Pietralunga è un comune italiano di 1 980 abitanti[1] della provincia di Perugia in Umbria. È situato nella parte nord-orientale dell'Alta Valtiberina, a 566 metri di altitudine sul livello del mare. L'insediamento urbano occupa la parte terminale di un crinale collinare digradante verso la valle del torrente Carpinella, a ridosso dell'Appennino umbro-marchigiano. Il centro murato giace sul versante meridionale del colle coprendo un dislivello di 40-50 metri tra il lato nord e quello sud delle mura urbane.
Pietralunga comune | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Amministrazione | |
Sindaco | Mirko Ceci (centro-sinistra) dall'8-6-2009 (3º mandato dal 27-5-2019) |
Territorio | |
Coordinate | 43°27′N 12°26′E |
Altitudine | 566 m s.l.m. |
Superficie | 140,42 km² |
Abitanti | 1 980[1] (30-6-2022) |
Densità | 14,1 ab./km² |
Frazioni | Aggiglioni, Castelfranco, Castelguelfo, Collantico, Corniole, Pieve de' Saddi, Piscinale, Salceto Lame, San Biagio, San Faustino |
Comuni confinanti | Apecchio (PU), Cagli (PU), Città di Castello, Gubbio, Montone, Umbertide |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 06026 |
Prefisso | 075 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 054041 |
Cod. catastale | G618 |
Targa | PG |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[2] |
Cl. climatica | zona E, 2 364 GG[3] |
Nome abitanti | pietralunghesi |
Patrono | san Gaudenzio[non chiaro] |
Giorno festivo | 29 settembre |
Cartografia | |
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Sito istituzionale | |
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Il territorio comunale di Pietralunga si estende sui contrafforti dell'Appennino, a cavallo fra il versante tirrenico e quello adriatico. Le cime più elevate sono:
Il territorio comunale è attraversato da una fitta rete di torrenti. Tra questi due sono i principali: il Carpina e il Carpinella. il Carpina ha un'abbondante portata d'acqua. Nasce presso la cima di S. Antonio a 780 m di altezza e segna per lungo tratto il confine comunale tra Pietralunga e Montone. In località Tre Ponti riceve, come affluente di sinistra, il torrente Carpinella col quale forma un unico corso d'acqua prima di divenire affluente del fiume Tevere.
Il clima di Pietralunga ha carattere spiccatamente continentale e le precipitazioni sono distribuite secondo il tipo sub-litoraneo appenninico con due massimi: uno primaverile ed uno autunnale. La flora è costituita dalla vegetazione spontanea dei boschi. Numerosi sono gli olmi, i pioppi, le querce, i cerri ed i carpini che si possono trovare in estesi appezzamenti costeggiati da fossi, torrenti, scarpate e strade di campagna. La maggior parte della flora tuttavia è costituita dalla Foresta demaniale di Pietralunga (pino, abete, cipresso, cedro e latifoglie), che forma nell'ambito del territorio un complesso di circa 3.900 ettari.
Pietralunga ha origini preistoriche ed il flauto su tibia umana conservato presso il Museo archeologico di Perugia, i vari castellieri sparsi nel territorio ed i ritrovamenti di materiale litico ne sono la tangibile testimonianza. La fondazione del centro urbano col nome di Tufi(ernu), tuttavia la si fa risalire al popolo Umbro. Durante il periodo romano - il più florido - è conosciuta col nome di Forum Julii Concupiensium. L'oppidum dei foroiulienses cognomine concupienses, elevato a Municipium nell'età augustea, è citato anche da Plinio il Vecchio nella "Naturalis historia (III, 14, 112-113)". Di questo periodo restano significative testimonianze, come ville, acquedotti, fistulae aquariae, monete e importanti strade (diverticula) con tratti interamente basolati. Dell'affermazione del Cristianesimo nel territorio pietralunghese ci è pervenuta notizia attraverso il martirologio di san Crescenziano, un legionario romano al quale la leggenda sacra attribuisce l'uccisione di un drago alle porte di Tiferno (Città di Castello). Crescenziano, messaggero della nuova dottrina, venne decapitato e sepolto a Pieve de' Saddi dove, a ricordo, sopra le vestigia di un preesistente tempio pagano, venne edificata una chiesa, la più antica della diocesi tifernate, per accogliere le spoglie del martire.
