Gabria[1][2][3] (in sloveno: Gaberje, in tedesco Gabria[4]) è un paese della Slovenia, frazione del comune di Aidussina.
Gabria insediamento | |
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(SL) Gaberje (pri Vipavi) | |
Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione statistica | Goriziano |
Comune | Aidussina (comune) |
Territorio | |
Coordinate | 45°50′20.04″N 13°53′09.96″E |
Altitudine | 191,3 m s.l.m. |
Superficie | 4,59 km² |
Abitanti | 151 (2002) |
Densità | 32,9 ab./km² |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 6222 |
Fuso orario | UTC+1 |
Cartografia | |
Modifica dati su Wikidata · Manuale |
La località, che si trova a 191,3 m s.l.m. ed a 21,6 km dal confine italiano, è situata sulle colline del Vipacco (Vipavski griči) a 8,7 km dal capoluogo comunale.
L'insediamento (naselja) è anche costituito dagli agglomerati di: Spodnji konec (Conéz Inferiore[5]), Jegno (Iegno[5]), Plac (Plaz[5]), Gornji konec (Conéz Superiore[5]), Griža (Grisa[5]), Uhajne (Ucanie[5]), Peganska vas (Villa Pegansca[5]) e Drsalca (Dersalizza[5]).
Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, e la parentesi del Regno ostrogoto, a seguito della Guerra gotica promossa dall'imperatore Giustiniano I entrò a far parte del Prefettura del pretorio d'Italia in mano ai bizantini.
Anche dopo la calata, nel 568, attraverso la Valle del Vipacco nell'Italia settentrionale dei Longobardi, seguiti poi da popolazioni slave, rimase nell'Istria bizantina.
Annientati i Longobardi nel 781, Carlo Magno, re dei Franchi, nel 788 occupò anche l'Istria bizantina inglobandola nel Regnum Italiae.
Nell'803 venne istituita la Marchia Austriae et Italiae che comprendeva il Friuli, la Carinzia, la Carniola e l'Istria; l'Istria venne così a far parte della Marca del Friuli come comitatus o contea.
Alla morte di Pipino nell'810, il territorio passò in mano al figlio Bernardo[6][7].
Con la morte di Carlo Magno nell'814 la carica imperiale passò a Ludovico I; questi, dopo aver deposto il nipote Bernardo, affidò poi il Regnum Italiae al suo primogenito Lotario, il quale già nell'828 (dopo aver deposto Baldrico, ultimo duca del Friuli, per non aver saputo difendere le frontiere orientali dagli Slavi) divise la parte orientale del Regno, in quattro contee (divenute poi marche): Verona, Friuli, Carniola e Istria (comprendente il Carso e parte della Carniola interna). Da allora le contee del Friuli e dell'Istria vennero conglobate nella nuova “marca d'Aquileia”, come parte del Regno d'Italia.
In seguito al Trattato di Verdun, nell'843, il suo territorio entrò a far parte della Francia Media[8] in mano a Lotario I e più specificatamente dall'846 della Marca del Friuli, in mano al marchese Eberardo a cui succedettero prima il figlio Urnico e poi l'altro figlio Berengario; anche dopo i trattati di Prüm e Meerssen rimase nel Regnum Italicum.
Cessato il dominio franco con la deposizione di Carlo il Grosso, Berengario, divenuto re d'Italia, passò il marchesato aquileiese al suo vassallo Vilfredo che venne poi nell'895 da lui nominato marchese del Friuli e dell'Istria.
Nel 952 l'imperatore Ottone I obbligò il re d'Italia Berengario II a rinunciare alle contee "Friuli et Istria" subordinandole al Ducato di Baviera tenuto dal suo fratellastro Enrico I; nel 976 passò al Ducato di Carinzia[9] appena costituito dall'imperatore Ottone II.
Nel 1077 passò al Principato ecclesiastico di Aquileia e poi ai Conti di Gorizia[10], in quanto "advocati" del patriarca, che acquisirono gradualmente una larga parte di tali territori, frazionati in feudi minori fra i loro ministeriali, i veri e propri strumenti di governo comitale sul Carso[11] e la vicina Istria[12].
Con il trattato di Schönbrunn (1809) entrò a far parte delle Province Illiriche.
Col Congresso di Vienna nel 1815 tornò in mano asburgica nel Regno d'Illiria come comune autonomo[13].
Dopo la prima guerra mondiale fu annesso al Regno d'Italia, venendo provvisoriamente assegnato alla provincia di Gorizia.
Allo scioglimento di questa, nel 1923, passò alla provincia del Friuli[14] e quindi alla ricostituita provincia di Gorizia nel 1927; fu comune autonomo fino al 1928 quando fu soppresso e aggregato a San Daniele del Carso[15]; passò poi alla Jugoslavia e quindi alla Slovenia.
Col San Pietro[2][3] (hrib Svetega Petra), 352 m; monte Acuto[5] (Ostri vrh), 422 m; monte San Teobaldo[5] (Tibot), 392 m; monte Tresni[5] (Trešnik), 404 m
Torrente Branizza (Branica)
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