Capracotta è un comune italiano di 801 abitanti[1] della provincia di Isernia in Molise. Ha subito grandi distruzioni durante la seconda guerra mondiale e dalla seconda metà del XX secolo si è sviluppato sul piano turistico come stazione sciistica molisana assieme a Campitello Matese.
Capracotta comune | |
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Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Molise |
Provincia | Isernia |
Amministrazione | |
Sindaco | Candido Paglione (Capracotta viva) dal 5-6-2016 |
Territorio | |
Coordinate | 41°50′N 14°16′E |
Altitudine | 1 421 m s.l.m. |
Superficie | 42,55 km² |
Abitanti | 801[1] (31-8-2022) |
Densità | 18,82 ab./km² |
Comuni confinanti | Agnone, Castel del Giudice, Pescopennataro, San Pietro Avellana, Sant'Angelo del Pesco, Vastogirardi |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 86082 |
Prefisso | 0865 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 094006 |
Cod. catastale | B682 |
Targa | IS |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[2] |
Cl. climatica | zona F, 4 004 GG[3] |
Nome abitanti | capracottesi |
Patrono | san Sebastiano |
Giorno festivo | 20 gennaio |
PIL | (nominale) 12,8 mln € [4] |
PIL procapite | (nominale) 15 318 € [4] |
Cartografia | |
Posizione del comune di Capracotta nella provincia di Isernia | |
Sito istituzionale | |
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Posto a 1.421 metri sul livello del mare è, dal punto di vista geografico, un territorio tra i più alti dell'Appennino oltre ad essere il comune più elevato del Molise. L'abitato è posto sul parallelo 41 ½ e sul meridiano del Castel dell’Ovo e si stende fra l'agro di Pescopennataro e Sant'Angelo del Pesco verso Nord, di quello di Agnone ad Est, di Vastogirardi a Sud e di S.Pietro Avellana e di Castel del Giudice.[5]
Il punto più alto del territorio comunale è la vetta di Monte Campo a 1746 m s.l.m. A valle dell'abitato, in direzione sud, si trovano le sorgenti del Verrino, affluente del fiume Trigno. Poco fuori del paese, sulla strada per Pescopennataro, è sito il giardino della flora appenninica[6], orto botanico di alta quota che raccoglie notevoli specie floreali e arboree dell'Italia centro-meridionale.
Capracotta è un'importante località climatica e sciistica. Ha due importanti impianti[7]: uno per lo sci alpino, in località Monte Capraro, con una seggiovia; l'altro per lo sci di fondo in località Prato Gentile: quest'ultimo impianto è stato sede dei Campionati Italiani Assoluti di sci di fondo nel 1997.
In inverno non è difficile imbattersi in bufere di neve, specialmente nei mesi di gennaio e febbraio. Per questo Capracotta è nota nel Centro-Sud Italia anche come il paese delle bufere. Il manto nevoso può facilmente superare il metro. Nel marzo 2015, sono stati rilevati 256 centimetri caduti in sole 18 ore, tuttavia questo dato risulta essere notevolmente sovrastimato, e le misure a norma hanno registrato un valore di "soli" 90–120 cm[8], anche se l'eccezionalità è stata riconosciuta dal Guinness dei primati.[9]
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È piuttosto controversa l'origine del nome. Ugo Mosca, in un vecchio studio, ha sostenuto l'ipotesi che provenisse dalla combinazione di due presunti termini italici "kapp"- luogo alto e "kott"- luogo roccioso che descrivono due proprietà del territorio cittadino. Altri fanno derivare il toponimo da due termini latini: "Castra cocta", cioè da una presunta presenza di accampamenti militari protetti da un "agger coctus" (una recinzione in mattoni).
Recenti studi, infine, attribuiscono le origini del toponimo (e della fondazione stessa dell'abitato) alla tradizione religiosa dei Longobardi di sacrificare una capra in onore del loro dio Thor, appena insediatisi in un luogo appena conquistato, e di mangiarne le carni come rito apotropaico contro l'esaurimento delle fonti di sostentamento del gruppo tribale che, diventando stanziale, si faceva comunità. Al periodo longobardo, non a caso, risale la più antica attestazione del nome: un atto di donazione del 1040[10]. Questi studi si basano su un esame particolareggiato delle persistenze storico-toponomastiche dell'alto Molise e di tutti i territori italiani dominati nel Medioevo dai Longobardi. In Italia, infatti, esistono altre "Capracotta": in Campania, Lombardia, Toscana e Umbria. Si tratta di luoghi pianeggianti o vicini al mare ma tutti conquistati e governati dagli Uomini dalle Lunghe barbe.
