Bevagna è un comune italiano di 4 801 abitanti della provincia di Perugia, un tempo nota per le tele pregiate che vi si producevano, tanto da essere chiamate "bevagne". È inserita tra i Borghi più belli d'Italia e tra le Bandiere arancioni.
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Bevagna comune | |
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Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Umbria |
Provincia | Perugia |
Amministrazione | |
Sindaco | Annarita Falsacappa (lista civica) dal 6-6-2016 (2º mandato dal 4-10-2021) |
Territorio | |
Coordinate | 42°56′N 12°37′E |
Altitudine | 210 m s.l.m. |
Superficie | 56,22 km² |
Abitanti | 4 801[1] (30-6-2022) |
Densità | 85,4 ab./km² |
Frazioni | Cantalupo, Castelbuono, Gaglioli, Limigiano, Torre del Colle |
Comuni confinanti | Cannara, Foligno, Gualdo Cattaneo, Montefalco, Spello |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 06031 |
Prefisso | 0742 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 054004 |
Cod. catastale | A835 |
Targa | PG |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[2] |
Cl. climatica | zona D, 2 004 GG[3] |
Nome abitanti | bevanati |
Patrono | san Vincenzo |
Giorno festivo | 6 giugno |
Cartografia | |
Posizione del comune di Bevagna all'interno della provincia di Perugia | |
Sito istituzionale | |
Modifica dati su Wikidata · Manuale |
La classificazione climatica del comune è zona D, 2004 GR/G.
Tracce di insediamenti umani compaiono fin dall'età del ferro e importanti ritrovamenti archeologici confermano la presenza degli Umbri nel territorio bevanate[4].
Le prime notizie storiche su Bevagna coincidono con la conquista romana dell'Umbria con la famosa Battaglia del Sentino del 295 a.C. Bevagna, infatti, era nota come centro itinerario degli Umbri e per la sua pastorizia e allevamento bovino.
Divenuta Municipio romano nel 90 a.C. col nome di Mevania, venne ascritto alla tribù Aemilia, nella VI Regio. Divenne importante centro agricolo e strategico, grazie alla sua favorevole posizione al centro della grande viabilità impostata dai romani con la via Flaminia (220 a. C), e al suo porto fluviale sul Topino (le cui acque, all'epoca navigabili, si gettano nel fiume Chiascio e quindi nel Tevere). Tale floridezza durerà fino al III secolo d.C., quando acquista maggiore importanza il tratto della Flaminia passante per Terni e Spoleto. In questo periodo ebbe un notevole sviluppo edilizio, infatti Mevania fu munita di una cinta muraria[5], di terme e d'un anfiteatro dei quali restano ancora le vestigia. Forse patria di Properzio[6]; nel 308 a.C. lo scrittore latino Livio ricorda la Battaglia di Mevania in questa data, anche se l'episodio è dubbio per gli storici. Sicuro è che dopo il 295 Mevania con altre città umbre si alleò con Roma.
Con l'avvento del Cristianesimo vi sono numerosi martiri, tra cui San Vincenzo, primo vescovo e patrono del paese. Vi viene fondata la diocesi di Bevagna, attestata storicamente nel concilio lateranense del 487[6].
Con la caduta dell'Impero romano Bevagna viene devastata dalle invasioni barbariche dei longobardi nel VI secolo, decadendo e perdendo anche la sede vescovile nel IX secolo[6]. Nel 774, diviene possedimento longobardo nell'ambito del Ducato di Spoleto, senza avervi una speciale importanza (il termine Gaite ad indicare i quartieri deriva da questo periodo)[7]. Successivamente entra a far parte dell'orbita Stato della Chiesa, ma in realtà continua a dipendere, come l'intero ducato, dai re Franchi e poi dagli imperatori del Sacro Romano Impero[8].
Dopo la conquista franca, Bevagna è dal 1187 libero Comune retto da Consoli, e viene contesa fra le dominazioni alterne di Spoleto, Foligno, dell'Impero Germanico, di Perugia e dello Stato Pontificio. Soprattutto vive le controversie fra la Chiesa e l'Impero, restando tuttavia sostanzialmente fedele alla prima fino all'avvento dell'Unità d'Italia.
Espugnata e incendiata nel 1152 da Federico Barbarossa e ancora nel 1249 dal Conte d'Aquino, capitano dell'imperatore Federico II come schieramento guelfo, risorse nella seconda metà del XIII secolo tanto che nel 1249 i cittadini ottennero da papa Innocenzo IV l'autorizzazione ad eleggere liberamente il proprio podestà[4]. Nel corso del ‘200 arrivano in città gli ordini mendicanti, Francescani, Domenicani ed Agostiniani, che vi erigono le loro chiese.
Nel 1371, dopo esser passata più volte dal dominio imperiale a quello papale e viceversa, Bevagna viene donata da Papa Gregorio XI a Trincia Trinci, vicario apostolico, iniziando la dominazione della signoria dei Trinci di Foligno che durerà fino al 1439, quando il borgo sarà restituito al diretto dominio della Santa Sede. Anche se venne fortemente contesa con Perugia. Venne devastata nel 1375 da Corrado II Trinci signore di Foligno[6]; sotto l'egemonia di Perugia, tentò ribellarsi nell'ottobre 1381, fino a quando nel 1439 passo poi definitivamente alla Chiesa. Nel 1493 Papa Alessandro VI la concede in amministrazione ai governatori pontifici di Spoleto[9]. Le controversie nate fra i Bevanti e la Città di Spoleto, convinsero nel 1503 papa Giulio II a metterla sotto la giurisdizione dei governatori pontifici di Perugia[9], i quali cardinali iniziarono a contendersi la supremazia cittadina. Nel 1530 papa Clemente VII decise di porre Bevagna sotto il controllo dinastico dei Baglioni[9]. Tuttavia il malgoverno e la ferocia dei Baglioni fecero ricredere i pontefici, che la riposero sotto i governatori perugini, e poi ancora sotto i Baglioni, fino a quando nel 1567 papa Pio V risolse definitivamente la questione ponendo Bevagna sotto il controllo diretto della Santa Sede[7][9], alla quale rimase, salvo la parentesi della conquista napoleonica, fino all'avvento del Regno d'Italia nel 1860.
