Pazzano (/paʦ'ʦano/, Pazzanu in calabrese) è un comune italiano di 498 abitanti della città metropolitana di Reggio Calabria in Calabria.
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Pazzano comune | |||
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Pazzano nel 2007 da località Vrisi | |||
Localizzazione | |||
Stato | Italia | ||
Regione | Calabria | ||
Città metropolitana | Reggio Calabria | ||
Amministrazione | |||
Sindaco | Francesco Valenti (lista civica Uniti si può) dal 21-9-2020 | ||
Territorio | |||
Coordinate | 38°28′35″N 16°27′06″E | ||
Altitudine | 410 m s.l.m. | ||
Superficie | 15,57 km² | ||
Abitanti | 498[1] (31-10-2021) | ||
Densità | 31,98 ab./km² | ||
Comuni confinanti | Bivongi, Caulonia, Nardodipace (VV), Placanica, Stignano, Stilo | ||
Altre informazioni | |||
Cod. postale | 89040 | ||
Prefisso | 0964 | ||
Fuso orario | UTC+1 | ||
Codice ISTAT | 080058 | ||
Cod. catastale | G394 | ||
Targa | RC | ||
Cl. sismica | zona 1 (sismicità alta)[2] | ||
Nome abitanti | pazzanesi o pazzaniti | ||
Patrono | san Giuseppe | ||
Cartografia | |||
Posizione del comune di Pazzano all'interno della città metropolitana di Reggio Calabria | |||
Sito istituzionale | |||
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È, per numero di abitanti, il paese più piccolo della Vallata dello Stilaro. Nel periodo borbonico fu importante per essere il principale centro minerario di estrazione del ferro di tutto il Mezzogiorno.
Ha una superficie di 15,57 km² con una densità di 46,3 abitanti/km². Si trova nella Vallata dello Stilaro tra il Monte Consolino e Monte Stella (il quale rientra nel territorio comunale) a un'altezza di 410 m s.l.m. L'escursione altimetrica è di 867 metri, con una minima di 222 m e una massima di 1089 m. La zona è classificata ad alta sismicità.
Dal punto di vista climatico ricade nella zona climatica D secondo la Classificazione climatica, i gradi-giorno sono 1511 e perciò il limite massimo consentito per l'accensione dei riscaldamenti è di 12 ore giornaliere dal 1º novembre al 15 aprile[3].
Di seguito vengono riportati i dati climatici delle medie mensili riferite agli ultimi 30 anni.[4].
PAZZANO | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
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Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 15,0 | 15,0 | 17,0 | 19,0 | 24,0 | 28,0 | 31,0 | 31,0 | 28,0 | 24,0 | 20,0 | 17,0 | 15,7 | 20,0 | 30,0 | 24,0 | 22,4 |
T. min. media (°C) | 8,0 | 8,0 | 9,0 | 11,0 | 15,0 | 18,0 | 22,0 | 22,0 | 19,0 | 16,0 | 12,0 | 10,0 | 8,7 | 11,7 | 20,7 | 15,7 | 14,2 |
Precipitazioni (mm) | 63,0 | 52,0 | 43,0 | 31,0 | 17,0 | 9,0 | 6,0 | 9,0 | 29,0 | 53,0 | 63,0 | 59,0 | 174,0 | 91,0 | 24,0 | 145,0 | 434,0 |
Umidità relativa media (%) | 72 | 71 | 69 | 68 | 67 | 66 | 64 | 67 | 70 | 72 | 71 | 72 | 71,7 | 68 | 65,7 | 71 | 69,1 |
Nel territorio del comune di Pazzano nascono il torrente Stilaro, dal quale prende il nome tutta la vallata, e un suo affluente, il Melodare (in dialetto Mardari, in un documento del 1094 conosciuto come Merdate). Lungo il suo corso rimangono i resti dell'industria siderurgica calabrese, una serie di mulini: il Mulino do regnante, Gargano, Poteda1, Poteda 2, Mastru Cicciu e Midia. Sono tutti mulini di tipo greco. Sono presenti delle sorgenti, denominate " Femmina Morta", "Fonte dello Schioppo" e Carcareda.
Il nome del paese in passato viene citato in diversi documenti, e si attestano in particolare il nome volgare "Pazzano" e quello latino di "Patianum".