Distrutta durante le invasioni barbariche, Pietralunga venne riedificata tra il VI secolo e l'VIII secolo d.C. sull'odierno colle assumendo il nome di Plebs Tuphiae. A questo periodo risalgono la costruzione della Pieve di Santa Maria e l'edificazione della Rocca longobarda pentagonale. Con l'andare del tempo il territorio pietralunghese divenne una terra popolata e florida ed il nome della città venne mutato in Pratalonga (Leonardo in volgare la chiamava PRATOMAGNO) dai pingui ed estesi pascoli che la circondavano.
Libero comune dall'XI secolo al XIV secolo, Pratalonga venne dotata degli strumenti del Catasto e degli Statuti. A questo periodo (11 settembre 1334) risale il miracolo della mannaja, strumento di morte conservato presso la Cattedrale di Lucca. Allo scadere del XIV secolo, per garantirsi incolumità e sicurezza, Pratalonga si sottomise a Città di Castello, divenendone parte integrante del territorio. La città maggiore vi inviava, semestralmente, un Capitano giusdicente con pieni poteri nell'amministrazione della cosa pubblica e della giustizia. Questo status politico-amministrativo perdurò sino al 1817, anno in cui Pratalonga, ormai italianizzata in Pietralunga, venne elevata al grado di Comune. Nel 1886, fu completata la Ferrovia Appennino Centrale che univa Arezzo a Fossato di Vico. Nello stesso anno fu aperta anche la stazione di Pietralunga che fu chiusa nel 1945 a causa dei danni dei bombardamenti della seconda guerra mondiale riportati sulla linea ferroviaria e alla successiva dismissione e smantellamento di quest'ultima.
Durante la prima guerra mondiale (1915-1918) perirono oltre cento cittadini pietralunghesi. A ricordo la popolazione ed il Comune eressero un monumento al centro dei giardini nella piazza principale. Pietralunga è tra le Città decorate al valor militare per la guerra di liberazione, perché è stata insignita della Medaglia di Bronzo al Valor Militare per i sacrifici della sua popolazione e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale ed è sede del Monumento regionale al partigiano umbro.
L'8 settembre 1943, presso il vocabolo San Salvatore, e il 13 settembre 1943, in località San Faustino del Comune di Pietralunga, si costituivano i nuclei di resistenza ai nazi-fascisti.
Dai primi nuclei nasceva una Brigata organizzata, in seguito denominata Brigata Proletaria d'urto San Faustino. Dopo un inverno di resistenza e vari scontri militari, finalmente il 30 aprile 1944, la Brigata occupava la caserma dei Repubblichini di Pietralunga e dichiarava Pietralunga Zona libera insediando di nuovo il sindaco Luigi Pauselli, cacciato dai fascisti nell'aprile del 1921, festeggiando nella massima libertà, dopo 23 anni, la festa del 1º maggio.
Dopo questa data, il 7 maggio 1944, Pietralunga subiva un disastroso rastrellamento, che culminava con la fucilazione di sette ragazzi nella piazza centrale del paese e con quella, il 9 maggio 1944 a Città di Castello, senza processo, del martire della resistenza Venanzio Gabriotti. Il territorio diveniva teatro di sanguinosi scontri, tra alleati e partigiani da una parte, e nazi-fascisti dall'altra, con devastazioni e perdite umane anche tra i civili, sino alla definitiva liberazione avvenuta il 29 luglio 1944.
Durante il periodo dell'occupazione il Ten. Col. Guerrizio ha svolto un intenso lavoro di coordinamento e collegamento con il Comitato Antifascista di Firenze, curando il lancio di armi e di vari materiali.[6]
Il Comune di Pietralunga, unico Comune dell'Umbria decorato al Valor Militare, per unanime volontà di partigiani e istituzioni, è stato identificato come il simbolo regionale della Resistenza.
Per tale motivo, la Regione dell'Umbria e le altre istituzioni hanno sostenuto la realizzazione di un Monumento. Il progettista ha concepito un'opera che
«non avesse carattere sorprendente né volesse porsi come frattura del paesaggio e della sua storia, ma che rappresentasse semplicemente un taglio nel terreno e che allo stesso tempo mantenesse salda la continuità con esso. Questo monumento è oggi un luogo dove fermarsi, dove sedersi o semplicemente attraverso cui passare come fosse ancora un pezzo della città.[7]» |
Dallo Statuto comunale[9] si ricavano le descrizioni dello stemma e del gonfalone.
