Tìvoli è un comune italiano di 54 687 abitanti[2] della città metropolitana di Roma Capitale nel Lazio.
Tivoli comune | |
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Partendo dall'alto: Fontana di Villa d'Este, Rocca Pia, Vista della Villa d'Este, Tempio di Vesta, Villa Adriana, Duomo di Tivoli | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Città metropolitana | Roma |
Amministrazione | |
Sindaco | Giuseppe Proietti[1] (indipendente, liste civiche) dal 9-6-2014 (2º mandato dal 9-6-2019) |
Territorio | |
Coordinate | 41°58′N 12°48′E |
Altitudine | 235 m s.l.m. |
Superficie | 68,65 km² |
Abitanti | 54 687[2] (30-6-2022) |
Densità | 796,61 ab./km² |
Frazioni | Campolimpido, Favale, Martellona, Tivoli Terme, Villa Adriana |
Comuni confinanti | Castel Madama, Guidonia Montecelio, Marcellina, Roma, San Gregorio da Sassola, San Polo dei Cavalieri, Vicovaro |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 00019 |
Prefisso | 0774 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 058104 |
Cod. catastale | L182 |
Targa | ROMA |
Cl. sismica | zona 2B (sismicità media)[3] |
Cl. climatica | zona D, 1 580 GG[4] |
Nome abitanti | tiburtini[5] o tivolesi[6] |
Patrono | san Lorenzo e santa Sinforosa |
Giorno festivo | 10 agosto |
Soprannome | Superba |
Motto | Tibur Superbum |
Cartografia | |
Posizione del comune di Tivoli nella città metropolitana di Roma Capitale | |
[www.comune.tivoli.rm.it Sito istituzionale] | |
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Il territorio comunale di Tivoli occupa le pendici dei monti Tiburtini tra la Campagna romana a ovest e il territorio dei comuni di Castel Madama e Vicovaro nell'entroterra est della provincia di Roma.
Viene bagnata dal fiume Aniene.
Antica città latina con il nome Tibur, chiamata da Virgilio con il titolo di Tibur Superbum (Eneide, Lib. VII) che tuttora campeggia nello stemma cittadino, si vanta di essere più antica di Roma, secondo lo storico Dionigi di Alicarnasso sarebbe stata fondata dagli Aborigeni in conseguenza del rito della primavera sacra[7].
L'insediamento arcaico si pensa che nacque nel 1215 a.C. e si fortificò sulla riva sinistra dell'Aniene ad opera dei Siculi, dove successivamente sorsero dapprima le fortificazioni nell'attuale contrada di San Paolo (presumibilmente nei secoli XI-X a.C.) e successivamente (VIII-VII sec.), avvicinandosi gli abitanti al fiume, l'acropoli e gli edifici antichi (dove sarebbero tornati poi ad arroccarsi i cittadini tiburtini del Medioevo), avvantaggiandosi della posizione dominante sul guado che costituiva il percorso più breve per la transumanza delle greggi fra l'Agro Romano e l'Abruzzo, lungo la direttrice che sarebbe poi diventata la via Valeria. Ancor oggi la contrada dell'antica acropoli si chiama Castrovetere.
Secondo Catone nelle Origines i Siculi vennero scacciati dai greci guidati da Catillo di Arcadia e i suoi tre figli Tibur, Corace e Catillo, che rinominarono la città con il nome del fratello maggiore. I Romani per significare lo stato in luogo chiamarono la città Tiburi che poi divenne Tibori, Tiboli e infine Tivoli per questo gli abitanti si chiamano tiburtini.
Il fatto che l'antica Tibur fosse punto di confluenza di popolazioni diverse (soprattutto Sabini e Latini), è confermato dall'esistenza del grande santuario di Ercole Vincitore[8] (restaurato dal giugno 2011), classico eroe divinizzato di origine greca, protettore dei commerci e dei luoghi in cui si svolgevano, i cui resti sono databili al II secolo a.C., ma che si può far risalire ad un più antico luogo di culto (forse nella zona dell'attuale Ponte dell'Acquoria) comune a popolazioni che si incontravano per commerciare, analogamente a quanto accadeva vicino al guado del Tevere nel Foro Boario già in epoca pre-arcaica.
