Civate (Sciuaa, Ciüâ o Civàa in dialetto brianzolo[4]) è un comune italiano di 3 779 abitanti della provincia di Lecco in Lombardia. È posto nella Valle Magrera tra lo sbocco della Valle dell'Oro ed il torrente Rio Torto. Si trova ai piedi del monte Cornizzolo di fronte al monte Barro. Civate è divisa in varie frazioni tra cui il centro storico, la Santa, Tozio, il Pozzo, Scola e Isella che si trova sull'istmo che divide il lago di Annone.
Civate comune | |||
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Localizzazione | |||
Stato | ![]() | ||
Regione | ![]() | ||
Provincia | ![]() | ||
Amministrazione | |||
Sindaco | Angelo Isella (lista civica) dal 26-5-2019 | ||
Territorio | |||
Coordinate | 45°50′N 9°21′E | ||
Altitudine | 269 m s.l.m. | ||
Superficie | 9,27 km² | ||
Abitanti | 3 779[1] (31-12-2019) | ||
Densità | 407,66 ab./km² | ||
Frazioni | Isella, Pozzo, Scola, Tozio | ||
Comuni confinanti | Annone di Brianza, Canzo (CO), Cesana Brianza, Galbiate, Suello, Valmadrera | ||
Altre informazioni | |||
Cod. postale | 23862 | ||
Prefisso | 0341 | ||
Fuso orario | UTC+1 | ||
Codice ISTAT | 097022 | ||
Cod. catastale | C752 | ||
Targa | LC | ||
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[2] | ||
Cl. climatica | zona E, 2 452 GG[3] | ||
Nome abitanti | civatesi | ||
Patrono | san Vito | ||
Giorno festivo | 15 giugno | ||
Cartografia | |||
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Sito istituzionale | |||
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Pur facendo parte dell'arcidiocesi di Milano, a Civate si pratica il rito romano anziché il rito ambrosiano, in usanza della fondazione dell'Abbazia di San Pietro al Monte.
Civate è esteso in prevalenza sul versante sud-est del monte Cornizzolo. Civate si affaccia sul lago di Annone ricoprendo l'istmo che lo divide.
Il territorio comunale si posiziona nel contesto morfologico della Pianura lombarda caratterizzata da morfologie legate a deposizione fluvioglaciale e fluviale/alluvionale di età quaternaria. Il territorio è morfologicamente collinare, a seguito dall'intenso livellamento di una superficie originaria leggermente più ondulata per scopi agricoli; infatti, a grande scala si possono presentare delle blande ondulazioni, interpretabili come paleo-alvei, che sono la testimonianza delle antiche divagazioni dei corsi d'acqua che hanno attraversato e costruito tale paesaggio. Il territorio è attualmente attraversato da un fitto reticolo idrografico composto da corsi d'acqua naturali.
Il comune di Civate è classificato in zona sismica 3. Ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigidi caratterizzati da Vs30 superiori a 800 m/sec, eventualmente comprendenti in superficie uno strato di alterazione, con spessore massimo pari a 3 m. Superficie pianeggiante, pendii e rilievi isolati con inclinazione media i 15°.
Il clima civatese è una via di mezzo tra il clima alpino e il clima padano, con estati non troppo afose e con inverni non troppo rigidi. Nel mese di gennaio, che è il mese più secco dell'anno, la precipitazione raggiunge i 61 mm mentre nel mese di giugno la piovosità è in media di 120 mm. La temperatura media del mese di luglio raggiunge i 22,2 °C, mentre in gennaio si raggiunge la temperatura più bassa dell'anno che è di 2,1 °C di media. Le temperature medie variano di 20,1 °C durante l'anno.
Civate | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
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Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 5,5 | 7,9 | 13,0 | 17,4 | 21,2 | 25,0 | 27,6 | 26,4 | 23,0 | 17,0 | 10,9 | 6,6 | 6,7 | 17,2 | 26,3 | 17,0 | 16,8 |
T. min. media (°C) | −1,2 | 0,2 | 3,4 | 7,2 | 11,1 | 14,5 | 16,9 | 16,3 | 13,5 | 8,7 | 3,7 | 0,1 | −0,3 | 7,2 | 15,9 | 8,6 | 7,9 |
Precipitazioni (mm) | 61 | 61 | 75 | 102 | 113 | 120 | 92 | 111 | 105 | 117 | 109 | 70 | 192 | 290 | 323 | 331 | 1 136 |
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Le più antiche tracce umane sul territorio civatese risalgono all'età del rame, con la presenza di insediamenti umani presso il cosiddetto "Buco della sabbia", caverna funeraria con resti d'ossa, utensili e graffiti. In ogni caso il vero e proprio inizio dell'insediamento di Civate è da attribuire a un gruppo di guerrieri-agricoltori celti, che ai piedi del Cornizzolo, nella zona odierna della frazione Tozio, pose lo stanziamento primitivo.
