«Colleferro, non proprio in provincia di Frosinone, ma alle sue soglie in provincia di Roma, è sede di una delle massime industrie private dell'Italia del Centro, la Bombrini e Parodi; e spicca perciò sullo sfondo agricolo e pastorale, ed oggi tutt'al più faccendiero, del Lazio. Luogo d'incubazione di antifascismo prima che scoppiasse la guerra, centro di lotta partigiana più tardi, e oggi d'idee politicamente avanzate, Colleferro è una piccola città operaia modernista, folta di antenne radio. Regioni come il Lazio, modernizzandosi, non solamente attenuano le caratteristiche antiche ma concorrono a quelle opposte.»
(Guido Piovene)
La città di Colleferro, nel cui territorio scorre il Sacco, si trova nella Valle del Sacco.
Clima
Classificazione climatica: zona D, 1571 GR/G
Origini del nome
Il nome Colleferro non è legato al ferro. Infatti, si tratta probabilmente della conversione del valore fonetico della F in V, già presente in alcune parlate dell'Italia arcaica, tra queste il latino e l'etrusco. Originariamente, il termine toponomastico, doveva essere Colle Verro (verro indica il maiale selvatico o maiale). Il nome è strettamente legato al sito del villaggio di Verrugine o Verrugo conosciuto nel periodo di guerre che vide fronteggiarsi equi e volsci da una parte, e romani, latini ed ernici dall'altra. Identificato con la località dei Mitacci di Crepaddosso e Colle S. Crove nei territori dei comuni di Colleferro ed Artena. Il nome ha, probabilmente, la stessa origine del verruca latino, cioè dalla radice uers, l'altopiano, l'alto posto, la parte superiore, associato a iugum che può tradurre sommità, cima, cresta o da verres = verro, maiale associata a iugo = aggiogare. La derivazione può anche essere da ver che indica “primavera” associato a iugo nel suo significato di “congiungere, unire, legare insieme”.
Storia
Nella zona sono stati ritrovati reperti risalenti all'età del bronzo e all'età del ferro[4].
Altri reperti dell'alta Valle del Sacco e della catacomba di Sant'Ilario ad bivium, che vanno dal paleolitico fino ad epoche medievali, sono oggi conservate nell'antiquarium comunale.
Età romana
Da Appiano e Plutarco apprendiamo che nell'82 a.C. nell'area di Colleferro si svolse la battaglia decisiva, conclusasi a favore di Silla, della guerra civile condotta contro Gaio Mario il Giovane. Al termine dell'assedio Mario si suicidò.
Il Novecento
Zuccherificio ValsaccoGazzetta ufficiale del 13 giugno 1935, Costituzione comune Colleferro
Lo sviluppo di Colleferro ebbe inizio già nel 1912, con la conversione di una fabbrica oramai in disuso da anni (lo zuccherificio della Società Valsacco), per la produzione di esplosivi[4]. Il primo nucleo di case infatti non fu quello dove oggi si erge il centro della cittadina, bensì presso lo scalo della allora stazione ferroviaria "Segni-Paliano", poi chiamata stazione di Colleferro-Segni-Paliano in seguito alla nascita del comune di Colleferro: un primo nucleo di case (nonché la chiesa di San Gioacchino) venne edificata nell'allora territorio di Valmontone (conosciuto come Segni Scalo).
Lo scoppio del 38
La città di Colleferro viene segnata dallo scoppio avvenuto la mattina di sabato 29 gennaio 1938 nello stabilimento Bombrini Parodi Delfino, nel quale morirono 60 persone e ne rimasero ferite più di 1 500. La strage si verificò con due esplosioni: la prima si alle 7:40, per colpa di un operaio che per eliminare l'occlusione di un tubo d'aria compressa usò uno scalpello di ferro provocando scintille, che fecero subito alzare fiamme giunte a toccare 10 metri, mentre la seconda, più potente, si ebbe alle 8:05. Il 18 giugno 1939 il principe Umberto di Savoia venne in piazza Italia per consegnare 67 ricompense al valor militare, di cui 60 furono alla memoria dei caduti e 7 ai superstiti che aiutarono gli altri a salvarsi.
