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San Marco dei Cavoti (IPA: /samˈmarko deikaˈvɔti/[4]) è un comune italiano di 3 001 abitanti[1] della provincia di Benevento in Campania.

San Marco dei Cavoti
comune
San Marco dei Cavoti – Veduta
San Marco dei Cavoti – Veduta
Panorama del centro storico
Localizzazione
Stato Italia
Regione Campania
Provincia Benevento
Amministrazione
SindacoAngelo Marino dal 13-6-2022
Territorio
Coordinate41°18′39″N 14°52′50″E
Altitudine695 m s.l.m.
Superficie49,19 km²
Abitanti3 001[1] (31-3-2022)
Densità61,01 ab./km²
Comuni confinantiBaselice, Colle Sannita, Foiano di Val Fortore, Molinara, Pago Veiano, Pesco Sannita, Reino, San Giorgio La Molara
Altre informazioni
Cod. postale82029
Prefisso0824
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT062064
Cod. catastaleH984
TargaBN
Cl. sismicazona 1 (sismicità alta)[2]
Cl. climaticazona E, 2 335 GG[3]
Nome abitantisammarchesi
Patronosan Marco
Giorno festivo25 aprile
Cartografia
San Marco dei Cavoti
San Marco dei Cavoti – Mappa
San Marco dei Cavoti – Mappa
Posizione del comune di San Marco dei Cavoti nella provincia di Benevento
Sito istituzionale

Il centro, di fondazione provenzale, è noto come paese del torrone, produzione tipica locale. Fa parte della comunità montana del Fortore.


Geografia fisica



Territorio


Il centro storico di San Marco dei Cavoti è ubicato su un'altura ad un'altezza compresa tra i 690 e i 710 m s.l.m., uno degli ultimi contrafforti orientali dell'Appennino campano prima che degradino, nell'area del fiume Fortore, fino al Tavoliere delle Puglie. La sua posizione consente una vista panoramica che si spinge a sud fino ai monti del Partenio, ad ovest fino al Taburno e nord-ovest fino al massiccio del Matese. Il territorio comunale si sviluppa in direzione nord-sud per circa 12 km. Presso i suoi confini nordorientali si trova il monte San Marco (detto anche Telegrafo, 1007 m s.l.m.), uno dei massicci montuosi più alti della porzione orientale della provincia di Benevento. A sud-est di quest'ultimo la strada statale 369 Appulo Fortorina, che collega San Marco ai paesi dell'area fortorina, attraversa il passo del Casone Cocca (in territorio di Molinara, 963 m s.l.m.), così denominato da un'antica casa colonica appartenuta a questa distinta famiglia di proprietari terrieri, oggi estinta.

Il centro urbano è lambito dal torrente Tammarecchia con le rocce della Cascata Ripa. Il corso d'acqua scorre in direzione nord-sud confluendo infine nel fiume Tammaro, che scorre in una vallata in contrada Calisi, al confine con il comune di Pago Veiano.


Clima


Il clima è rigido in inverno e abbastanza temperato in estate.


Storia



Gli insediamenti scomparsi


I ruderi del villaggio di San Severo
I ruderi del villaggio di San Severo

I luoghi limitrofi all'attuale centro urbano di San Marco furono abitati già in epoca preromana: il loro fulcro era la città di Cenna, corrispondente all'attuale contrada Zenna così come sostenuto da molti storici quali Filippo Cluverio, Luca Olstenio, Christoph Keller, Barthold Georg Niebuhr e Alfonso Meomartini. Lo storico antico Diodoro Siculo ricordava inoltre che Cenna era alleata dei Romani e venne assediata dai Sanniti dopo la battaglia di Lautulae.

Quando Cenna fu distrutta, forse da un terremoto, gli abitanti edificarono più a valle un nuovo borgo, San Severo, posto su di un colle (a circa 4 km dell'abitato attuale e a circa 1,5 km dall'antica Cenna), poi detto Toppo di Santa Barbara dal nome della chiesa ancora esistente e che è situato fra la contrada ancora oggi chiamata San Severo e la contrada Calisi. Alcuni resti dell'antica San Severo, che in epoca normanna faceva parte della grancontea di Ariano, sono tuttora visibili sul Toppo nei pressi della chiesa di Santa Barbara.[5]

Poco più a valle, in contrada Calisi, negli anni Ottanta del Novecento alcuni ritrovamenti archeologici nei terreni di proprietà della famiglia Jelardi provarono l'esistenza in quei luoghi di un cimitero i cui importanti resti - tra cui grandi lastre tombali in terracotta - vennero consegnati alla Soprintendenza allora guidata da Werner Johannowsky, e quindi catalogati e trasferiti a Benevento in sedi museali e depositi.


Dalla fondazione al XIX secolo


Porta di Rose, una delle porte del nucleo medievale
Porta di Rose, una delle porte del nucleo medievale

Il terremoto del 9 settembre 1349 distrusse l'abitato di San Severo. All'epoca feudatario della zona era Guglielmo Shabran, conte di Ariano e Apice. Gli abitanti superstiti si spostarono a nord e, a circa 4 km di distanza, edificarono un nuovo paese.