Nel '700 viene menzionato in tre testi: nel terzo libro di Thesaurus antiquitatum et historiarum Italiae di Johann Georg Graeve, in "De antiquitate et Situ Calabriae" del 1704: "In hoc agro pagi sunt Patianum, ubi aurum & argentum & cyancus color nascitur sunt & ferrifodinae:"[5][6] (In questo terreno del villaggio di Pazzano, in cui sono nati il colore dell'oro e dell'argento)". Nel testo di Pantopologia Calabra del Frate Elia De Amato del 1725: "Patianum vulgò Pazzano"[7][8]. Nel 1796 nel Dizionario geografico - istorico - fisico del Regno di Napoli[9][10].
L'etimo della località è incerto e vi sono 6 ipotesi:
Per quanto riguarda i suoi abitanti, si fa riferimento in italiano come pazzanesi e nel dialetto del paese come: pazzaniti, mentre invece le persone non del posto li appellano nelle tre varianti: pezzanìsi, pezzanìti e pezzanòti e quindi adottando la radice pezz-[14].
Pazzano è situato tra il Monte Consolino e il Monte Mammicomito, due massicci calcarei che costituiscono un'eccezione nell'aspetto geologico calabrese e che gli studiosi fanno risalire all'età devoniana o più fondatamente all'epoca giurassica. A questa lontanissime origini e alle evoluzioni dei millenni successivi, si deve la presenza nella cavità dei monti di giacimenti di Ferro, il cui sfruttamento risalirebbe all'età magno-greca.
Nel periodo romano fu istituita tra Pazzano e Stilo una colonia per i damnata ad metalla, ovvero i condannati ai lavori forzati nelle miniere. Nel 1952, in località Praca, furono rinvenute 15 monete: 7 elettri punici e 8 siracusane, risalenti al periodo tra il 310 a.C. e il 290 a.C.[18].
Lo stesso argomento in dettaglio: Miniere di Pazzano. |
L'origine del paese è legata infatti all'estrazione dei minerali di ferro per lo più di limonite e pirite, attività che ha dato origine a un villaggio di minatori in età normanna (come attesta un documento del 1094). La materia prima fornita dalle miniere si ricollega al sorgere nella zona di alcuni rudimentali forni per la fusione del ferro. Da antichi documenti risulta che un tempo Pazzano (o meglio il casale di Pezzano, come veniva chiamato) faceva parte della Contea di Stilo insieme con Guardavalle, Stignano, Camini e Riace.
Da 1231, con la promulgazione della Costituzioni di Melfi entra a far parte amministrativamente del Giustizierato di Calabria Ulteriore.
Si sa inoltre che dal 1325 vi era un prete, che dipendeva dalla diocesi di Squillace, che si occupava della cura delle anime.
Lo stesso argomento in dettaglio: Ferriere Fieramosca. |
In un documento del 1333 si legge che esisteva una ferriera di proprietà del convento di Serra San Bruno[19]. Nel 1520 la ferriera risulta inattiva e le miniere di Pazzano quasi abbandonate e fornivano il poco materiale alle ferriere di Campoli, Trentatarì, Castel Vetere (Oggi Caulonia), Spadola e Furno[20]. Il 10 dicembre 1524 le miniere di Pazzano furono regalate da Carlo V come ricompensa per i servizi prestati a Cesare Fieramosca (fratello di Ettore, vincitore della disfida di Barletta). Nel 1527 le miniere divennero di demanio regio.
Nel 1724 il governo vi fece fabbricare i cannoni per l'esercito. Nel 1768 la ferriera fu trasferita a Mongiana e a Ferdinandea, per la presenza di boschi e corsi d'acqua e, in età borbonica, di veri e propri impianti metallurgici. Nel 1783 vi fu un grave terremoto nella zona che abbassò drasticamente il numero della popolazione (per la precisione a 857 abitanti) con un danno del valore di 20.000 ducati, ma nessun morto.
Nel 1796, il Dizionario geografico-istorico-fisico del Regno di Napoli definisce Pazzano come casale regio di Stilo della provincia di Catanzaro di 1015 abitanti e facente parte della diocesi di Squillace. Si annota la presenza di una parrocchia e della Chiesa del San Salvatore e della Chiesa del Carmine. L'economia era basata sulla frutticoltura (fichi d'India), vino, olio, gelsi per seta e allevamento[21].