A partire dalle ricerche di Luigi Campanelli[5], e in seguito all'affermarsi degli studi romanistici sui riti di "devotio", v'è oggi una nuova ipotesi toponomastica che farebbe risalire il nome di Capracotta alla consacrazione di tre capre per la gloria di Gaio Aurelio Cotta, che nel 200 a.C. diventava secondo console contemporaneamente all'invio di dieci commissari ripartitori nel Sannio per la spartizione delle terre requisite ai Sanniti: il nome originario del villaggio, Capræ Cottæ, proverrebbe letteralmente dalle "capre di Cotta".[11]
Lo stemma del paesino testimonia, tuttavia, una leggenda. Questa afferma che alcuni zingari vollero costruire un villaggio e accesero un fuoco per arrostire una capra. Ma questa capra saltò sul fuoco e riuscì a fuggire. Nel punto in cui l'animale si fermò esanime, gli zingari decisero di stabilirsi. In realtà, questo rito, più che a riferirsi a un fatto storicamente verosimile (gli zingari arrivarono in Italia soltanto a partire dal XV secolo quando Capracotta contava più di mille abitanti), sembra voler giustificare il carattere eternamente peregrinatorio degli abitanti di Capracotta.[senza fonte]
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Le più antiche tracce della presenza umana nel territorio del Comune di Capracotta risalgono al Paleolitico: in località Morrone sono stati ritrovati strumenti di caccia dell'uomo di Neandertal.
Il primo insediamento stabile risale, invece, al IX secolo a.C. Si tratta di un centro abitato ritrovato nel corso di cinque campagne di scavo promosse dalla soprintendenza per i beni archeologici del Molise tra il 1979 e il 1985 nei pressi della Fonte del Romito. Gli scavi archeologici hanno svelato l'esistenza di un sito con una vitalità di circa mille anni: da alcune capanne circolari del IX secolo a.C. a edifici in marmo del I secolo d.C. collocati in un contesto urbano ben pianificato.
L'attuale paese di Capracotta, invece, nasce sullo sperone della Terra Vecchia nei primissimi decenni del Medioevo durante la conquista longobarda del Mezzogiorno d'Italia (fine VI- inizi VII secolo d.C.). Si sviluppa nei secoli successivi attraverso la pratica della transumanza, cioè lo spostamento invernale degli armenti dalle alture dell'Abruzzo al Tavoliere delle Puglie. Capracotta ha fatto parte del Regno di Napoli prima e delle Due Sicilie poi, e vi ha fatto visita il sovrano Francesco I di Borbone. Forte il legame con alcune cittadine della provincia di Napoli e della stessa città partenopea attraverso famiglie nobiliari napoletane, come i Capece Piscitelli, duchi di Capracotta. A Napoli, a Torre del Greco e in altre città della provincia napoletana insistono diversi palazzi denominati 'Capracotta'. Durante la seconda guerra mondiale, Capracotta viene quasi interamente distrutta dalle truppe tedesche in ritirata verso la Val di Sangro con il fuoco e la dinamite. Tra i monumenti perduti, vi era una torretta dell'orologio (situata all'inizio del Corso Sant'Antonio, venendo dalla chiesa dell'Assunta, come dimostra un recente affresco commemorativo, posto alla sua base di pietra cilindrica, ancora in piedi), ultimo residuo delle antiche mura di cinta, spazio poi recuperato come fontana.
Negli anni '50 il borgo fu interamente ricostruito e vi fu installato un impianto da sci sopra il Monte Capraro. Il borgo ha avuto una forte vocazione turistica già a partire dalla fine dell'Ottocento, in modo particolare con l'attrazione di turismo da Napoli. Agli inizi del secolo scorso, numerose famiglie dell'aristocrazia romana e soprattutto napoletana trascorrevano le vacanze invernali nei comodi e confortevoli alberghi cittadini. In una citazione di Alberto Sordi ne Il conte Max, Capracotta è descritta come la Piccola Cortina D'Ampezzo degli Abruzzi. Capracotta è famosa anche per le abbondanti nevicate. Nel mese di marzo del 2015, nel giro di 17 ore, è caduta più di due metri di neve battendo il precedente record di Silver Lake in Colorado (U.S.A.) dove, nel 1921, erano caduti 193 centimetri di neve in 24 ore.