Luigi Shabran, figlio di Guglielmo, nel 1352 favorì il popolamento del nuovo insediamento concedendo particolari agevolazioni a chi vi si fosse stabilito. Così negli anni immediatamente successivi vi si stanziò una colonia di Provenzali provenienti dalla città di Gap, giunta in Italia meridionale al seguito di Carlo I d'Angiò.[6]

Il nucleo originario sorse ai piedi di un'altura dove fu edificata la chiesa di San Marco, in onore del santo vescovo di Eca cui gli Shabran erano particolarmente devoti. Il nuovo centro fu denominato appunto San Marco, cui si aggiunse l'appellativo dei Gavoti, da Gavots, abitanti di Gap, finché il toponimo divenne poi "dei Cavoti", A ricordo dell'arrivo e della presenza in loco dei Provenzali rimangono anche i toponimi delle contrade Francisi, Franzese e Borgognona.

Feudatari del paese furono ancora gli Shabran (il cui cognome nel frattempo era stato italianizzato in Sabariani) stanziati a Benevento che lo tennero fino al 1528, quando il viceré del Regno di Napoli conferì il titolo di marchesi di San Marco ai Cavaniglia[7].

A seguito dell'ondata di peste del 1656 la popolazione fu decimata e i pochi superstiti eressero la chiesa di San Rocco al di fuori delle mura ove, solo a partire dalla metà del XVIII secolo, il paese iniziò ad espandersi in particolare verso la vallata a sud (Porta Palazzo), ed oltre Porta Grande.

Sin dal XVI secolo fu assai fervida a San Marco l'attività dei Padri Domenicani (il cui ordine in loco fiorì al punto da essere anche indicato come del Padri Cavoti) riuniti attorno al carismatico Padre Ludovico Papa e all'Abate Ottavio Chiarizia O.P., Vicario Generale della congregazione S.Marco de Cavoti, Teologo del Viceré Marcantonio Colonna e precursore dell'Idea di Europa Unita. I Domenicani operarono in due conventi nel centro urbano nonché in uno extraurbano. La comunità monastica restò in paese fino agli inizi del XIX secolo, mentre oggi dei due conventi urbani restano tracce visibili nei pressi della chiesa del Carmine (il vecchio convento fu trasformato in abitazione privata) e poco più a valle (Largo Ludovico Papa) corrispondenti a una grande costruzione attualmente semidiruta. Del convento extraurbano sopravvissero invece fino agli anni novanta del Novecento solo pochissimi resti nei pressi dell'attuale cimitero sui suoli di proprietà Jelardi-Meomartini, parte dei quali poi di proprietà Marino. Nella prima metà del Settecento si sviluppò inoltre il culto di San Diodoro Martire, i cui resti furono trasferiti a San Marco dalle catacombe di Priscilla (Roma). San Diodoro si festeggia la II domenica di settembre, è venerato nella chiesa madre ed ebbe sin dal XVIII secolo una sua confraternita.

Nel quadriennio 1743-46 San Marco de' Cavoti era stato soggetto alla competenza territoriale del regio consolato di commercio di Ariano nell'ambito della provincia di Principato Ultra cui apparteneva[8]. All'inizio del XIX secolo i Caracciolo di San Vito ereditarono il feudo dai Cavaniglia, ma lo tennero per pochi anni, fino all'abolizione del feudalesimo quando, con atto del 1819, cedettero gran parte dei beni e i diritti di terraggiare e di nomina arcipretale alla famiglia Jelardi (ossia i conti francesi Gaulart - o Gaullart - de Pies, poi latinizzati Galardus, discendenti dai fratelli Giovani, Guglielmo e Rinaldo Gaulart de Pies), all'epoca rappresentata dal Dottore delle Leggi Don Federigo Jelardi (morto nel 1831) e poi dal nipote Cavalier Nicola (1805-1886). Altri terreni del circondario passarono in proprietà a nobili o agiate famiglie locali tra cui Zurlo, Jansiti, de' Conno, Baldini e Giampietro, nonché Ricci, Cocca, Costantini, Valente e De Leonardis.

Durante il regno delle Due Sicilie San Marco fece parte del circondario di San Giorgio la Molara, compreso nel distretto di Ariano all'interno della provincia di Principato Ultra, mentre dal 1861 entrò a far parte della neo-costituita provincia di Benevento. Fin dal 1860 l'abitato si sviluppò attorno alla nuova piazza (Piazza Risorgimento già Largo Croce) e ai tre assi viari principali che vi si innestano(Corso Garibaldi già Via del Convento, Via Mazzini già Via del Sole e Via Roma già Via Paradiso), L'economia conservò vocazione prettamente agricola benché nel 1891 Innocenzo Borrillo avesse fondato in paese una fabbrica di torrone, prima di una serie che lo ha poi reso una produzione tradizionale del luogo. Dal 1913 si sviluppò anche l'allevamento del cavallo Avelignese,


Dall'inizio del XX secolo ad oggi


Notevole fu lo sviluppo di San Marco del Cavoti durante gli anni Venti e Trenta del Novecento quando, grazie alla presenza del sammarchese Arturo Jelardi ai vertici provinciali del Partito Nazionale Fascista, il paese divenne sede di Pretura, e vi furono anche altre opere di ammodernamento dell'abitato dovute ai podestà dottor Alfonso Assini, avvocato Giuseppe Jelardi e avvocato Michele Zurlo, ossia il nuovo cimitero, l'edificio scolastico, il parco della Rimembranza.

