Monteggio è situato nel Malcantone lungo le rive del fiume Tresa[1], per cui il suo territorio comunale confina con l'Italia. Vi si trovano tre dogane, a Cassinone, a Ponte Cremenaga e a Fornasette, la più antica[senzafonte].
Storia
Il comune fu un tempo feudo dei Sessa. A partire dal XV secolo i duchi di Milano gli concessero lo status di terra privilegiata, affidandogli il compito di difendere e mantenere efficiente la strada che segue il percorso della Tresa[1][2]. Nel 1511 diventò territorio svizzero e, a partire dal 1584, i cantoni sovrani confermarono lo statuto garantito dal Ducato di Milano chiedendo in cambio che il comune versasse ogni due anni un contributo ai sindacatori (ambasciatori-ispettori)[2]. Lo status di terra privilegiata venne meno con la proclamazione della Repubblica Elvetica.
Simboli
Il comune ha uno stemma così blasonato: inquartato a croce di S. Andrea, di nero e rosso; al capo d'oro all'aquila di nero. L'arma proviene dal Codice Cremosano (1673) che dà «Monteggi» (fig. 118, p. 95)."[3].
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
La chiesetta di Sant'Adalberto
Chiesetta di Sant'Adalberto, attestata dal 1428[1], ex cappella dei feudatari Sessa[senzafonte];
Oratorio di Santa Maria in località Ramello, eretto alla fine del XVI secolo in stile tardobarocco[senzafonte];
Oratorio di Santa Rita da Cascia in località Termine[senzafonte];
Cappella della Madonna del Rosario in località Termine[senzafonte];
Oratorio di San Valentino in località Crocivaglio, eretto in stile tardobarocco fra il 1777 e il 1783[senzafonte];
Oratorio in località Pirla, sconsacrato[senzafonte].
Case in località Busino con meridiane floreali sulla facciata[senzafonte];
Antico mulino in località Busino[senzafonte];
Fonderia d'oro in località Ramello, già a servizio della miniera Costa di Sessa, risalente al 1861 e ridotta a rudere: della struttura resta il camino dell'ex fornace[senzafonte];
Villa Donati in località Molinazzo, abitazione civile costruita fra il 1885 e il 1890[senzafonte];
Antico mulino in località Molinazzo[senzafonte];
Fontana coperta, già lavatoio, in località Termine, a ridosso della cappella della Madonna del Rosario[senzafonte];
Casa colonica in località Crocivaglio, con l'affresco Madonna in trono col Bambino, san Rocco e il committente[senzafonte];
Casa Passera in località Crocivaglio, costruita nel XVII secolo[senzafonte];
Casa in località Rancina, con l'affresco Madonna col Bambino e tre santi[senzafonte];
Casa in località Persico, del XVII secolo[senzafonte];
Casa in località Persico, con un portico diviso da arcate, un loggiato colonnato e una meridiana a scudo sulla facciata[senzafonte];
Fornaci in località Fornasette[senzafonte];
Cinque mulini, tre torchi, due magli, tre peschiere e una segheria in località Fornasette[senzafonte];
Deposito del sale in località Lisora[senzafonte];
Casa in località Lisora, con il dipinto murale, ora danneggiato, Madonna e due santi[senzafonte];
Villaggio Bosco della Bella, composto da 27 case di legno realizzate nel 1962 per la Pro Juventute[4].
Società
Evoluzione demografica
L'evoluzione demografica è riportata nella seguente tabella[1]:
Monteggio conta 26 frazioni[1]ed è il comune con più frazioni della Svizzera[senzafonte] (senza contare i comuni che hanno subito una fusione, come per esempio Faido che ne conta 33)[3]: Bosco, Bruciata (Brusata)[1], Busino, Cassinone, Castello[1],Crocivaglio, Fonderia, Fornasette[1], Genestraio, Isole, Lisora[1], Molinazzo[1], Monteggio,Persico, Pirla, Ponte Cremenaga[1], Ramello, Rancina, Ressiga, Roncaccio, Ronchetto, Rovedera, Selvacce, Suino, Termine, Tiradelza.
Amministrazione
Ogni famiglia originaria del luogo faceva parte del cosiddetto comune patriziale e aveva la responsabilità della manutenzione di ogni bene ricadente all'interno dei confini del comune. Il Patriziato di Monteggio è estinto[6].
Note
Bernardino Croci Maspoli, Monteggio, in Dizionario storico della Svizzera, 21 maggio 2008. URL consultato il 2 novembre 2017.
Inge Beckel, Christof Kübler, Ferien für alle. Zu den Anfängen eines sozialen Tourismus in der Schweiz, in «Arte e Architettura in Svizzera», anno 62, numero 2, SSAS, Berna 2011.
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