Medaglia di bronzo al merito civile | |
«Comune situato all'interno della linea "Gustav", occupato dalle truppe tedesche, subiva, in attuazione della tattica della "terra bruciata", la quasi completa demolizione del patrimonio edilizio e diverse vittime civili. La popolazione, costretta a rifugiarsi nei paesi vicini, seppe resistere con contegno agli stenti e alle dure sofferenze, per intraprendere, poi, la difficile opera di ricostruzione morale e materiale. 1943/1944 - Capracotta (IS).[12]» — Capracotta, 11 marzo 2011 |
Abitanti censiti[13]
Dal 1962, in località Prato Gentile, viene celebrata La Pezzata, sagra della pecora bollita che si tiene ogni prima domenica di agosto. La tradizione di bollire la pecora risale alla pratica della pastorizia transumante lungo il tratturo. Nel 2014 questo piatto è stata inserito tra le "eccellenze" dalla rivista Gambero Rosso[14]. Appena 2 km fuori dal paese, in direzione Prato Gentile, Capracotta ospita il giardino della flora appenninica, un orto botanico naturale fra i più alti d'Italia (1525 m s.l.m.), in cui vengono conservate e tutelate le specie vegetali della flora montana e altomontana autoctona dell'Appennino centro-meridionale. Si tratta dell'unico orto botanico della regione Molise, ponendolo come un importante osservatorio sulla biodiversità situato in un contesto suggestivo per la presenza di numerosi habitat naturali, tra i quali praterie, faggete, roccaglie, zone umide, arbusteti, insieme a zone tematiche curate dedicate alle piante officinali, alle varietà orticole autoctone. La ricchezza di specie endemiche, rare e protette, fa di questo orto un laboratorio attivo sulle misure di protezione e conservazione della flora montana e alto-montana. Attualmente, il giardino è gestito da un consorzio tra il Comune di Capracotta, l'Università degli Studi del Molise e la Regione Molise, le cui attività di ricerca e promozione sono gestite e assicurate dal Dipartimento di Bioscienze e Territorio dell'ateneo molisano con sede a Pesche[6].
Capracotta è meta frequentata soprattutto l'inverno per lo sci, con turisti provenienti prevalentemente dal Lazio, dall'Abruzzo e dalla Campania. La pratica più diffusa è quella dello sci di fondo in località Prato Gentile (1.573 m.), alle pendici di Monte Campo (1.746 m.), presso il prestigioso stadio del fondo "Mario Di Nucci", che nel 1997 ha ospitato i Campionati italiani assoluti e nel 2004 la Coppa Europa. Da quella località si diramano tre piste di diversa difficoltà (anello di monte, anello di valle e anello turistico), per una lunghezza complessiva di oltre 15 km.[senza fonte]
Dal 1995 sono stati installati impianti per lo sci alpino alle pendici del Monte Civetta, a confluenza col Monte Capraro (1730 m), che comprendono:
Queste due seggiovie portano alle seguenti piste:
Tra le attività più tradizionali vi sono quelle artigianali, che pur non essendo diffuse come nel passato non sono del tutto scomparse, e si distinguono per l'arte della tessitura finalizzata alla produzione di coperte[15].
Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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6 giugno 1985 | 16 giugno 1990 | Antonino Sozio | Democrazia Cristiana | Sindaco | [16] |
20 giugno 1990 | 18 agosto 1990 | Michele Conti | Partito Repubblicano Italiano | Sindaco | [16] |
18 agosto 1990 | 24 aprile 1995 | Ciro Mendozzi | indipendente | Sindaco | [16] |
24 aprile 1995 | 14 giugno 1999 | Candido Paglione | centro-sinistra | Sindaco | [16] |
26 giugno 1999 | 3 marzo 2000 | Candido Paglione | Lista civica | Sindaco | [16] |
14 maggio 2001 | 30 maggio 2006 | Pasquale Di Nucci | Lista civica | Sindaco | [16] |
30 maggio 2006 | 28 maggio 2011 | Antonio Vincenzo Monaco | Lista civica | Sindaco | [16] |
28 maggio 2011 | 6 giugno 2016 | Antonio Vincenzo Monaco | Uniti per Capracotta | Sindaco | [16] |
6 giugno 2016 | in carica | Candido Paglione | Capracotta viva | Sindaco | [16] |
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