La notizia di questa esplosione venne riportata anche sul Times.[5]
L'ingegnere Leopoldo Parodi Delfino (già senatore e figlio del fondatore della Banca nazionale, poi Banca d'Italia) e il senatore Giovanni Bombrini fondarono la fabbrica di esplosivi Bombrini Parodi Delfino, e, insieme allo stabilimento, venne creato un nuovo nucleo di case, conosciuto come "Villaggio BPD", nel quale si trasferirono numerosi operai con le loro famiglie, provenienti da diverse regioni d'Italia. Nella località era anche presente anche la "Calce e cementi Segni" (successivamente acquisita dalla Italcementi), la quale a fondovalle portava e lavorava il materiale estratto dalle cave della vicina città di Segni per produrne cementi per l'edilizia.
Colleferro, il cui territorio apparteneva originariamente ai comuni di Valmontone (zona dello Scalo), di Roma (zona dove sorge l'attuale capoluogo comunale) e di Genazzano (alcune aree rurali nei pressi della "via Palianese"), continuò la propria espansione urbana per tutti gli anni venti e trenta, fino a divenire comune autonomo nel 1935[6].
Successivamente il comune di Colleferro aggiunse al proprio territorio limitate porzioni di quello dei comuni limitrofi di Segni e di Paliano.
Durante la seconda guerra mondiale Colleferro fu ripetutamente bombardata con l'obiettivo di distruggere lo stabilimento di esplosivi. La cittadinanza trovò riparo in una serie di grotte e cunicoli realizzati sotto il "Villaggio BPD" e noti con il nome di "Rifugi".
Cronistoria del Novecento
1898 - Con riferimento al periodo iniziale, prima della città di fondazione, quando viene costituita la Società Valsacco per la lavorazione delle barbabietole.
Lo Zuccherificio viene costruito davanti alla stazione ferroviaria di Segni-Paliano. Molte famiglie di operai si trasferiscono nei dintorni dello stabilimento, specialmente lungo la via Carpinetana antica, che costeggia il perimetro della fabbrica. A questo sviluppo edilizio spontaneo segue quello "pianificato" della Società Valsacco che su una altura poco lontana dallo zuccherificio costruisce un piccolo villaggio, costituito da edifici bi - quadrifamiliari e dalla chiesa di S. Gioacchino.
1906 - La fabbrica trasferisce parte della produzione, le case vengono acquistate dalle Ferrovie dello Stato per adibirle a residenze per i dipendenti.
1909 - La Società Valsacco chiude. A Segni scalo vivono 50 famiglie.
1912 - Lo Stabilimento Valsacco viene rilevato dalla Società B.P.D. Vengono edificati nuovi impianti su 34 ettari di terreno.
1913 - Conversione dello Zuccherificio della Società Valsacco in fabbrica di esplosivi. In quel periodo il Senatore ing. Leopoldo Parodi Delfino sorvolando con il proprio aereo le terre allora appartenenti al principe Filippo Andrea VI Doria Pamphili, sceglie il luogo per impiantare una industria bellica. Nasce così un nuovo gruppo di edifici, in località Santa Barbara, per dirigenti, operai e loro famiglie. Prima immigrazione di maestranze specializzate dal Piemonte. Negli anni successivi si verificano una seconda immigrazione di edili dalle Marche, per la costruzione dei nuovi impianti (1920) ed una terza immigrazione dalla Toscana e dall'Umbria a seguito della costruzione dell'impianto delle 13 lavorazioni metalmeccaniche (1930). Si arriva così alla nascita di Colleferro, su suolo del Comune di Valmontone e di Roma.
1935 - Con legge XIII, n. 1147 del 13 giugno 1935, pubblicata sulla O.D. dell'8 luglio 1935, n. 157, viene fondato il Comune di Colleferro che incorpora porzioni di Valmontone, di Segni e di Paliano. La BPD incarica l'ing. Riccardo Morandi di progettare un nuovo Centro urbano. Contemporaneamente vengono realizzati i primi edifici di Corso Garibaldi, a blocco, per le famiglie degli impiegati, prospicienti la direzione della BPD.
1936 - L'ing. Morandi consegna il Piano Regolatore del Comune, che prevede la realizzazione di un gruppo di case a schiera, bi e quadri familiari, sul modello delle città-giardino inglesi. Le residenze si sviluppano tutte su due livelli con accessi a quote diverse su due fronti principali, sfruttando l'orografia del terreno. In questa fase l'insediamento di Colleferro interessa circa 15 ettari e comprende case in linea per gli impiegati, case a schiera per gli operai (200 vani) e numerosi edifici pubblici, come scuole alberghi per gli operai non residenti, dopolavoro, mercato e spaccio direzione.