Nel IV sec. a.C., dopo essere entrata nella Lega Latina, guerreggiò contro Roma, che intendeva sottomettere il Lazio, finché la Lega fu definitivamente sconfitta. Aiutò Roma nelle Guerre Puniche tanto da essere uno dei principali punti di rifornimento delle truppe. Rimase neutrale durante la Guerra Civile e fu riconosciuta municipio romano con la Lex Iulia municipalis nel I secolo a.C.. Dopo il passaggio da repubblica a impero Tibur si consolidò come centro commerciale e residenziale divenendo sede di molte ville di ricchi romani, come testimoniano i numerosi resti. Quelle ancor oggi note e identificate sono attribuite a Orazio, a Cassio, a Publio Quintilio Varo, a Manlio Vopisco (i resti di quest'ultima sono incorporati nell'attuale Villa Gregoriana). Lo stesso Augusto vi soggiornò ed amministrò la giustizia sotto i portici del santuario di Ercole Vincitore.[9] Il culmine di questi insediamenti fu rappresentato dalla villa di Adriano, nel II secolo d.C. Qui a Tivoli, nel 275 d.C., passò i suoi ultimi giorni la regina Zenobia di Palmira.
Nel Medioevo le invasioni barbariche portarono a un periodo di decadenza con conseguente abbandono delle ville e delle campagne, a seguito di ciò la popolazione si trasferì all'interno delle mura, un documento del 945 attesta che la città era governata da un duca. Tra il X e l'XI sec. Tivoli entrò in guerra con Ottone III. Nel Basso Medioevo Tivoli e Roma ritornarono alle armi perché Roma non sopportava la posizione strategica di Tivoli. Federico Barbarossa fu appoggiato dalla città e in cambio fortificò le mura e permise alla città di inserire l'aquila imperiale nello stemma cittadino. Tivoli fu sede vescovile (nota dall'anno 366) e fortemente implicata nelle contese feudali. Sempre gelosa della propria indipendenza, ma stretta tra i baroni romani e il feudo benedettino di Subiaco, per sottrarsi al patrimonio vescovile si schierò con i ghibellini; tuttavia questo non le risparmiò di dividersi continuamente in fazioni e di rimanere ostaggio della contesa fra i potenti romani, come i Colonna e gli Orsini, per tornare infine, nel XV secolo, nel patrimonio della Chiesa, del cui stato seguì le sorti.Nel 1461 papa Pio II costruì Rocca Pia e pose fine a tutti i conflitti e assoggettando la città al papato. Nel 1550 fu nominato governatore di Tivoli il cardinale Ippolito II d'Este (1509-1572), che promosse la realizzazione della celebre villa che dalla sua famiglia prende il nome. La sistemazione di Villa d'Este fu continuata dai suoi successori, il nipote cardinale Luigi d'Este (morto nel 1586) e il cardinale Alessandro d'Este (morto nel 1624).
In età medioevale era presente anche una comunità ebraica.[10][11]
Nel 1867 la città fu testimone della Campagna dell'Agro Romano per la liberazione di Roma con la colonna garibaldina Pianciani.
Negli anni dell'avvento del Fascismo (1921-1922) Tivoli, con la Giunta Parmegiani, eletta nel 1919 e a forte componente operaia, fu uno degli ultimi comuni d'Italia a guida socialista e comunista, insieme ad Ancona, Parma e Cremona, e la sua strenua resistenza alle pressioni del fascismo romano fu strettamente legata allo sfruttamento pubblico delle acque della cascata per la produzione di energia elettrica, che restò tale fino alla caduta della Giunta. I tentativi dei Fascisti romani, appoggiati da quelli locali che avevano in Guglielmo Veroli il loro segretario, furono continuamente rintuzzati dagli "Arditi del Popolo", formazioni di operai e contadini sorte in difesa delle Camere del Lavoro, che erano il consueto bersaglio deille incursioni delle "camicie nere". In questo contesto avvennero in quegli anni anche episodi di aggressioni di fascisti locali, come in occasione dello sciopero dei ferrovieri del 1920 o in occasione del rientro a Tivoli di bande fasciste che avevano partecipato a Roma a una manifestazione nel 1921. Gli sviluppi di quest'ultima aggressione portarono all'uccisione del segretario del Fascio Guglielmo Veroli da parte del segretario della Camera del Lavoro Dante Corneli, operaio delle cartiere invalido che, aggredito da 4 fascisti, tra cui il Veroli, nel vicolo Todini, si difese con le armi. Come reazione a questo episodio ci fu una vera e propria occupazione della città, con un uso massiccio della violenza da parte del Fascismo, che all'uopo trasferì a Tivoli il gerarca di Civitavecchia Pollastrini, famoso per la sua brutalità che gli aveva consentito di sconfiggere il più agguerrito gruppo di Arditi del Popolo del Lazio. L'attività di quest'ultimo consisté nell'esercitare una continua violenza sui membri della Giunta Parmeggiani, e nel tentativo, in parte riuscito, di dividere le maestranze della Centrale Elettrica. Questo consentì ai fascisti di esautorare, con la complice passività dei regi carabinieri, la Giunta Parmegiani, uccidendo in strada l'assessore Multineddu ed esiliandone i principali membri. Il Fascismo prese così il potere a Tivoli e immediatamente la Centrale Elettrica fu privatizzata passando nelle mani della società Anglo-Romana.