Il paese subì un duro colpo con il terremoto del 1962 che colpì l'Appennino campano. I danni al centro storico furono ingenti, in particolare alla Chiesa Madre di San Marco che, pochi anni dopo, fu abbattuta e ricostruita. Questo, insieme alla significativa emigrazione, causò l'abbandono di gran parte dell'abitato medievale mentre si svilupparono nuovi quartieri attorno ad esso.

Nell'arco del ventennio successivo l'economia locale conobbe un significativo sviluppo con la nascita della Cassa Rurale ed Artigiana (1972) per iniziativa di vari soci tra cui Raffaele Polichetti, Roberto Costanzo e Aldo Meomartini (che ne fu direttore fino al 1992), mentre in paese si insediò un fiorente distretto industriale tessile con varie aziende e per qualche tempo si ebbero inoltre delle estrazioni petrolifere, con la presenza di un impianto estrattivo dell'Agip, poi esaurito e smantellato.

A partire dal 1995, importanti opere pubbliche vennero promosse dall'amministrazione del sindaco Francesco Cocca. Fra i principali interventi vi furono il restauro del centro storico, il rifacimento di Piazza Risorgimento e Piazza Mercato (1997), la fondazione del Museo degli orologi da torre (1997), la ristrutturazione dei due edifici scolastici e della vecchia sede comunale in Via Roma (già Palazzo Jansiti, poi de'Conno), il nuovo impianto di illuminazione e nuovi marciapiedi in varie via e piazze del paese, l'ampliamento del cimitero, l'acquisizione di immobili (i palazzi Colarusso e Cocca e alcuni vani del palazzo Jelardi), la costruzione di un nuovo edificio scolastico sulla preesistente stazione ippica e di uffici Asl presso l'ex macello in Piazza Antonio Abete, l'area di parcheggio in Piazza Ferdinando Meomartini con arco di collegamento a Via Roma, l'avvio dei lavori di ricostruzione del Municipio in Piazza Rimembranza (ultimati nel 2018), nonché la valorizzazione turistica con l'istituzione della Festa del Torrone, nel 2001. I fondi e contributi dell'Unione europea furono efficacemente utilizzati, tanto che il comune fu indicato come "modello di buona pratica amministrativa" dalla Regione Campania e dal Ministero dell'Economia e delle Finanze. Anche l'ONU, nella XIII Assemblea generale delle Regioni (ARE), ha mostrato interesse a diffondere in altri paesi l'approccio innovativo dell'amministrazione municipale sammarchese per l'accesso ai finanziamenti pubblici.

Da segnalare inoltre i restauri della chiesa madre, della chiesa di Maria SS. del Carmine e della chiesa rurale di Santa Barbara promossi dal parroco Mons, Michele Marinella e la riapertura al culto della chiesa di San Rocco a cura della Confraternita di Misericordia.

Dal punto di vista economico, nel terzo millennio la crisi dell'industria tessile ha determinato la chiusura di varie fabbriche, mentre si è notevolmente incrementata l'attività di sfruttamento dell'energia eolica, la produzione del torrone e del cioccolato in genere e, infine, l'attività ricettiva.


Monumenti e luoghi d'interesse



Architetture religiose


Facciata della Chiesa del Carmine
Facciata della Chiesa del Carmine

Architetture civili


Torre dei Provenzali
Torre dei Provenzali

Porte, mura e architetture militari



Altro



Aree naturali


La chiesa rurale di Santa Barbara, in cima all'omonima collina
La chiesa rurale di Santa Barbara, in cima all'omonima collina

Il territorio comunale include alcuni boschi: quelli di maggiore estensione sono il Bosco di Zenna, nella contrada omonima, e il "Bosco del Toppo" (ossia "altura" in dialetto locale) "Santa Barbara", in contrada Calisi. Altra area boschiva è ubicata lungo il tracciato extraurbano di Via Giovanni XXIII (prolungamento), anche nota come "Via dei Tre Boschetti" e utilizzata per attività sportive di corsa, trekking e ciclismo.

In prossimità del centro urbano e del Molino Jelardi è degna di nota la "Cascata Ripa" sul torrente Tammarecchia, raggiungibile attraverso un pittoresco sentiero realizzato nel dicembre 2020 dall'amministrazione guidata da sindaco Roberto Cocca e contestualmente alla ricollocazione, all'inizio del medesimo percorso, dell'antica Fontana della Conca, restaurata in memoria del sammarchese Carlo Jelardi con il contributo del figlio Andrea.

