Vivaro Romano (U Juaru in dialetto sabino) è un comune italiano di 155 abitanti della città metropolitana di Roma Capitale nel Lazio.
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Vivaro Romano comune | |||
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Localizzazione | |||
Stato | ![]() | ||
Regione | ![]() | ||
Città metropolitana | ![]() | ||
Amministrazione | |||
Sindaco | Beatrice Sforza (lista civica) dal 5-6-2016 | ||
Territorio | |||
Coordinate | 42°06′02″N 13°00′27″E | ||
Altitudine | 757 m s.l.m. | ||
Superficie | 12,54 km² | ||
Abitanti | 155[1] (31-12-2020) | ||
Densità | 12,36 ab./km² | ||
Comuni confinanti | Carsoli (AQ), Oricola (AQ), Orvinio (RI), Pozzaglia Sabina (RI), Turania (RI), Vallinfreda | ||
Altre informazioni | |||
Cod. postale | 00020 | ||
Prefisso | 0774 | ||
Fuso orario | UTC+1 | ||
Codice ISTAT | 058113 | ||
Cod. catastale | M095 | ||
Targa | Roma | ||
Cl. sismica | zona 2B (sismicità media)[2] | ||
Cl. climatica | zona E, 2 855 GG[3] | ||
Nome abitanti | vivaresi | ||
Patrono | san Biagio | ||
Giorno festivo | 3 febbraio | ||
Cartografia | |||
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Sito istituzionale | |||
Modifica dati su Wikidata · Manuale |
Nel territorio comunale si trova il monte Croce, alto 1.080 m sul livello del mare.
Classificazione climatica: zona E, 2855 GG
Il territorio dell'attuale comune di Vivaro Romano fu abitato dagli Equi a partire dal III secolo a.C. Fu poi assorbito dai Romani: con la fondazione della vicina colonia latina di Carsioli, nel territorio di Vivaro fu insediato un allevamento di bestiame che sfruttava le abbondanti risorse idriche dell'area. Il toponomastico del paese deriva probabilmente proprio dal latino vivarium, che avrebbe indicato questo primitivo vivaio.[4]
Vivaro seguì quindi le vicissitudini dell'impero romano; dopo le invasioni barbariche divenne parte del longobardo Ducato di Spoleto. Nei secoli X e XI appartenne all'importante Abbazia di Farfa; tale possedimento fu confermato dall'imperatore Enrico VI nel 1118.
Durante il feudalesimo sul paese si avvicendarono diverse signorie: dal XIV secolo spettò agli Orsini, che incominciarono la costruzione del castello nel 1440. A questi successero i Brancaleone, i Cenci, i Vitelli, i Ceuli. Da un documento del novembre 1525 risulta che il signore di Vivaro, Alimonte Brancaleoni, difese con successo il suo privilegio sul paese in una complicata controversia ereditaria contro i Cherubini e i Coppari. In seguito a tali eventi gli abitanti del borgo si costituirono in communitas o universitas, cercando di mantenere la loro indipendenza dai signori del castello. Nel 1609 il papa Paolo V Borghese acquistò il feudo a vantaggio del nipote Marco Antonio II.
Vivaro nel 1798 si schierò contro la Repubblica romana, una delle repubbliche sorelle filo-francesi, e insorse. Fu quindi attaccata dai francesi, ma la popolazione si asserragliò nel castello e condusse una fiera resistenza; alla fine però furono costretti a capitolare e la rocca fu distrutta (1799).
Durante il Risorgimento, Vivaro si schierò per l'Unità e accolse con tutti gli onori il passaggio di Garibaldi.
Lo stemma e il gonfalone del comune sono stati concessi con il decreto del presidente della Repubblica del 28 maggio 2010.[5]
«D'oro, al cespo di rose canine di verde, fiorito di nove di azzurro, gli steli accollati in punta dalla vipera di verde, allumata e linguata di rosso, con la testa in banda e la coda in sbarra poste a destra. Sotto lo scudo, su lista bifida e svolazzante, d'oro, la scritta in lettere maiuscole, di nero: communitas vivarii 1807. Ornamenti esteriori da Comune.» |
(D.P.R. 28.05.2010) |
Il gonfalone è un drappo di verde con la bordatura di giallo.
La rosa canina è un fiore tipico delle montagne della zona. L'immagine di una vipera può essere collegata all'errata interpretazione dell’origine del nome del paese quale corruzione di Viprarius, ossia "paese delle vipere".[6]
Abitanti censiti[7]
Secondo i dati ISTAT[8] al 31 dicembre 2015 la popolazione straniera residente era di 7 persone (3,85%). Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:
Romania 5 (2,75%)
Nel 1872 Vivaro cambia denominazione in Vivaro Romano.
Altri progetti
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