Pianfei (Pianfèj in piemontese) è un comune italiano di 2 125 abitanti della provincia di Cuneo, in Piemonte. Fa parte della comunità montana delle Alpi del Mare.[4]
Pianfei comune | ||
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Localizzazione | ||
Stato | ![]() | |
Regione | ![]() | |
Provincia | ![]() | |
Amministrazione | ||
Sindaco | Marco Turco (lista civica) dal 26-5-2014 | |
Territorio | ||
Coordinate | 44°22′22″N 7°42′45″E | |
Altitudine | 503 m s.l.m. | |
Superficie | 15,31 km² | |
Abitanti | 2 125[1] (31-8-2020) | |
Densità | 138,8 ab./km² | |
Frazioni | Ambrosi, Bassa, Blangetti, Gariè, Mussi, Prato Salice, Ressia, Revelli, Viglioni | |
Comuni confinanti | Chiusa di Pesio, Margarita, Mondovì, Roccaforte Mondovì, Villanova Mondovì | |
Altre informazioni | ||
Cod. postale | 12080 | |
Prefisso | 0174 | |
Fuso orario | UTC+1 | |
Codice ISTAT | 004165 | |
Cod. catastale | G561 | |
Targa | CN | |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[2] | |
Cl. climatica | zona E, 2 939 GG[3] | |
Nome abitanti | pianfeiesi | |
Cartografia | ||
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Sito istituzionale | ||
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Secondo la versione più accreditata, il nome deriverebbe dalla presenza di numerose boscaglie di faggi (pian-foi, poi italianizzato in -fei); altre ipotesi, invece, sostengono l'idea che -fei derivi dalle felci; ancora, in alcune varianti dialettali locali il gregge (ovini) è chiamato fe (con e aperta).
«Planum Faytum»: il piano dei faggi. La prima attestazione rinvenuta risale a un atto del 7 settembre 1256 con il quale il dominus Enrico de Vasco vende al dominus Rufino «de Boçolasco» e a Bonifacio «de Boçolasco» tutto ciò che detiene nel territorio di Mondovì, «in finibus que appellantur Frascheta et Planum Faytum et circa ipsos fines».
Dipendenze nel Medioevo - Comitato di Bredulo. L’appartenenza del luogo ai «domini de Vasco» e «de Boçolasco», in mancanza di altri riscontri, non è ben valutabile, anche in considerazione della presenza, sicura e forte, dei signori di Morozzo nella zona: questi ultimi contribuiscono alla fondazione del monastero cistercense femminile di Pogliola e considerano il priorato di S. Biagio come monastero di famiglia; entrambi insistono molto da vicino sul territorio pianfeiese.
Il fatto di non avere un forte nucleo organizzato è certamente l’aspetto più limitativo per Pianfei, alle soglie dell’età moderna: Pianfei continua ad essere associato a Lens e alla Fraschea, ma che cosa sono queste ultime se non gruppi di case isolate senza nessuna possibilità di ulteriori sviluppi? Si può dire comunque che è iniziata una fase nuova, che gli varrà il riconoscimento di comunità autonoma nel 1698, anche se, come noterà l’intendente Corvesy, «non fa corpo unito, meno v’è alcun gruppo di case di qualche riguardo, ma trovasi tutto disperso alla campagna» (BRT, Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753, p. 319).
Feudo - Pianfei viene infeudato a Carlo Vincenzo Ferrero d’Ormea nel 1739 (Gattullo 1992, p. 157), che lo acquista dal conte Giuseppe Maria Solaro della Margaherita, che lo deteneva dal 1699.