Oltre che di una Villa Comunale, il comune dispone anche di un parco con percorso naturalistico in Largo San Rocco lungo il torrente Tammarecchia. Inaugurato nel 2019, il parco è intitolato al pittore di origini sammarchesi Ettore Cosomati poiché poco distante dal luogo da dove egli realizzò un'acquaforte raffigurante San Marco dei Cavoti, premiata all'Esposizione Internazionale di Barcellona del 1911 con medaglia d'oro.

La flora arborea predominante è costituita da lecci e querce. Nella zona di Monte San Marco, invece, il popolamento boschivo è stato effettuato dalla Guardia Forestale con abeti e pini.


Società



Evoluzione demografica


Abitanti censiti[9]

Degno di nota è uno studio statistico condotto da Andrea Jelardi sulla popolazione sammarchese dal 1905 al 2011, che ha evidenziato come il paese presenti valori di longevità assai più alti rispetto alla provincia di Benevento, alla regione Campania e all'intera Italia, attestata poi nel ventennio 1991-2011- in rapporto alla popolazione - superiore di circa due anni rispetto alla media di casi analoghi.

Il numero degli over 90 e over 95 è tuttora particolarmente elevato, così come quello degli over 80, ed inoltre, tra tutti i paesi del circondario con popolazione analoga o anche superiore, San Marco dei Cavoti è l'unico che negli ultimi due decenni ha avuto un considerevole numero di abitanti che hanno raggiunto o superato la soglia dei 100 anni di vita, con circa 30 ultracentenari o quasi centenari (99 enni) nel ventennio 1992-2011 e un totale ben 216 ultranovantenni, con percentuali costanti nel successivo quinquennio

Tale particolarità è stata oggetto di uno studio medico scientifico avviato il 26 giugno 2016, denominato Hebe dal nome della dea greca dispensatrice del nettare dell'eterna giovinezza, e coordinato dal Collegio dei Reumatologi Italiani (CReI) presieduto dal dottor Stefano Stisi, con la partecipazione del Comune di San Marco dei Cavoti e la diretta collaborazione dell'Università degli Studi del Sannio, dell'Istat, dei laboratori di genetica dell'Ospedale Rummo di Benevento e dell'Asl, nonché del campione di circa 150 ultranovantenni e dei loro familiari che si sono prestati alla compilazione di un questionario nonché sottoposti a specifiche analisi cliniche atte a individuare i fattori all'origine della longevità.[10]


Tradizioni e folclore


Un bassorilievo inserito nella facciata di Palazzo Costantini, in Piazza del Carmine.
Un bassorilievo inserito nella facciata di Palazzo Costantini, in Piazza del Carmine.

Paese ricco di tradizioni gelosamente custodite, San Marco e i suoi abitanti alla fine degli anni ottanta furono oggetto di studi antropologici e sociali da parte di alcuni studiosi che indagarono sulle locali usanze familiari e diedero poi alle stampe il lavoro Rituale, parentela e identità in un paese del Sannio (S. Marco dei Cavoti) a cura di Berardino Palumbo (edizioni Franco Angeli, 1991).


Cultura



Biblioteche



Istruzione


Fino alla prima metà del Novecento in paese vi erano alcuni asili privati tenuti da donne del luogo, mentre l'istruzione elementare pubblica era impartita in aule ubicate presso varie sedi e in zone rurali. Alla fine degli anni Trenta si avviò la costruzione dell'edificio scolastico su progetto dell'ing. Pietro Florio per ospitare la Scuola Elementare che nel 1942 per iniziativa del Commissario Prefettizio Ingegner Mario Jelardi venne intitolata a Giulio Cesare Baricelli. All'inizio degli anni Quaranta tre cittadini sammarchesi - Giuseppe Costantini, Oreste Jelardi e Nicola Zurlo - favorirono invece l'istituzione della Scuola Media Statale (oggi intitolata a Luigi Shabran), mentre alcuni anni più tardi, ancora ad iniziativa di Nicola Zurlo, entrò in attività anche il Liceo Classico (oggi Liceo Classico Rosario Livatino). San Marco dei Cavoti è pure sede di un Istituto Tecnico e dell'asilo privato Santa Maria Goretti.

Nel 1998 è nata infine una Scuola di Alta Formazione Manageriale, legata alla Fondazione Lee Iacocca dell'ex presidente Chrysler di origini sammarchesi, e intesa come filiale italiana dello Iacocca Institute che ha sede negli USA.


