Kobanê (in curdo: کۆبانی, Kobânî/Kobânê) conosciuta in arabo come Ayn al-Arab (in arabo: عين العرب, ʿAyn al-ʿArab, "fonte degli Arabi") è una città nel nord della Siria, nell'attuale Kurdistan siriano (in lingua curda Rojavayê Kurdistanê e in arabo کوردستان السورية, Kūrdistān al-Sūriya, o più genericamente, Rojava, "ovest" in curdo), situata nei pressi della frontiera con la Turchia. Oggi fa parte della confederazione democratica del Rojava, regione autonoma de facto nel cantone che prende il nome da questa città.
Kobanê/ʿAyn al-ʿArab città | |
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Kobanî/عين العرب | |
Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Governatorato | Aleppo |
Distretto | 'Ayn al-'Arab |
Sottodistretto | 'Ayn al-'Arab |
Territorio | |
Coordinate | 36°53′23″N 38°21′20″E |
Altitudine | 511 m s.l.m. |
Superficie | 7 km² |
Abitanti | 44 821 (2004) |
Densità | 6 403 ab./km² |
Altre informazioni | |
Lingue | curdo, arabo, armeno |
Cod. postale | C1946 |
Fuso orario | UTC+2 |
Cartografia | |
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Secondo il censimento del 2007, ha una popolazione di 54 681 abitanti ed è abitata da curdi, arabi, turcomanni e armeni, in base a una stima del 2013.[1]
Il nome della città deriva da quello di una società tedesca che, nel secondo decennio del XX secolo, costruì sul sito una delle stazioni dell'ambiziosa ferrovia Berlino-Baghdad.[2]
Rifugiati armeni cristiani, scampati ai massacri dei Giovani Turchi ottomani in Anatolia, fondarono un villaggio nelle vicinanze della stazione già nel 1915 e qui furono subito raggiunti da curdi musulmani che vivevano nelle aree circostanti.
Dalla metà del XX secolo, vi erano tre chiese armene in città, ma la maggior parte della popolazione armena emigrò poi in Unione Sovietica negli anni sessanta.[2] La struttura urbanistica di Kobanê è stata in gran parte pianificata e realizzata dalle autorità francesi nel corso del mandato francese della Siria e del Libano e un buon numero di edifici di costruzione francese è ancor oggi in uso.
Come conseguenza della guerra civile siriana, la cittadina è passata sotto il controllo delle unità di difesa del movimento confederalista curdo (PYD) le Yekîneyên Parastina Gel (YPG)[3] il 19 luglio 2012,[4] visto che per questa organizzazione la regione ha un forte valore simbolico, oltre a un'accentuata rilevanza strategica e culturale (tanto che il leader curdo Abdullah Öcalan vi si era recato il 2 luglio 1979, poco dopo la fondazione del PKK).
Il 2 luglio del 2014, lo Stato Islamico ha tentato di assumerne il controllo con le armi[5] e, dopo un secondo tentativo avviato nel settembre 2014, la città è stata soprannominata la "Stalingrado del Vicino Oriente", per sottolineare la strenua resistenza da parte dei militanti di YPG e YPJ.[6]
Kobanê, ai primi di ottobre del 2014 era stretta d'assedio dalle forze dell'ISIS che si muovevano da sud e da ovest finché, penetrate nei sobborghi della città, sono state costrette a combattere casa per casa dai resistenti curdi, giungendo il 12 ottobre a conquistare l'80% circa dell'intera area urbana prima di essere costrette a un parziale arretramento a causa dell'efficace contrattacco dei curdi delle unità miste e femminili che giorno e notte difendevano la città. Vasta eco ha avuto il sacrificio in combattimento della giovane Arin Mirkan, morta in un attacco suicida all'interno di una roccaforte dell'ISIS.
Il 26 gennaio 2015, dopo oltre quattro mesi di combattimenti e circa 2 000 morti, le forze curde riconquistano la città, grazie anche al concentrarsi dei raid aerei della "coalizione internazionale" sull'area in questione.[7]
L'alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati stima a 400 000 i rifugiati dell'intera regione che cercheranno di rifugiarsi in Turchia per sfuggire alle milizie terroriste dello Stato Islamico.[8]
La città è stata uno dei fronti della guerra contro lo Stato Islamico ma soprattutto un baluardo simbolico per la resistenza curda, questo è raccontato oltre che nei giornali e libri di storia anche in altri media come il fumetto Kobane Calling di Zerocalcare e numerosi documentari e racconti.
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