Lo stemma deriva da un disegno originale del 1623:
«raffigura un obelisco con ai lati l'iscrizione Solida Solidis su uno sfondo blu e rosso coronato con corona baronale d'oro» |
Il Gonfalone, sorretto da un'asta lanciforme e braccio incrociato:
«è un drappo di colore azzurro raffigurante un obelisco con ai lati l'iscrizione Solida Solidis coronato d'argento e con l'iscrizione centrata in oro Comune di Pietralunga» |
Sulla sommità del drappo è appesa la Medaglia di bronzo al valor militare.
Viene custodito nel Palazzo comunale, nell'ufficio del Sindaco, ed esibito nelle ricorrenze ufficiali più importanti per rappresentare la città.
Il Comune di Pietralunga è tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione, insignito il 3 ottobre 1952 della medaglia di bronzo al valor militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per l'attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale:
![]() | Medaglia di bronzo al valor militare |
«Durante l'occupazione tedesca, susseguente all'armistizio, la popolazione di Pietralunga, con patriottica ed animosa decisione, sosteneva la resistenza dei suoi figli migliori che avevano preso le armi nella lotta partigiana. Venuto a trovarsi sulla linea del fronte preso e ripreso nel fluttuare della lotta, da alleati e tedeschi, il Comune di Pietralunga, subiva devastazioni e rappresaglie senza mai deflettere dal patriottico atteggiamento. Pietralunga, settembre 1943 - 28 luglio 1944» — 3 ottobre 1952[10] |
Pietralunga è una delle tappe intermedie di questo sentiero che fa parte di un ampio itinerario culturale europeo che da Vienna conduce in Italia, percorrendo l'area veneta verso sud fino a Roma, attraversando in terra umbra e laziale luoghi legati al santo d'Assisi. Dopo l'Umbria, questo percorso s'innesta sul Cammino di Francesco della Valle reatina. Il cammino s'intraprende per ragioni penitenziali o semplicemente per vivere un tempo di serenità e meditazione nella natura, sperimentando un'altra dimensione e scansione del tempo, nel lento procedere lungo un percorso di 20-25 chilometri in media al giorno. Una volta giunti a Roma, la Via Francigena si conclude proseguendo da Ponte Milvio lungo la pista ciclabile sul lato destro, con la visita alla Basilica di San Pietro in Vaticano.
Pietralunga è una tappa, tra Città di Castello e Gubbio, anche di questo sentiero che si svolge dalla Verna ad Assisi. Questo sentiero ripropone lo storico itinerario che San Francesco, nei suoi venti anni di peregrinare, ha percorso più volte per andare e tornare da Assisi alla Verna, luoghi da lui particolarmente amati. Si sviluppa in ambiente di media collina: dolci profili e verdi vallate, casolari e vecchie pievi, torri e antiche rocche in posizione dominante.
Diverse sono le aree del territorio pietralunghese sulle quali insistono ritrovamenti di materiale archeologico.
Una di queste, interessata dalla presenza di materiale edilizio e pareti di dolii è quella di
Nel 1980 è stata oggetto di scavo da parte della Soprintendenza Archeologica per l'Umbria.
La relazione di scavo recita:
«in occasione di lavori per la costruzione di un acquedotto è stata scavata una trincea perpendicolarmente al fosso Rignate, per una lunghezza di circa mt. 10 verso nord a partire dall'alveo del fiume. L'escavazione ha messo in luce, ed in parte danneggiato, resti di strutture antiche. Lo scavo, effettuato dalla Soprintendenza per evitare ulteriori danni, viene iniziato ad est della trincea occasionale, a nord e la sponda sinistra e l'alveo del torrente, a sud. Asportato il primo strato, si mettono in luce una serie di vani contigui orientati secondo l'asse nord-sud, rappresentato da un lungo muro centrale sul quale si intestano diversi muri. Il vano a sud presenta i resti del crollo del tetto sul pavimento e si configura come un calidario. Si tratta di un ambiente che conserva un tratto di pavimentazione a mosaico di tessere in calcare bianco. Tra i muri e il pavimento sono inseriti i tubuli a sezione quadrangolare. I tubuli servivano a convogliare l'aria calda proveniente dall'ipocausto, di cui rimane gran parte della pavimentazione in cotto, e delle pilae di mattoni quadrati e rotondi che sostenevano il pavimento del calidarium. Nella parete est dell'ipocausto è visibile lo sbocco del praefurnium. Il vano immediatamente a nord del calidarium presenta tracce di un pavimento a mosaico e da resti di pavimentazione in cocciopesto. Una vasca, riempita di laterizi, in massima parte mattoni quadrati, rappresenta il frigidario delle terme scoperte. Si ha così la sequenza canonica degli ambienti termali: frigidario a nord e calidario a sud, separati da un vano intermedio di passaggio (tepidario).[14]
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Altro sito archeologico interessante è la
Durante lavori agricoli sono stati rinvenuti numerosi fittili e blocchetti di schisto, ammassati dai contadini in una macera ai bordi del campo e di una fistula acquaria di piombo.