Musei


Uno degli orologi esposti nel Museo degli orologi da torre
Uno degli orologi esposti nel Museo degli orologi da torre
Fondato nel 1997, il Museo degli Orologi da Torre è ubicato in Via Rovagnera nell'ex Palazzo Cocca. Espone la collezione appartenuta al maestro orologiaio sammarchese Salvatore Ricci e che comprende numerosi esemplari di orologi e meccanismi dal XVI secolo in poi. La collezione è sotto la tutela del CNR.
Istituito nel 2011, aperto al pubblico il 7 dicembre 2016 e affiliato al FAI nel 2017, il museo della pubblicità, del packaging e del commercio ha sede presso il palazzo Jelardi nei locali del sottotetto che, in circa 500 m², ospitano anche la biblioteca, l'archivio e l'emeroteca della famiglia Jelardi.
Nel museo della pubblicità, del packaging e del commercio sono esposti in quattro ampie sale oltre mille esemplari di antichi e moderni oggetti pubblicitari e di altro materiale e oggettistica legata al commercio, provenienti da una collezione privata. Di particolare interesse è la ricostruzione di antiche attività commerciali d'epoca.
Nelle otto sale del Modern (Museo Osservatorio Didattico Espositivo e di Ricerca sul Novecento) - oltre le sezioni librarie (arte e architettura, medicina, musica, agricoltura, letteratura e storia, religione, romanzi, turismo e meridionalistica) - sono esposti 150 pezzi d'arredo d'epoca, antichi elettrodomestici, le attrezzature del primo cinematografo sammarchese e alcuni cimeli di storia del paese tra cui il proiettore utilizzato per la proiezione dei cine-giornale Luce e di epoca successiva.
Degna di nota una vetrina ove sono esposti cimeli e ricordi dell'imitatore Alighiero Noschese. Tra i periodici della sezione emeroteca si segnala una raccolta di quotidiani di varie epoche riportanti notizie di celebri fatti di cronaca nazionale (caduta del fascismo, nascita della Repubblica, sequestro Moro, morte di pontefici, di Matteotti etc.), mentre nell'archivio sono custoditi, tra l'altro, documenti, carteggi e foto di Pasquale Meomartini, Ferdinando Meomartini e Massimiliano Vajro.[11]
Fulcro del Modern è la sala della musica Luigi Meomartini e Ebe De Paulis dotata di un antico pianoforte a coda da concerto Kaps del 1893 e di circa 600 spartiti musicali d'epoca. La struttura ospita l'ampia biblioteca di medicina "Domenico Zuppa" intitolata a un noto medico sammarchese (1864-1942).
Vi sono esposte alcune opere del pittore Ettore Cosomati.

Il paese del torrone


Un torrone da record realizzato durante la Festa del Torrone 2007
Un torrone da record realizzato durante la Festa del Torrone 2007

Il torrone è di gran lunga il più noto ed importante dei prodotti tipici di San Marco. La prima fabbrica di torroni fu aperta nel 1891 dal cavalier Innocenzo Borrillo (1871-1970); nel suo laboratorio fu concepita una svariata gamma di torroni, ma anche altri dolci, specialità di pasticceria e bibite gassate.

Fra questi, il prodotto di punta sono tuttora i Baci, anche noti come Croccantino di San Marco dei Cavoti, ovvero barre di croccante composte da mandorle, nocciole e zucchero, originariamente ricoperte di naspro. Il nome, in particolare, nacque molto prima dei più famosi Baci Perugina, commercializzati solo a partire dal 1922. Il successo dei Borrillo spinse, nel 1926, anche un altro concittadino, Giuseppe Serio, a cimentarsi nella produzione di torroni: la sua ditta per prima iniziò a ricoprire i croccanti di cioccolato anziché naspro, e crearono così la versione attualmente più venduta dei Baci.

Dopo il 1971, con la scomparsa del cav. Borrillo avvenuta all'età di 99 anni, l'attività passò al figlio Arturo e quindi al nipote cavalier Innocenzo junior che tuttora lo gestisce, mentre altri tre suoi nipoti, Anna Maria, Enzo e Michele (figli del figlio Diodoro) diedero vita ad altrettanti laboratori oltre quello originario. A questi se ne sono poi affiancati altri di più recente fondazione, ad opera di cittadini sammarchesi tra cui Giuseppe Palumbo con il marchio Torrone San Marco, Alfonso Fiorelli con La Provenzale e, più recentemente, Antonio Autore con il marchio Autore. Attualmente operano in paese circa dieci piccole fabbriche che producono anche pasticceria e cioccolatini.

La promozione del prodotto è, dal 2001, affidata alla Festa del Torrone e del Croccantino, che si svolge tutti i week end di dicembre dall'8 al 24, e registra in ogni edizione un considerevole numero di visitatori, battendo ogni anno il record del torrone più lungo del mondo che, nel 2016, ha raggiunto i 56 metri.


Eventi


Un carro di grano esposto al Raduno Internazionale delle Mongolfiere di Fragneto Monforte
Un carro di grano esposto al Raduno Internazionale delle Mongolfiere di Fragneto Monforte

Inoltre, nel 1995 San Marco dei Cavoti ospitò il Premio Musicale Luigi Meomartini, nel 2000 una mostra dell'ultimo futurista vivente Guglielmo Roehrssen conte di Cammarata (Napoli, 1913-2008), mentre dal 2011 si svolge annualmente il premio Letterario Nero su Bianco dedicato alla memoria di Mino De Blasio


Geografia antropica



Urbanistica


Porta Grande vista da Via Roma.
Porta Grande vista da Via Roma.