Durante la seconda guerra mondiale la città, che si trovava sul percorso della ritirata dei nazisti verso il nord lungo la via Valeria, fu duramente e ripetutamente bombardata dall'aviazione anglo-americana, che puntava ad interrompere i collegamenti ferroviari e stradali tra Roma e l'Adriatico[12].
Durante l'occupazione tedesca fu forte la presenza di nuclei partigiani. Si dedicarono essenzialmente al sabotaggio e a funzioni di appoggio per le azioni degli Alleati. In questo contesto va inserita la vicenda dell'Eletti, partigiano della prima ora, al quale fu affidata dagli Alleati la responsabilità di una radiotrasmittente che avrebbe dovuto svolgere un ruolo di primaria importanza in vista dell'aviosbarco su Roma. La perdita di affidabilità da parte dell'Eletti, il quale, nonostante l'indubbio valore personale, gestì questa radio in modo molto poco prudente, rischiando di renderne nota la localizzazione ai nazi-fascisti, fu all'origine della sua uccisione da parte degli stessi partigiani tiburtini, su ordine diretto degli Alleati, come fu confermato nel relativo processo avvenuto nell'immediato dopoguerra conclusosi con la piena assoluzione degli imputati. A parte questo doloroso episodio, l'azione di sabotaggio delle formazioni tiburtine fu continua e si estese fino alla campagna romana. Ciò comportò sanguinose ritorsioni nonché la distruzione di infrastrutture (come i ponti sull'Aniene, ad eccezione di quello Lucano antico) da parte dei nazisti in ritirata.
Fino agli anni settanta del XX secolo Tivoli rimase città a vocazione fortemente industriale e con una solida base operaia, orientata politicamente a sinistra, almeno nelle elezioni sovracomunali[13]. Nella fase di deindustrializzazione che seguì, vi fu anche forte e sentita la contrapposizione politica dei cosiddetti anni di piombo. Numerosi furono gli estremisti di destra anche di rilevanza nazionale provenienti da Tivoli o legati alla città[14][15][16], coinvolti in alcuni dei principali episodi della Strategia della Tensione. Tivoli espresse comunque, anche per tutto il decennio 1970-80, un fortissimo e preponderante movimento operaio e studentesco legato al PCI e alla sinistra extra-parlamentare nelle sue diverse articolazioni.'
Tivoli è Città d'Arte, e dal 2021 condivide con Padova, che ha avuto la Cappella degli Scrovegni entrata nella lista del Patrimonio UNESCO, il primato di città italiana con la presenza di ben due siti UNESCO, caratteristica comune a poche altre città nel Mondo.
Chiese sconsacrate:
Chiese scomparse:
Abitanti censiti[20]
Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2019 la popolazione straniera residente era di 7969 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate erano:
Il dialetto di Tivoli è un dialetto di tipo centrale (definito anche "mediano"), appartenente alla famiglia sabina, e dunque alquanto differente dal vicino romano nelle desinenze finali delle parole maschili che terminano correntemente in -u (se derivanti da parole latine terminanti in -us -um, altrimenti si ha -o) mentre nell'italiano e nel romano si ha l'esito generalizzato in -o.
Altra caratteristica del tiburtino è la gutturalizzazione dell'italiano gli in -gghi. Quest'ultimo è un suono gutturale duro intermedio tra la c di casa e la g di gatto.
