Ravello (Ravièllo in dialetto campano) è un comune italiano di 2 373 abitanti[1] della provincia di Salerno in Campania.
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Ravello comune | |
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Veduta della Costiera amalfitana da Villa Rufolo. | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Campania |
Provincia | Salerno |
Amministrazione | |
Sindaco | Paolo Vuilleumier (lista civica "Insieme per Ravello") dal 4-10-2021 |
Territorio | |
Coordinate | 40°39′N 14°37′E |
Altitudine | 350 m s.l.m. |
Superficie | 7,94 km² |
Abitanti | 2 373[1] (31-8-2022) |
Densità | 298,87 ab./km² |
Frazioni | Lacco, Trinità, Gradillo, Toro; Sambuco, Castiglione, Torello, Casa Rossa, Pendolo, Marmorata, S. Cosma, S. Trifone, S. Martino |
Comuni confinanti | Atrani, Gragnano (NA), Lettere (NA), Maiori, Minori, Scala, Tramonti |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 84010 |
Prefisso | 089 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 065104 |
Cod. catastale | H198 |
Targa | SA |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[2] |
Cl. climatica | zona D, 1 422 GG[3] |
Nome abitanti | ravellesi |
Patrono | san Pantaleone, santa Barbara |
Giorno festivo | 27 luglio |
Cartografia | |
Posizione del comune di Ravello all'interno della provincia di Salerno | |
Sito istituzionale | |
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Fa parte della Costiera amalfitana (iscritta dal 1997 al patrimonio mondiale UNESCO[4]), della quale costituisce un rinomato centro turistico e culturale. Conosciuta con l'appellativo di "Città della musica"[5], è sede del Ravello Festival che si tiene nei giardini di Villa Rufolo e nell'auditorium Oscar Niemeyer.
Ravello è situata su una ripida rupe all'altitudine di 350 m s.l.m.,[6] sovrasta Maiori e Minori e gode di un'ampia vista panoramica sul Mar Tirreno e sul golfo di Salerno.
La cittadina è posta sul pianoro che divide la vallata del torrente Dragone da quella dove scorre il torrente Reginna[7].
Data la particolare orografia, Ravello è abbastanza ventilata nelle calde estati del Sud Italia. In epoca fascista fu pubblicizzata come "stazione di cura e soggiorno"[8]; proprio queste caratteristiche la lanciarono turisticamente nella prima metà del XX secolo.
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«(…) la costa d'Amalfi, piena di picciole città, di giardini e di fontane, e d'uomini ricchi e procaccianti in atto di mercatantia sì come alcuni altri. Tralle quali cittadette n'è una chiamata Ravello, nella quale, come oggi v'abbia di ricchi uomini, ve n'ebbe uno il quale fu ricchissimo, chiamato Landolfo Rufolo (…)» |
(Giovanni Boccaccio, Decameron - II giornata, IV novella) |
Ravello fu fondata nel V secolo come luogo di rifugio dalle scorrerie dei barbari che segnarono la caduta dell'Impero romano d'Occidente ma, secondo la leggenda, vi immigrarono alcuni patrizi amalfitani in seguito ad uno scontro tra più fazioni della classe alta amalfitana, che sfociò quasi in una guerra civile.
La tradizione riporta che la fondazione di Ravello, come per tutti gli altri centri della Costiera Amalfitana, risalga all’arrivo di un gruppo di nobili romani, giunti qui in seguito al naufragio della propria nave lungo le coste della Dalmazia, avvenuto mentre si recavano a Costantinopoli. Le tracce archeologiche, anche se molto limitate, fanno pensare peraltro ad una frequentazione già in epoca classica con qualche villa, come se ne contano sulla costa.
La storia di Ravello acquista maggiore consistenza documentaria a partire dalla creazione della Repubblica marinara di Amalfi il 1º settembre 839, quando tutto il territorio intorno al centro costiero si riunì in Ducato.
La cittadina crebbe in popolazione, prosperando con l'arte della lana e con il commercio verso il Mediterraneo e Bisanzio, e raggiunse il suo massimo splendore dal IX secolo, sotto la Repubblica marinara di Amalfi ed il Principato di Salerno.
La situazione mutò quando iniziò la semindipendenza del Ducato di Amalfi dal Regno Normanno (1073-1131), durante la quale i Normanni fornirono un continuo sostegno alle famiglie ravellesi più influenti per assicurarsi un maggior controllo sulla nobiltà amalfitana.
Proprio in questo periodo, al governo fu preposto uno stratigoto autonomo per la città di Ravello e per volere del normanno Ruggero, figlio di Roberto il Guiscardo, Ravello divenne sede vescovile nel 1086, direttamente dipendente dalla Santa Sede, ancora per contrastare la potente Amalfi.
