Castelletto Zeglo[1], già Zegla[2][3] (in sloveno Ceglo) è un paese della Slovenia, nel comune di Còllio; odiernamente per Zegla[4] s'intende l'attiguo gruppo di case, rimaste in territorio italiano dopo il 1947 nel comune di Cormòns, che fino al 1918 avevano la denominazione di Mazzalovo[3][5], e che in sloveno sono denominate Ceglo[4].
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Castelletto Zeglo insediamento | |
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(SL) Ceglo | |
Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione statistica | Goriziano |
Comune | Collio |
Territorio | |
Coordinate | 45°58′39″N 13°31′11.28″E |
Altitudine | 122,1 m s.l.m. |
Superficie | 0,71 km² |
Abitanti | 115 (2002) |
Densità | 161,97 ab./km² |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 5212 |
Fuso orario | UTC+1 |
Targa | GO |
Cartografia | |
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La località è situata a 2,7 km a sud del capoluogo comunale ed a 0,4 km dall'Italia con cui confina direttamente con l'omonimo valico confinario agricolo (in sloveno Kmetjisko prehodno mesto Medana).
L'insediamento comprende gli agglomerati di Bevk, Castelletto[2][6] (Gradič), Cosso[7] (Kožajncevi), Musina[2] (Poddob) e Osleach[7] (Berjač).
Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, e la parentesi del Regno ostrogoto, a seguito della Guerra gotica (553) promossa dall'imperatore Giustiniano I il suo territorio entrò a far parte dei domini bizantini.
Dopo la calata, nel 568, attraverso la Valle del Vipacco nell'Italia settentrionale dei Longobardi, seguiti poi da popolazioni slave, entrò a far parte del Ducato del Friuli.
In seguito alla caduta del regno longobardo e alla sua inclusione nei domini Franchi da parte di Carlo Magno, nel 781 entrò nel Regnum Italiae affidato da Carlo al figlio Pipino; nell'803 venne istituita la Marchia Austriae et Italiae che comprendeva il Friuli, la Carinzia, la Carniola e l'Istria. Alla morte di Pipino nell'810, il territorio passò in mano al figlio Bernardo[8].
Con la morte di Carlo Magno nell'814, la carica imperiale passò a Ludovico I che affidò il Regno d'Italia al suo primogenito Lotario, il quale già nell'828 (dopo aver deposto Baldrico per non aver saputo difendere le frontiere orientali dagli Slavi) divise la parte orientale del Regno, ossia la Marca Orientale (o del Friuli), in quattro contee: Verona, Friuli, Carniola e Istria (comprendente il Carso e parte della Carniola interna).
In seguito al Trattato di Verdun, nell'843, il suo territorio entrò a far parte della Lotaringia[9] in mano a Lotario I e più specificatamente dall'846 della Marca del Friuli divenuta nel 951 Marca di Verona e Friuli.
Nel 952 l'imperatore Ottone I obbligò il re d'Italia Berengario II a rinunciare alle contee “Friuli et Istria”, unendole al Impero romano-germanico e subordinandole al Ducato di Baviera tenuto dal suo fratellastro Enrico I a cui successe il figlio Enrico II.
Nel 976 passò al Ducato di Carinzia[10] appena costituito dall'imperatore Ottone II.
Dal 1027 il suo territorio fece parte del Patriarcato di Aquileia, che da quell'anno venne proclamato da Corrado II, nella dieta di Verona, “feudo immediato dell'impero” , venendo così tolto dalla dipendenza dei duchi di Carinzia; nel 1077 il Patriarcato venne innalzato (e costituito dall'imperatore Enrico IV) a Principato ecclesiastico di Aquileia, che ebbe influenza, mediante apposito diploma emesso lo stesso anno dall'imperatore, anche sulla marca di Carniola e sulla contea dell'Istria; abati di Rosazzo, possedevano vigneti nell'attigua Medana dove già nel 1157 (documento tra un abate e il conte di Gorizia Enghelberto II), introducendo sofisticati metodi di coltivazione nelle vigne, incoraggiarono lo sviluppo della viticoltura.
Tutto il Collio restò in mani patriarcali fino al 1330[11] quando la sua parte orientale, compresa Zegla, venne annessa dalla Contea di Gorizia, mentre la sua parte più occidentale rimase ai Patriarchi e passando a sua volta, dopo il 1420, sotto l'autorità della Repubblica di Venezia.
Nel 1500 gli Asburgo s'impossessano della Contea di Gorizia che nel 1512 entrò nel Circolo austriaco del Sacro Romano Impero; i territori della Contea erano fortemente ambiti dalla Serenissima la quale mirava ad espandersi ad est dell'Isonzo; l'assetto territoriale tra le due potenze, stabilito dal Trattato di Noyon (a causa del quale la Serenissima perse l'alta valle del fiume Isonzo) e sancito da quello di Worms (1521), diede luogo a una linea di confine tortuosa ed incerta, con enclavi arciducali in territorio veneziano e viceversa[12]; anche la pace firmata a Madrid dopo la sanguinosa Guerra di Gradisca ristabilì con meticolosa precisione il confine preesistente[12]; in particolare Zegla si trovava a poca distanza dai territori della Serenissima[13]. Dal 1754 passò alla Contea di Gorizia e Gradisca.
Dopo il Trattato di Campoformido e al successivo Trattato di Lunéville, rimase alla Monarchia asburgica; a seguito della Convenzione di Fontainebleau del 1807, passò, per un breve periodo fino al 1814, assieme a tutti i territori sulla sponda destra del fiume Isonzo, nel Regno d’Italia napoleonico sotto il Dipartimento di Passariano come frazione del comune di Cormons[2].
Col Congresso di Vienna nel 1815 rientrò in mano austriaca come frazione del comune di Medana[14]; passò in seguito sotto il profilo amministrativo al Litorale austriaco nel 1849[3] sempre nel medesimo comune.
Dopo la prima guerra mondiale fu annesso al Regno d’Italia e venne congiunto alla Provincia di Gorizia.
In seguito all'abolizione della stessa Provincia nel 1923, passò, come frazione del comune di Medana, alla Provincia del Friuli[1] nel Circondario di Gradisca; nel 1927 passò alla ricostituita Provincia di Gorizia sempre come frazione di Medana.
Fu soggetta alla Zona d'operazioni del Litorale adriatico (OZAK) tra il settembre 1943 e il maggio 1945 e tra il giugno 1945 e il 1947, trovandosi a ovest della Linea Morgan, fece parte della Zona A della Venezia Giulia sotto il controllo Britannico-Americano del Governo Militare Alleato (AMG).
Venne poi divisa dal nuovo confine di Stato tra Italia e Jugoslavia; la parte Jugoslava dal 1991 fa parte della Slovenia.
Rappresentato nella carta IGM al 25.000: 40A-IV-NO
Torrente Oblino (Oblenč)
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