«Rinvenimento di una fistula acquaria di piombo della quale si è conservata una sezione recante un'iscrizione a lettere rilevate disposta su due righe: PHOSPHORUS CN(ei) / PEDI KARI SER(vus) FEC(it). L'iscrizione restituisce il nome del proprietario (Kneus Pedius Karus) del fundus a cui l'acqua era condotta. Il campo è cosparso di molti frammenti di tegole, coppi, bessali, ceramica comune, dolii, blocchetti di schisto squadrati. In superficie affiorano dei muretti costruiti con blocchetti di schisto allettati su calce.[16]
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Abitanti censiti[21]
I Celti, chiamati poi Galli dai Romani, tra il V e il IV secolo a.C., calarono dal territorio cisalpino in Etruria e l'occuparono con la forza delle loro asce di bronzo. Verso il III secolo a.C. estesero il loro dominio fino alle terre degli Umbri. Anche il territorio di Pietralunga fu sottomesso a queste popolazioni, che impressero la loro fisionomia sociale ed organizzativa sui territori occupati; furono maestri nella lavorazione dei metalli e dettero un forte impulso allo sviluppo linguistico. Infatti il dialetto pietralunghese presenta come principale caratteristica quella di stringere la a in e, ossia il fenomeno della palatalizzazione, frequente in Romagna e da lì scesa in Umbria fino a Perugia e in Toscana nel dialetto aretino-cortonese, e per questo tende ad essere inserito in quello gallo-italico, o tuttalpiù si può considerare come di transizione coi dialetti centrali.[22]
Nella Legenda major del Volto santo di Lucca sono riportati molti interventi miracolosi. L'ultimo famoso e antico registrato è quello di
«un certo Giovanni di Lorenzo di Piccardia (Francia) che si era sbarcato a Napoli per andare pellegrino alla santa Casa di Loreto. Di qui si diresse verso Lucca, desiderando di giungervi per la festività della santa Croce e prostrarsi dinanzi al Volto Santo. Eravamo ai primi di settembre del 1334 e il pellegrino, passando vicino Pietralunga, antica cittadella della Diocesi di Città di Castello, alle falde dell'Appennino, era sceso presso un torrente e colà scorse con terrore il cadavere di un uomo ucciso di fresco. Mentre attonito andava contemplandolo, sopraggiunsero altri e, vedendo quel forestiero vicino al cadavere, senza tanti complimenti lo acciuffarono e lo accusarono di aver commesso il delitto. Invano il poveretto protestò di essere innocente. Fu dato in mano alla giustizia, rinchiuso in prigione e, non trovandosi l'autore del delitto, dovette comparire davanti al tribunale. Negando, esso, di aver commesso il fatto, venne messo alla tortura. Resisté per qualche tempo, ma, infine non reggendo più allo strazio, si dichiarò reo del delitto, che non aveva commesso. Tanto bastò. Branca de' Branci, podestà di Pietralunga, sottoscrisse la sentenza di morte. L'infelice, allora, fece voto al Volto Santo che se avesse avuta salva la vita non solo si sarebbe recato a Lucca a venerarlo, ma avrebbe proseguito il suo viaggio fino a Santiago di Compostela. Quando fu la sua ora, si avviò verso il palco, pregando. Posto il capo sul ceppo, il carnefice diede un gran colpo colla mannaia, ma questa non offese per niente il condannato. Alquanto meravigliato, diede un nuovo colpo più energico e ...nulla. Un terzo anche più forte. Nulla! Gli spettatori ne rimasero impressionatissimi e il carnefice non meno. Avvicinatosi per osservare il taglio della mannaia, lo riscontrò riversato, mentre il collo del condannato era illeso. L'uomo allora gridò al prodigio e gli spettatori riconoscendo in quell'avvenimento un giudizio di Dio, proclamarono l'innocenza del povero Giovanni, che l'aveva vista brutta. Era l'11 settembre 1334 e Giovanni corse alla volta di Lucca per prostrarsi ai piedi del Volto Santo. Giuntovi si presentò al Vescovo - che era allora Guglielmo II di Montalbano, O.P. † 26 gennaio 1330 - 8 aprile 1349 il quale lo accolse e l'ascoltò ma, prima di riconoscere il prodigio, richiese altre testimonianze.[23]» |
Allora Giovanni ritornò a Pietralunga ed ebbe dal podestà, oltre la mannaia, che venne appesa davanti alla Cappella del Volto Santo, ove si conserva ancora, lettere attestati il prodigio, per il Vescovo, il Vicario e l'Arciprete della Cattedrale.[24].