1950-1953 - A seguito della promulgazione della legge Fanfani (1949) Viene realizzato, dall'INA CASA il nuovo quartiere di Piazza Mazzini, già pianificato dall'ing. Morandi. Gli edifici in linea, su tre piani, sono posizionati con le testate ortogonalmente sul viale che, dal corso principale, attraversa la piazza.
Simboli
Lo stemma è stato adottato dal comune di Colleferro nel 1950 a seguito di un concorso pubblico, indetto con delibera n. 129 del 7 maggio 1949, che vide la presentazione di 15 bozzetti e tra questi risultò vincitore quello presentato dal sig. Guido Bonivento. Tra gli elementi presenti vi sono la vanga che si riallaccia all'attività agricola che ha caratterizzato la Valle del Sacco, il sole nascente con dodici raggi, e la bandiera italiana a dimostrazione di come Colleferro, dall'apertura dello Stabilimento Bpd sia stato paese dell'accoglienza, e nel periodo 1937-1943 erano presenti lavoratori provenienti da 17 regioni e quattro nazioni.[7]
Il progetto araldico per la creazione dello stemma comunale si è quindi ispirato:
alla provenienza originaria di questa popolazione e perciò è stato scelto quel fondale per lo scudo il tricolore nazionale a simboleggiare la realizzata unione in Colleferro di tutti gli italiani;
alle prevalenti attività industriali e di qui la ruota dentata che racchiude il centro dello scudo e l'incudine in esso riprodotta;
alle sorgenti attività agricole e perciò il sole che sorge a fecondare, unitamente all'opera dell'uomo (la vanga), i campi;
con la riproduzione dell'acquedotto romano si è voluto ricordare l'origine prettamente romana di queste terre; e con i colori rosso-nero del fondale si è inteso consacrare i colori municipali;
il motto latino In labore virtus vuole significare la preminenza assoluta che il lavoro ha avuto nella scelta ed ha nella vita di questo comune.
Il gonfalone è un drappo partito di rosso e di nero.
Monumenti e luoghi d'interesse
Chiesa di San Bruno
Architetture religiose
Chiesa di Santa Barbara, la più grande delle chiese di Colleferro, realizzata dall'ingegnere Riccardo Morandi, si trova al centro della città.
Tempietto di Santa Barbara
Chiesa di San Benedetto
Tempietto di Sant'Anna
Chiesa di San Gioacchino, che si trova a Colleferro Scalo, è la chiesa più antica.
Chiesa di Maria Santissima Immacolata
Chiesa di San Bruno, è la chiesa più recente.
Una delle entrate/uscite dei Rifugi
Architetture militari
Castello Vecchio
Rifugi antiaereo di Colleferro, residuato della seconda guerra mondiale, in cui trovarono riparo circa 3000 civili durante i bombardamenti; gran parte dei "Rifugi" è ancora visitabile nel giorno di Santa Barbara (4 dicembre), patrona del paese.
Castello di Piombinara.
Società
Molti abitanti, provenienti dalle più diverse regioni d'Italia (ed ultimamente anche dall'estero, soprattutto dalla Romania, dalla Bulgaria, e dall'Albania) si sono trasferiti nel tempo a Colleferro, trovando impiego alla Snia, all'Italcementi e in molti altri stabilimenti che, via via, si sono creati nelle vicinanze.
Nella tabella si nota l'evoluzione del numero della popolazione residente a Colleferro dal 2001 al 2015.[9]
Anno
Residenti
Variazione
2001
20 712
2002
20 635
-0,37%
2003
20 644
0,04%
2004
21 536
4,32%
2005
21 581
0,21%
2006
21 502
-0,37%
2007
21 856
1,65%
2008
22 071
0,98%
2009
22 170
0,45%
2010
22 142
-0,13%
2011
21 538
-2,73%
2012
21 614
0,35%
2013
21 768
0,71%
2014
21 647
-0,56%
2015
21 595
-0,24%
2016
21 521
-0,34%
Etnie e minoranze straniere
Secondo i dati ISTAT al 1º gennaio 2016 la popolazione straniera residente è di 1 943 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente sono:[10]
Romania 583
Bulgaria 486
Albania 170
Marocco 79
Nigeria 55
Ucraina 47
Cina 47
Perù 37
Qualità della vita
Per l'intensa attività industriale e soprattutto chimica, Colleferro ha dovuto far fronte a un notevole sovraccarico di inquinanti che hanno contaminato terreni e falde acquifere nel territorio comunale e nella Valle del Sacco in generale.