Il nucleo originario del paese è costituito dal Borgo Vicidomini (incentrato sull'omonimo largo, che fungeva da corte del palazzo marchesale) e dalla piazza del Carmine, sovrastate dall'altura dove sorse, e si trova tuttora, la Chiesa Madre, affiancata dalla Torre dei Provenzali, che originariamente ebbe la funzione di carcere. L'abitato era cinto da mura turrite cui si accedeva da quattro porte, delle quali oggi restano tre: Porta Palazzo, Porta Grande e Porta di Rose.

Un'espansione urbana al di fuori delle mura si ebbe solo dalla metà del XVIII secolo, e riguardò quella che attualmente è la parte bassa del paese (Via Crocella-Fontecavalli), ma soprattutto si diresse verso est, al di là di Porta Grande, dove furono urbanizzati Via Paradiso (oggi Via Roma) e Largo della Croce in fondo a questa (poi Piazza Risorgimento); da qui poi vi fu un ingrandimento del centro abitato verso nord lungo Via del Convento (poi Corso Garibaldi), e verso sud lungo Via del Sole (poi Via Mazzini). Piazza Risorgimento e l'asse di Via Roma che conduce nel nucleo medievale sono ancora oggi considerati il centro del paese.

Tra le opere urbanistiche novecentesche meritano una menzione particolare quelle attuate, negli anni del fascismo, dal podestà Michele Zurlo: sotto la sua amministrazione San Marco fu dotata di un nuovo cimitero progettato dall'ing. Gennaro De Rienzo, dell'attuale edificio scolastico su progetto dell'ing. Pietro Florio e di un ponte sul torrente Tammarecchia per il collegamento extraurbano.

L'espansione urbana perdurò fino agli anni sessanta. Dopo il sisma del 1962 la popolazione abbandonò il centro storico semidistrutto per concentrarsi nella parte alta del paese, dove si ebbe la costruzione di nuovi alloggi per lo più popolari. Il nucleo antico è stato restaurato e ripopolato solo con l'amministrazione Cocca dal 1995.


Economia



Agricoltura e allevamento


Per secoli l'agricoltura e l'allevamento sono stati la principale attività di San Marco dei Cavoti. Nell'anno 2000 la superficie agricola utilizzata era di 3 505,34 ettari[12]. Tra le coltivazioni principali sono grano, orzo, mais, vitigni e uliveti. La differenza di altitudine nel territorio comunale, ovviamente, comporta una sostanziale diversità di utilizzo dei terreni. Tra essi i più fertili e di migliore qualità sono quelli della contrada Calisi che è a un livello altimetrico più basso e, vicina al fiume Tammaro e al torrente Tammarecchia: infatti è anche attraversata dal tratturo Pescasseroli-Candela.

L'allevamento riguarda tradizionalmente ovini e bovini, questi ultimi presenti anche con esemplari della pregiata razza Marchigiana.

Dal 1913 circa si è sviluppato anche l'allevamento del cavallo avelignese, una razza equina che venne qui introdotta dal veterinario Giuseppe Zurlo (1885-1963), la cui opera fu poi proseguita dal figlio Nicola (1918-2010) anch'egli veterinario e quindi dal nipote dottor Giuseppe e dal pronipote Nicola.

Giuseppe Zurlo senior fondò nel 1913, la locale Stazione Ippica Erariale (della quale fu direttore) che forniva stalloni purosangue all'Esercito Italiano, ma al termine del primo conflitto mondiale, venuta meno la richiesta di cavalli per utilizzo militare, decise di avviare presso lo stesso ente l'allevamento e la selezione di equini ad uso agricolo e, nel 1939, scelse appunto i cavalli Avelignesi, razza proveniente da Avelengo, in provincia di Bolzano, creando così il prestigioso Nucleo di Selezione di San Marco dei Cavoti con Libro Genealogico di Razza dal 1948.


Produzione di energia


Nel corso degli anni ottanta del Novecento un decisivo impulso all'economia del comune venne dal settore petrolifero: diverse trivellazioni furono effettuate allo scopo di ricercare idrocarburi. Furono scavati tre pozzi: il "Benevento 002" tra Via Fontecanale e la contrada Padulo Piano, con una profondità di 3939 m; il "Benevento 003" lungo la Via di Colle, con una profondità di 3723 m; il "Molinara Nord" (situato nel territorio di San Marco, a dispetto del nome del comune limitrofo) lungo Via della Montagna, con una profondità di 5400 m. I primi due furono realizzati dall'Agip, l'ultimo dalla Fina.

L'attività estrattiva cessò in concomitanza con l'inizio del XXI secolo per l'esaurimento dei giacimenti. Alcune inchieste giornalistiche sollevarono dubbi sulle modalità di dismissione, in particolare ipotizzando che i pozzi ormai vuoti fossero stati utilizzati come terminale per lo smaltimento illegale di rifiuti tossici e nocivi.

