Tossignano (Tusgnân in romagnolo) è una frazione di circa 400 abitanti del comune di Borgo Tossignano, nella città metropolitana di Bologna. Si trova su uno sperone proteso sulla vallata del Santerno, mentre il Borgo è sito nel fondovalle. Fino al 1954 Tossignano è stata sede comunale.
Tossignano frazione | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Città metropolitana | ![]() |
Comune | ![]() |
Territorio | |
Coordinate | 44°16′20″N 11°36′13″E |
Altitudine | 270 m s.l.m. |
Superficie | 0,1 km² |
Abitanti | 400 |
Densità | 4 000 ab./km² |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 40021 |
Prefisso | 0542 |
Fuso orario | UTC+1 |
Nome abitanti | Tossignanesi |
Patrono | Madonna della Spiga |
Giorno festivo | 2 giugno |
Cartografia | |
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La presenza umana nella media Valle del Santerno è di antichissime origini, come dimostrano rinvenimenti di sepolture di epoca villanoviana. Tra i popoli italici che abitarono la valle si segnalano nell'Età del Ferro i Liguri, poi soppiantati in tempi storici dagli Umbri. Dal V secolo a.C. è riscontrata inoltre la presenza celtica. Umbri e Celti resistettero durante il III secolo all'avanzata dei Romani, la cui conquista fu completata solamente all'inizio del secolo seguente.
I romani edificarono un sito fortificato in posizione strategica sulla rupe gessosa sovrastante il Santerno da cui si domina la pianura[1].
Nell'Alto Medioevo Tossignano assunse l'aspetto di centro fortificato (castrum Thausignanum o Tauxignano). La prima attestazione del castrum nei documenti risale all'8 ottobre 873[2]. Vassallo di Imola, Tossignano cercò più volte di ribellarsi. Nel 966 venne distrutto a seguito di una rivolta, poi fu riedificato dagli stessi imolesi. Nel 1005 era governato da Alberto di Tossignano, ma sotto la protezione dei fiorentini[3]. Tra il 1062 ed il 1070 i fiorentini, nelle loro mire espansionistiche, contesero a lungo Tossignano agli imolesi, che faticarono non poco a mantenerlo.
Tossignano aveva una pieve, dedicata a Maria Assunta, con giurisdizione religiosa e politica sulla media valle del Santerno[4], nota a livello documentario dal 5 marzo 968.
Dalla Pieve nacque il Comune, che nel 1181 ebbe già i suoi due consoli documentati; l'arciprete di Tossignano fu il primo vicario vescovile nella vallata del Santerno[5].
Dal 1126 il pievato di Tossignano passò sotto la giurisdizione della chiesa vescovile imolese per decisione di papa Onorio II. La decisione venne confermata dai successori[3].
Nel periodo in cui infuriarono le guerre tra guelfi e ghibellini, Tossignano fu alleata dei primi. Imola era ghibellina: i due centri divennero acerrimi nemici. Tossignano si schierò con le guelfe Faenza e Bologna. Nel maggio 1198 si alleò con l'esercito guidato da Bolognesi e Faentini. Imola, stretta tra le due città, era perno dello schieramento imperiale. Vi aveva sede Marquardo di Annweiler, Legato dell'imperatore e Duca di Romagna. Marquardo attese l'esercito guelfo fino a pochi km dal centro abitato, poi scatenò la controffensiva. Gli avversari furono ricacciati indietro; l'avanzata degli imperiali fu inarrestabile. Giunti a Tossignano, presero il castello e lo distrussero completamente. Molti abitanti furono deportati a Fontana Elice[6], mentre i superstiti si rifugiarono sui monti circostanti. Saccheggiato e distrutto totalmente, il paese rimase abbandonato per quattro mesi. I tossignanesi sopravvissuti andarono a stabilirsi nel fondovalle, dando origine, sulla riva destra del fiume Santerno, al Borgo[7].
