Crognaleto è un comune italiano sparso di 1 118 abitanti[2] della provincia di Teramo in Abruzzo. Il nome deriva dal termine dialettale crognale (= corniolo). Il centro omonimo è sito a 1 105 m di quota, ma la sede municipale si trova nella frazione di Nerito.
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Crognaleto comune | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Amministrazione | |
Sindaco | Orlando Persia[1] (lista civica di centro-sinistra Trasparenza e serietà) dal 2022 |
Territorio | |
Coordinate | 42°35′N 13°29′E |
Altitudine | 1 094 m s.l.m. |
Superficie | 124,3 km² |
Abitanti | 1 118[2] (31-8-2022) |
Densità | 8,99 ab./km² |
Frazioni | Vedi elenco |
Comuni confinanti | Amatrice (RI), Campotosto (AQ), Cortino, Fano Adriano, L'Aquila (AQ), Montorio al Vomano |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 64043 |
Prefisso | 0861 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 067023 |
Cod. catastale | D179 |
Targa | TE |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[3] |
Cl. climatica | zona E, 2 767 GG[4] |
Nome abitanti | crognaletani |
Patrono | Santi Pietro e Paolo |
Giorno festivo | 29 giugno |
Cartografia | |
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Sito istituzionale | |
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Il territorio comunale, sito sulle pendici orientali dei Monti della Laga, caratterizzato da folti boschi di faggio e querce, si estende sui due versanti della Valle del Vomano. Faceva parte della Comunità Montana Gran Sasso, oggi soppressa, e ricade all'interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Transita qui un tratto della grande Ippovia del Gran Sasso.
Insediamenti sono attestati in epoca pre-romana e romana, ma gran parte degli attuali centri abitati sembra avere origini medioevali. Il territorio lungo la valle del Vomano era interessato dal passaggio di quella che pare fosse la Via Cecilia. Le prime notizie appaiono sul finire del XIII secolo quando la vicina Amatrice rivendicava il possesso di alcune località ora facenti parte del comune.
L'attuale comune fu istituito nel 1813, durante l'occupazione napoleonica. Crognaleto, in precedenza facente parte del comune o "università" di Roseto, insieme con il territorio che diventerà comune di Cortino, fu dichiarato comune autonomo, raccogliendo come frazioni numerosi centri abitati che in precedenza costituivano per lo più essi stessi delle universitates dotate di una loro autonomia.
Lo stemma del comune di Crognaleto è stato riconosciuto con decreto del Capo del governo del 25 febbraio 1936.[5]
«D'azzurro, al monte di tre cime di verde, sormontato da una torre d'oro, accompagnata nel capo da due stelle dello stesso. Ornamenti esteriori da Comune.» |
Il gonfalone è stato concesso con decreto del presidente della Repubblica del 14 febbraio 2008.[6]
«Drappo di giallo con la bordatura di verde.» |
Abitanti censiti[7]
La ventricina di Crognaleto è un insaccato costituito da grasso suino mescolato con una bassa percentuale di spalla o altra carne magra, tritati e conditi con spezie e peperoncino e insaccati nello stomaco o nella vescica dell'animale. Dopo la maturazione, preferibilmente con leggera affumicatura, e la stagionatura, si mangia spalmato sul pane. L'uso è inoltre di conservare le salsicce dentro la ventricina, in modo da valorizzare entrambi i sapori.
Nel 1977 sul territorio comunale, sono state girate alcune scene del film Autostop rosso sangue.
Aiello, Alvi, Aprati, Cervaro, Cesacastina, Figliola, Frattoli, Macchia Vomano, Nerito, Piano Vomano, Poggio Umbricchio, San Giorgio, Santa Croce, Senarica, Tottea, Valle Vaccaro
Piccola frazione di Crognaleto situata a 1 005 m s.l.m. ricostruita dopo la frana che la colpì nel 1899.
Di interesse anche i resti di antichi mulini nella valle del torrente Zincano. Il mulino D'Egidio si trova nel torrente Laga.
La frazione di Cesacastina si trova a 1 150 m s.l.m. nel cuore del parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Il paese è suddiviso in quattro borghi; l'agglomerato più antico si trova ai piedi del paese, borgo "Combrello" (Colle Morello) in cui si possono ammirare architravi del 1600. In questo borgo ha avuto i natali don Michelangelo Forti, patriota e umanista, al quale è dedicata l'omonima piazza. Le case, costruite in arenaria, rispecchiano la geologia del luogo e il paesaggio mozzafiato. Il borgo "Colle" si caratterizza per versetti e motti incisi su porte e finestre degli edifici. Il borgo Mastresco è il primo nucleo che si incontra alla porte del paese percorrendo la rotabile, da racconti popolari si narra che il paese fu colpito da uno smottamento, scivolando verso il basso, solo il "Mastresco" rimase al suo posto, da ciò deriva il suo nome "rimasto ecco".
Il borgo "Villa" si caratterizza per la chiesa dedicata ai SS Pietro e Paolo. Essa si presenta con una pianta a croce latina con motivi ornamentali interni risalenti al barocco, costituiti principalmente da un altare con colonne tortili e dipinti raffiguranti motivi sacri. La chiesa era l'unica nella montagna teramana che conservò il patronato laico, cioè il diritto dei residenti a eleggere il proprio parroco. Il paese è divenuto famoso per la sua posizione strategica, poiché in poco tempo è possibile raggiungere la Valle delle Cento Cascate, un grandissimo bacino idrografico che in primavera è solcato da numerosi corsi d'acqua. Da qui poi si può raggiungere monte Gorzano che con i suoi 2457 m s.l.m. è la vetta più alta del Lazio e dei Monti della Laga, con una vista molto bella sul Gran Sasso d'Italia.