"(...) L'interessamento ad un piccolo feudo come quello di Pianfei manifestato dal Marchese d'Ormea, uomo giunto al vertice della posizione sociale e politica, deve aver avuto ben fondate ragioni, se era così forte da spingerlo ad esigere, con pressante richiesta, la rinuncia al feudo da parte del Conte Vittorio Amedeo della Margarita, noto per il suo carattere insofferente ed altero, propenso al puntiglio e alla lite. Si può pensare all'interesse derivante dalla vicinanza dei vasti possedimenti goduti nel Comune di Bejnette a lui infeudato. Ma la ragione principale va forse ricercata nel vivo desiderio di rientrare da signore nei possedimenti aviti a riparazione morale degli affronti subiti dalla sua famiglia nelle persone del padre e del nonno. Inoltre l'attaccamento della famiglia Ferrero alla contrada di Pianfei ha origini antiche come si può desumere da alcuni atti contenuti nel cosìddetto «Libro rosso del monteregale» tuttora conservato gelosamente dal Comune di Mondovì. Si apprende da essi che nel 1449 la «Città del monteregale» diede in enfiteusi complessive contosessanta giornate di terreno site ai confini del proprio territorio, in località Roncaglia, poste sotto la piana di Pianfei (ubi dicitur Ronchalia de subtus planum Faytum) ossia i prati, le terre incolte e i boschi esistenti nella ripa di Pianfei descritti nell’elenco dei possedimenti della “Ciità”, redatto nell’anno 1291, a 6 particolari di Villanova e precisamente a Petro Glielmina, Vieto Bonoioanni, Antonio Garello Ansellmi, Antonio Longhi, Frielino Bonoioanni, Ardizzono Bonoioanni, con l'impegno da parte degli enfiteuti di disboscare e coltivare i terreni oltre al pagamento di un canone annuo. Si può dire che questo sia stato il primo insediamento di gente nella campagna di Piantei e si spiega pure la configurazione dell'abitato che è venuto formandosi lungo tutto il ciglio della ripa, posizione più salubre e sicura da dove i contadini potevano raggiungere facilmente le loro sottostanti terre. Successivamente, nel 1510 la « Città» cedette la zona, salvi i diritti di terzi, al nobile Francesco Vivalda creando dissapori, invidie e contese, non incruente, fra l'acquirente ed il nobile Franceso Borgo Ferrero che la voleva per sé. Nel 1516 il Vivalda, per sua remissità, cedeva alle pressioni e definiva la contesa cedendo metà territorio al Borgo Ferrero. (...) Uomo d'azione, il marchese d'Ormea, non perse tempo e s'interessò subito al suo feudo, iniziando, nello stesso anno della sua infeudazione, la costruzione del canale «Mondina» derivandone l'acqua dai confini di Chiusa Pesio e portandola fino alla «Torre», presso i Revelli, per poter irrigare, lungo il percorso, le sue proprietà. Il termine «Mondina» fu usato in un secondo tempo per indicare il canale nell'uso comune del parlare, facendo riferimento al cognome del procuratore generale del Marchese «il molto illustre signor notaio Vincenzo Mondino» il quale aveva convocato, come rappresentante del Marchese, in Mondovì presso la Segreteria della Prefettura davanti al notaio rogatario Giorgio Stefano Bongioanni «del luogo della Novalesa e cittadino di Mondovì» assistito da altri due notai del luogo quali testimoni, tutti i proprietari interessati alla cessione dei terreni per il passaggio del canale. E da Pianfei ben 67 proprietari si mossero in blocco solleciti e puntuali alla chiamata, sobbarcandosi, in piena obbedienza, al non lieve gravame del tragitto da percorrere. (...) Ogni nobile nel proprio feudo eleggeva una sede a sua residenza signorile. E così hanno fatto i Solero e i Ferrero. Infatti Pietro Paolo, secondogenito del conte Giuseppe Maria Solaro della Margarita, fu