Durante il Regno di Napoli e per tutta la durata del Regno delle Due Sicilie, con la legge 132 del 1806 varata l'8 agosto di quell'anno da Giuseppe Bonaparte Pazzano, in quanto casale di Stilo, amministrativamente fa parte del Distretto di Gerace e del Circondario di Stilo.
Pazzano nel 1811, durante il periodo francese divenne comune autonomo ad opera del commissario Masci che suddivise la contea di Stilo. Il primo sindaco del paese fu Giuseppe Certomà. L'estrazione del materiale minerario continuò fino ai primi decenni della seconda metà dell'Ottocento all'interno del polo siderurgico di Mongiana, quando cadde la dinastia Borbonica e si insediò il nuovo governo d'Italia, il quale privilegiò le attività industriali del Nord, spingendo all'emigrazione anche degli abitanti di Pazzano. Ai tempi del Regno delle Due Sicilie Pazzano era uno dei più importanti centri minerari che rifornivano tutto il Mezzogiorno con 25 miniere.
Col Decreto Rattazzi, dal 1860 al 1927 amministrativamente il paese rientra nel circondario di Gerace e nel mandamento X di Stilo. Successivamente con l'abolizione dei circondari farà solo parte della Provincia di Reggio Calabria (già esistente).
L'8 marzo del 1917 il comune dà in concessione le miniere per 50 anni al Cavaliere Alessandro Casini, al quale subentrò il 28 aprile del 1921 la società genovese Miniera di Pazzano. Quest'ultima concesse in subappalto le miniere alla Montecatini per circa un anno, ma con lo scadere del contratto, la Montecatini abbandonò tutto. In seguito si tentò di riaprire le miniere, ma senza esito.
Dagli anni cinquanta in poi anche Pazzano ha subito il fenomeno dell'emigrazione verso il nord Italia per mancanza di lavoro, ma anche verso la Germania, la Francia, l'Australia e gli Stati Uniti. Nel 1985 è stato soggetto del film documentario di Daniele Segre Andata e ritorno.[22].
A Sydney, in Australia, la comunità di emigrati pazzanesi si è stabilità per lo più nel sobborgo di Brookvale, soprannominato anche pazzaniedu, piccolo pazzano, e a Narraweena dove si svolge anche la festa del Santo Salvatore australiana.
Una piccola comunità di emigrati c'è anche ad Aliquippa in Pennsylvania, negli Stati Uniti d'America.
Negli ultimi anni si cerca di recuperare il valore artistico e culturale di Pazzano che la sua storia ha lasciato, dall'eremo di Monte Stella che viene visitato da migliaia di pellegrini alle ormai vecchie miniere. Con l'Ecomuseo delle ferriere e fonderie di Calabria si sta realizzando un "museo della Cultura mineraria" in costruzione dal 2008, interrotto nel 2009 per mancanza di fondo e ripreso dal 2016. A giugno del 2008 si sono iniziati i lavori per creare il museo e ancora oggi non è concluso per mancanza di fondi. Nel 2008 è uscito il film documentario ThyssenKrupp Blues, presentato al Festival del Cinema di Venezia, incentrato sulla vita del pazzanese Carlo Marrapodi.
Negli anni 2010 fu proposta la possibilità di impiantare su una località di Monte Mammicomito (chjana dei lacchi) delle pale eoliche da ditte private per fornire la zona di elettricità con energie rinnovabili, ma l'iniziativa non è andata in porto. A fine 2011 il comune ha installato i suoi primi pannelli fotovoltaici. Nel gennaio 2016 viene inaugurata la prima palestra comunale salvo ormai attendere una nuova funzione. A marzo 2017 si eseguono i lavori per la demolizione della Cappella del San Salvatore e partono i primi scavi per il recupero del presunto tempietto bizantino ivi posto ma i cui lavori son stati bloccati. Ad aprile 2017 partono i lavori per la nuova Cappella del San Salvatore, pochi decine di metri più in là della passata ubicazione che è stata demolita per gli scavi archeologici. La nuova struttura viene usata per la prima volta nella festa del Santo Salvatore del 2018. Nel 2020 il paese viene inserito nel Cammino Basiliano[23]
Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo (Pazzano). |
Vi si trovano pregevoli statue lignee nonché una tela del XIX secolo del Frangipane e 4 tele di inizio XX secolo raffiguranti gli Evangelisti.