Un ruolo importante per la storia della città e del suo territorio è rappresentato, come per gli altri comuni della Valle Umbra, dagli sforzi e dalle lotte per la bonifica delle aree paludose e per la regolamentazione dei numerosi corsi d'acqua. Avviata nel 1456[10], la bonifica della pianura bevanate raggiunge concreti risultati nella seconda metà del ‘500, portando vantaggi all'economia agricola bevanate, incentrata soprattutto sulla coltivazione e lavorazione della canapa.
È con il ‘700 e, soprattutto nel corso dell'800, che il sistema idraulico di questa area si avvia ad un assetto definitivo.
Leone XII nel 1825 le restituì il titolo di città[5].
Venne donato alla città da Papa Innocenzo VI nel 1360. È uno stemma a scudo sannitico, con croce greca bianca in campo rosso. Dietro la croce osserviamo le due chiavi petrine (una d'oro e l'altra d'argento) decussate. Sulla sezione orizzontale della croce compaiono le tre lettere O S F, iniziali delle parole ob servatam fidem (per la fede conservata): Bevagna città guelfa, aveva dimostrato particolare lealtà e devozione per lo Stato Pontificio.
Esso sostituisce lo stemma più antico, costituito da tre o quattro vasi di miele.
Abitanti censiti[11]
Secondo i dati ISTAT[12] al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente era di 444 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:
Marocco 148 2,87%
Romania 124 2,40%
Capro è una località del comune di Bevagna, posta poco distante della città (216 m s.l.m.), lungo la strada che conduce verso Bettona . La zona è nota sin dal 1078, essendo citata nelle carte del monastero di Sassovivo.
Capro è nota per la presenza dell'Aiso (o Abisso), un laghetto pressoché circolare del diametro di 25 m e profondo 13 m, posto a 196 m s.l.m.; una leggenda, nota sin dal XVII secolo, collega al lago la scomparsa del contadino Chiarò, che sprofondò nel lago con tutta la sua casa, per aver lavorato i campi nel giorno della festa di Sant'Anna. Solo la moglie ed un figlio scamparono, ma le acque li inseguirono e si richiusero su di essi, presso la sorgente detta dell'Aisillo.
Altrettanto noto è il Convento dell'Annunziata, conosciuto anticamente con il nome di Sant'Ansovino, per via del fatto che qui si trovavano alcune reliquie di questo santo (altre si troverebbero nella chiesa di Casenove di Foligno). Si trova a 600 m da Capro, su un piccolo colle a 231 m s.l.m. Esso venne fondato dai benedettini di Sassovivo e nel 1138 passò alla Santa Sede, sotto Innocenzo II; ora vi dimorano le suore missionarie di Gesù Bambino. L'architettura è piuttosto semplice ma elegante, con un portico in mattoni ed una porta datata 1495. Dentro si trova un Crocifisso policromo del XV secolo attribuito a Giovanni Teutonico,[13] un dipinto del Fantino ed altre opere dei due secoli successivi.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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30 giugno 1988 | 24 marzo 1991[14] | Franco Palini | Partito Comunista Italiano | Sindaco | [15] |
25 marzo 1991 | 20 giugno 1993 | Bruno Bini | Partito Democratico della Sinistra | Sindaco | [15] |
21 giugno 1993 | 27 aprile 1997 | Bruno Bini | Partito Democratico della Sinistra | Sindaco | [15] |
28 aprile 1997 | 13 maggio 2001 | Bruno Bini | Centro-sinistra | Sindaco | [15] |
14 maggio 2001 | 29 maggio 2006 | Enrico Bastioli | Lista civica | Sindaco | [15] |
30 maggio 2006 | 16 maggio 2011 | Enrico Bastioli | Centro-sinistra | Sindaco | [15] |
17 maggio 2011 | 5 giugno 2016 | Analita Polticchia | Uniti per Bevagna futura | Sindaco | [15] |
6 giugno 2016 | 4 ottobre 2021 | Annarita Falsacappa | Congresso civico | Sindaco | [15] |
4 ottobre 2021 | in carica | Annarita Falsacappa | Congresso civico | Sindaco | [15] |
La principale squadra di calcio della città è l'A.C.D. Bevagna che milita in Promozione e disputa i suoi incontri interni allo Stadio Comunale “Pietro Palmieri”.
Il Mercato delle Gaite è una manifestazione di rievocazione storica che ha lo scopo di ricostruire la vita quotidiana dell'uomo medievale. Come riferimento storico, la manifestazione prende in considerazione gli anni che vanno dal 1250 al 1350. La festa cade sempre a cavallo delle ultime due domeniche di giugno. Il Mercato delle Gaite ha ricevuto numerosi riconoscimenti dal mondo accademico per l'accuratezza delle ricostruzioni messe in atto[16]. La festa è una competizione di rievocazione tra 4 gaite (quartieri) in cui Bevagna era divisa anticamente.
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