Boves (Beuves in piemontese) è un comune italiano di 9 635 abitanti della provincia di Cuneo in Piemonte.
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Boves comune | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Amministrazione | |
Sindaco | Maurizio Paoletti (lista civica) dal 26-5-2014 |
Territorio | |
Coordinate | 44°20′N 7°33′E |
Altitudine | 590 m s.l.m. |
Superficie | 50,95 km² |
Abitanti | 9 635[1] (31-8-2020) |
Densità | 189,11 ab./km² |
Frazioni | Castellar, Cerati, Fontanelle, Madonna dei Boschi, Mellana, Rivoira, Rosbella, San Giacomo, San Mauro, Sant'Anna |
Comuni confinanti | Borgo San Dalmazzo, Cuneo, Limone Piemonte, Peveragno, Robilante, Roccavione, Vernante |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 12012 |
Prefisso | 0171 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 004028 |
Cod. catastale | B101 |
Targa | CN |
Cl. sismica | zona 3s (sismicità bassa)[2] |
Cl. climatica | zona F, 3 047 GG[3] |
Nome abitanti | bovesani |
Patrono | san Bartolomeo |
Giorno festivo | 24 agosto |
Motto | Ex Labore Quies |
Cartografia | |
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Sito istituzionale | |
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Faceva parte della Comunità montana delle Alpi del Mare e nel suo abitato scorre il Colla.
Il toponimo Boves è documentato già nel 1095. Secondo G. D. Serra proverrebbe da *Bovicis, ablativo plurale di *Bovicus, dal cognome gallico Bovus. Bovisius (dal 1098) e Bovexius (dal 1258) [anche Bovixium] sarebbero «forme sostantivate dell'aggettivo derivato» da *Bovicus (A Rossebastiano). Compaiono in iscrizioni inoltre i nomi di persona gallici Bouecius (Spagna) e Boicus (Veneto; da*Bowico-), anche questi dal gallico *bou-, *bouo- ʿbue, vaccaʾ. Altre attestazioni: Bovixium (815 [?], 1098), de Bovese (1200), de Boueso (1222), Buysius (1329). [II]
Da remotissimi tempi abitata, fu colonia romana nel periodo in cui le legioni romane dilagarono alla conquista della Gallia Cisalpina.
Affacciatasi alla storia dell'era cristiana come "castrum" e "locus" Boves è ricordata per la prima volta in un documento dell'815 con il nome di BOVIXIUM. 815 Un diploma di Ludovico il Pio, figlio di Carlo Magno riconosce i diritti dell'abbazia di San Dalmazzo di Pedona su chiese e località del Contado di Bredolo, più antico documento finora ritrovato in cui compaia il nome Bovixio.
La sua storia è simile a quella di ogni altro "borgo" della provincia che ebbe a subire le conseguenze di scorrerie saracene e di lotte tra feudatari e signorotti che cercavano potere e benefici. Possesso dei Marchesi del Vasto, passò poi alle dipendenze dei Marchesi di Busca (1144), a quelli di Ceva (1214), appartenne al Marchesato di Saluzzo, ai Visconti e dal 1396 agli Acaja, per riunirsi infine ai domini sabaudi del 1418 conseguendo autonomia comunale, con l'approvazione dei propri statuti.
I secoli XVI e XVII vedono il territorio bovesano percorso di volta in volta da truppe francesi, spagnole, imperiali, che seminano saccheggi, carestie, pestilenze. La comunità tuttavia reagisce con caparbietà a difesa della propria libertà e dei propri valori, affidandosi a protezioni divine con "voti civici" alla Madonna dei Boschi (1630) e con la costruzione di un santuario a Sant' Antonio (1647), ma soprattutto potenziando attività economiche, costruendo infrastrutture a servizio dell'agricoltura (il canale Naviglio) e dell'artigianato (sega ad acqua, battitoio per la canapa, mulini, martinetto a maglio meccanico...), salvaguardando i propri diritti all'uso di acque e pascoli anche con liti contro Comuni vicini, ed infine favorendo una oculata espansione urbanistica.
Il 27 aprile 1796 truppe napoleoniche prendono possesso di Boves che solo nel maggio 1814 potrà festeggiare il ritorno al Regno di Sardegna. Nel periodo risorgimentale Boves dà un suo contributo di sangue ai moti insurrezionali ed alle guerre d'indipendenza attraverso l'impiego di suoi figli volontari, come Tommaso Beraudo, comandante dei Bersaglieri toscani, caduto nella battaglia di Curtatone e Montanara nel 1848.
Numerosi alpini di Boves morirono durante la prima e la seconda guerra mondiale. Ad essi vanno aggiunti i tanti cittadini inermi fucilati nei lunghi mesi di Resistenza all'occupazione tedesca e coloro che furono inghiottiti dalle operazioni militari sui vari fronti o nei campi di concentramento.