Lo stesso argomento in dettaglio: Eremo di Santa Maria della Stella (Pazzano). |
Nel 1562 viene posta la statua della Madonna della Stella in sostituzione della icona della Madonna di culto ortodosso. Sin dall'inizio alla statua furono attribuiti poteri taumaturgici. Nel 1643 diventa grancia dell'ordine di San Basilio. Nel 1743 cappelania manuale. Nella suggestiva grotta è collocata la Madonna della Stella, statua di marmo bianco del 1562 di probabile fattura gaginesca. Vi si accede scendendo una lunga scalinata (62 scalini) scavata nella pietra. Nel santuario si trova anche l'immagine dell'Immacolata Concezione e un affresco di arte bizantina (un po' rovinato) raffigurante Santa Maria Egiziaca che riceve la comunione dal monaco Zosimo. L'affresco si ritiene sia del X-XI secolo per le ciocche disordinate della sua capigliatura. Il raffigurare una santa anziché un santo, fa pensare che vi sia stato per un certo periodo un eremitismo femminile. All'interno della grotta vi sono rappresentazioni della Trinità, di Cristo, dell'Arcangelo Michele e la pietà.
Di recente è stato rilevato, durante un lavoro di riqualificazione ambientale, che sotto al suolo della Cappella dei minatori è situata un'altra chiesa di origine bizantina ancora più antica della famosa Cattolica di Stilo. Il nome secondo un atto del 1115 sarebbe Agios Salbavr ovvero Chiesa del Divino Salvatore, viene anche citato nel Syllabus. Nel 1325 sarebbe stata aperta al culto, nel libro Rationes Decimarum Italie nei sec. XIII-XIV (nelle Collettorie dell'Archivio segreto vaticano) si cita che il parroco Leo di Panzano (clericorum Stili) pagasse 2 tarì di decima alla Diocesi di Calabria.
Nel 1995 operai forestali dell'Azienda Forestale della Regione (AFOR) durante i lavori di riqualificazione ambientale, scoprirono nei pressi della località "Mulineda", a pochi metri dalla Cappella del Santissimo Salvatore una cupola centrale, accidentalmente spaccata da una vanga meccanica. All'istante fu informata la Soprintendenza archeologica della Calabria che sospese i lavori giacché, da una prima analisi, tale edificio era riconducibile al periodo bizantino.
Nel 2006, da un'analisi georadiologica e termografica fino a 8 metri di profondità si deduce sia di forma tricora, larga 6 m x 2,5 m. Si è studiata una possibilità di scavo e recupero, ma la situazione risultò complessa poiché la chiesa si trova sotto un luogo di culto (l'attuale cappella del San Salvatore) e vicino alla strada Via Nazionale che collega Stilo con Pazzano, che rende difficile l'operazione[24]. A marzo del 2017 sono cominciati i lavori di recupero della Cella tricora, l'attuale cappella del San Salvatore è già stata demolita e sono cominciati i primi scavi.
Antica cappella in Località San Rocco, forse di origine bizantina, dal 1600 dedicata al culto di San Rocco, ora in grave stato di abbandono, con crepe a rischio crollo[25]. Nel 2007 è caduto su di essa un traliccio. All'interno è presente quel che resta di un affresco del 1692[25].
In Località "Carcareda" (chiamata così per la presenza in passato di una piccola cava di calcare) è presente, lungo la strada provinciale 98 una grotta scavata in un banco di arenaria con all'interno un affresco della Madonna del Carmelo con in braccio Gesù Bambino denominata comunemente "A Madonna da Carcareda"[26][27]. Attualmente lo stato di conservazione dell'affresco risulta danneggiato con cadute dell'intonaco e del colore[26]. Nel 2016 è stato rimosso un pannello di truciolato su cui era dipinta una Madonna e sostituito con un plexiglass trasparente a protezione dell'affresco.[26]. Recentemente è stato rimosso un pannello di truciolato recante dipinta una madonna, sostituito poi da un pezzo di plexiglass trasparente[26].
