Erice (Èrici in siciliano, U Munti nell'accezione comune del trapanese) è un comune italiano di 26 268 abitanti[1] del libero consorzio comunale di Trapani in Sicilia.
Erice comune | |
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Panoramica della sommità del monte con il centro cittadino | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Sicilia |
Libero consorzio comunale | Trapani |
Amministrazione | |
Sindaco | Daniela Toscano (PD) dal 13-6-2022 |
Territorio | |
Coordinate | 38°02′15″N 12°35′15″E |
Altitudine | 751 m s.l.m. |
Superficie | 47,34 km² |
Abitanti | 26 268[1] (30-6-2022) |
Densità | 554,88 ab./km² |
Frazioni | Ballata, Casa Santa, Crocefissello, Napola, Pizzolungo, Rigaletta, San Cusumano, Torretta |
Comuni confinanti | Buseto Palizzolo, Paceco, Trapani, Valderice |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 91016 |
Prefisso | 0923 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 081008 |
Cod. catastale | D423 |
Targa | TP |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[2] |
Nome abitanti | ericini |
Patrono | Maria Santissima di Custonaci |
Giorno festivo | ultimo mercoledì di agosto |
Cartografia | |
Posizione del comune di Erice nel libero consorzio comunale di Trapani | |
Sito istituzionale | |
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Dal 1167 al 1934 ebbe il nome di Monte San Giuliano. Nel centro cittadino, posto sulla vetta dell'omonimo monte, è residente solo un'esigua percentuale di abitanti, mentre la maggior parte della popolazione si concentra a valle, nell'abitato di Casa Santa, contiguo alla città di Trapani.
Il nome di Erice deriva da Eryx, un personaggio mitologico, figlio di Afrodite e di Bute, ucciso da Eracle.
«E l'altro monte, e l'altro monte ei vede, |
(Gabriele D'Annunzio, dalla poesia La notte di Caprera) |
Il territorio di Monte San Giuliano, oggi denominato Agro ericino, comprendeva oltre al territorio dell'attuale comune, anche quelli di Valderice, Custonaci, San Vito Lo Capo, Buseto Palizzolo e parte di quello di Castellammare del Golfo.
L'imperatore Federico II, con un privilegio del 1241, aveva concesso agli ericini il possesso di questo vasto territorio che comprendeva al suo interno numerose località, chiamate casali: casale Curtii, casale Scupelli, casale Fraginisi, casale Rachalgimir, casale Sanctæ Yrini, casale Rachalhab, casale Handiluhiara, casale Bumbuluni, casale Murfi, casale Busit, casale Arcudacii, casale Ynnichi, casale Hurri, casale Rachalculei, con tutti i loro tenimenti e le loro pertinenze. Questo territorio, sul quale l'universitas esercitava la sua giurisdizione, era diviso in feudi e contrade: la sua estensione era, fino al 1846 di circa 40000 ettari, il suo litorale si prolungava per 26 miglia dalla spiaggia di Castellammare del Golfo a quella di San Giuliano e al suo interno erano comprese tre baronie. La prima era quella di Baida, che confinava a settentrione con la spiaggia e il cui barone godeva il mero e misto impero; l’altra era quella di Inici, della quale erano feudatari i Sanclemente; l’ultima era quella di Arcodaci, proprietà della famiglia Monroy. All'universitas spettavano il feudo Ralibesi, il cui nome - come quello di molte altre contrade della regione - è di origine islamica, il feudo Xambola, il feudo Lacci, il feudo Punta, così chiamato per una punta di terra che si estende verso il mare chiamata capo san Vito, il feudo di Castelluzzo, che prese il nome da un castello che si trovava in questa località, e il feudo Sanguigno. Il 24 gennaio 1846 parte di questo territorio veniva sottratto all’universitas di Monte San Giuliano e attribuito a Castellammare del Golfo[3][4]. Dal suo territorio, se ne distaccarono tra il 1948 e il 1955 ampie porzioni che costituirono i comuni di Valderice, Custonaci, San Vito Lo Capo e Buseto Palizzolo.
Cuore del comune è il capoluogo che sorge sull'omonimo "monte". Diverse le frazioni che completano il territorio, alle falde della montagna madre (Casa Santa, Pizzolungo, Roccaforte, Rigaletta, Tangi, Ballata, Napola, ecc.).
Secondo Tucidide Erice (Eryx, Ἔρυξ in greco antico) fu fondata dagli esuli troiani, che fuggendo nel Mar Mediterraneo avrebbero trovato il posto ideale per insediarvisi; sempre secondo Tucidide, i Troiani unitisi alla popolazione autoctona avrebbero poi dato vita al popolo degli Elimi. Fu contesa dai Siracusani e Cartaginesi sino alla conquista da parte dei Romani nel 244 a.C.