Al volgere del XII secolo la città giunse a contare una popolazione di oltre 25.000 abitanti ma, durante il periodo normanno, due episodi interessarono l’intero Ducato e rappresentarono un momento di crisi, entrambi a causa dell'attacco dei Pisani: nel 1135 essi furono tuttavia bloccati dalla poderosa costruzione difensiva di Fratte sul Monte Brusara e dall'arrivo dell'aiuto militare di Ruggiero; nel 1137 invece, entrati nella città come alleati, a tradimento i Pisani misero di notte Ravello a ferro e fuoco.[9]
L'epoca Sveva (1194-1266) vide l'appoggio delle maggiori famiglie locali (i Rogadeo, i Frezza, i Bove e i Rufolo) a Federico II, ricevendone esse in cambio incarichi prestigiosi presso la corte. L'epoca angioina (1266-1398: infeudazione del Ducato amalfitano) registrò la crisi più dura per l’intero territorio: la guerra del Vespro che, scoppiata nel 1282 durò 20 anni, influenzò negativamente l'economia del Ducato, basata soprattutto sui commerci marittimi.
Da questo momento in poi cominciò per Ravello il declino economico e demografico: alcune famiglie locali trasferirono i loro interessi commerciali verso la Puglia e, soprattutto durante la prima parte del periodo dell'infeudazione, la città fu funestata da lotte interne e più tardi anche con la vicina Scala.
A partire dal XIV secolo molte delle famiglie più importanti si trasferirono definitivamente a Napoli e dintorni, dove continuarono ad esercitare i commerci e gli incarichi presso la corte aragonese, anche se nel 1400 i patrizi ravellesi erano ancora molto attivi. Esempio ne erano i Rufolo, banchieri del Regno di Napoli, all'epoca potentissimi (vedi Ladislao di Durazzo, Re di Napoli).
Il feudo amalfitano passò dalle mani dei Sanseverino fino a quelle dei Piccolomini di Siena nel 1583 ma non tutti gli abitanti lasciarono la natia Ravello. Nel 1583, infatti, anche numerosi nobili Ravellesi parteciparono all'azione di riscatto del territorio amalfitano dal dominio feudale, pagando a Maria d'Avalos (vedova di Giovanni Piccolomini), che mise in vendita il Ducato, i 216 ducati aurei richiesti: la popolazione della Costa acquistò il possesso facendo divenire questa parte del territorio demanio reale.
Gli storici locali tacciono sui periodi posteriori al riscatto del territorio da parte degli abitanti, quasi che si fosse esaurito il ruolo della cittadina nelle vicende storiche ma, anche se si assistette ad un periodo di crisi, determinata dall'allontanamento di molte famiglie da questi luoghi, essi continuarono a vivere e a partecipare alla storia dei secoli successivi.
Il decennio francese, per esempio, produsse anche a Ravello ricadute positive e negative. Tra queste ultime, la riduzione dei siti religiosi e la soppressione di alcuni cenacoli monastici più antichi e attivi del territorio; tra le positive, la messa in attuazione di opere pubbliche che, tuttavia, non progredivano per mancanza di fondi pubblici: le avrebbero poi completate, dopo il congresso di Vienna, le autorità monarchiche dei Borbone, che godevano di ricchissime finanze, ed anche le autorità municipali con il finanziamento dei nobili locali, rientrati dall'esilio. Dal municipio furono ristrutturate le rovine della fontana pubblica, con l'acquedotto dell'Acqua Sambucana; dai Francesi furono fatti lavori all'alveo del fiume Dragone per diminuirne l'impetuosità e proteggere dunque la sottostante Atrani dalle piene; dai Borbone fu costruita la strada costiera da Vietri verso Amalfi, che aprì al territorio un nuovo momento di fortuna, permettendo che venisse scoperto così dai viaggiatori europei.[10]
Le vicende che accompagnarono l'unificazione dell'Italia videro anche il territorio di Ravello, sebbene marginalmente, interessato dal fenomeno del brigantaggio. Si registrò la presenza di qualche oppositore al potere politico, soprattutto sulle montagne al confine con Scala. Tuttavia, riscoperta da intellettuali e artisti, Ravello riacquistò la sua importanza come luogo turistico culturalmente elitario, dedicato all'ozio creativo. Oltre i vari nobili locali, la vita di Ravello vide lo stabilirsi nella cittadina di nobili stranieri, come il filantropo sir Francis Neville Reid dalla Scozia, e la visita di Richard Wagner che a Ravello compose il Parsifal.
Sul finire della seconda guerra mondiale, Ravello divenne addirittura la corte di re Vittorio Emanuele III, arrivato da Brindisi. Egli risiedeva in Villa Episcopio, ospite del Principe di Sangro, e girava abitualmente nel paese senza scorta con Benedetto Croce. Avvennero in questo luogo la firma del passaggio di luogotenenza da Vittorio Emanuele III al figlio Umberto il 12 aprile del 1944, poi notificata a Napoli, ed il giuramento del Governo provvisorio, con sede a Salerno, che traghettò l'Italia verso la repubblica.
