Pedesina (Pedesina in dialetto locale[4]) è un comune italiano di 36 abitanti[1] della provincia di Sondrio in Lombardia. Attualmente è il secondo comune meno popolato d'Italia dopo Morterone.
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Pedesina comune | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Amministrazione | |
Sindaco | Fabio Ruffoni (lista civica) dal 26-5-2019 |
Territorio | |
Coordinate | 46°05′N 9°33′E |
Altitudine | 1 032 m s.l.m. |
Superficie | 6,3 km² |
Abitanti | 36[1] (31-7-2022) |
Densità | 5,71 ab./km² |
Frazioni | Val Cornale |
Comuni confinanti | Bema, Gerola Alta, Premana (LC), Rasura, Rogolo |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 23010 |
Prefisso | 0342 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 014047 |
Cod. catastale | G410 |
Targa | SO |
Cl. sismica | zona 4 (sismicità molto bassa)[2] |
Cl. climatica | zona F, 3 535 GG[3] |
Nome abitanti | pedesinesi |
Patrono | sant'Antonio |
Giorno festivo | 13 giugno |
Cartografia | |
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Sito istituzionale | |
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Il paese è situato sulle pendici del Monte Rotondo (2496 m - da non confondersi con il Pizzo Rotondo) nelle Alpi Orobie Occidentali, ed è compreso nel Parco delle Orobie Valtellinesi nella piccola Valle del Bitto di Gerola.
Il comune confina a nord con il comune di Rasura, a sud con Gerola Alta e Premana, a est con Gerola Alta e Bema e a ovest con Rogolo e Premana.
Nel XIII secolo Pedesina fu feudo dei nobili Vicedomini.
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con D.P.R. del 9 giugno 1967.[5]
«D'azzurro, alla banda ondata d'argento, accompagnata dal monte all'italiana di sei cime di verde. Ornamenti esteriori da Comune.» |
Il gonfalone è un drappo partito di bianco e d'azzurro.
Il monte simboleggia l'altitudine del comprensorio comunale, posto a circa 1 000 m s.l.m., e la banda ondata d'argento rappresenta la strada che, percorrendo la vallata di Morbegno, conduce a Gerola Alta.
Nella chiesa parrocchiale di Sant'Antonio è custodita un'icona lignea del secolo XVII e un affresco di Cipriano Valorsa (1564).
Abitanti censiti[6]
In passato l'economia di Pedesina si basava su un'agricoltura di sussistenza, sull'allevamento bovino, sulle attività di sfruttamento dei boschi.
Per tutto il XX secolo, nel periodo estivo, si registrava un discreto movimento turistico con due alberghi per il soggiorno climatico, ora chiusi.
La maggior parte dei residenti ha un reddito di pensione e salvo un ristorante emporio che fa anche da bar e centro di approvvigionamento, non vi sono altre attività commerciali in loco[7].
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