Tipicamente mediano è anche il fenomeno della c.d. "sonorizzazione" delle consonanti dopo nasale ("m" ed "n"): ad es. si ha "cinguanda", "tembo", suoni sconosciuti al romanesco, e comunque in regresso anche a Tivoli.
Gli articoli derivano dal dimostrativo ille, illa illud, come in italiano, con perdita della il iniziale, per cui si avrà l'articolo determinativo lu, la, li, le e lo. L'articolo determinativo lo si usa in relazione a sostantivi non contabili (lo pa', lo sale, lo rame, lo feru), aggettivi e avverbi sostantivati (lo maro', lo pocu, lo troppu, il colore marrone, il poco, il troppo), infiniti verbali sostantivati (lo magna', lo beve, lo dormi'). Gli articoli indeterminativi sono invece: ‘Nu, ‘N, ‘na
I pronomi dimostrativi sono invece: “quistu, questa, questo'” diminut. stu, ‘sta, ‘sto = questo, questa, questo (neutro) “quillu, quella, quello” diminut. ‘ssu, ‘ssa,'sso = codesto, codesta, codesto (neutro), mentre i pronomi personali "Io, Essi, Esse".
Altra caratteristica fonetica che distingue il tiburtino dal romano, ed evidente anche nel parlato italiano, è la chiusura molto frequente del dittongo "ie", che invece nel romano viene pronunciato aperto per l'influsso toscano esercitatosi a Roma a partire dal XVI secolo: per cui mentre a Roma si ha ad esempio "ièri", "insième", "diètro", a Tivoli si avrà rispettivamente "iéri", "insiéme", "diétro", ecc. Sono fatte salve solo alcune parole, in cui anche a Tivoli tale dittongo ha suono aperto, ma si tratta di pronunce tipiche di molte altre aree dell'Italia mediana e non solo, come ad es. "cièlo", "viène". Altra discostanza dal romanesco (e dall'italiano) è la pronuncia aperta della parola "nòme", vitale anche in Campania, Abruzzo, Molise, ecc. Viceversa a Tivoli, conformemente all'italiano standard, vengono pronunciate chiuse le "o" di "sóno" (verbo essere), "sógno" e "bisógno", che a Roma suonano come "sòno", "sògno" e "bisògno".
Infine c'è da osservare come ormai il dialetto tiburtino autentico risulta sempre più in regresso, circoscritto pressoché al centro storico e del tutto abbandonato dalle generazioni più giovani, specie se residenti nelle frazioni più prossime a Roma, come Bagni di Tivoli: costoro infatti trovano più congeniale esprimersi in romanesco corrente, considerato la variante regionale di maggior prestigio.
Ecco un esempio di poesia in dialetto tiburtino:
DIALETTU NOSTRU
di Gian Franco D'Andrea
Non conoscemo ppiù lu dialettu,
e non ze sendu ‘n giru li sfunnuni,
quilli belli descurzi d'arempettu,
pe' lli viculi che stannu deggiuni.
Ci diciu tutti che la lengua bbona,
è quella nazzionale, l'itagghiànu,
questa de ando' si natu è ppiù ccafòna,
che tte fa èsse bbifurcu foretànu.
Lo mègghio se lo perdu de secùru,
li ggiùvini non sannu l'arecacci,
biunzu, crinu e mancu mottaduru.
Sendete a mme pigghiemo a reparlacci,
‘n' mezzu a le stradi e nnone muru muru,
senza dialettu semo ppiù pporacci.