Nei pressi di Pietralunga vive una delle maggiori comunità di pentecostali d'Italia. Il gruppo, fondato alla fine del XIX secolo da Giuseppe detto "il Biribino", ha il suo centro in una sala di riunione e preghiera della piccola località di Sant'Anna. Tra le caratteristiche peculiari, l'obbligo di cantare tutte le mattine versi della Bibbia, l'abitudine, per le donne, di vestire abiti lunghi e scuri e di portare i capelli raccolti dietro la nuca con una spola. Contrari al vizio in ogni sua forma, i "Biribini" vivono la loro religiosità e per i funerali accorrono in massa da ogni parte d'Italia, e le donne, tutte vestite di grigio e con un fazzoletto bianco annodato alla testa.[25]
La biblioteca comunale "Ugo Diamanti" venne istituita nel 1990 presso i locali di Sant'Agostino grazie al contributo del Comune, della Regione Umbria e soprattutto alla Signora Diamanti che, a seguito della scomparsa del marito Ugo, decise di donare gran parte dei libri a lui appartenuti alla biblioteca. La famiglia Diamanti conobbe il nostro paese e si innamorò di esso e dei suoi abitanti, tanto da decidere di fare questa generosa donazione. Attualmente la biblioteca è affidata alla gestione del Centro Orfeo Vitali, associazione locale di volontariato. L'attuale sede è stata inaugurata nel 2004 nei locali dell'ex-comunità montana, già ben ristrutturati. La biblioteca possiede allo stato attuale un fondo di 5.000 volumi.
Il Museo Ornitologico di Candeleto, gestito dal Corpo forestale dello Stato, è una raccolta della fauna del territorio. In esso si trovano più di 300 esemplari di uccelli che rappresentano il 98% del patrimonio dell'avifauna dell'Appennino Umbro, con la presenza di rapaci, acquatici, passeracei, alcune specie estranee al complesso faunistico regionale, nonché alcune specie di mammiferi presenti in una sala appositamente predisposta. Nella prima sala espositiva un plastico interattivo mostra la cartografia tridimensionale dell'Alta valle del Tevere. In un'altra sala si può osservare un diorama interattivo che rappresenta l'ambiente palustre con circa 25 esemplari che lo vivono. In un altro diorama si possono ammirare alcuni mammiferi come il lupo e il capriolo. Il museo è collocato all'interno dell'Oasi Naturalistica di Candeleto, caratterizzata da estesi boschi di conifere e querce, ove si alterna la vegetazione propria dell'alta collina, a impianti di conifere eseguiti agli inizi del 1900 e a prati e campi coltivati, i quali offrono un habitat ideale per molte specie di animali.