In particolare, il beta-esaclorocicloesano venne usato abbondantemente fino agli anni settanta per la produzione di insetticidi, quindi limitato e infine proibito nel 2001[11].
Con le acque piovane che colavano nei terreni delle discariche a cielo aperto e si convogliavano nei fossi detti Fosso Savo e Fosso Cupo si creò un inquinamento costante nel Fiume Sacco, il quale, esondando periodicamente, nei decenni successivi portò gli inquinanti sui terreni limitrofi a destinazione agricola, generando problemi in tutta la catena alimentare[12].
L'emergenza ambientale è stata affrontata con fondi regionali e con bonifiche. Studi sul terreno nell'area industriale di Colleferro sono stati finanziati dalla Regione Lazio, e da essi emerge che ci sono ancora livelli molto elevati di "esaclorocicloesano DDE (Diclorodifenildicloroetilene), DDT nei terreni agricoli, e presenza di mercurio, cromo, arsenico, diossine e altre sostanze tossiche nell'area industriale di Colleferro". Nel 2006 è stato dichiarato lo "stato di emergenza socio-economico-ambientale", poi prorogato a più riprese fino ad oggi[12].
Nel 2005 è stato approvato un progetto di monitoraggio di lungo periodo della salute della popolazione nell'area della Valle del Sacco, in carico al dipartimento di epidemiologia della ASL Roma E in collaborazione con le ASL Roma G e Frosinone e con l'Istituto superiore di sanità, al fine di verificale lo stato di salute dei cittadini dell'area. È stato riscontrato un quadro di mortalità e morbosità tra i peggiori nei tre comuni della provincia di Roma rispetto al resto della Regione[13]. Nel 2012 lo stabilimento dell'Italcementi è stato sequestrato per emissione di sostanze nocive.[14]
Cultura
Istruzione
Università
Colleferro ospita la sede distaccata dell'Università di Tor Vergata di Roma con la Facoltà di Ingegneria Meccatronica.
È sede dell'Università della Terza Età.
È sede della Facoltà di Scienze Infermieristiche sede distaccata dell'Università La Sapienza di Roma
Musei
Museo archeologico del territorio toleriense
Collezione Cremona
Museo del rugby
Teatro
Teatro Vittorio Veneto (ex Cinema Teatro "Vittorio Veneto")
Cinema
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Film girati a Colleferro
Europa '51, film del 1952, diretto da Roberto Rossellini, e interpretato da Ingrid Bergman, diverse scene sono state girate all'interno ed all'esterno del cementificio Italcementi; la ragazza che nel film accompagna al posto di lavoro ed istruisce Irene Gerard (Ingrid Bergman), è Margherita Armenis, una colleferrina che all'epoca delle riprese lavorava proprio nel cementificio.
L'arcidiavolo, film del 1966 diretto da Ettore Scola e interpretato da Vittorio Gassman, Mickey Rooney e Claudine Auger. Il "Quadrivio della Torraccia" dove Belfagor arriva sulla terra è ambientato in località Torresanti a Colleferro: quelli che si vedono sono in realtà i ruderi della Torre di Guardia nei pressi del fiume Sacco.
La Califfa, film del 1971 diretto da Alberto Bevilacqua e interpretato da Ugo Tognazzi e Romy Schneider. Alcune scene sono state girate all'interno del cementificio dell'Italcementi.
Il testimone, film giallo girato nel 2001 da Michele Soavi, nel quale cast figuravano Raul Bova, Ennio Fantastichini, Dino Abbrescia ed Aisha Cerami.
Uno bianca, parte del film e miniserie televisiva, girato nel 2001 da Michele Soavi, nel cast figuravano Kim Rossi Stuart, Dino Abbrescia, Claudio Botosso, Bruno Armando, Giorgio Crisafi, Luciano Curreri.
Città Novecento(The 20Th Century New Town) (2020), regia di Pierluigi Ferrandini e Dario Biello - docufilm con Alessandro Haber.
Il territorio ha da sempre una vocazione agricola.
Dal 2006 si trova nel "Distretto Rurale ed agroenergetico della Valle dei Latini".
Nell'ambito della riqualificazione della Valle del Sacco è stato avviato un esperimento di "colture no food" (colture non per l'alimentazione)[15]. Le coltivazioni saranno girasoli per il biodiesel e pioppi per alimentare le caldaie a biomassa.