Mario Squillace ricorda l'esistenza di 10 cappelle a Pazzano, di cui è rimasta solo quella del Santissimo Salvatore in contrada "Chiesa Vecchia"[28].
Le altre[28]:
Nata nel XVIII secolo come Fontana per dissetare i minatori che tornavano dal lavoro, utilizzata dai contadini per dissetarsi, di ritorno dal pesante lavoro nelle contrade di campagna di Pazzano, ora con le sue sei bocche è diventato il simbolo di Pazzano.
A Pazzano vi erano 25 miniere per l'estrazione del ferro, oramai chiuse, alcune delle quali preservate dal Comune in collaborazione con l'Ecomuseo delle ferriere e fonderie di Calabria per il loro valore nell'archeologia industriale calabrese.
Mulino del XVIII secolo, sito in località "Vrisi", raggiungibile dal sentierio naturalistico e turistico di Monte Stella che parte nei pressi della Fontana Vecchia.
Abitanti censiti[29]
Gli abitanti sono 720, distribuiti in 362 nuclei familiari con mediamente 2,21 componenti per famiglia. Dal 1991 al 2001 c'è stato un calo demografico del 16,25%.
Il dialetto pazzanese ("pazzanitu" in dialetto) è una variante del dialetto calabrese meridionale. È caratterizzato dalla dittongazione di u e o come gli altri paesi della Vallata dello Stilaro e delle vicine Serre calabresi della Piana di Serra San Bruno. A differenza degli altri paesi della Locride il tempo presente dell'infinito termina in -a anziché in -i. Negli ultimi 60 anni ha subito una profonda evoluzione, assimilando sempre più nuove parole dall'italiano e perdendo quelle più arcaiche.
Viene parlato sia nell'ambiente familiare sia al di fuori, e viene spesso preferito all'uso dell'italiano che, quando parlato, subisce il forte accento dialettale. Il dialetto pazzanese è stato usato nella seconda metà del '900 in forma scritta dal poeta pazzanito Giuseppe Coniglio nelle sue innumerevoli poesie pubblicate in 3 raccolte e nelle sue commedie teatrali.
Nel 2020 viene pubblicato per Laruffa editore il Vocabolario etimologico fraseologico descrittivo del dialetto di Pazzano di Tarcisio Taverniti[30].
Le feste a Pazzano, come in moltissimi altri piccoli paesi italiani, sono prettamente religiose (se si fa eccezione per quella dei 'Mbeati muorti) e sono:
La festa ha inizio nel pomeriggio con l'esecuzione di marce sinfoniche da parte del complesso bandistico pazzanese; alla sera il Santo viene portato in processione per le vie del paese fino alla Fontana Vecchia, dove si svolge uno spettacolo pirotecnico e al termine si scambiano le offerte come ex voto di "ciciri e cannarozzeda".
La festa del S.S. Salvatore è la più importante delle feste di Pazzano, che attira il maggior numero di persone e di emigrati. Dura 3 giorni con una processione della statua del santo per il paese, la veglia notturna e la tradizionale "Cumprunti".
Il pellegrinaggio ha inizio nei pressi della "Fontana vecchia" dal quale si può salire per un sentiero di montagna che porta in cima al Monte Stella.
Della durata di tre giorni, la festa si svolge con la processione per le vie del paese, la donazione del tradizionale pane benedetto di San Rocco e uno spettacolo pirotecnico quando il santo arriva al boschetto.
Vi sono varie leggende su Pazzano.
Si narra che una volta nella vallata dello Stilaro dei condannati ai lavori forzati vennero mandati a finire i loro giorni in un luogo isolato, Si scelse allora il burrone tra Monte Stella e il Monte Consolino. I tre condannati erano: Pazzano, Spagnolo e Larcara e alle loro caviglie furono legati dei ceppi. Tutti e 3 riuscirono a liberarsi ma solo Pazzano una volta ritornato su decise di rimanere e fondare un nuovo paese dove poter lavorare. E infatti più tardi si scoprirono i ricchi giacimenti di ferro.