Dall'inizio del periodo repubblicano, infine, Ravello è sede del Festival della musica classica, inaugurato inizialmente per onorare la presenza del Re, e si è sviluppata come uno dei maggiori poli di attrattiva turistica della zona.
A Ravello vi sono ben 100 chiese, di cui attualmente solo una quarantina restano consacrate[11].
Le principali sono:
I palazzi fondaco delle antiche famiglie ravellesi nella maggior parte dei casi sono divenuti alberghi nell'ultimo secolo e mezzo.
La maggior parte sono siti nel rione Toro, seguendo lo sviluppo dell'abitato da Piazza Fontana verso sud, fino a Piazza Duomo. Nell'ordine si susseguono:
Alcuni sono siti invece a ovest del Toro, nel rione Gradillo, parallelo al Toro ma più basso. Nello stesso ordine:
Altri invece sono siti a sud di piazza Duomo, nel rione Trinità:
Altri monumenti e siti importanti sono:
Abitanti censiti[15]
Al 31 dicembre 2020, a Ravello risultavano residenti 90 cittadini stranieri (circa il 3,6% della popolazione). Le due nazionalità principali sono a tale data quella bulgara (21) e quella ucraina (18)[16].
La maggioranza della popolazione è di religione cristiana di rito cattolico appartenente all'arcidiocesi di Amalfi-Cava de' Tirreni. In precedenza, la città di Ravello era sede vescovile direttamente dipendente dalla Santa Sede (contrapposta con le altre sedi della Costiera, che dipendevano invece dall'arcivescovo di Amalfi). Anche la presenza monastica nel territorio è stata storicamente fiorente, ma attualmente rimangono in funzione due soli monasteri, quello dei Francescani e quello delle Clarisse. [11]
Tra l'VIII e il XI secolo i monaci benedettini provenienti dal monastero di San Trifone di Ravello, edificarono a Sant'Egidio del Monte Albino il primo nucleo della futura abbazia di Santa Maria Maddalena in Armillis. La cittadina, posta presso il Valico di Chiunzi, è stata sotto la giurisdizione dell'abbazia ravellese fino al 1438.
È presente la confessione cristiana evangelica, della comunità Metodista (Unione delle Chiese Valdesi e Metodiste), con sede nell'agro nocerino.
È presente la confessione Calvinista.
Bene protetto dall'UNESCO | |
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Ravello | |
Patrimonio dell'umanità | |
Tipo | Architettonico, paesaggistico |
Criterio | C (ii) (iv) (v) |
Pericolo | Nessuna indicazione |
Riconosciuto dal | 1997 |
Scheda UNESCO | (EN) Ravello (FR) Scheda |
Manuale |
Ravello ospita ogni anno il famoso Ravello Festival, dedicato a Richard Wagner. Benché la leggenda dica che la visita a Ravello ispirò Wagner per la creazione del Parsifal, in realtà quando visitò la città Wagner aveva già completato la partitura e si stava dedicando in quel periodo all'orchestrazione e alla ricerca di riferimenti per l'allestimento scenico. A Villa Rufolo Wagner e i suoi collaboratori trovarono un ambiente spettacolare e in particolare rimasero così meravigliati dalla bellezza dei giardini che decisero di ispirarvisi per le scenografie dell'opera[17]. Questo legame fra la villa e il compositore ha portato prima alla creazione dei Concerti Wagneriani a villa Cimbrone, che ora non si tengono più, e poi alla creazione del Ravello Festival nel 1953 a Villa Rufolo.
Altri concerti vengono promossi dalla Ravello Concert Society.
Tra le attività più tradizionali vi sono quelle artigianali, che pur non essendo diffuse come nel passato non sono del tutto scomparse. Si distinguono l'arte della ceramica e dell'intreccio.[18]
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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23 aprile 1995 | 9 luglio 1996 | Salvatore Di Martino | lista civica | Sindaco | |
10 luglio 1996 | 30 agosto 1996 | Maria Santorufo | - | commissario prefettizio | |
17 novembre 1996 | 19 giugno 1998 | Paolo Imperato | centro | Sindaco | Operazioni di voto dal 1998 sono state annullate |
19 giugno 1998 | 28 maggio 2006 | Secondo Amalfitano | centro | Sindaco | |
29 maggio 2006 | 26 ottobre 2010 | Paolo Imperato | lista civica | Sindaco | |
26 ottobre 2010 | 15 maggio 2011 | Salvatore Grillo | - | commissario straordinario | |
16 maggio 2011 | 5 giugno 2016 | Paolo Vuilleumier | lista civica Insieme per Ravello | Sindaco | |
5 giugno 2016 | 3 ottobre 2021 | Salvatore Di Martino | lista civica Rinascita Ravellese | Sindaco | |
4 ottobre 2021 | in carica | Paolo Vuilleumier | lista civica Insieme per Ravello | Sindaco | |
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