Virgilio la cita nell'Eneide, con Enea che la tocca due volte: la prima per la morte del padre Anchise, un anno dopo per i giochi in suo onore. Virgilio nel canto V racconta che in un'epoca ancora più remota vi campeggia Ercole stesso nella famosa lotta col gigante Erix o Eryx, precisamente nel luogo dove poi si sfidarono al cesto il giovane e presuntuoso Darete e l'anziano Entello.[5]
In antico, insieme a Segesta, che parrebbe di fondazione coeva, era la città più importante degli Elimi, in particolare era il centro in cui si celebravano i riti religiosi.
Durante la prima guerra punica, il generale cartaginese Amilcare Barca ne dispose la fortificazione, e di qui difese Lilibeo. In seguito trasferì parte degli ericini per la fondazione di Drepanon, l'odierna Trapani.
Per i Romani fu un centro di rilievo, dove veneravano la "Venere Ericina", la prima dea della mitologia romana a somiglianza della greca Afrodite. Diodoro Siculo narra l'arrivo di Liparo, figlio di Ausonio, alle Isole Eolie (V, 6,7), aggiungendo che i Sicani «abitavano le alte vette dei monti e adoravano Venere Ericina».
Scarse, o quasi nulle, sono le notizie della città e del santuario nel periodo bizantino, restando comunque economicamente attiva.
Denominata Gebel-Hamed durante l'occupazione araba (dall'831 fino alla conquista normanna dell'Isola), la montagna non fu probabilmente nemmeno abitata in questo periodo. Ripopolata la nuova cittadella col nome di Monte San Giuliano, così ribattezzata dai Normanni nel XII secolo, acquista prestigio anche con la costruzione di nuovi edifici civili e religiosi, divenendo una della maggiori città demaniali del Regno, grazie anche alle concessioni ottenute sulla base di un falso documento[senza fonte], a firma di Federico II, utilizzato dai suoi abitanti come attestato di legittimità per l'occupazione del vasto territorio che si estendeva dal Monte Erice fino ai confini di Trapani, e verso oriente sino a San Vito Lo Capo e alla confinante città di Castellammare del Golfo. Erice deve la sua rinascita alla Guerra del Vespro, divenendo di fatto la rocca da cui scaturivano le azioni belliche di Federico d'Aragona, re di Sicilia fino al 1337. Sant'Alberto, che predicò l'azione contro gli Angioini, discendeva dagli Abbati, una delle maggiori famiglie della città.
Nel periodo della dominazione spagnola sono da ricordare alcuni tumulti popolari assai feroci: nel 1516, in occasione della morte di Ferdinando il Cattolico, scoppiò una rivolta che venne repressa con durezza dal barone di Castellammare; nel 1544, quando giunse ad Erice Giuseppe Sanclemente, barone di Inici, per passare in rassegna le milizie della città, scoppiò un tumulto e si dovettero incarcerare i cittadini più sediziosi; nel 1624, anno in cui la città fu colpita dalla peste, un'ampia fascia della popolazione si sollevò contro il capitano d'armi di allora, il barone Nicolò Morso, il quale si era alienate le simpatie della popolazione con la sua politica autoritaria. In quest'epoca il governo di Madrid procedette due volte - nel 1555 e nel 1645 - alla vendita della città con il suo territorio, ma in entrambe le occasioni i cittadini riuscirono a riscattarsi. La vita monastica, con numerosi monasteri fondati e dotati da cospicue famiglie locali, caratterizza la vita cittadina. A partire dal XVI secolo si svolge la rappresentazione del misteri in occasione del Venerdì Santo, contemporanea a quella trapanese.
La ricchezza delle famiglie che qui vivono sino alla riforma borbonica di Tommaso Natale che - di fatto - scardina il sistema su cui si era retta sino ad allora l'economia delle città demaniali, è testimoniata dai palazzetti e case signorili che si affacciano, numerosi, sulle strade della città. Le circa cento famiglie che nei 700 anni di vita della città hanno partecipato alla conduzione del potere (capitani, giurati, magistrati) hanno lasciato testimonianza della loro vitalità. La ristrutturazione ottocentesca della piazza centrale che era detta della Loggia, dedicata successivamente ad Umberto I, per tornare al suo nome originario nel 2012, ha fatto perdere la lapide che recitava con orgoglio lo sforzo economico che i liberi cittadini di Erice avevano nel Seicento pagato al re per non essere infeudati da nessuno. La città tende comunque a conservare gelosamente il fascino di una cittadina medievale.
Nel 1934 Monte San Giuliano riprende il nome di "Erice". Nel dopoguerra perde parte del suo territorio dell'agro ericino, con la costituzione di diversi comuni autonomi.