per questo detto il Cavaliere di Pianfei. Nel locale registro parrocchiale degli atti di nascita io stesso ho letto, scritto con ricercata bella calligrafia, l'atto di nascita di una bambina appartenente alla nobile famiglia Ferrero. Resta ora da individuare questo luogo di residenza, non esistendo in Pianfei alcuna tradizione in proposito, anzi non vi è nemmeno il più piccolo ricordo che Pianfei sia stato infeudato. Esaminati tutti i fabbricati della zona, uno solo si presenta con un aspetto signorile e di gradevole fattura architettonica - vero palazzotto settecentesco - le cui caratteristiche, anche interne, consentono di affermare che, senza dubbio, questa sola possa essere stata la degna sede dei Solaro prima e del Ferrero successivamente. Questo fabbricato è situato nella frazione Ambrosi, attualmente di proprietà della famiglia Ambrosio. In esso visse per lunghi anni il pittore Giuseppe Sacheri. Una lapide posta sulla facciata lo ricorda. È a pianta quadrata con la facciata principale, a mezzogiorno, di signorile eleganza di ispirazione settecentesca, mentre le altre tre sono rustiche, senza alcun motivo architettonico che ne attenui la rozzezza e si presentano di aspetto severo adatto ad antico fortilizio: il prospetto principale è stato costruito dopo l'infeudazione di Pianfei per rispondere alle nuove esigenze (1698) in sostituzione dell'altra esistente, certamente simile nell'aspetto alle altre tre. Una iscrizione moraleggiante, datata 1677, posta nella facciata di levante conferma l'esistenza del fabbricato prima della costruzione dell'attuale facciata. Il complesso si è mantenuto signorilmente isolato. Considerando poi che fin dal 1516 i Ferrero erano presenti in Pianfei, potrebbe darsi - ipotesi attendibile - che quello fosse il loro punto di appoggio per il controllo delle loro sottostanti terre e che la casa a loro rovinata fosse proprio quella. (...)"[5] La comunità del territorio del Planum Faytum/Pianfei assume dunque una sua autonomia nel 1698, per decreto del duca Amedeo II di Savoia, separandosi dal comune del Monteregale/Mondovì al quale apparteneva dal secolo XII; e costituendosi Comune autonomo e dotato di poteri propri. Tuttavia già un centinaio d'anni prima, alcuni gruppi familiari lì stabilizzati e ancora non organizzati in alcuna forma comunitaria, chiedono al Legato Pontificio, Visitatore Apostolico mons. Scarampi la costituzione della parrocchia, ottenendone l'erezione il 17 marzo 1583 e l'immediato smembramento del territorio pianfeiese dalla giurisdizione dalla parrocchia di Villanova Alta, l'antichissima chiesa-madre di S.Caterina, assai lontana per quei tempi e difficoltosa da raggiungere nei mesi invernali per ricevere debita cura pastorale e sacramenti in extremis. La nascente Parrocchia di Pianfei viene dedicata a S.Giovanni Battista e a S.Michele Arcangelo. I confini del territorio parrocchiale di Pianfei venivano indicati dalle limitazioni tradizionali che riguardavano il territorio del Planum Faytum: l'altipiano costituente la zona principale -che dai monti situati a sud si distende fino al pendio della località Blangetti- delimitato fra la grande scarpata della valle del Pesio e il rio Pogliola, costeggiante le colline di Villanova; del Lens, l'ampia pianura adagiata sulla sinistra della valle del Pesio, da sud a nord; dalla Freschea, la pianura posta a settentrione tra Pesio e la località di Pogliola, al di sopra del Canale Brobbio-Pesio; infine di Prato-Ferrero, la borgata collocata sul pendio degradante dall'altipiano di Roracco e di S.Grato. I restanti confini, venivano a coincidere con i limiti di Chiusa Pesio, di Beinette, di Morozzo-Margarita.
