Vicomero è una piccola frazione a carattere primariamente agricolo divisa tra i comuni di Parma e di Torrile, a ridosso dell'argine sinistro del torrente Parma.
Vicomero frazione | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Comune | ![]() ![]() |
Territorio | |
Coordinate | 44°53′11.11″N 10°19′27.37″E |
Altitudine | 37 m s.l.m. |
Abitanti | 851[3] |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 43126 |
Prefisso | 0521 |
Fuso orario | UTC+1 |
Nome abitanti | vicomeresi |
Cartografia | |
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La località è situata 8,21 km a nord-ovest del centro della città[1], a 4,32 km da Torrile.[2]
Il territorio di Vicomero è ricco di fontanili, sorgenti tipiche della Pianura Padana, che un tempo supportavano ampie risaie. Fino all'inizio del XIX secolo nella zona esisteva un vasto bosco, chiamato Bosco dei daini. Il passaggio a una agricoltura intensiva ne causò la graduale scomparsa con evidenti ripercussioni sull'ambiente naturale e sul microclima.
La località, detta in origine Vigodemerius, divenuto in seguito "Vicomariano", secondo alcune ipotesi deve il suo nome alla dedicazione della chiesa parrocchiale alla Purificazione di Maria Vergine.[4]
Altri studiosi ritengono invece che il toponimo derivi dalla conquista del territorio da parte dei Longobardi, tra i quali era diffuso il nome germanico Mer.[4]
La località fu menzionata per la prima volta nel 1138 in un privilegio del papa Innocenzo II, che confermò alle benedettine del monastero di Sant'Alessandro di Parma i diritti sulle terre di Vigodemeri.[5]
Nel 1315 Vicomero, Baganzola, Castelnovo e San Siro furono depredate da Matteo da Correggio e dai suoi alleati ghibellini, in ribellione al guelfo signore di Parma Giberto III da Correggio.[6]
La zona fu assegnata in feudo nel XVII secolo ai marchesi Cusani, ai quali subentrarono intorno alla metà del XVIII i conti Galantino,[4] che ne mantennero il possesso fino all'abolizione napoleonica dei diritti feudali del 1805.
In seguito la parte meridionale di Vicomero fu accorpata al comune di Golese, sciolto nel 1943 e assorbito da quello di Parma.[7]
La località, cresciuta negli anni soprattutto nella zona a ridosso della chiesa della Purificazione di Maria Vergine,[4] l'8 luglio del 2000 fu teatro di un violento tornado, rarissimo per le sue caratteristiche in Italia, classificato come categoria "F2" della scala Fujita, con venti che superarono i 179 km/h.[8]
«Prima si è alzato il vento e poi abbiamo visto arrivare una nube marrone, gigante. Poi si è alzata una colonna di vento, altissima. Ci siamo chiusi in casa, ma dalla finestra ho visto che lì dopo duecento metri si è dissolta improvvisamente» |
(Una testimone, Gazzetta di Parma, 9 luglio 2000) |
![]() | Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa della Purificazione di Maria Vergine (Parma, Vicomero). |
Menzionata per la prima volta nel 1230, la cappella medievale fu profondamente ristrutturata in stile barocco nel XVII secolo; dotata di un nuovo campanile nel 1699, la chiesa fu restaurata internamente nel XVIII secolo e successivamente ampliata nella zona presbiteriale e arricchita delle cappelle laterali nel XIX; riccamente decorata con affreschi nel 1939, fu completamente restaurata e consolidata strutturalmente tra il 2005 e il 2008. Il luogo di culto, caratterizzato dalla facciata neoclassica, accoglie due frammenti di affreschi cinquecenteschi rinvenuti dopo il 1960.[9]
![]() | Lo stesso argomento in dettaglio: Torrione di Vicomero. |
Il massiccio torrione sito in località Cornazzano, di storia ancora pressoché ignota, fu probabilmente edificato con funzioni difensive nel XVI secolo, per volere dei conti Valeri, feudatari della vicina Baganzola; nei secoli successivi il "Castellazzo" cambiò proprietario più volte, fino a essere adibito a edificio agricolo con annessa casa colonica.[10]
La villa Galantina fu edificata nella seconda metà del XVIII secolo quale residenza estiva dei conti Francesco e Domenico Galantino, di origine bergamasca, soncinese o milanese, su un terreno appartenuto con grande probabilità ai marchesi Cusani, precedenti feudatari di Vicomero dal 1651; in seguito all'accusa per presunte irregolarità amministrative a carico del conte Francesco e alla sua assoluzione nel 1809, i Galantino tornarono a Soncino, ove si estinsero nel 1882;[11] l'edificio fu in seguito acquistato da altri proprietari. La struttura, dalle forme neoclassiche, si sviluppa su due livelli, di cui uno seminterrato e uno rialzato; la facciata è caratterizzata dal balcone del piano superiore con loggia a tre archi a tutto sesto e sovrastante frontone triangolare; all'interno si trova una saletta di forma ottagonale decorata da un alto fascione dipinto.
La villa Ferri-Quilac fu probabilmente edificata dopo il 1782 quale residenza estiva del tenente colonnello Pierre Quillac, chiamato a Parma dalla Francia dal primo ministro Guillaume du Tillot; dopo la sua morte, la moglie Marie Therese Tanzi lasciò nel 1829 tutti i suoi beni ai nipoti, i quali in seguito rivendettero l'edificio, che, di proprietà in proprietà, fu acquistato nel 1950 dalla famiglia Ferri. La struttura, dalle semplici forme neoclassiche tipiche del Parmense, si sviluppa su una pianta quadrata ad androni sovrapposti; la facciata è caratterizzata dall'ampio portone d'accesso sovrastato dal finestrone a balcone al primo piano; i prospetti presentano ciascuno cinque finestre in linea su due livelli.
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