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Quadro è una frazione del comune di Todi (provincia di Perugia).

Quadro
frazione
Quadro – Veduta
Quadro – Veduta
Localizzazione
Stato Italia
Regione Umbria
Provincia Perugia
Comune Todi
Territorio
Coordinate42°46′50.52″N 12°18′53.14″E
Altitudine525 m s.l.m.
Superficie5,7 km²
Abitanti44 (01/10/2020)
Densità7,72 ab./km²
Altre informazioni
Cod. postale06000
Prefisso075
Fuso orarioUTC+1
Nome abitantiquadresi
Cartografia
Quadro

Il paese si trova ad un'altezza di 525 m s.l.m. ed è situato lungo la Strada statale 79 bis Orvietana, a circa 12km dal capoluogo. Quadro è abitato da 44 residenti.


Storia


L'importanza di Quadro è quella del relativo castello, sito sulla via di comunicazione tra Todi ed Orvieto.

La collocazione sulla più antica via di comunicazione che collega Todi con Orvieto e in una delle zone più elevate del comprensorio tuderte ne hanno fatto una piazza strategica dal punto di vista militare. Di conseguenza non deve stupire la presenza di fortificazioni, citate in svariati documenti in occasione della dura punizione inflitta nel 1311 dal Comune di Todi, che distrusse la rocca del paese in seguito al mancato pagamento delle imposte.

Nel 1414 Quadro fu luogo dell’aspra battaglia grazie alla quale Braccio da Montone cacciò gli uomini di Ladislao D’Angiò re di Napoli. In seguito al successo il condottiero perugino decise di costruire il castello di Monte Calvo, la cui proprietà passò poi alla famiglia Nisterna di Todi, come testimoniato da uno stemma scolpito in pietra. La chiesa dedicata a San Biagio di cui la fortezza fu provvista nel XV secolo, ben conservata, è oggi di proprietà privata. Sembra che il castello ospitasse anche una nutrita guarnigione al soldo della famiglia Nisterna e segrete comunicazioni sotterranee.[1]

La sede parrocchiale, dapprima intitolata a San Sebastiano e sita presso l’insediamento più antico (noto come Quadro Vecchio), nel XIII secolo fu trasferita per volere di Pietro Cesi e rinominata San Pietro de Caesis. Divenuta sede di un priore e sei canonici, nel 1625 la vecchia chiesa romanica fu demolita e ricostruita in stile barocco dal priore Marco Antonio Guazzaroni.

In seguito ad un crollo, la chiesa seicentesca venne abbandonata con la costruzione di un nuova chiesa, pregevolmente progettata nel 1933 dall'architetto Pollione Moriconi con caratteri assimilabili a quelli del monumentalismo e razionalismo italiano. La chiesa, ancora intitolata a San Pietro de Caesis, presenta un breve portico antistante a tutta altezza sorretto da pilastri rettangolari in travertino, e sovrastante timpano triangolare. Le murature verticali, interrotte da lunghe monofore, si presentano in blocchi squadrati di pietra calcarea, tranne che nella parete della facciata retrostante il portico stesso, intonacata e tinteggiata di bianco; su di essa si aprono il portale d’ingresso ed un ampio rosone. La torre campanaria, anch’essa in pietra a facciavista e travertino, è sul retro dell’edificio.

L’interno della chiesa si presenta intonacato e tinteggiato di bianco, a croce latina e coperto in piano. Il presbiterio, sollevato di un gradino e ancora protetto da balaustra marmorea, si conclude nell’abside semicircolare. L’altare maggiore, così come i due laterali, sono realizzati in marmo e travertino. La chiesa custodisce al suo interno una notevole pala d’altare seicentesca, opera del pittore tuderte Andrea Polinori (1586 – 1648), dove, su uno sfondo oro velato da alcune nubi, spiccano le figure della Vergine e del Bambino circondate dai santi Giuseppe, Pietro, Paolo e Carlo Borromeo. Vi sono conservate inoltre una croce stazionale cinquecentesca in rame dorato e un crocifisso ligneo di stile barocco.[1][2][3]

L’edificio è stato interessato, tra gli anni 2011 e 2012, dal rifacimento completo della copertura esterna, danneggiata da infiltrazioni di umidità, previa realizzazione di un cordolo perimetrale, con la posa in opera di nuove capriate in legno lamellare, e dal consolidamento del solaio piano sottostante, in latero-cemento. A completamento delle opere, l’interno dell’edificio, anch’esso danneggiato dalle infiltrazioni, è stato nuovamente tinteggiato.

Durante il XVIII secolo, nel Fosso della Vorga (conosciuto anche come “Fossaccio” dagli abitanti della zona), si cercò a lungo dell’oro. Le ricerche, condotte anche da esperti giunti appositamente dalle Marche, non sortirono i risultati sperati. Oggi il Fosso della Vorga è frequentato da escursionisti e appassionati di trekking attratti dalla sua cascata, particolarmente suggestiva nel periodo delle piogge, e incuriositi dalla leggenda popolare che vede le streghe riunirvisi nelle notti di luna piena.[2][4]

La Pala d’altare opera del Polinori, risalente agli inizi del ‘600 (parete absidale della chiesa parrocchiale)
La Pala d’altare opera del Polinori, risalente agli inizi del ‘600 (parete absidale della chiesa parrocchiale)

L’economia è basata principalmente sull’agricoltura e il turismo; tra maggio e giugno ogni anno si svolge la festa dedicata alla Sacra Famiglia, la cui statua è conservata all’interno della chiesa parrocchiale.


Monumenti e luoghi d'interesse


Il crocifisso stazionale cinquecentesco in rame dorato
Il crocifisso stazionale cinquecentesco in rame dorato

Economia e manifestazioni


L'economia è basata su agricoltura, turismo e agriturismo.

Nel territorio del paese sono inoltre stati scavati dei pozzi per l'estrazione di acqua, da destinare agli usi civili dei comuni del comprensorio tuderte.

All'inizio del mese di giugno si svolge la Festa della Sacra Famiglia.


Sport



Note


  1. F. Mancini, Todi e i suoi castelli, 1960.
  2. AA.VV., Todi - Circuiti del paesaggio.
  3. I luoghi del silenzio, su iluoghidelsilenzio.it. URL consultato il 10 gennaio 2022.
  4. AA.VV., Associazione Interessi Turistici ed Economici di Todi, Annuario 1927, 1927.

Voci correlate


Panorama
Panorama
Panorama invernale
Panorama invernale

Collegamenti esterni


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