Senarica è una frazione del comune di Crognaleto, in provincia di Teramo, lungo la SS 80 del Gran Sasso d'Italia.
Senarica frazione | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Comune | ![]() |
Territorio | |
Coordinate | 42°32′51″N 13°30′50″E |
Altitudine | 639 m s.l.m. |
Superficie | 0,04 km² |
Abitanti | 85 (2001) |
Densità | 2 125 ab./km² |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 64043 |
Prefisso | 0861 |
Fuso orario | UTC+1 |
Nome abitanti | senarichesi |
Patrono | santi Proto e Giacinto |
Giorno festivo | 11 settembre |
Cartografia | |
Sito istituzionale | |
Modifica dati su Wikidata · Manuale |
Il borgo risulta ben visibile su di uno sperone a picco sulle gole del fiume Vomano. Dalla strada Maestra del Parco, con l'auto, è raggiungibile in pochi minuti.
![]() | Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica di Senarica. |
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L'insediamento abitato di Senarica risale al periodo pre-romanico.
Nel tardo medioevo, come vuole la tradizione, Giovanna I d'Angiò regina di Napoli concesse a Senarica il titolo di Repubblica e ai suoi cittadini la nobiltà[1], protetta anche dalla Serenissima repubblica di Venezia[2]. Senarica fu anche feudo degli Acquaviva di Atri.[3]
Il territorio di Senarica aveva una superficie di circa 0,04 km² e tra i 50 e i 100 abitanti.
Il re di Napoli Ferdinando IV non credeva all'esistenza della singolare comunità e inviò a Senarica alcuni funzionari per accertamenti. Spinto dal primo ministro Bernardo Tanucci[Tanucci morì nel 1783] ne dispose il sequestro e, nel 1797, Gioacchino Murat[Murat nel 1797 in Abruzzo???], cognato di Napoleone Bonaparte, cancellò definitivamente la sua presunta libertà.[4]
Il borgo conserva intatto il proprio fascino: oltre all'intero tessuto urbano, caratterizzato da pittoreschi vicoli e dignitosi palazzetti, è interessante la chiesa dei santi Proto e Giacinto, con pregevoli statue lignee[5]. Inoltre, non pochi edifici conservano pregevoli stipiti di portali in arenaria grigia, con l'iscrizione "casa franca", a testimonianza del privilegio dell'esenzione tributaria[6] o con quella "R. di Senarica" con lo stemma del leone rampante che tiene tra gli artigli un ferro di cavallo. L'esempio più noto di quest'ultima iscrizione si trova sulla casa, del 1565, al nº 12 di via Piave, sul cui architrave permangono quattro simboli.
Nel frasario della gente del posto, si riscontrano tuttora singolari assonanze con la lingua veneta. Ad esempio nel caso di fondaco, che indica magazzino di merci, cibi, attrezzi; oppure in quello di arca, che indica una cassapanca, ovvero di scurppelle ossia scrippelle (piatto tipico locale).
La notorietà di questo borgo è anche legata all'opera della scrittore teatino Giuseppe Mezzanotte, che le dedicò la Tragedia di Senarica, pubblicata a Napoli nel 1887.
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