Santa Cristina di Tarantasca è un piccolo centro agricolo nel cuneese in Piemonte. Posto ad un'altezza di 450 s.l.m. è situato al centro di un quadrilatero formato da Tarantasca, di cui è frazione, Busca, Villafalletto e Centallo. Si raggiunge facilmente da Villafalletto verso Tarantasca al terzo chilometro in direzione di Cuneo. Conta circa 300 anime (anno 2007)[1]. Il nome degli abitanti è santacristinesi.
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Santa Cristina frazione | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Comune | ![]() |
Territorio | |
Coordinate | 44°30′N 7°33′E |
Altitudine | 450 m s.l.m. |
Abitanti | 310 (2007) |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 12020 |
Prefisso | 0171 |
Fuso orario | UTC+1 |
Nome abitanti | santacristinesi |
Patrono | santa Cristina |
Cartografia | |
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Vi si trovano tuttora vetusti edifici ormai in disuso correttamente datati e risalenti all'anno 1635; rara caratteristica di questi, le volte a botte poggianti sul pavimento con camino integrato. Di questa epoca secondo alcuni manoscritti rinvenuti ed in possesso della parrocchia, risale pure la parte absidale della chiesa, all'epoca piccola cappella di campagna atta ad ospitare circa trenta fedeli, tanti erano i residenti all'epoca; (fonte da documenti originali esistenti) dopo ripetuti rimaneggiamenti negli anni '15, '35 ,'82, '07, risulta oggi uno splendido[senza fonte] edificio di culto in stile neo-classico che può ospitare 150 persone. Nell'anno 2007 ne è stato risistemato il tetto e abbellita con tinteggiature.
L'economia è prevalentemente agricola, l'attività principale consiste nell'allevamento: bovino, suinicolo, cunicolo affiancato dalle colture di mais, frumento, foraggi, leguminose; considerevole è la produzione di latte. Sofferente di grave degrado dovuto al forte calo demografico degli ultimi anni, causato da emigrazione di molti soggetti verso città industrializzate, ha subito la chiusura totale di: asilo infantile, scuole elementari, due esercizi alimentari, osteria e una azienda vinicola tuttora esistenti ma inoperosi.
Nonostante la soppressione della linea di autopullman per pendolari verso lo stabilimento Michelin di Cuneo, ha visto evolversi discretamente l'edilizia incrementata dalla costruzione di nuove abitazioni civili e rurali; infatti oggi (2007) la popolazione registra un flebile ma costante incremento anche grazie all'affluenza di qualche arrivo prevalentemente estraneo nonostante si abbiano in loco scarse possibilità di attività lavorativa se non in stabilimenti altrove.
È attualmente servita da scuolabus per il trasporto degli alunni e da una linea di autopullman al venerdì, per accedere agevolmente al mercato buschese.
Opera in loco da parecchi anni il circolo ACLI ubicato nel salone parrocchiale dell'ex asilo infantile.
Stando ai convinti racconti di molti anziani, la tradizione vuole che, nei fitti boschi di cui un tempo era ricoperto il territorio, si aggirassero nottetempo ambigue presenze: le masche[2], individui scellerati, predisposti al male, che di notte assumevano sembianze animalesche per tornare esseri umani all'alba. Raccontava testualmente un'anziana:
«Una notte e precisamente la notte di capodanno avevo cinque anni, dormivo nella culla vicino al camino, vegliava la nonna in preghiera; mamma era defunta in casa, nonna ode strani rumori provenire dall'esterno, dei grugniti; in assenza di luce elettrica preleva un cero dalla veglia e aperta la porta scorge nel buio un'insolita presenza, una scrofa ansimante sostava davanti all'uscio della piccola stalla; disponendo di questa offre rifugio all'animale che intirizzito dal freddo ne varcò presto la soglia e si accovacciò su un giaciglio di paglia presso le due mucche presenti. Grande fu lo stupore quando il mattino successivo aperta la stalla con l'intento di restituire l'animale credendolo smarrito e cercarne il proprietario, le si presentò davanti una donna, sua compaesana, la bigotta del paese, infatti fino a casa sua si dirigevano le orme di piede suino rimaste sulla neve la notte precedente, motivo della visita? Stando al racconto l'anima defunta.» |
([senza fonte]) |
Ancora visibili in alcuni antichi edifici sopra citati, tracce fuligginose a forma di croce, tracciati sulle arcate degli ingressi la notte della Candelora da ogni capofamiglia con l'ausilio di una candela accesa; questo per scongiurare avvenimenti simili. A ricordo di questo esiste tutt'oggi una via, la via delle masche che dall'abitato proseguendo verso Boschetti (Centallo), incrocia la provinciale Saluzzo-Cuneo accedendo ad un vetusto e lugubre podere detto appunto cascina delle masche, si immette sulla provinciale Villafalletto-Centallo e prosegue per Vottignasco.
È l'unica via esistente sul territorio con carreggiata ancora sterrata.
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