Nel 1645 padre Giovanni Fiore da Cropani la mise per iscritto. Pare che quando nel 1562 venne portata la statua su una nave, si fermò improvvisamente a Monasterace e da essa vi partì una luce in direzione della grotta di Monte Stella. La statua poi sopra un vitello si inerpicò fino alla grotta, dalla quale poi incominciò a sgorgare acqua. L'acqua venne raccolta in due giare ma esse miracolosamente non si colmavano mai.
La gastronomia pazzanese è caratteristica della regione Calabria, tipica di una vita contadina. L'antipasto è a base di salami piccanti, soppressata, formaggio pecorino, ricotta di capra, olive snocciolate e in salamoia.
Il primo piatto è la cosiddetta Pasta e casa, scilatelle ai ferri[33][34] (steli essiccati di ampelodesmo), fatte in casa e accompagnate da ragù con carne di capra, la parmigiana, la pasta e lambà (pasta con lumache) ma anche un piatto invernale come la trippa e patate.
Per secondi e contorni: Malangiani chjni (melanzane ripiene), melanzane fritte, braciole di melanzane, i pipi chini (peperoni ripieni), frittelle di fiori di zucca, scrajola cu posa (catalogna con fagioli), carne di cinghiale locale o maiale arrosto ("liciertu"), Frittuli, frascatuli[35] (una sorta di polenta a base di farina di granoturchia) e da cui si ricavava la "ruschja" e fave spastidati. Una volta si cucinavano anche i ghiri, ora non più poiché è illegale la caccia[36] ed il roditore è dal 2006 nella lista Rossa tra gli animali in maggior pericolo di estinzione nel territorio italiano[37].
Per il pesce si cucinava spesso il baccalà e lo stocco facile da conservare, ma anche aringhe, boghe (in dialetto: vuopi), le alici ed il biancomangiare oggi proibito. Accompagnano i secondi il pane fatto in casa con farina di grano duro e la pitta.
Tra la frutta più consumata prodotta localmente: fichi, arance, pere, cachi, uva, prugne, ciliegie, pesche, albicocche, fichi d'India, nocciola, mandorle e noci.
I dolci sono composti da paste secche come gli amaretti, i mastazzola, le pignolate, la pitta di San Martino, la cicerata, i viscotta cu lavatu (biscotti con lievito madre), i biscotti all'uovo e per finire fichi secchi ripieni di noci.
La produzione di miele locale permette anche il consumo di miele di castagno, millefiori, arancio e sulla.
Piatti tipici delle giornate di festa sono la cuzzupa pasquale, i zippuli, la cicerata, i chjinuli e i laci a Natale, e baccalà e stocco alla vigilia, pasta e ceci a San Giuseppe, patrono della città. Per quanto riguarda da bere c'è il vino locale e l'acqua delle vicine fonti della Vrisi e Mangiatorella. La colazione una volta era a base di latte di capra e biscotti o uovo sbattuto con zucchero mentre la merenda prevedeva pane e olio d'oliva.
Di seguito le contrade urbane di Pazzano[38] come sono chiamate in italiano, in dialetto ed una possibile origine etimologica.
Italiano | Dialetto pazzanese | Etimologia | Foto |
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Annunziata | Annunziata | Dal verbo latino nuntio: annunciare | |
Baldino | Boddinu | ||
Centri | Centri | dal greco: χεντρίον pungiglione[39] o sempre dal greco χεντρί che significa "aculeo" | |
Chiesa vecchia | Chjesi Vecchja | Equivalente italiano di Chiesa vecchia | |
Crescenzo | Criscienzu[40] | Nome di una fonte, Confronta Cognome Crescenzi | |
--- | Gurneda | Piccola pozza | |
Fiateria | Fhjateria | ||
--- | Livareda | Composto da Livara e -eda, dal latino ulivo, -eda suffisso diminutivo dialettale | |
Manguri | Manguri[41] | Etimologia sconosciuta | |
--- | Mulineda | Da: Mulino e da -eda suffisso diminutivo dialettale, zona di piccoli mulini | |
--- | Ndorra[42] | Etimologia sconosciuta | |
Noceto | Nucitu | In dialetto "noceto", piantagione di noci dal latino: "nucetum" con lo stesso significato | |
Olisa | Uolisa | L'area viene citata come "Pietra de la Olissa", come area facente parte della Grangia Apostolorum della Certosa di Santo Stefano[43]. In dialetto significa "terreno di argilla bianca non produttiva" e deriverebbe dal greco ὸλὸλιδος "tutto di pietre![44] , Una seconda possibile etimologia è dal liatno uliex, -icis la ginestra spinosa[45] | |
San Nicola | Santu Nicola | Equivalente italiano di San Nicola | |
--- | Sutt'a grutta | dialettale per "Sotto la grotta" | |
Timparella | Timpareda | Dall'osco Timpa: montagna e da -eda suffisso diminutivo dialettale | |
--- | Vigniceda | Dal latino: vigna e da -eda suffisso diminutivo dialettale | |
Vrisi | Vrisi[46] | dal greco: fonte d'acqua, sorgente[46] | |
Pazzano ha numerose contrade e frazioni di campagna nel suo territorio[47].