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In anni recenti sono state avviate anche alcune iniziative culturali ricorrenti:
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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7 dicembre 1993 | 31 luglio 1996 | Alcibiade Boratto | Indipendente | Sindaco | |
31 luglio 1996 | 18 novembre 1996 | Armando Iuliano | Commissario | ||
18 novembre 1996 | 9 novembre 1998 | Sandro Gallotti | PpL | Sindaco | |
9 novembre 1998 | 27 giugno 1999 | Achille Togna | Commissario | ||
27 giugno 1999 | 4 febbraio 2003 | Marco Vincenzi | L'Ulivo | Sindaco | |
4 febbraio 2003 | 10 giugno 2003 | Antonio D'Acunto | Commissario | ||
10 giugno 2003 | 15 aprile 2008 | Marco Vincenzi | L'Ulivo | Sindaco | |
15 aprile 2008 | 22 gennaio 2010 | Giuseppe Baisi | PD | Sindaco | |
22 gennaio 2010 | 13 aprile 2010 | Mario De Meo | Commissario | ||
13 aprile 2010 | 10 aprile 2013 | Sandro Gallotti | PdL | Sindaco | |
10 aprile 2013 | 27 maggio 2013 | Giorgio Tomasi | PdL | Vicesindaco f.f. | |
27 maggio 2013 | 10 giugno 2014 | Alessandra De Notaristefani Di Vastogirardi |
Commissario | ||
10 giugno 2014 | in carica | Giuseppe Proietti | Indipendente Liste Civiche | Sindaco | |
Mentre la parte moderna della città, costruita o ricostruita dopo la seconda guerra mondiale, presenta caratteristiche architettoniche e urbanistiche modestissime, la parte antica conserva persistenze medioevali di rilievo e permette percorsi interessanti e pittoreschi. Si trovano qui, anche, i principali e più antichi siti archeologici urbani, come l'acropoli, con il Tempio rettangolare (detto Tempio della Sibilla ma forse dedicato a Tiburno, mitico fondatore della città) e il Tempio rotondo (detto Tempio di Vesta ma verosimilmente dedicato alla Sibilla), il cosiddetto tempio della Tosse, probabilmente vestibolo di una villa di epoca imperiale rimasta incompiuta e trasformato in chiesa nel medioevo, il Santuario di Ercole Vincitore, straordinario centro economico-religioso della città fino all'epoca tardo imperiale, che ha conservato anche nei secoli successivi un ruolo gangliare nella vita cittadina diventando di volta in volta sede di conventi, chiese e attività produttive (fabbriche di armi, cartiere).[8]
Più in alto, sulla spianata che domina la campagna romana, sorgeva l'Anfiteatro di Bleso, costruito in età adrianea. I resti del monumento, parzialmente demolito e interrato nel XV secolo per riservarne la posizione dominante alla Rocca Pia voluta dal papa Pio II Piccolomini, tornarono alla luce nel 1948.
La città è ripetutamente citata nella memorialistica del Grand Tour e rappresentata in un gran numero di vedute.[21] Principali punti di attrazione erano l'orrido della Villa Gregoriana e la cascata dell'Aniene, e le due ville oggi patrimonio dell'umanità UNESCO, Villa Adriana e Villa d'Este.
In loro virtù, Tivoli è l'unica città in Italia - assieme a Padova - ad annoverare più di un singolo sito UNESCO, e una delle poche al mondo (le altre sono Cordova, Mosca e Pechino).[22]
Dopo la guerra l'afflusso di numerosi immigrati, soprattutto dai paesi montani limitrofi a Tivoli, da Abruzzo, Umbria, Marche, Toscana e dal basso Lazio - un discreto nucleo originario della Provincia di Frosinone è tuttora rilevante a Campolimpido - attratti dalla forte presenza di industrie (gomma, travertino, cartiere) diede vita ad un ingente aumento degli abitanti del comune e alla conseguente crescita dell'urbanizzazione.
A partire dagli anni settanta, poi, le frazioni in pianura, costituite originariamente da piccoli aggregati di case sparse e generalmente abusive nati dopo la guerra in funzione delle fabbriche, delle cave di travertino, dell'attività edilizia e delle coltivazioni locali, cominciarono ad essere urbanizzati intensivamente senza alcuna programmazione (l'unica zona salvaguardata dall'edilizia intensiva fu la fascia degli oliveti che fronteggia la pianura). Rimase perciò invariato il dimensionamento delle infrastrutture stradali, con risultati di grave e costante congestione del traffico locale[23].
Tra le frazioni del comune di Tivoli la più antica è Tivoli Terme (già Bagni di Tivoli), località nota e utilizzata fin dall'antichità per le sorgenti di acque minerali sulfuree, tra cui le Aquae Albulae[24].
Altra frazione molto popolata è Villa Adriana, che si trova alle pendici del colle su cui sorge Tivoli, sul lato sinistro del fiume Aniene. La frazione si è sviluppata nelle vicinanze dell'omonima e storica villa fatta costruire dall'Imperatore Adriano[25].