Anno 2010 | Manifestazione |
5 gennaio | Tradizionale canto della Pasquella - canto itinerante per le case nella notte precedente l'Epifania |
2 aprile (Venerdì santo) | Processione del Cristo morto |
4 aprile (Pasqua) | Tocciata e la sera di Pasqua insieme a noi: Pasquaballando |
5 aprile (lunedì di Pasqua) | Gimo a fa' la chioccia |
7/8/9 maggio | VII Mannaja Party |
22/23 maggio | Sagra della Chianina |
domenica 25 luglio | Sagra dello Scorzone |
1ª domenica di agosto | Festa del Perdono a Castelfranco |
2ª domenica di agosto | Palio della Mannaja - manifestazione a carattere storico tra i borghi e i quartieri di Pietralunga che si contendono il Palio spingendo in salita un biroccio in ricordo di un evento miracoloso avvenuto nel 1334 - Miracolo della Mannaja |
12 settembre | Festa della Madonna dei Rimedi |
29 settembre | Festa del Patrono San Gaudenzio |
8/9/10 ottobre | Mostra Mercato del Tartufo bianco e della Patata. (La Mostra del tartufo e della patata di Pietralunga è stata ideata per valorizzare i prodotti tipici del territorio pietralunghese. La semplicità del luogo nasconde una rara ricchezza nelle origini e nelle proprietà organolettiche del terreno, dal quale nascono il pregiato tartufo bianco (tuber magnatum pico ) e la patata bianca, ormai conosciuti e apprezzati a livello internazionale.) |
Natale | Presepio artistico con personaggi in movimento |
Aggiglioni, Castelfranco, Castelguelfo, Collantico, Corniole, Piscinale, Pieve de' Saddi, Salceto Lame, San Biagio, San Faustino
Narrano le cronache che, ad un quarto di miglio dall'antico castello di Castelfranco (lat. Castrum Francum), esisteva una piccola cappella dove un affresco, raffigurante la Madonna, era oggetto di continua venerazione. «Era prossima a quattro strade (nel periodo romano era un'importante stazione di sosta, più semplicemente una mutatio dove era possibile rifocillare o cambiare i cavalli), frequentate da passeggeri, le quali da Città di Castello conducono a Cagli e da Gubbio ad altri luoghi nella provincia di Romagna. Ivi prossima è la divisione delle acque, alcune delle quali vanno al Tirreno ed altre all'Adriatico. Rovinò dall'antichità questa piccola cappella e ricostruita crebbe tanto la divozione de' popoli che meritò di essere favorita dalla Vergine da frequenti grazie e miracoli».[26] Per ordine del vicario apostolico di Città di Castello, Mons. Fabio Tempestivo, verso la fine del XVI secolo venne costruita una nuova chiesa-santuario per custodire la sacra Immagine. L'elegante costruzione, dedicata alla Madonna delle Grazie e posta a circa 8 km di distanza da Pietralunga, merita di essere visitata per la sua fattezza e anche per l'ampia veduta delle vallate verso l'Adriatico, da una parte, e verso il Tirreno, dall'altra. La chiesa è regolarmente officiata e per raggiungerla è sufficiente prendere la provinciale per Cagli e seguire l'apposita segnaletica. Da qui si può scegliere di raggiungere la Pieve di Aggiglioni, altro importante nucleo religioso del territorio.
Castelguelfo (lat. Castrum Guelfum o Ghelfum) è una frazione del comune di Pietralunga, posta a circa 20 km di distanza dal capoluogo ed a circa 700 m s.l.m..
Anticamente questa località si chiamava Tesio, un nome con cui si indicava la parrocchia che, con la sua chiesa dedicata a San Donato, dipendeva dalla Pieve di Aggiglioni.
Per difendersi dalla minaccia degli Ubaldini della Carda che si erano alleati con Brancaleone Guelfucci, Signore di Castelfranco, i Tifernati decisero di
«erigere, costruire ed edificare a Tesio un castellare e stabilirono che in avvenire quel luogo si dovesse chiamare Castelguelfo.[27]» |
Di questo maniero rimane visibile soltanto il blocco centrale che, pur essendo stato adibito ad abitazione, conserva ancora qualche richiamo del suo glorioso passato (le grosse mura, una contorta e misteriosa scaletta in pietra che ha acceso la fantasia popolare e il vistoso alloggiamento per un cannone). Rimane invece problematica la ricostruzione, sia pure immaginaria, del torrione, del cassero, della porta di accesso e del ponte levatoio, di cui peraltro parlano abbondantemente i documenti dell'epoca.
All'interno della costruzione esiste tuttora una piccola chiesetta che venne innalzata
«intra muros castri ghelfi nel 1401 per volere del Consiglio del popolo dei XXXII di Città di Castello.[28]» |
Il territorio di Castelguelfo offre a tutti uno stupendo panorama e un clima salubre.
