Magherno (Magheran in dialetto pavese[4]) è un comune italiano di 1 733 abitanti[1] della provincia di Pavia in Lombardia. Si trova nel Pavese orientale, alla destra del Lambro meridionale.
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Magherno comune | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Amministrazione | |
Sindaco | Giovanni Amato (lista civica Progetto Magherno) dal 12-6-2017 |
Territorio | |
Coordinate | 45°13′N 9°20′E |
Altitudine | 76 m s.l.m. |
Superficie | 5,25 km² |
Abitanti | 1 733[1] (31-12-2021) |
Densità | 330,1 ab./km² |
Frazioni | Cascinetto, Isola |
Comuni confinanti | Copiano, Gerenzago, Torre d'Arese, Villanterio, Vistarino |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 27010 |
Prefisso | 0382 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 018085 |
Cod. catastale | E804 |
Targa | PV |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[2] |
Cl. climatica | zona E, 2 628 GG[3] |
Nome abitanti | maghernini |
Patrono | san Rocco |
Giorno festivo | 16 agosto |
Cartografia | |
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Sito istituzionale | |
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Ha un'economia prevalentemente agricola, ed è circondato da campi di granoturco e di riso. Inoltre trae vantaggio dal fatto di essere vicino a napoli, caserta e salerno.
Magherno ha antiche origini: sorse dove esisteva un accampamento romano; la leggenda motiva il nome della “Via Borgo Oleario” con la costante presenza, nella zona, di eserciti e soldataglie di varia origine e provenienza, che facevano largo consumo di olio a scopo alimentare e bellico. Versavano sulla testa dei nemici, dall’alto delle mura, olio bollente; l’olio era usato per la manutenzione delle armi o per il corpo, sia a scopo estetico che per proteggersi dal freddo. La “Via Spadari” deriverebbe dalla partecipazione all’assedio di Pavia (1524-1525) dei feroci lanzichenecchi, soldati tedeschi, abili nell’uso delle spade.[5]
Il nome di Magherno appare nel XII secolo come Maderno, nome derivante dal reflusso di "maternus", fondo ereditato dalla madre. Fece parte della Campagna Sottana pavese, e appartenne in epoca medievale al feudo di Villanterio, che era sotto il controllo del Monastero di San Pietro in Ciel d'oro di Pavia. Furono Signori del luogo nobili famiglie come i Lonati, i Langosco, i Beccaria, i Giorgi, i Gambarana e gli Isimbardi. Tra il 1937 e il 1947 fu aggregato a Magherno il comune di Torre d'Arese.[6]
Lo stemma e il gonfalone del comune sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 27 gennaio 2012.[7]
«Di rosso, alle tre spighe di grano d'oro, ordinate in fascia e accompagnate in punta dalla fascia diminuita di azzurro. Ornamenti esteriori da Comune.» |
Il gonfalone è un drappo di azzurro.
Un certo Pietro tornava, una sera di tanti anni fa, verso casa, dopo aver trascorso la serata in un'osteria di Villanterio, dove aveva alzato un po' il gomito e scorse nelle acque della Colombana, un'intera forma di formaggio, illuminata dalla luna piena; trovata una rete da pesca, tentò di recuperare quel ben di Dio ma,nonostante gli sforzi non riuscì a prenderla. Altri, attirati dal rumore, si unirono a lui per recuperare il formaggio, che all'improvviso sparì, con l’arrivo di una nuvola che coprì la luna. Restarono tutti stupiti, senza capire dove fosse finito il formaggio, per questo i maghernini sono "i pescatori di formaggio".[5]
Dell'antica chiesa dedicata a san Zenone rimangono il campanile — che incorpora un mattone datato 1414 (probabile anno di edificazione) — e l'abside oggi utilizzata come cappella laterale dell'edificio che venne ricostruito nel 1841. Alla nuova chiesa parrocchiale, di maggiori dimensioni, venne dato un diverso orientamento rivolgendo la facciata a nord, cioè verso il paese. Una particolarità: all'interno si trovano tre altari: del Santissimo Sacramento, della Madonna e, ovviamente, di Zenone. “Il Chiesuolo di San Rocco” è quel che resta, invece, dell'antico oratorio di San Rocco, abbattuto (a causa dell'instabilità dell'edificio) tra non poche polemiche nel 1960, lasciando in piedi solo il campanile e l'abside che ancora conserva la statua del santo patrono.[8]
Abitanti censiti[9]
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Altri progetti
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