In origine i nomi erano dialettali, e sono stati, nel passato, tutti tradotti e adattati alla lingua italiana.
L'economia ora è prevalentemente di sussistenza e legata alle misere pensioni di bracciantato agricolo; un tempo invece era sostenuta dall'agricoltura con coltivazioni intensive del territorio circostante di uliveti, vigneti, fave, ceci, piselli e grano. Si produce l'olio extra vergine di oliva della Locride.
Pazzano nel corso della sua storia ha avuto un'industria improntata soprattutto sull'estrazione del ferro dalle cave minerarie (più di 20) collegata con il centro di Mongiana. Dal 1957 (anno della nascita) fino al 1975 Pazzano è stata la sede dell'impresa Sabatino Salvatore & figli specializzata negli autotrasporti e in materiale da costruzione. Successivamente si è trasferita nel comune di Stilo. Attualmente non sono presenti imprese di rilievo.
L'area turistica principale è rappresentata dalla zona circostante il Santuario di Montestella, che presenta una zona con area pic-nic e l'ostello "Don Mario Squillace". Si tratta di un turismo prevalentemente religioso con il sopraccitato eremo di Monte Stella e le feste religiose tradizionali e naturalistico per la bellezza dei luoghi. Da percorrere sicuramente il sentiero molto ripido che porta dalla Fontana vecchia alla cima di Monte Stella rimesso in sesto di recente e attrezzato di luoghi per il ristoro. Lungo il sentiero si può anche visitare il mulino idraulico del XVIII secolo.
Pazzano è situato sulla ex Strada statale 110 di Monte Cucco e di Monte Pecoraro (ora Strada Provinciale 9) la quale a sua volta si può raggiungere dalla costa jonica con la Strada statale 106 Jonica. È collegata al comune di Bivongi con la Strada Provinciale 95 mentre col comune di Stilo con la Strada Provinciale 9 e con Camini dalla Strada Provinciale 98.
C'è un servizio pullman offerto dalla Autolinee Federico per cui Pazzano è raggiungibile da Reggio Calabria e dai paesi lungo la strada statale con la linea Mangiatorella - Locri[101] e la linea Reggio Calabria - Catanzaro[102].
Lo stesso argomento in dettaglio: Sindaci di Pazzano. |
Il Gonfalone di Pazzano | |
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Descrizione del Gonfalone di Pazzano nel D.P.R. del 12 ottobre 1987:
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Pazzano divenne comune autonomo, nel 1809 a seguito del distacco dal comune di Stilo.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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9 giugno 1996 | 16 aprile 2000 | Salvatore Zannino | lista civica | sindaco | |
16 aprile 2000 | 4 aprile 2005 | Salvatore Zannino | lista civica di centro-sinistra | sindaco | |
4 aprile 2005 | 29 marzo 2010 | Salvatore Fiorenza | lista civica | sindaco | |
29 marzo 2010 | 31 maggio 2015 | Franco Depace | lista civica | sindaco | |
31 maggio 2015 | 21 settembre 2020 | Alessandro Taverniti | lista civica Borgo amico | sindaco | |
21 settembre 2020 | in carica | Francesco Valenti | lista civica Uniti si può | sindaco | |
Ha sede nel comune la società di calcio US Bivongi Pazzano, nata nel 1968, che disputa campionati dilettantistici. Il suo campo da calcio si trova nel comune di Bivongi. Dall'anno 2022-23 parteciperà alla categoria Promozione.
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