In paese si narrano storie circa l'origine del paese e dello stesso toponimo. Nelle vicinanze vi era l'ospedale di Sant'Antonio Abate localmente detto dei tignosi, fu ceduto in gestione mediante convenzione al Convento dei Francescani dell'Aquila ai primi anni del Cinquecento[8]; era adibito a luogo di ricovero per malati di tigna, i quali venivano portati in quel luogo che ancora oggi prende il nome di Tignoso. In prossimità di questo ospedale è possibile osservare i resti della chiesa di Santa Maria Maddalena, nel quale sono stati ritrovati una croce e un calice d'oro con il quae papa Giovanni Paolo II ha officiato una messa nel santuario di San Gabriele a Isola del Gran Sasso. Altre storie poi sono state scritte su roccia, altre tramandate. "Cesa"- "Castina" può essere tradotto come taglio di castagno, oppure ricollegato a un accampamento romano, dove Cesa può significare taglio di un qualcosa come il bosco per esempio, e Castinus, si ritiene essere un console romano che si occupava di viaria, e dato che nella Valle delle Cento Fonti è presente un tracciato, che può essere assimilabile a una via secondaria dell'allora via Salaria, quindi Cesacastina poteva rappresentare un accampamento.
Si trova a 1115 m s.l.m. Nel 1297 è attestato l'abitato, che risulta sottoposto ad Amatrice. Successivamente rientra insieme alla vicine località nel comprensorio della Montagna di Roseto appartenente al ducato di Atri della famiglia Acquaviva. Tradizionalmente centro artigianale per l'intaglio del legno e per la scultura in pietra. Vi lavora Serafino Zilli, l'ultimo scalpellino della versante teramano della Laga.
Sito a circa 850 m s.l.m. vi è la sede del Municipio. Vi si svolgono due caratteristici riti: il Fuoco di Natale, tenuto acceso dalla vigilia di Natale fino alla Befana; dell'Erede che si svolge il giovedì grasso, in cui viene accolto dalla comunità il primo figlio maschio delle nuove famiglie.
Situato a circa 850 m s.l.m. Le prime costruzioni sembrano risalire al XIII secolo, mentre la formazione del centro abitato si deve forse all'abbandono del paese altomedioevale di Campanea (1526), in località Colle del Vento, che a sua volta sorgeva su un antico insediamento pre-romano, attestato da resti di mura megalitiche.
Il paese è abbarbicato su uno sperone di roccia a forte declivio, nel territorio dei Monti della Laga, sul versante sinistro del Vomano. Si raggiunge per mezzo di una strada in salita che si dirama dalla Statale 80 del Gran Sasso d'Italia (la vecchia strada L'Aquila-Teramo recentemente ribattezzata Strada maestra del Parco).
Si trova a 1 150 m s.l.m. e sviluppato su tre livelli
Si trova su di uno sperone di roccia a picco sul tratto di gola del fiume Vomano, lungo la SS 80 del Gran Sasso d'Italia a 650 m di altitudine.
Chiesa dei patroni Santi Proto e Giacinto con statue lignee del XVI secolo. Interessanti stipiti di portali, tutti in pietra arenaria grigia, tipica dei Monti della Laga, si possono ammirare ancora in alcune case che testimoniano anche la esenzione dai tributi "casa franca", in quanto comunità autonoma.
Risale a questo periodo, forse, la mitica e ancora non accertata storicamente, alleanza con la repubblica di Venezia.
Tottea si caratterizza per la pietra arenaria sulla quale il paese sorge. L'arenaria è utilizzata per farne sculture ed elementi architettonici. Sono rinomati gli scalpellini di queste zone, i quali da generazioni si tramandano l'arte nel realizzare camini, stipiti e altri ornamenti. Non a caso a Tottea sta nascendo un Ecomuseo e un Centro di documentazione, presso la sede della locale Pro Loco, dedicati alla lavorazione della pietra. Qui si svolge anche un concorso dedicato alla scultura in pietra. Vari artisti vi partecipano ogni anno lasciando al paese un crescente patrimonio artistico che va ad arricchire l'arredo urbano del paese. A Tottea e nel territorio limitrofo hanno sede numerose imprese edili di costruzione e di restauro le cui maestranze hanno prestato o prestano la loro opera in tutto il mondo. Transita qui un tratto della grande Ippovia del Gran Sasso.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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21 novembre 1993 | 16 novembre 1997 | Mario Ceci | Lista Civica | Sindaco | [9] |
17 novembre 1997 | 27 maggio 2007 | Pietro Ceci | Lista Civica di Centro-sinistra | Sindaco | [10][11] |
28 maggio 2007 | 13 giugno 2022 | Giuseppe D'Alonzo | Lista Civica di Centro-sinistra Trasparenza e serietà | Sindaco | [12][13] |
L'Archivio comunale dell'antica università di Roseto subì ripetuti danneggiamenti e dispersioni, in particolare durante la metà del secolo XIX quando ancora conservato nella casa comunale di Cervaro venne incendiato dai banditi. Quanto rimaneva venne trasferito nella nuova sede di Nerito[14].
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