La città di Boves fu il teatro del primo atto di rappresaglia contro la popolazione civile inerme, noto come eccidio di Boves: il 19 settembre 1943, all'indomani dell'armistizio dell'8 settembre, la 1ª Divisione Panzer SS "Leibstandarte SS Adolf Hitler" colpì la città dalle colline circostanti, dando fuoco a oltre 350 abitazioni e lasciando sul terreno decine di vittime.
Lo stemma della Città è stato riconosciuto con decreto del Capo del governo del 21 agosto 1931,[4] la sua blasonatura è la seguente:[5]
«d'azzurro, al bue d'oro, passante su una campagna erbosa di verde. Ornamenti esteriori da Comune.» |
Con regio decreto del 23 febbraio 1931 venne concesso il gonfalone, consistente in un drappo di azzurro.[4]
Lo stemma effettivamente in uso differisce da quello riconosciuto in quanto il bue si presenta d'argento e sullo sfondo sono presenti le montagne del massiccio della Bisalta, anch'esse di colore argento.[5]
La città di Boves è tra le istituzioni decorate al valor militare per la guerra di Liberazione insignita il 22 luglio 1963 della medaglia d'oro al valor militare e il 16 gennaio 1961 della medaglia d'oro al merito civile per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale:
![]() | Medaglia d'oro al valor militare |
«Martoriata dalla ferocia teutonica, la città di Boves, culla della Resistenza armata piemontese, il 19 settembre 1943, con il primo sacrificio di 45 cittadini trucidati e 350 case incendiate, aggiungeva una pagina di gloria alle glorie d'Italia. Il nemico, forte di tracotanza e d'armi, continuava ad infierire, senza però riuscire a piegare lo spirito, sempre invitto ed indomito, della sua popolazione, come nelle quattro gloriose giornate del gennaio 1944, durante le quali venivano incendiate altre 500 case e cadevano combattendo 157 cittadini partigiani, perché libera sopravvivesse la Patria. Il martirio attingeva la vetta, con l'ultimo sacrificio di 9 suoi figli barbaramente massacrati dal nemico sconfitto ed in ritirata, il giorno successivo al termine delle ostilità. Epico esempio d'eroismo e d'olocausto, monito alle generazioni future.» — Boves, 8 settembre 1943 - 26 aprile 1945[6]. |
![]() | Medaglia d'oro al valor civile |
«Sopportava con eroico comportamento e stoico coraggio, per ben due volte, la rappresaglia crudele del nemico invasore, subendo la distruzione di numerose abitazioni e sacrificando la vita di molti suoi figli all'ideale patriottico.» — Boves, 1940-1945[6]. |
Abitanti censiti[7]
Secondo i dati Istat al 31 dicembre 2017, i cittadini stranieri residenti a Boves sono 604[8], così suddivisi per nazionalità, elencando per le presenze più significative[9]:
A Boves è molto presente la coltivazione dei fagioli, tanto che ogni anno si celebra la Festa del Fagiolo in cui vengono presentate nuove ricette a base di legumi. La presenza di cave di argilla di ottima qualità fece nascere negli anni 80 dell'Ottocento una fabbrica di laterizi, la Fornace Giordano dotata di forni Hoffmann che continuò la produzione fino al 1936.
All'interno del territorio di Boves vi sono 10 frazioni: Rosbella, San Giacomo, Mellana, Sant'Anna, San Mauro, Fontanelle, Castellar, Cerati, Rivoira e Madonna dei Boschi.
Dal 1887 al 1960 Boves era servita dalla ferrovia Cuneo-Boves-Borgo San Dalmazzo, che fino al 1937 costituiva l'originario tracciato della linea Cuneo-Ventimiglia, sul quale erano presenti la stazione di Boves e una fermata a servizio della frazione Fontanelle. Dopo la chiusura dell'impianto, la sede è stata riutilizzata quale sede della strada "Bovesana".
Dal 1903 al 1935 fu inoltre operativa anche la linea tramviaria Boves-Cuneo, gestita dalla Compagnia Generale dei Tramways Piemontesi. L'edificio della stazione tramviaria è ancora esistente all'inizio del viale alberato di via Cuneo.
Tra le canzoni popolari tipiche della città, va ricordata Nate 'd Beuves ("Noialtri di Boves") scritta in piemontese e spesso indicata come "inno" della città.
Nate 'd Beuves
«Feve largh ch'a-j passa la famija (rit.)
Nate 'd Boves pura rassa S'i voroma peuj vardè la stòria (rit.)» |
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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14 giugno 1999 | 14 giugno 2004 | Riccardo Domenico Pellegrino | Indipendente | Sindaco | [10] |
14 giugno 2004 | 8 giugno 2009 | Riccardo Domenico Pellegrino | lista civica | Sindaco | [10] |
8 giugno 2009 | 27 maggio 2014 | Mario Giuliano | lista civica | Sindaco | [10] |
27 maggio 2014 | in carica | Maurizio Paoletti | lista civica: per Boves | Sindaco | [10] |
Altri progetti
Controllo di autorità | VIAF (EN) 127485816 · SBN LI3L000050 |
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