Gorzegno (Gorzègn in piemontese) è un comune italiano di 260 abitanti della provincia di Cuneo in Piemonte.
Gorzegno comune | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Amministrazione | |
Sindaco | Marco Chinazzo (lista civica) dal 27-5-2019 |
Territorio | |
Coordinate | 44°31′N 8°08′E |
Altitudine | 319 m s.l.m. |
Superficie | 13,97 km² |
Abitanti | 260[1] (31-8-2020) |
Densità | 18,61 ab./km² |
Frazioni | Pianelle |
Comuni confinanti | Feisoglio, Levice, Mombarcaro, Niella Belbo, Prunetto |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 12070 |
Prefisso | 0173 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 004097 |
Cod. catastale | E111 |
Targa | CN |
Cl. sismica | zona 4 (sismicità molto bassa)[2] |
Cl. climatica | zona E, 2 711 GG[3] |
Nome abitanti | gorzegnesi |
Cartografia | |
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Sito istituzionale | |
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Il suo nome deriva forse da Cohors Aennii di epoca romana, a indicare un reparto di presidio che dipendeva dal centurione Ennio.[4]
Nel medioevo e nella prima età moderna Gorzegno fu feudo di uno dei rami della famiglia Del Carretto (detto appunto Del Carretto di Gorzegno). Fino al XVIII secolo Gorzegno diede il nome ad un esteso marchesato, riconosciuto come feudo imperiale. Il suo territorio comprendeva le "università" (cioè le comunità) di Albaretto della Torre, Arguello, Serravalle Langhe, Bossolasco, Niella Belbo, San Benedetto Belbo, Cravanzana, Feisoglio, Levice, Prunetto e Monesiglio.
Restano a Gorzegno numerosi edifici storici risalenti perlopiù dalla fine del XVI agl'inizi del XIX secolo, molti dei quali sono attualmente in stato di abbandono parziale o totale, o fortemente alterati nelle loro strutture originarie. Un censimento di tutti gli edifici e un'indagine sulle loro origini ed evoluzione è stata compiuta a partire dal 2020 dagli storici Walter Accigliaro e Giordano Berti che hanno provveduto a ricostruire la storia di Gorzegno sulla base di documenti attendibili. Da quella ricerca è sorto, su ideazione di Romano Vola, già Sindaco di Bergolo, il Nasc - Museo delle Pietre parlanti, un percorso a cielo aperto dove ogni edificio è dotato di un'apposita didascalia e di un codice QR che rimanda all'omonimo sito web contenente estesi approfondimenti e materiale fotografico.
Il percorso a cielo aperto include, oltre agli elementi architettonici antichi, una sezione d’arte contemporanea, curata da Giordano Berti, con opere donate da artisti di varia provenienza distribuite in vari punti del paese.
Una sezione etnografica, curata da Giordano Berti in collaborazione con l'art designer Letizia Rivetti, include vari manufatti in pietra della tradizione locale realizzati dalla fine del XIX alla metà del XX secolo.
Nel 2021 è stata inaugurata una nuova sezione intitolata "Le misteriose Pietre di Voynich", a cura di Giordano Berti, con opere degli scultori Nando Gallo, Ivano Ghiglia e Remo Salcio, ispirate alle illustrazioni del misterioso Manoscritto Voynich https://www.savonanews.it/2021/08/11/mobile/leggi-notizia/argomenti/eventi-spettacoli/articolo/il-mistero-del-codice-voynich-a-gorzegno.html.
Abitanti censiti[5]
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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2008 | 2011 | Aldo Balocco | lista civica | Sindaco | |
2011 | 2014 | Piero Montanaro | lista civica | Sindaco | |
2014 | 2019 | Piero Montanaro | lista civica | Sindaco | II mandato |
2019 | in carica | Marco Chinazzo | lista civica | Sindaco | |
A Gorzegno è ambientata la tragica vicenda, realmente accaduta, narrata da Beppe Fenoglio in Un giorno di fuoco (Garzanti, 1963).[6] Successe che, alla metà di ottobre del 1933, un contadino di Gorzegno, Felice "Pietro" Gallesio, a causa di dissidi familiari, con un colpo di doppietta uccise prima il parroco del paese, poi il nipote Alessandro, quindi si rifugiò in un fienile. All'arrivo dei carabinieri di Alba, Gallesio li accolse a colpi di doppietta, ferendo gravemente un appuntato e il brigadiere. Da Cuneo giunsero altri rinforzi, accolti da Gallesio allo stesso modo. Nel conflitto a fuoco rimase ferito anche un giornalista, giunto sul posto per rendere conto di un tragico avvenimento che la stampa locale aveva reso noto in tutto il Piemonte. Dopo un lungo assedio, Gallesio finì le munizioni ma non si arrese. Alla fine di una settimana di follia il "delinquente di Gorzegno", come venne definito da alcuni giornali dell'epoca, fu ucciso dai carabinieri. Fenoglio aveva conosciuto quella vicenda oltre 20 anni dopo, grazie ai racconti che nelle Langhe continuavano a rimbalzare di bocca in bocca, e ne trasse spunto per un racconto bellissimo ma non del tutto aderente, pare, ai fatti realmente accaduti. In sostanza, "il folle di Gorzegno" fu rappresentato come una specie di antieroe vittima di una miseria materiale e morale che per lungo tempo attanagliò l'Alta Langa; una miseria magistralmente dipinta da Fenoglio in altro suo capolavoro "La malora".
Il paese di Gorzegno è più volte citato come ambientazione degli avvenimenti narrati nel libro giallo Rebus di mezza estate, di Gianni Farinetti (Marsilio editore, 2013). Nel testo di Farinetti si trovano varie allusioni a una tradizione dell'Alta Langa che fa di Gorzegno un "villaggio di scemi". Questa tradizione è ironicamente tramandata dagli stessi abitanti di Gorzegno con numerosi e buffi racconti (L'asino sul campanile, L'asino che beve la luna, La zivéra, La lampadina bruciata, Alla ricerca del sole, Il campanile addobbato, ecc.), che un cronista locale, Ferdinando Balocco, ha inserito nel suo Gorzegno tra storia e leggenda (Alma Tipografica, 2005).
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