Sul lato destro del fiume Aniene sono site poi le frazioni di Favale e di Campolimpido. Le due località, che fino al primo dopoguerra erano a vocazione prevalentemente agricola, e dove sorgevano solo alcuni casali di campagna, tra i quali il Casal Bellini, sono oggi oggetto di sviluppo urbanistico tipicamente residenziale.
Le produzioni agricole tradizionali (olivo e vite), da sempre orientate al mercato locale e romano, si ridussero nei decenni del secondo dopoguerra a settore economico residuale, anche perché la natura scoscesa e calcarea dei terreni non favorisce l'agricoltura industriale; il settore sta tuttavia conoscendo negli ultimi tempi una rinascita grazie al nuovo interesse per l'agricoltura di qualità. Specifica della zona rimane la produzione del pizzutello, uva di forma e dolcezza particolari, alla quale da molti anni è dedicata una sagra nel mese di Settembre.[senza fonte]
Più significativa fu, nel tempo, la produzione industriale: la ricchezza di acque fu infatti fino al XX secolo una delle principali risorse della città, sia per l'agricoltura, sia per l'industria, relativamente fiorente già in epoca papalina. A questa si aggiungeva, come nerbo delle produzioni locali, l'estrazione e la lavorazione del travertino, pietra regina dei rivestimenti dell'architettura romana dall'antichità al XVIII secolo.
Con la fine del potere temporale e fino alla seconda guerra mondiale la città conobbe un considerevole sviluppo industriale, fondato su diverse industrie cartarie, sulla produzione elettrica, che, avviata nel 1882, fece di Tivoli la prima città illuminata in questo modo in Italia (e che diede poi elettricità ad una parte di Roma), sulla presenza di una grande industria manifatturiera (Pirelli), oltre che sulla produzione di travertino, e, nel dopoguerra, su un'intensa speculazione edilizia.
Finiti gli anni del miracolo economico tuttavia, cioè dagli anni sessanta, e sempre più velocemente nei decenni successivi, la struttura industriale di cui la città viveva si è completamente disgregata, per problemi sia infrastrutturali (posizionamento delle fabbriche storiche su strade che divenivano sempre più inadeguate, dislocazione molto periferica degli svincoli autostradali dell'A24, insufficienza della rete ferroviaria) che strutturali (mancati investimenti, ristrutturazioni industriali sistemiche, crisi delle produzioni manifatturiere).
Le produzioni industriali che non sono state dismesse si sono spostate a valle, in pianura (particolarmente in comune di Guidonia Montecelio), e la città vive attualmente di terziario (turismo, commercio, servizi), fortemente vincolata alla conurbazione romana di cui sta diventando una propaggine lungo l'asse della via Tiburtina, destino comune a tutte le piccole città troppo vicine ad un'area metropolitana.
Il servizio di trasporto pubblico è svolto mediante 11 autolinee urbane gestite dalla Cooperativa Autoservizi Tiburtini (CAT) e dalle autolinee interurbane COTRAL. L.go Saragat è un importante capolinea poiché collega Tivoli alla capitale e dunque Roma all'Abruzzo.
Fra il 1879 e il 1934 Tivoli rappresentò il capolinea orientale della tranvia Roma-Tivoli.
Dal 1977 a Tivoli è presente l'ASD Andrea Doria Tivoli[27] sez. Pallavolo, che partecipa ormai da anni a numerosi campionati regionali ottenendo diverse promozioni alle categorie successive.
Nella stagione 2013/2014 presenta una formazione maschile che disputa il campionato regionale di serie C, e la Prima Squadra femminile che affronta il campionato regionale di serie D.
Nella stagione 2014/2015 rinuncia al titolo sportivo maschile, mentre la Prima Squadra femminile, per effetto di una retrocessione sofferta nella stagione precedente, disputa il campionato provinciale di Prima Divisione Femminile, vincendo il campionato tornando immediatamente in Serie D.
Dopo due stagioni disputate egregiamente in Serie D, nell'estate del 2017 l'Andrea Doria acquista il titolo per partecipare al Campionato di Serie C femminile, per la stagione 2017/2018. Nella stagione 2017/2018 vince il Campionato di Serie C femminile, acquisendo il titolo della Serie B2 Femminile
C'è una squadra di Rugby fondata nel 2003 militante nel campionato regionale di serie C2.
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