Sempre nel settore energetico è di particolare rilevanza l'installazione, negli ultimi anni, di un grande parco eolico ubicato a nord del paese, in zona montuosa.


Artigianato ed industria


Degna di nota era l'attività molitoria, di antichissima tradizione ed oggi dismessa. Due mulini ad acqua si trovavano nei pressi del centro abitato, lungo il torrente Tammarecchia, e uno in contrada Calisi, lungo il Tammaro. Originariamente erano tutti di proprietà della famiglia dei feudatari Cavaniglia, e vennero poi ceduti con il diritto di terraggiare alla famiglia Jelardi nel XIX secolo. L'ultimo di essi in Contrada Calisi, oggi diruto, restò in attività fino ad una distruttiva alluvione, nel 1949.

Nel settore dell'artigianato e della piccola industria si distinsero, a partire dalla fine dell'Ottocento, alcune importanti attività, favorite specialmente dalla distanza tra il paese e il capoluogo e dalla difficoltà nei collegamenti, che indussero la popolazione locale a rendersi in certo qual modo autosufficiente. Tra tali iniziative imprenditoriali si ricordano una tintoria per lane e tessuti fondata da Giuseppe Cocca, un molino e pastificio fondato e gestito nei primi anni del Novecento dal nipote omonimo di professione notaio, un lanificio della famiglia Ricci, un oleificio della famiglia Costantini e l'Antica Apicoltura Ielardi, fondata nel 1925 da Nicola Ielardi e tuttora attiva nella produzione di miele di varie qualità. Ma soprattutto, fu importante per l'economia locale la fondazione, nel 1891, della prima fabbrica di torrone della famiglia Borrillo, seguita poi da molte altre. A tutt'oggi, industria dolciaria è quella trainante del settore secondario nel paese.

Inoltre, a partire dagli anni settanta anche il settore tessile conobbe un fiorente sviluppo, avviato da Giovannino Rito, maresciallo dei Carabinieri a riposo che, a metà del decennio, fondò la Irene Confezioni, specializzata nella produzione e nel confezionamento per conto terzi. Ad opera di altri imprenditori (De Lucia, Rito, Cocca, Tremonte, Beatrice, Zeno etc.) rapidamente sorsero numerose altre industrie, tutte specializzate in lavori su commissione dei grandi marchi della moda italiana. Nacque così distretto industriale tessile di San Marco dei Cavoti, che dopo circa 25 anni di grande splendore è stato drasticamente ridimensionato, a seguito degli spostamenti delle commesse all'estero.


Terziario


Grazie soprattutto all'istituzione della Festa del Torrone, il paese negli anni 2000 ha conosciuto un consistente incremento dell'afflusso turistico, che ha favorito in particolare lo sviluppo di attività alberghiere, agrituristiche e di ristorazione in genere.


Infrastrutture e trasporti


Il paese è attraversato dalla ex Strada statale 369 Appulo Fortorina (ora strada provinciale 51), che attraversa il territorio del Fortore innestandosi da un lato sulla Strada statale 212 della Val Fortore conducendo così a Benevento; dall'altro sfociando invece sulla Strada statale 17 dell'Appennino Abruzzese e Appulo Sannitica, che conduce a Lucera e Foggia.


Amministrazione


Di seguito è la lista dei primi cittadini di San Marco dei Cavoti.

