini della frazione.
Note
Daniela Pauli Falconi, Coglio, in Dizionario storico della Svizzera, 18 gennaio 2017. URL consultato il 7 dicembre 2017.
Dizionario storico della Svizzera, Ufficio cantonale di statistica di Bellinzona
Bibliografia
Piero Guelfi Camaiani, Dizionario araldico, Hoepli editore, Milano 1940.
Gastone Cambin, Armoriale dei Comuni Ticinesi, Edizioni Istituto Araldico e Genealogico, Lugano 1953.
Virgilio Gilardoni, Il Romanico. Catalogo dei monumenti nella Repubblica e Cantone del Ticino, La Vesconta, Casagrande S.A., Bellinzona 1967, 303.
Guglielmo Buetti, Note Storiche Religiose delle Chiese e Parrocchie della Pieve di Locarno, (1902), e della Verzasca, Gambarogno, Valle Maggia e Ascona (1906), II edizione, Locarno 1969, 394-397.
Martino Signorelli, Storia della Val Maggia, Tipografia Stazione S.A., Locarno 1972.
Agostino Robertini et alii, Coglio, in Il Comune, Edizioni Giornale del popolo, Lugano 1978, 117-128.
Rivista informativa de Il Comune, 1978, 117-128.
Bernhard Anderes, Guida d'Arte della Svizzera Italiana, Edizioni Trelingue, Porza-Lugano 1980, 178.
Flavio Maggi, Patriziati e patrizi ticinesi, Pramo Edizioni, Viganello 1997.
Rivista informativa del Comune di Maggia; A Tu per Tu; No. 1-2
Rivista Patriziale Ticinese; n. 264, marzo 2007, 9-10.
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