Per quel che riguarda l'allevamento, l'quale?[emergenza ambientale] aveva imposto l'abbattimento del bestiame e la distruzione del latte per tutela sanitaria in tutte le aziende zootecniche del territorio. L'allevamento è in seguito ripreso con numerose tutele per i consumatori.[16]
A febbraio 2013 si è svolto uno dei più grandi sequestri di equidi mai avvenuti in Italia: 104 tra cavalli, asini muli gravemente maltrattati, malati o denutriti, sono stati sequestrati dalle autorità competenti con la collaborazione internazionale delle associazioni animaliste Il Rifugio degli Asinelli, The Donkey Sanctuary e Italian Horse Protection Association.[17][18]
Industria
Cementeria
Lo sviluppo di Colleferro è legato sin dalle origini alla sua vocazione industriale, con l'apertura dell'azienda di esplosivi Bombrini Parodi Delfino (BPD), al quale si sono aggiunti numerosi stabilimenti chimici e tessili[4]. L'area industriale di Colleferro si sviluppa su 1000 ettari di terreno, in gran parte di proprietà della Se.co.svim.
Nel 1950 la BPD realizzò il Lauril, il primo sapone in polvere in Italia.
Nel 1966 la BPD Difesa e Spazio venne rilevata dall'AVIO, diventando la migliore azienda nel campo della propulsione militare e spaziale.
Il 9 aprile 2003 è stato effettuato il 15º lancio dell'Ariane 5 che portava sui booster, che vengono prodotti nello stabilimento AVIO, il nome CITTA' DI COLLEFERRO; è stato come un "tributo" per festeggiare i 90 anni di attività degli stabilimenti che costruiscono i propulsori[19]
Alcune delle aziende più importanti del territorio sono e sono state: SNIA; per la lavorazione della pozzolana l'Italcementi; nel settore chimico la Caffaro Chetoni, la Caffaro Benzoino, la Se.co.svim; per la costruzione e la riparazione delle carrozzerie ferroviarie la Alstom e la RFI. Tra le aziende ad alta tecnologia ricordiamo la Avio, operante nel settore aerospaziale, nel settore bellico annoveriamo invece la Simmel[12].
Infrastrutture e trasporti
Strade
Autostrada A1 Milano-Napoli nel tratto Roma-Napoli, casello di Colleferro
Strade regionali:
Casilina (SR 6), ex strada statale 6 Casilina", attraversa la cittadina all'altezza della frazione di Colleferro Scalo
Carpinetana (SR 609), ex strada statale 609 Carpinetana
Strade provinciali:
"Palianense", conosciuta anche con il nome urbano di "via Palianense", che collega Colleferro alle città di Paliano, Bellegra, Olevano Romano, ed alcuni centri dell'entroterra laziale Piglio;
Ariana (SP 600dir), ex strada statale 600dir Ariana, conosciuta con il nome urbano di "via Latina", collega Colleferro con la cittadina di Artena e con altre località dei Castelli Romani, passando per la frazione del Quarto Chilometro.
Iniziò a svilupparsi a ridosso di un nucleo preesistente ("Segni Scalo", poi "Colleferro Scalo"), alla vigilia della prima guerra mondiale. È pertanto una delle più giovani città italiane, e città di fondazione.[22] Fino al 13 giugno 1935 la frazione di Colleferro fece parte del governatorato di Roma, divenendo quindi comune autonomo[23].
S.S.D. Colleferro 1937 Calcio (colori sociali rosso e nero) che, nel campionato 2022-23, milita nel campionato maschile di Eccellenza[25].
A.S.D. Sporting Colleferro (colori sociali rosso e nero) e Real Colleferro (colori sociali bianco, rosso e nero) che, nel campionato 2022-23, milita nel campionato maschile di Terza categoria.
Calcio a 5
Forte Colleferro(colori sociali bianco e blu) che, nel campionato 2019-20, milita nel campionato maschile di serie B[26] e nel campionato femminile di serie D.[27]
Città di Colleferro che, nel campionato 2019-20, milita nel campionato maschile di serie C2.[28]
Real Legio Colleferro (colori sociali bianco e nero) che, nel campionato 2019-20, milita nel campionato maschile di serie D.[29]
Ginnastica
ADG Agorà Colleferro società più volte campione d'Italia.