Dal 1957 si organizza ogni anno, nel periodo primaverile, una gara automobilistica di cronoscalata, denominata "Gara in salita di velocità Monte Erice", per la quale esistono anche un campionato italiano e un campionato europeo. Sui tornanti che partono da Valderice e raggiungono la vetta dell'omonimo monte, sfrecciano a tutta velocità vetture moderne, storiche, prototipi da competizione e vetture formula, circondati da sportivi e appassionati e, naturalmente, da uno sfondo mozzafiato.
Dal 1963 è sede del Centro di cultura scientifica Ettore Majorana, istituito per iniziativa del professor Antonino Zichichi, che richiama gli studiosi più qualificati del mondo per la trattazione scientifica di problemi che interessano diversi settori: dalla medicina al diritto, dalla storia all'astronomia, dalla filologia alla chimica. Per questo alla cittadina è stato attribuito l'appellativo "città della scienza".
Dal 1972 l'ex convento di s. Carlo fu sede della Associazione Artistica Culturale La Salerniana, fondata dal poeta Giacomo Tranchida, che conservava opere di Carla Accardi, Gianni Asdrubali, Pietro Consagra, Antonio Sanfilippo, Emilio Tadini tra gli altri, e dove furono organizzate mostre d'arte contemporanea curate da critici di rilievo come Palma Bucarelli, Achille Bonito Oliva, Luciano Caramel e Giulio Carlo Argan. Nel 1990, a seguito della prima edizione dell'"Atelier Internazionale di Gastronomia Molecolare", di cui da allora regolarmente si tengono convegni annuali, si ebbe il formale riconoscimento della disciplina della gastronomia molecolare.[senza fonte]
Nel territorio comunale vi sono alcuni bagli:
Erice era conosciuta anticamente come "città delle cento chiese" e conventi[7]. Oggi molte sono ancora visibili e alcune sono aperte al culto.
Dal luglio 2005 la vetta del monte è tornata a essere collegata con la valle da una cabinovia ad agganciamento automatico, lungo un tracciato che riprende il percorso della vecchia funivia, da trent'anni inattiva. Partenza da Casa Santa.
Grazie al nuovo impianto, il viaggio dura circa 10 minuti alla velocità di 5 m/s, su 47 cabine da 8 posti (4 di queste attrezzate per accogliere disabili) che offrono una suggestiva panoramica di un'ampia porzione della provincia di Trapani.
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Tra le attività più tradizionali vi sono quelle artigianali, che si distinguono per le lavorazioni del ferro e del legno, oltreché per l'arte della ceramica e per quella tessile, quest'ultima finalizzata alla realizzazione di tappeti e di borse.[9][10]
Il Monte Erice è una grande area naturale con boschi, in particolare l'area di Martogna, il bosco demaniale di Sant'Anna e contrada Porta Spada.
Il Corpo forestale della Regione siciliana gestisce il Museo Agro-forestale San Matteo, un antico baglio rurale a 4 km dalla vetta. La periodica e ormai annuale pratica criminale degli incendi dolosi ha devastato la montagna e i dintorni del paese, che fino a vent'anni erano completamente immersi nei boschi [11].
Abitanti censiti[12]
Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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18 febbraio 1989 | 27 ottobre 1989 | Salvatore La Porta | Democrazia Cristiana | Sindaco | [15] |
7 novembre 1989 | 26 giugno 1990 | Vito Poma | Democrazia Cristiana | Sindaco | [15] |
26 giugno 1990 | 23 luglio 1992 | Salvatore Stinco | Democrazia Cristiana | Sindaco | [15] |
23 luglio 1992 | 7 dicembre 1993 | Giovanni Morici | Partito Socialista Italiano | Sindaco | [15] |
29 giugno 1994 | 8 giugno 1998 | Mario Poma | lista civica | Sindaco | [15] |
8 giugno 1998 | 3 agosto 2001 | Mario Poma | Centro Cristiano Democratico | Sindaco | [15] |
12 settembre 2001 | 26 novembre 2001 | Emanuele Vanni | Comm. straordinario | [15] | |
26 novembre 2001 | 29 maggio 2007 | Ignazio Sanges | centro-destra | Sindaco | [15] |
29 maggio 2007 | 9 maggio 2012 | Giacomo Tranchida | centro-sinistra | Sindaco | [15] |
9 maggio 2012 | 12 giugno 2017 | Giacomo Tranchida | centro-sinistra | Sindaco | [15] |
14 giugno 2017 | in carica | Daniela Toscano | Partito Democratico | Sindaco | [15] |
Dal 1954 si svolge la Cronoscalata Monte Erice, gara automobilistica valida per il campionato italiano rally.
La locale squadra di pallamano femminile, la Handball Erice, milita nel campionato di Serie A1.
Tra il 1989 e il 1993 la Kaimani Erice, squadra di football americano maschile, disputò campionati di Serie A2 e B.
Altri progetti
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