Pieve de' Saddi (lat. Plebs Saddi)[29] è una frazione del comune di Pietralunga, posta a circa 12 km di distanza dal capoluogo ed a 572 m s.l.m..
Il borgo è costituito da alcune case e da una chiesa coi suoi annessi ricostruita sul luogo ove si trovava una basilica paleocristiana, risalente all'VII secolo. La chiesa è a pianta rettangolare a tre navate, con colonne squadrate. Il soffitto è a capriate, con un'abside semicircolare ed un nartece sul fronte; sulle pareti si trovano tracce di affreschi del XV secolo. Al di sotto dell'edificio è ubicata la cripta, luogo che in origine ospitava le spoglie di san Crescenziano (patrono di Urbino): soldato romano del IV secolo, martirizzato sotto Diocleziano il 1º giugno 303, proprio in questa località[30]. Il corpo del santo venne poi traslato ad Urbino nel 1068, come dono del vescovo tifernate Tebaldo al vescovo urbinate Meinardo. Un bassorilievo dell'VIII secolo mostra il santo intento ad uccidere un drago. La pieve originale venne costruita molti secoli prima, dato che intorno all'anno 600 vi morì san Florido vescovo.
Una torre del IX secolo senza merlatura, ospitante un vestibolo quattrocentesco e con una finestra in stile guelfo sulla facciata principale, chiude sul davanti la costruzione. L'edificio appartenne nel XVI secolo alla famiglia Vitelli, mentre ora è un bene di proprietà della curia vescovile di Città di Castello. Nelle vicinanze si trova la Fonte del Drago, una sorgente d'acqua solforosa collegata con la leggenda del santo ed un vasto bosco di querce secolari.
Il territorio pietralunghese è servito principalmente dall'azienda di trasporto regionale extra-urbano APM (Perugia).
Dal 1886 al 1945 era in funzione anche la Ferrovia Appennino Centrale a scartamento ridotto che partiva da Arezzo e arrivava fino a Pietralunga e a Pietralunga aveva la sua stazione ferroviaria.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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9 luglio 1985 | 4 giugno 1990 | Giorgio Leporati | Partito Socialista Italiano | Sindaco | [31] |
30 giugno 1990 | 23 aprile 1995 | Furio Ferruccio Benigni | Partito Comunista Italiano Partito Democratico della Sinistra |
Sindaco | [31] |
24 aprile 1995 | 13 giugno 1999 | Ivan Polidori | Centro-sinistra | Sindaco | [31] |
14 giugno 1999 | 13 giugno 2004 | Luca Sborzacchi | Centro-sinistra | Sindaco | [31] |
14 giugno 2004 | 7 giugno 2009 | Luca Sborzacchi | Centro-sinistra | Sindaco | [31] |
8 giugno 2009 | 25 maggio 2014 | Mirko Ceci | Centro-sinistra | Sindaco | [31] |
26 maggio 2014 | 26 maggio 2019 | Mirko Ceci | Centro-sinistra | Sindaco | [31] |
27 maggio 2019 | in carica | Mirko Ceci | Insieme per Pietralunga | Sindaco | [31] |
Nel 1971, con lo scopo di
«promuovere la diffusione delle varie discipline sportive considerate come attività necessarie fin dall'infanzia e strumento educativo indispensabile alla crescita ed alla formazione psicofisica dei propri tesserati,» |
è nata la Polisportiva Pietralunghese. In essa si raggruppano la società calcistica e quella di pallavolo, oltre ad altre attività agonistiche.
La principale squadra calcistica di Pietralunga è la Polisportiva Pietralunghese Calcio che con la prima squadra ha vinto il campionato 2009/2010 di Prima Categoria ed è salita in Promozione. È affiliata al C.O.N.I. alla F.I.G.C. ed alla F.I.P.A.V.
La squadra gioca le gare interne allo Stadio Comunale Vincenzo Martinelli, dove, durante l'estate, fanno la loro preparazione anche alcune squadre professionistiche di serie superiori.
Da qualche anno è stato fondato il Volley Club Pietralunga, insertito nel contesto della Polisportiva Pietralunghese, squadra femminile che milita nel campionato di seconda categoria 2009/2010, dopo essere retrocessa dalla prima.
l'affidamento del servizio di gestione degli impianti sportivi comunali è affidato alla Polisportiva Pietralunghese.
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