Legge XIII n. 1147 del 13 giugno 1935, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell'8 luglio 1935 n. 157.
Renzo Rossi (a cura di), Colleferro e il suo stemma, Documenti e immagini dall’Archivio storico del Comune di Colleferro, Atlantide editore, 2022, ISBN9788899580780.
Marco Guglielmo, Valle del Sacco: dall'emergenza al rilancio, in La Regione, magazine di Sviluppo Lazio, anno 1, n. 1, maggio-giugno 2009, pp. 14-21. Il provvedimento per cui si è proibito l'esaclorocicloesano è la Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti.
Marco Guglielmo, Valle del Sacco: dall'emergenza al rilancio, in La Regione, magazine di Sviluppo Lazio, anno 1, n. 1, maggio-giugno 2009, pp. 14-21.
"La salute dei cittadini", in La Regione, magazine di Sviluppo Lazio, anno 1, n.1, maggio-giugno 2009, p. 21.
L'assessore all'agricoltura della Regione Lazio ha previsto che «la Valle del Sacco diventerà il primo distretto rurale e agroenergetico d'Italia ed è stato previsto un apposito capitolo all'interno del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013»: Intervista l'assessore all'agricoltura della Regione Lazio Daniela Valentini "Stiamo aiutando aziende e allevatori", in La Regione, magazine di Sviluppo Lazio, anno 1, n.1, maggio-giugno 2009, p. 20.
Nel maggio- giugno 2009 l'assessore all'agricoltura della Regione Lazio dichiarava che il latte della Valle del Sacco "forse in questo momento è il più controllato d'Europa": Intervista l'assessore all'agricoltura della Regione Lazio Daniela Valentini "Stiamo aiutando aziende e allevatori", in La Regione, magazine di Sviluppo Lazio, anno 1, n.1, maggio-giugno 2009, p. 20.
Giuseppe Mancini, Scoperta di tombe antiche in località Colle Antonino (Colleferro), in "Notizie degli Scavi di Antichità" XVIII, 1921, pp.273–274.
Bombrini Parodi Delfino, Il centro industriale di Colleferro, 1951
Aldo Colaiacomo, Lineamenti per una storia di Colleferro, Roma-Cassino, SAIPEM, 1967
Giovanni Maria De Rossi, Il Castello di Piombinara, "Lazio Ieri e Oggi" 7, 1971, pp.226–231.
Umberto Mazzocchi, Colleferro, dal borgo alla città industriale, Roma, Ernesto Gremese Editore, 1980 (con prefazione di Giulio Andreotti)
Sabatino Moscati, Crolla un castello tra i fumi delle ciminiere, in "Corriere della Sera", 24 maggio 1980, p.20
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AA.VV., Gli elefanti sul Campidoglio, "ARCHEO" n. 201, novembre 2001. (notizia sul giacimento pleistocenico del Pantanaccio-Colleferro)
Angelo Luttazzi, Colleferro. Antiquarium Comunale, in "I Musei della Provincia di Roma. Percorsi d'Arte e di Storia, guida della mostra", Roma 2001, pp.59–62
Renzo Rossi, Passato e Presente + DVD, Grafica 87, 2002
Claudio Noviello, Collezione Cremona, Guida ai Musei della Provincia di Roma, Roma 2003, p.40
Angelo Luttazzi, La Memoria Ritrovata. La statua e la villa di Valle Macerina, La Spezia 2003
Paola Baldassarre, Antiquarium Comunale di Colleferro, "Guida ai Musei della Provincia di Roma, Roma 2003, p.39
Paola Baldassarre, Mostra di Archeologia Industriale BPD/FIAT AVIO", "Guida ai Musei della Provincia di Roma, Roma 2003, p.41
Emanuela Mentuccia, "Architettura materiale e virtuale di un sistema ipogeo", in Luce n.7 2003, ed. AIDI (Associazione Italiana di Illuminazione), Milano.
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Mauro Incitti, Appunti di Archeologia. Diario di ricognizione degli anni '70, a cura di A. Luttazzi, Colleferro 2005.
Silvano Tummolo, Colleferro: Ferite della memoria, Edizioni L'altrartena, 2005
Renzo Rossi, Colleferro Frammenti ed Immagini, Grafica '87, 2005
Felice Lozzi, Colleferro... siate fieri di essere colleferrini, 2007
Felice Lozzi, Colledoro... è stata una scuola di vita. Di vita vera, 2007
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