Dal 1198 a tutto il XIII secolo Tossignano fu amministrata dalla guelfa Bologna, accanto alla quale combatté contro i ghibellini (guidati da Maghinardo Pagani). Nel 1256 i Bolognesi, vittoriosi sull'imperatore Federico II, ricostruirono il castello[4]. Tossignano fu elevata a sede del comitatus (contado) supra Stratam (ovvero a meridione della Via Emilia, allora denominata "Strada romana"), comprendente 40 castelli[8]; fu dotata di un Palazzo Pretorio retto da due consoli. Il castello, tornato sede di vicariato vescovile, fu concesso in feudo alla famiglia Alidosi, che lo tenne fino al 1424 (Alidosio Alidosi fu il primo podestà nel 1365)[9].
Nel XIV secolo Tossignano fu di nuovo contesa tra Bologna e Imola, che cercarono di annetterla ai propri dominii approfittando della lontananza dei papi, trasferitisi ad Avignone. Quando la Santa Sede decise di rientrare in possesso del castrum fu effettuato un censimento fiscale (1371). A Tossignano fu registrata la capacità contributiva più alta di tutta la valle del Santerno, la seconda di tutta la diocesi dopo Imola e davanti a Lugo. Nel territorio si contarono ben 350 focularia (soggetti abili al lavoro).
Durante i secoli XV e XVI Tossignano fu contesa da numerose famiglie patrizie:
Nel periodo in cui fece parte dello Stato Pontificio, nella Legazione di Ravenna, il governatore ("sindaco") di Tossignano gestiva l'alta valle del Santerno vino a Valsalva, al confine col Granducato di Toscana. Vi aveva sede anche un tribunale penale.[11]
Nel 1827 Tossignano, insieme con i centri limitrofi di Castel del Rio e Fontanelice, viene "declassato" da sede di residenza di governatori a podesteria. Viene aggregato al governo ("Comune") di Casola Valsenio.
Nel dicembre 1859, con il nascente Regno d'Italia, Tossignano entrò a far parte della provincia di Ravenna, inserito nel Mandamento di Casola Valsenio.[12]
Nel 1884 passò, insieme agli altri Comuni della Vallata del Santerno, dalla Provincia di Ravenna a quella di Bologna[13], di cui fa parte tuttora.
Durante la seconda guerra mondiale fu sede delle ultime linee di difesa tedesche. Gli eserciti alleati lo colpirono massicciamente con cannonate e bombardamenti aerei. I combattimenti infuriarono per sette mesi (metà settembre 1944 - aprile 1945). Tossignano e la media valle del Santerno furono liberate dal Reggimento paracadutisti "Nembo" (comprendente paracadutisti, marinai e partigiani), inquadrato nel Gruppo di Combattimento "Folgore". Tossignano venne liberata nei giorni 11 e 12 aprile; il 16 aprile i primi sfollati ricominciarono a tornare nelle proprie case[14]. I morti civili furono 95, quelli della Folgore 141[15]. Il sito fu totalmente distrutto: non rimase in piedi neanche una casa (si salvò soltanto la Chiesa di San Girolamo). In considerazione di una tragedia di così vaste proporzioni, Tossignano fu definita la "Cassino romagnola"[4]. Il comune fu inserito nell'elenco nazionale dei centri più sinistrati dagli eventi bellici, poiché il patrimonio pubblico e privato subì distruzioni per oltre il 90%
Dopo il conflitto il paese fu ricostruito, anche se su un'estensione più ridotta. La sede comunale fu trasferita nella frazione Borgo. Il trasferimento divenne definitivo nel 1954; da allora Tossignano è una frazione di Borgo Tossignano.
Oggi Tossignano è meta di turismo e villeggiatura, soprattutto nei mesi estivi.
L'antica pieve di Tossignano comparve tra le diciotto pievi documentate per il periodo 700-1100. La dedicazione «Santa Maria in Tossignano» apparve sin dall'anno 968[4].
La parrocchia di Tossignano fa parte della Diocesi di Imola. Vi ha sede il «Centro di spiritualità "Villa Santa Maria"», fondato da monsignor Tarcisio Foresti durante l'episcopato di Benigno Carrara.
Tossignano è una delle località attraversate dal Cammino di Sant'Antonio, l'itinerario spirituale e naturalistico dedicato al frate portoghese.
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