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1809 1809 Giuseppe Ferraro Sindaco
1809 1809 Silvestro Pomarico Sindaco
1810 1810 Benigno Borrillo Sindaco
1811 1812 Domenico Iansiti Sindaco
1813 1814 Giovambattista La Vigna Sindaco
1815 1815 Francesco D'Onofrio Sindaco
Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1816 1816 Francesco D'Onofrio Sindaco
1817 1819 Pasquale Baldini Sindaco
1820 1821 Federico D'Onofrio Sindaco
1822 1825 Vincenzo Costantini Sindaco
1826 1829 Nicola Rucci Sindaco
1829 1832 Francesco Borrillo Sindaco
1833 1834 Vincenzo Costantini Sindaco
1835 1837 Domenico Corsi Sindaco
1838 1840 Francesco Borrillo Sindaco
1841 1846 Michele Zurlo (Senior) Sindaco
1847 1849 Angelantonio Ricci Sindaco
1850 1856 Antonio Cocca Sindaco
1856 1859 Diodoro Valente Sindaco
1859 1860 Vincenzo Giampietro Sindaco
1860 1861 Giuseppe Costantini Sindaco da agosto 1860 su nomina del re Francesco II di Borbone
Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1861 Giuseppe Costantini Sindaco confermato in carica dal luogotenente Cialdini a nome del re Vittorio Emanuele II, il 13 settembre 1861
1861 1864 Diodoro Valente Sindaco
1864 1867 Michelantonio Valente Sindaco
1867 1877 Vincenzo Jansiti Sindaco
1877 1899 Federico Jelardi Sindaco
1899 1904 Biagio Ricci Sindaco
1904 1904 Enrico Del Vecchio Commissario Prefettizio
1904 1905 Vincenzo De Conno Sindaco
1905 1905 Gennaro D'Aria Commissario Prefettizio
1905 1906 Vincenzo Costantini Sindaco
1906 1907 Giovanni Lombardi Commissario prefettizio
1907 1910 Biagio Ricci Sindaco
1910 1911 Simone Cadelo Commissario prefettizio
1911 1915 Giovandonato Zurlo Sindaco
1915 1921 Biagio Ricci Sindaco
1921 1924 Nicola Cocca Sindaco
1924 1925 Pellegrino Testa Commissario prefettizio Inizio del ventennio fascista
1925 1927 Cosimo Masiello Commissario prefettizio
1927 1929 Alfonso Assini Podestà
1929 1930 Pasquale Andreani Commissario prefettizio
1930 1935 Giuseppe Jelardi Podestà
1935 1942 Michele Zurlo (junior) Podestà
1942 1943 Mario Jelardi Commissario prefettizio
1943 ... Giovanni Ambrosiano Commissario prefettizio
... ... Alfredo Inglese Commissario prefettizio
... ... Mario Liquori Commissario prefettizio
... ... Luigi Radassao Commissario prefettizio
Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1946 1952 Pio Zurlo PLI Sindaco
1952 1953 Michele Zurlo (junior) PLI Sindaco
1953 1956 Antonio Valente PLI Sindaco
1956 1964 Camillo Maio PCI Sindaco
1964 1980 Vincenzo De Leonardis DC Sindaco
1980 1985 Diodoro Cocca PCI Sindaco
3 giugno 1985 16 giugno 1990 Matteo Cavoto DC Sindaco
20 giugno 1990 24 aprile 1995 Matteo Cavoto DC Sindaco
24 aprile 1995 14 giugno 1999 Francesco Cocca Partito Popolare Italiano Sindaco
14 giugno 1999 14 giugno 2004 Francesco Cocca Partito Popolare Italiano Sindaco
14 giugno 2004 14 giugno 2009 Angela Tremonte Lista Civica di Centro Sinistra Sindaco
14 giugno 2009 25 maggio 2014 Francesco Cocca Lista Civica Sindaco
25 maggio 2014 26 maggio 2019 Giovanni Rossi Lista Civica Sindaco
27 maggio 2019 05 ottobre 2021 Roberto Cocca Lista Civica Sindaco
06 ottobre 2021 12 giugno 2022 Mario La Montagna Commissario prefettizio
13 giugno 2022 in carica Angelo Marino Lista Civica Sindaco

Note


  1. Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. Luciano Canepari, Cavoti, San Marco dei, in Il DiPI – Dizionario di pronuncia italiana, Zanichelli, 2009, ISBN 978-88-08-10511-0.
  5. Tommaso Vitale, Storia della Regia città di Ariano e sua Diocesi, Roma, Salomoni, 1794.
  6. Comune di San Marco dei Cavoti - Cenni storici, su asfweb.net. URL consultato il 01-10-2013 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2013).
  7. a Napoli il toponimo di Calata San Marco si riferisce appunto a loro che vi ebbero un palazzo
  8. Tommaso Vitale, Storia della Regia città di Ariano e sua Diocesi, Roma, Salomoni, 1794, p. 174.
  9. Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  10. San Marco Cavoti, il paese dei centenari sotto la lente degli scienziati, su repubblica.it, 25 giugno 2016. URL consultato il 29 giugno 2016.
  11. SAN MARCO DEI CAVOTI - Nall'antico Palazzo Jelardi il Museo della Pubblicità e del Packaging, in Realtà Sannita, 6 dicembre 2016. URL consultato il 26 febbraio 2017.
  12. Camera di Commercio di Benevento, dati e cifre, maggio 2007

Bibliografia



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[de] San Marco dei Cavoti

San Marco dei Cavoti ist eine Gemeinde in Italien in der Region Kampanien in der Provinz Benevent mit 3170 Einwohnern (Stand 31. Dezember 2019). Sie ist Mitglied der Bergkommune Comunità Montana del Fortore.

[en] San Marco dei Cavoti

San Marco dei Cavoti (Italian pronunciation: [sam ˈmarko dei kaˈvɔːti]) is a comune (municipality) in the Province of Benevento in the Italian region Campania, located near the Fortore River valley.

[es] San Marco dei Cavoti

San Marco dei Cavoti es un municipio situado en el territorio de la Provincia de Benevento, en la Campania, (Italia).

[fr] San Marco dei Cavoti

San Marco dei Cavoti est une commune italienne de la province de Bénévent en Campanie (Italie).
- [it] San Marco dei Cavoti

[ru] Сан-Марко-деи-Кавоти

Сан-Марко-деи-Кавоти (итал. San Marco dei Cavoti) — коммуна в Италии, располагается в регионе Кампания, в провинции Беневенто.



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