Successivamente, quando i Romani si impadronirono della Gallia Cisalpina (196 a.C.), anche il territorio civatese fu soggetto all'opera di riorganizzazione militare-difensiva a cui furono sottoposti i territori collinari e della pianura, per creare una protezione in previsione di eventuali incursioni o invasioni provenienti dalle Alpi. Il passaggio obbligato all'incrocio con la via proveniente da Aquileia, assegnò la denominazione di Clavis (chiave) alla località, per indicarne la necessità del transito. Furono, poi, i Longobardi a variare la voce latina in Clavate (col suffisso –ate già presente in epoca etrusca), da cui Ciavate o Ciauate per arrivare all'odierna Civate. Ciò che importa, comunque, è che i Romani, presenti con forze massicce nel castello di Lecco, fossero anche stanziati nel punto chiave di passaggio, laddove sorgevano il ponte sul Rio Torto e un piccolo luogo di culto, denominato La Santa, dove oggi sorge l'oratorio dei Santi Nazario e Celso.
Nel 476 d. C, alla caduta dell'Impero romano d'Occidente, i Goti assunsero il dominio sui territori della penisola italica: anche sul territorio sono rimaste tracce, come il Buco della sabbia, visibili del loro passaggio, in particolare sul monte Barro, dove oggi i resti di una fortezza testimoniano la volontà di aumentare il controllo sulla zona del transito obbligato de La Santa.
In seguito i Longobardi ebbero un ruolo decisivo nella storia di Civate, non solo a livello militare, ma anche per fattori di carattere religioso e culturale, dal momento che, durante l'ultima parte del loro regno, sorgerà il monastero di San Pietro al Monte. Tutti i documenti che ricordano la fondazione del monastero pedemontano rimarcano la sua origine longobarda, affidandone l'idea della realizzazione a Desiderio, l'ultimo re dei Longobardi[5]. La storia di Civate sarà per secoli indissolubilmente legata alle vicende del monastero, ai rapporti con gli abati, all'Impero germanico e agli arcivescovi milanesi. In particolare allo scoppio del conflitto tra Milano e l'imperatore Federico Barbarossa, Algiso, l'allora abate di Civate, si schierò dalla parte del Barbarossa offrendo un appoggio sicuramente non solo spirituale. Distrutta Milano nel 1162, Federico concesse ad Algiso, suo fedelissimo, il diploma che confermava i possessi dell'abbazia civatese. L'illusione di aver ottenuto libertà e indipendenza fu, però, di breve durata perché poco tempo dopo l'Arcivescovo milanese reclamò e ottenne l'autorità sul monastero e i suoi beni.
Nel XIII secolo, durante le dispute che videro contrapposti i Visconti ai Torriani, il castello di cui Civate disponeva andò completamente distrutto.[5]
Tornando alle vicende del monastero, nel 1470 morì l'ultimo benedettino rimasto. In seguito alla nascita degli ordini mendicanti, il monastero diventò commenda di numerosi cardinali, tra i quali Ascanio Maria Sforza Visconti e Antonio Trivulzio[5]. I monaci tornarono a Civate solo nel 1566 quando l'allora abate commendatario, Niccolò Sfondrati, futuro papa Gregorio XIV, convinse gli Olivetani ad abitare il monastero, dando alla fede nuovo fervore.
Nel 1571 venne a Civate il cardinale Carlo Borromeo in visita pastorale. Sotto il suo pontificato si pose la questione sia della nomina di un parroco scelto tra il clero secolare sia del rito romano, con cui da sempre si celebrava a Civate. Col passare degli anni, la brianzola Civate, continuò a professare il rito romano per onorare la basilica sovrastante il paese.
Abitanti censiti[7]
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