Gravago è una frazione del comune di Bardi, in provincia di Parma.
Gravago frazione | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Comune | ![]() |
Territorio | |
Coordinate | 44°35′05.2″N 9°46′20.2″E |
Altitudine | 600 m s.l.m. |
Abitanti | 30[4] |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 43032 |
Prefisso | 0525 |
Fuso orario | UTC+1 |
Cartografia | |
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La frazione, suddivisa nelle principali località di Monastero, Brè e Pieve,[5] dista circa 6 km dal capoluogo.[1][2][3]
La frazione è suddivisa in varie località minori sparse sui due versanti della valle del torrente Noveglia, affluente destro del Ceno.[6]
La zona della val Noveglia fu occupata in origine dai Liguri, prima dell'arrivo nel II secolo a.C. dei Romani, che la assoggettarono al municipium di Velleia, cui fu collegata attraverso una strada che proseguiva per le odierne Borgo Val di Taro e Pontremoli.[7]
La via continuò a essere utilizzata anche dai Longobardi, che conquistarono il territorio verso la fine del VI secolo.[7] In quell'epoca nella zona iniziarono a operare i monaci dell'Abbazia di San Colombano di Bobbio[8][9][10].
Ai tempi dell'abate Attala, i monaci bobbiesi fondarono nella località in seguito chiamata "Monastero di Gravago" il monastero di San Michele Arcangelo, con chiesa annessa;[N 1] a difesa della struttura e della zona fu successivamente costruito il castello.[15]
I diplomi dei re longobardi Ildebrando del 744 e Rachis del 746 confermarono il passaggio al vescovo di Piacenza del possesso dell'antico monastero regio e rurale di Gravago assieme a quelli di Fiorenzuola, val di Tolla, e del monastero cittadino dei Santi Tommaso e Siro; un rector li reggeva in nome del vescovo[16][17] .
A presidio del vicino valico di Sant'Abdon (odierno passo di Santa Donna)[18] furono forse gli stessi Longobardi a edificare probabilmente nell'VIII secolo il primo castello difensivo.[19]
Nel X secolo fu inoltre costruita la pieve dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia.[20]
Agli inizi del XIII secolo il territorio rientrava tra i possedimenti dei Platoni, come testimoniato da un atto di successione ereditaria tra alcuni membri della famiglia, ma già nel 1234 risultava appartenere al Comune di Piacenza.[18]
In seguito il castello passò sotto il controllo del conte Ubertino Landi, che vi stanziò il congiunto Alberico Landi;[18] nel 1268 i piacentini catturarono Alberico e costrinsero Ubertino, in cambio della sua liberazione, ad alienare il feudo per 700 lire piacentine al Comune di Piacenza, che a sua volta lo rivendette a Rinaldo Scoto al prezzo di 3000 lire piacentine. In risposta i Lusardi, alleati di Ubertino, attaccarono il maniero e lo restituirono al Conte,[21] che fu costretto a rifugiarvisi nel 1269 a causa della perdita del castello di Bardi;[18] i piacentini, aiutati dai milanesi e dai parmigiani, attaccarono il castello, ma ne furono respinti da Ubertino,[22] che negli anni successivi visse in una grande casaforte a Brè, detta Caminata, pianificandovi la riconquista della val di Taro.[18]
Alla morte del Conte, il feudo passò ai suoi eredi Landi, che ne mantennero il possesso fino al 1687, quando i conti Platoni di Borgo Val di Taro ne acquistarono i diritti.[18]
Nel 1772 il duca di Parma Ferdinando di Borbone ingiunse al conte Carlo Platoni di lasciare Gravago, per ritirarsi a Borgo San Donnino; in seguito all'abolizione napoleonica dei diritti feudali del 1805, il territorio fu annesso al Comune di Bardi.[18]
Edificata nella località di Monastero nella seconda metà del XVII secolo sul luogo dell'antico monastero benedettino risalente al VI secolo, la chiesa barocca fu successivamente ampliata a più riprese fino al 1718; arricchita della facciata, del campanile e delle sei cappelle laterali entro il 1774, fu ristrutturata nel 1902, modificando il prospetto principale con alcune aggiunte neobarocche; restaurata nel 2005, fu chiusa al culto nel 2012, a causa di un grave dissesto idrogeologico riguardante la zona absidale.[23]
Costruita nella località di Pieve tra il 1860 e il 1863 sui resti dell'antica pieve risalente al X secolo, la chiesa neoclassica e neobarocca fu affiancata dal campanile nel 1878; nel corso del XX secolo fu internamente restaurata e affrescata dal pittore pontremolese Tiziano Triani; l'edificio conserva un imponente altare maggiore risalente al 1656.[24]
Edificato originariamente forse nell'VIII secolo dai Longobardi, il castello, appartenente agli inizi del XIII secolo ai Platoni, passò successivamente al Comune di Piacenza; conquistato in seguito dal conte Ubertino Landi, rimase quasi ininterrottamente alla casata fino al 1687, quando, ormai profondamente degradato, fu acquistato dai conti Platoni, che ne mantennero i diritti fino al 1772; completamente abbandonato, oggi se ne conservano ben visibili i resti all'interno di una fitta boscaglia a monte dell'abitato di Pieve.[18]
Edificata in epoca medievale nella località di Brè, la grande casaforte, detta all'epoca Caminata in quanto provvista di camino, fu abitata per alcuni anni dal conte Ubertino Landi dopo la perdita del castello di Bardi nel 1269; trasformata successivamente in fabbricato rustico, fu profondamente modificata, ma conserva tuttora integro il massiccio lato orientale.[18]
Costruito verso la fine del XIX secolo a monte dell'abitato di Pieve, il lavatoio in pietra fu restaurato nel 1997 a cura dell'associazione sportiva A.S. Val Noveglia.[25]
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