La comunità del territorio del Planum Faytum/Pianfei assume dunque una sua autonomia nel 1698, per decreto del duca Amedeo II di Savoia, separandosi dal comune del Monteregale/Mondovì al quale apparteneva dal secolo XII; e costituendosi Comune autonomo e dotato di poteri propri. Tuttavia già un centinaio d'anni prima, alcuni gruppi familiari lì stabilizzati e ancora non organizzati in alcuna forma comunitaria, chiedono al Legato Pontificio, Visitatore Apostolico mons. Scarampi la costituzione della parrocchia, ottenendone l'erezione il 17 marzo 1583 e l'immediato smembramento del territorio pianfeiese dalla giurisdizione dalla parrocchia di Villanova Alta, l'antichissima chiesa-madre di S.Caterina, assai lontana per quei tempi e difficoltosa da raggiungere nei mesi invernali per ricevere debita cura pastorale e sacramenti in extremis. La nascente Parrocchia di Pianfei viene dedicata a S.Giovanni Battista e a S.Michele Arcangelo. I confini del territorio parrocchiale di Pianfei venivano indicati dalle limitazioni tradizionali che riguardavano il territorio del Planum Faytum: l'altipiano costituente la zona principale -che dai monti situati a sud si distende fino al pendio della località Blangetti- delimitato fra la grande scarpata della valle del Pesio e il rio Pogliola, costeggiante le colline di Villanova; del Lens, l'ampia pianura adagiata sulla sinistra della valle del Pesio, da sud a nord; dalla Freschea, la pianura posta a settentrione tra Pesio e la località di Pogliola, al di sopra del Canale Brobbio-Pesio; infine di Prato-Ferrero, la borgata collocata sul pendio degradante dall'altipiano di Roracco e di S.Grato. I restanti confini, venivano a coincidere con i limiti di Chiusa Pesio, di Beinette, di Morozzo-Margarita.
Tali confini risalenti al 1583, segnano sostanzialmente tutt'ora anche il territorio comunale di Pianfei. (A.Mandrile 1983)
Il territorio di Pianfei viene delimitato varie volte nel corso del Settecento: nel 1715, 1755, e 1797, senza sostanziali contestazioni. I confini naturali continuano a connotarlo con sufficiente chiarezza; allo sconfinamento prodotto dalla bealera di Lens a causa delle piene del Pesio, la città rimedia stabilendo che la linea divisionale debba iniziare più a ridosso del fiume.
Una nuova delimitazione avviene negli anni 1888-1894 (G.Comino)
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Dalla vecchia denominazione del luogo, Planum Faytum = Piano dei faggi o Piano alberato, venne tramandato un ricordo simbolico ancora, con la costituzione autonoma Civico-Amministrativa di questa terra, nel 1698, nello stemma-emblema del nuovo Comune, nel quale è raffigurato un albero su di un prato verde, incentrato da un fondo azzurro; ricordo araldico di quando questo altipiano era in gran parte un unico bosco o foresta popolata di grosse piante di faggi, castagni e querce-rovere. Dalla derivazione dell'antico nome latino di quell'altipiano d'allora in poi fu indicato tutto il territorio Parrocchiale e Comunale, che alla verde altura fa tutt'ora capo. (Mandrile 1983)
Lo stemma del comune di Pianfei è stato concesso con regio decreto del 4 aprile 1929.[6]
«D'argento, alla pianta di faggio al naturale, terrazzata di verde. Ornamenti esteriori da Comune.» |
Abitanti censiti[7]
Secondo i dati Istat al 31 dicembre 2017, i cittadini stranieri residenti a Pianfei sono 432[8], così suddivisi per nazionalità, elencando per le presenze più significative[9]:
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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12 luglio 1985 | 24 aprile 1995 | Salvagno Giovanni | Lista Civica | Sindaco | |
24 aprile 1995 | 14 giugno 2004 | Salvagno Maria Luisa (Marisa) | Lista civica | Sindaco | |
14 giugno 2004 | 7 giugno 2009 | Spirito Marabotto | Lista civica | Sindaco | |
26 maggio 2014 | in carica | Marco Turco | Lista civica | Sindaco | |
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